Biografie artisti - Fondazione Roma Museo

BIOGRAFIE ARTISTI
Giovanni Antonio Canal, detto “Canaletto”
(Venezia, 1697-1768)
Canaletto, tra i più noti pittori di vedute del Settecento, impiegò gli anni di formazione realizzando fondali e scene per le opere di
Antonio Vivaldi e Alessandro Scarlatti al seguito del padre, pittore di scenografie teatrali. Modellando il suo stile sull’esempio di
Luca Carlevaris (1663-1730), Marco Ricci (1676-1730) e Gaspar van Wittel (circa 1652-1736), alla fine degli anni venti
Canaletto si era già affermato come il più importante vedutista veneziano, soprattutto presso i collezionisti stranieri e i tanti
viaggiatori che facevano tappa in città durante il Grand Tour (Constable, Links 1989).
L’estrema precisione nella resa dei dettagli e la capacità di evocare la calda luce mediterranea attrassero in particolar modo il
pubblico anglosassone. Negli anni trenta, grazie all’intermediazione di Joseph Smith (circa 1674-1770), banchiere, collezionista
e futuro console britannico a Venezia, Canaletto produsse un numero eccezionale di tele che raggiunsero i palazzi e le country
houses di collezionisti come
il quarto duca di Bedford o il quarto duca di Leeds (Links 1977).
Nella prima metà degli anni quaranta, l’instabilità causata dalla guerra di Successione austriaca (1740- 1748) e la conseguente
contrazione del mercato e del numero di commissioni, spinse Canaletto a trasferirsi a Londra, nel 1746, sulla scia dei molti
artisti veneti che l’avevano preceduto nella prima metà del secolo. Nella capitale britannica Canaletto rimase per nove anni, a
parte un breve soggiorno veneziano nel 1750-1751, realizzando circa cinquanta vedute della città e di country houses, ancora
oggi considerate tra le immagini più rappresentative dell’Inghilterra
Georgiana (Liversidge 1993a; Beddington 2006). Del suo circolo di mecenati facevano parte soprattutto membri
dell’aristocrazia, come il secondo duca di Richmond o Sir Hugh Smithson, futuro primo duca di Northumberland, ma anche
membri di una borghesia ormai consolidata, come George Garnier, apothecary general dell’esercito (Beddington 2006; Russell
2006). Canaletto sfruttò anche le possibilità offerte dal mercato editoriale in rapida espansione, rifornendo i commercianti di
stampe con disegni preparatori per incisioni che divennero le sue vedute inglesi più imitate. Le novità introdotte dal pittore
ebbero un impatto duraturo sui vedutisti inglesi della seconda metà del secolo, da Samuel Scott (circa 1702-1772) eWilliam
Marlow (1740-1813) fino al giovane J.M.W. Turner (1775-1851) e ai vari acquarellisti della fine del secolo (Liversidge 1993b).
Adriano Aymonino
John Constable
(East Bergholt, Suffolk, 1776 - Londra, 1837)
John Constable nasce l’11 giugno del 1776 a East Bergholt nel Suffolk, figlio di un agiato mugnaio. Nel 1792, terminati gli studi,
lavora nell’impresa agricola familiare; in questi anni stringe amicizia con l’artista John Dunthorne, con il quale intraprende
lunghe sedute di pittura dal vero (Clarkson 2010). Al 1795 risale l’incontro con il collezionista Sir George Beaumont, cui sarà
legato per la vita, che lo incoraggia a seguire la sua ispirazione e lo sostiene nel convincere il padre a lasciargli intraprendere gli
studi d’arte.
Nel 1799 si traferisce a Londra, studiando alla Royal Academy con Joseph Farington e Benjamin West, presidente
dell’istituzione. In questi anni formativi trova ispirazione nei paesaggi classicisti di Carracci, Poussin e Lorrain, dei maestri
fiamminghi, Rubens, Rembrandt e Ruisdael, ma anche di artisti inglesi come Gainsborough, Wilson e i due Cozens.
La ricerca sull’arte dei maggiori interpreti del paesaggio influenza a lungo opera e pensiero dell’artista, sino alle tarde Lectures
on Landscape del 1836, una storia del genere pittorico che segnala l’importanza delle diverse scuole nazionali. Allo studio dei
maestri, Constable affianca la lettura di Leonardo, Algarotti, Hogarth e Reynolds (Lambert 2005). Nell’estate del 1802 torna nel
Suffolk e riprende lo studio dal vero: nasce la straordinaria raccolta di modelli dalla quale trarrà ispirazione per le sue opere. Se
con il disegno si accumulano i dettagli e si compone un
repertorio di forme, il colore concentra il reale in un’immagine sintetica dei fenomeni atmosferici ricchi di contrasti cromatici. La
conoscenza dei siti passa per Constable da un’indagine meticolosa. Le rive dello Stour e le campagne di Dedham, dove
trascorre l’infanzia, rimangono il soggetto favorito, un paesaggio intriso di riferimenti sentimentali che, come scriverà nel 1821
“made me a painter (and I’m grateful)”.
La pittura è per Constable uno strumento nell’esplorazione della natura e non stupisce se, a differenza di artisti coevi, i suoi
spostamenti si limitano quasi solo al sud est dell’Inghilterra. Egli non dipinge un sito, come teorizza Gilpin e pratica Turner, da
turista avido di catturare vedute pittoresche; piuttosto lo rielabora senza adeguarsi a categorie estetiche, e la sua scelta è
sempre inedita. Senza interrompere l’abitudine di trascorrere l’estate a East Bergholt, nel 1803 Constable passa un mese a
bordo della Coutts, visitando l’estuario del Tamigi. Nel 1806,
su suggerimento di Beaumont, è per due mesi nel Lake District; v’incontraWordsworth ed esegue una brillante serie di
acquarelli (Hebron 2006). La solitudine delle montagne non si addice al suo carattere sociale e non farà più ritorno nei luoghi
cari ai poeti romantici. Nel 1811 Constable rende visita a John Fisher, vescovo di Salisbury, che nel 1823 gli commissionerà
una veduta della Cattedrale dal giardino della sua residenza. Si lega di amicizia fraterna con il nipote dell’alto prelato, il
reverendo John Fisher il giovane, relazione di cui resta un cospicuo carteggio (Beckett 1952). A più riprese, negli anni venti e
trenta, il pittore visita Salisbury e la sua regione, con i siti antichi di Old Sarum e Stonehenge, scelti come
soggetti di opere (Wilcox 2011). Dal 1809 Constable inizia una relazione con Maria Bicknell, contrastata dalla famiglia di lei.
Solo la morte dei genitori dell’artista e l’eredità ricevuta permettono di celebrare il matrimonio nell’ottobre 1816. Durante il
viaggio di nozze e la visita al reverendo Fischer a Osmington, sulla costa del Dorset, l’artista esegue diverse vedute della baia
diWeymouth. A Londra per il pittore comincia una lenta ascesa sociale, sancita dall’associazione alla Royal Academy nel 1819.
Gli anni venti sono i più produttivi e fortunati: espone ogni anno
una tela con scene di vita nella campagna inglese, le cui grandi dimensioni, inconsuete per il paesaggio, catalizzano
l’attenzione della critica. Per i Six- Foot Paintings si avvale di studi eseguiti dal vero, elaborando la composizione in un bozzetto
di dimensioni identiche alla tela, utile ad articolare le diverse parti con una corretta costruzione prospettica.
Le novità formali gli valgono l’ammirazione degli artisti francesi, che conoscono i paesaggi presentati al Salon di Parigi del 1824
dal mercante John Arrowsmith; The Hay Wain, del 1821, vince la medaglia d’oro. A più riprese Eugène Delacroix si esprime a
favore dell’artista e, ancora a metà dell’Ottocento, i pittori di Barbizon gli riconoscono di aver rinnovato la pittura di paesaggio
con un inedito realismo pervaso di emotività (Watt 2006). Ma il fortunato legame con la Francia s’interrompe nel 1825 per la
rottura del rapporto con Arrowsmith. Dal 1819 la tubercolosi di Maria convince Constable a trasferirsi sulla collina di Hampstead,
a nord di Londra, dove trova ispirazione per studi di cieli e ariose composizioni
paesistiche. Dal 1824 la famiglia fa lunghe permanenze a Brighton, dove il pittore apprezza vedute marine e variazioni
meteorologiche che riproduce in sintetici schizzi. Indebolita dalla nascita del settimo figlio, Maria muore nel novembre del 1828,
lasciando Constable in uno stato di profonda prostrazione.
Nonostante l’ammissione a membro della Royal Academy nel 1829, la sua pittura ne risente: si scuriscono i timbri delle
composizioni, cieli plumbei trasformano i toni elegiaci delle opere precedenti in drammatiche evocazioni di un solitario inverno
del cuore, rischiarato da pallidi arcobaleni, tema ricorrente della produzione tarda. Le 20.000 sterline ereditate da Maria sono
investite nell’edizione di The English Landscape, una raccolta di suoi paesaggi a mezzatinta, eseguita con la collaborazione di
David Lucas, la cui diffusione, tuttavia, non incontrò il favore immaginato da Constable. Pur continuando a presentare opere
all’esposizione annuale della Royal Academy, accolte con freddezza dalla critica, che non comprende l’evoluzione della sua
pittura (Crosby Ivy 1991), l’artista si dedica con crescente interesse all’insegnamento. Stimato accademico, John Constable
muore a Londra il 31 marzo 1837.
Luigi Gallo
William Hogarth
(Londra, 1697-1764)
William Hogarth è stato uno dei grandi protagonisti dell’arte inglee. Sottile interprete della società contemporanea e rigoroso ma
ironico fustigatore dei suoi vizi e delle sue debolezze, la sua grandezza risiede anche nell’impegno militante per riformare in
maniera radicale molti aspetti del fare arte in Inghilterra nel Settecento. La battaglia per la promozione di un’arte nazionale,
emancipata dal gusto imposto
dalle scuole straniere; il rinnovo dei generi artistici tradizionali, come la pittura di storia e il ritratto; l’invenzione di nuove forme
espressive, come le serie incise dei “modern moral subjects”, in sintonia con il teatro e con la letteratura contemporanei; la
spinta alla creazione di istituzioni artistiche e l’impegno per l’affermazione dell’artista nella società; le abilità imprenditoriali e
comunicative e, infine, il ruolo di teorico culminato con la pubblicazione del trattato The Analysis of Beauty, ne fanno una
personalità imprescindibile della cultura britannica settecentesca, il “padre” della scuola pittorica inglese. Al contempo Hogarth
è, anche per i suoi contemporanei, un artista fuori dagli schemi, scomodo: per la sua decisione di misurarsi con l’attualità, per la
sua scelta “popolare”, per il suo moralismo tacciato di bigottismo, per la sua indipendenza; ma nella distanza che lo separa dalla
tradizionale figura dell’artista – vincolato a esaudire i desideri e i gusti della committenza, privilegiando soggetti aulici e letterari
o funzionali come il ritratto – si misura la sua dirompente carica innovativa; in breve, la sua indiscussa modernità (Hogarth
1989).
Nato nell’East End di Londra nel 1697, da un maestro di latino finito in carcere per debiti, Hogarth cresce
nella Londra povera e popolare, che sarebbe poi stata protagonista di molte delle sue opere più famose.
Compie la sua prima formazione nella bottega di un incisore su argento, finché nel 1720 decide di mettersi in proprio. Frequenta
per qualche tempo le classi di disegno organizzate da Cheron e Vanderbank in St. Martin’s Lane, dove si copiano calchi in
gesso e incisioni; in seguito partecipa alle sessioni di disegno in casa del noto pittore di storia James Thornhill, suo futuro
suocero. Tuttavia, Hogarth è in larga misura
un autodidatta (Paulson 1971). L’incisione è il mezzo espressivo dei suoi inizi: Hogarth non l’abbandonerà mai, ma anzi saprà
rinnovare
una tecnica fondamentalmente illustrativa trasformandola in uno straordinario strumento di indagine della società
contemporanea, un potente mezzo di comunicazione accessibile a un pubblico normalmente tagliato fuori dalla produzione
artistica, nonché una redditizia attività imprenditoriale. Ciò avviene grazie all’invenzione di un genere completamente nuovo e
di grande successo: i “modern moral subjects”. Hogarth crea delle storie narrate da una sequenza di incisioni tratte da dipinti –
modelli da lui stesso realizzati – che, con graffiante ironia, puntano il dito sui vizi e sui mali della società contemporanea. Con la
prima di queste serie, La carriera di una prostituta (1732), Hogarth raggiunge una
immediata popolarità, non solo in Inghilterra; il successo è confermato dalle serie successive, tra cui La carriera di un libertino
(1735), il Mariage à la mode (1743-1745), La campagna elettorale (1754-1755) (Paulson 1989).
Se meno fortunati, come c’era da aspettarsi, sono i tentativi per affermarsi nel genere più elevato della gerarchia artistica, la
pittura di storia, Hogarth conosce invece grande successo come ritrattista, un genere molto richiesto sulla scena britannica, fino
ad
allora appannaggio quasi esclusivo di artisti stranieri. Hogarth lo rinnova, introducendo elementi di sobrietà e franchezza, e
soprattutto reinventa il ritratto di gruppo, declinato in una forma estremamente rappresentativa della società britannica: il
conversation piece.
Con il trattato The Analysis of Beauty (1753), Hogarth dà forma teorica al suo concetto di bellezza,fondato non sul canone
classico, ma sull’osservazione diretta della varietà e della mobilità del mondo reale, sintetizzata dalla celebre linea
serpentinata.L’accoglienza fredda del trattato corrisponde alla sostanziale amarezza che accompagna l’artista negli ultimi anni
della sua vita; alla popolarità non aveva fatto seguito un adeguato riconoscimento dei suoi meriti da parte del pubblico colto.
Hogarth muore a Londra nel 1764.
Federica Giacomini
Joshua Reynolds
(Plympton, 1723 – Londra, 1792)
Joshua Reynolds nacque nel 1723 a Plympton, nel Devonshire, figlio del reverendo Samuel Reynolds, insegnante di scuola.
Ricevette un’educazione letteraria fondata sullo studio dei classici latini e greci, ma fu la lettura dell’Essay on the Theory of
Painting del pittore inglese Jonathan Richardson (1715) a sollecitarlo a intraprendere la strada della pittura. Nel 1740 si trasferì
a Londra ed entrò nello studio
del ritrattista Thomas Hudson (1701-1779), che lo introdusse nel mondo dei collezionisti d’arte e degli amatori. Parallelamente
alla messa a punto delle tecniche pittoriche, allo studio dei calchi dalle statue antiche e della pittura dei grandi maestri, in
particolare Rembrandt e gli olandesi, l’ambizioso Reynolds affinò sempre più le sue doti di uomo di mondo, frequentando l’alta
società londinese con l’obiettivo di crearsi un nome e una reputazione attraverso una rete di amicizie potenti (Postle 2005a).
Tra il 1749 e il 1752 compì il suo viaggio di istruzione in Italia – dove visitò, tra le altre città, Roma, Firenze, Bologna e Venezia
–, di cui lasciò una ricca documentazione grafica nei taccuini (Perini Folesani 2012). Le opere dipinte dopo il ritorno in patria
mostrano come il ritratto, genere artistico predominante nella cultura visiva britannica, venga da Reynolds elevato al rango di
pittura storico-allegorica, attraverso l’uso sapiente di citazioni (pose, attributi, schemi compositivi) desunte dalla statuaria
classica e dalla pittura dei grandi maestri rinascimentali e del Seicento,
tra cui Raffaello, i Carracci, Poussin e soprattutto Michelangelo. Divenne in breve un ritrattista ricercatissimo da nobili, politici,
attori, attrici, cortigiane, militari, intellettuali (Wind 1986). Nel 1760 abbandonò lo studio di Great Newport Street e traslocò in
una casa più grande ed elegante
a Leicester Square, per adeguarsi al tenore di vita dei membri dell’alta società che frequentava: oltre alla sua abitazione,
l’edificio comprendeva l’atelier e la galleria di dipinti. Nel 1764 fondò un club letterario in cui si riunivano letterati e filosofi come
Samuel Johnson, Adam Smith, Edmund Burke, Edward Gibbon, Giuseppe Baretti, oltre al celebre attore David Garrick. Alcuni
di essi furono eternati da Reynolds in una serie di ritratti
commissionati dall’industriale Henry Thrale per la biblioteca della propria residenza di campagna a Streatham, vicino Londra
(Postle 2005a, pp. 20-21), a imitazione delle tradizionali raccolte di ritratti di “uomini illustri” degli studioli rinascimentali: la novità
stava nel fatto che gli effigiati erano tutti viventi e la serie si presentava pertanto come una vera e propria autocelebrazione di
una élite di intellettuali orgogliosamente legati da comuni interessi e orientamenti politici.
Nel 1768, insieme ad altri artisti reduci dalla Society of Artists, fondò la Royal Academy of Arts di Londra, di cui accettò di
divenire presidente; fu in questa sede che tenne regolarmente delle conferenze di teoria d’arte, i celebri Discourses on Art,
pubblicate di volta in volta e in seguito raccolte in unico volume (le prime sette nel 1778, il ciclo completo nel 1797).
I Discourses, tradotti in francese, tedesco e italiano, ebbero vasta eco in Europa: al ricorrente invito, rivolto ai giovani artisti, allo
studio dei grandi maestri del passato si univano riflessioni sulle finalità etiche dell’arte incentrate su un’idea platonica di bellezza
cui l’artista deve tendere incessantemente attraverso un percorso destinato a innalzarlo alle virtù più
nobili ed elevate. Nel 1781 e nel 1785 Reynolds visitò l’Olanda e le Fiandre, dove approfondì lo studio di Rubens, lasciandone
memoria nello scritto A Journey to Flanders and Holland, edito postumo, nel 1797. Nel 1784, al vertice della fama, successe al
defunto
Allan Ramsay come primo pittore del re, carica alla quale aveva ardentemente ambito sin dagli anni sessanta del secolo.
I problemi alla vista, di cui aveva iniziato a soffrire dal 1783, si acutizzarono fino a fargli perdere completamente l’uso dell’occhio
sinistro nel 1789: malgrado non potesse più dipingere, continuò a dirigere la Royal Academy, dove pronunciò il suo ultimo
discorso nel 1790. Morì nel 1792 nella sua casa di Leicester Square e fu sepolto con tutti gli onori nella cattedrale di St. Paul di
Londra.
Pier Paolo Racioppi