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N.208 - 20 GENNAIO 2014
4 volte
La produzione di acqua
minerale in Russia è passata da
2,66 miliardi di litri nel 2005 a
5,22 miliardi nel 2012. In
media in un anno i ritmi di
crescita della produzione russa
erano pari al 9,6%.
P.4
Sace conferma il ruolo
st r at e g i co d e l l a Ru s s ia
all'interno del suo portafoglio.
I l g r u p p o g u i d at o d a
Alessandro Castellano ha
infatti reso noto di aver
garantito un finanziamento da
420 milioni di euro al colosso
petrolifero russo Lukoil.
P.6
La rassegna delle informazioni
statistiche e delle previsioni
sull’economia della Russia e
della CSI.
p. 10
Investimenti e collaborazioni
industriali.
p. 12
Proposte commerciali.
p. 13
Le fiere internazionali in Russia
e nella CSI.
p. 14
La stagnazione è ormai di
norma
L’
economia russa è fortemente
al verde. Solo un anno fa, nel
dicembre del 2012, il
governo contava almeno su di un
mantenimento dei ritmi di crescita
superiore al 3%, e ciò “non piaceva
molto” al premier Dmitry Medvedev.
Una simile velocità non ha garantito
il raggiungimento degli obiettivi di
sviluppo socio-economico prefissati
davanti al gabinetto dei ministri.
Tuttavia la crescita economica è
caduta in picchiata (in un anno e
mezzo entro il primo trimestre del
2013 i ritmi sono passati da 4,8% a
1,2%) e il rallentamento si sta
rafforzando, confermando le attese
più pessimistiche.
Le trasformazioni sono state rinviate
e come risultato nel settembre 2013
il governo ha deciso subito di
orientarsi verso uno scenario
pessimistico. La stagnazione, che in
estate il Ministero dello Sviluppo
economico credeva temporanea,
sperando che sarebbe passata entro
l’autunno, è stata ora definita
continua a pagina 2
Il denaro sempre più caro in
Russia
Le banche russe hanno depositato
quasi tutto presso la Banca Centrale
per mezzo di pronti contro termine
ed ora sono costrette ad attirare soldi
più cari. A seguire rincarano anche i
crediti. Nella prima metà dell’anno
2014 l’indebitamento del sistema
bancario nei confronti della Banca
Centrale per mezzo di pronti contro
termine ha raggiunto per l’ennesima
volta i massimi storici superando i 3
trilioni di rubli.


servizio a pagina 3
dalla prima pagina
duratura. Il Ministro dello
Sviluppo Economico Aleksej
Uljukaev ha avvertito che si
prolungherà anche nel 2014,
evitando di fare previsioni sui
tempi di ripresa.
Il rallentamento dei ritmi non è
a breve termine, ha confermato
il presidente della Banca
Centrale Elvira Nabiullina: al
posto del 5-6%, l’1,5-2%
diventeranno la norma.
La nuova norma sta ora anche
alla base di piani a lungo
termine: secondo le stime
emesse a novembre per l’anno
2030, per i prossimi 15 anni
l’arretratezza della Russia
rispetto ai ritmi di crescita
mondiale assumerà un carattere
irreversibile. In funzione di ciò
non è prevedibile alcun
miglioramento sistemico nel
livello e nella qualità di vita dei
russi: le risorse bastano solo per
un paio di progetti nella sfera
del petrolio e del gas e per
aumentare i salari ai funzionari
pubblici.
Per medicina, istruzione e
infrastrutture stradali non
bastano: la loro qualità
peggiorerà. Si prevede che le
pensioni rimarranno scarse, il
lavoro poco produttivo, gli
impianti obsoleti, le differenze
per quanto concerne il livello di
vita tra le regioni e la
stratificazione sociale della
popolazione cresceranno. La
perdita rispetto alla concorrenza
mondiale è divenuta la strategia
ufficiale dello sviluppo socioeconomico della Russia entro il
2030.
Rallentando insieme a tutti, la
Russia ha frenato più
velocemente, passando
direttamente da leader della
crescita mondiale ad outsider.
La crescita del PIL russo nei
primi tre trimestri del 2013 ha
subito un rallentamento
dell’1,3%. “Bisogna dire le cose
chiaramente: le principali cause
del rallentamento sono di
carattere esterno, non interno”,
- ha affermato Putin in
dicembre.
La molla che ha fatto scattare la
crisi russa consiste in fattori di
tipo esterno: è risultato che
senza un aumento dei prezzi del
petrolio anche tutto il resto
smette di crescere. Un anno fa il
governo contava che nel 2013
l’economia sarebbe cresciuta
del 3,7% con un prezzo del
petrolio pari a 97 dollari al
barile. E’ risultato che la crescita
è pari all’1,4% (ultima
previsione del Ministero dello
S v i l u p p o
Economico)
con
un prezzo del
petrolio
che
supera
i
107
dollari al barile. Il
meccanismo
di
crescita basato su
di un crescente e
continuo afflusso
di
proventi
in
valuta
si
è
spezzato.
Il peggioramento
della
situazione
e c o n o m i c a
mondiale
ha
portato i profitti
delle imprese a crollare.
Secondo i dati del Ministero
dello Sviluppo Economico, nel
primo semestre nel campo della
metallurgia il profitto è sceso
fino al 44,1%, nel settore della
chimica la produzione è calata
del 23,6%, nell’industria
meccanica del 31,5%, nella
produzione di prodotti minerali
non metallici del 33,2% e nelle
costruzioni del 50,9%.
L’insufficienza di risorse ha
limitato all’improvviso le
possibilità di finanziare le
imprese grazie a programmi di
investimento. Così “Gazprom”,
la cui quota corrisponde circa
all’8% di tutto il capitale
depositato nel Paese, ha ridotto
il suo programma d’investimenti
di quasi un terzo.
Si sono conclusi anche i grandi
progetti legati a finanziamenti
statali (il summit APEC, le
Universiadi) e progetti di
monopoli statali (la costruzione
di Nord Stream). Sebbene nel
settore privato la crescita di
capitali investiti sia continuata,
anche se lentamente, ciò non
ha evitato che si riducesse nei
settori pubblici e quasi-pubblici:
il volume totale degli
investimenti nell’economia sono
crollati per la prima volta dal
2009.
La riduzione della domanda
esterna ed interna ha provocato
il crollo delle industrie: in
generale i ritmi di crescita si
mantengono nei pressi dello
zero grazie all’incremento
dell’estrazione del petrolio in
alcuni nuovi giacimenti della
Siberia Orientale (l’estrazione
dei vecchi giacimenti è in calo),
mentre le produzioni di
lavorazione a partire dal
secondo trimestre sono in
deficit. Secondo i calcoli
dell’agenzia di rating “Expert
RA”, il calo delle industrie ha
toccato il 40% nelle regioni
russe, cosa che non si vedeva
dalla crisi del 2009.
2
Il denaro sempre più caro in Russia
 Le banche russe hanno
depositato quasi tutto presso la
Banca Centrale per mezzo di
pronti contro termine ed ora
sono costrette ad attirare soldi
più cari. A seguire rincarano
anche i crediti.
Nella prima metà dell’anno
2014 l’indebitamento del
sistema bancario nei confronti
della Banca Centrale per mezzo
di pronti contro termine ha
raggiunto per l’ennesima volta i
massimi storici superando i 3
trilioni di rubli. Da inizio mese
l’indebitamento è incrementato
di 449 miliardi di rubli.
Un boom improvviso si è
verificato soprattutto a causa
delle maggiori banche, si riporta
nel quotidiano Vedomosti.
Secondo i dati della Banca
Centrale Russa, nel secondo e
nel terzo trimestre del 2013 le
operazioni di pronto contro
termine con la Banca Centrale
hanno costituito lo strumento
principale di rifinanziamento
delle banche: i debiti hanno
raggiunto i 2,6 trilioni di rubli,
mentre il coefficiente di utilizzo
degli attivi di mercato si
aggirava prevalentemente tra il
40 e il 60%.
Il record odierno indica che il
coefficiente di utilizzo di
garanzie ipotecarie poteva
superare il 70%, fanno notare
le banche. Il livello del 70%
corrisponde all’effettivo
esaurimento del pegno e non si
ridurrà a breve. Ciò è aggravato
dal fatto che entro la fine del
primo trimestre del 2014 i pegni
si decideranno in maniera
definitiva e la Banca Centrale
dovrà stabilire come continuare
a finanziare il sistema bancario.
Una serie di banche, in primo
luogo quelle minori, ormai non
hanno più nulla da depositare
per mezzo di pronti contro
termine e si vedono costrette a
rivolgersi a fonti più costose.
Come spiegano gli esperti
bancari ai giornalisti di
Vedomosti si tratterà di
finanziamenti su pegno di attivi
non di mercato, currency swap
e distribuzione di fondi da parte
del Ministero delle Finanze.
Quest’ultimo concede soldi ai
depositi con interessi del
6,53%.
Tanto meno è la
liquidità nel sistema, tanto più
viene a costare, e ciò riguarda
anche il costo dei crediti: le
banche non escludono che
all’inizio del prossimo anno sarà
necessario aumentare i tassi
d’interesse.
I fondi dalla privatizzazione,
destinati al bilancio statale del
2014-2016, potrebbero non
arrivare a destinazione, avverte
il revisore di conti Maksim
Rokhmistrov ai colleghi della
Corte dei Conti, dopo aver
analizzato i risultati di efficienza
di direzione e privatizzazione
delle proprietà statali. Qui si
parla approssimativamente di
400 miliardi di rubli, scrive
“Kommersant”: secondo i piani
di bilancio, nel 2014 si
dovrebbero ottenere dalla
privatizzazione 196,8 miliardi di
rubli, 158,5 nel 2015 e 99,9
miliardi nel 2016. Rispetto al
precedente bilancio sui tre anni
quest i piani sono stati
fortemente rivisitati, poiché
inizialmente si prevedeva che la
vendita di proprietà statali
avrebbe fruttato al bilancio 331
miliardi nel 2014 e 595 miliardi
nel 2015.
Tuttavia i risultati del 2013
hanno reso palese l’impossibilità
di raggiungere tali parametri.
Durante l’anno in corso la
tesoreria otterrà, secondo i dati
del Ministero delle Finanze, solo
52 miliardi di rubli dalla
privatizzazione, invece che i 428
previsti. Lo Stato ha dovuto
rifiutare la vendita di una parte
degli attivi a causa della
situazione sfavorevole sui
mercati azionari.
Un’altra causa del mancato
guadagno di redditi risiede nel
fatto che i fondi derivanti dalla
privatizzazione sono stati
destinati alla ricapitalizzazione
delle società stesse. Così è stato
con la vendita a 102,5 miliardi
di rubli del 14,6% delle azioni
della banca VTB.
C’è anche una terza
motivazione che impedisce il
compimento dei piani: le
imprese statali non hanno
presentato dati economici
precisi che giustificassero i
redditi previsti dalla vendita
degli attivi inclusi nel
programma di privatizzazione
del 2014-2016, affermano alla
Corte dei Conti.
“Tali fatti non permettono il
raggiungimento degli obiettivi
relativi ad una privatizzazione
più attiva e completa, che
comprenda l’eliminazione degli
organi federali del potere
esecutivo dalle proprietà in
eccesso
risparmiando, di
conseguenza, i soldi per il loro
mantenimento e riducendo,
sulla base di ciò, i rischi di
corruzione”, - ritiene il revisore
Maksim Rokhmistrov.
Il bilancio per il 2014 prevede
un deficit di 390 miliardi di rubli
e il rischio che non arrivino i
fondi dalla privatizzazione non è
l’unico, come hanno già
avvertito gli esperti, tra cui il
Ministero delle Finanze.
3
Rassegna del mercato russo dell’acqua
minerale e potabile
I
n Russia la formazione del
mercato dell’acqua potabile
e minerale è cominciato
approssimativamente negli anni
‘90. Tuttavia il consumo di
acqua minerale risale ad un
periodo molto precedente.
Quindi, nonostante il mercato si
sia formato solo alla fine del
ventesimo secolo, già nel 1870
in Russia era tipico bere acqua
minerale in bottiglia. Al giorno
d’oggi il mercato nazionale
dell’acqua potabile e minerale
in bottiglia è in fase di crescita.
Una particolarità del mercato
rimane il basso livello di
saturazione. Tra i primi attori
del mercato russo troviamo le
maggiori aziende internazionali
PepsiCo e Coca-Cola.
Con il corso degli anni anche i
produttori delle regioni hanno
cominciato a produrre acqua
potabile. Bisogna dire che tale
produzione caratterizza
principalmente il segmento a
basso costo.
Consideriamo i principali
indicatori del mercato russo
dell’acqua minerale. Al
momento gli analisti ritengono
che il suddetto mercato continui
a crescere, anche se negli ultimi
anni i ritmi di produzione si
sono ridotti. La produzione di
acqua minerale in Russia è
passata da 2,66 miliardi di litri
nel 2005 a 5,22 miliardi nel
2012. In media in un anno i
ritmi di crescita della
produzione russa erano pari al
9,6%. Nel primo semestre del
2013 il volume di produzione
dell’acqua minerale era pari a
2,84 miliardi di litri, ossia il
7,84% in più rispetto al periodo
analogo del 2012.
La produzione russa di acqua
potabile, al contrario, cresce a
vista d’occhio. Nel 2012,
rispetto al 2011, il volume di
produzione dell’acqua potabile
è aumentato del 31,75%: da
1,30 fino a 1,71 miliardi di litri*.
Nel primo semestre del 2013 il
volume di produzione
dell’acqua potabile era pari a
9,92 miliardi di litri, vale a dire il
20,07% in più rispetto al primo
semestre del 2012.
L’aumento della produzione è
legato al tentativo della
popolazione di adottare uno
stile di vita sano. L’influsso della
propaganda per uno stile di vita
sano riduce la domanda di
bevande gassate. Come è già
stato detto, al giorno d’oggi i
cittadini russi non usano l’acqua
in bottiglia solo per soddisfare
la sete, ma anche per cucinare.
Inolt r e, tra i principali
consumatori di acqua in
bottiglia troviamo gli uffici.
Tuttavia bisogna notare che,
sebbene l’acquisto di acqua per
il consumo in uffici sia quasi
obbligatorio, per il momento
tale pratica è diffusa
prevalentemente nelle grandi
città. Così i consumatori di
acqua in bottiglia sono
soprattutto le aziende con sede
a Mosca e San Pietroburgo.
Detto ciò anche la consegna di
acqua gioca un ruolo
particolarmente importante.
Questo tipo di business è
sufficientemente redditizio dal
momento che le spese per la
produzione di acqua minerale
sono minime e non sono
richieste licenze.
Sul mercato dell’acqua minerale
e potabile esistono sia
produttori nazionali che esteri.
La quota della produzione
importata è esigua: circa il
10%. I distributori esclusivi di
produttori esteri importano
principalmente prodotti di
4
classe premium. Il volume totale
d’importazione nel 2012 era
pari a 70,4 milioni di litri.
La produzione importata nella
maggior parte dei casi è
prodotta nei Paesi europei.
Così, tra i Paesi importatori di
acqua minerale e potabile i
leader sono il Belgio, l’Armenia
e la Francia.
In termini monetari il Belgio
occupa il primo posto con un
notevole distacco, importando
quasi il 50% della produzione.
Per quanto riguarda l’export,
gran parte è diretta nei Paesi
confinanti. Al primo posto
troviamo l’Ucraina, la cui quota
d’esportazione russa di acqua
minerale è pari al 44%.
I produttori di acqua minerale e
potabile aventi una quota
significativa sul mercato sono
caratterizzati dai seguenti tratti:
* politica di marketing attiva;
* ampio assortimento;
* estensione a diversi segmenti
di prezzo;
* presenza di due o più brand.
In questo modo la maggior
parte dei produttori possiede
diversi brand che soddisfano più
fasce di consumatori. Al giorno
d’oggi dominano due holding: –
The Pepsi Bottling Group e The
Coca-Cola Company, che sono
uscite per prime sul mercato
russo. La loro quota totale è
pari al 40% del mercato in
termini quantitativi. Allo stesso
tempo si osserva una crescita
attiva del volume di mercato
attribuibile al lavoro attivo dei
produttori nazionali. Bisogna
sottolineare che ad oggi si nota
un rafforzamento della
produzione grazie all’acquisto
da parte di grandi aziende di
piccole fabbriche regionali. Di
conseguenza la produzione
rimane concentrata.
In particolare, si osserva una
particolare attività produttiva di
acqua minerale in alcune
regioni: nei distretti del Caucaso
Settentrionale, in quello
Meridionale, dell’Estremo
Oriente e in quello siberiano in
totale si concentra il 75% della
produzione russa di acqua
minerale e potabile.
Gli analisti fanno notare che
esistono alcuni modi attraverso i
quali i produttori tentano di
incr e m ent ar e l a pr o pri a
presenza sul mercato. Una di
qu e st e è l’ a m p li a m e nto
dell’assortimento grazie
all’introduzione di una nuova
linea di produzione d’acqua
minerale con aggiunte. Inoltre,
come strategia di marketing, si
cita la storia di produzione
dell’acqua: nella descrizione
della produzione si pone
l’accento sull’esistenza
pluriennale delle fonti
dell’acqua e sul la l oro
popolarità storicamente
consolidata.
Al momento il livello di
consumo dell’acqua in bottiglia
in Russia è pari circa a 33 litri a
persona all’anno. Nei Paesi
dell’Europa occidentale tale
indicatore è di 5 volte superiore,
il che testimonia l’alto
potenziale del mercato russo.
Secondo le stime il mercato
dell’acqua minerale e potabile
in Russia entro il 2016 crescerà
ogni anno del 6-8% in termini
quantitativi e entro il 2015 tale
produzione surclasserà per
diffusione e popolarità le
bevande gassate analcoliche.
5
Sempre più capillare la presenza
italiana nelle regioni russe
Sace conferma il r uolo
strategico della Russia
all'interno del suo portafoglio. Il
gruppo guidato da Alessandro
Castellano ha infatti reso noto
di aver garantito un
finanziamento da 420 milioni di
euro al colosso petrolifero russo
Lukoil per l'ammodernamento e
l'ampliamento della raffineria
Neftochim di Burgas, in
Bulgaria, la più grande nell'area
sud-orientale dell'Europa.
Grazie allo stanziamento -,
strutturato ed erogato da
Société Générale, che guida, in
qualità di global coordinator, un
pool di banche (Bnp Paribas, Ing
Bank e UniCredit Group)-, sarà
costruito un impianto di
idrocracking
per
la
trasformazione dei residui
pesanti della lavorazione del
petrolio in distillati e olio
combustibile a basso tenore di
zolfo. Il nuovo impianto
consentirà di migliorar e
l'efficienza produttiva della
raffineria e la qualità dei
prodotti garantendo una
maggiore sostenibilità
ambientale del sito. I lavori,
chiarisce una nota diffusa da
Sace, saranno eseguiti dalla
Technip di Roma che conta più
di 1100 dipendenti e referenze
per oltre 500 progetti in 70
paesi diversi.
Con un portafoglio di impegni
in essere da 4,9 miliardi di euro
e nuove operazioni allo studio
per 3 miliardi, la Russia è, come
detto, il primo paese estero nel
portafoglio di Sace e una
destinazione cruciale per le
aziende italiane che puntano
sull'internazionalizzazione. Non
a caso, a fine novembre, in
occasione del vertice italo-russo
di Trieste, Castellano e Vladimir
Dmitriev, presidente della banca
di
sviluppo
russa
Vnesh econ omb an k (V eb),
hanno firmato un accordo di
cooperazione destinato a
facilitare le relazioni
economiche tra l'Italia e la
Federazione
Russa,
consolidando di fatto
un'alleanza di lunga data. Già
nel 2011, infatti, Sace e Veb,
insieme alla francese Coface,
avevano sottoscritto un accordo
per sostenere le vendite del
Sukhoi Superjet 100 e, dal
2012, Sace è advisor tecnico per
il lancio di Exiar, la nuova
agenzia russa per l'assicurazione
del credito all'esportazione e gli
invest imenti, interamente
controllata da Veb.
Nel paese, poi, Sace ha
affiancato molte imprese
italiane nella realizzazione di
grandi progetti strategici
nell'energia
e
nelle
infrastrutture e diverse aziende
di settori dei beni di consumo
per sostenere la crescente
domanda di made in Italy da
parte della classe media russa.
Tra le iniziative garantite dal
gruppo di Castellano c'è, tra
l'altro, il finanziamento di 500
milioni di euro a Gazprom
nell'ambito della fase II del
progetto Nord Stream per la
progettazione e realizzazione,
da parte di Saipem, della
seconda linea del gasdotto
sottomarino che attraverserà il
Mar Baltico collegando Russia e
Germania. Nell'ambito del
sistema Export Banca, Sace ha
inoltre garantito 473 milioni
destinati alla costruzione,
commissionata a Rizzani De
Eccher, del Vtb Arena Park: un
complesso di alberghi,
appartamenti, uffici e relative
infrastrutture adiacenti allo
stadio della Dynamo Mosca.
Mentre, sul fronte dello
sviluppo estero di imprese
italiane, Sace è scesa in campo
al fianco del gruppo Maccaferri
garantendo un finanziamento
da 36 milioni per sostenere il
piano di investimenti industriali
della società in Russia e in altri
mercati.
Le marche private made in Italy
cercano di correre all'estero. Ad
esportarle sono le centrali
d'acquisto dei gruppi
internazionali. Nel 2013 il valore
dell'export delle private label ha
raggiunto quota 180 milioni
(prezzi al consumatore finale). È
la stima fatta dall'Ufficio studi di
Federdistribuzione interpellando
alcuni dei principali gruppi
presenti in Italia come Auchan,
Carrefour, Conad-Leclerc, Rewe
e Despar. Le private label più
esportate sono alimentari
(prodotti freschi e confezionati)
e vino.
« È
u n a
s p i n t a
all'internazionalizzazione commenta Francesco Pugliese,
presidente
di
Adm,
l'associazione che raggruppa le
imprese della distribuzione
moderna -. Le insegne
definiscono le caratteristiche dei
prodotti e collaborano con i
nostri produttori, quasi sempre
piccoli, per raggiungere
standard di qualità, quantità e
organizzativi in grado di
affrontare i nuovi mercati».
Mercati che mostrano di
apprezzare
la
marca
commerciale made in Italy.
6
Sono circa 450 i buyer, category
manager e importatori attesi a
"Marca
2014",
la
manifestazione della marca
commerciale nella distribuzione
moderna che si è svolta a
FieraBologna. Il momento
favorevole è indirettamente
confermato dall'aumento degli
spazi espositivi (+6%) rispetto
alla passata edizione.
Per molte realtà legate al
territorio si tratta di una nuova
opportunità che aiuta a
mantenere i volumi e spesso a
incrementare la marginalità. È
un'internazionalizzazione che
con le sole loro forze non
sarebbero in grado di
affrontare: il copacker che si
avventura da solo sui mercati
esteri deve infatti adattare i
prodotti ai gusti e alle richieste
dei vari mercati nel rispetto
delle locali norme igienicosanitarie.
«Non sempre il prodotto che si
vende in Italia riscuote lo stesso
successo all'estero», precisa
Umberto Riva, presidente del
Salumificio Fratelli Riva di
Molteno.
«Il limite è nei gusti nazionali,
n e ll e a b it ud i n i e n e l le
confezioni»
conferma
Ambrogio Invernizzi, presidente
della Inalpi, azienda lattierocasearia piemontese.
«Da alcuni mesi abbiamo deciso
di approcciare i mercati esteri
con l'aiuto delle centrali
d'acquisto italiane delle catene
internazionali con cui
lavoriamo» aggiunge Riva -.
Grazie ad Auchan è stato fatto
un primo passo in Polonia, sono
in corso dei contatti con Rewe
per essere presenti nei mercati
dell'Est Europa e stiamo
testando anche il mercato
austriaco, dopo la valutazione
positiva di una catena locale».
I formaggi fusi a fette e gli altri
prodotti realizzati dalla Inalpi
per le varie catene internazionali
so n o s u g l i sc a f f al i d ei
supermercati di Malta, Slovenia,
Albania e Lussemburgo, «piccoli
mercati dove prima non
eravamo presenti - racconta
Invernizzi -. Inoltre tanti
copacker non hanno le
dimensioni per avere una
propria divisione commerciale».
Molto spesso la partnership con
i colossi della grande
distribuzione rappresenta un
elemento indispensabile per
varcare i confini europei. «Il
rapporto con Auchan e la sua
centrale ci ha aperto mercati
lontani come Russia e Taiwan sottolinea Alberto Balocco,
terza generazione dell'industria
dolciaria di famiglia -, oltre a
quelli
di
Francia
e
Lussemburgo».
Negli
ipermercati Auchan di Taiwan
sono in vendita, con il logo del
gruppo francese, il panettone e
il mandorlato incartato a mano,
i wafer e altri prodotti sfornati a
Fossano. Un dolce successo per
il made in Italy.
Nell'ultimo decennio la logistica
italiana ha davvero cambiato
pelle: il tricolore non sventola
quasi più sulle aziende del
settore. «Le nostre medie e
grandi imprese sono state
mangiate dai colossi esteri,
avevamo bei marchi e sono
spariti quasi tutti», dice Piero
Luzzati, direttore generale di
Confetra. La colonizzazione da
parte delle multinazionali
tedesche, francesi, inglesi e
statunitensi, ha già avuto il suo
apice, le otto acquisizioni degli
ultimi due anni sono, più o
meno, un assestamento.
L'ultima
fase
della
trasformazione imposta dal
mercato globale ha tagliato
fuori i padroncini, inghiottiti dai
trasportatori dell'Est Europa,
competitors agguerritissimi in
una battaglia a colpi di prezzi al
ribasso che ha visto soccombere
le piccole imprese italiane. Il
bilancio è già oggi quasi un
bollettino di guerra. In un anno
e mezzo hanno chiuso i battenti
16mila piccole aziende di
autotrasporto, espulse dal
mercato e cancellate dall'albo.
«Adesso più che a grandi
operazioni di aggregazione
assistiamo
a
una
riorganizzazione», conferma
Luzzati. Il settore resta una
colonna del sistema economico
del Paese, con un volume
d'affari di 200 miliardi, indotto
compreso, che rappresenta il
13% del Pil. Trasporti,
magazzinaggio, spedizioni
danno forma a una galassia di
oltre 160mila imprese, 130mila
di autotrasporto, con una
occupazione quasi stabile dal
Duemila: circa 1,1 milioni di
addetti. Un segnale di tenuta,
«anche se – osserva Valeria
Battaglia, direttore generale di
Federtrasporto – molte nostre
aziende hanno cambiato
bandiera e la logistica è ormai
controllata da oltreconfine, con
il risultato che la bilancia dei
pagamenti è in passivo».
Adesso tutto il settore è spinto
dalla necessità di raggiungere
soglie dimensionali adeguate
non solo a presidiare i mercati
maturi, a partire da quelli
dell'Europa Occidentale, ma
anche le ultime frontiere, le
aree
economicamente
emergenti. Una sfida agevolata
dagli accenni di ripresa, in un
mercato dominato dai big.
Giganti come il gruppo Dhl,
Bartolini, Tnt: ai primi posti per
fatturato, da soli generano un
volume d'affari di quasi 3,4
miliardi e svettano incontrastati.
Archiviata la crisi più profonda,
assorbite le ultime operazioni di
accorpamento in Italia (quindici
nell'arco di un anno e mezzo,
fino al primo trimestre del
2013), il settore incamera
nuovamente la risalita del
traffico merci. Negli ultimi tre
mesi di quest'anno lo scalo di
Malpensa ha registrato un forte
incremento del trasporto con gli
aerei cargo (70% di tonnellate
7
in più). Poi ci sono i porti,
sempre più strategici, da
Genova a Ravenna, crocevia del
traffico internazionale, con una
quota che supera il 60%,
contro quella su strada (27%) e
quella ferroviaria (12,1). In
prospettiva si stagliano le
opportunità offerte dai corridoi
euroasiatici, tra Polonia,
Ucraina, Russia, Cina, e dallo
sviluppo dell'Africa, a partire
dall'area del Maghreb. Ma
anche la logistica risente, come
tutti gli altri settori, della
insufficiente efficienza del
sistema Paese. «Paghiamo tutti
lo stesso prezzo – dice Luzzati –
alle disfunzioni della pubblica
amministrazione, al peso del
carico fiscale. Tutto funziona
male. Navi da 18mila
contenitori hanno bisogno di
porti adeguati. Ma in Italia, a
differenza degli altri Paesi, ci
vogliono anni per realizzare un
dragaggio. Gli indicatori sono
quasi tutti positivi. Ma non
possiamo certo dire di avere il
vento in poppa».
Ciò che davvero manca
all'appello, dicono le imprese,
sono piani strategici nazionali di
trasporto con «una visione
aperta al mercato globale –
prosegue Battaglia – e con
indicazioni di priorità e
vocazioni. Per adesso siamo solo
nella fase delle buone intenzioni
e delle carte. E non dobbiamo
dimenticare che il settore ha
b i s o g n o d i i n v e s t i me n t i
sull'innovazione e sulle nuove
tecnologie». Eppure il sentiment
è positivo, la fiducia non manca,
anche se sono sempre i colossi a
tenere le redini dell'inversione di
tendenza. Anche per quanto
riguarda l'occupazione. Sono le
prime cento imprese per
fatturato a generare nuovi posti
di lavoro e a compensare la
flessione di quelle minori:
leggera (-0,24%) ma indicativa
di un processo inarrestabile di
riorganizzazione che premia le
multinazionali.
Su una cosa sono tutti
d'accordo al Pitti Uomo 85 che
si è svolto a Firenze: i mercati
esteri sono stati l'àncora di
salvataggio delle aziende
italiane della moda in questa
fase di forte contrazione dei
consumi
interni,
e
continueranno a esserlo, con
tutta probabilità, anche nei
prossimi anni. Ma i vagoni del
treno che sta portando la moda
italiana nei quattro angoli del
mondo - rappresentati dai
singoli comparti merceologici non stanno viaggiando tutti alla
stessa velocità. Ma a trainare la
crescita
sui
mercati
internazionali non sono gli abiti,
espressione più "classica" dello
stile made in Italy e prodotto
più pesante del "paniere" della
moda italiana.
«Le principali locomotive di
crescita sui mercati esteri sono
oggi soprattutto gli accessori»,
certifica l'economista Marco
Ricchetti che per conto di Pitti
Immagine ha analizzato le
performance dei vari comparti
sui mercati esteri: al primo
posto si piazza la pelletteria,
seguita da occhiali e scarpe. In
particolare nei primi nove mesi
del 2013 (nei quali l'export
italiano di moda ha segnato
+3,7% rispetto allo stesso
periodo del 2012), le borse e gli
accessori in pelle (cinture,
portafogli, valigie) hanno
incrementato le vendite sui
mercati esteri del 10%; gli
occhiali made in Italy hanno
registrato +8,8%; le scarpe
hanno segnato +4,4%. Si è
fermata invece al +2,8% la
crescita dell'export di
abbigliamento italiano, da
mettere in collegamento anche
con l'andamento "lento" di
filati e tessuti, unico comparto
che nei primi nove mesi ha
segnato una lieve riduzione
dell'export.
«Oggi tirano i prodotti che sono
molto riconoscibili - spiega
Ricchetti - e questa tendenza a
valorizzare l'accessorio-moda si
sta riflettendo sulle strategie
delle aziende che negli ultimi
anni hanno introdotto sempre
più questi articoli nelle loro
collezioni». Peraltro il traino
rappresentato da pelletteria,
calzature e occhiali diventa
ancora più forte se si guarda ai
soli mercati extraeuropei,
sempre più importanti per la
moda italiana: nei primi nove
mesi 2013 l'export fuori
dall'Unione europea ha
raggiunto +6,2% in valore
(+9,1% l'Asia) malgrado il
cambio sfavorevole dell'euro,
centrando a fine anno, secondo
le stime di Ricchetti, lo storico
sorpasso sull'export verso i Paesi
Ue-28 (si veda Il Sole 24 Ore del
12 novembre), approdo di una
cavalcata partita agli inizi del
nuovo millennio e guidata
dall'Asia. È proprio sui mercati
extraeuropei che l'export di
pelletteria made in Italy ha
segnato +12,5% nei primi nove
mesi 2013, seguito da scarpe
(+8,8%), occhiali (+5,3%) e
abbigliamento (+5,1%,
performance migliore rispetto a
quella comprensiva anche dei
mercati europei).
L'importanza acquistata dagli
accessori è ben visibile nelle
collezioni dei 1.047 marchi che
hanno esposto al Pitti Uomo:
oggi nessuno - dai grandi nomi
alle start up - può fare a meno
di abbinare borse, cinture,
scarpe e sciarpe alle linee di
abbigliamento e, per la prima
volta, si moltiplicano i tentativi
di alleanze tra aziende
specializzate in un singolo
prodotto per "comporre" un
ventaglio completo di offertamoda attrattiva sui mercati
internazionali.
È anche così che il Pitti Uomo si
trasforma nell'offerta (dopo
l'abbandono di molti grandi
marchi e la focalizzazione sulle
8
aziende di ricerca e innovative):
questa edizione, partita a
ridosso dell'Epifania, ha dovuto
"combattere" da una parte col
Natale ortodosso, che proprio
dal 7 gennaio si festeggia in
Russia e negli altri Paesi che
hanno conservato il calendario
giuliano; e dall'altra con la
London fashion week
posizionata in date in parte
sovrapposte. Col risultato,
subito dopo la sfilata di
Burberry, un aereo noleggiato
da Pitti Uomo ha portato 57
buyer e giornalisti da Londra a
Firenze, appena in tempo per
assistere alla Stazione Leopolda
alla sfilata di Diesel Black Gold
disegnata dal norvegese
Andreas Melbostad, fissata alle
21. Non era mai accaduto
prima.
Il 2014 sarà l'anno dei 60 anni.
Per Braccialini si preparano
dodici mesi speciali di eventi,
aperture di negozi e crescita.
«Per il nostro 60esimo
compleanno stiamo preparando
una serie di eventi importanti.
Innanzitutto inaugureremo il
museo che stiamo allestendo
all'interno dell'azienda che
dovrebbe essere pronto per il
Pitti di giugno con tutti i
prodotti Braccialini e Gherardini.
Abbiamo in preparazione un
libro sulla storia dell'azienda e
una mega sfilata a Shanghai ad
aprile. Stiamo poi preparando
diverse sorprese per la
settimana della moda e il
Mipel»,
commenta
l'amministratore delegato del
gruppo, Riccardo Braccialini,
che si dice soddisfatto di quanto
fatto fin qui dopo che nel 2011
la famiglia ha riacquistato il
controllo della società insieme a
Sici sgr, Nem Sgr e Hat. Nel
futuro della società c'è anche
l'approdo in Borsa, come
dimostra l'iscrizione al
programma
Elite
di
Confindustria: «La Borsa –
dichiara Braccialini – è uno dei
nostri obiettivi quando saremo
pronti. In Elite ci danno già
quasi per pronti. Il 2015
potrebbe essere l'anno giusto,
ma dipende dai risultati che
raggiungeremo».
Sull'anno appena concluso:
«Tirando le somme possiamo
fare un bilancio positivo di
quanto realizzato. Non abbiamo
registrato crescite di fatturato
rispetto ai 75 milioni del 2012,
ma abbiamo cambiato il mix dei
ricavi a livello geografico e la
redditività dell'azienda è
migliorata» spiega Braccialini,
proseguendo poi: «Aver
mantenuto i livelli di ricavi è un
gr a nd e r i s u lt at o p e r ch é
abbiamo tagliato tanto in Italia
e in Europa riorganizzando il
canale commerciale. Riviste le
strategie nel mercato
Mediterraneo, puntiamo su
Estremo Oriente, Russia e
Medio Oriente. Inoltre siamo in
Sud e Centro America». La
società ad oggi conta 77 punti
vendita, che già a metà del
prossimo anno dovrebbero
salire a 95: «Stiamo aprendo a
San Pietroburgo, entro gennaio
inaugureremo due negozi in
Cina e poi stiamo rilocando i
negozi in Italia: Firenze, Milano
con Gherardini, Roma sia
Braccialini che Gherardini»
osserva l'ad del gruppo, che ha
avuto una linea di credito da 6
milioni da un pool di banche
per l'espansione retail all'estero.
La società non intende affatto
disinvestire in Italia, ma ritiene
sia necessario un ripensamento
delle strategie: «Prevediamo che
ci siano meno negozi
multimarca ma migliori e più
selezionati. I negozi monomarca
dovranno essere dove i flussi
turistici sono maggiori. Non è
un disinvestire in Italia. Ci sono
sempre nuove opportunità se si
sta al passo con i cambiamenti
del mercato» spiega Braccialini,
che guida un'azienda con 200
dipendenti e una produzione
totalmente italiana che
permetta la consegna del
prodotto in dieci giorni di
lavorazione.
Una menzione anche per il
marchio Francesco Biasia: «Sta
andando bene, meglio all'estero
che in Italia. Abbiamo un buon
distributore in Cina, dove
prevediamo di aprire 4 negozi
nel 2014 e apriremo entro
Marzo a Milano in corso
Venezia probabilmente.
Abbiamo un buon distributore
in Giappone e apriremo un
negozio a Tokio entro giugno»
conclude Braccialini.
Inaugurato il 17 dicembre il
centro visti per l'Italia VMS a
Ulyanovsk, alla presenza del
Vice Governatore della Regione,
del Vice Sindaco e del Console
Onorario d'Italia Gianguido
Breddo. Con Ulyanovsk sale a
15 il numero dei centri visti
italiani operativi nelle Regioni
della Federazione Russa, cui si
aggiungono quelli di Mosca e
San Pietroburgo.
L'apertura di nuovi centri visti si
inserisce nel quadro dell'Anno
del Turismo Italia-Russia con
l'obiettivo di incrementare i
flussi turistici provenienti dalle
Regioni russe.
9
La rassegna delle informazioni statistiche e
delle previsioni sull’economia della Russia
Nel 2012 il volume totale di
produzione del miele in Russia
era pari a 65 mila tonnellate,
destinate quasi completamente
al consumo interno. Rispetto al
2011 la produzione è
incrementata dell’8% e nel
2012 i prezzi al dettaglio del
miele sono variati di poco:
l’aumento è stato pari al 4%.
Nei primi dieci mesi del 2013 il
miele è rincarato ancora
dell’1% e il prezzo al dettaglio
medio ha superato i 400 rubli.
Allo stesso tempo il prezzo
medio dei produttori di miele
nel primo semestre del 2013 si
è ridotto del 14%, di
conseguenza una tonnellata di
miele è arrivata a costare quasi
240 mila rubli.
Nel 2013 i prezzi al dettaglio
più elevati sono stati registrati in
Siberia e nell’estremo Oriente:
nel distretto autonomo YamaloNenets, nella regione della
Kamchatka e nella regione di
Tjumen. In queste regioni della
Federazione Russa i prezzi al
dettaglio del miele hanno
superato di 1,44-1,64 volte il
prezzo medio del Paese. A
Mosca il miele costa il 30% in
più rispetto all’intero Paese.
Ma il potenziale dei boschi è
sfruttato pochissimo rispetto
all’intero volume. Alla
lavorazione viene destinato solo
il 20% del legname nazionale
abbattuto. Ogni anno nel Paese
vengono preparati circa 220
milioni di metri cubi di legname,
ma solo 140-170 milioni di
metri cubi, sulla base di dati
differenti, vengono lavorati al
fine di ricavare tutti i prodotti
possibili.
Il mercato russo del legname sta
crescendo in maniera
sbilanciata. Dopo il calo del suo
volume nel 2011, il 2012 ha
rivelato una ripresa e una
crescita di mercato pari al 10%.
Il mercato è totalmente
indipendente dalla produzione
importata e la sua quota da
molti anni non supera lo 0,2%.
Secondo le previsioni degli
esperti della IGR, il volume del
mercato russo del legname
continuerà a crescere fino al
2016 grazie all’aumento della
domanda da parte del settore
delle costruzioni. Alla fine del
2013 la crescita del volume di
mercato può essere pari al 9%.
Sul mercato russo oggi troviamo
diversi tipi di lavastoviglie:
lavabicchieri, lavapentole e
lavastoviglie che per tipo di
cassetto si dividono in frontali, a
cupola e con convogliatore. In
misura minore sono richieste
anche macchine specializzate
nel lavaggio di cestini per
coltelli.
I calcoli degli analisti in
un’indagine del mercato russo
delle lavastoviglie di carattere
industriale hanno dimostrato
che il volume di mercato delle
lavastoviglie industriali in Russia
in termini naturali era pari a
8077 pezzi nel 2011, mentre
nel 2012 il mercato è
incrementato del 30% ed ha
Nella Federazione Russa si
concentra un quarto delle
riserve mondiali di legname.
All’interno del patrimonio
terriero della Federazione Russa
la quota del patrimonio
boschivo rappresenta più del
64% di tutti i terreni. L’area
forestale costituisce una risorsa
enorme e ogni anno aumenta di
centinaia di migliaia di ettari.
10
cominciato a raggiungere i
10514 pezzi. In termini
monetari il volume di mercato
nel 2012 era pari a 41,1 milioni
di dollari. Il ritmo di crescita era
pari al 13%.
Oggi sul mercato russo delle
lavastoviglie i leader sono le
seguenti aziende produttrici:
Fagor (Italia), Winterhalter
(Germania), Zanussi (Italia),
MEIKO (Germania), COMENDA
(Italia), KROMO (Finlandia),
DIHR (Italia), Electrolux
Professional (Brand di Zanussi,
quindi appartenente a
quest’azienda) (Svezia), Blanco
(Germania), Colged (Italia),
HOBART (Germania), e cosìvia.
Tra le aziende russe spiccano la
s.p.a.“Chuvashtorgtekhnika”
(importante produttore russo di
macchinari professionali per la
ristorazione sotto il marchio
Abat), la s.p.a “Torgmash”, la
s.p.a. chiusa “RADA”.
Secondo il Servizio Doganale
Federale russo, nel 2012 in
Russia sono stati importati 7166
pezzi di lavastoviglie
professionali.
Nel 2012 in termini monetari il
volume d’importazione delle
lavastoviglie destinate alle
catene di ristorazione in Russia
ha eguagliato i 29,1 milioni di
dollari. Nel 2012 il ritmo di
crescita era pari al 9%.
Nel 2012 in Russia il volume di
vendite della birra in termini
quantitativi è calato quasi del
2% rispetto all’anno precedente
ed ha eguagliato gli 11,3
miliardi di litri. Gran parte della
produzione è venduta al
dettaglio. Tra il 2008 e il 2012
la sua quota nella struttura delle
vendite era pari in media al
93,4%. Di conseguenza la
quota di acquisto della birra
tramite il settore Horeca si
aggirava intorno al 6,6%.
Nel 2012 il volume di vendite al
dettaglio maggiore è stato
realizzato a Mosca. La quota di
vendita
della
birra
complessivamente è pari al
10,3% (1084,6 milioni di litri).
Nel 2012 la seconda maggiore
regione per volume di vendite di
prodotto finito è divenuta la
regione di Mosca con una
quota del 9,7% (1026,9 milioni
di litri). La regione di Krasnodar
si è aggiudicata il terzo posto
per volume di vendite al
dettaglio di birra: il 3,7% (391,7
milioni di litri).
Secondo le stime degli analisti,
nel 2013 il calo delle vendite di
birra nel Paese continuerà e alla
fine dell’anno sarà pari al 7%
rispetto al 2012, dopo aver
raggiunto i 10,5 miliardi. Un
fattore fondamentale per la
riduzione del fatturato della
produzione è il regolare
aumento delle imposte sulla
birra, così come il divieto di
commerciare birra di notte e in
punti vendita non stazionari
(chioschi). Tali fattori mineranno
lo sviluppo della vendita al
dettaglio,
anche
se
aumenteranno la quota di
vendita della birra tramite il
settore della ristorazione. Nel
2017 la quota del settore
Horeca sarà pari al 7,2% del
volume totale di vendita di birra
in Russia. La quota del
commercio al dettaglio sarà pari
al 92,8%.
11
Investimenti e collaborazioni industriali
Per la realizzane del progetto
della ricostruzione del poro
marittimo internazionale
Sovetskaja Gavan nella regione
di Khbarovsk (l’Estero Oriente)
la società Port cerca un
investitore st r at egico. Il
finanziamento indispensabile è
stimato a 10 milioni di dollari e
dev’essere effettuato tramite
una società di diritto russo.
Contatti:
Tel: +7 (918) 763-76-10
E-mail: [email protected]
Per costruire un complesso di
case residenziali nella regione di
Krasnodar la società Belaya Izba
cerca un partner finanziario. Il
progetto prevede la costruzione
di 10 villette di 128 metri
quadrati ciascuna su un terreno
di un ettaro. Il finanziamento
indispensabile è stimato a
500.000 dollari. Il termine di
recupero del capitale è previsto
in 12 mesi.
Contatti:
Tel: +7 (928) 471-97-21
E-mail: [email protected]
La società VNN cerca un
investitore per avviare
l’estrazione e l’imbottigliamento
di acqua minerale nella
repubblica della Bielorussia. Il
finanziamento desiderato è
stimato a 1,2 milioni di dollari. Il
termine di recupero del
finanziamento è previsto in 36
mesi. Il prodotto di proprietà
curative mediche potrà essere
esportato verso la Russia e il
Kazakhstan. La società dispone
di tre pozzi di acqua minerale/
naturale, un capannone dove
sarà piazzato il reparto di
imbottigliamento.
Contatti:
Tel: +37 (529) 312-16-71
E-mail: [email protected]
italiani la collaborazione nella
promozione dei loro prodotti sul
territorio della repubblica russa
del Tatarstan. La società opera
sul mercato della promozione di
macchine tecnologie da tutto il
mondo sin dal 1993 e ha
accumulato una notevole
esperienza nel settore.
Contatti:
Tel: +7 (843) 518-66-30
Fax: +7 (843) 518-66-31
E-mail: [email protected]
Internet: www.barsservice.ru
La società Zapad1000 invita un
partner finanziario a partecipare
alla realizzazione di un progetto
che prevede la produzione di kit
(per
un
successivo
assemblaggio) di semilavorati di
legno per la produzione di
pallet in base ai più rigidi
s t a n d a r d e u r op e i ( E p a l ,
ISPM15). Il finanziamento
indispensabile è stimato a
50.000 Euro. Il termine di
recupero del finanziamento è
previsto in soli otto mesi.
Contatti:
Tel: +7 (910) 462-26-52, +7
(968) 764-92-79
E-mail: [email protected]
La società Bars-service offre ai
produttori di macchine utensili
 Gli annunci nelle pagine
“Investimenti e collaborazioni
industriali” e “Proposte
commerciali” vengono
pubblicati cosìcome sono stati
ricevuti su base gratuita dagli
inserzionisti. La Redazione di
Russia24
per i contenuti delle inserzioni
che vengono pubblicati su
base gratuita per gli
inserzionisti.
12
Proposte commerciali
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produttore leader di smalti
industriali, cerca in Italia
f or n ito ri d i c o mp o n e nt i
d’avanguardia per la
produzione di smalti e di vernici
di vario tipo.
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Tel: +7 (495) 649-66-39
E-mail: [email protected]
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La società Garant della città di
Samara cerca fornitori di
carboni attivati di betulla
(analoghi di standard russi
BAU.A, OU-A, AG-3, AG, ecc.)
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Tel: +7 (963) 121-03-33
E-mail: [email protected]
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acquistare una macchina per il
controllo e per la tarare
giroscopi.
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climatici.
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costruzione edilizia.
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Tel: +7 (495) 231-20-73
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la pellicola a tubo, ecc.
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Tel: +7 (800) 775-80-65
La società Teplovichok produce
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il riscaldamento individuale a
raggi infrarossi. I tappetti sono
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58x180 cv. (175 watt).
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Tel: +7 (495) 506-68-81
E-mail: [email protected]
Internet: www.teplovichok.ru
La società Kemuglesbyt vende
del carbone fossile, prodotto
dalle miniere di carbone della
regione russa di Kuzbass. Il
carbone in offerta corrisponde a
tutti gli standard. In vendita ci
sono diversi tipi di carbone: per
altiforni, antracite, a basso tasso
di agglomerazione, altri.
Forniture dirette dal produttore.
Tutti i certificati sono disponibili
su richiesta.
Contatti:
E-mail: [email protected]
Internet: www.kemuglesbit.ru
Skype: kemugle
La società Berezhnaja Upakovka
di Novosibirsk produce e vende
del material plastic per
imballaggio: tra cui la pellicola
con bollicine, la pellicola stretch,
 Gli annunci nelle pagine
“Investimenti e collaborazioni
industriali” e “Proposte
commerciali” vengono
pubblicati cosìcome sono stati
ricevuti su base gratuita dagli
inserzionisti. La Redazione di
Russia24
per i contenuti delle inserzioni
che vengono pubblicati su
base gratuita per gli
inserzionisti.
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Fiere internazionali a S.Pietroburgo
Fiera di cavalli di pura razza.
01-04.05.2014
Fiera internazionale dello
sviluppo della collaborazione
industriale.
23-26.09.2014
Fiera dedicata ai Campionati di
calcio FIFA 2018 in Russia
20-22.05.2014
Fiera delle tecnologie
dell’automazione.
21-23.10.2014
Caldaie e bruciatori.
07-10.10.2014
Fiera dei macchinari elettrici
industriali.
21-23.10.2014
e
di
Forum
internazionale
dell’industria del gas naturale.
07-10.10.2014
Radiotecnica e
elettronici.
21-23.10.2014
Fiera di tecnologie e
macchinari per la saldatura.
24-27.06.2014
di
Fiera
internazionale
dell’industria del gas naturale.
07-10.10.2014
Forum sui trasporti autostradali.
23-26.10.2014
Fiera
dell’industria
agroalimentare del 21° secolo.
01-07.09.2014
Risparmio dell’energia,
efficienza energetica, tecnologie
innovative.
07-10.10.2014
Fiera di tecnologie
macchinari elettrogeni.
17-20.06.2014
Fiera dell’industria
costruzioni del Baltico.
10-12.09.2014
Fiera del design.
10-12.09.2014
delle
Fiera dell’industria della moda.
09-12.10.2014
Fiera delle
pubblicitarie.
15-17.10.2014
tecnologie
strumenti
Fiera di animali domestici, di
prodotti per animali domestici.
26-29.11.2014
Fiera di regali e di souvenir per
Natale e Capodanno.
18-21.12.2014
Internet:
http://www.exponet.ru/
index.en.html
Proprietario ed Editore: Il Sole 24 ORE S.p.A.
Sede Legale: Via Monte Rosa n. 91 - 20149 Milano
Redazione: Via Monte Rosa n. 91 - 20149 Milano - Tel.: 02.3022.4602-3 - Fax: 02.3022.481
Registrazione Tribunale di Milano n. 6091 del 13.11.1962 - Anno 43
Progetto editoriale: Intesa Sanpaolo (Direzione Relazioni Esterne) Il Sole 24 ORE (Radiocor Agenzia d’Informazione)
Progetto grafico: Il Sole 24 ORE - Radiocor Agenzia d’Informazione
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