25 FEBBRAIO 2014 Il caso Report in vigilanza Rai Ma Schinaia non indagherà Interrogazione della Lega, chiesta la sospensione del giornalista Il procuratore: «I fatti contestati non sono avvenuti a Verona» VERONA — L'offensiva di Flavio Tosi e dei suoi fedelissimi contro Report non si ferma. La senatrice leghista di Rovigo Emanuela Munerato (assieme al collega Gian Marco Centinaio e al deputato Marco Marcolin) ha depositato un'interrogazione per la commissione di vigilanza Rai che chiede, tra le altre cose, la sospensione del giornalista Sigfrido Ranucci per «scarsa professionalità». Curiosamente, proprio dalla fronda anti-Tosi del Polesine, che si oppone alla Munerato, sarebbe arrivata a Report la soffiata che dava il cantautore vicentino Sergio Borsato in possesso di un video compromettente su Tosi. Borsato ha finto di possedere il video, salvo registrare i suoi incontri con Ranucci (compresa la famigerata trattativa per il suo acquisto) e passarli a Tosi, che li ha allegati alla sua denuncia per diffamazione contro il giornalista, depositata venerdì nelle mani del procuratore di Verona Mario Giulio Schinaia. Non sarà, tuttavia, la procura scaligera a occuparsi del caso. «Trasmetteremo gli atti alle procure competenti per territorio, i fatti contestati non sono stati commessi a Verona», spiega Schinaia. I due incontri tra Borsato e Ranucci sono infatti avvenuti in un bar di Padova e in un ristorante di Roma. «Solidarietà a Tosi. Chi fa queste porcate non è un giornalista e va cacciato dalla Rai a calci nel sedere», ha tuonato Roberto Maroni, governatore della Lombardia su Twitter. In realtà, come detto, l'interrogazione dei parlamentari leghisti si limita a chiedere una eventuale sospensione e a conoscere quali sono «i controlli sull'attendibilità delle fonti che vengono effettuati prima di mandare in onda i servizi all'interno della trasmissione Report». «Analizzeremo i fatti, in modo molto obiettivo - assicura dal Partito democratico la senatrice Laura Puppato, che fa parte della commissione di Vigilanza Rai - ma non dimentichiamo che Report è una trasmissione che, nonostante si occupi di questioni molto scabrose, è sempre riuscita a evitare condanne. Ogni richiesta fa chiaramente storia a sé, ma anche il pregresso ha un valore». Ben diversa l'opinione dei tosiani: dal vicepresidente della Provincia di Verona Fabio Venturi («Ho come l'impressione che tra poco qualcuno potrà solo vergognarsi... cari amici di Report buon divertimento... l'infamia è finita», ha scritto su Facebook), alla stessa Munerato, che ipotizza «una associazione tra giornalisti e magistrati per distruggere il candidato al dopo Berlusconi». Sulla stessa linea anche Luca Baggio, consigliere regionale del Carroccio: «Se serve inscenare una storia per demolire una persona significa che quella persona fa paura. E' il caso di Flavio Tosi che non essendo battibile sulle idee e i programmi, deve essere abbattuto personalmente a tutti i costi». Il nodo più delicato di questa intricata vicenda riguarda la disponibilità, manifestata dal giornalista di Report a Borsato di acquistare «per 10/15mila euro» un video hard su Tosi. Ranucci e l'autrice di Report Milena Gabanelli hanno ribattuto che si trattava semplicemente di un bluff per poter visionare il materiale (e in particolare la parte che avrebbe riguardato alcuni appalti pubblici) e che, in 17 anni di Report, mai nessun informatore è stato pagato. La puntata di Report sull'amministrazione di Verona dovrebbe in ogni caso andare regolarmente in onda, forse già nell'occasione del debutto della nuova stagione del programma, fissato per il prossimo 31 marzo su Rai 3. Pur riconoscendo di essere caduto in una «trappola», Ranucci si è detto certo dell'esistenza del filmato compromettente con il sindaco di Verona. Alessio Corazza A ROMA. Iniziativa di tre parlamentari leghisti a favore del sindaco E c'è l'interrogazione alla Vigilanza Rai Munerato, Marcolin e Centinaio chiedono urgenti provvedimenti contro il giornalista di Report martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 9 Sapere «quali siano i controlli sull'attendibilità delle fonti che vengono effettuati prima di mandare in onda i servizi all'interno della trasmissione Report» e se «la Direzione non ritenga opportuno avviare dei procedimenti sanzionatori, anche prevedendo una sospensione da incarichi lavorativi con la Rai, il giornalista Sigfrido Ranucci per scarsa professionalità». È quanto chiedono i senatori della Lega Nord Emanuela Munerato, rovigota, Gian Marco Centinaio, di Pavia, e il deputato pure leghista Marco Marcolin, trevigiano, in una interrogazione in vigilanza Rai dopo le notizie diffuse nei giorni scorsi in seguito alla querela per diffamazione depositata dal sindaco Flavio Tosi nei confronti di Ranucci — coature della trasmissione diretta e condotta da Milena Gabanelli — reo, a suo dire, di voler gettare fango su di lui come politico utilizzando materiale video compromettente. Nell'interrogazione c'è una lunga premessa in cui i tre parlamentari del Carroccio — manifestando con questo atto la loro solidarietà a Tosi — «la trasmissione televisiva Report è una trasmissione di inchiesta che viene definita, dagli stessi autori investigativa, basata principalmente sull'affidabilità delle fonti». Si aggiunge poi che «un importante giornalista di Report, Sigfrido Ranucci, nel corso di un'indagine giornalistica sull'amministrazione comunale di Verona, anziché reperire informazioni attendibili e veritiere, ha tentato di costruire dal nulla notizie diffamatorie sul sindaco Tosi; il succitato giornalista, nel corso di un'intervista a sua insaputa registrata, ha dichiarato di avere rapporti con i servizi segreti, con il comandante dei Ros Veneto e con tre importanti procure: Verona, Venezia e Padova». E ancora, scrivono i tre leghisti, «il giornalista, nella medesima intervista, ha cercato di estorcere informazioni all'intervistato alludendo a inesistenti rapporti del sindaco Tosi con organizzazioni criminali come la 'ndrangheta, a festini poco leciti mai avvenuti e a filmini compromettenti che avrebbero potuto confermare queste false illazioni». Alla luce di quanto si può vedere e sentire, precisano Munerato, Centinaio e Marcolin, «perché l'intervista è stata registrata nella sua interezza e diffusa dallo stesso Tosi nel corso di una conferenza stampa e consegnata con la denuncia effettuata dall'amministrazione, il giornalista non è interessato a raccogliere informazioni, ma a costruire la notizia che ha già deciso di diffondere; si spinge addirittura al punto di dire che esiste sicuramente un filmino compromettente contro Tosi e che, per averlo, sarebbe disposto a pagare con i soldi della Rai, anche se in modo indiretto perchè direttamente sarebbe impossibile». I proponenti sottolineano poi che «la Rai è la concessionaria del servizio pubblico e, sulla base del contratto di servizio che ha stipulato con il ministero dello Sviluppo economico, ha il dovere nei confronti di tutti i cittadini di diffondere un'informazione equa, completa e imparziale, anche a fronte del canone che gli utenti pagano; se il sindaco Tosi non avesse avuto la prontezza di registrare le affermazioni mendaci del giornalista Sigfrido Ranucci, con molta probabilità la Rai sarebbe stata complice, presumibilmente, anzi vogliamo credere certamente, a sua insaputa di un servizio mendace e diffamatorio, molto lontano da un giornalismo di inchiesta ma molto vicino a una disinformazione mirata a distruggere politicamente e personalmente un uomo».E.G. IN PROCURA. Dopo la denuncia-querela Schinaia: «Tosi? La denuncia andrà a Padova» Giampaolo Chavan «La diffamazione? Forse per ora si può parlare di un tentativo» martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 9 «È la procura di Padova competente per la denuncia di Tosi. Il motivo? Se reato c'è stato, è avvenuto nella città di Sant'Antonio e non a Verona e tocca a quei giudici valutare l'eventuale rilevanza penale dei fatti riportati nella denuncia di Tosi». Il procuratore Mario Giulio Schinaia ha liberato già venerdì la sua scrivania dall'esposto del sindaco una volta ricevuto dalle sue mani poche ore prima. La denuncia con i filmati allegati dallo stesso sindaco sono già in viaggio verso la procura di Padova che nei prossimi giorni potrebbe disporre eventuali accertamenti sulle accuse del sindaco di Verona. Evidentemente l'attività del giornalista di «Report» sulle vicende di Tosi si sarebbe concretizzata in quella città e lì si sarebbe materializzata la diffamazione al sindaco di Verona. Sui particolari, però, arriva la dichiarazione di Sigfrido Ranucci: «Il primo incontro è avvenuto alla stazione di Padova», spiega il giornalista di Report, «mentre il secondo si è svolto a Roma. Abbiamo la registrazione integrale di tutto quello che è avvenuto in questi incontri e la potrete vedere quando il programma andrà in onda». Restano, però, i dubbi sull'eventuale rilevanza penale dei fatti esposti da Tosi. La trasmissione sul caso Verona non è ancora andato in onda e, quindi, non c'è stata ancora nessuna diffamazione perchè non sono state ancora diffuse le notizie «sospettate» di infangare la reputazione del primo cittadino veronese. «Guardi», mette le mani avanti il procuratore, «non sono entrato nel merito della questione ma a mio parere, si potrebbe parlare solo di un tentativo di diffamazione». Il reato, infatti, si consuma solo una volta che le notizie sono state diffuse e viste dai telespettatori della nota trasmissione, condotta da Milena Gabanelli. «Fino ad oggi», aggiunge Schinaia, «ci sarebbe stata un'attività di un giornalista finalizzata ad acquisire documentazione che, a parere di Tosi, lo diffama». Il procuratore, però, non vuole condizionare il lavoro dei colleghi: «I fatti sono avvenuti asseritamente a Padova e la qualificazione giuridica più opportuna spetterà ai colleghi di quella città una volta analizzate le prove, depositate dal sindaco». E sull'esistenza di un filmino a luci rosse con Tosi protagonista di cui si parlerebbe nel servizio di Report, il procuratore allarga le braccia: «Non ne so niente e anche se ci fosse, non avrebbe alcuna rilevanza giuridica». Il discorso è diverso se si valutasse quel video in un'ottica politica: «In quel caso, potrebbe essere degno di una valutazione», taglia corto Schinaia. La procura di Verona, infine «non è mai stata interessata in questi anni da video hard sul sindaco nè ci è mai pervenuta notizia di ricatti a suo danno», abbassa il sipario il capo dei pm veronesi. IL PALAZZO E LA GIUNTA. Il clamore delle ultime vicende può portare nei prossimi giorni a modifiche nell'esecutivo Il sindaco prepara i cambi «Non escludo il rimpasto» Alessandra Galetto Tosi: «Non faccio cambi sull'onda del momento, ci vuole calma». «Siamo al centro di una montatura mediatica». «Consenso? I cittadini sanno valutare e sono fiducioso» martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 8 Continuare il suo lavoro, cioè amministrare la città nel modo più sereno, impedendo che il terremoto che ha tentato di scuotere Palazzo Barbieri influisca sui temi e i progetti in cantiere. «Anzi, sarebbe bello che si parlasse di quello che è stato fatto e che si sta facendo per la città». Così si esprime il sindaco Flavio Tosi all'indomani del «caso Report»: l'obiettivo, dunque, è di tornare alla quotidianità dell'impegno di primo cittadino. Ma è prevedibile che non sarà facile. Lo scontro tra Tosi e Rai Tre, con la consegna in Procura da parte di Tosi di una querela per diffamazione contro il giornalista Sigfrido Ranucci che ha contattato vari leghisti alla ricerca di filmini hard e foto compromettenti che avrebbero come protagonista il sindaco, difficilmente infatti potrà non avere conseguenze anche a livello amministrativo. E tutto questo va ad aggiungersi a una serie di accuse e scandali che partendo dalle indagini sui dirigenti Agec arrivano all'ex vicesindaco Vito Giacino tuttora in carcere. L'OBIETTIVO, dichiarato, dell'inviato di Report è dimostrare come il sindaco e anche persone a lui vicine siano ricattabili sia per presunte frequentazioni hard che per frequentazioni con famiglie legate alla 'ndrangheta (accuse tutte da dimostrare, da qui la querela per diffamazione) e quindi non più in grado di esercitare liberamente la loro attività politica e amministrativa. Si può escludere, in questa situazione, un rimpasto della Giunta comunale? «No, non escludo assolutamente nulla», conviene Tosi. «Ma se un rimpasto dovrà esserci va pensato fuori dall'ondata emotiva, a bocce ferme, e non certo sull'onda del momento». Nei confronti di Report invece il sindaco non ha dubbi: «Valuteremo quali azioni come Giunta o nella Giunta possano essere intraprese per fare chiarezza su una montatura mediatica e su servizi che vengono costruiti con denaro pubblico. Qualcuno di questo dovrà rispondere». REPORT dice di avere altro materiale. È preoccupato? «No. Noi abbiamo fornito tutto il materiale che avevamo, due ore e mezza di registrazione, complete. Abbiamo con chiarezza portato all'autorità tutto questo documento di cui eravamo in possesso; i giornalisti di Report invece fanno sapere solo frammenti di registrazioni estrapolati dal contesto, secondo la logica che fa loro comodo. Allora li sfidiamo a fare come noi: che mostrino anche loro tutto quello che hanno e lo portino in Procura». Teme che di fronte a questa posizione ci sarà un'offensiva mediatica di Report? «L'offensiva mediatica c'è già stata, non si tratta di temerla. Quanto a Report, è già stato scorretto, è del tutto prevedibile che andranno avanti con questo comportamento scorretto, ma la loro credibilità è pari a zero. Cosa possiamo pensare di un programma della tv di Stato che usa il denaro pubblico per costruire notizie false?». CONSENSO. Le interviste condotte in questi giorni tra i veronesi mostrano che il consenso per il sindaco da parte della cittadinanza è ancora forte. Ma che c'è anche una fetta di delusi, o almeno di perplessi, che si interrogano su quanto sta accadendo e provano un certo sconcerto. La sua popolarità risentirà di questa vicenda? «Cerco di fare il sindaco nel modo migliore, è quello che ho sempre fatto, e i veronesi possono vedere la mia azione amministrativa e i risultati che ne sono derivati. Sono convinto che la gente sappia scegliere e nel giudicare si basi sui fatti, come è giusto che sia: nel tempo i cittadini sanno valutare, sono molto fiducioso» . Dunque, l'intenzione di Tosi al momento è quella di «tornare a concentrarsi sulle priorità: il filobus, il passante nord, Ca' del Bue e l'ex Arsenale». Per se stesso, il sindaco spiega di non avere timori: «Il sindaco fa quello che deve, non ho timori per me, né per la Giunta. Casomai una parte degli uffici, di fronte ad una aggressione di questo tipo, potrebbe mostrare qualche timore, qualcuno potrebbe sentirsi in difficoltà rispetto a pressioni esterne di questo tipo. Mi auguro che non accada perchè questo comporterebbe rallentamenti nella macchina amministrativa, che invece deve procedere». Il faccia a faccia con i suoi e le spine con la Lega Tutti i nodi del sindaco martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 8 Il sindaco Flavio Tosi (altro articolo) ha detto di non escludere di mettere mano a un rimpasto della giunta, ora di nove assessori. È quanto, nella «pancia» di tanti consiglieri comunali della Lista Civica Tosi (in totale 16), era emerso nei giorni scorsi e L'Arena ne aveva riferito. Ma i nodi sono numerosi, per Tosi. Tanto più dopo il caso Report Un colpo d'ala, una svolta netta: questo chiedono al sindaco i tosiani, che condividono il sostegno alla maggioranza con quattro della Lega Nord (capogruppo la sorella di Tosi, Barbara). Lo stesso Carroccio — che, non va dimenticato, è il partito di Tosi che ne è segretario veneto e vicefederale — ha stigmatizzato con il segretario provinciale Paolo Paternoster la posizione dell'ex vicesindaco Vito Giacino, dicendo che «ha tradito». Gli stessi Giovani Padani, con il coordinatore Vito Comencini, hanno auspicato che la Lista Tosi apra una questione morale ed etica al suo interno. La Civica è in subbuglio. E domani i consiglieri tosiani dovrebbero incontrare il sindaco proprio per un faccia a faccia, nel pieno della tempesta. Va ricordato che nei giorni precedenti all'arresto di Giacino e della moglie Alessandra Lodi per l'inchiesta per concussione e nuova corruzione, si era parlato di possibile dimissioni dell'assessore Marco Giorlo (anch'egli intervistato da Report), poi rientrate. E lo stesso assessore è stato l'unico degli assessori a non partecipare al Consiglio comunale di giovedì, quando è scoppiata la bagarre con gli striscioni e il lancio di manette di Forza Nuova. Tosi, dalle dimissioni di Giacino in poi, poco più di tre mesi fa, ha redistribuito le sue deleghe (urbanistica e carica di vicesindaco a Stefano Casali, Lista Tosi, ed edilizia privata e Peep a Pierluigi Paloschi, tosiano) ma non ha mai pensato a reintegrare la posizione in Giunta. Ora potrebbe farlo. E aggiungere qualche altro cambio. Ma il vero nodo è: come? Facendo tabula rasa e cambiando tutti? O inserendo tecnici e figure di alto profilo ai “politici”, questi ultimi sempre da Tosi a parte l'assessore agli enti Enrico Toffali, avvocato? Domande con risposte non semplici. Anche perché tutti gli assessori eletti hanno portato a Tosi migliaia di voti. Intanto Tosi inviterà i suoi a fare quadrato. E sul fronte nazionale, Tosi è pronto a consegnare a Matteo Renzi, presidente del Consiglio, il piano delle esigenze delle scuole di Verona, augurandosi che il nuovo governo sia più “generoso” di quelli che lo hanno preceduto. «Il Comune di Verona», dice Tosi, «ha già pronto un lungo elenco di necessità delle scuole di sua competenza, e sarà ben lieto di proporlo al Governo. Saremo anche pronti a ringraziarlo una volta che ci avrà mandato i finanziamenti necessari, perchè finora lo Stato ci ha dato sostanzialmente solo l'elemosina».E.G. «Solidarietà al sindaco, basta attacchi personali» VERONA — Stefano Valdegamberi, tra le voci più critiche nei confronti dell'amministrazione Tosi (a suo carico ci sono anche un paio di querele per diffamazione), stavolta esprime la sua solidarietà al sindaco di Verona. «Prendo le distanze da chi specula su questioni private», afferma Valdegamberi, in riferimento al caso del presunto video hard che il giornalista di Report ha cercato di ottenere dall'ex leghista Sergio Borsato. «Un amministratore debba preoccuparsi di ben altro - afferma il consigliere regionale di Futuro Popolare - Ad esempio degli effetti del cosiddetto 'modello Veronà. Non parlo dei fatti aventi rilevanza penale, su quelli il compito di esprimersi tocca alla magistratura, bensì delle scelte politico-amministrative». E su questo concentra le sue critiche Valdegamberi: dalle spese «eccessive» del Comune «dovute anche all'elevatissimo numero di dirigenti e consulenti» che poi «gli amministratori ripianano con operazioni di finanza creativa» nelle aziende partecipate, alle tasse locali troppo alte «per finanziare le assunzioni clientelari del Comune e delle realtà da esso controllate». Critiche dure, ma politiche. «L'amministrazione Tosi va bocciata per le sue scelte - afferma Valdegamberi - basta con gli attacchi personali al sindaco. Deve andare a casa solo per come amministra». Quella cena a Crotone «Non c'erano mafiosi» Katia Forte: ho organizzato tutto io VERONA — Ascoltando le registrazioni «rubate» da Sergio Borsato dai suoi due colloqui con Sigfrido Ranucci di Report, si sente più volte il giornalista accennare a un filmato che immortalerebbe Tosi in compagnia di un capo locale della 'ndrangheta di Crotone, di nome Vrenna. Le immagini sarebbero state girate da un collaboratore di Report, che si è intrufolato con una telecamera nascosta alla cena che ha seguito al convegno sul futuro delle Province cui Tosi ha partecipato proprio a Crotone, lo scorso 29 gennaio, nell'ambito degli incontri in giro per l'Italia organizzati per promuovere la sua fondazione, «Ricostruiamo il Paese». «L'incontro a Crotone è stato organizzato da me, e tutto si è svolto alla luce del sole», interviene adesso Katia Maria Forte. Consigliere comunale della Lista Tosi, la Forte, figlia dell'imprenditore Giovanni Pompeo, è nata a Crotone ma si è trasferita con la famiglia a Verona circa 35 anni fa. «Volevo far promuovere la fondazione del sindaco nella mia città natale - spiega Forte - c'è stato prima un convegno a Palazzo Pertini, sede della presidenza della Provincia di Crotone, con 240 persone, cui è seguita una cena, ma non in una casa privata come sembrerebbe ascoltando le registrazioni. Siamo andati al noto ristorante Da Ercole sul Lungomare di Crotone». Nulla di segreto insomma. «La cena è stata organizzata da me e da mio padre, c'era una cinquantina di persone. Durante questa cena Tosi ha perfino rilasciato delle interviste ad alcune radio private, erano presenti membri delle forze dell'ordine e della Digos». E gli invitati? «Alcuni politici, tra cui il presidente della Provincia di Crotone Stefano Zurlo, l'assessore provinciale Giovanni Capo Casale, molti consiglieri comunali di Crotone. Poi alcuni amici miei e di mio padre, tutti invitati da me: se volevano delle informazioni, quelli di Report potevano contattarmi». Già, ma il giornalista di Report sostiene che alla cena c'erano anche presenze sospette, tra cui quelle di un presunto capo locale della 'ndrangheta che si è intrattenuto a parlare con Tosi. «Vrenna? Ma quello è il presidente del Crotone Calcio - sostiene Katia Forte - Se verrà a sapere di essere stato indicato come mafioso, sono sicura che querelerà anche lui. È stato spesso a Verona quando l'Hellas era in serie B, ed è stato anche ospite anche del Conte Arvedi». Insomma, all'incontro a Crotone (cui ha partecipato anche il vicepresidente della Provincia di Verona, Fabio Venturi) non è successo proprio nulla al di fuori dei canali ufficiali, assicura Katia Forte, che aggiunge: «Tutto questo è veramente assurdo. Anche della cena ci sono tutte le foto su Facebook, tutto pubblico, niente di nascosto. Dal giornalista di Report solo calunnie gratuite». A.C. Bufera Giacino, Dal Moro: «Tosi non deve dimettersi» Il deputato Pd: «Ma servono discontinuità e trasparenza» VERONA — «Dopo il caso Giacino, Tosi non deve dimettersi, per non bloccare la città sui veleni, ma deve garantire trasparenza e discontinuità». A dirlo è un esponente di punta del centrosinistra veronese, il deputato del Pd Gianni Dal Moro che, dopo qualche giorno di riflessione mette nero su bianco la sua opinione sulle vicende che hanno portato all'arresto dell'ex vicesindaco. Una posizione diversa da molti esponenti del suo partito (come il capogruppo in Comune Michele Bertucco) che hanno invocato le dimissioni di Tosi. Dal Moro premette che «quanto è emerso lascia trasparire un quadro preoccupante. Io però - aggiunge - non faccio i salti di gioia per i guai giudiziari dei miei avversari politici, perché alla fine questi gravi episodi non fanno che aumentare il disgusto dei cittadini nei confronti della politica». Il deputato raccomanda «a tutti di non alimentare un clima di sospetti. Non vorrei - spiega - che quanto accaduto e un clima di vendette continue rafforzasse il blocco di questa città che dura già da troppo tempo. E' un lusso che Verona non può permettersi». Dal Moro ricorda che «la città è attesa da scelte importanti non più rinviabili: penso all'accordo tra Vinitaly ed Expo, penso alla scelta del partner industriale per l'aeroporto, penso al futuro di Agsm sempre più in difficoltà, penso alle crisi aziendali, penso alla mancanza di un'idea di sviluppo strategico». Di fronte a ciò, «per quanto riguarda il sindaco Tosi, dopo aver letto le argomentazione del capo della procura Schinaia, che ha escluso ogni coinvolgimento del sindaco, penso come dichiarato dal mio collega Diego Zardini che non si debba chiedergli le immediate dimissioni da sindaco: penso anche, però, che lui debba garantire il massimo della trasparenza e della discontinuità. Ho sempre pensato - ricorda Dal Moro - che la teoria del "non poteva non sapere" sia sbagliata, per chiunque. Ma dal punto di vista politico - aggiunge subito - il discorso è diverso, e il sindaco non può limitarsi a minimizzare il tutto o ad intervenire con qualche maquillage. Occorre alzare l'asticella della trasparenza». In che modo? Dal Moro dice di essere d'accordo con la richiesta di una commissione d'inchiesta, in particolare sulle scelte urbanistiche dell'Amministrazione, «e Tosi dovrebbe assicurare una verifica di tutti i passaggi amministrativi relativi alle scelte urbanistiche della sua giunta. Questa - ricorda ancora Dal Moro - fu la mia proposta sin dall'avviso di garanzia per il vicesindaco e a maggior ragione dopo il suo arresto». Infine, un avvertimento al Pd che «non deve illudersi che le difficoltà degli altri portino automaticamente al nostro successo, ricordando che dopo le vicende veronesi di tangentopoli di inizio anni 90 che videro la sinistra in prima fila nella battaglia per la legalità, la città nelle elezioni successive scelse il centrodestra». Ricorso al Riesame dopo l'arresto VERONA — In attesa che il gip Guido Taramelli si pronunci in merito alle esigenze di custodia cautelare nei loro confronti, l'ex vicesindaco Vito Giacino e la moglie Alessandra Lodi, sono pronti a ricorrere al Tribunale del Riesame di Venezia contro il loro arresto. Da lunedì scorso l'ex braccio destro del sindaco Flavio Tosi si trova in carcere a Montorio, mentre la moglie è ai domiciliari. Entrambi sono accusati di concussione e corruzione per la denuncia dell'imprenditore veronese Leardini che ha raccontato alla polizia giudiziaria di aver pagato oltre 600mila euro in mazzette alla coppia in meno di cinque anni per ottenere agevolazioni sulle pratiche edilizie che lo interessavano. Nel corso degli interrogatori i due arrestati (difesi dagli avvocati Filippo Vicentini e Apollinare Nicodemo) hanno negato ogni addebito, fornendo ampia documentazione per giustificare lo stile di vita elevatissimo in cui hanno vissuto. Ora, tramite i loro avvocati, sarebbero pronti a ricorrere ai giudici lagunari. LAZISE. Il primo cittadino attacca il predecessore per gli incarichi dati alla moglie di Vito Giacino, ex vice di Tosi Consulenze all'avvocato Lodi Sebastiano contro Franceschini Camilla Ferro Le furono affidate pratiche per 68mila euro: «C'è il dovere di rivolgersi a legali capaci di tutelare al meglio il Comune» martedì 25 febbraio 2014 PROVINCIA, pagina 28 Aveva affari anche sul lago l'avvocato Alessandra Lodi, arrestata lunedì scorso con il marito Vito Giacino, ex vicesindaco di Verona (lei ai domiciliari, lui in carcere a Montorio) con le accuse di concussione e «nuova corruzione». La giovane professionista, 35 anni, iscritta all'albo di Verona dal 2008, avrebbe ricevuto denaro dal costruttore edile Leardini per «attività di consulenza» tra il novembre 2012 e il marzo 2013: importo totale 178.998mila euro. Per la Procura, invece, si tratterebbe di «mazzette» pagate alla professionista per ottenere i favori del consorte, vicesindaco di Verona e a capo dell'assessorato all'urbanistica, relativamente a lottizzazioni, aree fabbricabili, Peep in città e provincia. Secondo il gip Guido Taramelli quelle alla Lodi erano in realtà «tangenti travestite da parcelle». Il «sistema Giacino» sarebbe arrivato anche sul Garda, in Comune a Lazise. L'avvocato Lodi, senza avere uno studio legale proprio ma appoggiandosi di volta in volta su quelli di colleghi veronesi e non, è stata incaricata tra il marzo 2010 e il maggio 2013 dall'allora amministrazione Franceschini di rappresentare il Comune in diverse cause legali. Si tratta per lo più di ricorsi al Tar o al Consiglio di Stato per i quali, sempre secondo l'accusa, la Lodi si domiciliava presso professionisti che, per suo conto, studiavano il caso e si occupavano della pratica. Sarebbe proprio in questo contesto di «collettrice» di pratiche di enti pubblici, agevolata dal fatto di essere la moglie del vicesindaco di Verona, che anche la giunta di Franceschini l'avrebbe «aiutata» (lo chiedeva lo stesso Giacino ai suoi interlocutori di "farle fare pratica, che aveva bisogno di lavorare...") scegliendola come avvocato di fiducia del Comune. La Lodi è stata così chiamata nel gennaio 2013 «a resistere in giudizio avverso il ricorso al Consiglio di Stato avanzato contro il Comune di Lazise dal signor Manfred Doss» (importo 5.292 euro), nell'ottobre del 2012 a «resistere in giudizio avanti al Tar del veneto contro il ricorso promosso dalla Lidl Italia» (importo 6.292 euro), nel settembre del 2012 a «resistere in giudizio avanti al Consiglio di Stato contro il ricorso promosso da Luca Formica -Play Village» (importo 5.033euro), nel marzo 2012 a «resistere in giudizio avverso il ricorso al Tar presentato dalle ditte Bodensee Immobilien, Idea Gestioni e Luigi Fratta Pasini» (importo 8.053 euro) e via di questo passo per il costo totale di 68 mila euro. Sono oltre una ventina le pratiche che l'amministrazione Franceschini le ha affidato. Ora, alla luce della bufera giudiziaria che si è scatenata con accuse molto pesanti alla coppia Lodi-Giacino, l'attuale sindaco di Lazise Luca Sebastiano è pronto a fare battaglia e a chiedere spiegazioni al predecessore Renzo Franceschini. «Si tratta di incarichi fiduciari», spiega, «e per forza una giunta quando ha bisogno di difendere il proprio operato o di tutelarsi da eventuali attacchi, si rivolge ai migliori sulla piazza. Ora», riflette il primo cittadino, «che l'avvocato Lodi, con così poca esperienza in diritto amministrativo, fosse in grado di rappresentare al meglio il Comune in tutte queste cause, ecco, su questo avrei dei dubbi. C'è l'obbligo morale di affidare la difesa del bene comune a chi è davvero in grado di farlo e ha le potenzialità per portare a casa il risultato». Ricorre al calcio, Sebastiano, per farsi capire meglio: «Il mister in finale mette i migliori, mica le riserve, o no? Se vuoi vincere, che sia una partita o un processo, vai da chi può garantirti il risultato non dal primo che passa, o no?». E ancora: «Mi dicono che siano 27 gli incarichi dati alla Lodi la quale, e lo sostengono gli inquirenti, non ha un curriculm tale per cui si possa spiegare una mole così consistente di lavoro. Perchè allora è diventata l'avvocato del Comune in quegli anni? Presto detto: perchè così il sindaco Franceschini ne avrebbe guadagnato in termini di immagine: lui l'ha scelta per avere il proprio tornaconto elettorale, per tirarsi dalla sua i voti della squadra di Giacino e Tosi, insomma, per farsi bello con i "capi" alti. Se invece la Lodi gli è stata semplicemente raccomandata, ancora peggio. Questo è quello che penso e di questo gli chiederò spiegazioni». «Di certo la signora Giacino», conclude Sebastiano, «non si era guadagnata sul campo l'esperienza per essere titolare di tutte quelle pratiche ma, aiutandola, Franceschini aveva in cambio la benevolenza di chi conta. Sia chiaro, non è un reato avvalersi della competenza di professionisti meritevoli, ma proprio perchè siamo in ambito pubblico devono essere davvero in grado di fare il mestiere che sono chiamati a svolgere. Invece, l'avvocato Lodi è spuntata fuori all'improvviso per fare un favore al potente di turno». Raid nei bar dopo la festa di laurea Ruffo e amici già davanti ai giudici Giudizio direttissimo: il pm contesta anche la legge Mancino VERONA —Minacce, rissa, lesioni e danneggiamento. Il tutto aggravato dalla violazione della legge Mancino «per finalità di affermazione di idee di discriminazione e di odio etnico e razziale». Accuse pesanti quelle da cui dovrà difendersi in aula il prossimo 25 marzo Marcello Ruffo, consigliere della terza circoscrizione ed esponente di CasaPound Italia. Il pm Marco Zenatelli ha infatti chiesto il giudizio direttissimo per il 29enne e suoi tre amici, Gabriele Poli, Andrea Bonazza e Patrik Stecher, in merito a quanto accaduto nella notte tra il 21 e il 22 marzo 2013. Appena proclamato dottore in Scienze della Comunicazione, a parere dell'accusa, Ruffo avrebbe organizzato un vero e proprio «raid» all'interno di due locali di Veronetta (il Malacarne e l'Osteria ai Preti), dove lui e i suo amici non erano esattamente considerati i benvenuti a causa della loro appartenenza politica. Una festa di laurea decisamente «movimentata», con tanto di roventi polemiche politiche nei giorni successivi. Secondo la ricostruzione degli inquirenti Ruffo e Poli, insieme ad altri due giovani (per i quali si procede separatamente), sarebbero entrati prima al Malacarne cercando di costringere il barista a servire loro da bere. Di fronte al rifiuto dell'esercente, Ruffo lo avrebbe minacciato con un coltello a serramanico e, insieme a Poli, avrebbe promesso di «sfasciare il locale». Gli altri due amici, li avrebbero spalleggiati e incitati, prima di uscire velocemente dal bar. Il gruppetto, reso euforico anche dall'alcol, si è poi diretto in Interrato dell'Acqua Morta. Obiettivo: un altro locale «notoriamente meta dei giovani della sinistra antagonista», l'Osteria ai Preti. Anche lì, dopo il rifiuto del barista di servire loro da bere, il gruppo si sarebbe scatenato. Ma questa volta le conseguenze sono state molto più pesanti. Tre persone ferite (una riportava la frattura delle ossa nasali con deformazione della piramide nasale) e il bar messo a soqquadro. Dopo aver intonato «Faccetta Nera» e lanciato slogan del tipo «Sieg Heil», Ruffo e amici si sarebbero prodigati in una serie di saluti romani, costringendo poi una cliente a uscire dal locale, trascinandola per i capelli e insultandola. E in seguito all'intervento di alcuni clienti in difesa della ragazza (non imputati), Ruffo, Poli, Stecher e Bonazza avrebbero provocato una rissa, incitandosi e spalleggiandosi a vicenda. Appuntamento in aula il 25 marzo per la prima udienza davanti al collegio. Enrico Presazzi SALUTE/1. I dati della campagna di Arpav realizzata in piazza Roma da luglio a settembre «Inquinamento, Ca' di David supera Cason e Borgo Milano» Chiara Bazzanella Il livello di Pm10 arriva a 30 contro i 23-24 delle altre due centraline martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 15 L'aria di Ca' di David è peggiore di quella di Cason e Borgo Milano, già più volte dichiarata fuorilegge. A rilevarlo sono i dati racchiusi nel report conclusivo della campagna di monitoraggio della qualità dell'aria condotta in piazza Roma dal 18 luglio al 6 settembre. Un'indagine chiesta dal Comune e realizzata dall'Arpav che, fornendo il verdetto al settore ambiente di Palazzo Barbieri e alla Prefettura, lascia intuire la presenza di valori preoccupanti. Si legge infatti nelle conclusioni della relazione: «Si possono notare alcune criticità legate principalmente a inquinanti da traffico come il biossido di azoto e monossido di carbonio». Le concentrazioni di polveri sottili, inoltre, «sono in genere superiori a quanto rilevato dalle stazioni fisse di Verona (Borgo Milano e Cason, ndr)» e la causa, si ipotizza, «potrebbe essere legata al contributo del traffico, in particolare al risollevamento della polvere stradale, all'emissione diretta dei veicoli e all'usura di freni e pneumatici». L'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, nello specifico, ha registrato a Ca' di David una concentrazione giornaliera di Pm10 con un valore medio di 30 millesimi di millimetro per metro cubo, che a Cason si ferma a 23 e a Borgo Milano a 24. I valori medi giornalieri di biossido di azoto sono «sensibilmente superiori» con un valore medio di 46 rispetto ai 20 di Borgo Milano e Cason, e il monossido di carbonio, infine, anche graficamente evidenzia un'impennata, rivelando un valore massimo orario di 11,9 mg al metro cubo rispetto allo 0,5 delle due stazioni permanenti. E i valori tanto alti di gas tossici tornano inevitabilmente a fare affilare le armi ai cittadini di Verona Sud. Dice Sergio Mantovani del comitato Insieme per Borgo Roma Beghelli: «Le rivelazioni effettuate a Ca' di David dimostrano che non è assolutamente vero che l'inquinamento atmosferico registrato nelle centraline fisse di Borgo Milano e Cason è sostanzialmente uguale a quello di altre parti del territorio, come si continua a ripetere. Sono più che convinto che se una centralina dell'Arpav facesse un monitoraggio analogo a Borgo Roma, nella parte sud del quartiere più vicina alle dieci corsie autostradali e tangenziali, per esempio in via Pasteur o a Palazzina e in zona Fiera, l'inquinamento atmosferico risulterebbe di gran lunga superiore rispetto a quello già altissimo e notoriamente fuori legge registrato nelle postazioni fisse». E si chiede: «A quali pazzeschi livelli salirà l'inquinamento atmosferico quando in quinta circoscrizione saranno realizzati anche i sei megacentri commerciali tanto cari a questa amministrazione?». SALUTE/2. Oggi a Gsk si tiene «Pneumo '14: dalla teoria alla pratica» Summit di pneumologi tra app e inalatori hi-tech Oltre 260 professionisti esperti in malattie respiratorie a confronto sulle nuove tecnologie martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 15 Con oltre due milioni e mezzo di persone, ovvero il 5,5 per cento della popolazione italiana che soffre di Bpco, Broncopneumopatia cronica ostruttiva, una delle patologie più diffuse nel mondo occidentale, non ci si può permettere il lusso di sottovalutare il pericolo. Nella provincia veronese sono circa 90mila le persone affette da malattie respiratorie, che salgono a 483mila nella regione Veneto. Tra le cause principali il fumo e l'inquinamento atmosferico. E se la correzione degli stili di vita tocca a ognuno di noi, per diminuire il rischio derivante dall'inquinamento può venirci in aiuto la tecnologia. Prima di fare una passeggiata all'aria aperta, tra non molto, si potrà chiedere allo smartphone se è il caso di uscire o se è meglio rimanere in casa per il troppo smog. È in arrivo infatti un'applicazione, basata su un sistema di sensori collegati a smartphone e tablet, messo a punto da due studiosi greci, Ioannis Kouris e Dimitris Koutsouris che hanno sviluppato un sistema in grado di trasmettere immediatamente le informazioni dall'ambiente allo strumento di connessione. Il lavoro è stato pubblicato su International Journal of Computational Intelligence Studies. In attesa che la scoperta venga adottata su larga scala, ieri e oggi, all'auditorium GlaxoSmithKline di Verona, 260 pneumologi fanno il punto sulla situazione del respiro degli italiani, con particolare attenzione alle due maggiori patologie, asma e Bpco, nel corso del convegno dal titolo «Pneumo '14: dalla teoria alla pratica», una discussione aperta e continua tra relatori e pubblico, grazie anche agli strumenti offerti dalla tecnologia, che consentono di votare gli stimoli emersi dalle relazioni o formulare domande in tempo reale. Si parlerà dei due temi fondamentali per la prevenzione: la disassuefazione al fumo di sigaretta, causa principale di Bpco, e l'importanza per i pazienti di avere a disposizione device facili da utilizzare: gli strumenti cioè che consentono di inalare i farmaci e che devono essere pratici e intuitivi per consentire, soprattutto alle persone anziane, di seguire senza problemi la terapia. Un sempre più efficace rapporto tra medico e paziente rappresenta la chiave per migliorare la situazione e favorire l'aderenza alla terapia. «La mancata aderenza ha due conseguenze fondamentali: la prima è che il paziente sta male e la malattia progredisce, la seconda è legata al fatto che il costo sociale della malattia aumenta vertiginosamente ed è illogico spendere per giungere ad una diagnosi raffinata e a una terapia adeguata, se poi questa non viene assunta regolarmente», spiega Giorgio Walter Canonica, chairman del Convegno insieme a Francesco Blasi e Mario Cazzola. Porre il paziente al centro, in ogni caso, sembra essere l'atteggiamento vincente per contrastare la malattia e soprattutto per far sì che il malato riesca a controllarla al meglio. L'educazione, in questo senso, è uno step fondamentale nel rapporto tra il medico e il paziente.E.INN. VIABILITÀ. Oggi nuovo incontro fra associazione di categoria, residenti e Comune. Ma alla vigilia si registra una svolta Centro, i ristoranti si schierano «Chiudere la Ztl alla sera» Ilaria Noro «Il traffico non porta più clienti». Dieci noti locali sottoscrivono la richiesta di eliminare la finestra serale di ingresso libero. Ma Confcommercio frena: «Le priorità sono altre» martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 10 Questa mattina torna a riunirsi a Palazzo Barbieri il tavolo di concertazione tra l'assessore al commercio e traffico Enrico Corsi, commercianti, residenti e polizia municipale, che dovrà decidere le sorti della Ztl. E già si fa serrato il dibattito sulla questione più delicata in discussione: la chiusura delle «finestre» serali della Ztl - ora l'accesso è libero dalle 20 alle 22 - previa possibilità per i ristoranti del centro di poter far entrare i clienti. Una soluzione su cui preme il comitato VeroCentro che rappresenta i residenti e su cui invece Confcommercio, dopo una prima apertura, è più scettica. A sorpresa, però, tra i ristoratori del centro l'ipotesi della chiusura serale sembra trovare consensi. Si tratta, per lo più, dei locali che lavorano con una clientela di un certo livello e che hanno con questa un rapporto diretto. «Chiudere le finestre della sera avendo l'opportunità di lasciar passare i nostri ospiti è una buona soluzione», è il parere del proprietario di Milio di corso Sant'Anastasia. «Il traffico non incentiva la clientela del passeggio. Di più, io sono a favore della pedonalizzazione totale almeno delle vie più centrali. E con l'estensione anche a noi, come già accade per i colleghi degli alberghi, di poter comunicare la targa dei clienti, recupereremo anche parte della clientela che viene da fuori». «In centro lavoriamo molto con i turisti, che non arrivano in auto. E dunque è un'opzione positiva e non nociva per noi in termini di clienti e di coperti», aggiunge il titolare della trattoria Al Pompiere. «La situazione così com'è, è difficile. Chiudere un ingresso incondizionato a fronte di un accesso mirato, mi pare intelligente e funzionale. Tra l'altro, si tratterebbe di pochi ingressi al mese», conferma Antonio Gioco del 12 Apostoli, che aggiunge una postilla sulla questione pilomat di corso Porta Borsari e sul fatto che «quando è in funzione, nemmeno i taxi possono raggiungere il ristorante a scapito dei clienti più anziani o con problematiche: un disservizio grave». Tra i ristoranti d'accordo - e disposti a sottoscriverlo nero su bianco - con questa linea d'intervento per arginare il traffico serale nei vicoli della città antica senza rimetterci in termini di clienti - «in questo periodo più sacri che mai», sottolineano in molti - ci sono anche altri locali della Ztl. Tra questi Al Cristo, La Torretta, Sant'Eufemia, Alle Arche, Masenini, Desco, Da Ugo. La riunione di ieri pomeriggio tra Corsi e Confcommercio, propedeutica all'incontro di oggi, sembra però aver congelato la prospettiva. Le priorità da emerse sono state altre. E la richiesta dell'associazione di categoria è che il provvedimento venga congelato di un anno o sei mesi almeno. Tra le urgenze elencate da Confcommercio, infatti, ci sarebbero un'organizzazione più severa e rigida del carico e scarico merci, le problematiche legate ai passi carrai impropri e la revoca dei permessi di transito per locazioni di quelle attività non portatrici di partita Iva. E dunque i Bed & Breakfast, ma non solo. «Questi sono i provvedimenti cui imprimere un'accelerazione. Una volta entrati in vigore e rodati soprattutto sugli effetti sul traffico in centro, potremo capire se sono stati sufficienti o se sarà il caso di intraprenderne altri. Fra sei mesi o un anno, dunque, si potrà tornare sull'argomento e valutare altre iniziative», fanno sapere da Confcommercio. «I punti in discussione oggi sono molti e li ho decisi io, condividendoli con tutti i presenti al tavolo», frena però Corsi, senza anticipare nulla. Giulietta lascia la sua casa Va in fonderia a rifarsi il look La vecchia scultura tornerà fra 10 giorni, la nuova tra 3 mesi VERONA — Imbragata con ruvide corde, avvolta in teloni di nylon e visibilmente scocciata (nel senso dello scotch adesivo che bloccava i teloni) Giulietta Capuleti se n'è volata via ieri mattina, poco dopo le 10.30. La statua col seno più accarezzato del mondo, opera di Nereo Costantini, non è più nel cortile della casa di via Cappello, dove era stata installata nel lontano 1972. Carezze, strofinamenti e intemperie l'hanno ferita proprio al seno, provocando un buco nel bronzo, divenuto via via sempre più visibile. E così, adesso, sarà sostituita con una scultura bronzea tutta nuova (ma identica) grazie alle magie che si operano nella fonderia Brustolin, anch'essa famosa nel mondo. Il trasferimento è avvenuto ieri mattina, presenti numerosi turisti incuriositi (uno dei quali ha inscenato una curiosissima pantomima di saluto) e il sindaco Flavio Tosi, venuto a salutare di persona la «miss» che ogni anno fa entrare una montagna di euro nelle casse municipali. L'intervento costerà circa ventimila euro, e sarà totalmente pagato da Cattolica Assicurazioni, sponsor dell'iniziativa. Come detto, i lavori saranno eseguiti dalla Fonderia Brustolin con il supporto del grande scultore veronese Novello Finotti. La nuova statua sarà creata a partire dal calco in silicone ricavato dall'originale, avvalendosi, per le lavorazioni di rifinitura, del gesso originale conservato dall'Accademia di Belle Arti. La «vecchia» statua tornerà nella Casa di Giulietta tra dieci giorni e quando arriverà quella nuova (fra tre mesi, giorno più, giorno meno) avrà una collocazione più defilata. Alla partenza di miss Giulietta hanno assistito, oltre al sindaco, anche la direttrice dei Musei Civici Paola Marini con il curatore Ettore Napione, il presidente dell'Accademia Cignaroli, Stefano Pachera e Rodolfo Camatta, titolare della Fonderia Brustolin di Verona. Sul trasferimento è intanto esplosa l'ennesima polemica tra le guide turistiche dell'associazione Ippogrifo e l'amministrazione comunale. Le guide parlano infatti, in un comunicato, di «ratto di Giulietta» e sostengono che la statua sarebbe stata «sequestrata all'alba, in gran segreto e con un blitz a sorpresa». In questo modo, il Comune avrebbe messo in difficoltà proprio le guide turistiche, che non avrebbero saputo spiegare ai turisti perché non potevano entrare nel famoso cortile. «Ciò ha creato imbarazzo - scrive infatti l'associazione anche alle guide locali. Alla domanda che qualcuno ci ha posto "come mai che (sic!) lei non sapeva niente" che avremmo dovuto rispondere? Sarebbe bastato comunicare agli operatori turistici - protestano le guide che il cortile sarebbe stato inaccessibile ai gruppi (venivano fatte entrare dieci persone al massimo) e che la statua sarebbe stata rimossa. Si sarebbe evitata la sorpresa di arrivare e non poter accedere o, una volta riaperto il cancello, entrare e scoprire che Giulietta era stata rapita». Replica da Palazzo Barbieri: «Tutte le testate giornalistiche veronesi presenti all'evento hanno potuto constatare quanto sia bugiardo il comunicato stampa della altamente faziosa Associazione Ippogrifo: la statua di Giulietta - ricorda l'Amministrazione comunale - non è stata rimossa all'alba, di nascosto e con un blitz a sorpresa, ma tra le 10 e le 12. I visitatori sono potuti entrare a piccoli gruppi anche durante l'operazione di rimozione e, nel pomeriggio, senza alcuna limitazione numerica. La stampa ne era al corrente da venerdì scorso. Le Guide Ippogrifo - conclude seccamente Palazzo Barbieri - farebbero meglio a trasferire la loro attività nel paese di Pinocchio». Lillo Aldgeheri STRADE DISASTRATE. L'assessore Luigi Pisa è stato lapidario nella commissione consiliare dedicata alla viabilità «Buche? Soldi solo per le emergenze» Il dirigente: «Dallo Stato arrivavano 8 milioni ogni anno, adesso solo due» Si cercano nuovi fondi martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 10 «Abbiamo soldi solo per le emergenze». L'assessore alle strade, Luigi Pisa, apre con questa frase lapidaria la settima commissione consiliare, organismo di controllo sull'attuazione delle linee programmatiche del Comune. S'era già capito che, per la manutenzione dei mille chilometri di asfalto in città, c'è ben poco da programmare. Il municipio e le otto circoscrizioni dispongono, nel complesso, di un quarto delle risorse che sarebbero necessarie per tenere a posto tutte le strade. Il 2014 sarà «un anno molto difficile», dice l'assessore. Si potranno tappare buche, effettuare tratti di bitumatura, ma nulla di più. Il limite dei 30 chilometri orari nelle vie più dissestate e le diverse cause intentate al Comune dai cittadini vittime delle voragini stradali sono lì a ricordarlo. I conti della serva, da cui emerge l'amara realtà, li fa Alessandro Bortolan, dirigente del Coordinamento strade di Palazzo Barbieri: «La superficie totale delle strade comunali ammonta a sette milioni di metri quadrati, risultato dei mille chilometri di viabilità cittadina moltiplicati per i sette metri di larghezza media delle carreggiate. Un'asfaltatura a buon mercato costa 10-12 euro al metro quadrato. Ne consegue che, per avere tutto in ordine, servono oltre 80 milioni». La revisione completa delle strade si attua nell'arco di circa un decennio. Ciò significa che, ogni anno, il Comune avrebbe bisogno di otto milioni solo per i lavori stradali. «Invece ne abbiamo in cassa meno di due: 200mila euro il Comune e 1,6 milioni le circoscrizioni», spiega Pisa. «Le risorse sono andate calando inesorabilmente. Se fino al 2008 ricevevamo ogni anno dallo Stato gli otto milioni necessari, poi abbiamo dovuto accontentarci di quattro, e ora di due». Per rendere le manutenzioni meno frequenti, esistono asfalti speciali, rafforzati con resine di ultima generazione. «Ma il costo salirebbe del 30% rispetto a una bitumatura ordinaria. Quindi non si può avallare interventi simili con leggerezza», spiega Bortolan. Come rimediare? Daniele Polato (Fi) propone di «attingere agli oneri di urbanizzazione del Piano degli interventi». Pisa risponde: «Non passa seduta di giunta in cui io non chieda che i fondi del Pi siano destinati alle strade. Il sindaco è d'accordo. Si va dunque in questa direzione». Luca Mantovani (M5S) suggerisce di «stilare una lista delle strade più sottoposte all'usura del traffico e fare in modo di prevenire le rotture, invece di intervenire quando il danno è fatto». Michele Bertucco (Pd) chiede quali saranno le arterie oggetto dei prossimi interventi. Pisa indica «Strada La Rizza, dove i lavori partiranno tra aprile e maggio e assorbiranno 250mila euro, e via Sommacampagna, che sarà rappezzata anche con il contributo del Consorzio Zai».L.CO. PREVENZIONE. Una serie di iniziative in città Ladri di biciclette, in arrivo rastrelliere e punzonatura Sicurezza, il Comune premiato dalla Regione con 511mila euro martedì 25 febbraio 2014 CRONACA, pagina 12 Il Comune di Verona si è classificato al terzo posto della graduatoria delle iniziative a favore della sicurezza stradale, nell'ambito del quarto e quinto Programma nazionale sulla sicurezza stradale (Pnss). Approvata lo scorso 12 febbraio dalla Giunta Regionale del Veneto, la graduatoria consentirà alla città scaligera di beneficiare di un finanziamento di 511 mila euro, che saranno impiegati per diversi interventi necessari a risolvere criticità della viabilità cittadina, oltre che per campagne informative specifiche, per un investimento complessivo di 786 mila euro. «Si tratta di un risultato molto importante», commenta il Sindaco Flavio Tosi, «sia per le possibilità operative che questa somma ci permette, sia per la qualità del progetto complessivo che abbiamo presentato ed al quale hanno lavorato in sinergia diversi settori comunali». All'intervento proposto dal Comune di Verona hanno lavorato infatti i settori Traffico e Mobilità, Strade e Giardini, Politiche comunitarie, coordinati dalla polizia municipale. Il programma dei lavori prevede la messa in sicurezza dell'incrocio di via Torbido con via Bassetti con l'installazione di un semaforo, per evitare gli incidenti stradali che si verificano durante la svolta a sinistra verso Porta Vescovo. È prevista poi l'installazione di 20 colonnine fisse per il controllo della velocità, all'interno delle quali sarà presente l'autovelox secondo un programma «a scacchiera», così da estenderne l'efficacia preventiva. Sarà poi realizzato un servizio informativo specifico sulla sicurezza stradale per affrontare i diversi fattori di rischio: zone, punti neri, velocità, utenti, volumi di traffico e tipologia. Sono in programma azioni specifiche anche per i ciclisti, a cominciare da uno dei maggiori problemi: il pericolo di furto. Saranno quindi installate 50 nuove rastrelliere antifurto e sarà avviato il progetto di punzonatura delle biciclette, così da poter restituire ai proprietari quelle ritrovate dopo il furto. Sul fronte didattico-educativo infine sono due sono gli interventi finanziati: la creazione di un campo scuola per l'educazione stradale, dove la polizia municipale terrà lezioni ed interventi per bambini e giovani.
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