La Voce dello Spif Ar Mensile di informazione Sindacale A cura della Redazione MARZO 2014 Il Sindacato Professionale Italiano Fisioterapisti e Professioni Area Riabilitativa, ha voluto creare uno strumento informativo, che possa consentire, di rimanere aggiornati sull’attività, posta in essere dal sindacato, con le notizie di rilievo in campo Nazionale. Uno strumento a disposizione di Tutti, dove Tutti possono esprimere le proprie considerazioni sullo stato dell’Arte della Professione IN QUESTO NUMERO: I PROBLEMI DI UN FISIOTERAPISTA NESSUNO SI ASPETTI UNA VERA PENSIONE RIFORMA DEL LAVORO PRESIDENZA DEL CONSIGLIO UN REGIME CHE DEPRIME IL FENOMENO DELL’ABUSIVISMO – IL TENENTE JACOBAZZI (N.A.S.) I PROBLEMI DI UN FISIOTERAPISTA Dario Biglietto, LAUREATO in fisioterapia, specializzato, aggiornato e anche licenziato, dopo 10 anni di attività come libero professionista presso una struttura riabilitativa, dopo 10 anni di aggiornamenti continui, master di specializzazione, cura per i malati, gravi e meno gravi, eccomi qua in mezzo a una strada a cercare di racimolare qualche terapia per dare sostentamento alla mia famiglia appena allargata dall' arrivo della prima figlia, a proposito dimenticavo di fare i complimenti al mio datore di lavoro che una settimana prima dell' arrivo di mia figlia mi ha annunciato il lieto evento. «Fa nulla» mi sono detto dopo 10 anni avrò cartucce da sparare d' altronde sono un libero professionista lo sapevo che avrei potuto affrontare questa evenienza ed è per anche questo che ho sempre svolto al meglio il mio lavoro, i pazienti, i colleghi e i medici ricordano chi sa lavorare e chi no. Così è stato, infatti, un mesetto di sacrificio e poi tutto decolla, i vecchi pazienti chiamano, il passaparola procede e mi ritrovo tutto all' improvviso ad avere l' agenda piena e a svolgere un nuova attività: il terapista domiciliare. Ma il vero problema è: «A chi porto questa mole di lavoro per essere pagato?». L' Asl non collabora direttamente con i fisioterapisti, i centri non hanno grosse disponibilità da darti, allora ti rivolgi alle cooperative. Cooperative ma di chi, di cosa? Non lo so ma questa è l' unica soluzione. Contatti la cooperativa e ti ritrovi a essere pagato 9 euro a terapia, per chiarirci 90 euro a ricetta a fronte dei 248 che l' Asl ha stabilito per le terapie domiciliari. La domanda spontanea è: ma dove va a finire il resto dei soldi per il mio lavoro?È vero che hai bisogno di un centro che copra le spese assicurative e abbia titolo per parlare con l' Asl, e anche della cooperativa che contatti i centri, visto che come ho detto i centri con chi svolge materialmente il lavoro non vogliono parlare o se lo fanno ti pagano dopo 5-6 mesi, ma essere pagato un terzo di ciò che dovresti con tutte le spese che ne conseguono, tasse, benzina, tempo, responsabilità, a me sembra assurdo. Si va avanti lo stesso, devi pur mangiare. Le cose sembrano filare, se si può dire così, la cooperativa paga e tu finalmente dopo 2 mesi pensi di essere uscito dal tunnel. Ed ecco che si blocca l' Asl, non ci sono soldi, la cooperativa si ferma e non vuole più le tue terapie, visto che i centri hanno superato le Com e non prendono più trattamenti, l' Asl neanche a parlarne, e ora ti ritrovi come prima anzi peggio perché ora non sei senza lavoro ma anzi di lavoro ce ne hai ma non c' è chi ti paga e devi spiegare tutto ai pazienti che giustamente non se possono fregare di meno dei tuoi problemi visto che sono malati. Questo blocco quanto durerà? Fino a gennaio. «Mi state affamando» ecco cosa penso. Sarebbe facile non far superare le Com, basterebbe attivare il codice terapista telematicamente in modo che ogni terapista non potrebbe fare più del potuto, salvaguardando la qualità, con un ottimo effetto a catena quello della sparizione delle cooperative, del riallaccio del rapporto centro-terapista o meglio Asl-terapista. NESSUNO SI ASPETTI UNA VERA PENSIONE E’ uscito nei giorni scorsi, molto in sordina, con il messaggio dell’INPS n.2626/2014 il tasso di rivalutazione per il montante pensionistico alla data del 31/12/2012, tasso fissato allo 0,1643%, praticamente una miseria, una nullità, come avevamo già previsto ampiamente! Come tutti gli addetti ai lavori conoscono perfettamente, il montante pensionistico (l’importo sul quale alla fine si calcolerà la pensione) è dato dai contributi versati durante gli anni di attività lavorativa maggiorati della rivalutazio ne, calcolata annualmente sulla media del PIL degli ultimi 5 anni. Oggi pertanto l’INPS, con l’ufficializzazione del tasso di rivalutazione, provvederà ad aggiornare i montanti rivalutandoli , parliamo, ribadiamolo bene, delle somme accantonate alla data del 31/12/2012 o di quelli versati per l’anno 2012 (se trattasi del primo anno di lavoro in qualsiasi gestione Inps). Facciamo un semplice e significativo esempio: nell’anno 2012 un lavoratore dipendente con uno stipendio lordo di circa 22.000 euro ha versato tramite l’azienda contributi pari a 7.260 euro, cioè il 33% del suo stipendio: l’INPS dunque ha incassato durante l’intero anno 2012, mese per mese, il 33%, tramite gli F24 e solo oggi, a distanza di quasi 2 anni (se pensiamo che i primi soldi sono confluiti nelle tasche dell’Inps il 16 Febbraio 2012 !!!), si degna di considerare queste 2 somme e rivalutarle. Il calcolo dell’INPS è facile e spietato: euro 7260 x 0,1643% = 11,92 euro – Montante al 31/12/2013 pari ad euro 7260+11,92 = 7271,93!!!! Tanto facile quanto incredibilmente assurdo! L’INPS, lo Stato, considerano i nostri soldi, quelli validi per la nostra futura pensione, praticamente nulla, non ci sono interessi (non abbiamo la forza di considerarli interessi questi), non c’è nulla!! Siamo lontani anni luce da qualsiasi parametrizzazione con gli interessi di borsa e di mercato ma persino lontanissimi dai modestissimi depositi postali, per non parlare dei Bot, siamo meno dell’inflazione, siamo meno di qualsiasi tasso esca fuori dai calcoli dell’ISTAT, nemmeno gli interessi legali fissati all’1% annuale: siamo al vero e proprio furto, non riesco a trovare altra parola!!!! In sostanza dunque i soldi dati allo Stato, ufficialmente per la creazione del primo Pilastro Previdenziale (obbligatorio) quello destinato a garantire la “giusta pensione” , saranno rivalutati praticamente… zero. Ricordiamolo bene: il PIL non è l’Istat, il PIL infatti non considera minimamente il potere di acquisto, è un parametro che valuta essenzialmente la capacità economica di un Paese, niente altro. I nostri legislatori, sia quelli che hanno ideato il sistema contributivo dal 95 che quelli successivi, si sono ben guardati di rifletterci sopra! Se ritorniamo per un attimo all’esempio suindicato e supponiamo che il lavoratore sia un giovane al suo primo anno di lavoro si capisce bene quello che sarà il suo magro bottino pensionistico futuro : anni e anni di versamenti imponenti (il 33% è una cifra elevatissima che non lascia margine ad altri accantonamenti!) per non avere alcuna considerazione economica da parte dello Stato! Questo sistema contributivo vale per qualsiasi gestione Inps, dai dipendenti ai commercianti/artigiani agli sfigati della Gestione Separata (le partite iva si pagano l’intero contributo da soli senza alcun intervento di committenti o aziende!), insomma l’iniquità, per una volta, è per tutti! Pensiamo semplicemente per un attimo a cosa poteva farci con una parte di quei soldi il giovane in questione, quante cose… reali! Intanto sicuramente poteva vivere meglio e non è poco, spendere e/o risparmiare e/o realmente pensare al proprio futuro e se appena soltanto la metà di quei soldi fossero finiti nelle sue tasche, e parliamo di circa 3.630 euro (circa 300 euro al mese!), gli si sarebbero aperte svariate possibilità di investimenti pensionistici (per restare nell’ambito), con rendimenti infinitamente superiori a quelli inesistenti corrisposti oggi dall’INPS, per non pensare della movimentazione economica generale (investimenti, consumi ecc.). Fare investimenti peggiori di quelli dell’INPS è praticamente impossibile, non credete? Se i soldi finissero sotto la classica mattonella (alla Totò) forse frutterebbero di più! Questi dati reali purtroppo devono scuoterci e devono far riflettere. Non sono più ipotesi o calcoli astrusi, non sono più soltanto parole (basta leggere un semplice estratto conto dell’INPS) e ormai confermano sempre più che la proposta di una totale e globale “riforma pensionistica” è assolutamente pertinente e valida, ma soprattutto ogni giorno di più diventa più urgente! C’è un dovere morale prima che politico di affrontare la questione, soprattutto per le future generazioni che non hanno colpe del disastro attuale! Affamare oggi i cittadini, soprattutto i giovani, (le aliquote contributive in Italia sono altissime, pari al 33% del reddito) e affamarle anche domani (pensioni ridotte all’osso sotto la soglia degli assegni sociali!) è palesemente non solo un abuso ma è forse … criminale! Qualcuno nel mondo politico ha davvero il coraggio di dire chiaramente e pubblicamente ai giovani dipendenti di oggi o ai cocopro o alle partite Iva o ai lavoratori atipici e a quelli occasionali ecc. che il loro futuro sarà così misero? Che il loro compito oggi è solo e soltanto quello di garantire le pensioni d’oro e quelle attuali? Che i loro soldi non valgono in mano all’INPS nemmeno una pizza e una coca-cola a distanza di 2 anni? 3 DIATERMIA DA CONTATTO – APPLICAZIONI BIPOLARI Essenzialmente, un apparecchio per Diatermia da Contatto è costituito da un generatore RF alla frequenza di 500KHz i cui due poli sono collegati agli elettrodi, posti a contatto della parte da trattare, entro la quale è fatta circolare corrente RF. Tale corrente induce un innalzamento di temperatura nei tessuti interessati, per effetto Jaule, a seconda della densità di corrente, del volume in esame e d’altri più complessi fattori. Le applicazioni in modalità BIPOLARE, di recente introduzione, sono il naturale complemento delle applicazioni Unipolari, dalle quali differiscono essenzialmente per la costituzione dell’elettrodo attivo, ora denominato “elettrodo bipolare”. Tale elettrodo è scisso in due sezioni simmetriche, solidali ma elettricamente isolate fra di loro e poste breve distanza, ciascuna delle quali è connessa ad un polo del generatore RF, come raffigurato nello schema tecnico visibile più sopra. Nelle applicazioni BIPOLARI, il movimento di cariche elettriche percorre il breve tratto di tessuti compreso tra le due sezioni di cui è formato l’elettrodo. Pertanto avremo una intensificazione del trasferimento energetico nelle parti prossime all’elettrodo ed una progressiva attenuazione in profondità. Diversamente dalle applicazioni Unipolari, le BIPOLARI escludono l’impiego dell’elettrodo neutro. Le applicazioni BIPOLARI sono adatte a trattare in modo mirato e diretto tutti quegli organi che si affacciano sulla superficie corporea. Con l’impiego di elettrodi adeguati esse hanno la proprietà di concentrarsi su talune fibre, delimitare specificati segmenti, scavalcare protuberanze ossee, superare ostacoli e poter orientare a piacere l’asse di percorrenza delle cariche elettriche. A giovarsi delle applicazioni BIPOLARI sono i trattamenti spinali, molte fasce muscolari e tendinee, taluni anfratti fisici, piccole articolazioni e parti specifiche di grandi articolazioni. Elenchiamo, in sintesi, i principali vantaggi offerti delle applicazioni BIPOLARI, riscontrabili ove la morfologia corporea, il tipo di elettrodo in uso e la posizione degli organi favorisca questa tecnica. 1. Azione concentrata su organi specifici o loro parti 2. Ridotta interferenza del trattamento con altri organi 3. Risposta rapida alla terapia e tempi di applicazione diminuiti 4. Soppressione dell’elettrodo neutro e relativi disagi 5. Effetto termico raggiunto con ridotta potenza 6. Minore irradiazione elettromagnetica RIFORMA DEL LAVORO La riforma del lavoro ha voluto mettere un freno al fenomeno dell’utilizzo della collaborazione autonoma a partita iva come mezzo opportunistico da parte delle imprese per contenere il costo del lavoro, poiché questa modalità di lavoro non prevede compensi minimi né il pagamento di oneri previdenziali da parte del committente. I criteri individuati dalla riforma per definire un finto lavoratore autonomo sono complessi. Secondo la nuova legge viene definita un’area critica che può nascondere le “false partite Iva”, entro cui applicare 3 criteri che le identifichino in maniera presuntiva l’esistenza di una situazione di dipendenza economica. L’area critica è costituita dalle attività inferiore a 1,25 volte il livello minimo di commercianti e artigiani ( 18.663 non richiede l’iscrizione ad un ordine professioni svolte da ordinisti, ma la formazione svolta da uno Entro quest’area “critica” si parlerà di professionali che hanno un fatturato imponibile ai fini della contribuzione euro per il 2012) - ed il cui esercizio professionale, o albi (incluse quindi le che non necessitano l’iscrizione, es. psicologo). “finte partite iva” se per due anni 4 consecutivi valgono due dei seguenti tre criteri: 1. la mono committenza, ovvero se l’80% o più del proprio fatturato nell’anno di imposta dipende dal principale committente; 2. avere una postazione fissa presso la sede del committente, 3. lavorare con continuità per il committente (commesse superiori agli 8 mesi). Se si ricade nelle condizioni di “finta partita IVA” , il contratto sarà trasformato in collaborazione a progetto, a meno che il committente non fornisca prova di una situazione di reale autonomia. Se però non risultasse coerente con le norme della collaborazione a progetto scatterebbe una nuova trasformazione del contratto da collaborazione a progetto a lavoro dipendente a tempo indeterminato (sempre che il committente sia privato, se invece fosse pubblico questo secondo passaggio non è previsto). CAMPAGNA D’ISCRIZIONE 2014 SIAMO LIETI COMUNICARVI CHE SONO APERTE LE ISCRIZIONI ALLO SPIF AR PER L’ANNO 2014. VI INVITIAMO A SCARICARE LA MODULISTICA ED A FARLA PERVENIRE ALLA SEGRETERIA NAZIONALE. www. spif.it 5 La Presidenza del Consiglio comunica che: Il Consiglio dei Ministri, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Segretario il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Graziano Delrio. Su proposta del Ministro per gli Affari regionali, Maria Carmela Lanzetta, il Consiglio dei Ministri ha esaminato diciannove leggi regionali e delle Province autonome. Per la seguenti leggi si è deliberata l’impugnativa: Legge Regione Abruzzo n. 6 del 04/01/2014 “Modifica alle leggi regionali 8.2.2005, n. 6, art. 202, 3.3.2005, n. 23, art. 21 e 9.11.2005, n. 33 (Iniziative a favore del centro regionale di audiologia) e norme per la formazione di massaggiatore e di capo bagnino degli stabilimenti idroterapici.” in quanto alcune disposizioni in materia sanitaria contrastano con i principi fondamentali in materia di tutela della salute e di professioni, nonché di coordinamento della finanza pubblica, in violazione dell’art. 117, terzo comma, della Costituzione. http://www.governo.it/Governo/ConsiglioMinistri/dettaglio.asp?d=75052 6 UN REGIME CHE DEPRIME.. I lavoratori autonomi hanno un sistema di agevolazione fiscale per i redditi più bassi, ovvero il regime dei contribuenti minimi. Questo “sistema” agevolato, tuttavia non riguarda tutti, ma solo chi è nei primi anni di attività e soprattutto è un esempio, direi da manuale, di “pessima pratica”, di provvedimento deciso con estrema superficialità, senza alcuna attenzione agli effetti, che sono iniqui e depressivi. L’applicazione di una aliquota secca del 5% assicura un grande vantaggio a chi ha un reddito vicino ai 30.000 euro, ma tale vantaggio si riduce enormemente per i redditi più bassi, sino ad annullarsi sotto i 10.000 euro (e purtroppo ci sono tanti, soprattutto giovani, che hanno una partita iva e un imponibile inferiore ai 10.000 euro!). Quanto sostengo è evidente se guardiamo il grafico, che mette a confronto l’evoluzione del reddito netto in correlazione con l’evoluzione dell’imponibile, al’interno del regime dei minimi e del regime semplificato (ovvero il regime fiscale normalmente usato da chi non ha redditi elevatissimi). Un provvedimento equo dovrebbe funzionare al contrario e prevedere un vantaggio crescente al decrescere del reddito. Oltre che iniquo, il regime dei minimi è depressivo. Chi ha un imponibile intorno ai 30.000 euro non sarà incentivato ad aumentarlo, a meno che non sappia di poter realizzare un incremento significativo, superiore ai 7.000 euro. In caso contrario infatti l’uscita dal regime dei minimi e il passaggio al regime semplificato comporterebbe una riduzione del reddito netto anche a fronte di un imponibile più elevato. In un paese che ha gravi problemi di crescita, un meccanismo di questo tipo è davvero dannoso! 7 TENENTE GIOVANNI MARIA JACOBAZZI – COMANDANTE N.A.S. CARABINIERI DI MILANO IL FENOMENO DELL’ABUSIVISMO SANITARIO E’ IN CONTINUO SVILUPPO. Questo per il fatto che in determinate attività (i casi più frequenti riguardano gli ambulatori di odontoiatria e quelli di medicina fisica e riabilitazione), nonostante le autorizzazioni vengano rilasciate sotto la responsabilità sanitaria di un professionista che normalmente espleta le sue funzioni con contratto di tipo libero professionale, costui non sempre è effettivamente presente in loco. Ciò determina che l’attività, materialmente, venga effettuata da personale non in possesso degli specifici titoli che, tuttavia, risulta essere legalmente responsabile della società e quindi ne ha la piena disponibilità. Le verifiche effettuate dai N.A.S. nei confronti degli esercenti le professioni sanitarie, iniziano con un sopralluogo presso le sedi ove si svolgono le attività. Si procede, quindi, all’accertamento del possesso degli specifici titoli abilitativi richiesti, per poi effettuare una verifica igienico-sanitaria degli ambulatori e delle attrezzature utilizzate. In particolare, i locali adibiti ad attività sanitarie devono essere igienicamente idonei ed in possesso di autorizzazione rilasciata dall’Autorità Sanitaria competente. Qualora venga riscontrata la presenza di una soggetto che sta esercitando una qualsiasi professione e/o arte sanitaria senza la prevista abilitazione, la struttura viene posta sotto sequestro penale e costui, Legale Rappresentante se trattasi di società ovvero persona diversa dal primo, unitamente al Direttore Sanitario, vengono deferiti all’Autorità giudiziaria per il reato di cui all’art. 348 C.P (abusivo esercizio della professione). Si segnala come, soprattutto in caso di reiterazione, l’Autorità giudiziaria abbia proceduto, nell’ambito del procedimento, anche alla confisca del bene sottoposto a sequestro, successivamente posto all’asta e sottratto alla disponibilità del reo. Per quanto concerne le responsabilità del Direttore Sanitario, nei casi di “prestanomismo” tale soggetto viene segnalato per l’eventuale applicazione dell’art. 8 comma 1 della Legge 5 febbraio 1992 nr. 175, in ordine alla possibilità di informare l’Ordine Provinciale dei Medici per la sospensione dall’esercizio dell’attività. La presenza di “abusivi sanitari” viene riscontrata maggiormente nelle strutture private, ove vi è l’interesse, da parte del singolo, ad avere un maggiore introito con minore spesa. Per quanto concerne i casi più frequenti di abusivismo emerge, in particolare, quello di colui che possiede esclusivamente un diploma di odontotecnico ed effettua manovre invasive su pazienti, mentre, nell’ambito della medicina fisica e riabilitazione, è frequente quello del massofisioterapista che, in assenza del medico responsabile o del fisioterapista, effettua cure ai pazienti mediante utilizzo di apparecchiature elettromedicali. A tal proposito giova ricordare che le competenze del massofisioterapista, operatore sanitario dell’area riabilitativa, sono ben definite da un copioso quadro normativo. Il profilo professionale del massofisioterapista è contemplato nel Decreto 7 settembre 1976:“Il massofisioterapista è in grado di svolgere tutte le terapie di massaggio e di fisioterapia in ausilio all’opera dei medici sia nel libero esercizio della professione sia nell’impiego in enti pubblici e privati, nell’ambito delle disposizioni di legge. Pertanto esegue ed applica tutte le tecniche del massaggio e della fisioterapia sull’ammalato secondo le istruzioni del sanitario, a livello di personale ausiliario e di terapista della riabilitazione”. E’ stata ultimamente approvata una norma che prevede la possibilità di equipollenza tra il laureato in Fisioterapia e il laureato in Scienze Motorie. L’articolo 1-septies della legge 27/2006 prevede 8 che la laurea in Scienze Motorie (professione non sanitaria) possa diventare equipollente alla laurea in Fisioterapia (professione sanitaria) se il laureato in Scienze Motorie abbia conseguito un attestato di frequenza ad idoneo corso su paziente da istituirsi con decreto ministeriale. Alla luce di tutta la normativa vigente (vds. D.M. nr. 741 del 14 settembre 1994 e successive modificazioni, L. nr. 42 del 1999 e successive modificazioni, L. nr. 251 del 2000 art. 2 co.1, Direttiva Europea 2005/36/ CE, D.L. nr. 178 art. 2 del 1998), il percorso formativo-culturale delle due figure è comunque nettamente differente. La prima, infatti, lavora in ambito sportivo, la seconda in ambito sanitario, per cui, al momento, il laureato in Scienze Motorie che svolge attività di fisioterapia commette reato di esercizio abusivo della professione sanitaria. Caso diverso è quello del diplomato Isef. Tale diploma è equiparato ma non è equipollente, non avendo lo stesso percorso didattico, al diploma di laurea (triennale) in Scienze Motorie. Così per conseguire quest’ultima i diplomati Isef devono necessariamente iscriversi ad apposita Facoltà di Studi per ottenere (con esami) i crediti necessari e quindi colmare i debiti tra il loro diploma e la laurea in questione. Il fisioterapista, il massaggiatore (in base alla L. 19 maggio 1971, n. 403), il fisiocinesiterapista, ed il terapista della riabilitazione, figure professionali inquadrabili come esercenti “una professione sanitaria”, pur avendo tutte un profilo molto vicino, sono fra loro differenziate nelle mansioni sotto l’aspetto legislativo. Altro caso ricorrente di abusivismo riguarda l’attività estetica autorizzata dal Sindaco ove, nonostante l’autorizzazione amministrativa abiliti semplicemente ad attività non curativa, sovente si riscontrano soggetti in possesso di diploma di estetista che effettuano massaggi con finalità terapeutiche. Innumerevoli sono, per concludere, i casi di pubblicità sanitaria abusiva delle succitate attività, in contrasto alla Legge 175/1992. Per concludere si esortano gli operatori della riabilitazione a contattare sempre i carabinieri del N.A.S nel caso nutrano eventuali sospetti in ordine a episodi di abusivismo sanitario, anche al fine di rendere più efficace ed immediata la tutela della loro professionalità. Per reperire l’indirizzo o il recapito telefonico del N.A.S. più vicino, è sufficiente consultare il sito www.carabinieri.it. dove sono presenti anche utili informazioni e consigli. La collaborazione da parte del cittadino e delle professioni sanitarie in questo delicato settore, è infatti quanto mai importante. A garanzia, quindi, sia della tutela della salute del paziente sia della professionalità di operatori sanitari qualificati. Anche alla luce dell’ingresso negli ultimi anni sul territorio nazionale di soggetti provenienti da Paesi extra U.E., non sempre in possesso di titoli abilitativi opportunamente riconosciuti e con la disponibilità di ambulatori o studi idonei sotto il profilo igienico - sanitario. Si ringrazia la ditta QUILMED e la ditta FISIOSTORE che ci ha permesso di offrirVi questo servizio. Se Vuoi sponsorizzare i Tuoi prodotti, attraverso i canali telematici di SPIF AR, visita il nostro sito www.spif.it e contattaci al seguente indirizzo: [email protected] 9
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