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La Voce dello Spif Ar
Mensile di informazione Sindacale
A cura della Redazione
MARZO 2014
Il
Sindacato
Professionale
Italiano
Fisioterapisti
e
Professioni Area Riabilitativa, ha
voluto creare uno strumento
informativo,
che
possa
consentire,
di
rimanere
aggiornati sull’attività, posta in
essere dal sindacato, con le
notizie di rilievo in campo
Nazionale.
Uno strumento a disposizione di
Tutti, dove Tutti possono
esprimere le proprie
considerazioni sullo stato
dell’Arte della Professione
IN QUESTO NUMERO:
I PROBLEMI DI UN FISIOTERAPISTA
NESSUNO SI ASPETTI UNA VERA
PENSIONE
RIFORMA DEL LAVORO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO
UN REGIME CHE DEPRIME
IL FENOMENO DELL’ABUSIVISMO –
IL TENENTE JACOBAZZI (N.A.S.)
I PROBLEMI DI UN FISIOTERAPISTA
Dario Biglietto, LAUREATO in fisioterapia, specializzato, aggiornato e anche
licenziato, dopo 10 anni di attività come libero professionista presso una
struttura riabilitativa, dopo 10
anni di aggiornamenti continui,
master di specializzazione, cura
per i malati, gravi e meno gravi,
eccomi qua in mezzo a una
strada a cercare di racimolare
qualche terapia per dare
sostentamento
alla
mia
famiglia appena allargata dall'
arrivo della prima figlia, a
proposito dimenticavo di fare i
complimenti al mio datore di
lavoro che una settimana prima
dell' arrivo di mia figlia mi ha annunciato il lieto evento. «Fa nulla» mi sono
detto dopo 10 anni avrò cartucce da sparare d' altronde sono un libero
professionista lo sapevo che avrei potuto affrontare questa evenienza ed è
per anche questo che ho sempre svolto al meglio il mio lavoro, i pazienti, i
colleghi e i medici ricordano chi sa lavorare e chi no. Così è stato, infatti, un
mesetto di sacrificio e poi tutto decolla, i vecchi pazienti chiamano, il
passaparola procede e mi ritrovo tutto all' improvviso ad avere l' agenda
piena e a svolgere un nuova attività: il terapista domiciliare. Ma il vero
problema è: «A chi porto questa mole di lavoro per essere pagato?». L' Asl
non collabora direttamente con i fisioterapisti, i centri non hanno grosse
disponibilità da darti, allora ti rivolgi alle cooperative. Cooperative ma di
chi, di cosa? Non lo so ma questa è l' unica soluzione. Contatti la
cooperativa e ti ritrovi a essere pagato 9 euro a terapia, per chiarirci 90
euro a ricetta a fronte dei 248 che l' Asl ha stabilito per le terapie
domiciliari. La domanda spontanea è: ma dove va a finire il resto dei soldi
per il mio lavoro?È vero che hai bisogno di un centro che copra le spese
assicurative e abbia titolo per parlare con l' Asl, e anche della cooperativa che contatti i centri, visto che
come ho detto i centri con chi svolge materialmente il lavoro non vogliono parlare o se lo fanno ti
pagano dopo 5-6 mesi, ma essere pagato un terzo di ciò che dovresti con tutte le spese che ne conseguono,
tasse, benzina, tempo, responsabilità, a me sembra assurdo. Si va avanti lo stesso, devi pur mangiare. Le
cose sembrano filare, se si può dire così, la cooperativa paga e tu finalmente
dopo 2 mesi pensi di essere uscito dal tunnel. Ed ecco che si blocca l' Asl, non ci sono soldi, la cooperativa si
ferma e non vuole più le tue terapie, visto che i centri hanno superato le Com e non prendono più
trattamenti, l' Asl neanche a parlarne, e ora ti ritrovi come prima anzi peggio perché ora non sei senza
lavoro ma anzi di lavoro ce ne hai ma non c' è chi ti paga e devi spiegare tutto ai pazienti che giustamente
non se possono fregare di meno dei tuoi problemi visto che sono malati. Questo blocco quanto durerà?
Fino a gennaio. «Mi state affamando» ecco cosa penso. Sarebbe facile non far superare le Com, basterebbe
attivare il codice terapista telematicamente in modo che ogni terapista non potrebbe fare più del potuto,
salvaguardando la qualità, con un ottimo effetto a catena quello della sparizione delle cooperative, del
riallaccio del rapporto centro-terapista o meglio Asl-terapista.
NESSUNO SI ASPETTI UNA VERA PENSIONE
E’ uscito nei giorni scorsi, molto in sordina, con il
messaggio dell’INPS n.2626/2014 il tasso di
rivalutazione per il montante pensionistico alla
data del 31/12/2012, tasso fissato allo 0,1643%,
praticamente una miseria, una nullità, come
avevamo già previsto ampiamente! Come tutti gli
addetti ai lavori conoscono perfettamente, il
montante pensionistico (l’importo sul quale alla
fine si calcolerà la pensione) è dato dai contributi
versati
durante gli
anni
di
attività
lavorativa
maggiorati
della
rivalutazio
ne,
calcolata annualmente sulla media del PIL degli
ultimi 5 anni. Oggi pertanto l’INPS, con
l’ufficializzazione del tasso di rivalutazione,
provvederà ad aggiornare i montanti rivalutandoli
, parliamo, ribadiamolo bene, delle somme
accantonate alla data del 31/12/2012 o di quelli
versati per l’anno 2012 (se trattasi del primo
anno di lavoro in qualsiasi gestione Inps).
Facciamo un semplice e significativo esempio:
nell’anno 2012 un lavoratore dipendente con uno
stipendio lordo di circa 22.000 euro ha versato
tramite l’azienda contributi pari a 7.260 euro,
cioè il 33% del suo stipendio: l’INPS dunque ha
incassato durante l’intero anno 2012, mese per
mese, il 33%, tramite gli F24 e solo oggi, a
distanza di quasi 2 anni (se pensiamo che i primi
soldi sono confluiti nelle tasche dell’Inps il 16
Febbraio 2012 !!!), si degna di considerare queste
2
somme e rivalutarle. Il calcolo dell’INPS è facile e
spietato: euro 7260 x 0,1643% = 11,92 euro –
Montante al 31/12/2013 pari ad euro 7260+11,92
= 7271,93!!!! Tanto facile quanto incredibilmente
assurdo! L’INPS, lo Stato, considerano i nostri
soldi, quelli validi per la nostra futura pensione,
praticamente nulla, non ci sono interessi (non
abbiamo la forza di considerarli interessi questi),
non c’è nulla!! Siamo lontani anni luce da
qualsiasi parametrizzazione con gli interessi di
borsa e di mercato ma persino lontanissimi dai
modestissimi depositi postali, per non parlare dei
Bot, siamo meno dell’inflazione, siamo meno di
qualsiasi tasso esca fuori dai calcoli dell’ISTAT,
nemmeno gli interessi legali fissati all’1%
annuale: siamo al vero e proprio furto, non riesco
a trovare altra parola!!!! In sostanza dunque i
soldi dati allo Stato, ufficialmente per la creazione
del primo Pilastro Previdenziale (obbligatorio)
quello destinato a garantire la “giusta pensione” ,
saranno
rivalutati
praticamente…
zero.
Ricordiamolo bene: il PIL non è l’Istat, il PIL infatti
non considera minimamente il potere di acquisto,
è un parametro che valuta essenzialmente la
capacità economica di un Paese, niente altro. I
nostri legislatori, sia quelli che hanno ideato il
sistema contributivo dal 95 che quelli successivi,
si sono ben guardati di rifletterci sopra!
Se ritorniamo per un attimo all’esempio
suindicato e supponiamo che il lavoratore sia un
giovane al suo primo anno di lavoro si capisce
bene quello che sarà il suo magro bottino
pensionistico futuro : anni e anni di versamenti
imponenti (il 33% è una cifra elevatissima che
non lascia margine ad altri accantonamenti!) per
non avere alcuna considerazione economica da
parte dello Stato! Questo sistema contributivo
vale per qualsiasi gestione Inps, dai dipendenti ai
commercianti/artigiani agli sfigati della Gestione
Separata (le partite iva si pagano l’intero
contributo da soli senza alcun intervento di
committenti o aziende!), insomma l’iniquità, per
una
volta,
è
per
tutti!
Pensiamo semplicemente per un attimo a cosa
poteva farci con una parte di quei soldi il giovane
in questione, quante cose… reali! Intanto
sicuramente poteva vivere meglio e non è poco,
spendere e/o risparmiare e/o realmente pensare
al proprio futuro e se appena soltanto la metà di
quei soldi fossero finiti nelle sue tasche, e
parliamo di circa 3.630 euro (circa 300 euro al
mese!), gli si sarebbero aperte svariate possibilità
di investimenti pensionistici (per restare
nell’ambito), con rendimenti infinitamente
superiori a quelli inesistenti corrisposti oggi
dall’INPS, per non pensare della movimentazione
economica generale (investimenti, consumi ecc.).
Fare investimenti peggiori di quelli dell’INPS è
praticamente impossibile, non credete? Se i soldi
finissero sotto la classica mattonella (alla Totò)
forse
frutterebbero
di
più!
Questi dati reali purtroppo devono scuoterci e
devono far riflettere. Non sono più ipotesi o
calcoli astrusi, non sono più soltanto parole
(basta leggere un semplice estratto conto
dell’INPS) e ormai confermano sempre più che la
proposta di una totale e globale “riforma
pensionistica” è assolutamente pertinente e
valida, ma soprattutto ogni giorno di più diventa
più urgente! C’è un dovere morale prima che
politico di affrontare la questione, soprattutto
per le future generazioni che non hanno colpe del
disastro attuale! Affamare oggi i cittadini,
soprattutto i giovani, (le aliquote contributive in
Italia sono altissime, pari al 33% del reddito) e
affamarle anche domani (pensioni ridotte all’osso
sotto la soglia degli assegni sociali!) è
palesemente non solo un abuso ma è forse …
criminale!
Qualcuno nel mondo politico ha davvero il
coraggio di dire chiaramente e pubblicamente ai
giovani dipendenti di oggi o ai cocopro o alle
partite Iva o ai lavoratori atipici e a quelli
occasionali ecc. che il loro futuro sarà così
misero? Che il loro compito oggi è solo e soltanto
quello di garantire le pensioni d’oro e quelle
attuali? Che i loro soldi non valgono in mano
all’INPS nemmeno una pizza e una coca-cola a
distanza di 2 anni?
3
DIATERMIA DA CONTATTO – APPLICAZIONI BIPOLARI
Essenzialmente, un apparecchio per Diatermia da Contatto è costituito
da un generatore RF alla frequenza di 500KHz i cui due poli sono
collegati agli elettrodi, posti a contatto della parte da trattare, entro la
quale è fatta circolare corrente RF. Tale corrente induce un
innalzamento di temperatura nei tessuti interessati, per effetto Jaule, a
seconda della densità di corrente, del volume in esame e d’altri più
complessi fattori. Le applicazioni in modalità BIPOLARE, di recente
introduzione, sono il naturale complemento delle
applicazioni Unipolari, dalle quali differiscono essenzialmente per la costituzione dell’elettrodo attivo, ora denominato
“elettrodo bipolare”. Tale elettrodo è scisso in due sezioni simmetriche, solidali ma elettricamente isolate fra di loro e
poste breve distanza, ciascuna delle quali è connessa ad un polo del generatore RF, come raffigurato nello schema
tecnico visibile più sopra. Nelle applicazioni BIPOLARI, il movimento di cariche elettriche percorre il breve tratto di
tessuti compreso tra le due sezioni di cui è formato l’elettrodo. Pertanto avremo una intensificazione del
trasferimento energetico nelle parti prossime all’elettrodo ed una progressiva attenuazione in profondità.
Diversamente dalle applicazioni Unipolari, le BIPOLARI escludono l’impiego dell’elettrodo neutro. Le applicazioni
BIPOLARI sono adatte a trattare in modo mirato e diretto tutti quegli organi che si affacciano sulla superficie corporea.
Con l’impiego di elettrodi adeguati esse hanno la proprietà di concentrarsi su talune fibre, delimitare specificati
segmenti, scavalcare protuberanze ossee, superare ostacoli e poter orientare a piacere l’asse di percorrenza delle
cariche elettriche. A giovarsi delle applicazioni BIPOLARI sono i trattamenti spinali, molte fasce muscolari e tendinee,
taluni anfratti fisici, piccole articolazioni e parti specifiche di grandi articolazioni. Elenchiamo, in sintesi, i principali
vantaggi offerti delle applicazioni BIPOLARI, riscontrabili ove la morfologia corporea, il tipo di elettrodo in uso e la
posizione degli organi favorisca questa tecnica. 1. Azione concentrata su organi specifici o loro parti 2. Ridotta
interferenza del trattamento con altri organi 3. Risposta rapida alla terapia e tempi di applicazione diminuiti 4.
Soppressione dell’elettrodo neutro e relativi disagi 5. Effetto termico raggiunto con ridotta potenza 6. Minore
irradiazione elettromagnetica
RIFORMA DEL LAVORO
La riforma del lavoro ha voluto mettere un freno al fenomeno dell’utilizzo della collaborazione autonoma a
partita iva come mezzo opportunistico da parte delle imprese per contenere il costo del lavoro, poiché
questa modalità di lavoro non prevede compensi minimi né il pagamento di oneri previdenziali da parte del
committente. I criteri individuati dalla riforma per definire un finto lavoratore autonomo sono complessi.
Secondo la nuova legge viene definita un’area critica che può nascondere le “false partite Iva”, entro cui
applicare 3 criteri che le identifichino in maniera presuntiva l’esistenza di una situazione di dipendenza
economica.
L’area critica è costituita dalle attività
inferiore a 1,25 volte il livello minimo
di commercianti e artigiani ( 18.663
non richiede l’iscrizione ad un ordine
professioni svolte da ordinisti, ma
la formazione svolta da uno
Entro quest’area “critica” si parlerà di
professionali che hanno un fatturato
imponibile ai fini della contribuzione
euro per il 2012) - ed il cui esercizio
professionale, o albi (incluse quindi le
che non necessitano l’iscrizione, es.
psicologo).
“finte partite iva” se per due anni
4
consecutivi valgono due dei seguenti tre criteri:
1. la mono committenza, ovvero se l’80% o più del proprio fatturato nell’anno di imposta dipende dal
principale committente;
2. avere una postazione fissa presso la sede del committente,
3. lavorare con continuità per il committente (commesse superiori agli 8 mesi).
Se si ricade nelle condizioni di “finta partita IVA” , il contratto sarà trasformato in collaborazione a progetto,
a meno che il committente non fornisca prova di una situazione di reale autonomia.
Se però non risultasse coerente con le norme della collaborazione a progetto scatterebbe una nuova
trasformazione del contratto da collaborazione a progetto a lavoro dipendente a tempo indeterminato
(sempre che il committente sia privato, se invece fosse pubblico questo secondo passaggio non è previsto).
CAMPAGNA D’ISCRIZIONE 2014
SIAMO LIETI COMUNICARVI CHE SONO APERTE LE ISCRIZIONI ALLO SPIF AR PER L’ANNO 2014. VI
INVITIAMO A SCARICARE LA MODULISTICA ED A FARLA PERVENIRE ALLA SEGRETERIA NAZIONALE.
www. spif.it
5
La Presidenza del Consiglio comunica che:
Il Consiglio dei Ministri, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Segretario il
Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Graziano Delrio.
Su proposta del Ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, il Consiglio dei Ministri ha
esaminato diciannove leggi regionali e delle Province autonome.
Per la seguenti leggi si è deliberata l’impugnativa:
Legge Regione Abruzzo n. 6 del 04/01/2014 “Modifica alle leggi regionali 8.2.2005, n. 6, art. 202, 3.3.2005,
n. 23, art. 21 e 9.11.2005, n. 33 (Iniziative a favore del centro regionale di audiologia) e norme per la
formazione di massaggiatore e di capo bagnino degli stabilimenti idroterapici.” in quanto alcune
disposizioni in materia sanitaria contrastano con i principi fondamentali in materia di tutela della salute e di
professioni, nonché di coordinamento della finanza pubblica, in violazione dell’art. 117, terzo comma, della
Costituzione.
http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio.asp?d=75052
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UN REGIME CHE DEPRIME..
I lavoratori autonomi hanno un sistema di agevolazione fiscale per i redditi più bassi, ovvero il regime dei
contribuenti minimi.
Questo “sistema” agevolato, tuttavia non riguarda tutti, ma solo chi è nei primi anni di attività e soprattutto
è un esempio, direi da manuale, di “pessima pratica”, di provvedimento deciso con estrema superficialità,
senza alcuna attenzione agli effetti, che sono iniqui e depressivi.
L’applicazione di una aliquota secca del 5% assicura un grande vantaggio a chi ha un reddito vicino ai
30.000 euro, ma tale vantaggio si riduce enormemente per i redditi più bassi, sino ad annullarsi sotto i
10.000 euro (e purtroppo ci sono tanti, soprattutto giovani, che hanno una partita iva e un imponibile
inferiore ai 10.000 euro!).
Quanto sostengo è evidente se guardiamo il grafico, che mette a confronto l’evoluzione del reddito netto in
correlazione con l’evoluzione dell’imponibile, al’interno del regime dei minimi e del regime semplificato
(ovvero il regime fiscale normalmente usato da chi non ha redditi elevatissimi).
Un provvedimento equo dovrebbe funzionare al contrario e prevedere un vantaggio crescente al
decrescere del reddito.
Oltre che iniquo, il regime dei minimi è depressivo.
Chi ha un imponibile intorno ai 30.000 euro non sarà incentivato ad aumentarlo, a meno che non sappia di
poter
realizzare
un
incremento
significativo,
superiore
ai
7.000
euro.
In caso contrario infatti l’uscita dal regime dei minimi e il passaggio al regime semplificato comporterebbe
una riduzione del reddito netto anche a fronte di un imponibile più elevato.
In un paese che ha gravi problemi di crescita, un meccanismo di questo tipo è davvero dannoso!
7
TENENTE GIOVANNI MARIA JACOBAZZI – COMANDANTE N.A.S. CARABINIERI DI MILANO
IL FENOMENO DELL’ABUSIVISMO SANITARIO E’ IN CONTINUO SVILUPPO.
Questo per il fatto che in determinate attività (i
casi più frequenti riguardano gli ambulatori di
odontoiatria e quelli di medicina fisica e
riabilitazione), nonostante le autorizzazioni
vengano rilasciate sotto la responsabilità sanitaria
di un professionista che normalmente espleta le
sue funzioni con contratto di tipo libero
professionale,
costui
non
sempre
è
effettivamente presente in loco. Ciò determina
che l’attività, materialmente, venga effettuata da
personale non in possesso degli specifici titoli
che, tuttavia, risulta essere legalmente
responsabile della società e quindi ne ha la piena
disponibilità. Le verifiche effettuate dai N.A.S. nei
confronti degli esercenti le professioni sanitarie,
iniziano con un sopralluogo presso le sedi ove si
svolgono le attività. Si procede, quindi,
all’accertamento del possesso degli specifici titoli
abilitativi richiesti, per poi effettuare una verifica
igienico-sanitaria degli ambulatori e delle
attrezzature utilizzate. In particolare, i locali
adibiti ad attività sanitarie devono essere
igienicamente idonei ed in possesso di
autorizzazione rilasciata dall’Autorità Sanitaria
competente. Qualora venga riscontrata la
presenza di una soggetto che sta esercitando una
qualsiasi professione e/o arte sanitaria senza la
prevista abilitazione, la struttura viene posta
sotto sequestro penale e costui, Legale
Rappresentante se trattasi di società ovvero
persona diversa dal primo, unitamente al
Direttore Sanitario, vengono deferiti all’Autorità
giudiziaria per il reato di cui all’art. 348 C.P
(abusivo esercizio della professione). Si segnala
come, soprattutto in caso di reiterazione,
l’Autorità giudiziaria abbia proceduto, nell’ambito
del procedimento, anche alla confisca del bene
sottoposto a sequestro, successivamente posto
all’asta e sottratto alla disponibilità del reo. Per
quanto concerne le responsabilità del Direttore
Sanitario, nei casi di “prestanomismo” tale
soggetto viene segnalato per l’eventuale
applicazione dell’art. 8 comma 1 della Legge 5
febbraio 1992 nr. 175, in ordine alla possibilità di
informare l’Ordine Provinciale dei Medici per la
sospensione dall’esercizio dell’attività. La
presenza di “abusivi sanitari” viene riscontrata
maggiormente nelle strutture private, ove vi è
l’interesse, da parte del singolo, ad avere un
maggiore introito con minore spesa. Per quanto
concerne i casi più frequenti di abusivismo
emerge, in particolare, quello di colui che
possiede esclusivamente un diploma di
odontotecnico ed effettua manovre invasive su
pazienti, mentre, nell’ambito della medicina fisica
e riabilitazione, è frequente quello del
massofisioterapista che, in assenza del medico
responsabile o del
fisioterapista,
effettua cure ai
pazienti mediante
utilizzo
di
apparecchiature
elettromedicali. A
tal proposito giova
ricordare
che
le
competenze
del
massofisioterapista, operatore sanitario dell’area
riabilitativa, sono ben definite da un copioso
quadro normativo. Il profilo professionale del
massofisioterapista è contemplato nel Decreto 7
settembre 1976:“Il massofisioterapista è in grado
di svolgere tutte le terapie di massaggio e di
fisioterapia in ausilio all’opera dei medici sia nel
libero esercizio della professione sia nell’impiego
in enti pubblici e privati, nell’ambito delle
disposizioni di legge. Pertanto esegue ed applica
tutte le tecniche del massaggio e della
fisioterapia sull’ammalato secondo le istruzioni
del sanitario, a livello di personale ausiliario e di
terapista della riabilitazione”. E’ stata
ultimamente approvata una norma che prevede
la possibilità di equipollenza tra il laureato in
Fisioterapia e il laureato in Scienze Motorie.
L’articolo 1-septies della legge 27/2006 prevede
8
che la laurea in Scienze Motorie (professione non
sanitaria) possa diventare equipollente alla laurea
in Fisioterapia (professione sanitaria) se il
laureato in Scienze Motorie abbia conseguito un
attestato di frequenza ad idoneo corso su
paziente da istituirsi con decreto ministeriale. Alla
luce di tutta la normativa vigente (vds. D.M. nr.
741 del 14 settembre 1994 e successive
modificazioni, L. nr. 42 del 1999 e successive
modificazioni, L. nr. 251 del 2000 art. 2 co.1,
Direttiva Europea 2005/36/ CE, D.L. nr. 178 art. 2
del 1998), il percorso formativo-culturale delle
due figure è comunque nettamente differente. La
prima, infatti, lavora in ambito sportivo, la
seconda in ambito sanitario, per cui, al momento,
il laureato in Scienze Motorie che svolge attività
di fisioterapia commette reato di esercizio
abusivo della professione sanitaria. Caso diverso
è quello del diplomato Isef. Tale diploma è
equiparato ma non è equipollente, non avendo lo
stesso percorso didattico, al diploma di laurea
(triennale) in Scienze Motorie. Così per
conseguire quest’ultima i diplomati Isef devono
necessariamente iscriversi ad apposita Facoltà di
Studi per ottenere (con esami) i crediti necessari
e quindi colmare i debiti tra il loro diploma e la
laurea in questione. Il fisioterapista, il
massaggiatore (in base alla L. 19 maggio 1971, n.
403), il fisiocinesiterapista, ed il terapista della
riabilitazione, figure professionali inquadrabili
come esercenti “una professione sanitaria”, pur
avendo tutte un profilo molto vicino, sono fra
loro differenziate nelle mansioni sotto l’aspetto
legislativo. Altro caso ricorrente di abusivismo
riguarda l’attività estetica autorizzata dal Sindaco
ove, nonostante l’autorizzazione amministrativa
abiliti semplicemente ad attività non curativa,
sovente si riscontrano soggetti in possesso di
diploma di estetista che effettuano massaggi con
finalità terapeutiche. Innumerevoli sono, per
concludere, i casi di pubblicità sanitaria abusiva
delle succitate attività, in contrasto alla Legge
175/1992. Per concludere si esortano gli
operatori della riabilitazione a contattare sempre
i carabinieri del N.A.S nel caso nutrano eventuali
sospetti in ordine a episodi di abusivismo
sanitario, anche al fine di rendere più efficace ed
immediata la tutela della loro professionalità. Per
reperire l’indirizzo o il recapito telefonico del
N.A.S. più vicino, è sufficiente consultare il
sito www.carabinieri.it. dove sono presenti anche
utili informazioni e consigli. La collaborazione da
parte del cittadino e delle professioni sanitarie in
questo delicato settore, è infatti quanto mai
importante. A garanzia, quindi, sia della tutela
della salute del paziente sia della professionalità
di operatori sanitari qualificati. Anche alla luce
dell’ingresso negli ultimi anni sul territorio
nazionale di soggetti provenienti da Paesi extra
U.E., non sempre in possesso di titoli abilitativi
opportunamente riconosciuti e con la
disponibilità di ambulatori o studi idonei sotto il
profilo igienico - sanitario.
Si ringrazia la ditta QUILMED e la ditta FISIOSTORE che ci ha permesso di offrirVi questo servizio.
Se Vuoi sponsorizzare i Tuoi prodotti, attraverso i canali telematici di SPIF AR, visita il nostro sito
www.spif.it e contattaci al seguente indirizzo: [email protected]
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