marzo2014 - E. Vittorini

Il Giornale dell’Istituto “E. Vittorini” di Lentini (SR)
Liceo scientifico - Liceo linguistico - Liceo delle Scienze Umane - Liceo Classico
MARZO 2014 - N° 3
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ANCORA SUCCESSI
PER IL LICEO SCIENTIFICO VITTORINI
Radicali liberi: la soluzione esiste!
Pare che la causa di malattie degenerative o dell’invecchiamento siano proprio i
OLIMPIADI DI
ASTRONOMIA
In questi giorni è arrivata comunicazione
che i nostri tre alunni, Gabriele Panebianco III B (Liceo Scientifico Vittorini
di Lentini), Angelo Bonanno IV A e Giuseppe Gurrisi II B (Liceo Scientifico di Francofonte) che , accompagnati dalle docenti referenti del progetto
Prof.sse Balsamo e Nicosia, hanno partecipato lo scorso 17 febbraio alla gara
regionale delle Olimpiadi Italiane di Astronomia, hanno superato la selezione e
disputeranno la Finale Nazionale delle Olimpiadi che si svolgerà a Siracusa dal
13 al 14 aprile presso il liceo “O.M. Corbino”. Segnaliamo inoltre che Gabriele
Panebianco , di cui sullo scorso numero de “Il Vittorini” abbiamo pubblicato un
articolo sugli asteroidi ed i rischi connessi ad essi, ha ricevuto un ulteriore riconoscimento, l’articolo originale e in versione completa sull’argomento che lui
aveva presentato come elaborato per accedere alla preselezione della gara, è stato
giudicato dal Comitato Organizzatore a livello nazionale, il miglior elaborato
su 624 partecipanti per la categoria senior e sarà pubblicato sulla rivista scientifica “Le stelle” . Congratulazioni a Gabriele per la sua prima pubblicazione e
in bocca al lupo a tutti e tre per la prossima avventura! (ndr)
OLIMPIADI DI FISICA
Alla fase regionale delle Olimpiadi di Fisica svoltesi a Catania presso i Laboratori Nazionali del Sud il 18 febbraio scorso gli alunni Davide Fisicaro della V
A del Liceo Scientifico Vittorini e Angelo Bonanno della IV A del Liceo scientifico di Francofonte si sono classificato rispettivamente nella fascia d'argento
(dal quarto all' ottavo posto ) e nella fascia di merito. (ndr)
Gli studenti si studiano:
radicali liberi.
Proprio quest’ultimi godono di una certa
notorietà, ma non tutti sanno realmente
cosa siano, tranne per il fatto che facciano invecchiare.
L’ossigeno, che sappiamo essere indispensabile per la vita, è anche una delle
sostanze più tossiche per le stesse cellule,
a causa dell’estrema reattività di alcune sue forme, ovvero proprio i radicali liberi.
Questi sono molecole in cui un atomo ha acquistato o perso un solo elettrone.
Si formano durante la respirazione cellulare coinvolgendo dall’1% al 5% dell’ossigeno
che respiriamo. Nonostante la loro vita sia brevissima, hanno effetti devastanti sulle cellule poiché sono altamente reattivi: infatti, per acquistare stabilità, cedono l’elettrone
eccedente o tendono ad acquisire quello mancante reagendo con qualsiasi molecola stabile. A sua volta, in una reazione a catena, diviene un radicale libero.
Tutto ciò che si può fare per combatterli ci viene suggerito dai nutrizionisti, invitandoci
ad assumere vitamine e minerali nella dieta, mentre l’industria cosmetica propone creme
capaci di contrastarli. Ci troviamo di fronte ad un’ampia scelta di creme: dalle vitamine
all’olio di pesce, dal licopene dei pomodori ai vinaccioli dell’uva, dagli estratti di aloe a
quelli di papaia. Ma il tutto è alimentato da interessi commerciali e da una certa aura
miracolistica intorno alla loro efficacia, come promesse di migliorare l’elasticità della
pelle, proteggere dai tumori o risvegliare neuroni “ affaticati “.
La realtà ci dice che vitamine e minerali hanno un ruolo importante nell’alimentazione e
che un loro rapporto insufficiente può determinare carenze nutrizionali.
In questo caso è importante la sommini-
genesi e risultati dell'inchiesta sui nostri metodi di studio
strazione di integratori di vitamine.
Dorothea Rosta - V B Liceo Scientifico
Ricordate quel lungo, minuziosissimo, misterioso questionario sulle strategie di
studio che è arrivato per le classi del Vittorini da un giorno all'altro settimane or
sono, come una benedizione quasi, a regalarci un attimo di insperata pausa dal
logorio dell'orario scolastico?
È il momento che tutti noi sappiamo la verità riguardo a quel fascicolo di natura
ignota, che ha sottratto giusto una quindicina di minuti alla nostra vita di comuni
studenti, e per un giorno ci ha tramutati tutti in campione d'esame. Non hanno
speso certo quindici minuti invece, gli alunni della III S, indirizzo Scienze Umane, che il questionario l'hanno scritto e su questo progetto hanno speso lunghe
ore e molta fatica, coordinati dalla professoressa Maria Panebianco, docente di
Scienze Umane, che farà luce per noi sulla questione.
Come mai un questionario, professoressa? Le domande erano molte e circostanziate, indagavano su parecchi e diversi aspetti della vita studentesca, ma
cosa, esattamente, costituiva l'oggetto d'inchiesta del questionario, cosa si
voleva sapere da noi studenti?
Il questionario aveva lo scopo di rilevare quali comportamenti assumono più frequentemente gli alunni quando fanno i compiti o si preparano per le interrogazioni, quanto studiano, quali strategie adottano per apprendere gli argomenti, se organizzano e pianificano lo studio delle varie discipline, come si comportano in
classe, come percepiscono lo studio, come valutano il proprio metodo di lavoro,
cosa pensano delle verifiche programmate.
In un indirizzo di studio come quello di Scienze Umane è molto importante
che la temperatura dell'interesse e della curiosità verso i comportamenti del
mondo circostante e verso i propri compagni sia mantenuta alta con applicazioni pratiche che integrino il metodo teorico. Niente Istat, niente Censis
dunque, 'solo' ragazzi che mettono le mani in pasta nella statistica. Quali, in
definitiva, i risultati di quest'impresa? (continua a pag. 3)
L’ideale sarebbe quello di adottare uno
stile di vita che influenzi positivamente
il nostro benessere generale, e non di
assumere supplementi vitaminici e minerali che servono soprattutto ad “ irrobustire “ le case farmaceutiche.
Federica Tiralongo - IV B Liceo
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A.I.D.O
Associazione Italiana Donatori Organi
Quattro lettere e quattro parole
Centinaia di vite salvate
Lo scorso 25 gennaio, al Liceo Scientifico
di Francofonte, si è svolta una conferenza
sulla donazione degli organi con degli operatori pronti a chiarire qualsiasi nostro dubbio e un uomo che ha raccontato la sua storia prima e dopo aver ricevuto un nuovo
cuore. E’ stato un convegno veramente interessante che ha tenuto alta l’attenzione di
tutti i ragazzi grazie anche all’aiuto di filmati e documenti.
La donazione degli organi è un argomento
molto delicato, ma non va affatto sottovalutato, anzi dovrebbe esser chiarito
all’interno di una famiglia senza imbarazzo
e vergogna, come spesso accade: come la
nascita, la morte fa parte della vita ed ignorarla non è la soluzione. Oggigiorno ci sono
molteplici motivi per i quali si può perdere
la vita: malattie, incidenti, età avanzata e
tumori, senza renderci conto che la vera
causa della morte è la nascita. Tutti nasciamo e prima o poi dovremo lasciare questo
mondo e per quanto le ricerche mediche
possano scoprire nuove cure e terapie non
faranno altro che prolungare solo la nostra
‘scadenza’. Quindi perché non aiutare altre
vite? Grazie alla ricerca, al giorno d’oggi, è
possibile prelevare i reni, il fegato, il cuore,
il pancreas, i polmoni e l’intestino, le cornee, il tessuto osseo, le cartilagini, i tendini,
la cute, le valvole cardiache e i vasi sanguigni. Non tutti gli organi sono eticamente
donabili.
Dal trapianto vanno esclusi, per esempio,
encefalo e gonadi, che assicurano l'identità
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rispettivamente personale e procreativa
della persona. Si tratta di organi in cui
prende specificatamente corpo l'unicità inconfondibile della persona, che la medicina
è tenuta a tutelare. Ovviamente tutto avviene sempre in ambito ospedaliero: dopo aver accertato e documentato la morte encefalica o cerebrale (nonché stato definitivo e
irreversibile), da ben tre medici, ovvero
medico legale, anestesista-rianimatore e
neurofisiopatologo, il corpo viene tenuto
sotto osservazione per sei ore; dopo tali si
può procedere al trapianto. Quest’ultimo
avviene dopo aver visionato una dichiarazione firmata precedentemente in vita, che
può essere privata o stipulata con l’AIDO,
oppure con il consenso dei familiari. Per
quanto riguarda i minorenni, secondo la
Legge n. 91 del primo aprile 1999, non
possono essere iscritti come donatori di
organi infatti: «Per i minori di età la dichiarazione di volontà in ordine alla donazione è manifestata dai genitori esercenti
la potestà. In caso di non accordo tra i due
genitori non è possibile procedere alla manifestazione di disponibilità alla donazione. Non è consentita la manifestazione di
volontà in ordine alla donazione di organi
per i nascituri, per i soggetti non aventi la
capacità di agire, nonché per i minori affidati o ricoverati presso istituti di assistenza pubblici o privati». Un' ultima legge,
ovvero il principio del silenzio assenso,
non è ancora stata applicata per mancanza
di un’anagrafe informatizzata dei cittadini
assistiti dal Servizio Sanitario Nazionale.
Questo principio prevede che, colui che in
vita non abbia lasciato nessuna dichiarazione positiva o negativa in proposito, venga
considerato donatore. Detto così, a primo
impatto, può sembrare qualcosa di scabro e
crudele, però se pensiamo in che stato d'animo si potrebbero trovare i familiari che,
oltre al dolore per la perdita del proprio
caro, dovrebbero prendere una decisione
così fredda e difficile, capiamo che questo
tacito assenso potrebbe sollevarli da questa
scelta. Molte volte il pretesto, per non donare i nostri organi dopo la morte, è l'andare contro la nostra religione e le nostre tradizioni, per questo è importante sfatare
questo mito! La Chiesa non va contro la
donazione, anzi la maggior parte delle religioni sono a favore di questa. Il Papa Giovanni Paolo II nell' Enciclica ''Evangelium
vitae'' affermava: “merita un particolare
apprezzamento la donazione di organi
compiuta in forme eticamente accettabili,
per offrire una possibilità di salute e perfino di vita a malati talvolta privi di speranza”. Ricollegandoci ad altre dottrine possiamo menzionare il Buddismo e
l’Induismo che credono nella decisione individuale della persona, l’Ebraismo che
addirittura crede sia obbligatorio farlo, soprattutto la donazione della cornea, perché
ridare la vista è come salvare la vita; il Protestantesimo e la Chiesa Greco Ortodossa
incoraggiano e sostengono questa iniziativa
ed infine anche l’Islam, a patto che gli organi vengano trapiantati immediatamente e
non conservati. L’eticità di questo gesto è
molto profonda ed importante perché si
offre il proprio corpo, in cambio di nulla,
dando benessere a qualcun altro. Proprio
per questa eticità è vietato vendere o comprare organi, poiché questo dev’essere un
atto anonimo e gratuito di solidarietà tanto
che è impossibile conoscere il nome del
ricevente e del donatore. Non abbiate paura
della morte, perché donando gli organi si
può vivere per sempre. Come ci è stata
data la vita cerchiamo di continuare a
darla in tutti i modi possibili. Fate in
modo che una volta morti non chiamino
il vostro letto ‘letto di morte’ ma ‘letto di
vita’.
F. Scuccia VA - Liceo Scientifico Francofonte
La ricchezza della diversità
PHIL E LA
MUSICA
Phil era un ragazzo come tanti, abituato a cavarsela da solo, anche nel
collegio dove viveva con altri coetanei.
C'era un tempo davvero uggioso
quando a Phil sembrò giungere
dall'aula prove , quella esclusivamente riservata ai più grandi, una
musica soave e delicata. Attratto,
decise di spiare il ragazzo che suonava il pianoforte con tanta passione. Partecipò furtivamente al le
lezioni tutti i giorni, finché una
volta, perso nelle note , scivolò a
terra .
I grandi che si accorsero di lui, fecero rapporto al preside: Phil ebbe
l'ordine di comportarsi bene, (le
regole!) altrimenti gli avrebbero
raddoppiato le ore di lezione. Ma
era testardo come pochi e tentò un
azzardo: decise di scappare dal collegio, voleva rifugiarsi dalla nonna che abitava lì vicino. Sua nonna,
lo aveva sempre saputo, teneva in
cantina una vecchia tastiera. Phil si
affrettò a pulirla e si cimentò a provarla: non era perfetta, data l'età,
ma Phil era un portento, la musica
gli scorreva dentro : pensò che la
musica era stata pretesto per la
sua fuga , e in 14 anni non era mai
successo !
Decise, tuttavia, di ritornare … portando con sé la tastiera ( si aiutò
trascinandola con una cinghia). I
maestri, c’era da aspettarselo, lo
rimproverarono , ma Phil non disse
nulla , cominciò a suonare. Le dita
si muovevano veloci e sicure, il
maestro, Phil lo aveva sempre sperato, lo scelse come alunno modello, per insegnare ciò che avrebbe
fatto di lui un grande musicista.
Qualche settimana fa il professore Sorbello, nostro docente di Religione cattolica, ci presentò una signora di
nome Yuka, di origine giapponese che vive qui da parecchi anni con il marito e i figli. Al primo incontro parlò
solo lei, ci illustrò le caratteristiche del buddismo, le tradizioni e le regole che ogni buddista deve rispettare.
Ci parlò dell’anima e dei sentimenti. Ci spiegò che ognuno di loro è un Buddha, cioè ognuno di loro riesce a
farsi forza da solo senza cercare l’appoggio in alcun dio trascendente come invece facciamo
noi cristiani. Quell’ora non ci bastò vista la nostra curiosità da adolescenti, il professore ci promise che
l’avrebbe portata la volta successiva a patto che noi preparassimo delle domande da rivolgere alla signora. Le
nostre domande sembravano non finire mai, tante erano le nostre curiosità. La signora Yuka la volta successiva ci portò una collana spiegandoci che questa ha la stessa finalità della nostra coroncina nel momento della
preghiera e loro la usano durante il giorno ma soprattutto la mattina per affrontare tutta la giornata nel miglioNam-Mu= Noi diamo a noi re dei modi. La frase che ripetono più volte la mattina tenendo in mano la collana gli permette di trovare sere- A. Ingaliso II P
stessi la vita
nità dentro di loro, di essere calmi e di non aver paura ma di affrontare qualsiasi cosa succeda durante la gior- Liceo Scienze Umane
nata. Essi la tengono stretta in mano come se simbolicamente questa racchiudesse tutti i loro desideri. Si sofMiò –hò = Leggi mistica,
nascita e morte, luce, buio. fermano sull’analisi dell’anima o meglio sull’energia interiore che è in ognuno di noi , energia piena di coraggio e non di paura. Credono nella reincarnazione di ogni uomo dopo la morte , anche se non credente, in qualRen-Ghe= Fiori di loto siasi altro essere vivente e credono pure che prima della vita ognuno di noi abbia avuto altre sembianze. Le
(ogni causa ha il suo effet- abbiamo pure chiesto se la scuola ha un ruolo importante nel loro percorso religioso e ci ha risposto che per
to)
loro studiare significa migliorare la propria vita ma soprattutto non si può stare bene con se stessi se non si rieKio= Azione, vibrazione sce ad amare gli altri. Abbiamo pure chiesto se hanno delle ricorrenze particolari come il nostro Natale e Yuka
ci ha risposto che il loro è un Natale commerciale basato sul denaro e non come il nostro che dovrebbe avvi(sentimenti)
cinarci sempre di più a Dio e tra di noi. Abbiamo anche scoperto che perfino in Sicilia ci sono dei centri per
i buddisti come il KAIKAN e tutti i buddisti insieme al loro maestro IKEDA pregano ogni giorno. Una cosa curiosissima invece è il
fatto che loro non hanno un libro sacro ma si basano solo su una storia, storia di un principe da cui prende spunto la loro religione.
E’ stata una bellissima esperienza, abbiamo confrontato la nostra religione con quella di un altro popolo, abbiamo allargato le nostre
conoscenze ma soprattutto, ci siamo resi conto che, pur avendo tradizioni e usanze diverse tutti gli uomini, siamo mossi dagli stessi
principi e bisogni.
La collana che i buddisti tengono in
mano durante la preghiera.
M.Turco IIA Liceo Scientifico
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STUDENTI IN CATTEDRA: UN’ORA DA PROFESSORI!
Quest’anno gli studenti dell’indirizzo linguistico del liceo “Vittorini” che studiano tedesco hanno la possibilità di cimentarsi in una sorta di relazione in lingua tedesca di fronte alla classe – il Referat. Ogni alunno sceglie l’argomento da trattare; gli studenti ricevono con largo anticipo, da parte della lettrice, la
comunicazione della data in cui esporre il proprio Referat e cominciano così a prepararsi a casa facendo
ricerche ed approfondimenti, naturalmente in tedesco. Il giorno del Referat salgono in cattedra e presentano alla classe ciò che hanno preparato. Così come accade nelle Università tedesche, al termine del Referat, studenti e professori, battono il pugni sul banco al fine di fare i complimenti allo studente di turno.
La classe può porre anche delle domande di chiarimento o approfondimento e questo momento diventa
proprio interessante ma anche stimolante perché si mette in azione tutta la conoscenza della lingua tedesca acquisita. In III L sono stati trattati diversi argomenti: San Valentino in Germania, i paesi di lingua
tedesca, le regole dei numeri ordinali e cardinali, la pronuncia tedesca, la spiegazione e traduzione della
canzone 99 Luftballons , canzone tedesca molto conosciuta che la classe III L ha presentato al Deutschtag.E. Salerno III L
Si sente spesso parlare di metodi di insegnamento alternativi integrati con la tecnologia dei computer, tramite piattaforme on-line, lavagne interattive, tablet e quant’altro. A volte non è stata necessaria tecnologia di alcun tipo per portare innovazione e nuovo interesse nelle lezioni di tedesco. Ogni studente prepara
un Referat in tedesco – ovviamente – in cui tratta un argomento scelto personalmente, ponendosi come
obiettivo primario quello di condividere il suo interesse, pensiero o passione con il resto della classe. Bisogna ammettere che soprattutto tra i primi, me compreso, c’è stato un po’ di imbarazzo nell’esporre in
lingua straniera qualcosa di diverso dalla solita traduzione o esercizio di grammatica, ma la cosa ha avuto
dei risvolti talmente positivi e divertenti che ormai il lunedì è un appuntamento fisso con il Referat di un
compagno e ogni settimana è sempre bello prendersi una pausa dalle lezioni ordinarie. Qualcuno ha parlato di scuola, qualcun altro di cucina, di musica, di un libro letto; io, invece, ho parlato della mia passione: il fumetto. Voglio quindi ringraziare le nostre insegnanti e fare loro i complimenti per la bella idea.
Intanto aspetto curioso di sapere di cosa si parlerà nel prossimo Referat, lunedì prossimo.M.Guercio VL
La cosa più coinvolgente è proprio la libertà di scegliere l’argomento da presentare e, come dicevo prima,
anche la modalità migliore per fare ciò. Finora abbiamo parlato di libri, fumetti, film, scuola, cantante e
abbiamo persino assistito a fantastiche performances di canto in tedesco! Così, tra una lezione di grammatica ed una di letteratura, c’è pure un quarto d’ora per ridere, imparare cose nuove, per condividere le
passioni ma soprattutto per imparare il tedesco in maniera alternativa. Via la monotonia, avanti
l’allegria!!! Wie schön! M. C. Crisci IVL
Intervista a Matteo
III A - Liceo Scientifico
Tutto quello che avremmo voluto chiedergli e che immaginiamo ci
avrebbe risposto …
Ragazzi, sapete chi è Matteo? Se non lo conoscete ve lo presenteremo noi facendovi leggere l’intervista che abbiamo avuto l’occasione di tenergli direttamente!
Salve Matteo, innanzitutto ti ringraziamo per aver deciso di rispondere alle nostre
domande e ovviamente per aver scritto il Vangelo ed averci fatto sapere qualcosa di
te e di Gesù Cristo. Quando e dove sei nato?
Non c’è bisogno che mi ringraziate. Sono nato a Cafarnao alla fine del I secolo
a.C. Anche se non ne sono sicuro perché non mi ricordo molto bene!
Il tuo nome è sempre stato Matteo?
A dire il vero il mio nome è di battesimo è Levi che significa Dono di Dio, ho deciso di cambiare nome dopo aver conosciuto il mio maestro Gesù, in questo modo
volevo intendere anche il mio radicale cambiamento di vita; infatti quando Egli mi
disse: “Seguimi”, io non ho esitato e mi sono mosso per andare con Lui.
Perché hai definito il cambiamento di vita “radicale”? Di cosa ti occupavi prima?
Ero un pubblicano, un esattore delle tasse. Questo non era un mestiere molto amato, basti pensare che i sacerdoti, per rispettare il primo comandamento, vietavano
al popolo di maneggiare le monete romane che portavano l’immagine
dell’imperatore. In altre parole ero un dipendente del governo d’occupazione romano.
Caspita, dev’essere stato davvero frustrante essere sempre guardati male dalla gente.
Potete dirlo forte. C’è anche da dire che la nostra cattiva fama spesso veniva peggiorata dal fatto che alcuni pubblicani erano soliti ad abusi e sfrenatezze. Per non
parlare del fatto che altri traevano arbitrariamente vantaggio
dall’indeterminatezza con cui erano stabilite le tasse.
Brutta storia. Comunque nel tuo Vangelo si capisce chiaramente che ammiri moltissimo Gesù Cristo!
Sì, per me il mio maestro era il nuovo e definitivo Mosè venuto a dare compimento
alla legge di Dio in una nuova mentalità: quella dell’amore.
Crediamo tutti che tu sia un grand’uomo, dopotutto eri ricco, avevi tutto ciò che
ciascun individuo potesse mai desiderare ed hai deciso di abbandonare i beni terreni per qualcuno che all’apparenza non aveva nulla da offrirti. Noi pensiamo che il
tuo comportamento possa essere d’esempio per tutti coloro che, pur avendo il desiderio di seguire Gesù trovino difficile lasciare le loro certezze e rispondere
all’amore di Cristo.
Mi fa piacere che abbiate interpretato in maniera così profonda il mio Vangelo e
soprattutto che vogliate considerarmi un esempio.
Ma certo! Ora credo che ci sia una domanda che vogliamo farti tutti…
Ditemi pure.
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Nella settimana dello studente:
un’occasione per riflettere
Lo scorso 14 febbraio, durante la settimana dello studente, si è
tenuto nel nostro istituto per le classi del biennio, un incontro
sul bullismo, con la collaborazione dalla dott.ssa Marrelli.
Su richiesta della psicologa abbiamo preparato una scenetta che
potesse introdurre l’argomento. Così, la nostra classe, con
l’aiuto della nostra docente di scienze umane, la prof.ssa Panebianco, ha preparato una scenetta sul bullismo nella quale i miei
compagni mimavano vari ruoli, il bullo, gli amici del bullo, lo
sfigato, gli amici dello sfigato, i genitori del bullo e dello sfigato e il pubblico che seguiva la scena, mentre una voce narrante
descriveva caratteristiche e azioni commesse o subìte dai due
personaggi principali, il “bullo” e lo “sfigato”.
L’obiettivo di questa scenetta “provocatoria” era quello di fornire spunti di riflessione su un fenomeno complesso e variegato
come il bullismo, perché nella scenetta, così come nella vita
reale, spesso l’atteggiamento del bullo viene ‘’alimentato’’ dai
suoi compagni, che stanno con lui per paura, o forse solo per
sentirsi ‘’forti’’ anche loro, o da chi non interviene o, peggio
ancora, incita le sue azioni di violenza e prevaricazione, come
abbiamo potuto anche vedere nel video presentato nel corsi
dell’incontro.
Nella seconda parte della scenetta abbiamo voluto ribaltare la
situazione e presentare gli elementi di debolezza del “bullo”
che spesso è solo una persona che ha vissuto rapporti familiari e
interpersonali distorti, improntati alla prevaricazione e alla violenza, o all’indifferenza.
La scenetta ha colpito positivamente i ragazzi del biennio, la
dott.ssa Marrelli e i professori presenti.
L’esperienza è stata illuminante ed è servita sicuramente a farci
riflettere su avvenimenti che speriamo non si verifichino, a
promuovere valori improntati al rispetto degli altri e alla condanna della violenza. A. Ingaliso II P Liceo Scienze Umane
Abbiamo notizie quasi certe della tua morte in Etiopia verso la metà del I secolo d.C.
Come fai a trovarti qua e a rispondere alle nostre domande?
Non importa in che tempo ci troviamo, il mio compito –affidatomi direttamente dal
mio maestro- m’impone di aiutare e far uscire dal dubbio tutti coloro che ne hanno
bisogno e la vostra classe mi sembrava l’occasione perfetta per diffondere il mio messaggio e con questo anche quello dello stesso Gesù Cristo.
Allora ti ringraziamo infinitamente per questo dialogo che ci hai concesso, faremo in
modo che possa arrivare alle orecchie o agli occhi di tutti… ma certo! Il giornalino del
Vittorini! Questo è il modo migliore per far conoscere a tutti i ragazzi della scuola San
Matteo direttamente!
Mi fa piacere che vogliate utilizzare questo dialogo come un articolo di giornale. Adesso per me è arrivato il momento di andare, spero che avremo ancora l’occasione
di fare quattro chiacchiere!
Lo speriamo anche noi! Arrivederci!
(continua da pag. 1)
Ritengo che questa esperienza abbia consentito loro non solo di capire in concreto come si programma e realizza un disegno di ricerca, ma soprattutto di sperimentare cosa
significa lavorare in gruppo distribuendo i compiti e coordinando le varie attività.
Voglio ringraziare i miei alunni, che durante la settimana dello studente hanno rinunciato ad attività meno impegnative e più gradevoli per dedicarsi ad un lavoro che si è
rivelato interessante ma più complesso e impegnativo del previsto, e che hanno lavorato con senso di responsabilità e volontà di portare a termine i compiti assegnati anche quando io non sono stata fisicamente presente in classe.
Insomma un lavoro non facile, portato avanti con tenacia nonostante le inevitabili difficoltà. Cosa non è andato secondo le previsioni e quali gli errori da cui partire per fare sempre meglio?
La necessità e la fretta di avere i questionari già compilati prima della settimana dello
studente, periodo nel quale era previsto di effettuare lo spoglio delle schede con la codifica dei dati e la necessità di iniziare il lavoro di creazione delle tabelle e dei grafici
necessari per effettuare l’analisi e l’interpretazione, hanno creato difficoltà e disagi, di
cui ci scusiamo.
In conclusione, quando potremo vedere i ''voti'' del questionario, quando ci porterà i risultati, insomma?
La relazione finale sui risultati dell’inchiesta verrà pubblicata nel sito della scuola prima della chiusura dell’anno scolastico e sul nostro giornalino. Speriamo possa offrire
agli studenti un’occasione per riflettere sul loro metodo e ai docenti una sollecitazione
ulteriore a sperimentare metodologie didattiche e interventi volti a migliorare il loro
modo di lavorare o a sollevare l’interesse e il piacere dello studio.
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La Pietas nelle raffigurazioni artistiche
dalle origini al Concilio di Trento
Nell’Antica Roma la pietas era uno dei valori fondamentali del “Mos Maiorum” (letteralmente “il costume degli antichi”). Con questa espressione i Romani
indicavano il complesso dei valori e delle tradizioni che ritenevano essenziali per
la loro cultura e la loro civiltà. Essere fedeli al Mos Maiorum significava infatti
riconoscersi membri di uno stesso popolo e sentire i vincoli di continuità con il
proprio passato e con il proprio futuro
A differenza di “pietà”, che attualmente è sinonimo di misericordia, la pietas per
gli antichi Romani era invece l‘espressione del dovuto rispetto verso gli dèi, la patria, i genitori”.
Raffigurazioni della dea Pietas
nelle sculture greco-romane.
Il significato del termine pietas si è avvicinato a quello attuale di misericordia con
il Cristianesimo, per il quale la pietà è un attributo di Dio. I cristiani la trovarono lì,
nelle coscienze del popolo più potente e più avanzato della loro epoca, e non la rinnegarono assieme a molte altre cose, bensì la assimilarono alle loro dottrine. La
pietà descrive l'affetto, il rispetto e l'obbedienza che il credente ha per Dio e per le
cose sacre.
Sant’Agostino parlerà di pietà come "il vero culto del vero Dio, culto che si riassume nell'amore. L'amore di Dio, infatti, fu dopo la conversione il grande programma
della sua vita”.
Anche San Tommaso d’Aquino intenderà la pietà come “culto dei parenti e della
patria, perciò è una virtù speciale”. Virtù che viene direttamente da Dio in quanto
“Religione e pietà sono ambedue virtù che non si escludono a vicenda”. (Summa
Teologiae)
Raffaello Sanzio “Incendio di Borgo”
Pietà Vaticana - Basilica di S. Pietro
Il soggetto della pietà, ovvero la Vergine Maria che tiene sulle ginocchia il corpo senza vita di Gesù Cristo, dopo la sua Passione e Deposizione, non era molto diffuso in
Italia, il soggetto di origini tedesche e nordeuropee. Fu grazie ad artisti, soprattutto
scultori, come Michelangelo Buonarroti, che il soggetto di pietà cominciò a diffondersi anche nella penisola italiana come gruppo scultoreo.
Lo stesso Michelangelo, sul finire del XV secolo, inizierà a donare al mondo intero
quei capolavori che incarnano e rappresentano a pieno la dottrina e i canoni di pietà
cristiana.
A seguito della riforma luterana, con il Concilio di Trento e la Controriforma. il concetto di pietas riprende nuovamente l’antico significato Romano di rispetto e devozione verso Dio. L’utilizzo che ne fa la Chiesa Cattolica, delle immagini sacre in questo
periodo, è abbastanza evidente: bisognava andare contro la concezione luterana e calvinista secondo cui le immagini sacre alimentavano un rito pagano della venerazione
dei Santi. La funzione didattica che la tradizione cattolica ha da sempre attribuito alle
immagini è essenziale per la crescita della fede tra gli incolti. Insomma, le arti figurative sono e devono essere (la Biblia pauperum)la Bibbia dei poveri analfabeti. È compito delle immagini sacre diffondere e incoraggiare il culto e la devozione della fede, ma
soprattutto di suscitare nell’animo del fedele quei sentimenti di rigore, rispetto, sottomissione e obbedienza a Dio e alla chiesa “Universale” che quest’Ultimo ha fondato
sula Terra.
Durante tutto il Medioevo, l’Arte cristiana non punta più a raffigurare la bellezza,
come quella greca e romana, bensì questa nuova “arte di chiesa” che si prefigge di
educare e formare con le immagini il fedele analfabeta e poco colto che non può
comprendere “da solo” le Sacre Scritture. I nuovi soggetti raffigurati, non si limitano a mostrare solo scene bibliche, ma suscitano nell’animo dell’osservatore sentimenti di pietà e compassione che portano l’uomo sempre più vicino a Dio. Sono G. Conti IVC - Liceo Scientifico
scene quali la Passione o la Deposizione di Cristo quelle più diffuse in tutta
l’Europa medievale e prerinascimentale.
Pietas in Giorgio Vasari - Giudizio Universale
Cappella di Santa Maria del Fiore
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