2 - Mignon

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TITOLO
ORIENTALISMI PARALLELI
Edward Said, nel suo innovativo libro pubblicato nel 1976, definisce “Orientalismo” “…una disciplina sistematica con cui la cultura europea è stata in grado di creare nonché gestire politicamente, sociologicamente, scientificamente, l’ideologia militare e l’immaginario collettivo dell’Oriente durante il periodo
post-illuministico”.
Per Said, Orientalismo, dunque, era uno stile di pensiero basato sull’idea di una differenza incommensurabile
tra l’Oriente e l’Occidente. Il primo è stato sempre rappresentato come arretrato e irrazionale, quasi ancora
agli albori dello sviluppo umano, mentre il secondo si è caricato del dovere di civilizzare e “illuminare”
l’Oriente. Orientalismo, infatti, era un legittimo discorso legato al colonialismo: il tributo doveroso dell’uomo
bianco su “l’altro”. (…)
Questa immaginazione e rappresentazione dell’“Oriente” non era soltanto il riflesso di uno sguardo occidentale. L’Oriente era, ed è ancora nei tempi odierni, soprattutto una rappresentazione maschile. È stato ed
è ancora, nell’immaginario tradizionale, una costruzione maschilista, una fantasia basata sulla differenza
sessuale. Non solo, l’“Oriente” femminile è rappresentato esotico e velato; inoltre le donne e le relazioni di
Dal 12 ottobre al 30 novembre 2014
Orientalismi Paralleli
Fotografie di Fatima Abbadi
sabato 11 ottobre, ore 18.00
Inaugurazione mostra
orario: dal mercoledì alla domenica 16.00 - 20.00
sala Paolo Costantini terzo piano
ingresso libero
INCONTRI
venerdì 10 ottobre, ore 10.30
Matite in Viaggio incontra la scuola
sala conferenze quarto piano
ingresso libero
sabato 11 ottobre, ore 16.00
Matite in Viaggio incontra la Sicilia
Viaggio in Sicilia. Il taccuino di Spencer Joshua Alwyne
Compton (marzo-luglio 1823)
Rita Bernini
Sicilia Sketching, un periplo tra colonne doriche
e cupole arabe
Salvatore Santuccio
genere sono state le chiavi per una costruzione della presunta arretratezza della società orientale ed islamica. L’immaginario del mondo arabo ed islamico,
al giorno d’oggi, non è cambiato molto, se si considera l’ossessione verso le donne ed il velo che ha caratterizzato la retorica delle guerre e gli interventi
degli occidentali nell’ultimo decennio. (…)
È solo considerando la continuità tra il passato e le immagini orientalizzate ed i discorsi del presente che possiamo comprendere appieno la complessità
di ogni atto di rappresentazione del mondo arabo ed islamico di oggi. Qualsiasi tentativo di descriverlo o rappresentarlo conduce a un continuo rischio
di produrre o riprodurre versioni stigmatizzate della realtà.
Il lavoro di Fatima Abbadi nel suo Orientalismi Paralleli si colloca proprio al centro di questo complesso problema di rappresentazione, ma la sua produzione artistica, in modo abile e potente, produce un’immagine ed un immaginario dell’Oriente che risponde sì a un segno distintivo codificato, senza
però caderci dentro; Fatima piuttosto prende le distanze, dal genere “orientalista”. Le opere d’arte di Fatima sono coraggiose e poetiche. La sua fotografia
coglie la realtà nuda e cruda dell’“Oriente”, la sua vita quotidiana, la sue strade e le sue attività, i suoi uomini e donne, vecchi, giovani, ricchi, moderni,
tradizionali, poveri, con uno sguardo unico e grazioso che mai rende essenziali o tanto meno definisce i suoi soggetti o oggetti. Probabilmente il tocco
magico nell’arte fotografica di Fatima sta nel fatto che in essa non ci sono messaggi ideologici o apologetici. La fotocamera di Fatima sembra quasi un
occhio affettuoso, che guarda momenti di vita quotidiana mentre si svolgono e fluiscono, rendendoli con semplicità ed intensità simultanea.
Eppure, ciò che persuade maggiormente della fotografia di Fatima è il voler mostrare immagini di donne e uomini, paesaggi, spazi e luoghi attraverso le
culture e i paesi. Ecco che gesti, espressioni, attività sembrano non avere più una posizione geografica e l’armonia universale che regna tra le differenze e
le somiglianze, la fluidità dell’ordinario, offrono una visione artistica, necessaria per giungere a un senso di umanità condivisa. Nelle fotografie di Fatima
inoltre, lo scatto esalta la maestosa bellezza dei gesti ordinari, degli spazi, dei luoghi, dei volti: la poesia della vita quotidiana e della gente ordinaria nel
mondo Arabo ed Islamico come altrove.
Testo tratto dal catalogo Orientalismi Paralleli. Fatima Abbadi (Le Rondini - Mignon, 2014)
Ruba Salih
sala conferenze quarto piano
ingresso libero
domenica 12 ottobre, ore 11.00
Matite in Viaggio incontra la Natura
Arte naturalistica: dal taccuino di campo al quadro finito
Federico Gemma
sala conferenze quarto piano
A seguire intrattenimento musicale in sala espositiva
al secondo piano
ingresso libero
SPETTACOLI
venerdì 10 ottobre, ore 21.00
I treni di Tabucchi
Vagabondaggi di terza classe intorno all’opera
di Antonio Tabucchi
di e con Giorgio Felicetti
e con
Roberto Piermartire tromba
Peppe Franchellucci violoncello
I TRENI DI TABUCCHI
auditorium quarto piano
ingresso: intero 10 euro - ridotto 7 euro
(Candiani Card, CinemaPiù, IMG Card, studenti)
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e online sui siti
www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it
(diritto di prevendita 1 euro)
Strani viaggi, vagabondaggi, racconti di arrivi e partenze, di smarrimenti, in cui Felicetti, un capostazione al microfono, lascia allo spettatore vividi ed
intermittenti segnali per trovare il proprio treno, quello mai avvistato, che passa una sola volta nella vita e di cui avverti lo spostamento d’aria troppo tardi,
un treno carico di sentimenti impalpabili, di assenze incolmabili, di piccole emozioni quotidiane, espressi qui in voce e musica, in modo lieve ed intenso,
come in un concerto da sala di aspetto, di terza classe.
Il gioco del racconto di Antonio Tabucchi è sempre in bilico tra realtà e fantasia: un suggestivo viaggio nell’Africa coloniale ci conduce a inimmaginabili
sorprese shakespeariane; un uomo qualsiasi riceve una lettera dalla sua amante e si perde per sempre nel sogno di un treno qualsiasi; dal finestrino di
un vagone ferroviario, un poeta di nome Dino Campana, inizia il suo viaggio nella poesia, nel mondo, nella libertà, nella follia.
La magica tromba di Roberto Piermartire – Avion Travel, Paolo Belli… – ed il violoncello di Peppe Franchellucci, accompagnano la voce di Giorgio Felicetti
in questo vagabondaggio intriso di malinconia lusitana, di struggenti paesaggi sonori, di gioia di vivere fino in fondo il tempo di questo viaggio terrestre.
domenica 12 ottobre, ore 18.00
Massimo Bubola
Il testamento del Capitano
Massimo Bubola voce, chitarra acustica, armonica a bocca
Enrico Mantovani chitarra acustica, chitarra elettrica, mandolino
Alessandro Formenti basso elettrico
auditorium quarto piano
ingresso: intero 10 euro - ridotto 7 euro
(Candiani Card, CinemaPiù, IMG Card, studenti)
Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e online sui siti
www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it
(diritto di prevendita 1 euro)
Vagabondaggi di terza classe intorno all’opera di Antonio Tabucchi
MASSIMO BUBOLA CANTA LA GRANDE GUERRA
Il testamento del Capitano
Massimo Bubola torna a una delle sue grandi passioni: le canzoni della Grande Guerra. Il Testamento del Capitano è il secondo album di studio dedicato a
questo sentito argomento, proprio nel centesimo anniversario dall’inizio del conflitto.
Il concerto abbraccerà anche il precedente lavoro fatto sull’epopea musical-letteraria della grande Guerra con il celebrato album del 2005 Quel lungo treno
definito dalla critica un album epico e di grande levatura musicale e poetica. Un lavoro di respiro europeo e legato al grande song-writing, che valorizza un
genere, quello della canzone tradizionale di area alpina riportandolo a una visione d’autore e alle grandi sonorità elettriche e acustiche della letteratura rock-folk.
Bubola, dunque, nel suo lavoro di ricostruzione storico-realistica di quel repertorio, riprende e riarrangia grandi brani tradizionali come Era una notte che
pioveva, Monte Canino, Ta pum, Il Testamento del Capitano, Sul Ponte di Perati, Monti Scarpazi, Bombardano Cortina, Sul Ponte di Bassano, La tradotta,
Ponte de Priula, Il disertore e Adio Ronco caratterizzandoli profondamente con il suo stile di scrittura, di canto e di produzione, legati al folk-rock elettroacustico di cui Massimo è maestro e precursore in Italia e propone anche sue nuove canzoni, che nei testi e nelle sonorità riprendono il tema della Grande
Guerra con brani come Noi veniàm dalla pianure, Nostra Signora Fortuna e Jack O’Leary (storia di un soldato irlandese ucciso dai gas sul fronte belga), Da
Caporetto al Piave, L’alba che verrà, Neve su Neve, Vita di Trincea.
L’autore introdurrà le canzoni e coglierà l’occasione per un inquadramento storico antropologico della Grande Guerra, parlando di molti aspetti: dei trasferimenti, della vita di trincea, delle paure, dei sentimenti, delle lontananze, e delle malinconie dei soldati, usando un linguaggio semplice, ma fortemente
emotivo, illustrando il grande e drammatico scenario umano ed epocale per raggiungere anche un pubblico di neofiti e con scarsa conoscenza di quegli eventi.
Oltre a ricordare anche grandi film sull’argomento tra cui La Grande Guerra di Mario Monicelli e Uomini contro di Franco Rosi, Massimo reciterà inoltre
poesie di poeti italiani nella Grande Guerra come Ungaretti, Saba, Thovez e brevi ed efficaci racconti di Rigoni Stern, Lussu, Gadda e altri.