N.208 - 20 GENNAIO 2014 4 volte La produzione di acqua minerale in Russia è passata da 2,66 miliardi di litri nel 2005 a 5,22 miliardi nel 2012. In media in un anno i ritmi di crescita della produzione russa erano pari al 9,6%. P.4 Sace conferma il ruolo st r at e g i co d e l l a Ru s s ia all'interno del suo portafoglio. I l g r u p p o g u i d at o d a Alessandro Castellano ha infatti reso noto di aver garantito un finanziamento da 420 milioni di euro al colosso petrolifero russo Lukoil. P.6 La rassegna delle informazioni statistiche e delle previsioni sull’economia della Russia e della CSI. p. 10 Investimenti e collaborazioni industriali. p. 12 Proposte commerciali. p. 13 Le fiere internazionali in Russia e nella CSI. p. 14 La stagnazione è ormai di norma L’ economia russa è fortemente al verde. Solo un anno fa, nel dicembre del 2012, il governo contava almeno su di un mantenimento dei ritmi di crescita superiore al 3%, e ciò “non piaceva molto” al premier Dmitry Medvedev. Una simile velocità non ha garantito il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo socio-economico prefissati davanti al gabinetto dei ministri. Tuttavia la crescita economica è caduta in picchiata (in un anno e mezzo entro il primo trimestre del 2013 i ritmi sono passati da 4,8% a 1,2%) e il rallentamento si sta rafforzando, confermando le attese più pessimistiche. Le trasformazioni sono state rinviate e come risultato nel settembre 2013 il governo ha deciso subito di orientarsi verso uno scenario pessimistico. La stagnazione, che in estate il Ministero dello Sviluppo economico credeva temporanea, sperando che sarebbe passata entro l’autunno, è stata ora definita continua a pagina 2 Il denaro sempre più caro in Russia Le banche russe hanno depositato quasi tutto presso la Banca Centrale per mezzo di pronti contro termine ed ora sono costrette ad attirare soldi più cari. A seguire rincarano anche i crediti. Nella prima metà dell’anno 2014 l’indebitamento del sistema bancario nei confronti della Banca Centrale per mezzo di pronti contro termine ha raggiunto per l’ennesima volta i massimi storici superando i 3 trilioni di rubli. servizio a pagina 3 dalla prima pagina duratura. Il Ministro dello Sviluppo Economico Aleksej Uljukaev ha avvertito che si prolungherà anche nel 2014, evitando di fare previsioni sui tempi di ripresa. Il rallentamento dei ritmi non è a breve termine, ha confermato il presidente della Banca Centrale Elvira Nabiullina: al posto del 5-6%, l’1,5-2% diventeranno la norma. La nuova norma sta ora anche alla base di piani a lungo termine: secondo le stime emesse a novembre per l’anno 2030, per i prossimi 15 anni l’arretratezza della Russia rispetto ai ritmi di crescita mondiale assumerà un carattere irreversibile. In funzione di ciò non è prevedibile alcun miglioramento sistemico nel livello e nella qualità di vita dei russi: le risorse bastano solo per un paio di progetti nella sfera del petrolio e del gas e per aumentare i salari ai funzionari pubblici. Per medicina, istruzione e infrastrutture stradali non bastano: la loro qualità peggiorerà. Si prevede che le pensioni rimarranno scarse, il lavoro poco produttivo, gli impianti obsoleti, le differenze per quanto concerne il livello di vita tra le regioni e la stratificazione sociale della popolazione cresceranno. La perdita rispetto alla concorrenza mondiale è divenuta la strategia ufficiale dello sviluppo socioeconomico della Russia entro il 2030. Rallentando insieme a tutti, la Russia ha frenato più velocemente, passando direttamente da leader della crescita mondiale ad outsider. La crescita del PIL russo nei primi tre trimestri del 2013 ha subito un rallentamento dell’1,3%. “Bisogna dire le cose chiaramente: le principali cause del rallentamento sono di carattere esterno, non interno”, - ha affermato Putin in dicembre. La molla che ha fatto scattare la crisi russa consiste in fattori di tipo esterno: è risultato che senza un aumento dei prezzi del petrolio anche tutto il resto smette di crescere. Un anno fa il governo contava che nel 2013 l’economia sarebbe cresciuta del 3,7% con un prezzo del petrolio pari a 97 dollari al barile. E’ risultato che la crescita è pari all’1,4% (ultima previsione del Ministero dello S v i l u p p o Economico) con un prezzo del petrolio che supera i 107 dollari al barile. Il meccanismo di crescita basato su di un crescente e continuo afflusso di proventi in valuta si è spezzato. Il peggioramento della situazione e c o n o m i c a mondiale ha portato i profitti delle imprese a crollare. Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, nel primo semestre nel campo della metallurgia il profitto è sceso fino al 44,1%, nel settore della chimica la produzione è calata del 23,6%, nell’industria meccanica del 31,5%, nella produzione di prodotti minerali non metallici del 33,2% e nelle costruzioni del 50,9%. L’insufficienza di risorse ha limitato all’improvviso le possibilità di finanziare le imprese grazie a programmi di investimento. Così “Gazprom”, la cui quota corrisponde circa all’8% di tutto il capitale depositato nel Paese, ha ridotto il suo programma d’investimenti di quasi un terzo. Si sono conclusi anche i grandi progetti legati a finanziamenti statali (il summit APEC, le Universiadi) e progetti di monopoli statali (la costruzione di Nord Stream). Sebbene nel settore privato la crescita di capitali investiti sia continuata, anche se lentamente, ciò non ha evitato che si riducesse nei settori pubblici e quasi-pubblici: il volume totale degli investimenti nell’economia sono crollati per la prima volta dal 2009. La riduzione della domanda esterna ed interna ha provocato il crollo delle industrie: in generale i ritmi di crescita si mantengono nei pressi dello zero grazie all’incremento dell’estrazione del petrolio in alcuni nuovi giacimenti della Siberia Orientale (l’estrazione dei vecchi giacimenti è in calo), mentre le produzioni di lavorazione a partire dal secondo trimestre sono in deficit. Secondo i calcoli dell’agenzia di rating “Expert RA”, il calo delle industrie ha toccato il 40% nelle regioni russe, cosa che non si vedeva dalla crisi del 2009. 2 Il denaro sempre più caro in Russia Le banche russe hanno depositato quasi tutto presso la Banca Centrale per mezzo di pronti contro termine ed ora sono costrette ad attirare soldi più cari. A seguire rincarano anche i crediti. Nella prima metà dell’anno 2014 l’indebitamento del sistema bancario nei confronti della Banca Centrale per mezzo di pronti contro termine ha raggiunto per l’ennesima volta i massimi storici superando i 3 trilioni di rubli. Da inizio mese l’indebitamento è incrementato di 449 miliardi di rubli. Un boom improvviso si è verificato soprattutto a causa delle maggiori banche, si riporta nel quotidiano Vedomosti. Secondo i dati della Banca Centrale Russa, nel secondo e nel terzo trimestre del 2013 le operazioni di pronto contro termine con la Banca Centrale hanno costituito lo strumento principale di rifinanziamento delle banche: i debiti hanno raggiunto i 2,6 trilioni di rubli, mentre il coefficiente di utilizzo degli attivi di mercato si aggirava prevalentemente tra il 40 e il 60%. Il record odierno indica che il coefficiente di utilizzo di garanzie ipotecarie poteva superare il 70%, fanno notare le banche. Il livello del 70% corrisponde all’effettivo esaurimento del pegno e non si ridurrà a breve. Ciò è aggravato dal fatto che entro la fine del primo trimestre del 2014 i pegni si decideranno in maniera definitiva e la Banca Centrale dovrà stabilire come continuare a finanziare il sistema bancario. Una serie di banche, in primo luogo quelle minori, ormai non hanno più nulla da depositare per mezzo di pronti contro termine e si vedono costrette a rivolgersi a fonti più costose. Come spiegano gli esperti bancari ai giornalisti di Vedomosti si tratterà di finanziamenti su pegno di attivi non di mercato, currency swap e distribuzione di fondi da parte del Ministero delle Finanze. Quest’ultimo concede soldi ai depositi con interessi del 6,53%. Tanto meno è la liquidità nel sistema, tanto più viene a costare, e ciò riguarda anche il costo dei crediti: le banche non escludono che all’inizio del prossimo anno sarà necessario aumentare i tassi d’interesse. I fondi dalla privatizzazione, destinati al bilancio statale del 2014-2016, potrebbero non arrivare a destinazione, avverte il revisore di conti Maksim Rokhmistrov ai colleghi della Corte dei Conti, dopo aver analizzato i risultati di efficienza di direzione e privatizzazione delle proprietà statali. Qui si parla approssimativamente di 400 miliardi di rubli, scrive “Kommersant”: secondo i piani di bilancio, nel 2014 si dovrebbero ottenere dalla privatizzazione 196,8 miliardi di rubli, 158,5 nel 2015 e 99,9 miliardi nel 2016. Rispetto al precedente bilancio sui tre anni quest i piani sono stati fortemente rivisitati, poiché inizialmente si prevedeva che la vendita di proprietà statali avrebbe fruttato al bilancio 331 miliardi nel 2014 e 595 miliardi nel 2015. Tuttavia i risultati del 2013 hanno reso palese l’impossibilità di raggiungere tali parametri. Durante l’anno in corso la tesoreria otterrà, secondo i dati del Ministero delle Finanze, solo 52 miliardi di rubli dalla privatizzazione, invece che i 428 previsti. Lo Stato ha dovuto rifiutare la vendita di una parte degli attivi a causa della situazione sfavorevole sui mercati azionari. Un’altra causa del mancato guadagno di redditi risiede nel fatto che i fondi derivanti dalla privatizzazione sono stati destinati alla ricapitalizzazione delle società stesse. Così è stato con la vendita a 102,5 miliardi di rubli del 14,6% delle azioni della banca VTB. C’è anche una terza motivazione che impedisce il compimento dei piani: le imprese statali non hanno presentato dati economici precisi che giustificassero i redditi previsti dalla vendita degli attivi inclusi nel programma di privatizzazione del 2014-2016, affermano alla Corte dei Conti. “Tali fatti non permettono il raggiungimento degli obiettivi relativi ad una privatizzazione più attiva e completa, che comprenda l’eliminazione degli organi federali del potere esecutivo dalle proprietà in eccesso risparmiando, di conseguenza, i soldi per il loro mantenimento e riducendo, sulla base di ciò, i rischi di corruzione”, - ritiene il revisore Maksim Rokhmistrov. Il bilancio per il 2014 prevede un deficit di 390 miliardi di rubli e il rischio che non arrivino i fondi dalla privatizzazione non è l’unico, come hanno già avvertito gli esperti, tra cui il Ministero delle Finanze. 3 Rassegna del mercato russo dell’acqua minerale e potabile I n Russia la formazione del mercato dell’acqua potabile e minerale è cominciato approssimativamente negli anni ‘90. Tuttavia il consumo di acqua minerale risale ad un periodo molto precedente. Quindi, nonostante il mercato si sia formato solo alla fine del ventesimo secolo, già nel 1870 in Russia era tipico bere acqua minerale in bottiglia. Al giorno d’oggi il mercato nazionale dell’acqua potabile e minerale in bottiglia è in fase di crescita. Una particolarità del mercato rimane il basso livello di saturazione. Tra i primi attori del mercato russo troviamo le maggiori aziende internazionali PepsiCo e Coca-Cola. Con il corso degli anni anche i produttori delle regioni hanno cominciato a produrre acqua potabile. Bisogna dire che tale produzione caratterizza principalmente il segmento a basso costo. Consideriamo i principali indicatori del mercato russo dell’acqua minerale. Al momento gli analisti ritengono che il suddetto mercato continui a crescere, anche se negli ultimi anni i ritmi di produzione si sono ridotti. La produzione di acqua minerale in Russia è passata da 2,66 miliardi di litri nel 2005 a 5,22 miliardi nel 2012. In media in un anno i ritmi di crescita della produzione russa erano pari al 9,6%. Nel primo semestre del 2013 il volume di produzione dell’acqua minerale era pari a 2,84 miliardi di litri, ossia il 7,84% in più rispetto al periodo analogo del 2012. La produzione russa di acqua potabile, al contrario, cresce a vista d’occhio. Nel 2012, rispetto al 2011, il volume di produzione dell’acqua potabile è aumentato del 31,75%: da 1,30 fino a 1,71 miliardi di litri*. Nel primo semestre del 2013 il volume di produzione dell’acqua potabile era pari a 9,92 miliardi di litri, vale a dire il 20,07% in più rispetto al primo semestre del 2012. L’aumento della produzione è legato al tentativo della popolazione di adottare uno stile di vita sano. L’influsso della propaganda per uno stile di vita sano riduce la domanda di bevande gassate. Come è già stato detto, al giorno d’oggi i cittadini russi non usano l’acqua in bottiglia solo per soddisfare la sete, ma anche per cucinare. Inolt r e, tra i principali consumatori di acqua in bottiglia troviamo gli uffici. Tuttavia bisogna notare che, sebbene l’acquisto di acqua per il consumo in uffici sia quasi obbligatorio, per il momento tale pratica è diffusa prevalentemente nelle grandi città. Così i consumatori di acqua in bottiglia sono soprattutto le aziende con sede a Mosca e San Pietroburgo. Detto ciò anche la consegna di acqua gioca un ruolo particolarmente importante. Questo tipo di business è sufficientemente redditizio dal momento che le spese per la produzione di acqua minerale sono minime e non sono richieste licenze. Sul mercato dell’acqua minerale e potabile esistono sia produttori nazionali che esteri. La quota della produzione importata è esigua: circa il 10%. I distributori esclusivi di produttori esteri importano principalmente prodotti di 4 classe premium. Il volume totale d’importazione nel 2012 era pari a 70,4 milioni di litri. La produzione importata nella maggior parte dei casi è prodotta nei Paesi europei. Così, tra i Paesi importatori di acqua minerale e potabile i leader sono il Belgio, l’Armenia e la Francia. In termini monetari il Belgio occupa il primo posto con un notevole distacco, importando quasi il 50% della produzione. Per quanto riguarda l’export, gran parte è diretta nei Paesi confinanti. Al primo posto troviamo l’Ucraina, la cui quota d’esportazione russa di acqua minerale è pari al 44%. I produttori di acqua minerale e potabile aventi una quota significativa sul mercato sono caratterizzati dai seguenti tratti: * politica di marketing attiva; * ampio assortimento; * estensione a diversi segmenti di prezzo; * presenza di due o più brand. In questo modo la maggior parte dei produttori possiede diversi brand che soddisfano più fasce di consumatori. Al giorno d’oggi dominano due holding: – The Pepsi Bottling Group e The Coca-Cola Company, che sono uscite per prime sul mercato russo. La loro quota totale è pari al 40% del mercato in termini quantitativi. Allo stesso tempo si osserva una crescita attiva del volume di mercato attribuibile al lavoro attivo dei produttori nazionali. Bisogna sottolineare che ad oggi si nota un rafforzamento della produzione grazie all’acquisto da parte di grandi aziende di piccole fabbriche regionali. Di conseguenza la produzione rimane concentrata. In particolare, si osserva una particolare attività produttiva di acqua minerale in alcune regioni: nei distretti del Caucaso Settentrionale, in quello Meridionale, dell’Estremo Oriente e in quello siberiano in totale si concentra il 75% della produzione russa di acqua minerale e potabile. Gli analisti fanno notare che esistono alcuni modi attraverso i quali i produttori tentano di incr e m ent ar e l a pr o pri a presenza sul mercato. Una di qu e st e è l’ a m p li a m e nto dell’assortimento grazie all’introduzione di una nuova linea di produzione d’acqua minerale con aggiunte. Inoltre, come strategia di marketing, si cita la storia di produzione dell’acqua: nella descrizione della produzione si pone l’accento sull’esistenza pluriennale delle fonti dell’acqua e sul la l oro popolarità storicamente consolidata. Al momento il livello di consumo dell’acqua in bottiglia in Russia è pari circa a 33 litri a persona all’anno. Nei Paesi dell’Europa occidentale tale indicatore è di 5 volte superiore, il che testimonia l’alto potenziale del mercato russo. Secondo le stime il mercato dell’acqua minerale e potabile in Russia entro il 2016 crescerà ogni anno del 6-8% in termini quantitativi e entro il 2015 tale produzione surclasserà per diffusione e popolarità le bevande gassate analcoliche. 5 Sempre più capillare la presenza italiana nelle regioni russe Sace conferma il r uolo strategico della Russia all'interno del suo portafoglio. Il gruppo guidato da Alessandro Castellano ha infatti reso noto di aver garantito un finanziamento da 420 milioni di euro al colosso petrolifero russo Lukoil per l'ammodernamento e l'ampliamento della raffineria Neftochim di Burgas, in Bulgaria, la più grande nell'area sud-orientale dell'Europa. Grazie allo stanziamento -, strutturato ed erogato da Société Générale, che guida, in qualità di global coordinator, un pool di banche (Bnp Paribas, Ing Bank e UniCredit Group)-, sarà costruito un impianto di idrocracking per la trasformazione dei residui pesanti della lavorazione del petrolio in distillati e olio combustibile a basso tenore di zolfo. Il nuovo impianto consentirà di migliorar e l'efficienza produttiva della raffineria e la qualità dei prodotti garantendo una maggiore sostenibilità ambientale del sito. I lavori, chiarisce una nota diffusa da Sace, saranno eseguiti dalla Technip di Roma che conta più di 1100 dipendenti e referenze per oltre 500 progetti in 70 paesi diversi. Con un portafoglio di impegni in essere da 4,9 miliardi di euro e nuove operazioni allo studio per 3 miliardi, la Russia è, come detto, il primo paese estero nel portafoglio di Sace e una destinazione cruciale per le aziende italiane che puntano sull'internazionalizzazione. Non a caso, a fine novembre, in occasione del vertice italo-russo di Trieste, Castellano e Vladimir Dmitriev, presidente della banca di sviluppo russa Vnesh econ omb an k (V eb), hanno firmato un accordo di cooperazione destinato a facilitare le relazioni economiche tra l'Italia e la Federazione Russa, consolidando di fatto un'alleanza di lunga data. Già nel 2011, infatti, Sace e Veb, insieme alla francese Coface, avevano sottoscritto un accordo per sostenere le vendite del Sukhoi Superjet 100 e, dal 2012, Sace è advisor tecnico per il lancio di Exiar, la nuova agenzia russa per l'assicurazione del credito all'esportazione e gli invest imenti, interamente controllata da Veb. Nel paese, poi, Sace ha affiancato molte imprese italiane nella realizzazione di grandi progetti strategici nell'energia e nelle infrastrutture e diverse aziende di settori dei beni di consumo per sostenere la crescente domanda di made in Italy da parte della classe media russa. Tra le iniziative garantite dal gruppo di Castellano c'è, tra l'altro, il finanziamento di 500 milioni di euro a Gazprom nell'ambito della fase II del progetto Nord Stream per la progettazione e realizzazione, da parte di Saipem, della seconda linea del gasdotto sottomarino che attraverserà il Mar Baltico collegando Russia e Germania. Nell'ambito del sistema Export Banca, Sace ha inoltre garantito 473 milioni destinati alla costruzione, commissionata a Rizzani De Eccher, del Vtb Arena Park: un complesso di alberghi, appartamenti, uffici e relative infrastrutture adiacenti allo stadio della Dynamo Mosca. Mentre, sul fronte dello sviluppo estero di imprese italiane, Sace è scesa in campo al fianco del gruppo Maccaferri garantendo un finanziamento da 36 milioni per sostenere il piano di investimenti industriali della società in Russia e in altri mercati. Le marche private made in Italy cercano di correre all'estero. Ad esportarle sono le centrali d'acquisto dei gruppi internazionali. Nel 2013 il valore dell'export delle private label ha raggiunto quota 180 milioni (prezzi al consumatore finale). È la stima fatta dall'Ufficio studi di Federdistribuzione interpellando alcuni dei principali gruppi presenti in Italia come Auchan, Carrefour, Conad-Leclerc, Rewe e Despar. Le private label più esportate sono alimentari (prodotti freschi e confezionati) e vino. « È u n a s p i n t a all'internazionalizzazione commenta Francesco Pugliese, presidente di Adm, l'associazione che raggruppa le imprese della distribuzione moderna -. Le insegne definiscono le caratteristiche dei prodotti e collaborano con i nostri produttori, quasi sempre piccoli, per raggiungere standard di qualità, quantità e organizzativi in grado di affrontare i nuovi mercati». Mercati che mostrano di apprezzare la marca commerciale made in Italy. 6 Sono circa 450 i buyer, category manager e importatori attesi a "Marca 2014", la manifestazione della marca commerciale nella distribuzione moderna che si è svolta a FieraBologna. Il momento favorevole è indirettamente confermato dall'aumento degli spazi espositivi (+6%) rispetto alla passata edizione. Per molte realtà legate al territorio si tratta di una nuova opportunità che aiuta a mantenere i volumi e spesso a incrementare la marginalità. È un'internazionalizzazione che con le sole loro forze non sarebbero in grado di affrontare: il copacker che si avventura da solo sui mercati esteri deve infatti adattare i prodotti ai gusti e alle richieste dei vari mercati nel rispetto delle locali norme igienicosanitarie. «Non sempre il prodotto che si vende in Italia riscuote lo stesso successo all'estero», precisa Umberto Riva, presidente del Salumificio Fratelli Riva di Molteno. «Il limite è nei gusti nazionali, n e ll e a b it ud i n i e n e l le confezioni» conferma Ambrogio Invernizzi, presidente della Inalpi, azienda lattierocasearia piemontese. «Da alcuni mesi abbiamo deciso di approcciare i mercati esteri con l'aiuto delle centrali d'acquisto italiane delle catene internazionali con cui lavoriamo» aggiunge Riva -. Grazie ad Auchan è stato fatto un primo passo in Polonia, sono in corso dei contatti con Rewe per essere presenti nei mercati dell'Est Europa e stiamo testando anche il mercato austriaco, dopo la valutazione positiva di una catena locale». I formaggi fusi a fette e gli altri prodotti realizzati dalla Inalpi per le varie catene internazionali so n o s u g l i sc a f f al i d ei supermercati di Malta, Slovenia, Albania e Lussemburgo, «piccoli mercati dove prima non eravamo presenti - racconta Invernizzi -. Inoltre tanti copacker non hanno le dimensioni per avere una propria divisione commerciale». Molto spesso la partnership con i colossi della grande distribuzione rappresenta un elemento indispensabile per varcare i confini europei. «Il rapporto con Auchan e la sua centrale ci ha aperto mercati lontani come Russia e Taiwan sottolinea Alberto Balocco, terza generazione dell'industria dolciaria di famiglia -, oltre a quelli di Francia e Lussemburgo». Negli ipermercati Auchan di Taiwan sono in vendita, con il logo del gruppo francese, il panettone e il mandorlato incartato a mano, i wafer e altri prodotti sfornati a Fossano. Un dolce successo per il made in Italy. Nell'ultimo decennio la logistica italiana ha davvero cambiato pelle: il tricolore non sventola quasi più sulle aziende del settore. «Le nostre medie e grandi imprese sono state mangiate dai colossi esteri, avevamo bei marchi e sono spariti quasi tutti», dice Piero Luzzati, direttore generale di Confetra. La colonizzazione da parte delle multinazionali tedesche, francesi, inglesi e statunitensi, ha già avuto il suo apice, le otto acquisizioni degli ultimi due anni sono, più o meno, un assestamento. L'ultima fase della trasformazione imposta dal mercato globale ha tagliato fuori i padroncini, inghiottiti dai trasportatori dell'Est Europa, competitors agguerritissimi in una battaglia a colpi di prezzi al ribasso che ha visto soccombere le piccole imprese italiane. Il bilancio è già oggi quasi un bollettino di guerra. In un anno e mezzo hanno chiuso i battenti 16mila piccole aziende di autotrasporto, espulse dal mercato e cancellate dall'albo. «Adesso più che a grandi operazioni di aggregazione assistiamo a una riorganizzazione», conferma Luzzati. Il settore resta una colonna del sistema economico del Paese, con un volume d'affari di 200 miliardi, indotto compreso, che rappresenta il 13% del Pil. Trasporti, magazzinaggio, spedizioni danno forma a una galassia di oltre 160mila imprese, 130mila di autotrasporto, con una occupazione quasi stabile dal Duemila: circa 1,1 milioni di addetti. Un segnale di tenuta, «anche se – osserva Valeria Battaglia, direttore generale di Federtrasporto – molte nostre aziende hanno cambiato bandiera e la logistica è ormai controllata da oltreconfine, con il risultato che la bilancia dei pagamenti è in passivo». Adesso tutto il settore è spinto dalla necessità di raggiungere soglie dimensionali adeguate non solo a presidiare i mercati maturi, a partire da quelli dell'Europa Occidentale, ma anche le ultime frontiere, le aree economicamente emergenti. Una sfida agevolata dagli accenni di ripresa, in un mercato dominato dai big. Giganti come il gruppo Dhl, Bartolini, Tnt: ai primi posti per fatturato, da soli generano un volume d'affari di quasi 3,4 miliardi e svettano incontrastati. Archiviata la crisi più profonda, assorbite le ultime operazioni di accorpamento in Italia (quindici nell'arco di un anno e mezzo, fino al primo trimestre del 2013), il settore incamera nuovamente la risalita del traffico merci. Negli ultimi tre mesi di quest'anno lo scalo di Malpensa ha registrato un forte incremento del trasporto con gli aerei cargo (70% di tonnellate 7 in più). Poi ci sono i porti, sempre più strategici, da Genova a Ravenna, crocevia del traffico internazionale, con una quota che supera il 60%, contro quella su strada (27%) e quella ferroviaria (12,1). In prospettiva si stagliano le opportunità offerte dai corridoi euroasiatici, tra Polonia, Ucraina, Russia, Cina, e dallo sviluppo dell'Africa, a partire dall'area del Maghreb. Ma anche la logistica risente, come tutti gli altri settori, della insufficiente efficienza del sistema Paese. «Paghiamo tutti lo stesso prezzo – dice Luzzati – alle disfunzioni della pubblica amministrazione, al peso del carico fiscale. Tutto funziona male. Navi da 18mila contenitori hanno bisogno di porti adeguati. Ma in Italia, a differenza degli altri Paesi, ci vogliono anni per realizzare un dragaggio. Gli indicatori sono quasi tutti positivi. Ma non possiamo certo dire di avere il vento in poppa». Ciò che davvero manca all'appello, dicono le imprese, sono piani strategici nazionali di trasporto con «una visione aperta al mercato globale – prosegue Battaglia – e con indicazioni di priorità e vocazioni. Per adesso siamo solo nella fase delle buone intenzioni e delle carte. E non dobbiamo dimenticare che il settore ha b i s o g n o d i i n v e s t i me n t i sull'innovazione e sulle nuove tecnologie». Eppure il sentiment è positivo, la fiducia non manca, anche se sono sempre i colossi a tenere le redini dell'inversione di tendenza. Anche per quanto riguarda l'occupazione. Sono le prime cento imprese per fatturato a generare nuovi posti di lavoro e a compensare la flessione di quelle minori: leggera (-0,24%) ma indicativa di un processo inarrestabile di riorganizzazione che premia le multinazionali. Su una cosa sono tutti d'accordo al Pitti Uomo 85 che si è svolto a Firenze: i mercati esteri sono stati l'àncora di salvataggio delle aziende italiane della moda in questa fase di forte contrazione dei consumi interni, e continueranno a esserlo, con tutta probabilità, anche nei prossimi anni. Ma i vagoni del treno che sta portando la moda italiana nei quattro angoli del mondo - rappresentati dai singoli comparti merceologici non stanno viaggiando tutti alla stessa velocità. Ma a trainare la crescita sui mercati internazionali non sono gli abiti, espressione più "classica" dello stile made in Italy e prodotto più pesante del "paniere" della moda italiana. «Le principali locomotive di crescita sui mercati esteri sono oggi soprattutto gli accessori», certifica l'economista Marco Ricchetti che per conto di Pitti Immagine ha analizzato le performance dei vari comparti sui mercati esteri: al primo posto si piazza la pelletteria, seguita da occhiali e scarpe. In particolare nei primi nove mesi del 2013 (nei quali l'export italiano di moda ha segnato +3,7% rispetto allo stesso periodo del 2012), le borse e gli accessori in pelle (cinture, portafogli, valigie) hanno incrementato le vendite sui mercati esteri del 10%; gli occhiali made in Italy hanno registrato +8,8%; le scarpe hanno segnato +4,4%. Si è fermata invece al +2,8% la crescita dell'export di abbigliamento italiano, da mettere in collegamento anche con l'andamento "lento" di filati e tessuti, unico comparto che nei primi nove mesi ha segnato una lieve riduzione dell'export. «Oggi tirano i prodotti che sono molto riconoscibili - spiega Ricchetti - e questa tendenza a valorizzare l'accessorio-moda si sta riflettendo sulle strategie delle aziende che negli ultimi anni hanno introdotto sempre più questi articoli nelle loro collezioni». Peraltro il traino rappresentato da pelletteria, calzature e occhiali diventa ancora più forte se si guarda ai soli mercati extraeuropei, sempre più importanti per la moda italiana: nei primi nove mesi 2013 l'export fuori dall'Unione europea ha raggiunto +6,2% in valore (+9,1% l'Asia) malgrado il cambio sfavorevole dell'euro, centrando a fine anno, secondo le stime di Ricchetti, lo storico sorpasso sull'export verso i Paesi Ue-28 (si veda Il Sole 24 Ore del 12 novembre), approdo di una cavalcata partita agli inizi del nuovo millennio e guidata dall'Asia. È proprio sui mercati extraeuropei che l'export di pelletteria made in Italy ha segnato +12,5% nei primi nove mesi 2013, seguito da scarpe (+8,8%), occhiali (+5,3%) e abbigliamento (+5,1%, performance migliore rispetto a quella comprensiva anche dei mercati europei). L'importanza acquistata dagli accessori è ben visibile nelle collezioni dei 1.047 marchi che hanno esposto al Pitti Uomo: oggi nessuno - dai grandi nomi alle start up - può fare a meno di abbinare borse, cinture, scarpe e sciarpe alle linee di abbigliamento e, per la prima volta, si moltiplicano i tentativi di alleanze tra aziende specializzate in un singolo prodotto per "comporre" un ventaglio completo di offertamoda attrattiva sui mercati internazionali. È anche così che il Pitti Uomo si trasforma nell'offerta (dopo l'abbandono di molti grandi marchi e la focalizzazione sulle 8 aziende di ricerca e innovative): questa edizione, partita a ridosso dell'Epifania, ha dovuto "combattere" da una parte col Natale ortodosso, che proprio dal 7 gennaio si festeggia in Russia e negli altri Paesi che hanno conservato il calendario giuliano; e dall'altra con la London fashion week posizionata in date in parte sovrapposte. Col risultato, subito dopo la sfilata di Burberry, un aereo noleggiato da Pitti Uomo ha portato 57 buyer e giornalisti da Londra a Firenze, appena in tempo per assistere alla Stazione Leopolda alla sfilata di Diesel Black Gold disegnata dal norvegese Andreas Melbostad, fissata alle 21. Non era mai accaduto prima. Il 2014 sarà l'anno dei 60 anni. Per Braccialini si preparano dodici mesi speciali di eventi, aperture di negozi e crescita. «Per il nostro 60esimo compleanno stiamo preparando una serie di eventi importanti. Innanzitutto inaugureremo il museo che stiamo allestendo all'interno dell'azienda che dovrebbe essere pronto per il Pitti di giugno con tutti i prodotti Braccialini e Gherardini. Abbiamo in preparazione un libro sulla storia dell'azienda e una mega sfilata a Shanghai ad aprile. Stiamo poi preparando diverse sorprese per la settimana della moda e il Mipel», commenta l'amministratore delegato del gruppo, Riccardo Braccialini, che si dice soddisfatto di quanto fatto fin qui dopo che nel 2011 la famiglia ha riacquistato il controllo della società insieme a Sici sgr, Nem Sgr e Hat. Nel futuro della società c'è anche l'approdo in Borsa, come dimostra l'iscrizione al programma Elite di Confindustria: «La Borsa – dichiara Braccialini – è uno dei nostri obiettivi quando saremo pronti. In Elite ci danno già quasi per pronti. Il 2015 potrebbe essere l'anno giusto, ma dipende dai risultati che raggiungeremo». Sull'anno appena concluso: «Tirando le somme possiamo fare un bilancio positivo di quanto realizzato. Non abbiamo registrato crescite di fatturato rispetto ai 75 milioni del 2012, ma abbiamo cambiato il mix dei ricavi a livello geografico e la redditività dell'azienda è migliorata» spiega Braccialini, proseguendo poi: «Aver mantenuto i livelli di ricavi è un gr a nd e r i s u lt at o p e r ch é abbiamo tagliato tanto in Italia e in Europa riorganizzando il canale commerciale. Riviste le strategie nel mercato Mediterraneo, puntiamo su Estremo Oriente, Russia e Medio Oriente. Inoltre siamo in Sud e Centro America». La società ad oggi conta 77 punti vendita, che già a metà del prossimo anno dovrebbero salire a 95: «Stiamo aprendo a San Pietroburgo, entro gennaio inaugureremo due negozi in Cina e poi stiamo rilocando i negozi in Italia: Firenze, Milano con Gherardini, Roma sia Braccialini che Gherardini» osserva l'ad del gruppo, che ha avuto una linea di credito da 6 milioni da un pool di banche per l'espansione retail all'estero. La società non intende affatto disinvestire in Italia, ma ritiene sia necessario un ripensamento delle strategie: «Prevediamo che ci siano meno negozi multimarca ma migliori e più selezionati. I negozi monomarca dovranno essere dove i flussi turistici sono maggiori. Non è un disinvestire in Italia. Ci sono sempre nuove opportunità se si sta al passo con i cambiamenti del mercato» spiega Braccialini, che guida un'azienda con 200 dipendenti e una produzione totalmente italiana che permetta la consegna del prodotto in dieci giorni di lavorazione. Una menzione anche per il marchio Francesco Biasia: «Sta andando bene, meglio all'estero che in Italia. Abbiamo un buon distributore in Cina, dove prevediamo di aprire 4 negozi nel 2014 e apriremo entro Marzo a Milano in corso Venezia probabilmente. Abbiamo un buon distributore in Giappone e apriremo un negozio a Tokio entro giugno» conclude Braccialini. Inaugurato il 17 dicembre il centro visti per l'Italia VMS a Ulyanovsk, alla presenza del Vice Governatore della Regione, del Vice Sindaco e del Console Onorario d'Italia Gianguido Breddo. Con Ulyanovsk sale a 15 il numero dei centri visti italiani operativi nelle Regioni della Federazione Russa, cui si aggiungono quelli di Mosca e San Pietroburgo. L'apertura di nuovi centri visti si inserisce nel quadro dell'Anno del Turismo Italia-Russia con l'obiettivo di incrementare i flussi turistici provenienti dalle Regioni russe. 9 La rassegna delle informazioni statistiche e delle previsioni sull’economia della Russia Nel 2012 il volume totale di produzione del miele in Russia era pari a 65 mila tonnellate, destinate quasi completamente al consumo interno. Rispetto al 2011 la produzione è incrementata dell’8% e nel 2012 i prezzi al dettaglio del miele sono variati di poco: l’aumento è stato pari al 4%. Nei primi dieci mesi del 2013 il miele è rincarato ancora dell’1% e il prezzo al dettaglio medio ha superato i 400 rubli. Allo stesso tempo il prezzo medio dei produttori di miele nel primo semestre del 2013 si è ridotto del 14%, di conseguenza una tonnellata di miele è arrivata a costare quasi 240 mila rubli. Nel 2013 i prezzi al dettaglio più elevati sono stati registrati in Siberia e nell’estremo Oriente: nel distretto autonomo YamaloNenets, nella regione della Kamchatka e nella regione di Tjumen. In queste regioni della Federazione Russa i prezzi al dettaglio del miele hanno superato di 1,44-1,64 volte il prezzo medio del Paese. A Mosca il miele costa il 30% in più rispetto all’intero Paese. Ma il potenziale dei boschi è sfruttato pochissimo rispetto all’intero volume. Alla lavorazione viene destinato solo il 20% del legname nazionale abbattuto. Ogni anno nel Paese vengono preparati circa 220 milioni di metri cubi di legname, ma solo 140-170 milioni di metri cubi, sulla base di dati differenti, vengono lavorati al fine di ricavare tutti i prodotti possibili. Il mercato russo del legname sta crescendo in maniera sbilanciata. Dopo il calo del suo volume nel 2011, il 2012 ha rivelato una ripresa e una crescita di mercato pari al 10%. Il mercato è totalmente indipendente dalla produzione importata e la sua quota da molti anni non supera lo 0,2%. Secondo le previsioni degli esperti della IGR, il volume del mercato russo del legname continuerà a crescere fino al 2016 grazie all’aumento della domanda da parte del settore delle costruzioni. Alla fine del 2013 la crescita del volume di mercato può essere pari al 9%. Sul mercato russo oggi troviamo diversi tipi di lavastoviglie: lavabicchieri, lavapentole e lavastoviglie che per tipo di cassetto si dividono in frontali, a cupola e con convogliatore. In misura minore sono richieste anche macchine specializzate nel lavaggio di cestini per coltelli. I calcoli degli analisti in un’indagine del mercato russo delle lavastoviglie di carattere industriale hanno dimostrato che il volume di mercato delle lavastoviglie industriali in Russia in termini naturali era pari a 8077 pezzi nel 2011, mentre nel 2012 il mercato è incrementato del 30% ed ha Nella Federazione Russa si concentra un quarto delle riserve mondiali di legname. All’interno del patrimonio terriero della Federazione Russa la quota del patrimonio boschivo rappresenta più del 64% di tutti i terreni. L’area forestale costituisce una risorsa enorme e ogni anno aumenta di centinaia di migliaia di ettari. 10 cominciato a raggiungere i 10514 pezzi. In termini monetari il volume di mercato nel 2012 era pari a 41,1 milioni di dollari. Il ritmo di crescita era pari al 13%. Oggi sul mercato russo delle lavastoviglie i leader sono le seguenti aziende produttrici: Fagor (Italia), Winterhalter (Germania), Zanussi (Italia), MEIKO (Germania), COMENDA (Italia), KROMO (Finlandia), DIHR (Italia), Electrolux Professional (Brand di Zanussi, quindi appartenente a quest’azienda) (Svezia), Blanco (Germania), Colged (Italia), HOBART (Germania), e cosìvia. Tra le aziende russe spiccano la s.p.a.“Chuvashtorgtekhnika” (importante produttore russo di macchinari professionali per la ristorazione sotto il marchio Abat), la s.p.a “Torgmash”, la s.p.a. chiusa “RADA”. Secondo il Servizio Doganale Federale russo, nel 2012 in Russia sono stati importati 7166 pezzi di lavastoviglie professionali. Nel 2012 in termini monetari il volume d’importazione delle lavastoviglie destinate alle catene di ristorazione in Russia ha eguagliato i 29,1 milioni di dollari. Nel 2012 il ritmo di crescita era pari al 9%. Nel 2012 in Russia il volume di vendite della birra in termini quantitativi è calato quasi del 2% rispetto all’anno precedente ed ha eguagliato gli 11,3 miliardi di litri. Gran parte della produzione è venduta al dettaglio. Tra il 2008 e il 2012 la sua quota nella struttura delle vendite era pari in media al 93,4%. Di conseguenza la quota di acquisto della birra tramite il settore Horeca si aggirava intorno al 6,6%. Nel 2012 il volume di vendite al dettaglio maggiore è stato realizzato a Mosca. La quota di vendita della birra complessivamente è pari al 10,3% (1084,6 milioni di litri). Nel 2012 la seconda maggiore regione per volume di vendite di prodotto finito è divenuta la regione di Mosca con una quota del 9,7% (1026,9 milioni di litri). La regione di Krasnodar si è aggiudicata il terzo posto per volume di vendite al dettaglio di birra: il 3,7% (391,7 milioni di litri). Secondo le stime degli analisti, nel 2013 il calo delle vendite di birra nel Paese continuerà e alla fine dell’anno sarà pari al 7% rispetto al 2012, dopo aver raggiunto i 10,5 miliardi. Un fattore fondamentale per la riduzione del fatturato della produzione è il regolare aumento delle imposte sulla birra, così come il divieto di commerciare birra di notte e in punti vendita non stazionari (chioschi). Tali fattori mineranno lo sviluppo della vendita al dettaglio, anche se aumenteranno la quota di vendita della birra tramite il settore della ristorazione. Nel 2017 la quota del settore Horeca sarà pari al 7,2% del volume totale di vendita di birra in Russia. La quota del commercio al dettaglio sarà pari al 92,8%. 11 Investimenti e collaborazioni industriali Per la realizzane del progetto della ricostruzione del poro marittimo internazionale Sovetskaja Gavan nella regione di Khbarovsk (l’Estero Oriente) la società Port cerca un investitore st r at egico. Il finanziamento indispensabile è stimato a 10 milioni di dollari e dev’essere effettuato tramite una società di diritto russo. Contatti: Tel: +7 (918) 763-76-10 E-mail: [email protected] Per costruire un complesso di case residenziali nella regione di Krasnodar la società Belaya Izba cerca un partner finanziario. Il progetto prevede la costruzione di 10 villette di 128 metri quadrati ciascuna su un terreno di un ettaro. Il finanziamento indispensabile è stimato a 500.000 dollari. Il termine di recupero del capitale è previsto in 12 mesi. Contatti: Tel: +7 (928) 471-97-21 E-mail: [email protected] La società VNN cerca un investitore per avviare l’estrazione e l’imbottigliamento di acqua minerale nella repubblica della Bielorussia. Il finanziamento desiderato è stimato a 1,2 milioni di dollari. Il termine di recupero del finanziamento è previsto in 36 mesi. Il prodotto di proprietà curative mediche potrà essere esportato verso la Russia e il Kazakhstan. La società dispone di tre pozzi di acqua minerale/ naturale, un capannone dove sarà piazzato il reparto di imbottigliamento. Contatti: Tel: +37 (529) 312-16-71 E-mail: [email protected] italiani la collaborazione nella promozione dei loro prodotti sul territorio della repubblica russa del Tatarstan. La società opera sul mercato della promozione di macchine tecnologie da tutto il mondo sin dal 1993 e ha accumulato una notevole esperienza nel settore. Contatti: Tel: +7 (843) 518-66-30 Fax: +7 (843) 518-66-31 E-mail: [email protected] Internet: www.barsservice.ru La società Zapad1000 invita un partner finanziario a partecipare alla realizzazione di un progetto che prevede la produzione di kit (per un successivo assemblaggio) di semilavorati di legno per la produzione di pallet in base ai più rigidi s t a n d a r d e u r op e i ( E p a l , ISPM15). Il finanziamento indispensabile è stimato a 50.000 Euro. Il termine di recupero del finanziamento è previsto in soli otto mesi. Contatti: Tel: +7 (910) 462-26-52, +7 (968) 764-92-79 E-mail: [email protected] La società Bars-service offre ai produttori di macchine utensili Gli annunci nelle pagine “Investimenti e collaborazioni industriali” e “Proposte commerciali” vengono pubblicati cosìcome sono stati ricevuti su base gratuita dagli inserzionisti. La Redazione di Russia24 per i contenuti delle inserzioni che vengono pubblicati su base gratuita per gli inserzionisti. 12 Proposte commerciali La società russa Profemal, produttore leader di smalti industriali, cerca in Italia f or n ito ri d i c o mp o n e nt i d’avanguardia per la produzione di smalti e di vernici di vario tipo. Contatti: Tel: +7 (495) 649-66-39 E-mail: [email protected] Internet: www.profemal.ru La società Garant della città di Samara cerca fornitori di carboni attivati di betulla (analoghi di standard russi BAU.A, OU-A, AG-3, AG, ecc.) Contatti: Tel: +7 (963) 121-03-33 E-mail: [email protected] La società Promzil vuole acquistare una macchina per il controllo e per la tarare giroscopi. Contatti: E-mail: [email protected] La società Poliservis della regione russa di Omsk produce e vende delle serre di vario tipo e di diverse dimensioni in policarbonato (a nifo d’ape, monolitico). Alta qualità di tutti i co mpo nent i g ar a nt it a. Notevole resistenza ai fenomeni climatici. Contatti: E-mail: [email protected] La società Metalloexport produce ed esporta dei laminati e dei profilati di acciaio di vario tipo. Tutti i prodotti della società russa corrispondono ai più rigidi standard internazionali. I prodotti della società Metalloexport sono ampiamente usati nella costruzione edilizia. Contatti: Tel: +7 (495) 231-20-73 E-mail: [email protected] Internet: www.metallexport.ru la pellicola adesiva tipo scotch, la pellicola a tubo, ecc. Contatti: Tel: +7 (800) 775-80-65 La società Teplovichok produce e vende dei tappetti elettrici per il riscaldamento individuale a raggi infrarossi. I tappetti sono disponibili in diverse dimensioni da 58x58 cm. (50 watt) e fino a 58x180 cv. (175 watt). Contatti: Tel: +7 (495) 506-68-81 E-mail: [email protected] Internet: www.teplovichok.ru La società Kemuglesbyt vende del carbone fossile, prodotto dalle miniere di carbone della regione russa di Kuzbass. Il carbone in offerta corrisponde a tutti gli standard. In vendita ci sono diversi tipi di carbone: per altiforni, antracite, a basso tasso di agglomerazione, altri. Forniture dirette dal produttore. Tutti i certificati sono disponibili su richiesta. Contatti: E-mail: [email protected] Internet: www.kemuglesbit.ru Skype: kemugle La società Berezhnaja Upakovka di Novosibirsk produce e vende del material plastic per imballaggio: tra cui la pellicola con bollicine, la pellicola stretch, Gli annunci nelle pagine “Investimenti e collaborazioni industriali” e “Proposte commerciali” vengono pubblicati cosìcome sono stati ricevuti su base gratuita dagli inserzionisti. La Redazione di Russia24 per i contenuti delle inserzioni che vengono pubblicati su base gratuita per gli inserzionisti. 13 Fiere internazionali a S.Pietroburgo Fiera di cavalli di pura razza. 01-04.05.2014 Fiera internazionale dello sviluppo della collaborazione industriale. 23-26.09.2014 Fiera dedicata ai Campionati di calcio FIFA 2018 in Russia 20-22.05.2014 Fiera delle tecnologie dell’automazione. 21-23.10.2014 Caldaie e bruciatori. 07-10.10.2014 Fiera dei macchinari elettrici industriali. 21-23.10.2014 e di Forum internazionale dell’industria del gas naturale. 07-10.10.2014 Radiotecnica e elettronici. 21-23.10.2014 Fiera di tecnologie e macchinari per la saldatura. 24-27.06.2014 di Fiera internazionale dell’industria del gas naturale. 07-10.10.2014 Forum sui trasporti autostradali. 23-26.10.2014 Fiera dell’industria agroalimentare del 21° secolo. 01-07.09.2014 Risparmio dell’energia, efficienza energetica, tecnologie innovative. 07-10.10.2014 Fiera di tecnologie macchinari elettrogeni. 17-20.06.2014 Fiera dell’industria costruzioni del Baltico. 10-12.09.2014 Fiera del design. 10-12.09.2014 delle Fiera dell’industria della moda. 09-12.10.2014 Fiera delle pubblicitarie. 15-17.10.2014 tecnologie strumenti Fiera di animali domestici, di prodotti per animali domestici. 26-29.11.2014 Fiera di regali e di souvenir per Natale e Capodanno. 18-21.12.2014 Internet: http://www.exponet.ru/ index.en.html Proprietario ed Editore: Il Sole 24 ORE S.p.A. 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