Periodico dell’Associazione Maggio Eugubino Pro Gubbio - Gubbio Perugia Anno LXV Giugno 2014 - Sped. in abb. 45%, Legge 662/96, at. 2, comma 20/B, Filiale di Perugia. fondato nel 1950 www.maggioeugubino.com www.maggioeugubino.com eve nti mag gio 2014 Pubblicità editoriale l’eugubino Buon lavoro alla nuova amministrazione! Di nuovo elezioni amministrative dopo appena tre anni dalle ultime a testimonianza di un energico disagio politico amministrativo. Un compito difficile quello che si presenta ai nuovi amministratori perché è complesso il quadro politico, economico e sociale entro il quale dovrà muoversi ma anche perché Gubbio ha oggettivamente dei gravi ritardi da recuperare e degli indugi da superare. La singolarità di una variegata coalizione di maggioranza di centro sinistra, con una opposizione composta da una coalizione di centro sinistra ed un’altra di sinistra oltre i cinque stelle e lo sparuto centro destra, ci consegna un consiglio comunale eccentrico che potrebbe produrre nel tempo grandi forze o grandi debolezze. Al nuovo Sindaco prof. Stirati ed alla sua Giunta auspichiamo di essere la migliore soluzione alle grandi attese ed alle grandi speranze della nostra città. Alle opposizione auguriamo di contribuire al bene della comunità non sfidando la maggioranza in improduttive ed ostili avversioni ma piuttosto in un ruolo attivo di controllo attento e brillante ed ancor più in un ruolo di proposta e di riflessione politico amministrativa di alto profilo. Da tutto il Consiglio Comunale ci aspettiamo che sia il luogo simbolo capace di captare e portare a sintesi le aspirazioni di futuro della città e non una inutile palestra per esercizi verbali più o meno adeguati ed opportuni. Ai cittadini, alle forze economiche e sociali, ai soggetti intermedi, alle associazioni, ai comitati l’obbligo della partecipazione attiva alla vita pubblica con la intima convinzione che non si possiede la verità né il diritto di veto ma invece con la disponibilità al dialogo ed al confronto ed in particolare riconoscendo eventualmente che il prevalere di una tesi altrui debba essere accettata senza rigurgiti e senza aprirsi automaticamente al purtroppo abituale e diffuso gioco strano e improduttivo della lamentela se non della denigrazione. “C’è un fascino anche nei “no” purché non imposti con arroganza ma motivati con dolcezza” dice Massimo Gramellini in uno dei suoi bei corsivi intitolati “Buongiorno” Lucio Lupini Presidente Associazione Maggio Eugubino sommario Attualità Storia, Arte e Cultura Vita dell’Associazione Chiarezza e misura Stefano Sciutto 12 8 Graffiti medievali 14 Vita cittadina 11 Gli esordi eugubini 16 Vita cittadina sarò il sindaco di tutti 4 Inedita Festa dei Ceri 2014 7 Memoria viva passaggio della campana di Braccio da Montone Vita dell’Associazione 18 - 21 22 - 27 Direttore Editoriale Lucio Lupini Grafica L’Arte Grafica Gubbio Stampa Tipografia Eugubina Direttore Responsabile Ubaldo Gini redazione Michela Biccheri Anno LXV, n. 3 giugno 2014 Cover Giampaolo Pauselli Photostudio L’Eugubino - Periodico di attualità, informazione e cultura dell’Associazione Maggio Eugubino Pro-Loco Redazione: Piazza Oderisi - 06024 Gubbio (Pg) - Tel. e Fax 075 9273912 - CC Postale n. 15463060 Aut. Trib. Perugia n°. 334 del 15/01/1965. Sped. in abb. postale 45%, comma 20/B, legge 662/96, filiale di Perugia. Il periodico viene inviato a tutti i soci dell’Associazione Maggio Eugubino. Le opinioni espresse negli articoli impegnano unicamente le responsabilità dei singoli autori. 3 4 attualità l’eugubino di Giampiero Bedini “sarò il sindaco di tutti” È Filippo Mario Stirati Il nuovo sindaco di Gubbio: sessantenne, laurea in lettere, docente di latino e greco al “Mazzatinti”, personalità di spicco della vita politico-amministrativa e culturale cittadina e non solo, alle spalle esperienze di consigliere, assessore comunale e vice sindaco oltre che di vice presidente della Provincia di Perugia. Alla testa della coalizione Scelgo Gubbio, Liberi e Democratici, da taluni definito Pd 2, Psi e Sel, ha vinto alla grande il ballottaggio con Ennio Palazzari, sostenuto da Pd, Impegno per Gubbio, Popolari per Gubbio. Un successo indiscusso, tanto da non essere fuori luogo definirlo plebiscitario. Nonostante l’astensionismo, Stirati ha ottenuto 10383 voti (2716 in più rispetto al 25 maggio), il 73,24%, Palazzari 3793 (1068 in meno della prima tornata), il 26.76%. È ovvio che un mandato così ampio rappresenta una autentica investitura, gratificante, ma <pesante> rispetto alle attese ed ai tanti problemi di una realtà che insegue una <normalità> da anni perduta. C’è un’altra sottolineatura da operare: gli elettori hanno apprezzato la disponibilità di Stirati, oltre ovviamente alle sue capacità, a mettersi in gioco senza la copertura del maggior partito del territorio, il Pd, accettando la sollecitazione dei movimenti civici, risultati alla fine i più vicini ad interpretare le attese dell’elettorato. Da parte sua Ennio Palazzari, persona di valore ed espressione di un progetto valido, è stato lasciato solo scontando la distanza tra la dirigenza piddina ed il corpo elettorale, tra un modo di fare politica forse troppo autoreferenziale e per questo poco portato a percepire gli umori di una realtà che chiedeva coinvolgimento, ascolto. Strategie diverse che hanno visto il partito democratico ancora una volta fare della dialettica interna non un percorso di crescita per arrivare ad una sintesi, ma un muro contro muro sfociato nella divisione come nel 2001 e nel 2006, allora opportunamente incoraggiata da Orfeo Goracci per costruire il suo decennio di dominio incontrastato, finito come tutti sanno. Su Filippo Mario Stirati e sulla sua coalizione la città ha operato un investimento in un momento difficilissimo, come sul consiglio comunale che per la prima volta non vede consiglieri di Rifondazione Comunista, che registra l’ingresso, anche se non nelle dimensioni attese, ma comunque significa- Stirati ha ottenuto 10.383 voti (73,24%), Palazzari 3.793 (26.76%) attualità tive, del Movimento5Stelle, che ha ridotto al minimo le presenze del centro destra, “Sarò il Sindaco di tutti – si è affrettato a garantire – per costruire insieme un progetto per il rilancio di Gubbio”, che punta su un esecutivo costruito privilegiando le competenze, non l’antico manuale Cencelli. I problemi sono davvero tanti. Si parte dal Bilancio dell’esercizio in corso, da approvare entro il trenta luglio; tempi ristretti per scelte importanti destinate a rappresentare da subito quelle che sono le priorità per la neo maggioranza. Sul tappeto le difficoltà non mancano e sono quelle ben note alla città ed alle forze politiche, eredità pesante di scelte opinabili se non proprio sbagliate operate negli ultimi anni. Su tutti il Puc1 di San Pietro, che si vorrebbe portare a termine dopo averne modificato l’impatto per ridurne almeno la dimensione di <economostro>, il Puc 2, riferito all’edificio del vecchio ospedale, per il quale la Commissario Maria Luisa D’Alessandro ha dovuto restituire – per evitare il dissesto del bilancio - il contributo di oltre sei milioni concesso per un progetto che per la sua impostazione non ha riscosso l’attenzione indispensabile dei privati. Due “macigni” non solo amministrativi; saranno affrontati con la Presidente della Regione Marini. L’elencazione è lunga; manutenzioni stradali, sia all’interno del centro storico che della periferia più o meno immediata; il problema del lavoro, aggravato dalla crisi che ha coinvolto purtroppo anche i cementifici sui quali e grazie ai quali sono stati costruiti decenni di benessere e occupazione; l’aggancio del treno che porta ai fondi europei, risorse essenziali, ricostruire una rete di rapporti istituzionali a livello territoriale, regionale, interregionale e nazionale, rilancio del turismo anche attraverso manifestazioni di livello, la riqualificazione culturale della città. Sotto questo profilo la destinazione di un assessorato per il Prof. Augusto Ancillotti è di per sé indice di forte attenzione. C’è poi la richiesta pressante di un ritorno alla normalità, di un <palazzo> che sappia dialogare con tutti, lasciandosi alle spalle una volta per sempre etichette e pregiudizi. Normalità che deve riguardare pure la politica; quanto accaduto il 25 maggio e l’otto giugno è un messaggio sul quale riflettere. l’eugubino Ballottaggio (8 GIUGNO 2014) Filippo Mario Stirati e Ennio Palazzari N. votanti: 15.062 su 28017 aventi diritto, pari al 53,76% (contro il 74.75% del 25 Maggio ed il 66.87% del 2006) FILIPPO STIRATI : VOTI 10383 (73,24%) ENNIO PALAZZARI 3793 (26.76%) La giunta del Sindaco Filippo Stirati Lista dei Consiglieri Rita Cecchetti - vicesindaco con deleghe Politiche sociali e di promozione della salute; politiche educative e diritto allo studio; pari opportunità; edilizia socio-residenziale (social housing). Alessia Tasso Gabriele Lepri Aldo Cacciamani Giovanni Menichetti Giuseppe Biancarelli Valerio Piergentili Moreno Zebi Paola Biraschi Letizia Bellucci Rita Cecchetti GIORDANO MANCINI con deleghe Bilancio; patrimonio; politiche manutentive, energetiche ed infrastrutturali; LORENZO RUGHI con deleghe Programmazione dello sviluppo economico locale; fondi europei; turismo; marketing territoriale; artigianato; commercio; agricoltura e agroalimentare; politiche innovative per il lavoro e per l’impresa; “Stirati Sindaco-Liberi e democratici” “Scelgo Gubbio-Stirati Sindaco” Mattia Martinelli Giacomo Faramelli Lorenzo Rughi “Partito Socialista Italiano” AUGUSTO ANCILLOTTI con deleghe Cultura; beni culturali; sistema museale; valorizzazione e promozione del patrimonio antropologico, folclorico, archeologico, storico e artistico; formazione, rapporti con l’università e la ricerca; sinergie territoriali e relazioni con istituzioni nazionali ed internazionali; Massimo Ceccarelli ALESSIA TASSO con deleghe Ambiente; ciclo dei rifiuti; mobilità; smart city; decoro urbano; tutela, valorizzazione e recupero del patrimonio architettonico; Ennio Palazzari LORENA ANASTASI con deleghe Risorse umane e organizzazione; informatizzazione (agenda digitale), semplificazione amministrativa e accesso ai servizi comunali; trasparenza; politiche giovanili e associazionismo; FRANCESCO PIEROTTI con deleghe Partecipazione territoriale; gemellaggi; pratica sportiva; gestione e promozione dei servizi e degli impianti sportivi; istruzione ed edilizia scolastica; sicurezza urbana. riserva sulle seguenti deleghe: urbanistica, rigenerazione urbana; centro storico; paesaggio. “Sinistra Ecologica Libertà” Stefano Ceccarelli Opposizione “Partito Democratico” Virna Venerucci Marco Cardile Luca Barilari “Movimento cinque stelle” Rodolfo Rughi Mauro Salciarini Sara Mariucci “RifondazioneComunista” “Gubbio Libera” Pavilio Lupini “Svolta Comune” “Forza Italia” “Bene Comune” Francesco Gagliardi 5 L’e a 0,55€ to esso perfe r t sp attualità l’eugubino A cura della redazione Inedita Festa dei Ceri 2014 Riceviamo e pubblichiamo dallo studioso dell’iridio Walter Alvarez Carissimo Ettore, io e Milly ti ringraziamo proprio di cuore del bellisimo film dei ceri fatto coi drone! Non avendo mai potuto andare a Gubbio il 15 Maggio, e avendo solamente visto delle fotografie dei Ceri, il film ci ha fatto capire per la prima volta lo spettacolo che è la Corsa dei Ceri. È assolutamente magnifico... i nostri complimenti al tuo amico che ha saputo fare questo film magico. Walter Ph. Giampoalo Pauselli www.youtube.com/watch?v=DDHEM8yNikY&feature=youtu.be U n’edizione della Festa dei Ceri davvero interessante, dai colori vivi e dalle immagini inedite. Una Corsa epica dai risvolti imprevedibili; su tutti il chiostro di Sant’Ubaldo finalmente gremito di camicie di tutti e tre i colori a festeggiare in unità, quella che risultava essere la conclusione del lungo cammino fatto di ognuno di noi, con ognuna delle nostre possibilità e delle nostre storie. Un caleidoscopio di colori e forme, un ornamento degno e dignitoso per il patrono. Tre Ceri insieme ad esultare. E tutto è apparso come un disegno, come se fosse giunto il momento di lasciar coincidere ogni tassello e vedere la figura d’insieme, senza proferire parola, con la pace dell’anima. Si parte con un triduo carico di pioggia che ha schiuso una finestra di sole nei due giorni seguenti, si parte con la benedizione dall’alto per giungere alla celebrazione vera, terrena, 30.973 visualizzazioni fatta di corpo e di spirito umano, di sudore, di rabbia, di cadute. E poi di nuovo in piedi, a concludere con fierezza e tenerezza quanto di meglio c’era da offrire. Anche con le lacrime agli occhi. Come il saluto estremo a due amici e ceraioli che sono volati in cielo appena dopo la Festa. Anche col sorriso sulle labbra. Come la spensierata apparizione di un san giorgio a cavallo per le vie della Città. È tutto parte della meravigliosa Festa dei Ceri. E dei Ceri mezzani, vistosamente cresciuti nello spirito e nella Corsa: bravi ragazzi! E concludiamo con i più piccoli, che ci inondano sempre dei sentimenti e delle emozioni più forti: capodieci e capitani, tamburini e chiarine, ogni piccolo ceraiolo che ha corso col proprio Cero in spalla, affrontando le insicurezze e le paure e rendendo la Festa dei Ceri, l’augurio più autentico per la loro vita da ceraioli. 7 8 attualità l’eugubino di Pina Pizzichelli memoria viva IL MAUSOLEO DEI QUARANTA MARTIRI DI GUBBIO C Memoria viva un libro di G. Sannipoli, C. D. Bellini ed E. Sebastiani i sono libri che non dovrebbero mai mancare nella biblioteca di casa. Uno di questi è “Memoria Viva – il Mausoleo dei Quaranta Martiri di Gubbio” Media Video Editore, autori: Gianluca Sannipoli, Catia Doriana Bellini, Enrica Sebastiani. Se alla strage del 22 giugno 1944 sono stati dedicati testimonianze, pubblicazioni, studi innumerevoli sul Mausoleo che conserva le spoglie degli uccisi, poco o forse nulla di organico è stato scritto finora. Il libro di Sannipoli, Bellini, Sebastiani colma egregiamente questa lacuna. Il libro si compone di 3 parti, con documenti inediti, come sono inedite le oltre 300 fotografie che lo completano. Il Mausoleo, costruito a pochi passi dove ancora la ruggine dei buchi delle pallottole della 114° divisione di fanteria dell’esercito tedesco sembra sangue raggrumato, è insieme al luogo creato intorno ad esso da Porcinai con i cipressi, e fiori e verde dappertutto quasi a cancellare con la bellezza perfetta della natura l’orribilis della guerra, dell’odio, è per le future generazioni non solo una memoria viva, ma anche e soprattutto monito perché sia la pace il bene supremo. ”Il Mausoleo è – come scrive Sannipoli – espressione della volontà di tutti gli eugubini di onorare le vittime e tramandare ai posteri la memoria di quanto accaduto. Il Mausoleo doveva rappresentare l’omaggio della città agli sfortunati concittadini trucidati, ma anche lo spazio fisico della memoria. Il luogo dove indicare il volto orrendo della guerra, della violenza cieca e brutale, atroce tratto della vendetta.” Sannipoli ha affiancato al suo lavoro (prima e seconda parte del volume) anche due studi preziosi: due tesi di laurea inedite, ma per chi volesse può consultarle alla Sperelliana. La prima è “La strage di Gubbio. Una memoria contrastata” di Catia Doriana Bellini, scomparsa prematuramente, che ha “raccontato” e cercato di capirne le dinamiche, il dopo di quel 22 giugno, e come il dolore e la perdita siano stati vissuti ed eleborati nel lungo periodo fino quasi ai nostri giorni. Della tesi della Bellini sono stati pubblicati il primo ed il terzo capitolo. Un lavoro indubbiamente importante. Si può essere più o meno d’accordo; ma ciò non esclude la profonda onestà intellettuale e l’acutezza dell’analisi dell’autrice. Per questo sarebbe auspicabile pubblicare questo lavoro per intero. L’altra tesi è di Enrica Sebastiani, una giovane laureata in ingegneria che ha ricostruito la storia dell’ edificio del Mausoleo e dell’area circostante, partendo dai due progettisti Pietro Frenguelli e attualità Pietro Porcinai. Mentre l’ultima parte è stata scritta da Sannipoli, che ha parlato dell’iter economico-finanziario di una “avventura”, iniziata tra le macerie fisiche e morali ancora vive della guerra, intuita e poi portata coraggiosamente avanti dal medico dott. Elio Tabarrini che fu, fino al termine, presidente del Comitato Pro Quaranta Martiri, animatore instancabile fino alla inaugurazione avvenuta cinque anni più tardi il 22 giugno 1949. l’eugubino storia soprattutto dell’impegno civile che animò il Comitato Pro Quaranta Martiri ed il suo presidente dott. Elio Tabarrini. Che cosa ti ha colpito in questo tuo lavoro? In un periodo di totale miseria, ci fu una partecipazione corale nel contribuire anche con piccole somme, di gente umile, di tutte le categorie sociali e non soltanto eugubine. Moltissime le difficoltà affrontate specialmente dal dott. Tabarrini che cercò comunque di solidarietà per Villa Garibaldi Archivio F. Tabarrini - Gubbio Per realizzare il Mausoleo ci sono voluti 5 anni, per leggerne le vicissitudini ce ne sono voluti 70. Perché? Lo chiediamo allo stesso Gianluca Sannipoli. Perché nei decenni scorsi non se ne è sentita l’urgenza: solo negli anni ’90 l’attenzione si è focalizzata sul fatto con “l’armadio della vergogna” ecc. L’idea in sé è nata circa 3 anni fa. Una sera Elisa Neri, figlia di Cecilia – l’altra figlia del dott. Tabarrini è Francesca – mi mostrò un album fotografico del nonno in cui c’erano delle foto del 1944-45 scattate appena dopo il passaggio del fronte. Foto interessanti e soprattutto inedite. Inoltre molto altro materiale anch’esso inedito è stato conservato dall’altra figlia di Tabarrini Francesca. Da qui l’idea di scrivere la fare del Mausoleo un’opera importante contattando i migliori professionisti e maestranze dell’epoca. Uno per tutti l’architetto paesaggista Pietro Porcinai che a sua volta forse aveva contattato l’architetto Frenquelli per la progettazione dell’edificio. Un’opera che ha visto il compimento dell’ideale primitivo con la costituzione dell’Associazione Famiglie 40 Martiri e con i primi due presidenti: la signora Guglielmina Roncigli e l’attuale Marcello Rogari. Mons. Ceccobelli consegna a Mons. Telò una reliquia dei Santi Mariano e Giacomo Si consolidano i rapporti tra la diocesi eugubina e Villa Garibaldi, frazione di Roncoferraro, un comune del mantovano pesantemente danneggiato dal terremoto del giugno 2012. La parrocchia è intitolata ai santi africani Mariano e Giacomo, titolari della Cattedrale eugubina, martirizzati a Cirta di Numidia nel 259 d.C.. I loro resti mortali,dal quintosesto secolo d.C., sono conservati sotto l’altare maggiore. Dopo aver contribuito al restauro della chiesa, destinando a tale scopo la raccolta della “Quaresima di carità”, lunedì 16 giugno il Vescovo Mons. Mario Ceccobelli, alla testa di una delegazione di cui faceva parte anche il direttore dell’ufficio beni culturali della diocesi Paolo Salciarini, è stato di nuovo in visita a sarà di nuovo in visita ufficiale a Villa Garibaldi consegnando al parroco Mons. Telò una reliquia dei due Santi. L’inaugurazione dei restauri della chiesa è stata fissata per il prossimo 13 settembre. 9 io Maggio Eugubino-Colacem Capitani e Capodieci per il 2012 alta quota, alte prestazioni o Psico Pedagogico), GreLiceo Classico-Scientifico), oni (IPSIA), Elisa Monacbel Poeta (ISA); i vincitori Studio per l’anno scolastico A A Capitani e Capodieci per il 2012 2010-2011: Angela Binacci (ITIS), Federica Rossi (Liceo Socio Psico Pedagogico), Davide Lispi (Liceo Classico-Scientifico), Laura Ferranti (IPSIA), Valerio Miozzi (ITC), Hafid Assia (ISA). di Michela Biccheri solo da Gioielleria Celso Bedini corso Garibaldi, 40 075 9273801 Vita dell’associazione Eccoci ancora in quel periodo dell’anno che si affaccia trepidi Michela Biccheri dante sui preparativi per la Festa più bella del mondo. Eccoci dunque a presentare ai lettori, agli eugubini, ai ceraioli tutti, coloro che in saranno i protagonisti deitrepiCeri del Eccoci ancora quel periodo dell’annodella che siFesta affaccia 2012. dante sui preparativi per la Festa più bella del mondo. Eccoci Guarderemo guidareaia lettori, cavallo agli la varie fasi della Festa i tutsignori, dunque a presentare eugubini, ai ceraioli Massimo Faramelli “de Peppebello” e Stefano Vagnarelli ti, coloro che saranno i protagonisti della Festa dei Ceri del“Spara”, rispettivamente Primo e Secondo Capitano, estratti dal 2012. Guarderemo guidare a cavallo la varie fasi della Festa i signori, bussolo pubblicamente lo scorso anno. Massimo Faramelli “de Peppebello” e Stefano Vagnarelli I santubaldari hanno affidato il compito di alzare il“SpaCero di ra”, rispettivamente Primo e Secondo Capitano, estratti dal maSant’Ubaldo al ceraiolo Giovanni Barbetti, per la zona est, bussolo pubblicamente lo scorso anno. nicchia di San Marco. Ha guidato il Cero di Sant’Ubaldo lunI santubaldari hannodel affidato di alzaregirata il Cero di sera go il secondo pezzo Corsoil ecompito nella seconda della Sant’Ubaldo al ceraiolo Giovanni Barbetti, per la zona est, maa punta d’avanti. Dopo due anni di attesa, Giovanni si troverà e forte emozione di questa straordinaria e unica esperienza, nicchia di San Marco. Ha guidato il Cero di Sant’Ubaldo lunA compito unificatore, ad la prima domenica di marzo, durante la solenne celebrazione agovivere in prima persona l’esclusivo il secondo pezzo del Corso e nella21 seconda girata della sera essere guida dei ceraioli. Giovanni della S. Messa occasione della canonizzazione di Sant’Ubala puntalad’avanti. Dopo due anni di attesa,realizzerà Giovannilasi prima troverà vera e forte emozione di in questa straordinaria e unica esperienza, a vivere in prima persona l’esclusivo compito unificatore, ad essere la guida dei ceraioli. Giovanni realizzerà la prima vera la prima domenica di marzo, durante la solenne celebrazione della S. Messa in occasione della canonizzazione di Sant’Ubal- Come amici, collaboratori e soci non potevamo non pub- festato attaccamento al Cero giustamente riconosciuto ora, blicare con massimo orgoglio la notizia che ha coinvolto il ma innegabilmente da sempre e soprattutto da parte di tutti festato attaccamento al Cero giustamente riconosciuto ora, ci uniaCome amici, collaboratori e socidel non potevamo non pubi ceraioli; una scelta inevitabile e naturale alla quale nostro Direttore e Consigliere Maggio Eugubino, UbalCorso Garibaldi, 43 Gubbio (PG) ma innegabilmente da sempre e soprattutto da parte di tutti blicare con massimo orgoglio la notizia che ha coinvolto il do Gini. Il Senato santantoniaro lo ha proclamato Primo mo per l’affetto che ci lega a lui e per la condivisione di una una scelta inevitabile naturale quale unianostro Direttore e Consigliere del Maggio Ubaltel.lae 075 0887 passione comune verso Festa922 piùalla bella delcimondo. Capodieci del Cero di Sant’Antonio perEugubino, l’anno 2013! Corso Garibaldi, 46 i ceraioli; mo per l’affetto che ci lega a lui e per la condivisione di una do Gini. Il Senato santantoniaro lo ha proclamato Primo 075 927 3991 Una lunga carriera ceraiola degnamente tel. coronata, un mani- Valigeria - Pelletteria Capodieci del Cero di Sant’Antonio per l’anno 2013! Una lunga carriera ceraiola degnamente coronata, un mani- passione comune verso la Festa più bella del mondo. infissi · porte · arredamenti su misura portoni blindati · semilavorati e porte in massello da oggi anche infissi in legno, alluminio e PVC Gubbio - Fraz. S. Marco Tel. 075 922 9310 - Fax 075 922 3035 - mail: [email protected] infisso certifi c per il r ato ecuper fiscale o attualità l’eugubino passaggio della campana Conclusione dell’anno rotariano 2013-2014 P assaggio della Campana nel Rotary Club di Gubbio, a conclusione dell’anno rotariano 2013-2014. La cerimonia è avvenuta alla presenza di varie autorità militari, civili, politiche, numerosi ospiti e soci. Ha avuto come protagonisti il Past-president ceramista ed imprenditore Giampietro Rampini ed il nuovo Presidente avv. Dr. Claudio Fiorucci. In occasione della serata sono stati presentati tre nuovi soci, consegnati i diplomi di merito ed esposti i discorsi di chiusura ed apertura mandato. Gli occhi di Kim U na malattia ha spento gradualmente i suoi occhi, da dieci anni <riaccesi> da un cane guida che l’ha restituita ad una <normalità> che sembrava dimenticata. Antonella Mocci e Kim vivono in simbiosi da dieci anni ed hanno voluto festeggiare questo significativo traguardo con amici e conoscenti nell’agriturismo San Bartolo, poco sopra l’abitato della frazione di Padule. Dopo aver perduto la vista, era stata inserita in un progetto che la portò ad ottenere, grazie alla Scuola Nazionale di cani per ciechi di Scadicci (Fi), un cane guida. Appunto Kim, un bel Labrador Retriver nero fem- Antonella e Kim vivono in simbiosi da 10 anni mina, allora di due anni; con lei al fianco è tornata a <vivere> con un notevole livello di autonomia. Kim l’accompagna al lavoro (è centralinista in un ente pubblico a Perugia) e le consente di condurre un’esistenza attiva. A San Bartolo c’erano anche il sindaco Filippo Mario Stirati, Don Armando Minelli e Padre Paolo della comunità conventuale di San Francesco, rappresentanze di Umbria Mobilità, operatori dello “Sportello a 4 zampe “ e tanti amici Nel corso della serata sono stati raccolti fondi da destinare in parte alla Scuola per cani guida di Scandicci. Kim ha regalato a tutti una bomboniera ricordo. tornare alla normalità grazie ad un amicoa 4 zampe 11 12 storia arte cultura l’eugubino di Ettore A. Sannipoli Chiarezza e misura Stefano Sciutto (ferroscultura, ceramica e altro) 1. Stefano Sciutto, Comunità 3, [1963], scultura in metallo. 1960. L’anno della prima Biennale eugubina è anche quello della prima mostra di Stefano Sciutto, alla Galleria Sant’Andrea di Savona. Classe 1921, Sciutto è scomparso otto anni fa nella città della Torretta. Ha portato sempre Gubbio nel cuore: fin da quando, poco più che quarantenne, partecipò alla II Biennale d’Arte del Metallo (1963), aggiudicandosi il terzo premio «per il complesso delle opere». Due anni dopo il bis: alla terza Biennale d’Arte del Metallo (1965) terzo premio ex aequo con Mario Ceroli e Angelo Biancini, sempre «per il complesso delle opere». Sono edizioni importantissime per la storia della manifestazione eugubina: «All’alba di una consistenza ricreativa della cosa» – come si afferma nella presentazione della Biennale del ’65 – le sperimentazioni materiche lasciano il posto a un astratto geometrico mirante a una funzione ordinatrice, con veri e propri tentativi di “neofiguratismo”. Così nel «Ponente d’Italia» (agosto 1963) vengono recensite le opera da Sciutto allora presentate a Gubbio: «Sono state tenute in considerazione l’austera suggestiva poesia, sospesa – per così dire – tra il mondo della materia ed il dominio del sogno; la ponderata inventiva che esclude ogni facile e comoda improvvisazione esente da incubi oscuri, ma illuminata da accenti di serenità; il sufficiente distacco da un pericoloso accademismo di maniera che potrebbe condurre fatalmente verso opere artigianali, una eguale, prudente distanza dai tanti odierni cerebralismi; la felice dimostrazione schietta e robusta, dalle forme armoniose, ampie e semplificate, parlante un linguaggio semplice ed immediato». E queste sono le parole con le quali Giovanni Mamberto commenta proprio nel 1963 una scultura dell’artista savonese: «Saremo lieti se figurerà in una nostra moderna chiesa quel gruppo “Golgota” che ci commosse quando era bozzetto: drammatica e insieme poetica rappresentazione, pur nella essenzialità disadorna, non solo della Passione di Cristo, ma di quanto le tre Croci esprimono: la solitudine dell’uomo nel dolore, la protervia dei nostri errori, la Speranza in una redenzione consolatrice». Sempre Mamberto, in un articolo del ’65 intitolato Chiarezza e misura di invenzioni metalliche, chiosa alcune opere di Sciutto 3. Stefano Sciutto, Golgota, [1963], scultura in metallo. 2. Stefano Sciutto, Comunità 4, [1963], scultura in metallo. subito dopo l’affermazione dello scultore alla terza Biennale eugubina: «Davanti a “Comunità”, “Golgota”, “Arciere”, “Ala”, niente dà l’impressione di tecnicismo: parti saldate, pezzi torniti, superfici cromate, non che problemi risolti, cedono a un tutto plasmato e armonizzato, che non ha né la pesantezza del ferro né l’aridità della meccanica. Linee e volumi, superfici piane o ricurve sono in funzione dell’idea rappresentata: ora la forza compatta e ben ordinata di una ideale Comunità, ora una dolente suggestiva meditazione del dolore e della speranza cristiani, ora l’anelito ad un volo senza confini, come ad una conquista grado a grado raggiunta, ora il senso di dura lotta nell’incessante ricerca del perché dell’esistenza, ricca di valori ma anche di misteriose ambiguità». Insomma un astrattismo simbolico ricondotto a lucida e vibrante morfologia geometrica: memore di certi esiti del secondo futurismo ma anche in linea con le tendenze del tempo, dalla op art all’arte programmata e, soprattutto, alle nuove esigenze di rigore costruttivo e formale nel campo della scultura. storia arte cultura 4. Stefano Sciutto, F. 16, 1966, ceramica a lustro. dicevano i Latini) le cose grandi alle piccole; ma i gradini inferiori sarebbero riservati solo ad alpinisti del sesto grado superiore». Da queste e da altre composizioni Stefano Sciutto ricavò quelle “sculture dipinte su piatti” documentate nell’ultimo ventennio della sua vita: penso, per esempio, alla bella “Maternità” riprodotta nel 1990 su di un tagliere di 60 centrimetri di diametro. La ceramica era stata la «favola policroma», il «segreto sogno di pittura» di Leandro Sciutto (Savona 1924 – Albisola Marina 1958), amato fratello di Stefano, che aveva appreso le «stupefacenti magie della terra e del fuoco» nell’antro del Pozzo Garitta in Albisola, «fra una pleiade rutilante d’artisti». «Una lirica suggestione di fantastica capacità evocativa ed una innata raffinatezza di gusto» furono alla base delle sue ceramiche, «brulicanti di luminose figurazioni di squisita eleganza». Su tutto i cavalli, «i suoi cavalli normanni dalle groppe poderose e dai guizzanti muscoli “in folle”» (Pennone). Una tragica, banale fatalità interruppe la sua avventura umana ed artistica. La stessa tremenda sorte riservata ad altri due giovani, «identici nell’amore dell’arte e della terra di Albisola»: Luigi 5. Stefano Sciutto e Rosalina Venturino, Maternità, 1990, piatto in maiolica policroma. In seguito Sciutto parteciperà ad altre tre edizioni della Biennale di Gubbio: la IV d’Arte della Ceramica (1966), la IV e la V d’Arte del Metallo (1967, 1969). Particolare interesse riveste il primo evento, nel quale lo scultore presenta opere realizzate con un materiale da lui usato molto meno del ferro ma che, comunque, gli è familiare e forse si concilia meglio del metallo con il portato dell’insigne tradizione savonese. I due pezzi esposti nel 1966, intitolati “F. 8” e “F. 16”, sono quelli ora conservati al Park Hotel Ai Cappuccini di Gubbio. Ambedue realizzati seguendo uno schema compositivo così descritto (con un po’ di humour) da «gielle» ne «Il Letimbro» dell’8 settembre 1966: «in esso figura una piramide doppia, unita alla base quadrangolare, a gradini; quelli superiori accessibili ad un essere proporzionato (intendo alle dimensioni del “pezzo”) come lo sono le piramidi d’Egitto; se è lecito paragonare (componere, come 7. Leandro Sciutto, Cavallo, forma plastica in maiolica policroma. 8. Rosalina Venturino, servizio da the in blu antico Savona, maiolica monocroma. l’eugubino 6. Leandro Sciutto, Cavalli, pannello in maiolica policroma. Colombo (noto con lo pseudonimo di Fillia) e Salvatore Fancello. Decorò a lungo maioliche anche Rosalina Venturino, moglie di Stefano, la quale presso la ditta “Ceramiche Giuliano Giacchino” di Albisola Superiore abbellì vasi e piatti con molteplici delicate decorazioni: Levantino, in antico Savona colorato, in blu antico Savona, a fiori blu e arancio e così via. Nel 1994 Stefano Sciutto donò a Gubbio numerose sue opere scultoree, in buona parte conservate nei locali del Centro Servizi Santo Spirito, attualmente chiuso al pubblico. Sarebbe bene che oggi, in occasione del ventennale di questa generosa donazione, la comunità eugubina promuovesse con tali opere una mostra in memoria dell’artista savonese: anche come segno di riconoscenza per l’affetto da lui dimostrato nei confronti della nostra città. Bibliografia essenziale Su Stefano Sciutto, oltre ai ritagli stampa che mi ha gentilmente trasmesso la vedova dell’artista («Ponente d’Italia», «Il Letimbro», «Il porto di Savona», «Savona Notizie» etc.), cfr. tra l’altro: P. Pizzichelli, Donate a Gubbio due opere di Stefano Sciutto, in «Gubbio Arte», a. XII (1994), n. 2, p. 12; XXIV Biennale di Gubbio. Opere delle Biennali di Gubbio. Collezione Comunale. 19591996, a cura di G. Bonomi, Gubbio 2005, pp. 40, 50. Su Leandro Sciutto cfr. tra l’altro: Leandro Sciutto, Savona 1958; C. Chilosi, L. Ughetto, La ceramica del Novecento in Liguria, Genova 1995, p. 218. Grazie a Giuliano Traversini e a Rosalina Venturino. 13 14 storia arte cultura l’eugubino di Elisabetta Carlino Graffiti medievali Graffiti medievali sulla facciata della Chiesa di San Giovanni foto n. 1 A distanza di due anni, mi sono imbattuta nuovamente nella scoperta di “scritte esposte” di pellegrini medievali, sopravvissute alle intemperie fino ai giorni nostri, stavolta grazie ad una bella giornata di sole primaverile che ha illuminato la facciata della chiesa di San Giovanni. Le iscrizioni, sono situate nei due lati del portone, nella muratura di facciata immediatamente aderente allo strombo del portale ma sono ben nascosti alla vista, infatti appaiono nitidamente soltanto quando la luce del sole le illumina in maniera diretta ma quando le giornate sono più buie sono davvero difficili da scorgere ad occhio nudo. Queste iscrizioni venivano realizzate con tecnica a sgraffio ottenuta mediante uno strumento acuminato, questa pratica affonda e sue origini nella preistoria, passa attraverso i secoli ma la sua frequenza aumenta esponenzialmente dal XIII sec., periodo in cui si riscontra un aumento dell’alfabetizzazione anche fra i ceti minori. All’inizio nasce con una valenza funeraria, in particolare dal IV –VII sec. fino al XII sec., in cui il graffito si lega in un sodalizio indissolubile con i santuari e si configura con una facies prevalentemente devozionale, lasciando le proprie testimonianze su mense eucaristiche, lastre marmoree e pareti affrescate. L’Umbria è piena di testimonianza di storia arte cultura memorie graffite, intimissime e consegnate all’eternità, in tutte le epoche, ricordiamo la chiesa di San Claudio a Spello, patrono degli scalpellini e definita una delle maggiori “ graffitoteche” umbre e la Narni sotterranea, nelle cui segrete un soldato massone imprigionato dal Tribunale dell’Inquisizione lasciò ai posteri il messaggio della sua innocenza, codificato nei simboli della sua associazione. Era infatti prassi comune sia di laici che di ecclesiastici usare dei marchi come segno distintivo o vera e propria firma, come nel caso dei monogrammi che apponevano i notai nei loro atti, i simboli delle corporazioni o degli ordini religiosi, ma anche le filigrane, che venivano impresse nei fogli di carta per indicarne la data e la cartiera di provenienza, oppure ancora i sigilli nelle ceramiche altomedievali che ne determinavano i luogo di provenienza. Si caratterizzano da una forma monogrammatica specchio del pensiero medievale abituato a ragionare per simboli, in maniera cosi frequente in ogni ambito del quotidiano che per noi oggi è molto difficile a volte sciogliere quei criptogrammi. Nel caso di monogrammi cristiani e simboli cristologici, possiamo scovare la loro origine nei graffiti presenti nelle catacombe e scaturiti dalla fantasia dei primi cristiani che hanno dato vita ai principali simboli a noi conosciuti, come il Chrismon, formato dalle due lettere dell’alfabeto greco chi e rho a significare Khristòs, il pesce, il buon pastore etc... Nel nostro caso, come si evince dalle foto1, per quanto sia difficile un’interpretazione ad una analisi preliminare, sembra di riconoscere il monogramma bernardiniano, costituito dalle lettere I H S con una croce che si innesta nella lettera H ed è in genere circondato da un sole raggiato, anche se qui non è presente questo simbolo si distingue per poco da quello dei Gesuiti soltanto per i tre chiodi sottostanti aggiunti da quest’ordine; infine si legge il simbolo mariano costituito da una M sormontata da una croce. Vi sono altre lettere singole, quali una “R” ed una “I” di tipo capitale e due trigrammi circondati da una linea circolare ed apparentemente realizzati in scrittura gotica corsiva, usata dal XII al XVI sec., inoltre possiamo vedere che le iscrizioni si trovano sui due lati alla stessa altezza, in maniera quasi speculare. Sappiamo dagli studi di storia della scrittura che questi graffiti hanno una stretta relazione con la superficie scrittorea e che necessariamente sono posteriori ad essa, perciò sapendo che la facciata della nostra chiesa risale alla fine del XIII sec., inizi XIV e che San Bernardino visse dal 1380 al 1444 e che la sua canonizzazione avvenne nel 1450, possiamo costituire un arco cronologico che faccia da post quem a quelle memorie graffite. Dai libri delle Riformanze si evince che nell’anno 950 d.C., durante la ricostruzione della città in seguito alla distruzione ad opera degli Ungari nel 917 d. C., si inizia a costruire suddetta chiesa, che si trovava però fuori le mura. Nella prima metà del XIII sec. il “vicus platae” dove si trovava il battistero viene annesso alla città, infatti la chiesa era ed è tutt’ora dotata di fonte battesimale, a differenza dell’attuale cattedrale, a testimonianza del suo ruolo originario, in quanto il battesimo poteva essere imposto solo dal Vescovo nella cattedrali o nei battisteri, edifici posti poco lontano da questa e dedicati al Battista. Come già accennato le “scritte esposte” erano in maggior parte apposte dai pellegrini, questa considerazione ci fa pensare al ruolo che ebbe nell’alto medioevo la chiesa di San Giovanni per la comunità eugubina, infatti non tutti sanno che questa era la primigenia cattedrale. Ma la pieve aveva qualcosa di molto importante per attrarre pellegrini, ovvero la reliquia del dito di San Giovanni!. Lo Statutum Comunale ci da testimonianza di una luminaria, una processione che si svolgeva ogni anno, con la cittadinanza che recando in mano della candele si riuniva alla Piazza del Mercato per raggiungere la chiesa di San Giovanni, seguendo un Grifo che doveva essere una macchina devozionale lignea. A testimoniare il calore della cittadinanza per il culto del santo ci sono delle pratiche giunte fino a noi come quella dell’ “Acqua di San Giovanni”, ovvero l’abitudine di raccogliere fiori la vigilia della festa e lasciarli in infusione la notte in un catino l’eugubino Piazza S. Giovanni - Gubbio d’acqua di sette fontane, eco di riti pagani legati alla fertilità; in cui si credeva che in questa notte il sole si sposasse con la luna e dal loro matrimonio si sarebbero riversate energie benefiche sulla terra ed in particolare sulle erbe bagnate dalla rugiada che avrebbero cosi ottenuto il potere taumaturgico. Possiamo concludere che i segni tracciati sulla facciata sono testimonianza di questa devozione siano essi opera di pellegrini venuti per venerare l’importantissima reliquia o di eugubini che avevano voluto rendere eterna la loro preghiera. Per approfondire: • Per lo studio dei graffiti medievali. Caratteri, categorie, esempi, in Storie di Cultura Scritta. Scritti per Francesco Magistrale, a. c. di P. Fioretti, Spoleto, 2012, CISAM. • Archeologia cristiana, Pasquale Testini, Bari, 1980. • Per la chiesa di San Giovanni, P. Salciarini, La chiesa di San Giovanni Battista in Gubbio, Gubbio, 2007. Le foto sono dell’autrice. 1 15 16 storia arte cultura l’eugubino di Fabrizio Cece Gli esordi eugubini di Braccio da Montone La figura e la carriera di Braccio da Montone (1368-1424) è abbastanza conosciuta. Capitano di ventura, fondatore di una delle due scuole di guerra della prima metà del Quattrocento – l’altra era quella di Muzio Sforza –, signore di un vasto territorio che comprendeva buona parte dell’attuale Umbria – ma non Gubbio, che sempre seppe resistergli –, ultimo “Etrusco” a conquistare Roma, seppure per breve tempo, delle sue gesta sono piene le cronache italiane del primo quarto del XV secolo. Gli esordi militari di Braccio sono legati al conte Antonio di Montefeltro, presso il quale il montonese si rifugiò dopo aver partecipato all’omicidio di un castellano con conseguente fuga dal territorio perugino onde evitare spiacevolissime conseguenze. Siamo in epoca imprecisata, ma attorno al 1390. Ricevuto il comando di 15 celate – o lance – dal conte Antonio, Braccio si batté, tra l’altro, nell’assedio di Fossombrone, allora in mano ai Malatesti. Ferito, riparò nel 1392 a Perugia dove sposò Elisabetta degli Armanni. Risulta poco noto, per non dire del tutto inedito, il fatto che in virtù del suo servizio feltresco, Braccio ebbe modo di frequentare assiduamente Gubbio negli anni 1391-1392 in qualità, come si è già detto, di caporale di un gruppo armato formato da quindici lance. La cosiddetta “lancia”, era in realtà costituita mediamente da tre uomini: il cavaliere pesantemente armato, uno scudiero a cavallo e un paggio servente. Ogni lancia aveva in media cinque cavalli, di vario genere. I registri del Camerlengo e delle Riformanze conservati nella Sezione di Archivio di Stato di Gubbio contengono alcuni riferimenti al montonese che qui si riassumono. Bernardo di Giovanni da Firenze e “Braccius domini Oddonis de Montone”, con quindici lance furono assunti dal comune eugubino per quattro mesi, ad iniziare dal 12 luglio 1391, per sorvegliare la città, visto lo stato di guerra che allora vigeva tra Antonio di Montefeltro e i fuoriusciti ribelli che mal sopportavano la sua signoria su Gubbio. Il 30 giugno i due caporali ricevettero un acconto di 600 fiorini sui 1080 concordati. Ricordo, al volo, che le spese militari costituivano allora una delle più importanti, se non la più importante, voci di uscita del bilancio comunale su cui certamente, in parte o in toto, il conte Antonia caricava gli oneri maggiori. Il 24 ottobre 1391 fu rilasciata dai due caporali formale quietanza per la somma pattuita. L’atto fu rogato nella casa di Venciolo di Rosciolo. Bernardo e “Braccius domini Oddonis de Perusio”, caporali delle lance poste a custodia della città, fecero finale quietanza a Francesco di Mascio, camerario del comune di Gubbio, che stipulò l’atto anche in nome e per conto del magnifico ed eccelso signor conte Antonio di Montefeltro. Il 10 gennaio 1392 Nello Pellini di Perugia, militare pure lui, ma in questo caso procuratore del “Nobilis Viri Bracci domini Oddonis de Montone” e di Bernardo di Giovanni da Firenze, una volta caporali della cavalleria stipendiata dal Comune, ricevette da Francesco di Mascio, sempre per conto del Comune di Gubbio e in nome del conte Antonio la somma di Braccio ebbe modo di frequentare Gubbio negli anni 1391-1392 60 fiorini in acconto dei 480 fiorini che ancora mancavano per il completamento dello stipendio dei quattro mesi di servizio iniziati il 12 luglio 1391. In questo caso presenziò all’atto anche il notaio Piero in rappresentanza del conte di Galasso di Montefeltro, fratello “subordinato” di Antonio. Il nobile uomo Braccio del signor Oddone del castello di Montone del comitato di Perugia fu liquidato totalmente solo il 19 marzo 1392. Salvatore Fiume Braccio Fortebraccio da Montone 17 l’eugubino Mirabilia Urbis golpe ceraiolo U Alzata dei Ceri 15 maggio 1932 non abituiamoci a quella vista mostruosa del parcheggio! n messaggio pacifico e di gran gusto quello esposto ad hoc sull’impalcatura dell’ecomostro che, da troppo tempo, dilania la vista e la pazienza dei cittadini. E’ un messaggio ceraiolo legato alla tradizione, alla storia, al culto che attrae lo sguardo dei passanti quasi a donare sollievo. E’ un’immagine del momento dell’alzata dei Ceri risalente al 15 maggio 1932 ingrandita e stampata su telo impermeabile, che trasmette tutta la forza di uno strappo alla regola, all’abitudine che oramai è diventata peggiore dello scheletro stesso del parcheggio. Un plauso agli ideatori e realizzatori del messaggio. horribilia urbis vista dal retro, verso il fiume TORNIAMO SULL’ EX MATTATOIO L ’ex mattatoio continua aversare in condizioni inaccettabili per l dignità di una Città civile. Non è questione di mancanza di fondi e di risorse è una questione di mancanza di amor proprio e di amore e tutela per i beni della nostra Città. Cosa si aspetta ad intervenire? Un monumento della nostra Città come indicato anche nella pubblicazione di Paolo Micalizzi “Gubbio storia dell’architettura e della Città”. Cari dirigenti comunali e dunque amministratori pubblici mettetelo all’asta e mettetevi in gioco per fare qualche cosa per la nostra città. ingresso pericolante interno ormai irriconoscibile vita dell’associazione l’eugubino di Ettore A. Sannipoli Brocche d’autore 2014 Luigi Stefano Cannelli foto G. Pauselli S i è conclusa la tredicesima edizione della mostra Brocche d’autore, organizzata dall’Associazione ‘Maggio Eugubino’ nella Sezione Archeologica del Museo Comunale di Palazzo dei Consoli, con l’intento di arricchire le tradizionali manifestazioni di maggio per mezzo di un’iniziativa culturale pertinente al clima festivo, tale da destare l’interesse sia dei visitatori sia degli eugubini, ma anche opportunamente legata al settore della ceramica di artigianato artistico con delle proposte di qualità relative a uno dei prodotti tipici dell’odierna maiolica eugubina, vale a dire le brocche dei Ceri. Oltre agli esemplari appositamente realizzati per il 2014, sono state presentate nelle vetrine dei negozi del Centro Storico, grazie alla disponibilità dell’Associazione Gubbio fa Centro, le brocche realizzate nel corso delle precedenti edizioni della mostra (ad esclusione di quelle di Mario Boldrini, in restauro, di Eduardo Alamaro e di Gabriele Tognoloni) vale a dire le opere di Nello Bocci, Edgardo Abbozzo, Alan Peascod, Lucia Angeloni, Oscar Piattella, Germano Cilento, Toni Bellucci, Giulio Busti, Mirta Morigi, Marilena Scavizzi, Alexis Miguel Pantoja Pérez, Nello Teodori, Emidio Galassi, Gennaro Esca, Luciano Tittarelli, Rolando Giovannini, Elio Cerbella, Eraldo Chiucchiù, Antonella Cimatti, Paolo Biagioli, Caterina Calabresi, Luciano Laghi, Giampietro Rampini, Bruno Ceccobelli, Gianfranco Budini, Gabriele Mengoni, Marino Moretti, Sandro Soravia, Graziano Pericoli, Giuliano Giganti, Stefano Pascolini, Maurizio Tittarelli Rubboli, Francesco Ardini con l’aggiunta delle brocche eseguite nel 2002 dagli allievi dell’Istituto Statale d’Arte di Gubbio. Le brocche dei Ceri sono state quest’anno interpretate da Luigi Stefano Cannelli, Roberto Fugnanesi, Martha Pachon Rodriguez. Luigi Stefano Cannelli Le brocche scelte da Stefano Cannelli sono quelle di foggia tradizionale, a corpo ovoidale su base cercinata, collo svasato con orlo a ‘doccio’ flessuoso e sinuosa ansa a fascia. Grazie alla tecnica – di ottocentesca memoria – della “maiolica ferma”, preparata per questo lavoro da Giampietro Rampini nella sua bottega ceramica, l’artista eugubino è stato in grado di nobilitare con delicate e raffinate pitture la superficie smaltata, minuziosamente decorata in ogni singola parte. La personificazione oserei dire ‘mitologica’ dell’acqua che fresca e abbondante fuoriesce dal becco della brocca, funge quasi da elemento propulsivo per la dolce fatica della corsa da parte di uomini che, sotto le stanghe, ambiscono a elevarsi e a raggiungere così la dimensione metafisica del cielo. Entro una natura rigogliosa, l’ascesa dei ceraioli volge infatti verso uno sfolgorante splendore dorato, dipinto sul retro del vaso, al centro del quale campeggia la figura a mezzo busto del rispettivo santo del Cero. Attribuiti peculiari di Sant’Ubaldo, di San Giorgio e di Sant’Antonio Abate abbelliscono la superficie esterna delle anse, riecheggiando nei colori le vivaci cromie delle divise dei ceraioli. Roberto Fugnanesi foto G. Pauselli 18 vita dell’associazione Martha Pachon Rodriguez Quelle di Martha Pachon Rodriguez sono le brocche più innovative, le più lontane dai modelli di riferimento. L’artista ha realizzato i suoi tre oggetti ceramici in leggerissima porcellana paper clay, e ha immaginato fogge di grande purezza geometrica, basate su profili leggermente convessi che si incontrano in cima, partendo da una carenatura basale che separa il corpo dell’oggetto dall’instabile base tondeggiante. Della brocca vera e propria rimane soltanto un beccuccio atrofizzato e scompare addirittura l’ansa. Procedendo verso l’alto le superfici bianche, contraddistinte da una raffinatissima texture, lasciano il posto a un folto insieme di esili elementi appuntiti, gradatamente colorati, che riecheggiano la cromia delle divise ceraiole, con rari ed opportuni tocchi di lucentezza metallica. L’effetto è quello di un fiore inconsueto che sta sbocciando, ancora in parte racchiuso dal perigonio o dalle brattee. Sono brocche immaginate già in volo, nella loro parabola aerea, che si staccano come navicelle spaziali dalla terra (per questo non hanno più bisogno del manico). Sono brocche che col tributo dell’acqua inaugurano la bella stagione, il periodo nel quale tutto fiorisce. Martha Pachon Rodriguez foto G. Pauselli Roberto Fugnanesi Nella singolare invenzione delle sue brocche, l’artista e ‘artiere’ sigillano ha voluto coniugare due differenti tradizioni: quella aulica, derivante dal Rinascimento italiano, dei candidi incarnati di personaggi – in genere sacri – rappresentati nelle monumentali plastiche maiolicate note con il nome di ‘robbiane’, tipiche di botteghe come quelle dei Della Robbia (per l’appunto) o dei Buglioni; e l’altra, popolareggiante, delle ‘teste di moro’ caratteristiche della ceramica siciliana, calatina in particolare. I tre vasi in terra bianca sono trasfigurati nelle teste dei santi dei Ceri, provviste sul retro di un’ansa a forma di ‘manicchia’ ottagonale sulla cui superficie, ingobbiata secondo il colore del rispettivo Cero, è ripetuto a sgraffio il nome del Santo di appartenenza, con un effetto analogo a quello dei caratteri delle Tavole Eugubine. Identificare la brocche con le teste di Sant’Ubaldo, di San Giorgio e di Sant’Antonio significa prefigurare nel lancio dei contenitori rituali quel percorso che dalla terra è rivolto necessariamente verso il cielo ovvero che dalla spalla del ceraiolo risale fino al simulacro del santo intercessore tra la sfera terrena e quella celeste. l’eugubino info segreteria Maggio Eugubino Il Maggio Eugubino nelle sue componenti e i soci dell’Associazione salutano la segretaria Patrizia Martelli, che dopo 30 anni di servizio ha consegnato le proprie dimissioni. L’orario di apetura dell’ufficio, per motivi, organizzativi, subirà delle variazioni, pertanto vi invitiamo a chiamare lo 075/9273912 e lasciare un messaggio o un fax in segreteria in caso di mancata risposta. Segnaliamo l’indirizzo mail [email protected]. Le elezioni per il rinnovo del Consiglio e della Presidenza del Maggio Eugubino sono prossime. Per poter partecipare alla votazione basta essere socio o rinnovare la propria quota di iscrizione. Le schede elettorali vi giungeranno con il numero di ottobre del nostro periodico “L’Eugubino”, dove troverete riportate anche le modalità di votazione. Intanto Vi ricordiamo che è necessario mettersi in regola con la quota di iscrizione all’Associazione. elezioni Maggio Eugubino Festa dei Ceri Piccoli 2014 A rchiviata con successo e grande soddisfazione anche quest’anno, la Festa dei Ceri pIccoli. L’impegno di ognuno ha fatto sì che la Festa dei Ceri piccoli potesse essere degnamente vissuta dai ceraioli e celebrata con la stessa passione in onore del Santo Patrono Ubaldo. Quindi bravissimi! ai piccoli ceraioli, ai capodieci e ai capitani, ai tamburini diligenti e ordinati e alle giovani chiarine, che come sempre, tutti, hanno saputo cogliere il vero senso della Festa e l’hanno manifestato con l’energia e l’esuberanza tipica dei bambini. Il Maggio Eugubino è sempre orgoglioso di disporre al meglio tutto quanto serva ai ceraioli perché il loro percorso sia guidato con serenità ed esterna tutta la sua soddisfazione per la grande risposta ricevuta con la solida partecipazione al pranzo dei ceraioli. Si ringraziano sentitamente: C.A.F.F., Motette e Nestlè. Alla prossima edizione dela Festa dei Ceri piccoli! momento di preghiera durante la messa 19 events wedding Esperienza, professionalità, qualità Gli ingredienti di un’organizzazione flessibile e dinamica, capace di soddisfare tutte le vostre esigenze, rendendo il vostro evento unico e speciale. Via Ansidei, 6 - 06024 Gubbio (PG) tel. + 39 075 9273291 - fax +39 075 9271269 www.mencarelligroup.com - [email protected] Via Yuri Gagarin, 10 - 06070 Ellera di Corciano (PG) tel. +39 075 5171607 - cell. +39 327 2443564 www.grangalaeventi.com - [email protected] vita dell’associazione l’eugubino Convivio degli eugubini vicini e lontani PREMI assegnati fotoservizio PHOTOSTUDIO Il Maggio Eugubino ha rinnovato il suo legame con quegli eugubini che per motivi di lavoro hanno dovuto lasciare Gubbio, ma che continuano ad avere con essa e le sue tradizioni un fortissimo legame. Ma lasciamo spazio alle immagini degli ospiti alla cena del 16 maggio che il Maggio Eugubino ha voluto onorare con le pergamene e con la simpatica e peculiare assegnazione delle Patenti da Matto. Serata conviviale AME 16 maggio 2014 - Park Hotel ai Cappuccini Maria Luisa D’Alessandro Commissario straordinario Comune di Gubbio uscente (Patente da Matto) Famiglia dei Santubaldari 40 anni dalla fondazione Corrado Baldinelli Segretario Generale dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS) (Premio Attaccamento a Gubbio e alle tradizioni) Roberto Sollevanti partner/socio dal 2006 della PWC (PricewaterhouseCoopers) SpA (Premio Attaccamento a Gubbio e alle tradizioni) Maestro Giordano Palazzari ideatore e oragnizzatore delle chiarine dei Ceri Piccoli (Premio Attaccamento a Gubbio e alle tradizioni) Marcello Cencetti eugubino emigrato in Lussemburgo (Premio Attaccamento a Gubbio e alle tradizioni) Luigi Pierucci Capodieci Sant’Ubaldo 2014 Massimiliano Tosti Capodieci San Giorgio 2014 Fabio Latini Capodieci Sant’Antonio 2014 Mauro Tognoloni Primo Capitano dei Ceri 2014 Luca Grilli Secondo Capitano dei Ceri 2014 Silvano Scarponi Primario di Ostetricia e Ginecologia (Osp. di Branca) (Patente da Matto) 21 22 vita cittadina l’eugubino di Euro Puletti Foce del Bottaccione Aspetti storico-antropologici Le gole rupestri, probabilmente sin da epoca romana, vengono, da noi, chiamate foci. Il termine foce, infatti, deriva dal latino fauce(m), ‘fauce’, ‘bocca spalancata d’un animale’. Si tratta, come appare chiaro, d’una metafora zoonimica, che realizza una calzante analogia tra le fauci d’un animale ed il varco scavato, tra due monti, da un torrente. La gola del Bottaccione, stretta dall’abbraccio dei monti Foce, o Calvo (già Mons Filiorum Ugonis, Monte S. Jacopo o Jacobo, o M. di S. Giacomo), ed Ingino (già Monte di S. Gervasio) deriva il suo nome dal termine dialettale “bot(t)accio”, ‘bacino di raccolta delle acque d’un mulino’. La forma toponimica Camignano, propria del torrente che ha scavato la gola stessa, e da confrontarsi con Camugnano, nome di un comune in provincia di Bologna, è un chiaro nome prediale, indicante l’antico proprietario terriero di un praedius, d’epoca epoca romana, presente lungo il corso del torrente omonimo. Il Camignano, forse chiamato Oserclo in epoca umbra, è oggi popolarmente detto anche Fiume de Gubbio, o, ben più raramente, specie in riferimento al suo tratto sorgentizio, Fosso Canalecce. La più antica attestazione del toponimo Foce del Camignano la ritroviamo nell’indicazione della locale ed antichissima chiesa, oggi barocca, di Santa Croce della Foce (“Sancta Cruce de Fauce Caminiana”, sec. XII, in Pio Cenci). Nel luglio del 1190 si cita un mulino “in Foce Caminiana” (cfr. Pio Cenci, Carte e diplomi di Gubbio dall’anno 900 al 1200, perg. 408). Un’altra foce eugubina, quella della Valle della Contessa (o del Torrente di San Donato o della Madonna del Ponte), è ricordata, nel XII secolo, assieme al nome della chiesetta romanica che sorse, presso Madonna del Ponte, al suo sbocco nella piana: “Sancti Donati de Fuce”. Nel 1217, si cita nuovamente la “Foce de Camigano”. La stradicciuola di Santa Croce è l’antichissimo ingresso, forse già umbro, a Gubbio, mentre il primo ponte che, attualmente, s’incontra sul Camignano è, in realtà, il resto d’un muro di cinta della stessa città di Gubbio, o linea di prima fortificazione della medesima. In epoca umbra, un arcaico tracciato immetteva i viandanti all’interno di Ikuvium, per il tramite della Porta Trebulana. Nel Medioevo, invece, la stradicciuola di “Sancta Cruce de Fauce Caminiana” entrava in Gubbio attraverso la Porta Munaldi (ancora parzialmente visibile nel Parco Ranghiasci-Brancaleoni). Sopra la chiesa, dalla parte del monte, esistono molti alberi, forse di ceppo spontaneo, di Bagolaro (Celtis australis). Fino al XVIII secolo, qui sorgevano case, le cui pietre (armille di archi, ecc.) sono servite a costruire il muro attuale. La stradicciuola di Santa Croce doveva iniziare dal 1° mulino, dove ancora, sulla roccia della gola, v’è un esiguo vestigio della citata Porta Trebulana, dalla quale si dipartiva un arcaico tracciato viario che conduceva a Scheggia, anticamente chiamata Trebbio, cioè ‘casale’, ‘centro abitato’. Gli archi a sesto ribassato, sottostanti alla strada attuale, appartengono ad una più moderna via medioevale d’accesso a Gubbio. Nel XVI e XIX secolo, alcune furibonde piene del Camignano (non per nulla chiamato, spesso, “fiume”) allagarono i fondi della chiesa di Santa Croce. Quando, del Bottaccione, si apriva la paratia stagna principale, un uomo urlava a squarciagola: “Còlta!” (cioè ‘raccolta [d’acqua]’). A quel grido, tutti i “mulinari”, presenti lungo il Camignano, sapevano di dover immediatamente alzare il “maschietto” dei loro “botàcci”, per farvi entrare l’acqua con cui azionare le macine. Il mulino urbano più grande era quello “dell’Abbondanza”, a due piani, con magazzini e botteghe. Sulle mura urbiche di Via del Fosso fiorisce, esuberante e sgargiante, la Valeriana rossa (Centranthus ruber). Sotto alla cascata grande del Camignano, sùbito prima di Santa Croce, vi è la pianta d’Alatèrno (Rhamnus alaternus) più bassa in quota del Bottaccione. Da quel lato della roccia si dipartiva un antico acquedotto, scavato nella viva roccia calcarea (Maiolica) della balza. Santa Croce ebbe tale dedicazione il 14 settembre, festa liturgica dell’Esaltazione della Croce. Nel palazzo della chiesa di Santa Croce si celebrò, inoltre, la prima seduta del processo ai cavalieri templari, quando questo fece tappa a Gubbio, tra il tre ed il sette marzo dell’anno 1310. vita cittadina l’eugubino Aspetti floristico-vegetazionali La magnifica gola calcarea del Bottaccione, assieme a quella del Torrente Cavarello, e del Fosso di Zappacenere, conserva aspetti storico-culturali e floristico-vegetazionali di grande rilevanza antropologica e scientifica. Non ci soffermeremo qui sull’importanza, geologica e paleontologica, mondiale della gola del Bottaccione, già ampiamente ed esaurientemente trattata da esperti del settore, quanto, piuttosto, sui suoi, tuttora ignorati, aspetti botanici. Sulle pareti delle antichissime rocce carbonatiche, separate dall’alveo del Torrente Camignano, s’insediano, infatti, rare specie botaniche, in prevalenza tipiche della flora mediterranea, e, segnatamente, dell’orizzonte vegetazionale della lecceta. Entrambi i versanti della Gola del Bottaccione sono, così, punteggiati da arbusti e piante erbacee rupestri, come l’Alatèrno (Rhamnus alaternus), il Laurotìno (Viburnum tinus), il Léccio (Quercus ilex), il Terebìnto (Pistacia terebinthus), lo Scòtano (Cotinus coggygria), il Siliquastro o Albero di Giuda (Cercis siliquastrum), forse l’Allòro (Laurus nobilis), che è sicuramente presente nella Foce del Cavarello. L’Euforbia cespugliosa (Euphorbia characias), anch’essa esistente lungo il Torrente Cavarello, è di frequente rinvenimento lungo la porzione iniziale e mediana della gola, mentre l’Acanto (Acanthus mollis) è rinvenibile soltanto nei pressi del Palazzo Ducale, nel Parco RanghiasciBrancaleoni e nei dintorni dell’ex monastero benedettino femminile di San Marziale. La Violacciòcca (Cheiranthus cheiri), si abbarbica sia alle rupi sia alle poderose mura urbiche. Comuni sono, poi, la Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata), la Valeriana rossa (Centranthus ruber), e la Bocca di leone (Anthirrinum majus), dai bei fiori rosso bordò. Presente, sia sulle pareti rocciose del Bottaccione sia sulle mura urbiche di Gubbio, è, altresì, il Fico selvatico (Ficus carica caprificus). Lungo le praterie collinari, situate verso la testata della valle del Torrente Camignano, si riscontra, inoltre, quella non comune orchidea che va sotto il nome volgare di Barbone (Himantoglossum adriaticum). Risalendo la gola del Bottaccione, in alto e a destra, in corrispondenza del ”Condotto”, cioè dell’ardito acquedotto trecentesco, progettato dal grande architetto eugubino Matteo di Giovannello, detto Gattapone, insiste, probabilmente, la maggior concentrazione di Alatèrno di tutti e cinque i monti di Gubbio. Altri bellissimi accantonamenti rupestri d’Alatèrno si rilevano sul diedro roccioso sovrastante la Grotta de Sant’Agnese del Monte Ingino, a quote comprese tra i 650 ed i 750 m s.l.m. Fra i funghi, va, quantomeno, segnalata la presenza del dialettalmente detto “spignòlo” o “fóngo da lo spino” (Tricholoma georgii), rinvenibile su alcune piccole praterie (“pratelle”) che punteggiano il versante settentrionale della Gola del Bottaccione. La pianta forse più rara dell’Ingino è, però, probabilmente, la Dripide comune (Drypis spinosa), vegetante (non lontano dalla basilica minore di Sant’Ubaldo), in rarefatta stazione eterotopica, su di un ghiaione del versante sudorientale della montagna, poco al di sopra degli 800 m s.l.m. Sui monti di Gubbio, specie ai lati del citato “Condotto”, e nelle parti alte del Parco Ranghiasci-Brancaleoni, è frequentissimo anche il Laurotìno, che, in forma coltivata, si ritrova anche nei giardini della città. Al Bottaccione, il leccio è presente, con individui rupestri L’acquedotto anche plurisecolari, specie lungo il versante idrografico sinistro della gola, in stazioni ombrose ed umide, rivolte a settentrione. Non mancano, comunque, lecci di ragguardevoli dimensioni anche nell’altro versante della gola. Molto abbondante, specie, per chi risalga la foce, sul margine destro della strada, è la bella Euforbia cespugliosa (Euphorbia characias), un arbusto di medie dimensioni, dal cui latice, caustico e rubefacente, occorre, però, guardarsi bene. Sulle più basse pareti rocciose di inizio gola, in primavera si può assistere alla bella fioritura della gialla violacciocca, che diventa addirittura spettacolare sul parametro interno delle mura di Gubbio, nei pressi del “Buchetto”. Sempre risalendo la gola, lungo l’attuale Via di Giove Pennino, sulle rocce del suo lato idrografico sinistro, si può notare, durante la bella stagione, una vistosa fioritura primaverile di Sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata), con i bei fiori bianchi, raccolti in una sorta di spiga, ed estroflessi a mo’ di lingua, da cui lo specifico nome latino di lingulata, cioè ‘linguiforme’, attribuito alla pianta. Usciti dalla gola del Bottaccione, e superato il locale ponte di pietra sul Camignano, dall’altra parte del torrente si può osservare un bell’esemplare d’Ontano nero (Alnus glutinosa), probabilmente piantato dall’uomo. 23 24 vita cittadina l’eugubino di Oscar Terradura Storia di personaggi eugubini del XIX secolo: La “sora Rosa” La sora Rosa a ottanta anni si fece sposa “La sora Rosa a ottanta anni si fece sposa”, così diceva un’aria canticchiata nella vecchia San Martino nel secolo scorso. Ma chi era la sora Rosa? Questo nostro personaggio trova i natali nella terra della Scheggia il giorno 3 aprile 1815, figlia di Tommaso Andreoli, possidente terriero, e di Maria Baldelli della parrocchia di Vallingegno di Gubbio. A 18 anni nel settembre del 1833 sposa Eugenio Bruschi, di professione possidente, nativo di Fossato di Vico ma originario di Sassoferrato. Nello Stato d’anime della Scheggia del 1838 la troviamo nella condizione di vedova, ma l’anno successivo, il 15 Giugno, si risposa con Domenico Marini detto “mandolino”, anche lui vedovo da soli 3 mesi, nella chiesa di San Secondo di Gubbio. Il Marini ha la sua abitazione posta in via del Teatro (l’attuale via del Popolo) insieme ad un forno e un negozio di generi alimentari e un’altra casa di 4 piani situata in via del Loggione. Nel 1840 Rosa diventa mamma ma la figlia Eutrosina muore a breve. Nell’aprile del 1848 muore il “mandolino” e la nostra sora Rosa, dopo breve vedovanza, convola nuovamente a nozze per la terza volta (14 luglio 1849) con il ventiquattrenne Antonio Spiti di professione fornaio. Nel 1850 è di nuovo mamma ma anche questa volta la figlia Zoa muore subito dopo. La “storia” ci porta all’agosto del 1869 quando anche lo Spiti muore e … la nostra? Nel 1871 a 56 anni si risposa per la quarta volta con Tommaso Pierelli, fornaio, di anni 25. Siamo alla fine della storia? Ancora no. Nel 1891 muore il Pierelli e la Rosa è di nuovo vedova e sempre più ricca. Non tollerando lo stato di vedovanza, con un colpo di coda, convola a nozze Il 13 gennaio 1892, alla veneranda età di anni 77, con Enrico Terradura, di anni 29, di professione fornaio. Cessa di vivere il 26 maggio del 1898. È sepolta nel cimitero di Gubbio nella tomba dei Terradura dove sono sepolti anche il quarto e quinto marito. Quartiere di S. Martino archivio privato vita cittadina l’eugubino 25 anni di episcopato Volevamo anche noi dell’Associazione Maggio Eugubino, stringerci all’affetto che ha circondato mons. Pietro Bottaccioli, durante la celebrazione della Santa Messa in onore del Santo Patrono, il 16 maggio. In quell’occasione, lo ricordiamo, Don Pietro ha festeggiato XXV anni di episcopato e per l’esattezza è stato nostro Vescovo dal 1989 al 2004. Gli rivolgiamo la nostra più sentita gratitudine per essere stato un padre, una guida e rifugio per tutti i membri della diocesi. A sigillo del suo lunghissimo cammino di fede, un libro a marcarne i passaggi, “Vi darò dei Pastori secondo il mio cuore...”, a cura di Don Mirko Orsini e Anna Maria Trepaoli grazie al contributo della Colacem. l’estate a Teatro Romano Anniversario del xxv episcopato di Don Pietro Bottaccioli Don Pietro Bottaccioli Tra le priorità del nuovo governo della città c’è la ripresa della stagione estiva al Teatro Romano, rimasto inattivo lo scorso anno per molteplici ragioni. Un appuntamento che vuol dare il segno, anche se in tempi brevissimi e con le casse comunali al lumicino, che qualcosa si sta muovendo, partendo proprio da uno dei simboli di Gubbio. Il Teatro Romano non ha certo bisogno di presentazione: unico in Umbria assolve egregiamente il suo ruolo come quando fu costruito (ma era più grande) nel I sec. a.C. La speranza si è fatta avanti con un magnifico happening degli oltre 800 ragazzi delle scuole medie Nelli e Mastro Giorgio, orchestra e laboratori musicali si sono esibiti per la inaugurazione dei “nuovi restauri al Teatro Romano”, organizzata dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria in collaborazione con il Comune e la scuola. Alla festa era presente anche la Dott.ssa Cenciaioli che in una intervista rilasciataci, ha riaffermato la validità dell’intervento archeologico di Spartaco Capannelli --- ci riferiamo al palco --- e si è augurata che riprenda, non solo per Gubbio ma per tutta l’Umbria, la stagione estiva, con l’obiettivo non soltanto sul teatro ma anche sulla musica sulla danza ed altro. Ne risentirebbe in maniera positiva anche il turismo di questi tempi sempre più asfittico. Al momento in cui andiamo in macchina null’altro si sa sul cartellone e né su altre iniziative, come Gubbio No Borders, ad esempio; ma si sa soltanto che tutti, con in testa l’assessore alla cultura il Prof. Ancillotti, si stanno facendo in quattro per una estate eugubina al Teatro Romano che sia all’altezza della sua fama. di Pina Pizzichelli 25 26 vita cittadina palio 2014 Il Palio della Balestra 2014 va agli eugubini Si è brillantemente laureata Giovanna Barbetti, discutendo la tesi “Un mondo lontano eppure così vicino: il popolo degli Umbri nella città di pietra.” Costruire la storia nella primaria attraverso l’ipertesto, per il Corso di laurea in Scienze della Formazione Primaria, modulo di sostegno dell’Università degli Studi di Pe- l’eugubino Primo, secondo e terzo posto alla Società Balestrieri di Gubbio durante lo storico Palio della Balestra che da 553 anni emoziona la tradizionale sfida con Sansepolcro: a guadagnarsi l’ambito podio sono stati Giuseppe Forti (Panfuria), vincitore per la prima volta, Andrea Rueca e Gabriele Rogari, già quattro volte vincitore dal 2003 e oggi il terzo posto. Gubbio si aggiudica la sua quarta vittoria consecutiva in piazza della Signoria. Ci complimentiamo con i nostri balestrieri e salutiamo il neo presidente Marcello Cerbella augurando a tutti una sfida avvincente a settembre, a Sansepolcro. Giuseppe Forti rugia. Alla carissima Giovanna, auguriamo di essere la guida e il sostegno più autentico per tutti gli alunni che la vita le presenterà. Formuliamo le nostre più sentite felicitazioni ai genitori, amici e soci Maddalena Farneti e Mauro Barbetti, agli zii, in particolar modo a Riccardo Farneti, quale vice presidente del Maggio Eugubino e a tutta la numerossissima famiglia. A Gianni Chiocci Andrea Casagrande Fioretti (Paco) Per ricordare Gianni Chiocci, chi e cosa è stato per ognuno di noi, per la comunità eugubina, per i ceraioli, per il giornalismo, per la famiglia occorre ripetere quanto già sappiamo. E non è per mancanza di desiderio se non elenchiamo i meritevoli fatti della sua vita, dei quali gli siamo grati, tanto da annoverarlo spesso nei nostri discorsi, traendone ispirazione; ma desideriamo di più fare dell’altro: generare, in questo modo, un sorriso e la pace in chi l’ha vissuto e in chi lo conosce solo oggi. Grazie, Gianni! Ciao Andrea, ci mancherà la tua straordinaria bontà testimoniata dal forte legame, affetto e generosità della tua famiglia. Anche gli amici e i soci attraverso le pagine del nostro giornale, vogliono ricordarti col sorriso che sempre ti ha accompagnato nella tua giovane vita, vogliono sottolineare la vitalità e l’attaccamento a Gubbio che, insieme a tuo padre, il Pachito, avete manifestato con verace eugubinità. Riz Pauselli Un eugubino d’eccezione ha appena lasciato questa terra. Aveva intrapreso la carriera canora giovanissimo riscuotendo successo con la “magia del bel canto”. Più volte premiato nei concorsi radiofonici Rai, aveva scelto l’attività concertistica. Aveva sempre Gubbio nel cuore, che citava nei suoi repertori quale “perla dell’Umbria” e che aveva omaggiato con “L’inno dei ceraioli”. Formuliamo alla famiglia e ai parenti le più sentite condoglianze dall’Associa- zione Maggio Eugubino e dall redazione de “L’Eugubino”. Il Maggio Eugubino vi invita ad iscrivervi alla nostra Associazione che si occupa da sempre di divulgazione e tutela delle tradizioni. per info: www.maggioeugubino.it 075 927 3912 La Bottega di Lugni Renato •Salumi e formaggi •Specialità al tartufo •Vini e prodotti tipici umbri ne Conseg io cil a domi Corso Garibaldi, 79 - Gubbio - tel. 075 927 4788 www.saporidigubbio.net - [email protected] www.barbetti.it Stabilimenti di Gubbio e Ravenna Corso Garibaldi, 81 Gubbio PG tel. 075 92 381
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