Dal 15 al 21 febbraio 2014 • • • • • • da BRESCIA OGGI da L’ARENA da L’ADIGE dal TRENTINO dalla GAZZETTA DI MANTOVA dal CORRIERE DELLA SERA da BRESCIA OGGI venerdì 21 febbraio 2014 – CRONACA – Pagina 12 LO SCALO CONTESO. Il presidente di Catullo spa ha ribadito che va avanti senza tentennamenti l´intesa con Save Verona ignora il Tar di Brescia e punta sul Consiglio di Stato Mimmo Varone Se la sentenza sarà ribaltata l´aeroporto Gabriele D´Annunzio di Montichiari sarà inserito in un sistema di tutto rispetto Catullo spa va avanti come se la sentenza del Tar Brescia neanche ci fosse stata. I giudici amministrativi hanno «annullato» la concessione quarantennale del «D´Annunzio» di Montichiari in affidamento diretto con decreto del 18 marzo 2013, ma il presidente Paolo Arena già aspetta il verdetto del Consiglio di Stato sulla sentenza che accoglie il ricorso della bergamasca Sabco spa. Ieri mattina Arena ha colto l´occasione della presentazione dei piani di sviluppo del gruppo Alitalia sull´aeroporto veronese per ribadire anche che va avanti l´intesa con Save, la società che gestisce gli aeroporti di Venezia e Treviso. La «scelta veneta» è confermata integralmente, dunque, e se il Consiglio di Stato ribaltasse il verdetto dei giudici amministrativi bresciani, Montichiari sarebbe inserito in un sistema aeroportuale di tutto rispetto. La saldatura con Save metterebbe insieme D´Annunzio e Canova da un lato, il Canova trevigiano e il Marco Polo di Venezia (terzo scalo italiano) dall´altro: i veneziani avrebbero così lo scalo cargo di cui hanno bisogno. Mostrare il massimo della sicurezza sugli esiti del ricorso al Consiglio di Stato al momento è il massimo che a Verona si possa fare. Anche perchè se il matrimonio con Venezia ancora non è stato firmato, qualche mese di fidanzamento c´è già. «Abbiamo tutte le ragioni per andare avanti - assicura Arena -: la sentenza del Tar Brescia non cambia nulla». PER ORA il presidente non dà né tempi né altre indicazioni, ma conferma la costituzione della newco tra gli attuali soci di Catullo spa, propedeutica all´ingresso di Save nell´aeroporto veronese. La newco è un passaggio obbligato, dal momento che il Catullo ha chiuso il terzo anno consecutivo con i bilanci in rosso e non può più essere finanziato da enti pubblici. Dentro ci saranno i soci fondatori, cioè Comune, Provincia e Camera di commercio di Verona, più la Provincia di Trento, secondo azionista (insieme hanno il 71 per cento di azioni). Save avrebbe una quota del 35 per cento nella newco (si parla anche del 37) e porterebbe denaro fresco. Ora la cosa deve passare nei consigli e nei collegi degli azionisti. Ma il cammino verso Save ha già avuto una tappa importante il 20 dicembre scorso, quando Arena, in seno al Cda di Catullo, ha formalizzato la nomina dei due advisor, uno legale e uno finanziario, destinati ad affiancare la società nella finalizzazione dell´operazione. Gli aspetti legali sono stati affidati a uno studio che ha sede a Milano e a Brescia, il Pavesi Gitti Verzoni, con esperienza di consulenza stragiudiziale in fusioni e acquisizioni, joint venture, quotazioni, operazioni di finanza strutturata e finanziamenti alle imprese. Gli aspetti finanziari, invece, sono stati affidati allo studio Mercanti Dorio e Associati, uno dei più accreditati del Triveneto. Anche questo sembra voler dire ancora una volta che le parti voglione concludere l´operazione in tempi brevi. SEMPRE IERI, intanto. a Milano si è parlato del Piano nazionale degli aeroporti, in particolare quelli del Nord, presenti il presidente di Sea Pietro Modiano, i direttori generali di Sacbo e Catullo, Andrea Mentasti e Carmine Bassetti, il direttore centrale di Infrastrutture aeroportuali Enac Alessandro Cardi e l´assessore lombardo alle Infrastrutture Maurizio Del Tenno, che ha ribadito la volontà di rendere sempre «più attrattivo» l´aeroporto di Malpensa «che - ha detto - deve diventare un punto di riferimento per le compagnie in grado di operare collegamenti intercontinentali, affinché si possa viaggiare verso destinazioni extraeuropee senza scali intermedi. Per far questo Linate e gli aeroporti minori non possono essere utilizzati come strumenti di raccolta per altri hub europei. Occorre dare attuazione ai decreti vigenti e approvare con determinazione un piano sviluppato su aree, ma che parta da un´unica grande strategia nazionale». sabato 15 febbraio 2014 – PROVINCIA – Pagina 30 TREMOSINE. È stata attivata sul lungolago la centralina di rilevamento Campione drizza le antenne E il meteo non ha più segreti Temperatura, umidità, venti e pressione in tempo reale: il servizio è stato pensato per turisti, velisti e sportivi Sono finiti i tempi in cui il turista chiamava il negozio o l´albergo del paese per chiedere informazioni sul sole e sul Peler o l´Ora (i venti del lago), sentendosi sempre e comunque rispondere: «Il cielo è azzurro e di vento neanche un refolo». Ora le centraline meteo spuntano come funghi un po´ ovunque in ogni località del lago, riversando dalle webcam su internet immagini in tempo reale accompagnate dagli aggiornamenti su temperatura, umidità dell´aria, punto di rugiada e indice di raffreddamento, pressione atmosferica e vento. Una vera manna non solo per i turisti, ma anche per gli appassionati del genere e per chi, come a Campione, fa del meteo una ragione di vita. Capitale indiscussa del Garda per gli sport velici (qui oltre al locale circolo velico e due associazioni di surf e kitesurf, ha stabilito la sua base da un paio d´anni un attrezzatissimo centro velico federale), da qualche giorno pure a Campione è stata installata una nuova stazione meteo. PIÙ CHE UN´IDEA, una necessità, condivisa economicamente (un migliaio di euro) dal Vela Club locale e dall´associazione «Meteopassione», che con il supporto e l´entusiasmo di Stefano Masneri e Raffaele Fino, ha sistemato le attrezzature su un molo del lungolago. «Quella che avevamo in precedenza dal 2004 non era più utilizzabile a seguito dei nostri frequenti spostamenti logistici- spiega il presidente del Vcc Renato Bolis -. E così, complice anche l´Europeo Iom di fine settembre - di barche radiocomandate - abbiamo deciso di dotarci di uno strumento utile non solo a loro, ma a tutti i velisti che on-line potranno rendersi conto 24 ore al giorno delle condizioni climatiche e lacustri che troveranno al loro arrivo a Campione».L.SC. Torna all’elenco dei quotidiani da L’ARENA venerdì 21 febbraio 2014 – CRONACA – Pagina 13 AEROPORTO. Da giugno rotte con Sicilia, Spagna, Francia e Albania Catullo, il rilancio con nuovi voli e base di Air One Elena Cardinali Il presidente Arena: «L'obiettivo è aprire lo scalo al settore imprenditoriale». Il direttore Bassetti al tavolo lombardo sulle sinergie tra aeroporti Nuove destinazioni e una nuova base di Air One (gruppo Alitalia) all'aeroporto Catullo. Dopo anni non facili per lo scalo veronese, il 2014, come ha sottolineato il presidente Paolo Arena, «sarà l'anno del rilancio dopo una serie di interventi che ne hanno determinato una grandissima ristrutturazione». L'obiettivo, ha ribadito il presidente, «non è solo aprire nuove rotte ma riempire i voli. Per questo ci siamo attivati per mettere in rete le aziende e gli enti, Confindustria e organizzazioni imprenditoriali. Vogliamo far circolare le informazioni sul Catullo, sui servizi e sulle opportunità che offre. In sintesi, aprire l'aeroporto al settore imprenditoriale». Arena e il direttore di Air One, Laura Cavatorta, hanno presentato i piani di sviluppo del Gruppo Alitalia sull'aeroporto dove, oltre alla base di Air One con un Airbus A 320 dislocato, sono previste due destinazioni nazionali e tre internazionali, oltre alla conferma per l'estate dei quattro voli giornalieri Alitalia su Roma Fiumicino, che consentono di connettere Verona all'intero network del Gruppo Alitalia. LA PRESENTAZIONE della nuova base di Air One e dei suoi futuri voli è stata l'occasione per chiedere al presidente Arena a che punto sia l'iter per l'entrata di Save al Catullo e la costituzione di una new company. «C'è una serie di attività normative in atto», ha risposto Arena, «e stiamo lavorando», senza precisare una data per l'ingresso di Save che garantirà capitali freschi al Catullo. «Siamo un po' più avanti rispetto a dicembre», ha solamente precisato. Ieri intanto il direttore generale del Catullo, Carmine Bassetti, era a Milano per partecipare ad un tavolo in Regione Lombardia al quale erano presenti anche i rappresentanti di Sacbo, Sea ed Enac ma non il Governo. Un tavolo interlocutorio per capire quali siano le possibili sinergie fra aeroporti lombardi. Arena ha ribadito che la pista del D'Annunzio è «al cento per cento di proprietà della società Catullo e che fa parte del sistema aeroportuale del Nord Est». IL PRIMO GIUGNO Air One inaugurerà al Catullo una nuova base operativa che si aggiungerà a quelle di Catania, Palermo, Milano Malpensa, Venezia e Pisa. Le destinazioni nazionali di Air One dal Catullo saranno Catania e a Palermo. Su Catania lo Smart Carrier del Gruppo Alitalia incrementerà il numero dei voli dagli attuali sette a dieci alla settimana (due voli al giorno il martedì, il giovedì e il sabato), mentre su Palermo saranno effettuati sette voli settimanali (un volo quotidiano). Le tre destinazioni internazionali servite da Air One da Verona saranno Barcellona (un volo al giorno), Parigi (quattro voli alla settimana) e Tirana (quattro voli alla settimana). Da Verona, Air One opererà nella stagione estiva fino a 32 voli settimanali, offrendo oltre 160mila posti (da giugno a dicembre 2014) e garantendo al territorio un servizio di qualità a prezzi estremamente competitivi, che partono da 29 euro a tratta, tasse incluse, per i voli nazionali e da 45 euro a tratta, tasse incluse, per i collegamenti internazionali. QUANDO APRE UNA BASE per una Compagnia aerea, ha ribadito il presidente Arena, «e si fanno investimenti su nuove rotte vuol dire aprire nuove prospettive di sviluppo per tutto il bacino dell'aeroporto. Investire in Air One, che è una compagnia italiana, è un passo ancora più significativo. Ad esempio la scelta su Barcellona si basa sul presupposto che ogni anno in Veneto si registrano 660.000 presenze di turisti spagnoli. Apriamo per il nostro bacino rotte strategiche sia dal punto di vista di interscambio commerciale che turistico. Francia e Spagna si collocano ai primi posti per import ed export da Verona, dopo la Germania. La Spagna è il secondo mercato per import (oltre 935 milioni) e il quarto per export (circa 474 milioni), la Francia è al secondo posto per export (circa 845 milioni) e al terzo posto per import (578 milioni). Solo in Veneto nel 2013 le presenze di turisti francesi hanno sfiorato i due milioni». IL DIRETTORE DI AIR ONE Laura Cavatorta, ha spiegato che dopo l'avvio delle operazioni su Verona nel 2012 con un collegamento diretto per Catania, «oggi incrementiamo la nostra presenza perché crediamo nelle grandi potenzialità di questo aeroporto e di questo territorio. Verona, il suo turismo, il suo hinterland e il tessuto imprenditoriale della zona, nonchè la Fiera che attrae un numero considerevole di persone, hanno dato ampie garanzie dal punto di vista delle potenzialità di traffico e della richiesta di collegamenti aerei diretti». Al Catullo, inoltre, sarà aperto un ufficio commerciale di Alitalia. venerdì 21 febbraio 2014 – CRONACA – Pagina 13 Investimenti e strategie per riportare tre milioni di passeggeri a Verona I temi nell'agenda dell'aeroporto Catullo in questi mesi sono tanti, sia tecnici che politici e più di uno desta preoccupazione. Il 2013 si è chiuso con un risultato passeggeri davvero negativo come non si registrava da anni: dai 3,1 milioni del 2012 si è scesi al 2,68 milioni di viaggiatori del 2013. Un risultato dovuto anche e soprattutto alle crisi delle compagnie del trasporto aereo che chiudono quasi tutte con perdite milionarie e sono alle prese con profonde ristrutturazioni. Oltre alla crisi dell'Egitto che ha penalizzato i viaggi per il Mar Rosso, una compagnia assolutamente importante per il Catullo come Meridiana ha cancellato a Verona il 17% dei voli nel 2013 rispetto a quanto programmato. Tradotto in passeggeri, una perdita di oltre 120 mila unità. Fare margini e redditività per un aeroporto come il Catullo diventa quindi sempre più difficile anche se, paradossalmente, la perdita dei passeggeri non ha penalizzato più di tanto i conti perché da un lato si sono risparmiati gli incentivi alle compagnie e dall'altra l'incremento dei voli charter (che a Verona hanno ripreso quota grazie al turismo) ha portato un aumento della spesa non aviation (viaggiatori stranieri nei negozi). La scommessa con AirOne, quindi, dovrebbe essere un passaggio decisivo per invertire la rotta e riportare i passeggeri sopra la quota dei 3 milioni. C'è però da concretizzare il piano industriale e partire con i lavori all'interno dell'aerostazione: per fare questo serve il via libera del consiglio di amministrazione, che potrebbe riunirsi ai primi di marzo. Il cda è però in scadenza: con l'approvazione del bilancio tra maggio e giugno ci sarà il rinnovo e non è facile prendere decisioni in questa fase con molti soci affaccendati su altri problemi. Nel contempo resta sempre da avviare l'attività dell'aeroporto di Montichiari, nel quale si spera di portare alcuni voli cargo. E a proposito di Montichiari preoccupa la sentenza del Tar di Brescia che ha annullato la concessione quarantennale al Catullo. Si sta preparando il ricorso al Consiglio di Stato ma sono soprattutto le direzioni generali dei ministeri coinvolti a predisporre a loro volta un ricorso contro questa sentenza che rischia di vanificare tutti gli atti governativi in materia aeroportuale: i ministeri e l'Enac non possono permettersi che venga azzerato il sistema concessorio anche per gli altri aeroporti italiani, ben più importanti del nostro. Ma la formazione del nuovo Governo farà passare altro tempo. venerdì 21 febbraio 2014 – PROVINCIA – Pagina 30 PESCHIERA. Baruffaldi non si ricandida Si rinnova stasera il consiglio direttivo della Lega Bisse Si propone per la presidenza Luisa Barbazeni di Garda Franco Baruffaldi, presidente della Lega bisse del Garda, ha rassegnato le dimissioni per motivi personali. Per questo è stata convocata stasera alle 21, nella sala civica della biblioteca comunale di Peschiera, l'assemblea delle Bisse del Garda. All'ordine del giorno l'elezione di presidente, vice presidente, consiglio direttivo, presidente della commissione tecnica arbitrale, segretario, revisore dei conti, commissione di ricorso disciplinare. Si è candidata per la presidenza della Lega bisse del Garda Luisa Barbazeni, attuale presidente del gruppo bisse di Lazise e vice presidente della Lega bisse. «Mi candido per dare continuità al lavoro svolto dal presidente Franco Baruffaldi con il quale ho collaborato condividendo la gestione del nostro sodalizio», ha detto Barbazeni, «da parte mia assicuro il massimo impegno. Ora il verdetto passerà ai presidenti della società remiere che parteciperanno alla votazione». Barbazeni nella stagione 2012 ha avuto il coraggio e il merito di presentare per la prima volta al Palio un equipaggio tutto femminile, quello di Birba. Poi l'anno scorso a Birba si sono aggiunti altri due equipaggi femminili: quello di Andre di Bardolino e Berengario di Torri. La società guidata da Barbazeni schiera pure due altri equipaggi maschili: Aries formato vogatori esperti e quello giovanile di Lacisium. Intanto è stato fissato il calendario Palio delle bisse che assegnerà la Bandiera del Lago 2014. Su otto tappe, ben sei si correranno in acque veronesi. Si inizierà il 21 giugno a Bardolino. La seconda regata si svolgerà a Garda il 28 giugno. Torri del Benaco ospiterà la terza gara il 5 luglio. Si cambierà sponda il 12 luglio quando le bisse si sfideranno a Gargnano. La gara successiva il 19 luglio sarà a Peschiera. La settimana dopo sarà Rivoltella di Desenzano ad accogliere i rematori. Il 2 agosto i bissaioli affronteranno la trasferta più settentrionale in quel di Cassone di Malcesine. La finale, come due stagioni fa, si disputerà a Lazise il 9 agosto. La quarantasettesima edizione del palio delle bisse si chiuderà dove l'estate scorsa è iniziato il campionato per la Bandiera del lago. In prima fila come organizzatrice la “presidentissima” Luisa Barbazeni. L.B. venerdì 21 febbraio 2014 – PROVINCIA – Pagina 31 GARDA. L'accessibilità dei luoghi di cultura tra i punti del convegno «Il lago senza barriere», progetti per avere i finanziamenti europei «Il lago senza barriere». Convegno su mobilità e disabilità e sulle opportunità di finanziamento a livello europeo per favorire l'accessibilità in ambito urbano, turistico e culturale. Il meeting, col patrocinio della Commissione europea, di Eurosportello del Veneto, della Regione Veneto e del Comune, si tiene oggi dalle 15 alle 18 circa in sala congressi e sono invitati i sindaci del Garda. È stato ideato da Giuseppe Righetti, consigliere comunale di Negrar, presidente del gruppo di lavoro Regione Veneto per favorire la vita di relazione e la partecipazione alle attività sociali delle persone con disabilità. Durante l'incontro, moderato da Roberto Vitali, sarà proiettato il video «Italia, un paese ospitale», a cura di Aldo Bisacco. Alle 15 dopo i saluti del sindaco Antonio Pasotti interverranno Righetti, il sindaco di Verona Flavio Tosi e il vicepresidente della commissione cultura Parlamento europeo Lorenzo Fontana che parlerà dell'accessibilità di musei e della cultura. Seguiranno interventi del direttore dell'ufficio regionale Commissione europea a Milano Fabrizio Spada; assessori regionali alla formazione e all'istruzione e al lavoro Elena Donazzan e alle politiche sociali Remo Sernagiotto. Alle 15,30 si parlerà di «turismo accessibile, nuova sfida per l'Europa». Antonella Correra, funzionaria commissione europea: «Il turismo accessibile, l'operato della Commissione europea e i futuri bandi». Francesco Pareti, direttore di Eurosportello Veneto, illustrerà il programma Cosme (acronimo che significa programma per la competitività di imprese e piccole medie imprese) per lo sviluppo delle piccole medie imprese (Pmi) e il turismo. Infine Flavia Coccia, di Unioncamere nazionale, darà informazioni su turismo per tutti ed ospitalità italiana. Chiuderà, alle 17, l'assessore regionale al turismo e al commercio estero Marino Finozzi. B.B. martedì 18 febbraio 2014 – PROVINCIA – Pagina 26 GARDA. L'impegno della politica, dalle Regioni al governo, per cercare le risorse e realizzare in tempi rapidi l'opera di cui ieri mattina è stato presentato il progetto Subito il collettore per dare futuro al lago Giuditta Bolognesi Servono almeno duecento milioni per posare i tubi della nuova rete poca cosa rispetto ai due miliardi che «vale» il turismo benacense È una scommessa da 200 milioni di euro quella da vincere per il futuro del lago di Garda. Questa è la somma, arrotondata, che serve per la realizzazione del nuovo sistema di collettamento e depurazione delle acque del comprensorio gardesano; un intervenuto che politici e amministratori, locali e non, ed esponenti delle associazioni di categoria indicano come non più rinviabile. Di questo si è parlato ieri mattina a Garda nel convegno «Il nuovo collettore per il lago di Garda e il futuro del suo territorio» organizzato da Azienda gardesana servizi (Ags), GardaUno, Depurazioni benacensi e Comune e moderato dal giornalista de L'Arena Maurizio Battista; convegno che in un affollatissimo Palazzo dei congressi ha ricordato il significato non solo ambientale ma anche economico del lago, con il suo indotto legato al turismo e ha proposto non solo la presentazione tecnica della nuova infrastruttura ma anche le possibili vie per vederla concretizzata in tempi brevi, nonostante il percorso passi attraverso la politica, nazionale e comunitaria, quanto mai incerta visto il cambio di governo e le imminenti eleioni europee. Le note positive vengono proprio dal mondo politico, come ha confermato l'assessore regionale Massimo Giorgetti: «Veneto e Lombardia hanno già iniziato a dialogare e siamo disposti a lavorare a tamburo battente. Le parole devono però diventare documenti scritti e il nuovo sistema di collettamento e depurazione deve rientrare all'interno delle rispettive programmazioni infrastrutturali condivise dal Cipe». Quindi il richiamo a una precisa volontà politica oltre a quella della Regione «a cominciare da Roma e da un impegno a favore della salvaguardia del maggiore lago italiano che produce ogni anno miliardi di Pil. Anche in questo caso servono impegni scritti». Il consigliere regionale Davide Bendinelli ha indicato nel progetto del nuovo sistema di collettamento e depurazione «l'unica possibilità per dare futuro al Garda. Sino ad ora sono solo state spese parole. Ora dobbiamo passare ai fatti: l'appuntamento odierno è un passo concreto di questo percorso. La cifra è impegnativa ma con Regioni, Governo e l'Europa ce la possiamo fare». Significativi gli interventi di Angelo Cresco, Giorgio Passionelli e Paolo Artelio, presidenti rispettivamente di Depurazioni benacensi, Comunità del Garda e Consorzio Garda Unico. Cresco ha ricordato le criticità dell'attuale sistema di collettamento: «Ha più di 30 anni e questo incide anche dal punto di vista dei materiali scelti all'epoca; è posizionato sui fondali; non prevede la separazione tra acque bianche e nere e questo è un problema per le reti fognarie di molti dei Comuni che si affacciano sul Garda; deve tener conto dei circa due milioni di metri cubi che i vari Comuni hanno deciso di realizzare nel prossimo futuro con i rispettivi Piani urbanistici. Insomma non ci sono più alibi, non può esserci solo il Salva Roma ma serve anche il Salva Garda». Passionelli ha invece ricordato che la qualità dell'acqua «è l'elemento portante del possibile ingresso del Garda nel Patrimonio dell'umanità dell'Unesco. E questa qualità passa attraverso un nuovo Sistema di collettamento e depurazione. Ed è vero la cifra è impegnativa: ma a fronte dei miliardi di Pil prodotti ogni anno dal nostro bacino lacustre, basterebbe un minimo ritorno da Roma suddiviso anche in pochi anni per coprire i 200 milioni previsti». Infine Artelio ha ricordato i numeri del turismo sul Garda: «Sono 21 milioni di presenze, di cui 11 nella sponda veronese con un indotto di più di due miliardi di euro. E in un momento di crisi quello turistico è l'unico ambito in cui si assume. Questo conferma che l'acqua del Garda è il nostro oro e per difenderlo abbiamo bisogno di risposte concrete e in tempi rapidi». Torna all’elenco dei quotidiani da L’ADIGE «Lido Palace sul mercato entro il 2016» I consigli d'amministrazione di «Lido srl» e «Trentino Sviluppo spa» hanno dato il via libera all'aumento di capitale da 3 milioni di euro (su una richiesta originaria di 5) finalizzato a ridurre l'indebitamento e a rafforzare lo stato patrimoniale della controllata «Hotel Lido Palace spa» che gestisce il primo 5 stelle lusso del Trentino, attivo a pieno regime dall'estate 2011. L'annuncio ufficiale è stato dato l'altra sera in consiglio comunale dal sindaco Adalberto Mosaner (il Comune di Riva è socio di maggioranza di Lido srl, a sua volta in possesso del 51% del pacchetto azionario di Hotel Lido Palace spa) il quale peraltro non ha risparmiato una stoccatina polemica nei confronti della Provincia ricordando come «ad Arco, nell'operazione Monastero delle Servite, la Provincia ci metta un milione e mezzo di euro a fondo perduto mentre in Lido Palace acquisisce quote...». Nel dettaglio Trentino Sviluppo metterà sul piatto un milione 530 mila euro mentre ai privati che controllano il restante 49% di «Hotel Lido Palace spa» (Garda Investimenti Hotel, Mediocredito, Cassa Rurale Alto Garda, Gts) spetterà contribuire con il restante milione 470 mila euro. Il Comune non sborserà di fatto un centesimo ma la sottoscrizione dell'aumento di capitale da parte di Trentino Sviluppo comporterà un riequilibrio del pacchetto azionario di Lido srl con il socio Comune che scenderà dall'attuale 57 al 54-53% e contestualmente l'agenzia provinciale che incrementerà la sua quota rispetto all'attuale 42,8%. L'operazione, come detto, è passato al vaglio e al via libera dei consigli d'amministrazione di Lido srl e Trentino Sviluppo e nelle prossime settimane i vertici di «Hotel Lido Palace spa» (ieri il presidente Paolo Pederzolli è risultato irrintracciabile per tutta la giornata) convocheranno l'assemblea dei soci per deliberare ufficialmente l'aumento di capitale. Una misura peraltro richiesta a gran voce da tempo visto che già nella relazione di bilancio 2012 lo stesso Pederzolli scriveva che «appare necessario correggere la struttura patrimoniale della società tramite un aumento capitale» e che «questo intervento non pare procrastinabile in quanto rappresenta un presupposto fondamentale per l'ottenimento dell'equilibrio finanziario». Prima di decidere di starci, Trentino Sviluppo, e quindi la Provincia, hanno affidato uno studio di valutazione sulle potenzialità del primo 5 stelle lusso del Trentino, studio commissionato al professor Luca Erzegovesi, ordinario di finanza aziendale presso il Dipartimento di economia e management dell'Università di Trento. I risultati sono stati indubbiamente più che confortanti, le prospettive sono ottime e anche i primi dati ufficiosi riguardanti il bilancio 2013 inducono all'ottimismo: il fatturato si è attestato a 4,2 milioni di euro con una crescita del 23,2% rispetto al 2012, la gestione è in attivo ma sul bilancio finale pesa l'indebitamento iniziale (12 milioni di euro) e gli interessi passivi (440 mila euro nel 2012, 450 mila l'anno scorso). In sintesi, l'Hotel Lido Palace è un fiore all'occhiello dell'offerta turistica non solo gardesana e rivana ma di tutto il Trentino ma è necessario ridurre e presto il debito per accompagnare con più energia una crescita che nei due anni di attività piena (2012 e 2013) è andata meglio delle previsioni iniziali. Basti pensare che confrontando i dati 2011-2012 i ricavi sono cresciuti del 99%, passando da un milione e mezzo a 3 milioni di euro. Dopo di allora, come ha peraltro fatto intendere chiaramente il presidente di «Lido srl» Marco Tanas durante l'audizione in consiglio comunale, si potrà e dovrà pensare alla vendita, nel momento in cui vi saranno le condizioni migliori di mercato e a fronte di progetti chiari per il territorio. Un'indicazione peraltro esplicitata ancor più chiaramente dallo stesso socio «Trentino Sviluppo» (e quindi dalla Provincia) che ha già sottolineato la necessità di attivarsi per capire il valore di mercato della struttura per fare in modo di arrivare entro la fine del 2016 all'offerta del bene sul mercato. E quindi procedere con la vendita. 19/02/14 Il dialetto va di moda senza i campanilismi Allora, Cornelio. Adesso fai l'orto? «No, no, no. L'orto no. Magari ogni tanto mi costringono a fare qualche lavoretto a casa o di aggiustare cose in giro, essendo conosciuto come figlio di falegname...». Cornelio Galas tenta di seguire le orme paterne, finendo per montare finestre che si aprono solo dall'esterno, e ottenendo così, serenamente, il nullaosta a fare altro. Dal 1975 al 2013 in redazione a l'Adige : figura storica del giornalismo, archivio che cammina dei fatti di cronaca, oggi in pensione: «I primi tempi mi agitavo se sentivo l'ambulanza: che succede? Sento i vigili? Poi passa. Come la strana sensazione del lunedì mattina, quando non devo tornare al lavoro». Dalla sua casa nell'Oltresarca, con studio al piano di sopra, Cornelio si occupa a tempo pieno di "Televignole", "emittente ufficiale" della fittizia Repubblica Indipendente di Vignole, frazione separatista che punta ad emanciparsi da Arco, dal Trentino e dal resto d'Italia e che, in tal senso, ha già avviato contatti con il più noto, per ora, Principato di Seborga, in Liguria. Un sito internet e un canale Youtube sostengono questa costruzione narrativa semiseria e molto ironica, la cui idea è nata quasi per scherzo riflettendo sull'uso della lingua: «Andavo in giro e intervistavo la gente in dialetto... ma scrivevo in italiano. Ma alla gente le cose non arrivavano come quando si usa il dialetto». E così, dopo i primi esperimenti negli anni ‘70 – con la rubrica radiofonica "Viva l'ItaGLIa" leggeva le news della settimana in dialetto – ecco che la lingua dei contadini, a "Televignole", ritorna la "lingua ufficiale", anche se con un significato diverso rispetto al passato: «Una volta era normale, era il contesto. Oggi invece il dialetto va sempre più di moda, come la forte affermazione di identità locali. Fa quasi paura, perché non vorrei che fosse una riscoperta di vecchi confini, campanilismi, divisioni che si sono sempre ritorte contro il nostro territorio». "Televignole" e lo Stato autonomista con moneta propria (le "molche" sono il conio battuto nella Repubblica) sono idee provocatorie, che ridendo castigano certe tendenze campaniliste oggi di moda. «Il passato serve a ricordarti chi eri, ma allo stesso tempo ti deve mostrare un'evoluzione, non "l'era mejo ‘na volta"». La Repubblica emette anche veri passaporti (finti), finora circa 200. Il Ministero degli interni di Vignole sta pensando anche a una campagna di beneficenza ispirata all'iniziativa del "caffè sospeso", ovviamente pagando con Molche in contanti. L'ironia condisce il tutto, ma senza esagerare. Cornelio racconta anche storie drammatiche: «Sempre con rispetto però, considerando chi hai davanti, e la sua umanità... non come certi giornalisti che chiedono "cosa ha provato?" ai parenti o alle vittime di tragedie. Non voglio sputare nel piatto dove ho mangiato fino a ieri, ma ultimamente provavo un disagio crescente rispetto alla piega che ha preso quel giornalismo, da quando ho cominciato». Cornelio adesso è un lettore: oltre a leggere testi teatrali per prepararne uno tutto suo - «con la Filodrammatica Arcobaleno, giocato sul tema dell'incomunicabilità, tra italiano e dialetto» - legge i giornali. «Capisco finalmente la parte del lettore. E mi rendo conto che scrivevo cose che non sempre interessavano a qualcuno». 16/02/14 Torna all’elenco dei quotidiani dal TRENTINO VENERDÌ, 21 FEBBRAIO 2014 Faitelli e Molinari, amarcord C9 Valandro ha radunato gli ex presidenti dell’attuale Comunità. Preoccupazione per il futuro dell’ente ALTO GARDA E' tutt'altro che un'operazione amarcord quella compiuta, qualche giorno fa, da Salvador Valandro. Il presidente della Comunità dell'Alto Garda e Ledro ha voluto riunire praticamente tutta la storia politica e amministrativa dell'ente da lui presieduto e che fino al 2010 era il Comprensorio C9. Un incontro pensato non tanto (o meglio non solo) per tributare un doveroso omaggio ai nove presidenti più un commissario straordinario che si sono succeduti, fin qui, al comando dell'ente (al compianto Vito Oliari è stato rivolto un pensiero ricco di nostalgia ed affetto). Valandro ha dato vita ad una chiacchierata politica. Obiettivo del presidente attuale sentire dalla voce dei diretti protagonisti il racconto degli sforzi compiuti e delle difficoltà incontrate e superate per l'avvio e il funzionamento di un ente che tre anni e mezzo fa ha cambiato pelle. E tutto questo alla vigilia di una probabile riforma che potrebbe cambiare nuovamente le carte in tavola. A rispondere positivamente all'invito di Valandro sono stati Federico Faitelli, primo presidente nel 1972, quindi Bruno Santi (1981), Fabio Zanetti (1986), Elio Zecchini (1991), Eugenio Mantovani (Commissario nel 1994), Claudio Molinari (1996) mentre non hanno potuto presenziare Bernardo Penner (1999) e Vittorio Fravezzi (2008), quest'ultimo a Roma per gli impegni parlamentari. Presenti anche il segretario storico Gabriele Sbaraini e quello attuale Paolo Nino Copat. Ne è venuta fuori una discussione di due ore moderata dal giornalista Vittorio Colombo. Sintetizzando i giudizi degli ex presidenti e del segretario Sbaraini è emerso quasi un grido di dolore contro la politica provinciale che dapprima ha avuto l'intuizione giusta («Merito di Bruno Kessler che ha voluto creare un organo di decentramento amministrativo della Provincia», ha spiegato Molinari) ma poi ha finito per mettervi i bastoni fra le ruote. Faitelli e Santi si sono detti pessimisti riguardo il futuro dell'ente, Zanetti, invece, ha sottolineato l'esigenza di avere un livello sopra quello dei Comuni («Soprattutto oggi che non ha più senso parlare di confini») mentre Zecchini ha spiegato che senza deleghe non si va da nessuna parte. «La Comunità è nata con il presupposto di ricevere competenze, personale e soldi tanto dalla Provincia quanto dai Comuni – ha commentato Molinari – ma questi sei filoni non si sono attivati». Soddisfatto, alla fine dell'incontro, il presidente Valandro. «Sono emersi molti spunti interessanti – ha concluso rivolgendosi ai presenti – tutto ruota intorno alla volontà politica e alla traduzione pratica di questa volontà. Indubbiamente esistono molte perplessità ma anche elementi che possono essere indagati per il futuro, come l'utilizzo dei fondi europei che a queste latitudini non siamo abituati a vedere». VENERDÌ, 21 FEBBRAIO 2014 Quei 15 «martiri» dell’Adige-Garda L’epopea della galleria in un libro firmato Gelmi, Riccadonna e Valenti e dedicato agli operai che hanno perso la vita di Sergio Molinari wALTO GARDA Una storia di uomini coraggiosi. Un racconto quasi epico di anni durissimi per l'economia trentina. Un'accurata indagine – documentata da una cinquantina di testimoni diretti e da decine di foto d'epoca – su uno dei lavori pubblici più arditi realizzati in Italia fra il 1939 e il 1959, con undici anni di sospensione (dal 1943 al 1954) prima per gli eventi militari e poi per la crisi successiva alla seconda Guerra Mondiale. Poche ricerche storiche sono arrivate ai risultati eccellenti (e leggibili, quasi come un romanzo) del lavoro portato in stampa, da poco, da Giuliana Gelmi, Donato Riccadonna e Gloria Valenti, che – con la collaborazione di molti altri appassionati – hanno puntato il mirino sugli uomini che hanno costruito la galleria Adige-Garda. Ne è scaturito un libro (“I ghe ciameva lingère de galeria”, 170 pagine, 12 euro, acquistabile al Museo di Riva e in alcune edicole) che offre un rapporto completo non solo dell'opera titanica in sé, ma anche dell'atmosfera che si viveva nel cuore della roccia (“dentro” lo scavo) e nel cuore della comunità di Torbole e Mori (“dentro” la miseria di quei tempi e la voglia generalizzata di riscatto). Voluto dal Museo Alto Garda e sponsorizzato da altre istituzioni pubbliche e private, il libro riconsegna alla conoscenza storica del Basso Trentino modalità e retroscena di un'opera maiuscola, pensata per deviare nel Garda le eventuali piene dell'Adige e così scongiurare alluvioni nella pianura, soprattutto a Verona e nel rovigoto. Furono quindici i morti sul lavoro durante lo scavo, sette nella fase prebellica, otto negli anni Cinquanta: a queste vittime – decedute tra le mine, nei cantieri fuori e dentro il budello, certe volte travolte dall'andirivieni dei veicoli addetti alla rimozione dei detriti – è dedicato il libro. Il progetto esecutivo del tunnel, uno scavo di quasi dieci chilometri da Ravazzone di Mori alla sponda torbolana del Garda, fu approvato il 3 febbraio 1939 e i lavori iniziarono (velocità d'altri tempi!) il successivo 1 marzo, appaltati all'impresa Fedrici-Galluppi di Roma. Sono passati 75 anni, ma i ricercatori sono riusciti a trovare qualche testimone diretto. Conosciamo così le imponenti manovre di sbancamento all'imbocco dell'Adige, le tecniche di perforazione (allora davvero rischiose) sui due fronti di avanzata del tunnel, i turni massacranti di lavoro, il frastuono delle mine, le pompe di drenaggio dell'acqua, i binari per lo sgombero dei detriti, il buio, il coraggio e la paura dei minatori, le mense e i dormitori esterni per la manodopera affluita da ogni parte d'Italia. Nella fase postbellica, affidati i lavori alla Farsura di Milano, nella galleria Adige-Garda entra in campo una tecnologia più evoluta, anche se le operazioni restano pericolose. Ne parlano decine di testimoni e protagonisti... Altri cinque anni di lavoro descritti con precisione: le corse folli nei due budelli dei dumper (i camion addetti al trasporto dei materiali di scavo) e l'uso di perforatrici più potenti. Le paghe buonissime che invogliano i minatori (guadagnavano anche il triplo di un'operaio del manifatturiero); gli spericolati uomini addetti ai “cassoni ad aria compressa” (che scendono anche venti metri sotto la superficie del Garda e dell'Adige per preparare gli “scivoli”); la visita ai cantieri del ministro Romita nel 1957; l'emozione della caduta dell'ultimo diaframma il 4 dicembre 1958, giorno di santa Barbara, patrona dei minatori. Infine la conclusione dell'impresa nella tarda primavera del 1959, l'inaugurazione ufficiale dell'impianto il 12 gennaio 1960 (quando arriva il presidente del consiglio Antonio Segni) con la prima immissione in galleria dell'acqua dell'Adige. Operazione che poi sarà ripetuta (fino al giorno d'oggi) altre dieci volte e proprio per lo scopo prefissato: rendere meno minacciose in pianura le piene dell'Adige. Valeva la pena? Il libro questo non lo dice, ma non era questo – né poteva esserlo – lo scopo. Gelmi, Riccadonna e Valenti hanno voluto togliere dall'oblio le tracce documentarie di un lavoro ciclopico e affrescare un'epopea di uomini dalla schiena dritta MARTEDÌ, 18 FEBBRAIO 2014 LIVELLI GARDA Il lago è sceso di tre centimetri Ora dalla chiusa di Salionze escono 150 metri cubi al secondo RIVA L'allarme suscitato dall'aumento del livello del Garda, inarrestabile dato il flagello di pioggia che continua a cadere (secondo la stazione meteo di Arco tutti i record sono stati battuti in questo 2014 con i 329 millimetri caduti negli ultimi 30 giorni e con i 449,4 dall'inizio dell'anno contro una media rispettivamente di 45 e di 69 e contro i precedenti massimi di 203 e 211 nel 2009) ha sollevato segnali d'allarme a tutti i livelli istituzionali, Comuni, Provincia e Comunità del Garda. Infatti la quota 135 sullo zero di Peschiera è giudicata decisamente pericolosa dal momento che nei prossimi mesi, col disgelo in montagna, l'impressionante quantità di neve accumulata in quota finirà per arrivare nel lago. La risposta da parte dell'autorità del Po non s'è fatta attendere: dalla fine della scorsa settimana la chiusa di Salionze è stata sollevata ancora ed il deflusso s'è stabilizzato sui 150 metri cubi al secondo, superando il massimo previsto in condizioni di normalità a 140. In tal modo negli ultimi sei giorni il lago è sceso di 3 centimetri, arrestandosi a quota 132, nonostante l'insistenza della pioggia, verificabile anche ad occhio nudo da chiunque si sia trovato ieri a passare lungo il corso dell'Albola ingrossata. SABATO, 15 FEBBRAIO 2014 Turismo, boom Russia: più 35% di arrivi nel 2013 I dati ufficiali di Ingarda: i vacanzieri crescono (1,3%) e sono a 716.938 Presenze ancora oltre quota 3 milioni. Riva sempre leader con 1,5 milioni GARDA TRENTINO»LE STATISTICHE ALTO GARDA Il consuntivo dei 12 mesi del 2013 appena fornito da Ingarda Trentino conferma che, nonostante l’attuale congiuntura economica, il trend positivo continua: gli arrivi hanno superato la soglia dei 700.000 (716.938 per l’esattezza) con un aumento dell'1,3% grazie alla crescita sia degli stranieri (più 1,6%9 che degli italiani (più 01) mentre la contrazione delle presenze (meno 3000 unità su un totale complessivo di 3.082.683) è stata decisamente contenuta nonostante i due fattori negativi che hanno segnato l'anno: il meteo, con 160 giorni complessivi di pioggia, ha castigato soprattutto l'extralberghiero, dove l'aumento dell'1,9% degli arrivi continua a marcare l'attrazione che esercita il Garda trentino nonostante il calo dell'1,3 delle presenze, e la crisi pesante in Italia che ha comportato sia un minore numero di arrivi (meno 1%) che un soggiorno più breve (meno 6,4% delle presenze nel settore alberghiero). Scorrendo i centri si trova che Riva con 1,551 milioni di presenze (poco più d'un milione quella alberghiera) ha compensato il meno 3,4 di italiani con un più 2% di stranieri; a Nago-Torbole (più 0,9% complessivo, con 746 mila presenze) il calo dei connazionali è arrivato al 10,7%, mentre ad Arco, più vocata al campeggio, la flessione è stata complessivamente del 4% con 647 mila presenze. Quanto alla provenienza degli ospiti la Germania resta sempre il mercato principale con poco meno della metà delle presenze totali (1,4 milioni pari al 46,4%); al secondo posto c'è l'Italia con quasi 600 mila presenze pari al 19,3% del totale; al terzo gli inglesi col 7,4% che corrisponde a 228 mila presenze, di cui però quasi 212mila sono alberghiere. Seguono Austria (5% ossia 155 mila), Paesi Bassi (3,2), Svizzera (2,2), Repubblica Ceca e Belgio (entrambi 1,9%). A livello di regioni italiane, si conferma la graduatoria dell’anno scorso, con turisti provenienti innanzitutto da regioni di prossimità come Lombardia (circa 100 mila), Veneto ed Emilia-Romagna; quarto posto per il Lazio, mentre per quel che riguarda la durata del soggiorno sono in testa i pugliesi con 4,5 giornate). Molto positivi i dati sull'Est Europa: Polonia +11,6% arrivi, + 7,8% presenze, Federazione Russa più 34,9% arrivi (5.787) e più 48,5% di presenze (27.538), mentre continuano le buone performance del mercato ceco (+7,4% arrivi, +1,6% presenze) che sale al 7° posto come presenze tra i mercati, superando il Belgio. Situazioni altalenanti per gli altri mercati: a fronte dei risultati positivi da Nord Europa (con la sola eccezione della Finlandia) si segnala una complessiva stabilità dei flussi da Regno Unito e Irlanda, mentre risultano in calo quelli da Benelux ed Austria (meno 13,7 di arrivi e meno 16% della presenze) ed in crescita la Svizzera (più 7,4 gli arrivi e più 1,8 le presenze). Tanto per avere un riscontro numerico, i turisti russi sono stati 27.538, meno dei 31.581 polacchi e dei 59.654 cechi. Torna all’elenco dei quotidiani dalla GAZZETTA DI MANTOVA VENERDÌ, 21 FEBBRAIO 2014 Volta, altri no pesanti alla centrale Anche Aipo, Arpa e i due Comuni bocciano il progetto in conferenza dei servizi VOLTA MANTOVANA Prima seduta della conferenza di servizi sul progetto di realizzazione di una centrale idroelettrica a Volta Mantovana. Si sono espressi negativamente Parco del Mincio, Soprintendenza ai beni architettonici e al paesaggio, Aipo, Arpa, il Comune di Marmirolo e Volta Mantovana. Negativo anche il parere paesaggistico provinciale di competenza del Servizio pianificazione della Provincia ed espresso dopo aver acquisito il parere della Commissione provinciale paesaggio e del Parco del Mincio. Un sì, ma condizionato, è stato invece quello arrivato dalla Sovrintendenza per i beni archeologici mentre Regione Lombardia ha rimandato ai pareri di Arpa e Parco e quindi si è orientata per una posizione di diniego verso il progetto. Mancano ancora il parere di Asl (che non ha partecipato alla conferenza di ieri), e dell'Agenzia del Demanio. La società proponente il progetto, la Hpe srl di Caprino Veronese, si è riservata di presentare osservazioni. Copia del verbale della seduta di ieri sarà inviata a tutti i portatori di interesse che avranno trenta giorni per presentare eventuali osservazioni. Quindi verrà convocata la seduta finale della conferenza di servizi, che probabilmente si terrà a questo punto nelle prime due settimane di aprile. «Decideremo sulla base dei pareri prevalenti - dichiara l'assessore provinciale all'Ambiente Alberto Grandi - . Ognuno ha fatto le sue valutazioni sulla base delle proprie competenze». GIOVEDÌ, 20 FEBBRAIO 2014 Solferino verso le elezioni Bignotti vuole riprovarci Il sindaco di centro destra tenterà il bis dopo il trionfo di cinque anni fa Il centro sinistra proverà il ribaltone: Felchilcher o Pasini a capo della civica di Vincenzo Corrado wSOLFERINO Due liste, una di centro destra e una di centro sinistra. Nessuna sorpresa a Solferino in vista delle elezioni comunali di maggio. Il sindaco Germano Bignotti nei prossimi giorni scioglierà le ultime riserve e al momento non ci sono elementi che facciano pensare ad un suo passo indietro. Tenterà il bis, appoggiato da buona parte dei componenti della squadra che cinque anni fa battè il centro sinistra. Il centro sinistra, dal canto suo, non resta a guardare. Negli ultimi giorni i contatti tra i rappresentanti della civica vicina al Partito Democratico si sono intensificati. La rosa dei possibili candidati sindaco è stata ridotta a due nomi: Gabriella Felchilcher o Gino Pasini, rispettivamente capogruppo e consigliere dell'attuale gruppo di minoranza. Cinque anni fa il candidato fu Fausto Fondrieschi che, su 1.660 votanti, raccolse 718 preferenze per “Solferino Insieme”. Bignotti vinse con 173 voti in più. Non una differenza da poco, dunque, che il centro sinistra tenterà di colmare grazie anche agli incontri pubblici che nelle prossime settimane serviranno a coinvolgere la cittadinanza e a costruire il programma elettorale, sulla base delle criticità emerse in questi ultimi cinque anni. È ovvio che sul voto di quest’anno influiranno molti fattori, alcuni dei quali assenti nel 2009. In primo luogo, in un paese di dimensioni ridotte come Solferino, molto importante sarà il fattore astensionismo, fenomeno che sta dilangando in tutta Italia e che potrebbe abbassare anche l’81% di affluenza che si registrò nel 2009 a Solferino. Un secondo fattore che potrebbe influire pesantemente sul risultato del voto di maggio è il comportamento che terranno gli elettori del Movimento 5 Stelle. I grillini non avranno una propria lista, ma alle politiche dell’anno scorso a Solferino hanno raccolto qualcosa come il 24,32% delle preferenze (dato riferito alla Camera). Si asterranno? Andranno comunque a votare, considerata la natura totalmente differente delle elezioni di maggio? Ad oggi l’unico indizio utile per sciogliere il rebus è la presenza ad alcuni incontri del centro sinistra di esponenti del Movimento, che però non saranno in lista e che soprattutto non hanno partecipato in veste di attivisti grillini ma di semplici cittadini. Torna all’elenco dei quotidiani dal CORRIERE DELLA SERA Martedì 18 Febbraio, 2014 CORRIERE DEL VENETO – VERONA - © RIPRODUZIONE RISERVATA Garda, collettore da 220 milioni è già caccia ai soldi ministeriali Alberto Giorgetti: «Puntare al Cipe e ai fondi europei» VERONA — Nuova linfa vitale e un nuovo sistema circolatorio per eliminare le «tossine» dal più grande lago italiano. E' la cura, costosissima, del nuovo impianto per trasportare in sicurezza le acque fognarie. Sono già lievitati a 220 i milioni di euro di cui si parla per dare vita al progetto del nuovo collettore. E solo un progetto ad alta innovazione tecnologica consente l'accesso ai finanziamenti europei. Sul tema si è svolto ieri un convegno a Garda, organizzato da Ags, Depurazioni Benacensi e Garda Uno. Vi hanno partecipato amministratori e rappresentanti di categorie sociali e ambientaliste. Perno del dibattito: il reperimento dei tanti soldi necessari al raddoppio del collettore, per giungere in futuro alla divisione delle acque bianche piovane, da quelle nere delle reti fognarie. Due, quindi, i piani di discussione: quello finanziario e quello puramente tecnico di intervento. Per il primo sono intervenuti il sottosegretario uscente all'Economia, Alberto Giorgetti, il consigliere regionale, Davide Bendinelli, l'assessore veneto Massimo Giorgetti e l'assessore lombardo Alberto Cavalli, (intervenuto in sostituzione della parlamentare Mariastella Gelmini, assente per intervenuti impegni di voto alla Camera). In sala anche il parlamentare del M5S Mattia Fantinati, il consigliere regionale del Pd Roberto Fasoli, consiglieri provinciali e sindaci. «Il lago di Garda è una destinazione virtuosa e il progetto ha un impatto ambientale forte - ha sottolineato Alberto Giorgetti-. Parte delle risorse andranno ricercate al Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) e andranno emesse delibere per accedere ai fondi della Comunità Europea. L'elemento fondamentale del percorso è la volontà politica trasversale e il semestre europeo di presidenza italiana ci potrebbe aiutare molto». Anche Bendinelli porta l'attenzione al piano politico: «Usciamo dal convegno con la speranza che la sinergia tra gli enti garantisca il recupero delle risorse necessarie. Fino ad oggi solo parole, da domani dovranno seguire i fatti, altrimenti sarà il territorio e la sua economia a pagarne un caro prezzo». Il progetto preliminare per la sponda veneta, realizzato da Technital è lo step di partenza. «Con questo documento, oggi sappiamo di cosa stiamo parlando -ha aggiunto Massimo Giorgetti-. Abbiamo anche la condivisione delle due Regioni economicamente più importanti d'Italia, Veneto e Lombardia, che inseriranno nei loro programmi di intervento il progetto per il lago di Garda. E ci sarà anche una parte di fondi Fas a cui attingere. Quindi di passi in avanti ne sono stati fatti. La via, ora, è quella di dar vita ad una legge obiettivo, tassello a cui agganciare le politiche per far arrivare i soldi». Annamaria Schiano Sabato 15 Febbraio, 2014 - CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO «Tassa di soggiorno, a gennaio si parte» Rossi con Dallapiccola. Ma la misura scatena aspre critiche anche nel Patt TRENTO — Pioggia di critiche (anche interne al Patt) sulla tassa di soggiorno annunciata dall'assessore provinciale Michele Dallapiccola. Ma a fargli strada è il governatore Ugo Rossi, che rincara la dose: «Sarà applicata dal 2015». La proposta Parlando alla seconda commissione (Corriere del Trentino di ieri), Dallapiccola ha spiegato che la giunta intende inserire una tassa di soggiorno modulata sulla categoria alberghiera, a fronte della quale offrire ai turisti una card che consenta l'ingresso ai musei, l'uso dei trasporti pubblici, buoni acquisto per prodotti tipici. Gettito presunto: 10 milioni di euro all'anno. Poi ha confermato la volontà di dividere Trentino marketing da Trentino sviluppo, fornendole nuova autonomia, e di confermare le 14 Apt, da ridisegnare geograficamente sui territori delle comunità di valle e da riorganizzare per evitare sovrapposizioni nell'attività di promozione con i livelli superiori (Trentino marketing) e inferiori (pro loco). Commissione «minata» Il percorso, per Dallapiccola, non si annuncia semplice. Il presidente della seconda commissione, Luca Giuliani, autonomista come lui, è entrato subito in rotta di collisione con i disegni dell'assessore. «In un periodo di crisi economica come questo, parlare di tasse è come sparare sulla Croce rossa, troppo facile. Anche se in questo momento servono risorse nuove per continuare a promuovere il territorio, non sempre la strada delle tasse è la migliore, anzi spesso è deleteria». Quando in commissione Giuliani aveva chiesto a Dallapiccola lumi sui tempi della riforma, l'assessore gli aveva risposto che sarebbero dipesi anche da lui, in quanto presidente di commissione. Ieri Giuliani ha rilanciato: «Mi prenderò tutto il tempo necessario per verificare, anche con colloqui con gli operatori del settore e i rappresentanti di categoria, se la situazione è avallata anche da loro oppure no. Certamente i servizi uniti a questa tassa devono dare valore aggiunto; attendiamo lo studio finale per capirlo, ma nel 2014 non si devono prevedere ulteriori tassazioni». Forti dubbi anche sul ritorno di Trentino marketing: «È da valutare, il problema secondo me è legato alla gestione delle risorse umane». Secondo Giuliani, infine, «le Apt devono essere dimezzate, è tutto da valutare e rivedere». L'opposizione Le minoranze in Consiglio non fanno sconti. Walter Viola (Progetto Trentino) riconosce «la buona volontà di Dallapiccola nel voler mettere mano al sistema della promozione», ma parla di «approccio a rovescio». «Prima — dice — dobbiamo vedere di cosa c'è bisogno, poi si vede quanti soldi servono. Vogliamo dare nuova autonomia a Trentino marketing? Cosa facciamo fare alle Apt? Informazione e accoglienza spettano al pubblico, la commercializzazione ai consorzi privati? Rivediamo gli ambiti? Riuniamo le Apt per prodotto? Solo dopo aver risposto a queste domande ha senso parlare di tasse e imposizioni, chiarendo anche chi dovrebbe gestire la tassa di soggiorno. Prima di parlare della benzina, parliamo di quale macchina vogliamo». Viola riflette anche sulla card: «Ci sono alcune zone del Trentino dove le card esistono già, finanziate con i soldi dei privati. Una card costa e qualifica; con un euro al giorno non si coprono i costi». Una bocciatura su tutta la linea arriva dalla Lega: «Dove è stata introdotta, la tassa di soggiorno ha causato un afflusso di finanze, ma gli albergatori non hanno avuto lo stesso riscontro. La tassa di soggiorno farà spendere meno sul territorio per altri servizi o acquisti di prodotti; inoltre comporterà più burocrazia», scrive Maurizio Fugatti, segretario provinciale della Lega, che poi attacca il Patt: «Giuliani e Dallapiccola si mettano d'accordo, a farne le spese sono le categorie produttive». Rodolfo Borga (Civica trentina) è caustico: «Con Giuliani contrario a Dallapiccola siamo alle comiche. La giunta eviti nuovi balzelli e diminuisca la pressione fiscale sugli immobili per famiglie e imprese». Per Filippo Degasperi (5 stelle) «mancando le idee, in Trentino non si trova altro di meglio che copiare ciò che nel resto d'Italia (Alto Adige compreso) sta già dando pessima prova. Collegare poi l'imminente introduzione della tassa di soggiorno a futribili smart card con microchip senza nessun piano che ne quantifichi anche i costi e le modalità operative serve solo a mascherare la realtà dei fatti». L'assessore Sul fuoco di fila a cui è sottoposto Dallapiccola alza lo scudo Rossi. «L'obiettivo della tassa di soggiorno — spiega — era nel nostro programma, dovrà servire a finanziare interventi di infrastrutturazione e di servizi territoriali, disponibili attraverso la card per i turisti, ad esempio. Bisogna chiarire bene a cosa servono i fondi, condivideremo questo percorso con gli operatori e con territorio. Vorremmo anche dare una quota di autonomia ai territori, perché un conto è l'offerta turistica in val di Fassa, un conto, con tutto il rispetto, è l'offerta turistica in Vallarsa». Le critiche degli albergatori non preoccupano il governatore («Sapevamo dalla campagna elettorale che un'associazione di albergatori e una parte di commercianti avevano dei dubbi»), che poi liquida così le critiche in arrivo dal suo stesso partito, il Patt: «Forse dovremo spiegare anche a Giuliani questa riforma, anche il Patt a volte ha bisogno di qualche chiarimento». Poi, per tagliare la testa al toro, il governatore detta i tempi andando anche oltre le determinazioni di Dallapiccola: «Vogliamo approvare quest'anno la riforma per applicare la tassa, e la riforma, nel 2015, Nelle realtà dove esiste già non è morto nessuno». Alessandro Papayannidis Sabato 15 Febbraio, 2014 - CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO Bort e Libardi: nessun compromesso TRENTO — Non vanno giù agli albergatori e ai commercianti trentini le parole pronunciate l'altro ieri in Seconda commissione da Michele Dallapiccola. L'assessore al turismo e alla promozione ha spiegato ai consiglieri di preferire l'introduzione di una tassa di soggiorno, declinata nei modi di una card turistica, rispetto a una tassa di scopo. Asat e Unat, l'Associazione degli albergatori presieduta da Luca Libardi e l'Unione di Confcommercio di Gianni Bort, non hanno digerito il passaggio, «arrivato a pochi giorni dalla presentazione di una proposta di riforma», ricordano. Sulle barricate «Siamo basiti. Quella di Dallapiccola non è stata una boutade estemporanea. Ciò che ci lascia perplessi è il fatto che ci eravamo impegnati con l'assessore e le Apt, nell'ambito di un percorso di confronto, a presentare entro la fine di marzo una proposta di un testo di riforma condiviso», spiega Libardi. «Condividiamo l'idea di dover mettere mano alla piattaforma turistica che presenta tratti di vetustà — aggiunge il presidente di Asat —, ma ciò non significa introdurre una tassa». Se Libardi si riferisce alla proposta di Dallapiccola parlando di «nuovi balzelli», Bort fa riferimento alla storia: «Non è esagerato parlare di dazio medievale. Siamo nel 2015, il 20% del Pil è garantito da quest'attività economica, ma la spesa cresce e crescono anche le tasse. Il governo trentino si comporta esattamente come quello italiano. Siamo l'unico Stato al mondo in cui su 160 miliardi di prodotto interno lordo più di 800 sono destinati alla spesa pubblica». Bort annuncia quindi «una battaglia di principio: non siamo disposti a scendere a compromessi». Le controproposte In particolare i presidenti delle due associazioni di categoria, che ad ora non si sono ancora confrontati con l'assessore, indicano la necessità di una ristrutturazione del comparto: «La dotazione per il 2013 è di 45 milioni di euro, destinanti tra l'altro a sponsorizzazioni che potrebbero essere legate al settore dello sport. I collaboratori sono 380. Se il sistema fosse messo in condizioni di produrre meglio e con una spending review si recupererebbe il 10-15% delle risorse, si raggiungerebbe una cifra vicina ai dieci milioni nominati dall'assessore». Unat e Asat sperano che «il quadro normativo della riforma sia chiuso entro l'anno» e propongono, come soluzioni per una maggiore efficienza, la messa in rete delle Apt «per quanto riguarda i contratti», «la proiezione di un brand su tutto il territorio» e «l'unione degli aspetti promozionali e commerciali». Appoggiano poi «il ripristino di un'agenzia provinciale per il turismo esterna a Trentino Sviluppo»: «Eravamo scettici già sull'assorbimento di Trentino Marketing», ricordano. Infine Libardi e Bort si fanno portavoce di una preoccupazione: «Uno studio di Jfc dice che il 63% dei tour operator crede che nel 2013 l'imposta sul turismo abbia creato danni aziendali, il 28% di quelli esteri ha deciso di ridurre le proposte sul territorio». Marta Romagnoli Torna all’elenco dei quotidiani
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