Tandarandan, dieci anni con i suoni della Lunigiana e del Levante ligure “Tandarandan ià pià mugera / ga fat la nozia nt’ na panera e ià pià na piza d’pan / viva la nozia d’ Tandarandan…” Tandarandan è il protagonista di una filastrocca lunigianese, un personaggio semplice e povero, così povero che le sue nozze le fa dentro un paniere e il pranzo è uno spizzico di pane: “simboleggia bene la storia della gente della nostra terra… così abbiamo scelto Tandarandan per il nome del gruppo – dice Mauro Manicardi - e ci siamo costituiti in Associazione musicale per rimarcare un impegno nei confronti della musica popolare”. Tandarandan nasce, nella sua prima formazione, nel 1998 (foto) a seguito della ricerca sulle tracce musicali dell’area lunigianese e del levante ligure svolta dallo stesso Manicardi (nella foto), organettista e appassionato cultore delle tradizioni popolari. Ma le origini della formazione attuale sono da ricercare molto più indietro nel tempo, nei primi anni ’80, quando i “Lancelot”, cinque ragazzi spezzini che ancora non avevano compiuto 30 anni, appassionati di musica “celtica”, eseguivano brani irlandesi, scozzesi, bretoni, italiani, con un suono del tutto personale, rigorosamente acustico, alla ricerca di melodie perdute, affidato a strumenti come il violino, l’arpa, il cittern, la ghironda e la cornamusa. Poi negli anni ‘90, si sviluppa l’interesse verso la musica tradizionale locale e soprattutto nascono contatti e collaborazioni fra musicisti, gruppi di danza, e tutti coloro che, a livello nazionale ed europeo, operano nel settore della musica popolare. “Il nostro è un territorio di confine – afferma Maurizio Cavalli, chitarra del gruppo - punto di incontro di diverse civiltà contadine: ligure, emiliana, toscana, che proprio per queste sue caratteristiche storiche e culturali risulta del tutto “diverso” rispetto alle regioni che lo comprendono, quasi una regione-fantasma che persiste al di là dei confini amministrativi di Liguria, Toscana ed Emilia, un punto di fusione di dialetti, culture materiali, tradizione orale, ecc. , la Lunigiana appunto. Su queste specificità – continua Cavalli - abbiamo lavorato con Mauro e gli altri per ritrovare musiche tradizionali del tutto o in parte sconosciute: musiche da ballo, canzoni e ballate, ma soprattutto l’incontro con anziani musicisti sparsi sul territorio, ultimi testimoni di una realtà nascosta e sull’orlo della dimenticanza; tutto questo dopo che per lungo tempo è stata opinione diffusa, a parte pochi e isolati ricercatori, che il nostro territorio non avesse molto da offrire nell’ambito della musica e danza tradizionale”. “Il lavoro di “Tandarandan” ha in parte dimostrato il contrario – continua Manicardi - in particolare la “scoperta” della tradizione ancora viva del ballo nello zerasco, che costituisce l’elemento forte della ricerca, costituisce un dato certamente originale nel panorama etnomusicale della nostra area: non è evento comune ritrovare gruppi sociali così compatti, quasi non scalfiti dal frastuono mediatico, che continuano a tramandare tradizioni locali con tanta naturalezza senza cadere nella ricostruzione forzata, naif, o addirittura inventata. Abbiamo così incontrato molte persone, soprattutto gli anziani, e con pazienza nel tempo sono “affiorate” nuove musiche, testimonianze riposte negli angoli più nascosti delle tante piccole frazioni della Valle del Vara e dell’Appennino, purtroppo l’età avanzata dei musicisti tradizionali e degli informatori fa rimpiangere di avere iniziato questo progetto così sistematico soltanto negli anni ’90!”. Il progetto musicale di Tandarandan ha trovato compagni di strada come Bugelli, il cantastorie della Lunigiana, vero pioniere della canzone popolare di questi luoghi, Edward Neill (1929 – 2001), etnomusicologo genovese che già negli anni ‘70 aveva fatto ricerche in questa area, e ancora il Direttore del Museo Etnografico di Villafranca Germano Cavalli, che non ha mai fatto mancare l’incoraggiamento a proseguire la ricerca e più recentemente anche la collaborazione con l’antropologo Mauro Balma. Tandarandan: concerti, collaborazioni e produzione discografica Il repertorio raccolto da Tandarandan si fa concerto e comprende gighe, valzer, mazurke, monfrine, canzoni e ballate, il gruppo, fedele alle proprie origini rimane sostanzialmente acustico, e ripropone, fra gli altri, quegli strumenti un tempo presenti nel territorio lunigianese: la ghironda, la piva, l’organetto. Nel 1998, con il contributo della Cassa di Risparmio della Spezia e Fondazione CaRiSPe, viene prodotto il cd “Dalla Cisa al Mare” che contiene gran parte della ricerca svolta. In esso è infatti presente materiale originale proposto con nuovi arrangiamenti e le preziose indicazioni di Edward Neill. Nel 2001 il gruppo collabora alla colonna sonora del cd “L’Endeso” di Renzo Fregoso, sul recupero e la valorizzazione dialetto spezzino e con Mara Baronti per la messa in scena dello spettacolo teatrale “C’era una volta un re, Biscotto, Binello e Biffè” sulle fiabe e la musica popolare della Liguria. Nel 2005 esce “Epata, la musica delle stagioni”: ‘Epata’ è la forma dialettale usata dai contadini per indicare il calcolo del calendario lunare, importante quanto quello solare, per determinare i cicli del lavoro agricolo e delle semine; un titolo “uscito” dal cappello magico del cantastorie della Lunigiana, Bugelli, con il quale Tandarandan, come già ricordato, ha un comune percorso di amicizia e collaborazione. La parola ‘Epata’ fa così da chiave di lettura alle dodici tracce del cd, ognuna dedicata a un mese dell’anno. L’ album è un almanacco delle svariate espressioni musicali popolari della nostra zona: cori, musica per organo, bande musicali, canti di devozione o di protesta, filastrocche, ballate che tramandano fatti tragici o eccezionali, pastorali, musica da ballo. Il titolo dell’ultimo cd “Adalgisiana” (giugno 2007) viene tratto da una mazurca del repertorio di Dario Pietronave, organettista di S. Pietro Vara (La Spezia) scomparso una decina di anni fa. Un lavoro dedicato a tutti gli anziani musicisti come Dario, incontrati per la via, che con la loro arte hanno fatto divertire generazioni di ballerini: l’album infatti è interamente dedicato al ballo popolare, una track list di musiche originali provenienti dalla Val di Vara e Lunigiana. L’album nasce soprattutto come supporto all’attività di stages di danze tradizionali, svolta negli ultimi anni dall’associazione: un progetto didattico quindi, e non soltanto un cd di ascolto; l’organizzazione degli stages di danza è maturata, nella provincia spezzina, grazie anche al sostegno del Comune di Rocchetta Vara, del Comune di Lerici e della Pro Loco di S. Terenzo al Mare, che hanno permesso di crescere nel pubblico coinvolto l’interesse per la musica tradizionale locale. “Adalgisiana” è eseguito con una formazione ridotta, rispetto ai cd precedenti, e piuttosto “filologica”, le danze di quest’area vengono infatti eseguite secondo i canoni originari: due violini a comandare la melodia , la ghironda , l’organetto e la piva a duettare a turno fra loro, la chitarra ed il bassetto a legare ritmicamente il tutto. “Epata” e “Adalgisiana” sono prodotti dall’etichetta “Ethnosuoni” specializzata in gruppi italiani e stranieri del circuito etno-folk e distribuito da IRD. Le musiche di Tandarandan inoltre sono state utilizzate per i documentari “Novecento privato, la Collezione Cozzani” di Maurizio Sciarra e “Donne lontane, emigrazione femminile dalla Toscana” prodotto dalle Associazioni Culturali Gruppo Eliogabalo e Uovoquadrato. Nel gennaio 2008 viene pubblicato il primo numero della Collana “Quaderni delle tradizioni popolari di Spezia e Lunigiana ” prodotto dall’Associazione musicale con il contributo della Provincia della Spezia su delega della Regione Liguria: un volumetto di oltre cento pagine che raccoglie testi, partiture ed elementi etnografici delle musiche e delle danze della Lunigiana e della Val di Vara. Il gruppo Tandarandan è composto da: Elisabetta Piastri : flauti ,voce Stefania Gussoni: clarinetto, voce Mauro Manicardi: piva in do, baghet in sol, organetti, voce Maurizio Cavalli: chitarra, voce Roberto Mazzi: ghironde, voce David Virgilio: violino, tastiera, voce, percussioni Fabrizio Pilu: violino, viola, piva emiliana in sol Roberto Fatticcioni : basso Marco Guidi : percussioni Contatti: [email protected] Musica e ballo nello zerasco Geograficamente il comprensorio zerasco occupa la parte alta-occidentale della Lunigiana (provincia di Massa Carrara) e confina con la Val di Vara (provincia della Spezia) alla quale è collegata attraverso il Passo del Rastrello e il Passo della Madonna della Penna. Il territorio é montuoso, ricoperto di boschi e pascoli, attraversato da numerosi torrenti il più importante dei quali, il Gordana, è affluente del fiume Magra. Questa particolare conformazione ne fa ancor oggi una zona abbastanza autentica e incontaminata. Qui le tradizioni, anche per la tenacia dei suoi abitanti, hanno resistito un po’ più a lungo, benché anche questa montagna, come il resto della Lunigiana, si sia nel corso del tempo spopolata nella ricerca di un lavoro stabile con processi migratori diretti verso altre regioni italiane o all’estero. Una tradizione piuttosto radicata era il carnevale, vissuto con partecipazione dall’intera comunità: che preparava, con un gusto tutto particolare i costumi, le maschere ed i copricapi (maschero), da indossare il giorno di Martedi Grasso. I balli per quell’occasione, oltre ai soliti valzer, mazurche, polche, erano in particolare tre: giga, pivata e quadriglia, caratterizzati da rapidi saltelli e piroette in cui si producevano i ballerini maschi. Tuttora ci sono parecchi anziani che continuano a ballare queste danze nate oltre un secolo fa; alcuni di essi hanno ricostruito gli antichi costumi e i cappelli del carnevale tenendo viva una tradizione unica nel nostro territorio e che nello zerasco svolge ancora una funzione sociale di festa e aggregazione della comunità (Foto: Ballerini di Zeri, di Maurizio Plutino). Finalmente oggi, grazie al lavoro di Tandarandan, queste danze vengono presentate ad un pubblico più vasto, dopo una fase di studio e confronto con gli stessi ballerini di Zeri che hanno manifestato nel corso del progetto inconfondibile entusiasmo e disponibilità.
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