Understanding the needs of Co-operatives today Mario Mazzoleni Professor of Business Administration Università degli studi di Brescia MBA Director Bocconi University (www.mariomazzoleni.com) Il paper è risultato di un lavoro che ha visto impegnate sia nella fase di ideazione sia nella fase di predisposizione le dottoresse Luisa Brogonzoli e Simona Pezzolo De Rossi ricercatrici del “GruppoMazzoleni” di Milano (Italia) Victoria, 30th May 2003 INDICE 1. PREMESSA ......................................................................................................................... 2 2. OBIETTIVI ......................................................................................................................... 3 3. LE AREE DI APPROFONDIMENTO ......................................................................................... 3 3.1 LO STATO DELL’ARTE DEL MOVIMENTO COOPERATIVO ...................................................... 3 3.2 PER QUALI MOTIVI NASCE LA RICERCA ............................................................................. 5 4. BACKGROUND .................................................................................................................... 6 4.1 IL PERIODO STORICO DI RIFERIMENTO............................................................................. 6 4.2 LA SITUAZIONE ECONOMICA MONDIALE ............................................................................ 6 4.3 LE AREE GEOGRAFICHE DI RIFERIMENTO .......................................................................... 7 4.4 I SETTORI ........................................................................................................................ 8 5. GLI STRUMENTI ................................................................................................................. 9 5.1 LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO................................................................................ 10 5.2 LA VERIFICA DEL QUESTIONARIO.................................................................................... 11 5.3 LA VERSIONE DEFINITIVA DEL QUESTIONARIO ................................................................ 12 5.4 LE CAMPAGNE DI SOLLECITO .......................................................................................... 12 5.5 IL CAMPIONE DI RIFERIMENTO ....................................................................................... 12 6. PRIME CONCLUSIONI ....................................................................................................... 15 6.1 L’ECCELLENZA COOPERATIVA COME MODELLO ................................................................. 15 IMPRENDITORIALE ............................................................................................................... 15 6.2 IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE DEL FUTURO ................................................................ 18 6.3 UNA PROVOCAZIONE ...................................................................................................... 24 APPENDICE: IL QUESTIONARIO ........................................................................................................ 26 BIBLIOGRAFIA ..................................................................................................................... 33 1 1. PREMESSA Sullo spunto di un progetto di ricerca che stiamo conducendo per ICA, riflettiamo circa le condizioni in cui la cooperazione versa e quale dovrà essere il ruolo per poter competere , assicurandosi un ruolo da protagonista, nell’Era digitale. Parole chiave: cooperazione, globalizzazione, rete, sviluppo sostenibile, identità, eccellenza. 2 2. OBIETTIVI Il progetto di ricerca è nato per supportare ICA (e il mondo cooperativo associato) all’individuazione delle linee guida strategiche per il prossimo futuro. Per la realizzazione di tale obiettivo si è partiti dal considerare che, essendo ICA un’associazione di secondo livello, fosse necessario determinare non solo le aspettative e le esigenze del vertice, ma – e soprattutto – quelle della base. A motivo di ciò, l’obiettivo generale è stato declinato partendo, da un lato riflettendo sulle esigenze dell’associazione, dall’altro con l’analisi delle aspettative e del “sentire” dei members. Soltanto confrontando entrambi i punti di vista, infatti, è possibile individuare strategie e obiettivi perseguibili nel lungo periodo da un’associazione di secondo livello. Nello specifico, poi, il progetto di ricerca è stato indirizzato a sviluppare i seguenti sotto-obiettivi: individuazione e analisi delle aspettative dei singoli soci sia nei confronti del mercato (cooperativo e non), sia riguardo all’associazione; rilevazione dell’attuale stato dell’arte della cooperazione visto dal punto di vista dei members; mappatura delle capacità di adeguamento del modello cooperativo ai cambiamenti socioeconomico del mercato, attraverso un’analisi degli ultimi 10 anni; descrizione dell’attuale stato dell’arte; individuazione dei possibili scenari futuri (sia in termini economici, sia sociali); individuazioni delle linee strategiche; rafforzamento del sistema cooperativo, secondo una lettura in ottica “glocale”; analisi della leadership quanto della membership; analisi del networking, sia in termini di partecipazione interna, sia di lobbing; individuazione degli strumenti necessari a ICA per attuare le proprie strategie rispetto alle aspettative dei members e agli scenari di mercato. 3. LE AREE DI APPROFONDIMENTO 3.1 LO STATO DELL’ARTE DEL MOVIMENTO COOPERATIVO La propensione ad associarsi e a svolgere attività solidaristiche è un tratto fortemente radicato nella storia e nel carattere delle persone di tutti i Paesi. Questo fenomeno non si riscontra solo nelle aree geografiche di maggior sviluppo economico e sociale, che sono state più di altre influenzate dai processi di industrializzazione, modernizzazione e urbanizzazione, ma anche in quei Paesi che non riescono a tenere (o tengono a fatica) il passo dei mercati, dello sviluppo industriale e dei cambiamenti politici e sociali. Ed è soprattutto in questi Paesi che il ruolo della cooperazione è stato – e a volte lo è ancora – determinante nel risolvere problemi di ordine economico (nei Paesi dell’Est Europea o dell’ex Yugoslavia, è stato grazie alla presenza di un forte tessuto cooperativo se buona parte dell’economia non è collassata dopo la caduta del regime comunista), politico (è cosa nota che in Cina il sistema cooperativo svolge, a volte, un ruolo di rappresentanza durante visite di stato o in occasioni ufficiali) e sociale (emblematico l’episodio in Sud America dove un gruppo di dipendenti di una catena di ristoranti sull’orlo del fallimento si è unito in cooperativa rilevando, rilanciando l’attività e salvando in questo modo un ingente numero di posti di lavoro1). Non esistono, quindi, solo le grandi realtà capitalistiche che puntano unicamente al profitto, ma anche realtà solidali in cui operano migliaia di organizzazioni che erogano, giornalmente, beni e servizi di pubblica utilità, svolgendo un ruolo economico sempre più significativo. 1 www.panorama.it 3 È proprio il pluralismo di queste organizzazioni che pone la stessa attenzione alla dimensione economica e alla dimensione sociale, che dà la forza al sistema cooperativo di continuare ad operare secondo la logica di mutualità, solidarietà e partecipazione, che consente ai principi cooperativi di essere la base storica, ma moderna più che mai, del suo agire. La ricerca che si sta realizzando per conto dell’ICA conferma il rilievo assunto dal movimento cooperativo nell’economia mondiale quale risorsa diffusa di imprenditorialità sociale che ricopre un ruolo di primaria importanza nel dare risposta a bisogni non soddisfatti, o accantonati dalle logiche di mercato. Non ci sono dubbi, infatti, che il movimento cooperativo sia in grado di ricoprire un ruolo fondamentale nell’aiutare a trovare una soluzione agli innumerevoli problemi di ordine economico e sociale: da sempre le cooperative si muovono sul mercato tenendo conto sia dell’aspetto economico del loro agire, sia delle ricadute di quello stesso agire a livello sociale. Il motto “Uno per tutti, tutti per uno” è effettivamente realizzato nel momento in cui ogni singolo membro, ogni istanza, ogni esigenza, ogni voce vengono considerati e portati in primo piano. Bisogna poi tener conto fra le varie questioni, quella che in assoluto si è conquistata il ruolo da protagonista assoluta degli ultimi anni: la globalizzazione. Intorno a questo tema esistono innumerevoli posizioni che vanno dall’interpretazione “mitica” di fenomeno da sempre esistito, anche se ormai giunto ad una fase di esplosione, all’individuazione di un nuovo contesto, coincidente con la crisi del concetto di stato-nazione2 e la conseguente perdita d’importanza delle strategie dei singoli Paesi. È interessante notare quante contraddizioni nascano rispetto a tale fenomeno: crescita e sviluppo di nuovi mercati o sfruttamento di economie in vie di sviluppo? Allargamento culturale – e dunque match di nuove convivenze, creazione di nuove regioni economico-culturali) – o stimoli “dal basso” che favoriscono la nascita di nuovi localismi e il rafforzamento delle identità? Difficile trovare un unico punto di vista per analizzare tale problematica; in ogni caso, è importante non cadere nell’errore di confondere globalizzazione e mercato globale, tenendo a mente che si tratta di “un insieme complesso di processi, determinati da un misto d’influenze politiche ed economiche”3. Con il termine globalizzazione si intende un complesso fenomeno economico per cui tutto il mondo è, o dovrebbe essere, un unico mercato entro il quale operare scambi di beni secondo il meccanismo della domanda-offerta e la fissazione del prezzo. La globalizzazione, che con le sue imprese multinazionali può essere vista come una internazionalizzazione del capitalismo suscita una crescente omologazione a livello mondiale, una standardizzazione dei comportamenti antropologico-culturali , una crisi dello stato-nazione e della sua sovranità; storicamente è la fase ultima della modernizzazione, non perché sia definitiva, ma semplicemente perché viene dopo le altre. L’unificazione del mondo secondo l’ottica tendenziale di un mercato unico non elimina (molti ritengono anzi che favorisca) le disparità tra le singole realtà: ciò succede perché i meccanismi dell’economia in un’ottica liberistica prescindono dal riequilibrio sociale e delle risorse. Basti pensare alla crisi attuale del “welfarestate” causata dall’internazionalizzazione dell’economia e dal neoliberismo che la caratterizza. 2 3 Ohmae K., La fine dello Stato nazionale e la crescita delle economie regionali, Baldini & Castaldi, Milano, 1996 Giddens A., The third way:the renewal of social democracy, Polity Press, Cambridge, 1998 4 Parallelamente al fenomeno appena delineato, appare sempre più evidente l’affermarsi di una società “ego-centrica”, dell’individualismo istituzionalizzato e di un’integrazione a livello mondiale delle attività e degli obiettivi d’impresa che devono rispondere a richieste sempre più globali, ma che nello stesso tempo devono soddisfare esigenze particolari: “Think global, act local”, la nascita del “glocal”. 3.2 PER QUALI MOTIVI NASCE LA RICERCA Nella raccomandazione 193 del 3 Giugno 2002 l’ILO ha riconosciuto l’importanza della cooperazione nel creare occupazione, mobilitare risorse, stimolare investimenti e contribuire all’economia, riconoscendo che nelle sue svariate forme promuove “[…] un più completo coinvolgimento di tutta la popolazione nello sviluppo economico e sociale; […]”4. Nello stesso documento viene anche riconosciuto il ruolo della globalizzazione quale fonte di nuovi problemi, sfide, opportunità e pressioni che necessitano di una risposta forte attraverso forme più incisive di solidarietà umana, sia sul piano nazionale che internazionale. In questo quadro, ha senso ipotizzare una nuova visione sociale che si interponga tra le due proiezioni estreme dello stato pianificatore da una parte e gli automatismi di mercato dall’altra: un’alternativa che si propone come soluzione ai problemi di una global governance senza global goverment, di istanze di solidarietà in una società individualista, di un’attenzione particolare verso uno sviluppo sostenibile. Crediamo che il modello cooperativo rappresenti lo strumento di sviluppo economico-sociale con le maggiori potenzialità per affermare i principi di questa alternativa. Infatti, gli stessi principi cooperativi – riassumibili nei principi di mutualità, democraticità, solidarietà – rappresentano le basi teoriche per garantire un solido sviluppo sostenibile. Dunque, non solo per rafforzare e rinverdire un modello, ma per contribuire allo sviluppo di una società migliore è opportuno investire per l’affermazione di un sistema di cooperative eccellenti, che sappia perseguire contemporaneamente fini economici e sociali. In quest’ottica si rende necessaria una riflessione sulla capacità del sistema cooperativo di rispondere ai cambiamenti sociali ed economici avvenuti negli ultimi quindici anni, sapendo rimanere sul territorio, restando legata ai propri valori e alle proprie tradizioni, ma dando, nello stesso tempo una risposta rapida e flessibile alle diverse istanze. Forza del sistema cooperativo è essere un movimento globale e adattabile ai più differenti contesti. E’ parere di chi scrive che la cooperazione rappresenti l’unica vera alternativa ad un sistema di imprese multinazionali che appiattiscono il territorio; al contrario il sistema cooperativo è una grande forza nazionale e multinazionale insieme, una forza globale in grado di dare valore ai valori locali 4 Raccomandazione relativa alla promozione delle cooperative, Raccomandazione R 193, Ginevra, 3 Giugno 2002, adottata il 20 Giugno 2002, Sessione della conferenza 90, (www.ilo.org) 5 4. BACKGROUND 4.1 IL PERIODO STORICO DI RIFERIMENTO Dalla rivolta studentesca di Piazza Tienanmen nel 1989 e dalla caduta del muro di Berlino si sono succeduti una serie di eventi che hanno completamente stravolto la geografia e l’ordine mondiale delle cose. Gli anni Novanta sono gli anni delle guerre “mediatiche”: nel 1991 l’invasione iraquena al Kuwait porta all’operazione militare “Desert Storm”, la prima guerra seguita in diretta televisiva, come lo è stata anche, nel 1999, quella nel Kosovo. L’ultimo decennio del secolo ha assistito, però, anche la nascita dell’Unione Europea, all’assassinio di Rabin, all’uscita dalla scena politica di Elstin e all’elezione di Putin in Russia. Il nuovo secolo si è aperto, invece, con un nuovo presidente Americano: George W. Bush, succeduto a Bill Clinton, rimasto in carica per due mandati consecutivi. Ma una nuova data è entrata prepotentemente nella memoria di tutti: l’11 Settembre 2001, giorno degli attentati alle Twin Towers di New York e alla sede del Pentagono, che sono costati all’America oltre 3.000 morti e che hanno dato il là alla “guerra al terrorismo”. Il 2003 in corso, invece, verrà ricordato come l’anno della Seconda Guerra del Golfo, che ha segnato la caduta del regime si Saddam Hussein e come l’anno dell’epidemia della Sars, sindrome acuta respiratoria, una forma di polmonite atipica di cui ancora non si è scoperta la causa e che sta creando non pochi problemi ai Paesi Asiatici, focolaio dell’epidemia. Alla luce di questi eventi la ricerca si propone di indagare inizialmente come il mondo cooperativo ha reagito alle diverse situazioni, in un secondo momento di capire le aspettative verso il futuro in base alle differenze politiche, economiche, sociali, culturali e, non da ultimo, geografiche. 4.2 LA SITUAZIONE ECONOMICA MONDIALE La ricerca si colloca in un momento molto delicato per quanto riguarda l’andamento dei mercati e delle borse di tutto il mondo, caratterizzati da una notevole dose di incertezza su quelle che sono le prospettive di sviluppo dell’economia mondiale. La recessione, che ha già colpito il Giappone e gli USA, ha avuto pesanti ripercussioni anche in Europa, area nella quale si registra un deciso rallentamento produttivo. Inoltre, la tendenza ad un netto ridimensionamento dell’attività produttiva, che coinvolge ormai la quasi totalità dei Paesi industrializzati, non sembra essere ancora giunta al punto di svolta, basti pensare alla decelerazione dell’economia americana. Il divario, poi, fra paesi “ricchi” e “poveri” evidenzia sempre più come essi competono sul mercato in maniera ineguale: questi ultimi, infatti, possono contare su un potere contrattuale debole5. Alcuni dati: il 20% più povero della popolazione mondiale riceve solo lo 0,2% dei prestiti delle 5 Molto spesso questi Paesi si limitano all’esportazione di materie prime che rappresentano fino al 90% delle esportazioni dei Paesi Africani e al 65% di quelle dei Paesi dell’America Latina (www.volint.it) 6 banche commerciali, l’1,3% degli investimenti, l’1% del commercio mondiale e l’1,4% del reddito mondiale6. Tutto questo accade mentre nelle borse di tutto il mondo si assiste alla nascita di tre aree d’influenza: l’area dell’Euro (che ha rafforzato la sua posizione nei confronti di dollaro e yen), quella del Dollaro e quella dello Yen: l’introduzione della moneta unica europea, inizialmente tenuta poco in considerazione, è stata, invece, di una certa rilevanza sull’evoluzione dell’economia internazionale in generale e del sistema monetario in particolare. Negli anni Settanta Maxime Conally, segretario al tesoro del governo Nixon si rivolgeva ai colleghi europei e giapponesi dicendo: "Il dollaro è la nostra moneta, ma il vostro problema”; ora l’euro passa di mano a 1,1627 dollari e 136,97 yen7. Il sistema finanziario internazionale fondato sul dollaro, dunque unipolare, è stato sostituito da un sistema quanto meno bipolare cioè fondato sul dollaro e sull’euro. Questo ha cambiato profondamente il modo in cui i due maggiori blocchi commerciali coordinano le loro politiche economiche e l’intero quadro delle relazioni internazionali. 4.3 LE AREE GEOGRAFICHE DI RIFERIMENTO Allo stato attuale, secondo quanto enunciato nel regolamento approvato dall’assemblea generale a Ginevra il 15 Settembre 19978, l’ICA, International Co-operative Alliance è un’associazione indipendente non governativa che unisce, rappresenta e sostiene le cooperative in tutto il mondo. L’ICA opera in tutti i continenti, quindi, i ricercatori per svolgere il loro lavoro hanno individuato cinque grandi regioni – che vanno a coincidere con i cinque continenti – e le hanno, a loro volta, suddivise in sub-aree: 1. 2. 3. 4. 5. Europa: Occidentale; Centro-Orientale; Orientale (Russia); Asia: Cina; Giappone e Coree; India e Nepal; Africa: Settentrionale; Orientale; Occidentale; Americhe: Centro-Meridionale; Stati Uniti; Canada; Oceania. 6 www.volint.it Sole 24 Ore del 22 Maggio 2003. 8 Tables of Contenents, ICA Rules, as approved by the ICA General Assembley, 15 September 1997. 7 7 4.4 I SETTORI I cooperatori nel mondo oggi sono circa 800milioni; questo, in termini di occupazione, significa che il movimento cooperativo da lavoro a più di 100milioni persone (le multinazionali occupano all’incirca 86milioni), senza tener conto dell’indotto che tutto questo genera. Questo sta a significare che nella sua totalità il movimento cooperativo occupa all’incirca il 16,5%9 di tutta la popolazione attiva e il trend è in continua crescita, come dimostrano le ultime rilevazioni dell’ILO: in Europa centrale e dell’est, ad esempio, il livello occupazionale legato al movimento cooperativo è rimasto invariato negli ultimi anni, in alcuni casi e in alcuni settori è anche aumentato. Durante il lavoro di ricerca si è andati ad indagare cooperative appartenenti a tutti i settori produttivi indicati dall’Associazione nel documento contenente le regole e i principi e approvato a Ginevra nel 199710. Le cooperative aderenti all’ICA vengono suddivise in undici settori di appartenenza: 1. agricultural co-operatives; 2. banking co-ops & Credit Unions; 3. communications co-ops/Internet co-op Service Providers; 4. consumer co-ops/Food co-ops; 5. energy co-operatives; 6. fisheries co-operatives; 7. health co-operatives; 8. housing co-operatives; 9. insurance co-operatives; 10. tourism co-operatives; 11. workers’ co-operatives. Tutti i settori cooperativi risultano essere realtà molto forti e consolidate in moltissimi paesi. Le cooperative del settore agricolo, per esempio, raccolgono circa il 50% della produzione agraria mondiale11. Negli ultimi 10 anni le cooperative dei settori del credito, dell’abitazione, di produzione e lavoro, sociali e agricole sono aumentate di numero e hanno rafforzato il ruolo in tutta l’Europa: in Estonia il 45% della popolazione ora vive in case costruite e gestite da cooperative, mentre in Polonia e nei Paesi Baltici il settore del credito è stato protagonista di un notevole exploit. Le cooperative di credito nell’Unione Europea, rappresentano circa il 17% degli operatori12. All’interno di ogni singolo Stato membro, poi, è possibile vedere come ogni settore sia più o meno sviluppato. È il caso del settore del sociale in Italia, fra i primi fornitori di servizi sociali del Paese. Lo stesso vale per le cooperative del consumo, in grado di far concorrenza alle grandi catene di distribuzione13. Le cooperative del settore agricolo coprono all’incirca il 75% dell’intero mercato olandese; le cooperative farmaceutiche coprono, invece, il 19% circa di quello belga14. 9 www.ilo.org Tables of Contenents, ICA Rules, as approved by the ICA General Assembley, 15 September 1997. 11 http://www.agricoop.org/activities/Seoul/seoul_statement.htm 12 Secondo quanto stabilito dall’European Grouping of Cooperatives Banks, GEBC (www.gebc.org). 13 http://www.retecgm.org/2_cooperazione/22F.htm; http://www.coopfirenze.it/info79.dir/15b.htm 14 Nostra elaborazione da documenti interni ICA. 10 8 In Spagna le cooperative del distretto di Mondragon – che raggruppano imprese di distribuzione, di produzione e una banca – sono il settimo gruppo industriale del Paese e la “loro” banca è stata considerata la terza banca più profittevole dell’Unione Europea, al pari del Credit Suisse15. Stesso trend positivo si ha anche in paesi quali il Quebec (si è registrato un incremento di circa l’11% negli ultimi quattro anni) e negli USA, in modo particolare nel settore della produzione e gestione dell’elettricità e in quello dei trasporti. Le cooperative di produzione e lavoro sono una delle realtà più forti del Sud America, in modo particolare del Brasile, dove un altro ruolo da protagonista è interpretato dal settore sanitario che raggruppa medici, ospedali, cliniche e trasporto degenti. Le cooperative di pescatori trovano il loro massimo sviluppo in Giappone dove producono quasi il 90% dell’intero pescato del Paese16. Le cooperative di lavoratori hanno un notevole sviluppo in India e in Cina (soprattutto la regione dello Shangai), grazie soprattutto all’attività delle cooperative di produzione artigianale. 5. GLI STRUMENTI La prima fase della ricerca ha previsto un’indagine volta a ricostruire e ad esaminare lo stato dell’arte del movimento cooperativo internazionale cercando di ricostruirne le dimensioni generali e le principali caratteristiche. Questa fase è stata accompagnata dal benchmark del sistema non cooperativo, finalizzato a cogliere utili spunti di sviluppo e svolgere un confronto rispetto alle potenzialità cooperative Lo scopo che ci si era prefissati non era quello di compiere un’analisi strettamente quantitativa, ma un’indagine che tenesse conto di indicatori di tipo qualitativo, attraverso uno studio del mercato che prendesse in considerazione gli scenari attuali e futuri, tanto in termini economici, quanto sociali. Tale fase è stata condotta in termini di confronti (attuali e prospettici) riguardo a: dati strutturali, trend economico-finanziari, logiche manageriali e scenari politico-economici. L’analisi del sistema cooperativo è stata, invece, effettuata in termini di: individuazione dei meccanismi di sviluppo e di gestione dei sistemi appartenenti alle diverse aree d’osservazione; dati strutturali (raccolta e analisi dei dati riguardanti numero di soci, di lavoratori, trend di sviluppo e così via); economico-finanziaria (costruzione e analisi data base); logiche organizzative (a tale proposito l’attenzione non potrà limitarsi all’analisi dell’organizzazione formale del sistema, ma sarà fondamentale l’indagine dei meccanismi informali ma radicati nel sistema); analisi dei sistemi di comunicazione verso il mercato e verso i soci; ricerca di casi di “eccellenza cooperativa”, ossia un’osservazione circa la capacità del sistema cooperativo di perseguire contemporaneamente fini di ordine economico e istanze mutualistico-solidariche. La seconda fase del lavoro ha previsto la realizzazione di un’indagine attuata attraverso la distribuzione di un questionario – costituito sia da domande aperte sia da domande chiuse – 15 16 http://www.mcc.es http://www.wisc.edu/uwcc/icic/orgs/copac/member/un/int-day/950701/pub-info.html 9 preventivamente testato, alle organizzazioni membri dell’ICA. L’indagine ha permesso di raccogliere informazioni su quello che i membri di ICA pensano della situazione del movimento cooperativo in generale e del ruolo ricoperto dall’Associazione a livello internazionale. Analisi e conclusioni della ricerca sono svolte in termini di “capire cosa si può fare” (strategic analysis) “decidere cosa fare” (planning) “impostare le modalità per farlo” (deployment) 1. 2. 3. 5.1 LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO Il questionario contiene una quantità notevole di informazioni che hanno permesso di predisporre indicatori di tipo qualitativo quali lo scenario in cui si muove l’organizzazione o il peso rivestito dall’ICA. Al fine di facilitarne la compilazione il questionario è stato suddiviso in 7 diverse sezioni: 1. informazioni anagrafiche; 2. settore di appartenenza; 3. ruolo ricoperto dal movimento cooperativo a livello economico e a livello sociale; 4. influenza delle normative nazionale e/o internazionali nel sostenere o ostacolare il movimento cooperativo; 5. impatto e conseguenze che gli eventi economico-sociali accorsi a livello nazionale e internazionale dal 1989 a oggi, hanno avuto sul movimento cooperativo e direzione che questo prenderà in futuro; 6. elementi di crescita e sviluppo sui quali sarebbe utile investire maggiori risorse in futuro; 7. importanza rivestita dai principi cooperativi enunciati dall’ICA. 8. INFORMAZIONI ANAGRAFICHE Si tratta di una breve documentazione anagrafica dell’organizzazione, in modo da potrei verificare l’indirizzo esatto del soggetto intervistato, l’anno di fondazione, il nome del compilatore del questionario e il ruolo da questi ricoperto all’interno dell’organizzazione. SETTORE DI APPARTENENZA Questa sessione ha come scopo quello di inquadrare l’organizzazione rispondente in uno dei settori di attività elencati dall’ICA (Agricultural Co-operatives, Banking Co-operatives & Credit Unions, Consumer Co-operatives, Fisher Co-operatives, Health Co-operatives, Housing Co-operatives, Insurance Co-operatives, Tourism Co-operatives, Utilità Co-operatives – i.e. energy, water, etc. –, Workers’ Co-operatives) o verificare se si tratti, invece, di un’associazione di secondo livello che raggruppa al suo interno tutti i settori elencati. E SOCIALE RUOLO RICOPERTO DAL MOVIMENTO COOPERATIVO A LIVELLO ECONOMICO In questa sezione è stato chiesto a chi rispondeva al questionario di esprimere un’opinione sull’attuale ruolo ricoperto dalla cooperazione, sia a livello economico, sia a livello sociale, e su quello da essa rivestito dal 1989 (anno della caduta del muro di Berlino e dai ricercatori considerato anno di riferimento per l’inizio dell’analisi) ad oggi. In entrambe i casi è stato chiesto, attraverso una domanda aperta, di motivare le risposte con, almeno, tre giustificazioni. È stato poi chiesto di valutare il ruolo economico-sociale della cooperazione negli anni a venire (anche in questo caso è stato chiesto di motivare la risposta). La scala di valutazione di questa sezione – che va dalla domanda 1 alla domanda 3 – si articola su tre livelli: “Più rilevante”, “Meno rilevante”, “Indifferente”. 10 4. INFLUENZA DELLE NORMATIVE NAZIONALI E/O INTERNAZIONALI NEL SOSTENERE O OSTACOLARE IL MOVIMENTO COOPERATIVO La sezione è volta a capire come, a livello di leggi, la cooperazione, nei diversi Paesi, viene avvantaggiata o ostacolata dall’emanazione di particolari norme e se il movimento cooperativo – all’interno delle singole nazioni e/o a livello internazionale – ha partecipato o meno a riforme normative. 5. IMPATTi E CONSEGUENZE CHE GLI EVENTI ECONOMICO-SOCIALI ACCORSI A LIVELLO NAZIONALE E INTERNAZIONALE DAL 1989 A OGGI HANNO AVUTO SUL MOVIMENTO COOPERATIVO E DIREZIONE CHE QUESTO PRENDERA’ IN FUTURO La sezione che riguarda le domande dalla 8 alle 12 è volta ad indagare quali sono gli avvenimenti avvenuti negli ultimi quindici anni circa sia a livello di singola nazione, sia a livello mondiale che, hanno maggiormente impattato prima sul singolo sistema Paese e poi, di conseguenza, sul movimento cooperativo. Viene anche chiesto di indicare, motivando la risposta, i settori che hanno subito le maggiori conseguenze – positive e negative – indicandole ogni volta. Le domande 12 e 13, riguardanti la prima, l’influenza della globalizzazione e le sue conseguenze sul movimento cooperativo, e la seconda i vari fenomeni di mercato, sono riconducibili a questa sessione in quanto considerabili una uno dei fenomeni sociali di maggior peso degli ultimi anni e l’altra diretta conseguenza dei cambiamenti storici evidenziati nelle domande iniziali della sezione. La strada futura che intraprenderà il movimento viene indagata attraverso la domanda 14 che presenta una serie di affermazioni con le quali il compilatore si dichiara d’accordo o meno. 6. ELEMENTI DI CRESCITA E SVILUPPO SUI QUALLI SAREBBE UTILE INVESTIRE MAGGIORMENTE IN FUTURO La sezione si articola in due sole domande: la 15 nella quale si richiede di indicare, utilizzando una scala di valori che va da 1 (= prioritario) a 5 (=irrilevante), l’importanza che viene attribuita a: human capital, knowledge, innovation, capitalism. Nella domanda 16, invece, vengono indicate una serie di aree – strategy, human resource, skills and competence, finance, networkin, technological innovation, management, value, governance, products/service policies, member promotion and partecipation – e si chiede di indicare quali sono gli aspetti da implementare e quali da migliorare per rendere possibile una maggiore crescita della cooperazione. 7. IMPORTANZA RIVESTITA DAI PRINCIPI COOPERATIVI ENUNCIATI DALL’ICA In questa sessione sono stati enunciati tutti i principi sui quali si basa la cooperazione e si chiede di esprimere, utilizzando una scala di valori che va da 1 (= prioritario) a 5 (=irrilevante), un giudizio di valore sulla loro importanza. 5.2 LA VERIFICA DEL QUESTIONARIO La costruzione del questionario è stata piuttosto laboriosa a causa delle difficoltà nell’elaborazione di uno strumento che si adattasse ad organizzazioni assai differenziate tra loro per il settore di appartenenza, struttura organizzativa, regione di appartenenza. Per arrivare al questionario finale si è passati attraverso un lavoro di riedizione del questionario redatto in origine, molto più articolato, composto da un numero elevato di domande sia chiuse sia aperte che si è, però, dimostrato inadeguato perché non si coglievano a pieno gli obiettivi del progetto. 11 Prima di procedere con l’invio del questionario ai 254 membri, si è svolta una fase di verifica per controllare la corretta interpretazione delle domande delle organizzazione e la reale rispondenza delle stesse domande alle realtà dei members. Il test si è svolto grazie al supporto di dieci soggetti indicati dall’ICA, appartenenti a settori, aree geografiche e livelli associativi differenti, che hanno indicato ai ricercatori le eventuali incertezze e difficoltà sia di interpretazione sia di risposta che sono risultate evidenti ad una prima compilazione del questionario. Tutto ciò ha permesso di riformulare alcune domande e renderle più comprensibili e di facile risposta. 5.3 LA VERSIONE DEFINITIVA DEL QUESTIONARIO In appendice viene presentata la versione definitiva del questionario. 5.4 LE CAMPAGNE DI SOLLECITO Il questionario è stato distribuito a 254 organizzazione indicate da ICA. La somministrazione è avvenuta via posta tradizionale e via posta elettronica. Inoltre, è stata data la possibilità di scaricare dal web una versione elettronica del questionario dove era consentita la compilazione delle domande e il rinvio immediato al gruppo di ricerca. La restituzione del questionario è avvenuta sia via posta tradizionale, sia via fax, in misura minima, sia via posta elettronica. La scarsa quantità di rinvii “spontanei” ha richiesto un lavoro di sollecito da parte dell’Associazione prima nei confronti di tutti i members, in un secondo momento nei confronti dei rappresentanti regionali e di ogni settore. 5.5 IL CAMPIONE DI RIFERIMENTO I 254 casi studiati sono stati indicati direttamente dall’ICA. Attraverso l’elenco dei membri aderenti all’Associazione, è stato creato un data base ordinato per Paesi di appartenenza che ha portato alla suddivisione seguente: Nazione Numero membri Argentina 6 membri Armenia 1 membro Australia 1 membro Austria 1 membro Azerbaijan 1 membro Bangladesh 1 membro Belarus 1 membro Belgium 4 membri Benin 2 membri Bolivia 4 membri 12 Bosnia-Herzegovina 1 membro Botswana 1 membro Brazil 5 membri Bulgaria 2 membri Burkina Faso 1 membro Canada 3 membri Cape Verde Islands 1 membro Chile China Colombia Costa Rica Cote d’Ivoire Croatia Cuba Cypro Czech Republic Denmark Dominican Republic Egypt (A.R. of) El Salvador Estonia Finland France Gambia Georgia Germany Ghana Greece Haiti Honduras Hungary India Indonesia Iran (Islamic Rep of) Israel Italy Japan Kazakhstan Kenia Korea (Republic of) Kuwait Latvia Lituania Malaysia 2 membri 1 membro 7 membri 4 membri 3 membri 1 membro 1 membro 3 membri 2 membri 4 membri 1 membro 5 membri 1 membro 2 membri 2 membri 6 membri 1 membro 1 membro 4 membri 1 membro 2 membri 1 membro 3 membri 3 membri 9 membri 2 membri 3 membri 2 membri 6 membri 15 membri 1 membro 2 membri 7 membri 1 membro 1 membro 1 membro 2 membri 13 Malta Mauritania Mauritius Mexico Moldova (Republic of) Morocco Myanmar Namibia Nepal Netherlands Norway Pakistan Palestine via Israel Panama Paraguay Perù Philippines Poland Portugal Puerto Rico Romania Russia Senegal Singapore Slovak Republic Slovenia Spain Sri Lanka Sweden Tanzania Thailand Turkey Uganda Ucraine United Kingdom Uruguay USA Venezuela Vietnam Yugoslavia 1 1 1 4 1 1 1 1 1 1 5 1 1 1 6 1 1 5 3 7 2 4 1 1 2 1 9 3 6 1 2 5 1 1 4 6 5 1 1 1 membro membro membro membri membro membro membro membro membro membro membri membro membro membro membri membro membro membri membri membri membri membri membro membro membri membro membri membri membri membro membri membri membro membro membri membri membri membro membro membro Nel classificare le diverse organizzazioni si è tenuto conto delle informazioni in possesso dei ricercatori, ossia: settore di appartenenza; attività svolta; livello di appartenenza del soggetto indagato (se si trattava di associazioni di rappresentanza o di semplici cooperative). 14 6. PRIME CONCLUSIONI 6.1 L’ECCELLENZA COOPERATIVA COME MODELLO IMPRENDITORIALE Da oramai diverso tempo, gli economisti concordano nel non limitarsi più ad identificare il fine dell’attività d’impresa con il mero ottenimento del profitto. Il concetto di finalismo d’impresa viene, infatti, sempre più spesso a caratterizzarsi come concetto multidimensionale. Questo progressivo ampliamento delle finalità d’impresa pone la sua base nel considerare tutta l’ampia gamma di soggetti, che, a vario titolo, intrattengono relazioni e partecipano (attraverso scambi, l’apporto di fattori di produzione di varia natura, di consenso e altro ancora) alla vita e alle attività dell’impresa. In Italia tale impostazione si deve, tra i primi, al Masini17 che definì il soggetto economico come “l’insieme delle persone fisiche nell’interesse delle quali l’istituto è posto in essere e governato” in grado di indirizzare l’attività di impresa e di influenzarne politiche e strategie. Egli, dunque, tra i primi considerò i portatori di interessi economici istituzionali in senso ampio facendo rientrare in tale aggregazione anche i prestatori di lavoro accanto ai portatori di capitale. Nel corso del tempo poi, numerosi sono stati gli autori che, sempre facendo propria una concezione dell’impresa quale aggregazione di interessi, hanno progressivamente allargato la schiera dei soggetti, la cui interazione ed il cui apporto possa essere considerato vitale per il perdurare dell’impresa in autonomia ed economicità. Tra gli altri Peter Drucker in un suo recente saggio18 afferma tra l’altro che “La nozione di massimizzazione del profitto, infatti, è priva di senso […] questo concetto più che irrilevante è dannoso […]. Per comprendere che cos’è un’impresa dobbiamo partire dal suo scopo…l’impresa parta dai bisogni, dalle realtà, dai valori dei clienti. Lo stesso autore da molti anni richiama la necessità che le imprese, tutte, si orientino agli obiettivi di responsabilità sociale affermando che la dimensione sociale è “una dimensione della sopravvivenza”. Di pari passo, sempre più ampio è venuto a caratterizzarsi anche il complesso di interessi ed istanze in grado di influenzare la formulazione degli obiettivi di lungo e di breve periodo per l’impresa. La letteratura di management ha approfondito il tema degli stakeholders, analizzandone il ruolo nel promuovere od ostacolare lo sviluppo e la funzionalità delle imprese 19. Negli anni recenti gli studi si sono spinti non più ad individuare i portatori di interessi e le loro influenze, ma hanno messo in evidenza che l’impresa deve sapersi attrezzare per assicurare buoni livelli di soddisfazione per i “stakeholders dando vita così al concetto di stakeholders management. Tutto ciò porta a riconoscere nei stakeholders soggetti chiave per lo sviluppo dell’impresa così da finire con il sottolineare l’importanza di presidiare i reciproci rapporti tra impresa e portatori (primari e secondari) di interessi20 in un quadro di riferimento che enfatizza sia l’importanza dei richiami etici, sia il valore del presidio sociale nel comportamento dell’impresa. 17 C. Masini, Lavoro e risparmio, UTET, Torino 1979 Peter F. Drucker, The essential Drucker, HarperCollins Publisher, New York. NY, USA 2001 19 Tra gli altri autori che si sono impegnati in questi studi citiamo, oltre al già menzionato Peter Druker, R.E. Freeman, Strategich Management. A Stakeholders approach, Pitman, London 1984, oltre ai ricercatori dello Stanford Research Insitute (SRI) che all’inizo degli anni Sessanta lanciarono gli studi sui portatori di interessi nell’azienda. 20 A.B. Carroll, Business & Society: Ethics & Stakeholders Management, South Western Publishing, 1989 18 15 In questo quadro risulta evidente l’interdipendenza “virtuosa” e necessaria tra i molteplici interlocutori sociali, i risultati competitivi ed il profitto; in altre parole, tali elementi si alimentano vicendevolmente e sono gli uni condizione necessaria ed insieme conseguenza degli altri (vedi Figura 1). L’assunzione di una tale logica consente di ricondurre ad unità la molteplicità di soggetti, le spinte motivazionali che tipicamente interessano la singola impresa e di guidare capacità e competenze dei singoli verso il contemperamento degli interessi particolari, in vista del perseguimento del bene comune. Risulta, allora, chiaro che l’impresa si caratterizzati sempre più come istituto non solo economico, bensì anche sociale e politico. Risultati economici Risultati competitivi Risultati sociali Dominanza Coesione Figura 1. Concezione circolare del finalismo d'impresa. Nostra rielaborazione da V. Coda, L'orientamento strategico dell'impresa, UTET, Torino, 1988. Alla luce di tutto ciò diviene dunque possibile, ed anzi dovuto, riconoscere che un’idea attuale di eccellenza debba necessariamente caratterizzarsi come concetto bidimensionale. Le due dimensioni in questione, da concepirsi come complementari e dialetticamente interagenti, sono in generale definibili come quella economica e quella sociale. Considerando la prima ci si riferisce genericamente al complesso delle operazioni gestionali che l’impresa svolge secondo le proprie strategie e che si manifestano attraverso scambi di mercato; la seconda riguarda il complesso delle relazioni e delle interazioni che l’impresa intrattiene con la molteplicità degli interlocutori sociali (o stakeholders, detentori di “quote ideali” dell’impresa) con i quali viene in contatto nello svolgimento delle attività che la caratterizzano. In altre parole, è possibile definire eccellente quell’impresa capace di perseguire contestualmente fini di carattere economico e sociale. Detto ciò, diviene ancora più interessante trattare la tematica dell’impresa cooperativa e, più in particolare, dell’eccellenza per l’impresa cooperativa. La cooperativa è definibile come un modo assai particolare di fare impresa, laddove infatti l’impresa diviene per i soci lo strumento, necessario ed indispensabile, per il perseguimento delle particolari finalità che caratterizzano e qualificano l’istituto mutualistico. Se si accetta perciò questa impostazione, non solo vengono a valere anche per le cooperative tutte le considerazioni fatte sopra, ma si comprende come la cooperazione possa essere considerata la “culla” di tutto ciò. Inoltre, alla luce delle peculiarità delle imprese cooperative è possibile fare alcune precisazioni che impongono una riconsiderazione delle due dimensioni (economica e sociale). Innanzitutto è bene ricordare che per le cooperative, il fine ultimo si identifica nella finalità mutualistica. Essa non si limita al mero perseguimento di obiettivi di natura sociale, ma, al 16 contrario, è frutto della scelta da un gruppo di individui che, in vista dei bisogni da soddisfare, trovano nella cooperativa una soluzione migliore rispetto al mercato; ciò implica che, in questo modello, il il fine ultimo (la mutualità) viene perseguito attraverso un’aggregazione economica in grado di agire in contesti concorrenziali. In questo contesto, può essere utile ricordare che, nelle cooperative, il risultato economico è inequivocabilmente definito come fine-mezzo, non quindi fine ultimo, comunque indispensabile strumento in vista del perseguimento del fine ultimo di natura mutualistica; la dimensione che prima si è genericamente definita “sociale”, nel modello cooperativo si ritrova calata secondo tre declinazioni: la democraticità, la partecipazione e la solidarietà. E’ immediato, allora, evidenziare come l’istituto mutualistico si caratterizzi per essere insieme economico, sociale e politico e ribadire che, senza dubbio, l’impresa cooperativa si pone come “istituzionalizzazione” di modello di un finalismo e di un’eccellenza di tipo bidimensionale. Per concludere, affinché le caratteristiche evidenziate ora si possano trasformare in obiettivi misurabili e, al tempo stesso, un valore per la cooperativa, è fondamentale avviare una riflessione sulla correlazione esistente tra capacità di operare in “eccellenza” e solidità/durabilità delle aziende stesse. In quest’ottica si può sottolineare come gli obiettivi di eccellenza possano essere descritti nei seguenti punti: capacità di perdurare nel lungo periodo, in un’ottica di autonomia ed economicità; capacità di raggiungere i fini mutualistici e solidarsistici; distribuzione delle risorse; capacità di coinvolgimento dei partner (soci, dipendenti, fornitori, comunità di riferimento, enti pubblici). Un altro modo per definire l’eccellenza di una cooperativa potrebbe allora essere quello di dire che essa esiste se esiste l’attitudine a realizzare un mix positivo tra risultati economico-finanziari e mutualistico-solidaristici. Emerge allora la necessità di individuare degli strumenti utili per “allenare” alla misurazione delle diverse tipologie di “eccellenza e a diffondere questa tipologia di lettura delle performance aziendali. In sostanza, è necessario individuare una serie di parametri utilizzabili per valutare il funzionamento delle singole aziende sia sul fronte prettamente economico, sia su quello “valoriale”. Una possibile rappresentazione sintetica dei risultati in termine di vicinanza o meno delle singole aziende ai parametri indicati come “eccellenti” è rintracciabile nella cosiddetta “matrice dell’eccellenza”21. Tale matrice a doppia entrata pone sull’asse delle ascisse la maggiore o minore capacità di operare secondo logiche di economicità; su quello delle ordinate si sono riportati i parametri sintetici derivati dall’analisi sull’adesione maggiore o minore ai principi partecipativi e alla loro realizzazione pratica durante la gestione (vedi Figura 2 ). Eccellenza 3 Realisation Co-op principles 21 Posizionamento cooperativa 2,5 2 Baglioni G., Brogonzoli L., Mazzoleni M., Merlo A., Le cooperative eccellenti – Un’analisi sul campo, 1,5 Confcooperative, Milano, 1999. Si noti che la sintesi espositiva e la rappresentazione attraverso uno strumento 1 forzatamente bidimensionale dei risultati porta ad interpretare i livelli di “eccellenza” in termini di indirizzo generale; non si deve cadere nella trappola che porta a tradurre risultati espressi attraverso indicatori quali-quantitativi in 0,5 parametri oggettivi assolutamente in grado di “leggere” ed interpretare il complesso sistema aziendale. 0 0 1 2 Level of Performance 3 17 Figura 2. La matrice dell'eccellenza 6.2 IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE DEL FUTURO A nostro avviso, bisogna considerare tre particolari condizioni, tra esse intercorrelate, che rappresenteranno – e, in parte già rappresentano – la cornice del sistema economico-sociale con cui ci si troverà ad avere a che fare; esse sono: la globalizzazione, la spinta alla coopetition e la perdita di un’identità dominante. Tali condizioni sono riassumibili in un fenomeno: la trasformazione in atto che ci ha portato a riconoscere l’inizia di una nuova era: l’Era digitale22. La rivoluzione della tecnologia dell’informazione e della comunicazione e le trasformazioni sociale che l’accompagnano hanno causato una cesura epocale nelle modalità di sviluppo delle società umane. Non solo si sono modificati il modo di lavorare e le strategie di sviluppo per le imprese, ma anche la concezione di stato, di nazionalità e via via fino alla concezione di spazio e di tempo, improntate alla logica dei flussi. Il nuovo modello di società che si sta imponendo può essere definita “informazionale, globale e interconnessa per identificare i tratti distintivi e per mettere in rilievo l’intreccio di tali elementi”23. Essa è informazionale in quanto sia la produttività, sia la concorrenzialità sono basate sulla capacità di creare e veicolare informazioni basate sulla conoscenza; è globale in considerazione del fatto che tanto la produzione quanto il consumo vengono organizzati e consumati a livello mondiale; infine, è in rete perché la maggior parte del processo strategico viene organizzato e supportato da una complessa interazione tra reti aziendali. In questo quadro l’informazione, che ha sempre rappresentato un elemento di crescita fondamentale24, è divenuta un fattore strategico per la competizione, tanto da aprire un nuovo sviluppo non solo alle imprese che forniscono strumenti per operare in tutte le fasi economicoproduttive, ma anche a quelle il cui output è l’informazione stessa25. Come è chiaro, il sistema economico interconnesso in rete ha caratteristiche molto differenti rispetto al passato. Per approfondire tali cambiamenti, occorre fare una piccola premessa di tipo metodologico: il complesso processo di evoluzione sociale cui stiamo assistendo e, soprattutto del sistema economico, potrebbe essere analizzato secondo svariati punti di vista. Scegliamo di seguire la logica della redditività, intravedendo in essa il motore dello sviluppo industriale. 22 Rifkin J., Age of Access. The New Culture of Hypercapitalism, Where All of Life Is a Paid-for Experience, Trade Pbk. Ed, 2001 23 Castells M., The rise of Network Society, Blackwell Publishers Ltd, Oxford, 1996 24 Mokyr J., The Lever of Riches: Technological Creatività ad Economic Progress, Oxford University Press, Oxford, 1990 25 Monk P., Technological Change in the Information Economy, Pinter, London, 1989 18 La ricerca della massimizzazione del profitto, della competitività e della produttività viene spesso svolta attraverso l’innovazione tecnologica; in altre parole, la ricerca e lo sviluppo continuo di nuove tecnologie e la ricerca della qualità rappresentano un elemento competitivo strategico fondamentale26. La rivoluzione tecnologica27, e la spinta al cambiamento da essa generata, si manifestò in modo così eclatante per la prima volta nel corso degli anni Settanta28; una concorrenza basata sulla tecnologia è molto costosa e le innovazione e i cambiamenti da essa prodotti sono molto complessi da gestire; tale tipo di sviluppo richiede un massiccio bisogno di incrementare il profitto e, in tali condizioni, ciò significa aumento della produttività e allargamento dei mercati. Tale processo (tecnologia, produttività, mercati) si è concluso negli anni Novanta, con il consolidamento del processo di globalizzazione, con la conseguente integrazione dei mercati, di produzione e di sbocco; ciò ha consentito alle imprese capitalistiche di ricapitalizzare il capitale investito, generando, però, un’evoluzione disomogenea della produttività. Il processo si globalizzazione se da un lato ha reso ancora più forte la possibilità per le imprese di aumentare la produttività e la redditività, dall’altro ha reso ancor più evidente la creazione di forbici di sviluppo tanto nei rapporti impresa e paese, quanto, e soprattutto, tra sistemi paese29. E’ bene, infatti, ricordare che “il termine competitività ha significati diversi per l’impresa e per l’economia nazionale. La competitività di una nazione è il grado in cui essa riesce, in condizioni di mercato libero e leale, a produrre beni e servizi che superino l’esame dei mercati internazionali e nel contempo a espandere i redditi reali dei propri cittadini. La competitività su scala nazionale si basa su superiori risultati ei produttività da parte dell’economia e sulla sua capacità di orientare la produzione verso attività a elevata produttività che, a loro volta, sono in grado si generare livelli elevati di salari reali”30. Mentre per le imprese la competitività si unifica semplicemente la capacità di acquisire quote di mercato. L’aumento della competitività globale ha portato, dunque, a una duplice e contrastante conseguenza; da un lato si assiste ad una crescita continua della produttività e ad un miglioramento della performance31. Dall’altro ad una delocalizzazione produttiva, il che comporta problematiche sul territorio dei paesi più avanzati, ed un aumento della sperequazione della ricchezza a livello globale. L’influenza dell’economia globale ha toccato, direttamente o indirettamente, ognuno, pur non coinvolgendo tutti i processi economici del pianeta; mentre i segmenti dominanti delle economie più sviluppate sono uniti alla rete globale, esistono paesi e regioni che ne rimangono esclusi, taluni perché esclusi dalle logiche competitive, altri perché autoescludentesi per motivazioni politico26 Aglietta M., Sul capitalismo contemporaneo, Bollati Boringhieri, Torino, 2001 Castells M., High Technology, Space and Society, Sage, Beverly Hills, 1985 28 Boyer R., Is a new socio-technological system emerging? Paper, Conference on Structural Change and Labour Market Policy, Var, Gard, June 1988 29 Si veda a questo proposito tra gli altri Josepj E. Stiglitz, Globalization and ITS Discontents, ç Joseph E Stiglitz 2002 laddove richiama le promesse realizzate e quelle infrante dalla globalizzazione 30 Cohen S. et al., Global Competition: the New Reality, vol.III di Young J., Competitiveness: the Report of tne President’s Commission on Industrial Competitiveness, Washington, Government Printing Office, 1985 31 Si veda, a tal proposito, lo studio fatto su un campione di imprese statunitensi, giapponesi e tedesche, McKinsey Global Institute, 1993 27 19 culturali. A motivo di ciò, diversi sono stati i tentativi compiuti, soprattutto dalle superpotenze, di creare regole comuni dettate dal mercato, da imporre a tutte le economie. Un esempio di ciò è individuabile nel tentativo compiuto dalla squadra di Clinton di mettere sotto pressione i governi nel mondo al fine di portare avanti questa strategia32, con l’aspettativa di liberi mercati , di stampo smithiano, che avrebbero avuto un effetto calmierante anche sulle economie in via di sviluppo. Ancora, si deve evidenziare che se, da un lato, l’economia globale è dinamica, favorisce la creazione di reti commerciali e finanziarie e mostra trend positivi sul fronte della produttività e dell’innovazione tecnologica, dall’altro è altamente volatile ed instabile (come hanno evidenziato le crisi asiatica, quella russa, la brasiliana e l’argentina), selettiva e causa dell’aumento di sperequazioni planetarie. Un altro aspetto interessante dell’affermarsi dell’economia globale si ritrova nei cambiamenti di assetti culturali, delle logiche e delle forme organizzative. Un punto dei punti di forza di questo modello è senza dubbio rappresentato dalla convergenza e interazione tra il nuovo paradigma tecnologico e le nuove logiche organizzative; ciò consente l’affermarsi di una matrice comune in contesti culturali molto diversi tra loro: il continente americano, quello europeo, la Russia, il Giappone, la Cina. Dal punto di vista delle logiche organizzative, si sta imponendo un modello di impresa “orizzontale”, caratterizzata da un’organizzazione per processo, una gerarchia piatta, i lavori in team, brain-working, attenzione a tutti gli stekeholder, formazione continua33. Una caratteristica di questo modello è anche quello di essere dinamica e flessibile, basando la sua forza sulla costruzione di un sistema di reti che può andare dal semplice accordo commerciale alla creazione di sistemi informativi transnazionali caratterizzati da un approccio botton-up; l’unità operativa del sistema diviene così il business project attuato da una rete (Cross-border network)34. Una delle possibili casistiche delle tipologie di rete emerse con l’avvento della globalizzazione è riassunta nella figura 3. Uno dei principali esempi del valore competitivo che può venire dalla costituzione di una rete è quello della Cisco (Global Network Business); da questo emerge quanto i rapporti con i soggetti che costituiscono e che ruotano intorno ad un impresa siano strategici quanto i prodotto ed i servizi e che sono tanto più solidi quanto è ampia la condivisione di informazioni35. E’ importante, infine, osservare che ciascuna componente della rete è anche influenzata dall’ambito culturale/istituzionale in cui è inserita. Tipologia Reti di fornitori Reti di produttori Focus Accordi tra cliente (l’impresa focale) e fornitori di input intermedi Accordi di subappalto, assetti di Original Equipment Manifacturing, Original Design Manifacturing Accordi tra concorrenti Accordi di coproduzione Messa in comune risorse umane, finanziarie e know how. 32 Kristoff N. and Ranger D.E., How US wooed Asia to let cash flow in, The New York Times, 18th February 1999, Drucker P.F., The coming of the new organizatition, Harvar Business Review, n° 88, 1988 34 Ohmae K., The Borderless World: Power and Strategy in the Interlinked Economy, Harper, New York, 1990 35 Cisco System, The global networked business: a model for succes, 1999 33 20 Reti di clienti Collegamenti a valle tra imprese manifatturiere e distributori Coalizioni sugli Accordi irreversibili su processi, prodotti e standard standard Reti di cooperazione Condivisione di conoscenze e know how tecnologica anche di tipo generico Figura 3. Tipologie di reti. Nostra rielaborazione da Ernst D., Inter-firms Networks and Market Structure: Driving Forces, Barriers and Patterns of Control , University of Califoria, BRIE research paper, Berkely, 1994 Prima di passare alle conseguenze socio-culturali dell’avvento dell’era dell’informazione, a nostro avviso è possibile fare delle considerazioni sul ruolo della cooperazione in questo contesto. Le considerazioni fin qui fatte – globalizzazione, logica organizzativa piatta e partecipative, attenzione agli stake-holder, creazione di reti – portano ad affermare la comunanza di logiche operative e il potenziale grande vantaggio strategico del modello cooperativo. Innanzitutto, uno dei punti di forza del sistema cooperativo è di saper stare sul territorio, legandosi a valori e tradizioni e dando risposta rapidamente e in modo flessibile alle diverse istanze. Forza del sistema cooperativo è essere un movimento globale e adattabile ai più differenti contesti. E’ parere di chi scrive che il sistema cooperativo rappresenti l’unica vera alternativa ad un sistema di imprese multinazionali che appiattiscono il territorio; esso, infatti, è una grande forza nazionale e multinazionale insieme, una forza globale in grado di dare valore ai valori locali. Il modello cooperativistico, inoltre, è nato e si è sviluppato tenendo sempre conto di logiche partecipative e comunicazionali, sia nei confronti dei dipendenti sia degli stakeholder esterni. Infine, il sistema cooperativo è un sistema di rete: reti locali, nazionali, planetari, di cui ICA rappresenta l’apice. Purtroppo però, l’attuale andamento del sistema porta a evidenziare il rischio che esso corre di perdere questi potenziali vantaggi. La cooperazione del futuro deve essere in grado di riportare in evidenza le proprie peculiarità, dal rafforzamento dei rapporti con i soci alla adesione forte e partecipata alla rete globale della cooperazione. Ciò che emerge è la perdita di questa grande occasione. Soprattutto per quanto attiene al rafforzamento della rete il percorso da fare è lungo e impegnativo. A nostro parere, infatti, manca il coinvolgimento a progetti comuni, lo scambio di informazioni e di know how; in altre parole, la nostra sensazione è che esista una struttura di rete che si limiti a svolgere azioni di monitoraggio e rappresentanza, mancando, invece, degli aspetti più progettuali e operativi. Da un altro punto di vista bisogna riconoscere al sistema cooperativo di aver saputo – e continua a farlo – porre sul mercato un modello di sviluppo sostenibile che si stacca dalla nuova spinte neoliberista senza regole. Ci si riferisce con ciò alla capacità di intervento in quei paesi esclusi dal processo di globalizzazione o da questo sfruttati; ci si riferisce, dunque, ai Developing Countries, e persino ai Less 21 Development Countries (definizione ONU), o a quelli il cui tessuto economico sociale è stato stravolto da accadimenti interni (Est Europa, Medio Oriente, Ex-Jugoslavia, America Latina). In tali situazioni il sistema cooperativo dimostra la propria capacità di intervento grazie con una matrice valoriale forte e una lunga esperienza. Da ciò emerge anche come i comportamenti convergenti sono destinati a perpetrarsi anche nelle economie più arretrate o deboli, mantenendo un’identità comune. Se fino a qui abbiamo preso in considerazione la globalizzazione della tecnologia, delle informazioni e del mercato, ora crediamo che meriti qualche accenno il disorientamento socio-cultarale che caratterizza la nostra era. Tre, a nostro giudizio, i fattori più importanti: la perdita di sovranità da parte degli stati-nazione, la perdita della nozione classica temporale-spaziale e, infine, la perdita del senso (meaning), di un’identità36. Si è di fronte a un nuovo mondo; questa volta non si tratta di una scoperta in senso geografico, ma culturale. Secondo Castells37 la società in rete ha portato a una “disgiunzione sistemica” tra globale e locale, scatenando conflitti socio-politici tra i sostenitori di un modello globale neoliberista in una società cosmopolita da un lato e i fautori di uno sviluppo locale dall’altro. Questo accavallarsi di spinte cosmopolite e localismi, di nuove abitudini e logiche e la riscoperta di vecchie tradizioni, il cambiamento del ruolo dello stato e del rapporto tra individuo e spazio-tempo sta provocando l’impossibilità di una pianificazione riflessiva del meaning, una crisi del senso di identità. Il senso di identità, derivante dal prevalere di una o più fonti culturali e delle istituzioni dominanti, può considerarsi come la fonte del meaning e dell’esperienza; l’identità organizza il significato, mentre i ruoli organizzano le funzioni. Il meaning si organizza intorno ad un’identità primaria, ossia un’identità che fa da riferimento per le altre; essa spesso si va a sovrapporre con l’identità collettiva38, ossia il frutto delle rielaborazioni a livello di strutture sociali. Quest’ultima è tanto più forte, quanto più forte è il potere: sia per chi è favore e si riconosce in tale potere, sia per chi l’osteggia. Esistono diverse forme di identità collettiva che si possono declinare in legittimante, resistenziale e progettuale. La prima39 è quella affermata dalle istituzioni dominanti per rafforzare il controllo sulla società civile; le conseguenze sono la razionalizzazione delle fonti di potere e la nascita di gruppi organizzati e strutturati di attori sociali. La seconda40 forma, quella resistenziale, come dice la parola nasce da forme di resistenza collettiva, da un’opposizione civile organizzata e generata da attori in posizioni stigmatizzate. 36 Castells M., The Power of Identity, Blackwell Publishers Ltd, Oxford, 1997 Castells M., 1997 38 Lash C., The Culture of Narcissism, Abacus, London, 1980 39 Buci-Gluksman C., Gramsci e lo stato, Edizioni Riunite, Roma, 1976; Sennet R., The Fall of Public Man, Vintage Books, 1978 and Authority, Alfred Knopf, New York, 1980 40 Calhoun C., Social Theory and Politics of Identity, Blackwell, Oxford, 1994; Etzioni A., The Spirit of Community, Crown, New York, 1993 37 22 Infine, l’identità progettuale, nasce dal passaggio da affermazioni individuali a collettive; secondo Touraine: “Chiamo “soggetto” il desiderio di essere un individuo, di dar forma a una storia personale, di conferire un senso all’intero campo dell’esperienza della vita individuale. […] La trasformazione degli individui in soggetti risulta dalla necessaria combinazione di due fenomeni: l’affermazione degli individui contro le comunità e quella degli individui contro il mercato”41. Il problema della nostra società è che da un lato la crisi delle istituzioni ha provocato una forte crisi dell’identità legittimante, con un conseguente indebolimento dell’identità individuale; dall’altro lato le forze contrastanti, di cui si è precedentemente detto, introducono una spinta verso una nuova identità resistenziale. Come già successo di fronte a diversi accadimenti del passato, gli individui cercano di ritrovare una fonte d’identità nelle forme di resistenza comunitaria, nel conflitto di interessi e valori di attori sociali contrapposti42. La ricerca del meaning si rivolge dunque verso “comunità” (territoriali, politiche, religiose, ecc) che si presentano come reazione alle tendenze dominanti, forti dal punto di vista culturale-valoriale. E’ probabile, e auspicabile, che dalle “comunità” emergano gli agenti collettivi della trasformazione sociale, un nuovo meaning intorno a un’identità progettuale. Il movimento cooperativo, nel passato, è già stato il motore che ha fatto emergere una nuova identità sociale; anche oggi, esistono le condizioni – e le aspettative – da parte della società civile per poter far nascere dal mondo cooperativo un nuovo progetto, un nuovo modello, una nuova identità. La cooperazione oggi deve rappresentare un modello di sviluppo alternativo, uno sviluppo sostenibile, democratico e solidaristico; è uno sviluppo orientato a diminuire la forbice esistente tra i vari paesi del mondo, ad aumentare la ricchezza globale diminuendo le sperequazioni. Così facendo essa può dar vita a un modello diverso quanto forte rispetto alle spinte neo-liberiste; e può dare un volto e una voce a quanti cercano un’organizzazione sociale organizzata in cui riconoscersi, può ridar loro la voglia e la capacità di riappropriarsi di una nuova identità progettuale. Globalizzazione Cambiamenti del sistema produttivo Aziende piatte Logiche partecipative Reti Nuovi skill and competence Società in rete Cambiamenti del sistema culturale Crisi: della sovranità dello stato –nazione delle rappresentanze dei lavoratori dell’identità culturale Ruolo della Ruolo della Touraine A., La formation du sujet, in Dubert F. e Wieviorka M., Penser le sujèt, Fayard, Paris, 1995 cooperazione: cooperazione: 42 Castells M., The City and the Grassroots, University of California Press, Berkeley, 1983 modello di sviluppo nuova identità “glocale” progettuale 41 23 Figura 4. La cooperazione del futuro 6.3 UNA PROVOCAZIONE Una volta evidenziati i motivi per cui riteniamo che il sistema cooperativo non solo rappresenti un modello aziendalistico eccellente, ma anche un’alternativa ad uno sviluppo neoliberista senza regole, concludiamo questo breve scritto lanciando due provocazioni che riteniamo possano risultare utili per un ripensamento “progettuale” (per ribadire un concetto ormai noto). Innanzitutto un problema legato alle specificità ambientali; a nostro parere in ambito cooperativo, come anche in altri di osservazione politico-econimica, esiste una grossa spaccatura tra il gruppo di paesi economicamente più sviluppati, quelli in via di sviluppo e quelli più arretrati. Rispetto ai primi seguiranno considerazioni (la seconda provocazione); in riferimento agli altri, si può osservare un andamento in crescita e l’apporto positivo dato dalla cultura cooperativa. In essi la cooperazione non ha costituito solo una mera alternativa ad un sistema di mercato liberista imperante, ma ha spesso gettato le basi per una crescita economica indipendente e duratura. In altre parole, l’intervento cooperativo non si è limitato – e non si limita – a dare una risposta di tipo economico, ma ha contribuito a ridare dignità ad un tessuto sociale spesso martoriato. Il problema che emerge da quanto detto è che oggi si rischia di avere due modelli cooperativi: da un lato quello dei paesi in via di sviluppo che tende a mantenere le peculiarità forti del sistema, dall’altro quello dei paesi sviluppati che rischia di allontanarsi da quella strada. E con questo arriviamo anche alla seconda area di provocazione. Nel presente scritto ci siamo sempre riferiti al modello cooperativo in senso lato, pur conoscendo la molteplicità di forme e modalità con cui esso viene fatto vivere; d’altra parte, tuttavia, esistono una matrice comune ed una serie di valori condivisi che rendono tale modello unico e inconfondibile. Tutto ciò è vero, però, solo nell’ipotesi che venga perseguito uno sviluppo eccellente, così come precedentemente definito. Quando ciò non accade – e la nostra esperienza da ricercatori e da consulenti in questo campo ci da, purtroppo, ragione – il rischio è che la cooperativa perda la sua funzione e la sua specificità, cioè quegli elementi distintivi che hanno giustificato lo sviluppo di una forma specifica di impresa allontanandosi dal modello standard dell’impresa capitalistica. In altre parole, ciò a cui si sta assistendo oggi, per lo meno in taluni contesti, è un lento ma inesorabile processo di “normalizzazione”, pur mantenendo il successo commerciale o di mercato. Non crediamo che si tratti, come alcuni sostengono, di vetustà o inattualità delle ragioni che hanno portato alla demarcazione tra società cooperative e società capitalistiche; riteniamo anzi, come già spiegato, che oggi il sistema cooperativo possa tornare a svolgere un ruolo da protagonista, proponendo un modello di sviluppo globale, ma sostenibile. Riteniamo tuttavia che il rischio di una perdita di distintività esista; questo da un lato è dovuto ad una sorta di ovattatura dei principi cooperativi (causa interna al sistema), dall’altra dall’essere divenuti modello organizzativo e culturale che viene esportato nelle imprese capitalistiche che 24 scelgono di seguire la via della social responsability (causa esterna). La differenza distintiva rispetto ad altri tipi di imprese può essere lasciata cadere – anche se omaggiata in superficie – se tutti gli attori sociali che ruotano intorno all’impresa cooperativa sono attratti dal processo di convergenza verso un tipo di impresa definito dalle esigenze (generali) della competizione di mercato e dalle istanze etiche (anch’esse generali). Con ciò intendiamo riferirci alla crescente indifferenziazione della forma cooperativa dalle altre forme di impresa. Questo indebolirebbe in primo luogo la cooperazione, come movimento, e le istituzioni che ne hanno finora accolto le ragioni; sul piano sociologico, diventare un'impresa simile alle altre riduce il radicamento sociale e il rapporto coi soci, indebolendo la capacità di rinnovare il bisogno di neo-imprenditorialità cooperativa nella società, trovando nella base sociale di riferimento nuove esperienze, che permettano di ripartire ogni volta che si presentano problemi nuovi. Infine si rischia un allentamento strategico a livello di impresa: il venir meno di una specificità cooperativa mette a repentaglio l'elemento cooperativo mutualistico dalla visione dei gruppi dirigenti. Si rischia cioè che gli stessi diventino semplici consigli di amministrazione. Si tratta , dunque, di problematiche riguardanti la strategia dell’intero movimento cooperativo e che guarda al lungo termine. E’ anche vero che c’è, nel movimento cooperativo e nelle imprese, una consapevolezza di questi problemi e ci sono alcuni tentativi di riaffermare, negli specifici campi di lavoro, il rapporto con il fine mutualistico, con la base sociale, con gli ideali di progresso e di socialità ereditati dal passato. Tuttavia queste iniziative e queste consapevolezze si scontrano con una tendenza strisciante, anonima, verso la “convergenza”, che prende di volta in volta le vesti della necessità competitiva, della modernizzazione culturale, dello scambio utilitaristico con i vari stakeholders, dell’aziendalismo sans phrase. Stiamo avvicinandoci ad un bivio, ad un momento di chiarificazione in cui o si sposa la logica della “convergenza” andando fino in fondo verso la “normalizzazione contrattata” delle imprese cooperative che scelgono di diventare imprese tout court, o si ristabilisce un legame forte con le ragioni della “differenza”. Un aspetto problematico di questa situazione si deve leggere in chiave di misurabilità o, meglio, di non misurabilità. Il problema chiave, il declinare crescendo, è ancora più difficile da affrontare di un semplice declino. Tutti sono disposti a rimettersi in discussione quando c'è una crisi, ma se la crisi non è supportata da dati diventa difficile affrontare il declino. Che il declino ci sia lo si legge non sui numeri dei bilanci o sulla demografia delle imprese cooperative. Ma lo si deve leggere nel fatto che – politicamente e socialmente – la cooperazione riesce sempre meno ad essere presente nell’immaginario collettivo e nella comunicazione sociale. Il rapporto con le imprese cooperative diventa più utilitaristico e strumentale e meno politicoideale: si sta in un’impresa cooperativa perché serve, perché dà dei vantaggi pratici, ma è difficile legare questa convenienza ad un discorso più ampio di movimento, di visione politica e intellettuale, di significato dello stare insieme e del lavorare insieme. Eppure lo “stare insieme” e il “lavorare insieme” non sono affatto usciti dall’agenda politica o dalle possibilità del vivere quotidiano. Come uscirne? Riteniamo che si stia vivendo un nuovo periodo di enorme trasformazione; il sistema cooperativo può risultare ancora un modello vincente; si è sviluppato come reazione al primo modello industriale prima, a quello fordista poi; oggi deve misurarsi con quello globale e informatizzante. 25 Riteniamo, infine, che il percorso di riflessione che il mondo cooperativo dovrebbe affrontare riguarda la ricerca del meaning, decidere se voler rappresentare un soggetto che possa offrire un’identità progettuale per i molti soggetti che si sentono smarriti nell’attuale contesto sociopolitico, decidere se voler nuovamente offrire un’alternativa al mercato e nel mercato. Una volta si diventava soci di una cooperativa per bisogno, per l'assenza di una risposta del mercato. Oggi, al contrario, è difficile che, in contesti di piena occupazione e di affluent society, non ci siano altre soluzioni che prendere la strada in salita dell’auto-organizzazione. Ciò che induce a fare un determinato lavoro, a stare in cooperativa con altri è ormai principalmente un problema di senso. Oggi sempre più ciò che tiene insieme l'economia è il senso delle cose, la ragione per cui le cose si fanno, il loro significato. Questo è un processo, generale che riguarda tutti i lavori. Ci sono lavoratori in cerca di senso che, rispetto al lavoro, danno la preferenza alle offerte che, dal loro punto di vista, sono maggiormente dotate di senso. Nella concorrenza per attrarre i lavoratori migliori la spunteranno non solo le imprese che pagheranno di più, ma anche quelle che riusciranno a conferire un senso al lavoro che incrocia la sensibilità e le preferenze dei potenziali lavoratori. E la ricerca del senso non riguarda solo i lavoratori, interessa anche i consumatori. Per questo è importante che si sviluppi una forma di “consumo del significato”, un nuovo modello che nasce dallo stare insieme, dal condividere, dal fare comunità. Le comunità di consumo esistono, si stanno sviluppando anche in forma virtuale e stanno proponendo valori alternativi al mercato, ma adeguati al contesto postfordista. Anche in questa evoluzione si aprono spazi per lo spirito del movimento cooperativo: la storia ricomincia ad andare verso esigenze di mutualismo e di condivisione volontaria che in precedenza erano state soffocate o appaltate allo Stato e alle grandi imprese. Oggi c'è un terreno nuovo di iniziativa a favore della condivisione auto-organizzata e volontaria: un terreno che, se non viene riempito da iniziative collegate alla tradizione cooperativa, rischia di non decollare, o di essere temporaneamente occupato da altre forme di impresa e di valori, lontani dallo spirito della condivisione mutualistica di problemi e risorse. APPENDICE: IL QUESTIONARIO 26 ICA Towards September 2003 - Questionnaire - Basic Information Organisation name Year of Foundation Town/City: Country: E-mail: Web: Name of respondent: Title or position: Sector: Sector of Activity Agricultural Co-operatives Banking Co-operatives & Credit Unions Consumer Co-operatives Fisheries Co-operatives Health Co-operatives Housing Co-operatives Insurance Co-operatives Tourism Co-operatives Utility Co-operatives (energy, water etc) Workers’ Co-operatives Multi-Sectoral Product/service offered: ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………… 27 1. How do you evaluate the current role Co-operation plays in your country from a social (i.e. social cohesion, poverty alleviation, community building, etc) and economic (i.e. market share, countervailing power, income generation, etc.) point of view? Please mark your answer with an X. Economic Role Social Role Very relevant Relevant Not very relevant Completely insignificant Give the three main reasons on which your answer is based. 1. 2. 3. 2. In your opinion, is the social and economic impact of the co-operative movement today more or less relevant as compared to the past (since 1989)? Please mark your answer with an X. Economic Role Social Role More relevant Less Relevant No change Give the three main reasons on which your answer is based. 1. 2. 3. 3. How do you foresee the social and economic impact of the co-operative movement will be over the next years? Please mark your answer with an X. Economic Role Social Role More relevant Less Relevant No change Give the three main reasons on which your answer is based. 1. 2. 3. 28 4. Are legislative changes affecting co-operatives expected in your country? 5. ☐ Yes ☐ No Do you think legislative changes are necessary? ☐ Yes ☐ No If yes, please specify noting also the sector concerned 6. Has the co-operative movement in your country participated in the review of legal provisions? 7. ☐ Yes ☐ Sometimes ☐ Yes, but our proposals were not taken into consideration ☐ Never How do you evaluate the attitude of international institutions vis-à-vis co-operatives? ☐ Definitely supportive ☐ Indifferent ☐ Not supportive ☐ Other (please indicate) Give reasons: ……………………………………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………………………………… 8. What are the three changes that have take place since 1989 within the co-operative movement, and what are their consequences? 1. 2. 3. 9. Please indicate what are the three most important changes which have taken place since 1989 at the international level that have significantly affected the co-operative movement, and what are their consequences? 1. 2. 3. 29 10. Please indicate what are the three most important changes which have taken place since 1989 at the national level that have significantly affected the co-operative movement, and what are their consequences? 1. 2. 3. 11. On the basis of answers provided to questions 7, 8, 9, which sectors have been the most positively affected by such events (indicate the event) and its consequence/s? Sector Consequences 1. 2. 3. Please indicate the sectors most negatively affected by these events and their consequences: Sector Consequences 1. 2. 3. 12. Has globalisation and its consequences had impact or is it currently having impact on the co-operative movement in your country? ☐ Yes ☐ No If yes, which of the following: 13. ☐ Improved and faster communication ☐ Infrastructure improvement and faster transport ☐ Globalisation of the marketplace ☐ Greater demands for standardisation ☐ Liberalization ☐ Deregulation ☐ Reduced protection ☐ Other/s (please specify) In your opinion, which of the following which continue to affect the international market have most significantly impacted the co-operative movement in your country? (Mark all relevant replies -- 1=great impact – 3=no impact). 1 2 3 Globalisation demand Production delocalisation Presence of multinationals on the market 30 Stock-exchange trends Introduction of new communication systems (i.e. internet, etc) Increased market dynamism Expanded market offer Liberalization Reduced protection Revision of energy policies Standardisation demands Mixed ethnic groups and cultures None Other (please specify) 14. Please indicate whether you agree with the following statements on the possible future directions of the co-operative movement in your country. I agree I disagree Growth and development Crisis of the co-operative movement Need to reassess the co-operative movement Increased competitiveness of co-operatives Increased difficulty in maintaining the current position of the movement In the current situation, impossible to do more 15. 16. What is the importance of the investment in human resources, knowledge and innovation? Indicate using a scale from 1 to 5 - 1 = priority, 5 = irrelevant. 1 2 3 4 5 Human capital Knowledge Innovation Capitalisation Other (please specify) Other (please specify) Other (please specify) For each of the following, indicate what elements are needed for the future growth of cooperatives in your sector. Area Strategy Human resources Skills and competences Improvements and new enhancements 1. ………………………………………………………………………………… 2. ………………………………………………………………………………… 3. ………………………………………………………………………………… 1. 2. 3. ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 1. 2. 3. ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… 31 Finance 1. 2. 3. ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… Networking 1. 2. 3. ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………… Technological innovation 1. 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Management 1. 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Value 1. 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Governance 1. 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Products/services policies 1. 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… 1. and 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Other (please specify) 1. 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Other (please specify) 1. 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… 1. 2. 3. ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… Member promotion participation Other (please specify) 17. Which of the co-operative principles is most important in terms of strengthening cooperative identity? Indicate using a scale from 1 to 5 - 1=priority, 5= irrelevant. Principles 1 2 3 4 5 32 Voluntary and Open Membership Democratic Member Control Member Economic Participation Autonomy and Independence Education, Training and Information Co-operation among Co-operatives Concern for Community Please explain your reply especially with regard to the principle you evaluate as most important. ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………. BIBLIOGRAFIA Aglietta M., Sul capitalismo contemporaneo, Bollati Boringhieri, Torino, 2001 Baglioni G., Brogonzoli L., Mazzoleni M., Merlo A., Le cooperative eccellenti – Un’analisi sul campo, Confcooperative, Milan, 1999 Boyer R., Is a new socio-technological system emerging? Paper, Conference on Structural Change and Labour Market Policy, Var, Gard, June 1988 Buci-Gluksman C., Gramsci e lo stato, Edizioni Riunite, Roma, 1976 Calhoun C., Social Theory and Politics of Identity, Blackwell, Oxford, 1994 Castells M., High Technology, Space and Society, Sage, Beverly Hills, 1985 Castells M., The City and the Grassroots, University of California Press, Berkeley, 1983 Castells M., The Power of Identity, Blackwell Publishers Ltd, Oxford, 1997 Castells M., The rise of Network Society, Blackwell Publishers Ltd, Oxford, 1996 Coda V., L’orientamento strategico dell’impresa, UTET, Torino 1988 Cohen S. et al., Global Competition: the New Reality, vol.III di Young J Detti T., Gozzini G., Storia contemporanea, II Il Novecento, Bruno Mondadori, Milano 2002 Drucker P.F., The coming of the new organizatition, Harvar Business Review, n° 88, 1988 Etzioni A., The Spirit of Community, Crown, New York, 1993 Giddens A., The third way:the renewal of social democracy, Polity Press, Cambridge, 1998 Giovagnoli A., Storia e globalizzazione, Editori Laterza, Roma-Bari, 2003 Josepj E. Stiglitz, Globalization and ITS Discontents, ç Joseph E Stiglitz 2002 Knopf Authority, New York, 1980 Kristoff N. and Ranger D.E., How US wooed Asia to let cash flow in, The New York Times, 18th February 1999, Lash C., The Culture of Narcissism, Abacus, London, 1980 Mokyr J., The Lever of Riches: Technological Creatività ad Economic Progress, Oxford University Press, Oxford, 1990 Monk P., Technological Change in the Information Economy, Pinter, London, 1989 Ohmae K., La fine dello Stato nazionale e la crescita delle economie regionali, Baldini & Castaldi, Milan, 1996 33 Ohmae K., The Borderless World: Power and Strategy in the Interlinked Economy, Harper, New York, 1990 Recomendation concerning co-operative promotion, Recomendation R 193, Geneva, June 3rd 2002, applied on June 20th 2002, Conerence session n. 90 Report of the President’s Commission on Industrial Competitiveness, Washington, Government Printing Office, 1985 Rifkin J., Age of Access. The New Culture of Hypercapitalism, Where All of Life Is a Paid-for Experience, Trade Pbk. Ed, 2001 Sennet R., The Fall of Public Man, Vintage Books, 1978 Sole 24 Ore, May 22nd 2003 Tables of Contents, ICA Rules, as approved by the ICA General Assembly, September 15th 1997 Touraine A., La formation du sujet, in Dubert F. and Wieviorka M., Penser le sujèt, Fayard, Paris, 1995 WEB SITE CONSULTED http://www.agricoop.org/activities/Seoul/seoul_statement.htm http://www.confcoop.it http://www.coop.org http://www.coopfirenze.it/info79.dir/15b.htm http://www.ilo.org http://www.legacoop.it http://www.mcc.es http://www.panorama.it http://www.retecgm.org/2_cooperazione/22F.htm http://www.volint.it http://www.wisc.edu/uwcc/icic/orgs/copac/member/uni/int-day/950701/pub-info.html 34
© Copyright 2024 ExpyDoc