Claudia Gualtieri CURRICULUM VITAE - Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne, Università di Bologna (cum laude) - M.A. by Research, Ph.D, Postcolonial Studies, University of Leeds - Ricercatore confermato di Letteratura inglese L-LIN/10, Università degli Studi di Milano - Titolare dell’insegnamento di Culture Anglofone, Corso di Laurea Triennale in Mediazione Linguistica e Culturale - Membro della Commissione Erasmus del corso di laurea triennale in Mediazione Linguistica e Culturale e del corso di laurea magistrale in Lingue e Culture per la Comunicazione e Cooperazione Internazionale Sono una studiosa di lingua, letteratura e cultura inglese, e di letterature e culture anglofone. Mi sono formata come linguista e letterata presso l’Università di Bologna (Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne) e specializzata come postcolonialista presso l’Università di Leeds (M.A. by Research e Ph.D. in Postcolonial Studies), con periodi di ricerca nelle Università del Texas a Austin e di Pittsburgh (Fulbright Scholarship), e della British Columbia (Faculty Enrichment Program Fellowship). All’Università degli Studi di Milano, dove ho insegnato come docente a contratto prima di entrare in ruolo, ho orientato la mia indagine analitica e critica anche verso gli Studi Culturali. Il mio percorso di ricerca si è inizialmente incentrato sul romanzo vittoriano, sulla costruzione dell’esotico nelle rappresentazioni dell’alterità, sulla scrittura di viaggio, su Joseph Conrad e Chinua Achebe. Un’area d’interesse privilegiata, accanto alla letteratura inglese, è stata quella della produzione letteraria e culturale – scritta, orale e performativa – dell’Africa anglofona, in particolare dell’Africa occidentale e della Nigeria. La ricerca si è poi sviluppata intorno alle interconnessioni tra letteratura coloniale e postcoloniale, ai discorsi dell’impero, alle testimonianze delle donne, alle autobiografie della schiavitù e alle pratiche del turismo. L’indagine sulla costruzione delle identità nazionali e dei nazionalismi, della lingua dell’impero e delle lingue inglesi, si è svolta in concomitanza all’approfondimento dei fenomeni di multiculturalismo, transnazionalismo e globalizzazione con uno sguardo interdisciplinare. Al presente, un importante settore di ricerca è costituito dalla contemporaneità, di cui si sono approfondite e si stanno studiando le espressioni letterarie, culturali, sottoculturali e minoritarie nei contesti anglofoni – in particolare in Canada, Australia, Nigeria e Sudafrica – con un’attenzione particolare ai rapporti tra cultura e potere nelle diverse storie e produzioni letterarie delle nazioni e dei gruppi. In ambito britannico si sono osservati e analizzati lo sviluppo delle teorie culturaliste, la transizione dalla Englishness alla Britishness, la letteratura black British e le espressioni culturali e artistiche che mostrano il fenomeno dell’ibridazione nella condizione attuale. Gli studi sul turismo, ancorati alle costruzioni esotiche e, per differenza, al turismo sostenibile, sono ancora un centro d’interesse, assieme alle letterature e alle espressioni artistiche delle migrazioni e delle diaspore, recentemente osservate anche in alcune esperienze di teatro d’avanguardia. La mia prospettiva analitica e metodologica si avvale, oltre agli strumenti della critica letteraria, degli approcci teorici degli Studi Culturali e della Teoria Postcoloniale applicati con taglio interdisciplinare. ATTIVITA’ DIDATTICA Temi principali trattati nei corsi - Cultura Inglese 1 (Corso di Laurea Triennale): Metodologia degli Studi Culturali e della Teoria Postcoloniale applicate all’ambito britannico, storia e identità nazionale (Englishness e Britishness), costruzione e rappresentazione delle identità e delle alterità nei discorsi 1 istituzionali, letterari, artistici e sottoculturali, il canone letterario britannico, ibridismo e letteratura nella contemporaneità, la scrittura black British. - Culture dei paesi di Lingua Inglese e Culture Anglofone (Corso di Laurea Triennale): Metodologia degli Studi Culturali e della Teoria Postcoloniale applicati agli ambiti anglofoni con particolare attenzione ad aspetti della letteratura, della cultura e della storia del Canada, dell’Australia, della Nigeria e del Sudafrica. Per completare lo sguardo sulle diverse nazioni, si sono anche affrontati aspetti della storia, cultura e letteratura delle First nations, degli inuit e dei métis del Canada, e di alcuni gruppi aborigeni australiani. Altri corsi si sono incentrati sui temi dell’Atlantico nero, le schiavitù, le diaspore e le migrazioni. - Culture Anglofone (Corso di Laurea Specialistica): Applicazione d’interpretazioni teoriche e critiche alla lettura di testi letterari a confronto e in relazione tematica tra loro. Nell’a.a 20112012, all’interno del corso “Globalisation, Cosmopolitanism and the Postcolonial City”, ho insegnato un modulo dal titolo “The African Metropolis: The Global and the Local”, ove si è proposta un’indagine sul tema della città nei romanzi di Chris Abani, con riferimento agli studi di Michael Keith sul cosmopolitismo, di Achille Mbembe e Sarah Nuttall sulla metropoli africana, di Rita Nnodim su Lagos contemporanea, e di Mike Devis e Loïc Wacquant sui ghetti e gli slums. Nell’a.a. 2012-2013, all’interno del corso “The South African Prism. From the End of Apartheid to the World Cup: Placing South Africa in the 21st Century”, ho insegnato un modulo dal titolo “Identities and the Arts in Contemporary South Africa”, ove si è suggerita una lettura comparata di The Narrative of Jacobus Coetzee (romanzo) di J. M. Coetzee e di Rumore di acque (testo teatrale) di Marco Martinelli con l’intento di mettere a fuoco le rappresentazioni del discorso del potere e le modalità d’espressione dell’autorità. A tale scopo si è osservato l’uso della biopolitica e della necropolitica. ATTIVITA’ SCIENTIFICA L’attività mia scientifica si è sviluppata seguendo un percorso articolato che dagli studi sulla letteratura vittoriana, Joseph Conrad e la scrittura dell’impero si è poi indirizzato verso le letterature e culture postcoloniali anglofone e la letteratura black British fino all’osservazione della contemporaneità secondo un approccio teorico-metodologico trasversale, interdisciplinare e culturalista. Nell’ultimo decennio di ricerca, gli ambiti anglofoni hanno catalizzato notevolmente l’interesse, sia per esigenze didattiche, sia per l’urgenza di raccordare i localismi specifici di produzione culturale − gli ambiti nazionali e canonici, ma anche quelli popolari e sottoculturali − all’interno di una visione più articolata, ispirata alle teorie di un nuovo umanesimo promosse da numerosi intellettuali (Tzvetan Todorov, Edward Said, Achille Mbembe, tra gli altri). La tarda modernità appare attraversata da fenomeni e dinamiche che attirano l’interesse dello studioso per la loro peculiarità rispetto al passato. Le migrazioni e i movimenti umani, con le conseguenti trasformazioni delle lingue e delle culture, delle pratiche di relazione e delle creazioni dell’immaginario, mostrano nuovi e affascinanti percorsi di conoscenza e interazione. Essi contrastano con le politiche di controllo e le nuove schiavitù, mentre traggono linfa dalle resistenze messe in atto da nuove coalizioni umane con modalità imprevedibili. Questi aspetti della modernità rendono interessante l’intervento dell’intellettuale come figura pubblica (“worldly”, Edward Said), il cui ruolo e funzione etica sono ancora più rilevanti ai fini dell’analisi della scrittura e della critica postcoloniali. Le espressioni della modernità suggeriscono e invitano possibili applicazioni anche delle suggestioni letterarie canoniche al fine di formulare strategie e discorsi nuovi per il presente. In quest’alleanza tra le tradizioni letterarie istituzionalizzate e le produzioni culturali non codificate si è spesso radicata l’attività scientifica recente, seguendo percorsi incentrati sia sulla Gran Bretagna e sulle singole nazioni anglofone 2 sia su tematiche e aspetti connettivi transnazionali, secondo una prospettiva di fecondo dialogo transculturale. Il percorso di ricerca ha preso l’avvio dallo studio della letteratura vittoriana e del discorso dell’impero. Scegliendo come testo fondamentale Heart of Darkness di Joseph Conrad, si sono letti i tratti costitutivi e le ambiguità delle rappresentazioni coloniali, identificando i rapporti specifici tra la cultura e l’impero, seguendo due linee guida. La prima si è rivolta a un tema circoscritto e ha osservato nei dettagli la ricezione e le interpretazioni del testo conradiano nel panorama critico-letterario e culturale italiano fino agli anni Ottanta del Novecento. La seconda linea di analisi, invece, ha perseguito un progetto più ampio per scandagliare il passaggio dal discorso coloniale al contro-discorso postcoloniale, prendendo come punto di partenza l’incontro destabilizzante tra Heart of Darkness e il commento provocatorio che ne aveva dato Chinua Achebe (“A Bloody Racist”). Quest’ultimo filone d’indagine si è sviluppato, a sua volta, seguendo un doppio binario secondo una prospettiva a lungo termine. Un percorso ha approfondito la costruzione e la permanenza dello stereotipo coloniale e della sua ambivalenza, monitorando anche la produzione letteraria neo-esotica di ambientazione africana. L’altro tracciato ha esaminato, invece, la revisione della dialettica manichea coloniale, articolando una serie di tappe che hanno poi condotto allo studio della black Britain contemporanea. In particolare, la prima linea d’indagine volta ad approfondire il discorso dell’impero ha considerato le rappresentazioni esotiche dell’Africa occidentale negli scritti di viaggio. L’area geografica dell’Africa occidentale − come territorio di esplorazione e di conquista (descritto, per esempio, nei resoconti di viaggio alla scoperta del corso del fiume Niger) − ha ispirato una copiosa letteratura odeporica (M. Park, M. Kingsley, M. Gaunt, tra gli altri) e d’avventura (G.A Henty, E. Wallace, tra gli altri). Come contesto di elaborazione di pratiche di resistenza e di contro-discorso durante il periodo coloniale, l’Africa occidentale ha prodotto una scrittura di affermazione e di riscatto importante e originale (O. Equiano, J.B.A. Horton, C. Heyford, A.B.C. Merriman-Labor). Da questi approfondimenti si è originato il volume monografico Representations of West Africa as Exotic in British Colonial Travel Writing (2002), che esamina le diverse produzioni letterarie elaborando un paradigma dello stereotipo dell’esotismo, articolato sulle nozioni di meraviglia e differenza come costitutive dello sguardo coloniale sull’Altro e delle sue rappresentazioni. La scrittura esotica sull’Africa è un’area di ricerca perseguita anche nell’analisi del romanzo contemporaneo, come nel saggio sulla serie “The No 1 Ladies’ Detective Agency” di Alexander McCall Smith (2004, 2012) e in “Riflettendo sull’Africa, sulle Afriche, da una prospettiva di studi culturali” (2007, 2012). Nel primo si sottolinea la persistenza dello stereotipo nello sguardo occidentale sull’Africa e anche si osserva l’espandersi di un mercato del neo-esotismo africano in letteratura. Diversamente, nel secondo si leggono le storie e le geografie dell’Africa in un’ottica pluralista, esaminando determinati testi letterari che hanno come fondamento il gioco tra finzione e storicità. L’evoluzione dei progetti di ricerca sull’Africa anglofona ha conservato uno spazio privilegiato per la Nigeria e la sua produzione letteraria sia nazionale sia diasporica (come dimostrano i saggi su Zaynab Alkani e Chris Abani). Il secondo percorso, che si era sostanziato, all’inizio, del contro-discorso postcoloniale, si è poi indirizzato verso il superamento della dialettica binaria, dando specificità alle storie africane. In un primo tempo, l’analisi approfondita della produzione narrativa di Chinua Achebe ha rivelato modalità multiple di racconto della storia nazionale della Nigeria, mostrando le opposte visioni coloniale e postcoloniale, e ha posto al centro l’originalità della costruzione identitaria ibo, esaltandone la cultura e la tradizione. L’evoluzione della letteratura nigeriana in lingua inglese si è, quindi, osservata nella transizione generazionale da Chinua Achebe a Chris Abani, cogliendo la fedeltà alla tradizione ibo e affinando in chiave comparatistica alcuni temi significativi che 3 mostrano le negoziazioni tra la storia coloniale e postcoloniale, e le loro rielaborazioni nella contemporaneità globalizzata dell’oggi. Il filo rosso della funzione sociale dello scrittore congiunge Achebe e Abani, come si è sostenuto nel saggio “Agire nel mondo: Chris Abani scrittore tra tradizione e cosmopolitismo” (2012), anche se l’identità dell’artista nelle nuove generazioni si costruisce in modalità diverse sulla scena globale rispetto al passato. Ciò si rivela coerente alla teoria postcoloniale che pone una tradizionale enfasi sull’etica dell’impegno, perché l’intellettuale possa farsi portavoce dei discorsi minori, dissenzienti e marginali, dunque delle specificità culturali che acquisiscono una valenza eccezionale come voci singole e locali, ma risultano centrali all’interno del dialogo transculturale. In seguito ho ampliato lo sguardo d’indagine abbracciando l’analisi di altri contesti anglofoni, per osservare la presenza di diverse voci e identità culturali all’interno dei panorami nazionali. Il Canada e l’Australia − già considerati nel percorso di studi sull’impero britannico e sui discorsi dell’impero come colonie d’insediamento − sono stati osservati attraverso la lente postcoloniale e culturalista, per evidenziare la molteplicità degli apporti culturali e letterari (inclusi quelli dei primi abitanti e degli immigrati) e le problematiche specifiche che ogni nazione ha incontrato nella costituzione e rappresentazione della propria identità e storia. Nel 2005, con l’assegnazione della Faculty Enrichment Program Fellowship del governo canadese, si è svolto un periodo di ricerca a Vancouver, presso la University of British Columbia e la Simon Frazer University. Esso ha consentito di mettere a fuoco le sovrapposizioni delle interferenze coloniali e delle migrazioni su un territorio che non era terra nullius, come voleva il discorso occidentale, bensì un luogo culturalmente abitato, con una sua peculiare storia dello spazio. Questo studio è sfociato in tre pubblicazioni: “Postcolonial Studies. Doing Research in Western Canada” (20056, 2012), “Hyphenated Identities. Italianness in the Poetry of Italian-Canadian Mary di Michele” (2008) e “Il museo di antropologia come museo culturale. Il caso del MOA di Vancouver” (2011). A questi scritti si collega il progetto di una monografia che raccolga e racconti le culture e scritture del Canada contemporaneo con una duplice attenzione prospettica per le storie e le produzioni marginali spesso trascurate (First Nations, métis, inuit), e per le eredità letterarie che, originate in Europa, hanno poi contribuito alla creazione di un nuovo immaginario e di una nuova cultura nazionale. Negli ultimi anni, grazie al rilievo assunto dalle discipline culturologiche in ambito universitario, la metodologia postcoloniale si è efficacemente combinata con l’approccio degli Studi Culturali nell’osservazione dell’intersecarsi di letteratura e cultura nella Gran Bretagna contemporanea. Si è dedicata particolare attenzione alle rappresentazioni complesse, contaminate e, per differenza, puriste delle identità e delle alterità, e alle dinamiche dei discorsi di potere. Affermatasi come centro dell’impero coloniale e come esportatrice di civiltà, la Gran Bretagna ha subìto trasformazioni sostanziali che ne hanno ibridato la storia e la cultura in forme evidenti e particolari. Il volume monografico di taglio culturalista Dalla Englishness alla Britishness, 19502000. Discorsi culturali in trasformazione dal canone imperiale alle storie dell’oggi (con I. Vivan, 2008) indaga queste trasformazioni, evidenziandole attraverso discorsi appartenenti a diversi generi: letterari, istituzionali, teorici, sottoculturali e black British. L’evoluzione della rappresentazione e narrazione della nazione si osserva nelle espressioni della master narrative dell’impero e nella transizione verso una Britishness che si caratterizza per una molteplicità di apporti divergenti. In questo panorama eterogeneo di prospettive incrociate, di appartenenze e di emarginazioni, si colloca anche l’interesse per il romanzo britannico contemporaneo (“I romanzieri sono cannibali: Claudia Gualtieri intervista Elleke Boehmer”, 2004) e per la produzione black British, che propone uno sguardo periferico e decentrato sulla Gran Bretagna di oggi. 4 Guardando alla scena britannica contemporanea, nel 2007 si è visto come le celebrazioni per il bicentenario dell’abolizione della tratta degli schiavi nell’impero abbiano contribuito a riaprire il dibattito sulla storia della nazione, portando una pluralità di voci circa l’eredità che la storia coloniale e la pratica della schiavitù hanno lasciato per l’oggi. La chiave di lettura che collega l’esperienza della tratta e le schiavitù dell’oggi è l’ispirazione teorica della pubblicazione (cocurata con I. Vivan) “La schiavitù dalle colonie degli imperi alle trasmigrazioni postcoloniali” (2009), che attualizza il problema della schiavitù rivelandone le dinamiche di potere, oppressione e sfruttamento. Al tempo stesso, la pubblicazione dà voce alle rappresentazioni letterarie controdiscorsive contemporanee riguardo a questo tema. La raccolta approfondisce anche le riflessioni suggerite dalla giornata di studi “Catene di memoria. Il bicentenario dell’abolizione britannica della tratta degli schiavi (1807) in prospettiva contemporanea”, organizzata al Dipartimento di afferenza dell’Università degli Studi di Milano nel 2007. Al riguardo, il saggio “L’avventura dello schiavo scritta nel canone dell’impero” (2010) continua il ragionamento già annunciato in precedenza nell’articolo intitolato “Il dialogo con il colonizzatore” (2003). Esso analizza le contaminazioni e complicità tra l’eredità letteraria del canone imperiale (con particolare riferimento a Robinson Crusoe) e la scrittura degli schiavi. Questa prospettiva si rivela utile anche a leggere la produzione narrativa dei migranti che scrivono nella lingua ospite. La scrittura dei migranti e sui migranti è un palcoscenico straordinario sul quale si ibridano e mescolano storie e miti individuali e collettivi, pur conservando i racconti e gli immaginari locali e le memorie di vita di ciascuno. Accogliere questa scrittura come un territorio di negoziazione e di condivisione, nel progetto attuale di lavoro, significa raccordare alcuni dei filoni d’indagine finora perseguiti (l’Africa, la schiavitù, la colonizzazione, la funzione etica dell’intellettuale, il nuovo umanesimo). Sospendendo momentaneamente la fedeltà alle discipline di settore (linguistico, nazionalistico, di genere letterario) e cercando invece di identificare alcune tematiche, strategie narrative, o caratteristiche precise dei testi che consentano un’analisi trasversale, si possono arricchire gli approcci culturalisti e postcoloniali con le suggestioni che provengono da studi diversi ma interagenti come, per esempio, quelli sulla finanza etica, sull’utilizzo sostenibile delle risorse, sulla rilevanza del “locale”, sul superamento delle limitazioni imposte dalle identità normative. In questo ambito, che può considerarsi sperimentale per la metodologia ibrida adottata, mi sono attualmente rivolta all’esame delle manifestazioni e delle azioni autoritarie sui migranti nella forma della biopolitica. Un iniziale resoconto di questa ricerca è il saggio dal titolo “Bodies in transit: The imperial mechanism of biopolitics”. Le intersezioni tra la letteratura della migrazione dall’Africa e le contaminazioni artistiche, letterarie e culturali nei paesi ospiti costituiscono un ulteriore ambito di analisi, anche alla luce delle recenti ipotesi che scorgono nell’Africa un laboratorio di modelli perseguibili per il futuro, che si prestano a un’elaborazione teorica (J. e J. Comaroff, Theory from the South). La partecipazione al simposio “The Black Mediterranean: Afro-Italian Connections” nell’ambito del Lagos Black Heritage Festival 2012, con una relazione dal titolo “Mandiaye N’Diaye’s Work in Teatro delle Albe (Italy) and Takku Ligey Théâtre (Senegal)”, accoglie l’affascinante suggestione dell’ispirazione africana discutendo alcuni testi teatrali. Lo studio si interroga sulle migrazioni e sui transiti delle persone e delle espressioni culturali, accogliendo l’idea dell’esemplarità del modello africano. Su questo aspetto preciso si sono pubblicati diversi articoli. Nell’ambito del Festival di Lagos si sono anche prospettate ipotesi di ricerca futura sull’arte performativa e sulle connessioni afro-italiane circa la figura dell’Arlecchino nero, la rappresentazione teatrale delle migrazioni dall’Africa all’Italia e la realizzazione di collaborazioni afro-italiane per l’ibridazione di testi classici, racconti e storie. Ulteriori percorsi di studio hanno seguito suggestioni tematiche emerse da precise occasioni di riflessione le quali, in alcuni casi, si sono raccordate a filoni d’indagine precedenti che, a loro 5 volta, avevano segnato importanti tappe di ricerca. Nel 2012 si è concretizzato un lavoro di studio sul Sudafrica che ha approfondito la transizione dall’apartheid alla democrazia e i due decenni successivi. Iniziato nel 2004 con l’organizzazione del convegno internazionale “Il nuovo Sudafrica dieci anni dopo l’apartheid – The New South Africa Ten Years After Apartheid”, il progetto è proseguito nel 2010 con la giornata di studi “Prisma Sudafrica: la nazione arcobaleno a vent’anni dalla liberazione, 1990-2010”, sfociando in due pubblicazioni che contengono i saggi “Il prisma sudafricano. Sport, turismo e avventura nel paese del postapartheid” (in collaborazione con L. De Michelis, I. Vivan e R. Pedretti) e “Turismo e nation branding. Spazio naturale e spazio urbano nel nuovo Sudafrica”. La prima pubblicazione coglie lo sforzo di ricostruzione e promozione della nazione sudafricana sulla scena interna, continentale e internazionale, nel difficile superamento della storia passata che guardare a un futuro orientato alla riappacificazione e unione. Il secondo saggio, che si trova nel volume Prisma Sudafrica. La nazione arcobaleno a vent’anni dalla liberazione (1990-2010), esplora le sfaccettature del prisma sudafricano dopo vent’anni di democrazia, mettendo in luce alcuni salienti aspetti storici, culturali e letterari. Questi studi si collegano alla presentazione della relazione (con I. Vivan) “Memoria e identità nel Sudafrica postapartheid: musei culturali e siti celebrativi” al Seminario Interdisciplinare Interfacoltà Interuniversitario 2011 “Beni comuni” e alla prossima pubblicazione (con I. Vivan) del saggio “Tracce dell’esperienza della Truth and Reconciliation Commission nella letteratura sudafricana”. Essi arricchiscono l’indagine su un paese che merita tuttora un’attenta osservazione critica, sia per le soluzioni innovative e rivoluzionarie che hanno guidato la transizione sia per le criticità ora evidenti nella complessa e rischiosa gestione della democrazia. La partecipazione al progetto PRIN 2008 su “Il futuro come intreccio” (Università di Bari e Padova), che si è conclusa con una pubblicazione, ha rappresentato l’occasione per tirare le fila di alcune riflessioni derivanti da ricerche diverse, che pure si raccordano in alcune linee guida fondamentali. In questo settore, il progetto si radica nella convinzione del compito etico dell’intellettuale: un’impostazione teorica che è anche il filo conduttore del volume Working and Writing for Tomorrow. Essays in Honour of Itala Vivan, co-curato con A. Oboe e R. Bromley (2008). Il saggio in elaborazione si avvale di un taglio interdisciplinare e si propone di indagare come l’impulso utopico possa collegarsi a un’idea di felicità per l’oggi, accogliendo suggerimenti dalle rappresentazioni del mondo migrante assunte a possibile fonte d’ispirazione per pratiche di convivenza e cooperazione foriere di un nuovo umanesimo. Attualmente sto lavorando a un progetto che si propone di indagare l’efficacia, i limiti e le prospettive future degli Studi Culturali intesi come approccio teorico e metodologico applicabile a un’analisi dei recenti fenomeni di crisi e delle formazioni di nuovi regionalismi. L’Europa, come unione politica ed economica e come laboratorio di riflessione culturale ed etica, è un orizzonte obbligato verso cui orientare le azioni in un contesto di crisi e urgenza provocato da forze conflittuali che oppongono dinamiche positive di aggregazione a spinte fondamentaliste di separazione. La prospettiva culturalista, connotandosi come interdisciplinare, dissenziente, militante e sensibile alle sollecitazioni della contemporaneità per immaginare futuri possibili e felici, si rivela particolarmente utile. La prima tappa del progetto è un convegno dal titolo “Crisis, Risk and New Regionalisms in Europe”, che si caratterizza per l’interdisciplinarità dei percorsi d’indagine. Uno degli obiettivi generali del convegno è mappare una definizione operativa di Studi Culturali nel contesto europeo contemporaneo, con l’ambizioso progetto di delineare nuovi approcci che siano utili alle pratiche di ricerca nel campo delle Scienze Umane. Quest’obiettivo generale acquisisce una valenza strategica, perché l’indagine progettata per il convegno si incentra su “come” nuovi approcci metodologici per la ricerca possano utilmente e auspicabilmente portare a una diversa e più produttiva comprensione della crisi finanziaria, politica e sociale che ha colpito l’Europa, in particolare quella meridionale. In quest’ottica, si 6 tratta di immaginare operativamente nuove strategie orientate specificatamente all’analisi dei fenomeni di crisi nei contesti problematici degli incontri interculturali e dei conflitti, delle diaspore e dei nuovi regionalismi. La seguente tappa operativa prevede un’analisi dell’etica del lavoro intellettuale, della figura e del ruolo dell’intellettuale pubblico. BORSE DI STUDIO E FINANZIAMENTI PER LA RICERCA Faculty Enrichment Program Fellowship del governo canadese International Council for Canadian Studies, Vancouver, 2005. Fulbright Scholarship, Department of English and African Literatures, University of Texas at Austin, Department of English, University of Pittsburgh, USA, 1996. British Council, full award, University of Leeds, UK, 1991-1992. “Ibridismi culturali nella black Britain nella contemporaneità” (con Itala Vivan), FIRST 2003. “Cammini nella contemporaneità: studio delle culture dei paesi di lingua inglese secondo una prospettiva critica postcoloniale e di studi culturali” (con Itala Vivan), FIRST 2004 e 2005. “Africa esotica: cronache dell’Ottocento imperiale inglese”, FIRST 2006. “Schiavitù ieri e oggi”, FIRST 2007. “La schiavitù dalle colonie degli imperi alle trasmigrazioni postcoloniali”, FIRST 2008. “Il futuro come intreccio” (Unità dell’Università di Padova), PRIN 2008-2012. PUBBLICAZIONI Monografie Con Itala Vivan, Dalla Englishness alla Britishness, 1950-2000. Discorsi culturali in trasformazione dal canone imperial alle storie dell’oggi, Roma, Carocci, 2008, ISBN 978-88430-4822-9, copyright dell’editore. Representations of West Africa as Exotic in British Colonial Travel Writing, Lewiston/Queenston/Lampeter, The Edwin Mellen Press, 2002, ISBN 0-7734-7065-4, copyright dell’autore. Curatele Con Lidia De Michelis, Itala Vivan e Roberto Pedretti, Prisma Sudafrica. La nazione arcobaleno a vent’anni dalla liberazione (1990-2010), Firenze, Le Lettere, 2012, ISBN 978-88-6087-583-9, copyright dell’editore. Con Itala Vivan, La schiavitù. Dalle colonie degli imperi alle trasmigrazioni postcoloniali, Afriche e Orienti, 3-4, 2009, pp. 4-117, ISSN 1592-6753. Con Annalisa Oboe e Roger Bromley, Working and Writing for Tomorrow. Essays in Honour of Itala Vivan. Nottingham, CCCP, 2008, ISBN 978-1-905510-17-7 (UK), 978-1-60271-014-6 (US), copyright A. Oboe, C. Gualtieri e R. Bromley. Saggi “Operationalising Borders, or, de-bordering: Euro-African Borderscapes on Stage”, London, Ashgate, 2014, in corso di pubblicazione. 7 “Afroeuropean performances on stage: The actions of playwrights Marco Martinelli and Mandiaye N’Diaye”, in Proceedings of Afroeurope@ns IV: Black Cultures and Identities in Europe. Continental Shifts, Shifts in Perception, London, 1-4 October 2013, in corso di pubblicazione. “Bodies in Transit: The Imperial Mechanism of Biopolitics”, Le Simplegadi, 2014, in corso di stampa. “Narrazioni tra Africa, America ed Europa: la presenza di Olaudah Equiano ”, Thule, 2014, in corso di stampa. “Tracce dell’esperienza della Truth and Reconciliation Commission nella letteratura sudafricana”, con Itala Vivan, a cura di Cristiana Fiamingo, 2014, in corso di stampa. “Quale felicità per l’oggi? Suggerimenti dal mondo migrante”, in Il futuro come intreccio. Tempo e profezia nella tradizione letteraria moderna e contemporanea, a cura di C. Consiglio, Mesogea, Messina 2013, pp. 143-155, ISBN 978-88-469-2127-7. “‘Actions from the South’: Teatro delle Albe and Takku Ligey Théâtre”, in Contemporary Sites of Chaos in the Literatures and Arts of the Postcolonial World, Marie Hélène Laforest, Frances Jane Wilkinson (eds), Roma, Aracne, 2013, pp. 141-155, ISBN 978-88-548-6233-3. “Agire nel mondo. Chris Abani, scrittore tra tradizione e cosmopolitismo”, Mondi Migranti, 1, 2012, pp. 137-149, ISSN 1972-4888. “Turismo e nation branding: spazio naturale e spazio urbano nel nuovo Sudafrica”, in Prisma Sudafrica. La nazione arcobaleno a vent’anni dalla liberazione (1990-2010), Firenze, Le Lettere, 2012, pp. 139-159, ISBN 978-88-6087-583-9, copyright dell’editore. Con Lidia De Michelis, Itala Vivan e Roberto Pedretti, Introduzione: il prisma dell’arcobaleno sudafricano, in Prisma Sudafrica. La nazione arcobaleno a vent’anni dalla liberazione (19902010), Firenze, Le Lettere, 2012, pp. 7-16, ISBN 978-88-6087-583-9, copyright dell’editore. Con Lidia De Michelis, Itala Vivan e Roberto Pedretti, Il prisma sudafricano. Sport, turismo e avventura nel paese del postapartheid, in Confini mobili. Lingua e cultura nel discorso del turismo, Altre Modernità, 2, 2012, pp. 116-154, ISSN 2035-7680. “Il museo di antropologia come museo culturale: il caso del MOA di Vancouver”, Altre Modernità, 5, 2011, pp. 45-59, ISSN 2035-7680. “L’avventura dello schiavo scritta nel canone dell’impero”, in Schiavitù dei corpi, schiavitù dei linguaggi, a cura di Lidia De Michelis, Culture, 21, Milano, Montedit, 2010, pp. 175-193, ISBN 798-88-6587-0112. Con Itala Vivan, Introduzione, in La schiavitù. Dalle colonie degli imperi alle trasmigrazioni postcoloniali, Afriche e Orienti, 3-4, 2009, pp. 4-7, ISSN 1592-6753. “Hyphenated Identities. 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