25, 26 e 27 gennaio

Rassegna Stampa di
sab. 25, dom. 26 e lun. 27 gennaio 2014
SNALS / CONFSAL
il Tempo
Il Giornale di Vicenza
Il Secolo XIX - Ed.
Savona/Cairo/Val Bormi
Il Centro - Ed. Teramo
La Citta' (Teramo)
Taranto Buonasera
Il Cittadino (Lodi)
26/01/2014
Il Piccolo
Il Giorno - Ed. LodiCrema-Pavia
Il Piccolo
Il Cittadino (Lodi)
Il Cittadino (Lodi)
Il Giorno - Ed. LodiCrema-Pavia
27/01/2014
27/01/2014
27/01/2014
25/01/2014
25/01/2014
24/01/2014
27/01/2014
26/01/2014
26/01/2014
25/01/2014
25/01/2014
25/01/2014
PROF DA PENSIONE "PRIGIONIERI" A SCUOLA
LE SCUOLE VICENTINE E IL DECRETO CARROZZA TROPI PROBLEMI
STATALI, LA BEFFA DELLE PENSIONI
ATENEO, I SINDACATI: CAMBIARE SI', MA RISPETTANDO LE REGOLE
SINDACATI CRITICI SULL'ORGANIZZAZIONE DEI DIPENDENTI
SCUOLA, ANCHE I PRESIDI SCIOPERANO
SANTA CHIARA, E' ANCORA BATTAGLIA E IL "CASO" ORA APPRODA
IN REGIONE
SCONTRO SUGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI ATER
FONDAZIONE: I SINDACATI SONO TENTATI DAL TAR
VISITA A MARANO
I SINDACATI DEL BROLETTO VICINI AI LAVORATORI
SIAMO STATI DISPONIBILI, MA NON CONNIVENTI
"AI DIPENDENTI NON ABBIAMO FORNITO INFORMAZIONI DISTORTE"
Scuola, Formazione, Università, Ricerca
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
Corriere della Sera
Corriere della Sera
la Stampa
il Messaggero
27/01/2014
Libero Quotidiano
25/01/2014
L'Unita'
il Tempo
25/01/2014
il Sole 24 Ore
27/01/2014
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
Italia Oggi
Italia Oggi
Il Secolo XIX
Il Secolo XIX
la Repubblica
27/01/2014
L'Unita'
25/01/2014
26/01/2014
26/01/2014
26/01/2014
25/01/2014
27/01/2014
27/01/2014
25/01/2014
27/01/2014
25/01/2014
25/01/2014
27/01/2014
27/01/2014
26/01/2014
SCUOLA
LA VIA TEDESCA ALL'APPRENDISTATO
MAGGIOR DIALOGO TRA IMPRESE E SCUOLA
ALUNNI DISABILI E SOSTEGNO, IL CAOS ITALIANO
IL DIBATTITO (E GLI ESEMPI IN EUROPA) SULLA MATURITA' A 18 ANNI
DUE SCUOLE SU CINQUE CADONO A PEZZI
II EDIZIONE - CON UNA SCUOLA EFFICIENTE 40% DI DISOCCUPATI IN
MENO
OBBLIGATORI MA MANCANO I SOLDI IL CAOS DEI CORSI DI
RECUPERO
PRECARI SCUOLA, L'INCUBO DEL TAGLIO ALLA GRECA
TABLET IN AULA E LIBRI INTERATTIVI CON LA SCUOLA 2.0 SI IMPARA DI
PIU'
Int. a S.Paleari: "DUE MESI DI TEMPO PER CAMBIARE UN MODELLO
FINITO"
MBA, SOLO LA BOCCONI TRA I PRIMI 100
NEGLI ATENEI FONDI SENZA MERITO
IL TIROCINIO ALL'UNIVERSITA'
NASCE IL BUSINESS DEVELOPMENT MANAGER
Int. a G.Deferrari: "MA UN POSTO IN CDA DA' PRESTIGIO"
LAVORI EXTRA, PROF SOSPESO DALL'ATENEO
Int. a R.Gattegna: "UN MOSTRO CHE RITORNA NEL MIRINO NON
SOLO GLI EBREI MA ORA ALZIAMO LA GUARDIA"
IL NOSTRO IMPEGNO PER LA RICERCA
il Centro
il Gazzettino
La Stampa - ed. Torino
Provincia
25/01/2014
25/01/2014
25/01/2014
IL MINISTERO APRE SU RECUPERO FONDO UNICO
NASCE A PADOVA L'ENERGIA ATOMICA PULITA
ADDIO A FERDINANDO ROSSI IL VICERETTORE PER LA RICERCA
Economia, Lavoro, Previdenza
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
Corriere della Sera
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27/01/2014
la Repubblica
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la Repubblica
26/01/2014
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la Stampa
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26/01/2014
Italia Oggi
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L'Unita'
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L'Unita'
il Mattino
26/01/2014
il Sole 24 Ore
Corriere della Sera
la Stampa
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il Messaggero
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26/01/2014
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27/01/2014
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27/01/2014
26/01/2014
26/01/2014
27/01/2014
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26/01/2014
25/01/2014
25/01/2014
25/01/2014
27/01/2014
26/01/2014
26/01/2014
26/01/2014
26/01/2014
25/01/2014
27/01/2014
26/01/2014
MOBBING, VA DIMOSTRATA LA PERDITA DI PROFESSIONALITA'
CAMBIO RETROATTIVO PER I CONTRIBUTI NEI GIORNI DI ASSENZA
IL "SALARIO MINIMO" FA BENE AL LAVORO
INAIL, SCATTA LA RIDUZIONE DEL CUNEO
CENSIMENTO PER LA RAPPRESENTANZA
INCARICHI, NOMINE L'ETERNO SCANDALO NAZIONALE
Int. a M.Sarmi: "POSTE, COSI' ANDREMO SUL MERCATO
UN'OCCASIONE PER CLIENTI E DIPENDENTI"
INPS, MASTRAPASQUA VERSO L'ADDIO
Int. a G.Bongiorno: "E ORA LO STATO RICONOSCA ALLE DONNE DI
CASA UN SALARIO E UNA VERA PENSIONE"
LA BUSTA PAGA VIRTUALE DELLE CASALINGHE "IL LORO LAVORO
VALE 7MILA EURO AL MESE"
ADDIZIONALI, PIU' 30% IN 5 ANNI PENSIONI E STIPENDI PROSCIUGATI
DISOCCUPAZIONE, PICCOLI RITOCCHI ALL'ASSEGNO INPS
CON RENZI LA NEBBIA E' FINITA
NON CI SONO I DECRETI OTTOMILA LAVORATORI . RESTANO SENZA
CASSA
I SALARI CINESI CRESCONO DEL 10%
AMMINISTRATORI GIUDIZIARI AL VIA L'ALBO PROFESSIONALE
CO.CO.PRO. PROROGA PER L'EMENS
SINDACATI A FIAT: ORA GLI AUMENTI
PROPOSTE A MATTEO RENZI E A SUSANNA CAMUSSO
LA CRISI HA BRUCIATO 200 MILIARDI "SENZA RIFORME NON SI
RECUPERA"
RAPPRESENTANZA, IL CORAGGIO DELL'AUTORIFORMA
IL PREZZO DELLA CRISI: DUECENTO MILIARDI BRUCIATI NEL 2019 SI
POTRA' RECUPERARE SOLO META' DEL PIL
RIENTRO DEI CAPITALI SENZA ESCLUSIONI
"LE RIFORME DI MATTEO? NO, SONO LE NOSTRE"
RENZI: "NON SI TORNA INDIETRO SULLA RIFORMA"
LA CRISI DELLE VALUTE FERMA I MERCATI
QUEI 1,7 MILIARDI DI CREDITI CON LO STATO
ASSALTO AL DECRETO SUGLI ENTI LOCALI: IN PARLAMENTO
TORNANO LE MANCE
IL TESORO DICE NO A USARE I FONDI PER RIDURRE LE TASSE
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26-01-2014
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Prof da pensione ccprigionieri» a scuola
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Quotidiano
Hanno 35 anni di insegnamento: per la legge Fornero ne servono 41e6 mesi
I4000 docenti si appellano aLetta: mandateci acasa e fate largo ai giovani
Natalia Poggi
[email protected]
• Hanno inondato le poste
elettroniche dei più importanti quotidiani con email praticamente uguali (cambiano solo
le firme). Sono insegnanti di
scuola, perlopiù dell'infanzia,
e scrivono a nome dei 4000 colleghi della cosiddetta «Quota
96». Non stiamo parlando di
docenti precari che reclamano un'assunzione in pianta
stabile ma colleghi vicini alla
soglia dei sessant'anni chevorrebbero andare in pensione.
Ma non possono farlo nonostante abbiano accumulato 35
anni di lavoro che fino al 2011
bastavano e stravanzavano.
Questi 4000 docenti (ma sem brache in tutt'Italiasianomolti di più) sono «vittime» della
legge F omero che ha già eleva to, dal 1° gennaio del 2012,
l'età minima per accedere
all'assegno di quiescenza da
60 a 62 anni. Nel 2014, come
previsto, la forbice è aumenta-
ta: servono 63 anni e 9 mesi.
Tra due anni aumenterà ancora. Inoltre chi non possiede il
requisito dell'età anagrafica
deveavereun'anzianitàcontributivadi41 annie6mesientro
il31 dicembre2014 (per gli uomini un anno in più).
Una bella botta per quei docenti che erano pronti a tagliare il traguardo accarezzando
l'idea di cambiare la vita per
potersi dedicare finalmente alle attività preferite e sempre accantonate, alla famiglia, ai
viaggi
o semplicemente
all'ozio. In verità i 60enni possono anche andare in pensione se proprio insistono. ma
vengono fortemente penalizzati e rischiano di perdere quasi ogni mese il 20% della pensione, circa300-400 euro. Senza possibilità di recupero e
«con questi chiari di luna - confessa un insegnante - in pochi
se la sentono a rinunciare a
quanto spetta loro di diritto dopo tanti anni di docenza». E Così gli insegnanti si sentono an cora una volta cornuti e maz-
ziati. Ma torniamo alle lettere
di protesta che mettono il dito
nella piaga: «Siamo tenuti in
classe e in servizio forzato
mentre centinaia di migliaia
di giovani sono per strada senza lavoro». Non è una novità:
nella scuola italiana, l'età media delle assunzioni è intorno
ai 40 anni. Due insegnanti su
tre hanno almeno 50 anni.
Quelli con meno di 30 anni sono appena lo 0,5%, in Germania il 3,6%, in Spagna il 6,8%.
Insomma un corpo docente
«vecchietto» che resta imbullonato alle cattedre suo malgrado anche in virtù di certi governi che a parole si impegnano a
favorire l'entrata dei giovani
nel mondo del lavoro e nei fatti procrastinano l'uscita degli
aventi diritto. Fino a rasentare
il ridicolo. «È possibile che i
bambini di tre anni abbiano
maestre d'asilo di 61 o 62 anni?» si chiedono nella lettera i
docenti ai quali non resta ora
che scuotere il governo Letta
affinché «si trovino le risorse
per mandare in pensione gli in -
segnanti di Quota 96 e per rimediare all'errore del governo
Monti».
«Serve un patto di turn over
generazionale almeno nelle
scuole» aggiungono «considerando che in Italia un giovane
su tre è disoccupato». In effetti
le maestre d'asilo - nonne non
sono una rarità.«Francamente per lavorare in una classe di
25-28 bambini trai 3 e 5 anni ci
vogliono sì esperienza e com petenze ma anche tanta energia fisica - dice un'altra insegnante- e una forte spintamotivazionale che, chi si sente arrivato al capolinea dopo una
lunga carriera, non ha più». E
allora che si può fare se, obtortocollo, bisogna tirare comunque avanti fino ai 6 5 anni? «Si
potrebbe pensare alla creazione di ruoli alternativi alla docenza pura - spiega Maria Rita
De Santis reponsabile~La­
zio - attività di supporto, di ricerca, di progettualità innovativa oppure orientata sui rapporti con le famiglie. Ma su
questo fronte nella scuola italiana stiamo all'anno zero».
11111.1
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L'ex
ministro
Elsa Fornero
ministro del
governo
Monti
ha firmato
la discussa
riforma
delle pensioni
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IL GIOBIALE
DI VICENZA
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ISTRUZIONE. li sindacato critico sulla riforma
Le scuole vicentine
e il decreto Carrozza
«Troppiproblenli>>
ma
11 segretario dello
«Buone alcune proposte
ma l'attività di formazione
non viene retribuita»
Bambini in classe. ARCHIVIO
mente dai docenti. Molte scuole hanno predisposto da anni
il testo d'istituto per tutte le
materie, con le dispense realizzate e integrate annualmente
dai docenti. Un risparmio
enorme per le famiglie nel rispetto della libertà d'insegnamento». Cos'è che non va?
«Due i punti discutibili:
l'attività di formazione obbligatoria degli insegnanti e il finanziamento alle regioni in
rapporto ai livelli di apprendimento degli alunni. Sul primo
punto si viola il contratto di lavoro con l'aggravio del servizio non retribuito. Sul secondo punto passa il messaggio
che nelle regioni dove i risultati degli apprendimenti sono inferiori alla media nazionale, la
colpa sia degli insegnanti».es.N.
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Dal prossimo settembre anche la scuola vicentina dovrà
fare i conti con il nuovo decreto del ministro dell'istruzione
Anna Maria Carrozza, convertito in legge nel novembre
scorso. Le novità riguardano
docenti, dirigenti, libri di testo
e welfare studentesco. Ci sono
anche indicazioni per ridurre
la dispersione scolastica.
Non mancano, fa notare Doriano Zordan, segreiaç3Jovinciale del sindacato • di
Vicenza, zone d'ombra «I oontenuti sembrano più una somma di proposte che interventi
radicali e innovativi. Ad esempio, l'introcluzione di un'ora di
geografia generale ed economicanegli istituti tecnici e professionali è un arricchimento
dell'offerta formativa, ma pesa il mancato potenziamento
delle materie di laboratorio e
un'utilizzazione ottimale dei
docenti tecnico-pratici». '
Sui testi scolastici il sindacalista continua: «È necessario intervenire per contenere i costi
a carico delle famiglie. Va però
espressa la preoccupazione
sul fatto che la norma sia coniugabile con la libertà dìinsegnamento e con l'adozione di
un libro di testo scelto libera-
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ILSECOLDXIX SAVONA
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SONO UN MIGLIAIO I DIPENDENTI PUBBLICI SAVONESI POTENZIALMENTE COINVOLTI. BOOM DI RICHIESTE Al PATRONATI
Statali, la beffa delle pensioni
A casa solo chi ha usufruito della 104 nell'anno 2011. Tagliati fuori tutti gli altri
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Quotidiano
SILVIA CAMPESE
Il
è il numero massimo
di domande, in Italia, che
potranno essere accolte
per andare in pensione
anticipatamente
sono gli insegnanti
che, in provincia
di Savona, sono andati in
pensione nel 2013. L'anno
prima erano stati 63
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oppure i 40di contributi, mentre per le
donne i 61 di età e i 20 di contributi.
SAVONA. Nel savonese potrebbe
Il subbuglio, ai sindacati, è grande e
coinvolgere più di un migliaio di per- le richieste di chiarimenti tantissime.
sone, ma quanti ne godranno real- «Le telefonate che ci arrivano sono
mente è tutto da vedere. Si tratta di moltissime - dice Anna Picillo, diretuna recente legge-finestra per le pen- tore provinciale Inca Cgil - ma sono
sioni del settore pubblico che dà la anche parecchie le domande che abpossibilità di "uscire" dal posto di lavo- biamo già inviato, almeno una sessanro e andare in pensione con i requisiti tina. E, di qui alla scadenza, ne faremo
pre-Fornero a coloro che abbiano usu- ancora molte, visto che i lavoratori che
fruito, nell'anno 2011, di congedo fa- usufruiscono della 104 Sono davvero
miliare o della legge 104 per l' assisten- molti». Un boom di congedi familiari
za di un parente. Unanormativacheha nel savonese e, quindi, un ampio numandato in tilt i patronati dei sindaca- mero di dipendenti, vicini alla pensioti che stanno lavorando alacremente ne, che sperano di poter godere dell'inper preparare le domande, che non do- sperata "finestra". «Pur apprezzando
vranno superare il termine del prossi- la normativa e considerandola una remo 26 febbraio. Anche se le perplessi- ale opportunità - dice laPicillo - apretà non sono poche tratoccuparci è il numero
tandosi di una opzione
ristretto di persone che
che pone delle limitane usufruiranno. Uno
zioni rigide e piuttosto
sforzo per mitigare i
discutibili. A partire
nefasti effetti della
Legge Fornero che, pedal confine temporale:
non è chiaro perché si
rò, non risolve il proapra l'opzione soltanto
blema
costituendo
l'ennesimo passetto in
per colore che hanno
usufruito della 104 nel
un continuo stillicidio.
La nostra opinione è
2011 e non in altri anni.
«SOMMERSI
E ancora, il numero
sempre una: la Legge
DALLE
complessivo, in tutta
Fornero deve essere
DOMANDE»
Italia, non potrà supecambiata per risolvere
il problema».
rare le 2.500 domande
accolte, mentre soltanI patronati in città
Le perplessità arrito nel savonese le risono stati presi d'asvano anche dal settore
chieste stilate superesalto all'annuncio
della scuola, che può
della nuova norma
godere dell'opzione,
ranno il migliaio. Il
comparto coinvolto,
come indicato da una
infatti, è ampio: si va
lettera inviata daldai dipendenti dell'Asl
l'Inps agli Uffici scolaa quelli degli enti pubblici e della scuo- stici regionali e provinciali. «Anche
la. Persone che avevano perso le spe- noi siamo sommersi dalle richieste di
ranze e per le quali si apre uno spira- chiarimenti - dice Enzo Sabatini, seglio, con la consapevolezza, però, che il gretario provinciale dello r;JmR!l - sonumero complessivo è assai ristretto e prattutto da quando abbiamo diffuso
che spetterà all' Inps stilare una gra- l'informativa ai nostri iscritti. Le teleduatoria i cui parametri non sono an- fonate sono tantissime e altrettanti i
cora del tutto chiari. In gioco dovreb- dubbi di docenti e personale Ata che
bero entrare la maggiore o minore vi- spera, dopo la vana attesa del provvecinanza ai requisiti pensionistici e la dimento per l'ormai nota "quota 96",
data di presentazione della domanda. di poter andare in pensione. Ma anche
Contando che i requisiti validi sono su questo fronte non ci arrendiamo e
quelli pre-Fornero, quindi, per gli uo- sappiamo che il lavoro, al Governo,
mini, i 65 anni di età e i 20 di contributi continua».
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ILSECOLDXIX SAVONA
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27-01-2014
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2/2
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PERPLESSITÀ SULLA NUOVA NORMA DA PARTE DI ENZO SABATINI, SEGRETARIO PROVINCIALE DELLO~n!1J.1
«IN QUESTO MODO SI CREANO FALSE SPERANZE:
CHIEDEREMO CHIARIMENTI SULLA GRADUATORIA»
SAVONA. Gli effetti della legge Fornero pesano
sui lavoratori savonesi in modo estremamente significativo. Per tutti e anche per quelli del mondo
della scuola, che hanno subito la beffadella "quota
96" che non considera le peculiarità dell'anno
pensionistico per chi lavora nelle scuole, con scadenzaal 31 agosto e non al 31 dicembre come gli altri comparti. I dati parlano chiaro. In Italia, nel
2012, erano andati in pensione 21.112 docenti e
5.336 Ata, mentre nel 2013 in pensione sono andati soltanto 10.009 docenti e 3.343 Ata. In sostanza, la metà. La situazione savonese rispecchia
quella nazionale. Al 31 agosto 2013, nella nostra
provincia, sono 41 gli insegnanti andati in pensione contro i 63 dell'anno precedente, mentre a Genova la differenza è ancora più marcata: 113 insegnanti nel 2013 contro i 235 del 2012. A fornire i
dati allarmanti è Enzo Sabatini, m!J che guarda
con una certa perplessità alla normativa che coinvolge chi ha usufruito della 104 nel 2011. «Per
quanto riguarda il savonese - dice Sabatini - nel
2013 sono andati in pensione 3 maestre della
scuola dell'Infanzia, 11 della Primaria, 12 delle
scuole medie e 15 delle superiori. Numeri risicati
e assai ristretti che, speriamo, siano preludio a
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Quotidiano
uno sblocco per il prossimo anno». Anche perché
il mondo del precariato è enorme e la mancanza di
ricambio generazionale impedisce l'ingresso in
ruolo di centinaia di insegnanti che attendono ormai da anni un posto fisso. «Con questa nuova
normativa - dice Sabatini - la preoccupazione è
quella di creare false speranze trai lavoratori, poiché il numero di chi potrà usufruirne, pur avendo
i requisiti, in Italia è ridotto. Tuttavia, stiamo assistendo nella compilazione della domanda online,
che deve partire non oltre il 7 febbraio, tutti i docenti e gli Ata che ce lo chiedono. Pensiamo che
nonsidebbaperderel'opportunità,macertocisono molte cose che destano dubbi e perplessità suila gestione della nuova partita». Da comprendere
meglio, secondo Sabatini, in base a quali criteri
verràstilatalagraduatoriainps.«Suquestoaspetto - dice- chiederemo ulteriori chiarimenti anche
perché il tempo è poco e i lavoratori, che sul tema
dellepensionihannosubitountiraemollapesantissimo,sonostufievoglionorispostechiare.L'invita che rivolgiamo a tutti, comunque, è di non illudersi troppo, anche perché solo nella scuola gli
interessati della nostra provincia potrebbero essere più di duecento e non ci sarà posto per tutti».
s.c.
068391
Un'insegnante di una scuola primaria. La nuova norma può applicarsi al personale scolastico
Enzo Sabatini, segretario provinciale~
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1
Scuola, anche
i presidi
.
scioperano
TARANTO - Dirigenti
scolastici in sciopero il 14
febbraio: lo hanno deciso
Cisl Scuola, Uil Scuola e
tl!i1iltm'll dopo
l'incontro di tentata conciliazione svoltosi al Miur.
La questione è quella
della decurtazione apportata al fondo che alimenta
una parte delle retribuzioni, "a causa di una lettura
molto rigida del MEF",
che i sindacati contestano nella sua legittimità,
delle norme di contenimento dei salari pubblici
varate nel 201 O. Lo sciopero punta a respingere
interventi di "retrocessione" retributiva.
Martedì 28 gennaio l'incontro con il ministro
Carrozza chiesto dalle
organizzazioni sindacali
per affrontare le diverse
emergenze: dalla questione degli scatti di
anzianità, tamponata ma
non risolta col decreto
legge varato venerdì
scorso, a quella delle
posizioni economiche del
personale Ata, alla decurtazione delle retribuzioni
dei dirigenti scolastici,
con la proclamazione
dello sciopero della dirigenza per il 14 febbraio.
068391
mm
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Quotidiano
Il Sole?]{! mmrn
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milìoni
Le famiglie
Sono le famiglie interessate
dalle iscrizioni online
Le novità dell'anno scolastico 2014/2015
Gli istituti di qualità per trovare lavoro
Una bussola per le iscrizioni online
Per le prime classi invio dal 3 al 28 febbraio - Da oggi possibile registrarsi sul sito del Miur
Ritaglio
Scuola: testate nazionali
giorni. Non si tratta infatti di un Per prima cosa i genitori dovran-
ta, cioè non ancora compilata in
click-day e non è previsto che no registrarsi sul sito del Miur per tutte le sue parti obbligatorie; in
le domande arrivate per prime
siano accolte con priorità dalle
scuole. Come per lo scorso anno il sistema sarà disponibile
24 ore su 24, co)Upresi sabato e
domenica, fino al 28 febbraio.
Le famiglie senza connessione
internet possono rivolgersi alle segreterie delle scuole, che
dovranno offrire consulenza e
supporto.
Si continueranno a utilizzare i modelli cartacei per le iscrizioni alla scuola dell'infanzia
(si veda l'articolo in basso),
quelle di lingua slovena, quelle
delle province di Aosta, Trento e Bolzano e per i corsi rivolti
agli adulti, oltre che per i corsi
di formazione professionale regionali. Per le paritarie, invece,
l'adesione all'iter digitale è facoltativa. Inoltre, anche
quest'anno, per l'iscrizione degli alunni con disabilità, è previ-
ricevere sulla propria casella di
posta elettronica il codice personale di accesso al servizio (operazione possibile già da oggi). Poi bisognerà individuare la scuola.
Ogni istituto viene identificato
da un "codice scuola" e se non lo
si conosce si può ricercare attraverso il portale «La scuola in chiaro» (http://cercalatuascuola.
istruzione.it/cercalatuascuola/),
che permette di individuare tutte
le sedi più vicine a casa (si può impostare lopzione «Intorno ame»
e stabilire l'ampiezza del raggio
di distanza). Ultimo passaggio è
la domanda di iscrizione vera e
propria (dal 3 al 28 febbraio): nel
modulo andranno indicati dati
anagrafici dello studente, della
scuola scelta e preferenze
sull'orario scolastico (per elementari e medie) o l'indirizzo di studio
(nel caso delle superiori).
Le regole per modificare
sta una procedura web da per- Fino al momento dell'inoltro,
fezionare con documentazio- l'iscrizione può essere sempre
ne cartacea.
modificata. La variazione può essere effettuata solo se la domanLa procedura telematica
da si trova in tre stadi: incomple-
stampa
ad
uso esclusivo
del
destinatario,
non
lavorazione, quindi completata
ma non ancora inoltrata; o restituita in attesa di ulteriori informazioni. Un modulo di iscrizione
giàinoltrato, però, non può più essere modificato online. Per questa ragione è fondamentale contattare il prima possibile la scuola
destinataria del modulo e chiedere la sua restituzione entro i termini. Una e-mail dal Miur informerà gli utenti dell'avvenuta restituzione e solo allora sarà possibile
effettuare nuove modifiche.
Dopo il28 febbraio le scuole valutano le domande e procedono
all"'accettazione": se necessario,
contattano le famiglie per ricevere chiarimenti. Se non c'è posto e
la richiesta non è accolta, sarà direttamente il sistema a smistarla
a un altro plesso, rispettando le
preferenze indicate. Tutte le variazioni di stato della domanda
(inoltrata, accettata, smistata, restitutita), assicurano dal Miur,
saranno notificate via mail agli indirizzi forniti nella procedura di
registrazione.
~,
H!PROOUZIONE fllSERVATA
068391
Francesca Barbieri
Un mese di tempo per decidere il futuro scolastico dei figli. Da
oggi e per tutta questa settimana
le famiglie potranno "accreditarsi"alportaledelMiur(www.iscrizioni.istruzione.itl prima che si
aprano ufficialmente i termini
per l'iscrizione all'anno scolastico 2ol412015, da effettuare tra il 3
e il 28 febbraio. Iscrizione che
per le prime classi di primaria, secondaria di primo e secondo grado dovrà avvenire esclusivamente compilando i moduli web.
Dopo il debutto dello scorso
anno - che aveva avuto qualche
intoppo iniziale a causa del sovraffollamento di richieste - nel
secondo anno "digitale" per le famiglie interessate (circa i,5 milioni) è questa la principale novità,
con la possibilità di cominciare a
registrarsi una settimana prima
rispetto all'apertura dei termini
per l'invio della domanda e ricevere già il codice di accesso.
Una chance in più, fermo restando che l'iscrizione può essere
fatta nel lasso di tempo indicato
(dal 3 al 28 febbraio), senza aver
urgenza di affrettarsi nei primi
riproducibile.
Pag. 18
Quotidiano
Il Sole?]{! mmrn
Data
Pagina
Foglio
IL FOCUS
Decreto scuola
sotto la lente
LA GUIDA
!lll1ilm'
li decrçW scuola
Molte le novità del testo della
legge 128/2013 di conversìone
del decreto 104/13 che stanzia
circa 470 milioni per
f'istruzfone.Dalleassunzioni
di69mila docenti e 16mila Ata
agli ìliuti per il diritto atto·
studio, come i contributi alle
Corsi all'estero
dal liceo al master
Che si voglia partecipate
all'Erasmus, frequentare un
master all'estero o iscriversi
oltreconfine sin dal l1ceo, la
regola d'oro è sempre la
stessa: giocared'antkipo.
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regole da seguire, stilati con i
suggerimenti degli esperti in
mobUità delle università
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imprese e scuola, che si
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SPECIALE SCUOLA
La scelta giusta
periftBli
Unindtrino echtdeveistrive
prlmedassidi . tari,
medie esuperiori che
potranno scrivere a
[email protected].
Alledomandesi cercherà di
dare una risposta lunedì 3
febbraiodaUe22a
mezzanotte a <c5peciale
scuola: quale scelta peri
nostri figli».
Domande in diretta
telefonando all'800 24 oo 24
In collaborazione con:
RADIO. 24
lA~,,,ftlSl!N'il.
I passaggi-chiave
SCADENZE
GENNAIO
LE FAMIGLIE INTERESSATE
•
Le isc;rizioni online riguardano le prime classi di ogni corso
di studi (primaria, secondaria di primo grado, secondaria
di secondo grado)
Esclusi: scuole dell'infanzia, scuole in lingua slovena, scuole delle province di Aosta, Trento
e Bolzano, i corsi per l'istruzione degli adulti e i corsi di formazione professionale regionali
068391
IL PERCORSO
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Scuola: testate nazionali
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destinatario,
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riproducibile.
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Quotidiano
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Foglio
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La scelta della scuola
Dopo aver deciso per quale scuola effettuare l'iscrizione è necessario indicare l'istituto
attraverso il "codice scuola" che può essere richiesto o direttamente all'istituto oppure
, . ottenuto attraverso il portale "La scuola in chiaro" del Miur:
cercalatuascuola.istruzione.it/cercalatuascuola/ inserendo il nome dell'istituto o l'indirizzo
Nel modulo di iscrizione si possono indicare fino a un massimo di 3 scuole,
specificando l'ordine di preferenza. Inoltre, con riferimento alle scuole
secondarie di secondo grado, la famiglia può indicare fino a 3 indirizzi
di studio (qualora presenti nella scuola prescelta), in ordine di priorità
•
~
=~ } / •. IlLeMiur
modifiche
riserva alle famiglie la possibilità di cancellare o modificare
una domanda in corso di lavorazione, anche dopo averla compilata via web.
Il sistema di iscrizioni online attiva una procedura di invio di e-mail
per notificare lo stato di avanzamento dell'iscrizione
La domanda inoltrata arriva sia alla scuola di iscrizione che alla scuola
di attuale frequenza dello studente che viene informata della scelta
""
effettuata
La famiglia riceve una e-mail di conferma dell'avvenuta tra missione
della domanda
Le regole per iscrivere i bambini di tre anni
Alla materna resiste il modulo di carta
Serena Riselli
sti, avranno precedenza le domande di coloro che sono nati
entro il 2014.
Inoltre, bisogna considerare
che l'ammissione dei bambini
alla frequenza anticipata non
dipende solo dalla disponibilità dei posti e dall'esaurimento
delle liste di attesa, ma anche
dalla disponibilità di locali e dotazioni idonee a rispondere alle diverse esigenze dei bambini di età inferiore ai tre anni e
dalla valutazione pedagogica e
didattica del collegio dei docenti.
Gli orari di funzionamento
della scuola dell'infanzia sono
fissati in 40 ore settimanali,
che possono essere ridotte a 25
oppure aumentate a 50 a seconda delle richieste dei genitori e
nel rispetto dell'orario annuale
massimo delle attività educati-
ve.
Successivamente alla consegna delle richieste di iscrizione, ogni istituto scolastico redige una graduatoria per l'ammissione dei bambini alle scuole
materne, in base ai criteri esposti e ai diversi regolamenti scolastici interni.
Per l'anno scolastico
2013/2014, secondo i dati forniti
dal Miur, su un totale di quasi
otto milioni di studenti, circa
un milione sono quelli iscritti
alla scuola dell'infanzia. Mentre su oltre 41mila sedi scolastiche su tutto il territorio nazionale, il 32,5°10 sono quelle che
ospitano una scuola materna,
con una concentrazione particolare in Campania, Sicilia,
Lombardia e Lazio (oltre mille
sedi per regione).
!\'.)RIPRODUZIONE R'.StRVAT A
068391
Niente iscrizione sul web
per le scuole materne. Mentre
scatta il secondo anno di obbligo per l'iscrizione online alle
scuole primarie e secondarie,
rimangono escluse da questa
nuova procedura le scuole per
l'infanzia.
Le iscrizioni alla scuola materna, infatti, dovranno essere
effettuate attraverso un modello di domanda cartaceo (modello A) da ritirare presso la sede
scolastica oppure da scaricare
dal sito web del Comune di appartenenza oppure direttamente dal sito del ministero
dell'Istruzione. Il modello va
poi consegnato entro il 28 febbraio 2014 presso la segreteria
della sede scolastica relativa al
proprio bacino di utenza.
Contestualmente i genitori
del bambino dovranno compilare e consegnare anche un secondo modulo (modello B) relativo all'insegnamento della
religione cattolica. Per chi invece decidesse di non avvalersi
di questa possibilità, ci sarà un
ulteriore modello da compilare (modello C) all'inizio dell'anno scolastico, per la scelta delle
attività alternative.
I requisiti per l'iscrizione alla scuola dell'infanzia riguardano l'età del bambino: possono
essere iscritti i bambini che entro il 31 dicembre 2014 abbiano
compiuto o compiano il terzo
anno di età. Possono essere
iscritti anche i bambini che
compiranno tre anni entro il 30
aprile 2015, ma nel caso in cui il
numero di domande sia superiore alla disponibilità dei po-
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del
destinatario,
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riproducibile.
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Quotidiano
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Le novità
Più <<link>> tra aule
e mondo produttivo
di Nicola Da Settimo
cuola e mondo del lavoro.
Nelle intenzioni del legislatore, che a questo tema ha
dedicato particolari attenzioni e
risorse con il decreto scuola (104
del 2013, convertito nella legge
uS/13), il 2014 dovrebbe essere
l'anno di un deciso passo avanti
in tre principali direzioni: lo sviluppo dell'orientamento, il potenziamento dell'offerta formativa in alternanza scuola-lavoro e
la valorizzazione dell'apprendistato.
Orientamento nel Pof
I progetti di orientamento diventano parte integrante del Piano
dell'offerta formativa e devono
essere pubblicati sul sito Internet della scuola. Lo scopo
dell'orientamento, in base a
quanto indicato dal decreto, è
«facilitare una scelta consapevole del percorso di studio e di favorire la conoscenza delle opportunità e degli sbocchi occupaziona-
li». I percorsi prevedono misure
per «far conoscere il valore educativo e formativo dellavoro, anche attraverso giornate di formazione in azienda, agli studenti
della scuola secondaria superiore, con particolare riferimento
agli istituti tecnici e professionali».
Viene dunque riconosciuto il
ruolo economico e di interesse
generale dell'orientamento (in linea con l'obiettivo strategico di
Lisbona 2000), con il coinvolgimento anche delle Camere di
commercio e dell'associazionismo.
Per le scuole, dunque, si tratta
di passare da un approccio meramente informativo e promozionale, a uno che miri a costruire
un processo educativo globale
della persona, che deve investire
tutte le discipline.
Si tratta cioè di un processo di
formazione continua all'interno
del quale ogni scuola autonoma
deve definire un suo curriculum
orientativo che prepara lo studente al "longlife learning", l'ap-
nico-laboratoriali più avanzati.
Infine, è previsto dall'articolo
prendimento lungo fotto il corso
8-bis un piano sperimentale per
della vita.
il triennio 2014-2016 per lo svolgiTirocini e stage
mento di periodi di formazione
Specifiche misure facilitano la re- in aziende degli studenti degli ulalizzazione di alternanza scuola- timi due anni delle scuole seconlavoro, tirocini e stage. Un appo- darie di secondo grado: a questo
sito regolamento entro 60 giorni fine saranno stipulati contratti di
dall'approvazione della legge de- lavoro di apprendistato, con onefinirà diritti e doveri, anche in ri a carico delle imprese interesmateria di sicurezza sui posti di sate. La norma necessita di un delavoro, degli studenti dell'ultimo creto interministeriale di attuabiennio delle superiori impegna- zione.
Occorre precisare che l'alterti nel sistema dell'alternanza
scuola-lavoro, attività di stage, nanza scuola-lavoro e l'apprendidi tirocinio e di didattica di labo- stato sono istituti giuridici distinratorio. Inoltre, l'articolo 16 del ti: infatti, mentre il primo è una
decreto 104 prevede misure di metodologia didattica in cui il
formazione obbligatoria dei do- giovane mantiene lo status di stucenti, avente, tra gli altri, lo sco- dente e il percorso è gestito dalla
po di aumentarne le competenze scuola; il secondo è un vero e proper favorire i percorsi di alter- prio contratto di lavoro (per cui
nanzascuola-lavoro, anche attra- è prevista una retribuzione), ma
verso periodi di formazione pres- ha anche un contenuto formatiso enti pubblici e imprese; non- vo, di competenza della scuola,
ché di promuovere lo sviluppo per cui è possibile conseguire tiprofessionale specifico dei do- toli di studio tramite apprendicenti coinvolti, attraverso l'ap- stato.
prendimento degli strumenti tee~RJPRODJZ'.ONERISERVATA
Le regole
Per elementari e medie
la scelta del piano orario
Iscrizione anticipata per chi compie 6 anni entro aprile 2015
Le ricordiamo tutti come le
"elementari" e le "medie". Ma è
dai tempi della riforma Moratti,
nel 2003, e della riforma Gelmini, nel 2009, che si chiamano ufficialmente scuola primaria e
scuola secondaria di primo grado. Le famiglie con figli che compiono i 6 anni di età entro il 31 dicembre 2014 sono chiamate a
scegliere l'istituto e l'orario di
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Scuola: testate nazionali
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ad
uso esclusivo
del
destinatario,
non
scuola primaria, così da avere un
parere qualificato circa l'opportunità di far avanzare il bimbo
verso il primo ciclo dell'istruzione scolastica.
I piani orari e l'inglese
Per chi iscrive i figli alla scuola
primaria, la prima decisione da
prendere riguarda l'orario di frequenza delle lezioni. Quattro le
opzioni possibili: 24, 27, 30 e 40
ore (si veda l'articolo sottostante). Un'altrasceltaindividualeri-
riproducibile.
Pag. 21
068391
PAGINA ACURA DI
Andrea Curiat
primaria per i bambini che compiono i sei anni di età dopo il 31
dicembre del 2014, e comunque
entro il 30 aprile del 2015. L'ammissione, però, non è automatica ma è subordinata alla disponibilità dei posti nella scuola di riferimento, e ai criteri di precedenza nelle selezioni dei bambini deliberati dal consiglio di istiIscrizione anticipata
tuto. È inoltre consigliabile conIl decreto legislativo 59 del 2004 sultare i docenti della scuola
prevede anche una possibilità di dell'infanzia già frequentata dal
iscrizione anticipata alla scuola bambino prima di procedere
all'iscrizione anticipata alla
frequenza per il debutto dei bimbi nel mondo dell'istruzione. I
bambini dagli n anni di età devono invece essere iscritti alla
scuola secondaria di primo grado, di durata triennale, che si
concluderà con l'esame di Stato
di primo ciclo necessario per accedere alle superiori.
Il Sole?]{! mmrn
Data
Pagina
Foglio
guarda il corso di religione, che
impegna 2 ore settimanali alle
primarie e I ora alle secondarie.
Al momento dell'iscrizione si
hanno tre alternative: selezionare la frequenza del corso, optare
per attività alternative che saranno organizzate dalla scuola con
appositi insegnanti e comunicate ai genitori entro l'avvio
dell'anno scolastico, o piuttosto
permettere ai figli la libera attività di studio senza supporto di un
docente dedicato.
Anche chi iscrive i figli alla
scuola secondaria di primo grado deve scegliere tra due diversi
piani orari: un modulo normale
da 30 ore settimanali, o il tempo
pieno da 36-40 ore.
Ai genitori - nelle scuole medie che lo prevedono - è rimessa
la facoltà di selezionare l'insegnamento potenziato dell'inglese, che aumenta le ore settimanali di lezioni da 3 a 5, sacrificando
però 2 ore normalmente dedicate a un altra lingua comunitaria.
Attenzione: la scelta dell'inglese
potenziato, da effettuare al momento dell'iscrizione al primo
anno, ha valore vincolante per
l'intero corso.
Un'ulteriore scelta possibile
è quella della scuola secondaria di primo grado a indirizzo
musicale. Oltre al normale orario effettuato dagli altri studen-
ti, gli alunni di queste sezioni
sono impegnati, solitamente
per due o tre giorni alla settimana, in lezioni di musica (si veda
l'articolo in basso).
Piano dell'offerta formativa
La scelta della scuola primaria e
della scuola secondaria di primo
grado è un momento importante per le famiglie. Quasi sempre
la decisione tra diversi istituti è
condizionata da ragioni pratiche, quali la vicinanza al dmnicilio o al luogo di lavoro. È comunque possibile effettuare una valutazione più approfondita approfittando degli "open day" organizzati dalle scuole a vantaggio
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dei genitori. Prima dell'iscrizione, può essere utile anche consultare i piani dell'offerta formativa (PoD: si tratta di documenti
elaborati su base territoriale che
esprimono le scelte pedagogiche e organizzative delle scuole,
pur riservando ai singoli istituti
e ai docenti la flessibilità necessaria per personalizzare ulteriormente l'offerta formativa sulla
base delle esigenze reali degli
studenti. Spesso il passaparola
resta il miglior ausilio alla scelta,
e in ogni caso vale la pena chiedere i pareri di altre famiglie del posto circa la qualità dei docenti e
dei servizi offerti.
www.ecostampa.it
Quotidiano
©R!PRi::JIJllONERISERVATA
11
Quattro <<tempi>> possibili
teatro, sport, cinema e tv. In
alternativa, e in base alla
disponibilità dei posti e dei servizi
attivati dall'istituto di riferimento,
si può scegliere il tempo pieno: 40
ore settimanali distribuite
nell'arco dis giorni. In fase di
iscrizione viene richiesto di
indicare, con diverse priorità, fino
a un massimo di tre preferenze di
orario. L'accoglimento delle
opzioni fino a 30 ore settimanali o
per il tempo pieno è subordinato
all'esistenza delle risorse di
organico e della disponibilità di
adeguati servizi (da rendere nota
anche con un'indicazione ad hoc
sul modulo online di iscrizione).
L'adozione del modello di 24 ore si
rende possibile solo in presenza di
un numero di domande che
consenta la formazione di una
classe.
In tutta Italia, più di 10mila
classi usufruiscono oggi del
modello a tempo pieno.
Anche chi iscrive i figli alla
scuola secondaria di primo
©RIPROD~JZ!CNt
RI'lrRVAìA
068391
Per chi iscrive i figli alle
elementari o alle medie, la prima
decisione da prendere riguarda
l'orario di frequenza delle
lezioni.
Per la primaria i normali
moduli settimanali sono da 24, 27
e 30 ore distribuite nell'arco di 5 o
6 giorni, secondo
l'organizzazione delle singole
scuole.Nel modulo da 30 ore
sono incluse anche le attività
opzionali e facoltative, come i
laboratori di lettura, musica,
grado deve scegliere tra due
diversi piani orari: un modulo
normale da 30 ore settimanali,
oppure 36 ore, elevabili a 40
(tempo prolungato), in presenza
di servizi e strutture idonee a
consentire lo svolgimento
obbligatorio di attività didattiche
in fasce orarie pomeridiane.
L'accoglimento delle opzioni di
tempo prolungato è subordinata
ali' esistenza di risorse in
organico e alla disponibilità di
adeguati servizi, circostanze che
dovranno essere portate a
conoscenza dei genitori, con
un'apposita nota da prevedere
sul modulo online di iscrizione.
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destinatario,
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riproducibile.
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L'inglese si può potenziare
' Nel recente decreto
scuola (104/ 2013) si stabilisce
che l'insegnamento
dell'inglese debba
cominciare già dalla scuola
materna, almeno per quanto
riguarda l'acquisizione dei
primissimi elementi della
lingua straniera. Quando i
bambini arrivano alla scuola
primaria, le ore di inglese
diventano una alla settimana
per il primo anno, due ore
nella classi seconde e tre ore
nelle restanti classi. Giunti
alle scuole secondarie di
primo grado si può scegliere
di intensificare la
preparazione dei figli
concentrandosi proprio
sull'inglese, ma solo se la
scuola lo prevede.
Normalmente, infatti, i
moduli orari settimanali
prevedono 3 ore di corsi
anglofoni e 2 ore in una
seconda lingua straniera di
origine comunitaria, a scelta
prevalentemente tra
spagnolo, francese, tedesco.
Ma ai genitori - nelle scuole
che lo prevedono - è rimessa
la facoltà di selezionare, in
alternativa, l'insegnamento
potenziato dell'inglese, che
aumenta le ore settimanali di
lezioni da 3 a 5. In questo
caso, però, si sacrificano le 2
ore della seconda lingua
comunitaria. Un'opzione che
ha suscitato le critiche di
diverse associazioni degli
insegnanti di lingua straniera,
che rilevano come questa
scelta riduca la pluralità di
insegnamenti e conoscenze a
disposizione dei giovani
italiani, in contrasto con le
prassi comunitarie. E che ha
fatto fatica a decollare, con
poche scuole che offrono
questa possibilità.
Critiche a parte, i genitori
devono prestare attenzione a
un fattore in particolare: la
scelta dell'inglese potenziato,
da effettuare al momento
dell'iscrizione al primo anno,
ha valore vincolante per
l'intero corso.
[· R'.PR'.]JU?:~;NE
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Quotidiano
KISEHVA~A
31
Più musica nei programmi
nonché alla teoria e lettura
della musica, per almeno
un'ora a settimana. In base
all'organizzazione della
scuola e alle richieste dei
genitori, può essere coinvolta
un'intera sezione dedicata
all'indirizzo musicale oppure
può essere assemblato un
gruppo di alunni provenienti
da classi diverse. Gli studenti
di ciascuna classe vengono
ripartiti in quattro gruppi, il
più omogenei possibile nel
tutte le sue parti obbligatorie; in
lavorazione, owero completata
ma non ancora inoltrata alla
---scuola di destinazione; o respinta
in attesa di ulteriori informazioni,
quando l'istituto destinatario si è
trovato nell'impossibilità di
recepirla e accettarla. Il sistema di
«iscrizioni online» attiva una
procedura di e-mail, che notifica
lo stato di avanzamento
dell'iscrizione.
Un modulo di iscrizione già
inoltrato non può più essere
Rimediare agli errori
rhodificatoonline. Perquesta
Può capitare di commettere un
ragione, bisogna contatta re il
errore nella compilazione del
prima possibile la scuola
modulo di iscrizione. Cosa fare,
destinataria del modulo, e
però, se ci si accorge del problema chiedere la sua restituziooe entro
solo dopo avere inviato la
i termini di presentazione delle
richiesta attraverso il sito del
domande.
Miur? La cancellazione può essere Alcuni errori possono invece
effettuata solo se la domanda si
essere corretti direttamente dalla
trova in tre stadi: incompleta,
scuola di destinazione. Caso a
owero non ancora compilata in
parte per itcodice fiscale dei
1.j;1111•
~~~--
--
Ritaglio
Scuola: testate nazionali
stampa
ad
numero, per l'insegnamento di
quattro diversi strumenti
musicali selezionati dal
collegio docenti tra quelli
indicati nel decreto
ministeriale 201del1999· Gli
strumenti sono scelti sia in
base all'interesse manifestato
dalle famiglie, sia in base alla
presenza di docenti qualificati
in graduatoria, sia alla luce
delle possibili collaborazioni
con altre realtà nel territorio.
Il tempo scuola è di 33 ore: 30
genitori, che è un campo
·t! RJPfl.ODU?!O~iE RlSERVAì A
immodificabile. Neanche
l'istituto scolastico potrà
modificare il dato
immediatamente, ma dovrà farlo
successivamente sui propri
sistemi di archiviazione dati per la
segreteria scolastica.
uso esclusivo
©RJPRODUZICNER:SERVATA
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Quando si iscrivono i figli
alla scuola secondaria di
primo grado è possibile
scegliere l'indirizzo musicale.
Oltre al normale orario
effettuato dagli altri studenti,
gli alunni di queste sezioni
sono impegnati, solitamente
per due o tre giorni alla
settimana, alla pratica
individuale o collettiva di uno
strumento musicale;
all'ascolto partecipativo; alle
attività di musica di insieme;
di orario normale, e 3 ore di
lezioni e pratica aggiuntive
ripartite in due o tre giorni alla
settimana. È bene ricordare
che l'insegnamento
strumentale non viene
considerato alla pari di un
vero e proprio corso
professionalizzante.
Attenzione: per accedere
all'indirizzo musicale è
prevista una prova
orientativo-attitudinale
predisposta dalla scuola che
ha lo scopo di selezionare i
ragazzi più dotati solo nel caso
in cui le richieste superino la
disponibilità dei posti.
del
destinatario,
non
riproducibile.
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Quotidiano
Il Sole?]{! mmrn
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I
Le criticità
Immagini e testi fuori posto:
così si aggiorna il sistema
Come procedere
se si riscontrano
problemi
di compatibilità
ALUNNI STRANIER.I
Codice provvisorio
Un problema particolare
riguarda gli alunni stranieri,
con cittadinanza non italiana,
sprowisti del codice fiscale
normalmente necessario per
procedere alla consegna del
modulo. Si tratta dei bambini
figli di immigrati "irregolari", e
degli alunni stranieri minori
non accompagnati, peri quali
l'articolo 38 del Testo unico
dell'immigrazione sancisce
comunque l'obbligo e il diritto
all'istruzione primaria.
Apartire da quest'anno è stata
inserita nel sistema online la
possibilità di generare un
codice "provvisorio", che
permette di completare con
successo l'iscrizione.
Saranno le scuole a inserire,
non appena possibile, il codice
definitivo nel portale dei
servizi del ministro
dell'istruzione (Si di).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
scuole erogheranno soltanto alcuni tra i tempi scuola possibili. Ad
esempio, nei piccoli comuni montani capita di frequente che molti istituti primari e secondari abbiano soltanto classi a tempo pieno. Come
possono i genitori sapere in anticipo se la loro preferenza di orario, indicatanel modulo di iscrizione, troverà rispondenza nell'offerta effettiva del singolo istituto scolastico?
La soluzione migliore consiste
nell'informarsi direttamente presso la segreteria della scuola di riferimento; inalternativa, si può comunque prestare attenzione al modulo
di iscrizione, dove gli istituti devono indicare a margine quali moduli
orari non siano erogati nell'anno
scolastico corrente.
Un problema ulteriore può nascere per i bambini che siano già
iscritti a una scuola, come nel caso
del passaggio dalle primarie alle secondarie di primo grado. Il modulo
chiede all'utente di registrare i dati
anagrafici dell'alunno e il suo codice fiscale. Se il sistema restituisce
l'avviso «Dati anagrafici dell'alunno non coincidenti con quelli presenti sull'Anagrafe alunni del Miur.
Rivolgersi alla scuola di attuale frequenza per verificare il disallineamento», significa che l'alunno risulta effettivamente già iscritto all'anagrafe nazionale degli studenti, ma
con dati identificativi non perfettamente coincidenti con quelli che il
genitore ha appena dichiarato. Nonostante l'avviso, i genitori possono comunque portare a termine
con successo l'iscrizione senza dover modificare i dati. Tuttavia, è necessario che prendano contatto
con le scuole di destinazione e di
provenienza per chiarire ed eventualmente correggere il disallineamento.
'e! R!PlO:J~JZJ:J"i~ R1SFRVATA
068391
Quando ci si iscrive alla scuola
primaria o alla secondaria di primo
grado, è bene tenere a mente alcune possibili criticità che possono
presentarsi durante la compilazione del modulo.
I problemi possono nascere sin
dall'accesso al sito dedicato del
Miur: immagini mancanti, menù
fuori posto, caselle di testo sovrapposte e confuse. Niente paura, si
tratta di un semplice problema di
compatibilità per gli utenti che utilizzano le ultime versioni di Internet Explorer. Per risolverlo basta
cliccare sul pulsante "visualizzazione compatibilità" che si trova sulla
barra degli indirizzi del browser e
che è raffigurato come una pagina
stracciata in due parti.
Una seconda criticità si era presentata nel 2013, quando per la prima volta erano entrate in vigore le
iscrizioni online obbligatorie. L'anno scorso, le scuole avevano la facoltà di escludere dal modulo di
iscrizione i tempi scuola che non sarebbero stati programmati nel corso dell'anno a venire. In altre parole, non sempre i genitori avevano a
disposizione tutti i moduli (da 24 a
40 ore settimanali) previsti dalla
legge. Diverse associazioni dei genitori avevano criticato l'impostazione del ministero, apparentemente in contrasto con l'articolo 4 del
Dpr 89/2009, in base al quale le istituzioni scolastiche sono chiamate
a scegliere i modelli orari autono-
mamente, sì, ma pur sempre sulla
base delle richieste delle famiglie.
Il ministero sembra avere recepito le critiche: quest'anno, le scuole
non potranno escludere a priori
nessuno dei tempi scuola dai moduli di iscrizione. I genitori potranno
quindi indicare la propria priorità
di preferenza tra tutte le opzioni
orarie previste dal ministero. A loro volta, le scuole recepiranno le
scelte delle famiglie e, in base a queste e alla disponibilità di risorse interne, procederanno poi a organizzare effettivamente i moduli orari.
Questo però significa che molte
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Secondaria di II grado
Tutte le opzioni delle superiori
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Quotidiano
Dai licei ai tecnici e ai professionali: oltre 40 i percorsi disponibili
PAGINA A CURA DI
Eleonora Della Ratta
I ragazzi che oggi frequentano al terza media devono decidere
a quale scuola superiore iscriversi
perché i genitori possano, entro il
28 febbraio, inoltrare la domanda
online attraverso il sito del Miur.
Come spesso accade, però, le idee
possono non essere del tutto chiare, divise tra passioni personali,
preoccupazione per il futuro lavorativo, un po' di incoscienza che
rischia di far pendere la bilancia
verso l'indirizzo consigliato da altri più che verso quello per cui si è
veramente portati.
Una bussola per la scelta
La riforma della scuola lo scorso
anno ha portato a un po' più di ordine nell'ampio ventaglio di offerte
tra licei, istituti tecnici e professionali e a settembre partirà anche l'attesa novità del liceo scientifico a indirizzo sportivo, che rischia di entusiasmare fin troppo i giovani appassionati di sport, ma che in realtà non è un percorso facilitato per
passare più ore in palestra che in
aula (e basta guardare la didattica
e il monte ore per ciascuna materia per capirlo). Tra le altre novità
anche l'insegnamento della geografia (generale ed economica)
che il ministero ha potenziato con
un investimento di 13,2 milioni: dal
prossimo anno scolastico ci sarà
un'orain più nel primo biennio degli istituti tecnici e professionali.
In tutto sono oltre 40 gli indirizzi a
disposizione tra licei, istituti tecnici, istituti professionali e percorsi
di istruzione e formazione professionale regionale.
Prima di procedere con l'iscrizione, quindi, è bene riflettere bene sulla scelta, usufruendo di tutti i
mezzimessiadisposizione.Innanzitutto è possibile consultare indirizzi, orari, caratteristiche e prospettive dei singoli indirizzi nel sito del ministero dell'Istruzione
che con il portale «Io scelgo» permette agli studenti che stanno completando le secondarie di primo
grado di entrare a contatto diretto
con il sistema scolastico previsto
per le secondarie. Inoltre, è bene
confrontarsi direttamente con la
scuola che si andrà a frequentare
dal prossimo anno scolastico: gli
istituti prevedono giornate di
orientamento e iniziative a porte
aperte per far conoscere la propria
struttura e la propria attività. Infine, anche nella scuola che si sta frequentando è possibile chiedere il
supporto di un tutor che può offrire un consiglio sulla base delle capacità e della predisposizione dello studente.
Tecnici e professionali
La scelta può sembrare più complicata per chi opta perun istituto tecnico o professionale, dal momento che queste scuole offrono un
numero più ampio di indirizzi le
cui caratteristiche spesso non sono così chiare. Niente paura: il primo biennio è comune a tutti i diversirami di specializzazione e, anche se si deve indicare da subito
quale percorso si vuole intraprendere, alla fine del secondo anno si è
chiamati a confermare o cambiare
la scelta fatta.
Da un punto di vista pratico sono i genitori a dover presentare la
domanda di iscrizione. Per farlo devono necessariamente compilare i
moduli online, ma se non hanno a
disposizione una connessione o
hanno difficoltà possono chiedere
aiuto alla scuola frequentata dal figlio che deve mettersi a disposizione. Per evitare un blocco del sistema c'è una settimana di tempo, da
oggi al 3 febbraio, durante la quale
è possibile registrarsi al portale del
ministero prima che si aprano itermini per l'iscrizione (che comunque deve essere fatta entro il28 febbraio), anche se la registrazione
può essere fatta anche nelle settimane successive.
Per chi vuole frequentare il liceo musicale coreutico, inoltre, il
perfezionamento dell'iscrizione
avviene solo dopo aver superato la
prova di idoneità organizzata dalla
scuola stessa perverificare le specifiche competenze musicali.
Da ricordare, infine, che l'obbligo di istruzione è previsto fino a 16
anni e può essere assolto sia iscrivendosi alle scuole finora citate,
sia intraprendendo i percorsi di
istruzione e formazione professionale, organizzati su base regionale,
che rilasciano qualifiche triennali
o diplomi quadriennali. Per questi
percorsi però l'iscrizione è ancora
su moduli di carta, anche se il Miur
assicura il passaggio al digitale per
l'anno scolastico 2015/16.
068391
il". Rlf'RODU?lONt RISf;RVA.".A
Scuola: testate nazionali
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Quotidiano
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Gli LICEI
I licei offrono un'ampia
formazione culturale e sono
ritenuti tra le scelte più adatte
per chi ha intenzione di
iscriversi all'università. Il
percorso di studi è di cinque
anni, due bienni e un quinto
anno. Sei gli indirizzi possibili:
classico, scientifico, linguistico,
artistico, delle scienze umane e
musicale e coreutico. Il
cosiddetto liceo sportivo è in
realtà un indirizzo del liceo
scientifico che permette di
conseguire un diploma
specifico.
comunicazione, sistema moda);
il settore economico comprende
due indirizzi, turismo e
amministrazione, finanza e
marketing.
Il primo biennio è comune
all'interno di un settore,
differenziandosi poi a seconda
dell'indirizzo prescelto, con
un'ulteriore differenziazione al
quinto anno. Questo permette
agli studenti di orientare la
propria scelta alla fine del
secondo anno, quando
conoscono meglio le materie e le
proprie attitudini. Per chi vuole
proseguire gli studi universitari
gli istituti tecnici offrono
comunque un'adeguata
preparazione soprattutto per le
facoltà tecnologiche,
economiche e scientifiche.
02 I ISTITUTI TECNICI
Pensati per formare gli studenti
da un punto di vista teorico e
pratico, andando incontro alle
richieste provenienti dal mondo
del lavoro, gli istituti tecnici
sono divisi in due grandi settori,
quello tecnologico ed
economico. Il settore
tecnologico comprende nove
indirizzi (agraria, informatica e
telecomunicazioni, chimica,
elettronica ed elettrotecnica,
meccanica e meccanotronica,
costruzioni, trasporti, grafica e
-
- -
-
-
---
-
artigianato. Rientrano nel primo
settore i servizi per
l'enogastronomia e l'ospitalità
(ovvero la scuola alberghiera), i
servizi commerciali, quelli
socio-sanitari e per l'agricoltura.
Per il settore industriale, invece,
duplice scelta: produzioni
industriali e artigianali o
manutenzione e assistenza.
MI FORMAZIONE REGIONALE
Le strutture formative
accreditate dalle Regioni,
magari con il supporto degli
istituti professionali, offrono
percorsi di diversi indirizzi (21 in
tutto) per preparare gli studenti
a inserirsi nel mondo del lavoro
conseguendo una qualifica
triennale o un diploma
quadriennale. Questi percorsi di
istruzione e formazione
professionale insegnano un
mestiere, prevedendo molte ore
di stage e laboratori. L'iscrizione
a questi corsi avviene ancora
esclusivamente con i moduli di
carta.
Per conoscere i corsi presenti sul
territorio ci si può rivolgere agli
uffici regionali.
t R:PRODUZIONE RISERVATA
=
~~
1111111118
~---
Èil codice della scuola a cui ci si vuole
iscrivere, necessario per compilare
il modulo online sul portale del Ministero.
Chi frequenta la terza media e si deve iscrivere
alle scuole superiori può chiedere il codice
sia alla scuola che frequenta
sia a quella a cui si deve iscrivere
I programmi del Ministero hanno
potenziato lo studio della geografia
generale ed economica, prevedendo
un'ora in più nel primo biennio
di tutti gli istituti tecnici e professionali
Negli istituti tecnici e professionali
·i primi due anni sono comuni a tutti gli
indirizzi, poi gli studenti si specializzano
nell'ambito che preferiscono.
La scelta dell'indirizzo avviene già
al momento dell'iscrizione al primo anno,
I ma può essere modificata alla fine
del primo biennio
il titolo che si consegue al termine dei cinque
anni di studi alla scuola secondaria superiore.
sceglie di frequentare corsi di qualifica
IChi
professionale otterrà invece la qualifica
di perito (se il corso è triennale)
I o di tecnico (se quadriennale)
E
L'iscrizione che deve essere completata
entro il 28 febbraio è definitiva. Se lo studente
cambia idea dopo questa data e decide di
frequentare un istituto diverso può rettificare
I l'iscrizione recandosi di persona all'istituto per
,il qu~le ha inoltrato la domanda e trasferire la
pratica alla nuova scuola
La legge prevede un obbligo di istruzione fino
a 16 anni. L'iscrizione online permette
IIalmeno
un controllo sull'adempimento a quest'obbligo
,da parte delle f~miglie, comunicando
alle scuole medie frequentate dallo studente
se è stata fatta l'iscrizione al ciclo successivo
PROVE
DI INGRESSO
SPORT
Per accedere al liceo musicale-coreutico
bisogna superare le prove attitudinali
Iorganizzate dagli stessi istituti.
In caso di bocciatura si può fare domanda
un'altra scuola entro 15 giorni
dopo la scadenza del termine delle iscrizioni
Èla grande novità dell'offerta formativa
del prossimo anno scolastico, con la nascita
del liceo scientifico a indirizzo sportivo. Nelle
scuole, un centinaio in tutta Italia, si studiano
discipline inerenti allo sport (6 ore settimanali
sono dedicate all'attività pratica), economia
I e diritto, mentre non si studia il latino
068391
----
OJ I ISTITUTI PROFESSIONALI
Gli istituti professionali
preparano a entrare nel mondo
del lavoro e sono pensati anche
per coloro che vogliono
interrompere gli studi a 16 anni
(al termine dell'obbligo
scolastico). I sei indirizzi
professionali fanno capo a due
settori, servizi e industria e
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Scuola: testate nazionali
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11
Indirizzo sportivo
pronto al debutto
Con il prossimo anno
scolastico prende il via anche il
nuovo liceo sportivo, la vera
novità nel panorama
formativo delle secondarie.
Per l'esattezza si tratta di un
liceo scientifico a indirizzo
sportivo, dove al posto del
latino si studieranno scienze
motorie e altre materie affini,
come economia e diritto dello
sport. Rispetto allo scientifico
tradizionale l'offerta formativa
elimina, oltre al latino, anche
storia dell'arte, mentre
diminuiscono le ore di filosofia
e i programmi di tutte le altre
materie devono convergere
verso le tematiche sportive.
Come previsto dal Dpr 52
del 5 marzo 2013 e chiarito
dalla nota del dicembre
21
scorso, le prime classi
potranno essere attivate
esclusivamente nelle scuole
statali autorizzate dai piani
regionali dell'offerta
formativa (o nelle paritarie
che ottengono il
riconoscimento di parità
scolastica per questo
indirizzo). Anche se ancora
non si è concluso il
monitoraggio, secondo una
stima del Miur saranno circa
un centinaio in tutta Italia i
licei scientifici-sportivi: per
evitare esuberi di personale,
infatti, la legge prevede che
non siano attivate più sezioni a
indirizzo sportivo a quello
delle relative province e con
un'unica sezione per scuola.
Per il primo biennio
l'attività formativa prevista è
di 27 ore settimanali (che
diventano 30 nel secondo
biennio e al quinto anno), con
sei ore di attività sportiva
(palestra, atletica, eccetera) e
teoria sportiva. Nel secondo
biennio si aggiungono le
discipline di scienze naturali,
diritto ed economia dello
sport. Alla fine gli studenti
conseguono il diploma di liceo
scientifico ma con
l'indicazione di "sezione a
indirizzo sportivo" e
un'integrazione con la
certificazione delle
competenze acquisite. Gli
istituti che hanno richiesto
l'attivazione della sezione a
indirizzo sportivo devono
garantire attrezzature
ginnico-sportive adeguate,
nonché la vicinanza a impianti
specifici (piscine, campi
sportivi, e così via).
Una scuola che non è
pensata solo per gli atleti,
anche se sono previsti
percorsi che permettano a chi
svolge attività sportiva a
livello agonistico grazie ad
apposite convenzioni con i
comitati regionali del Coni e
del Comitato italiano
paralimpico, ma a chiunque
voglia intraprendere una
carriera che sia legata al
mondo dello sport, dai
fisioterapisti ai manager
sportivi, per esempio, magari
specializzandosi all'università.
propri studi. Se si sceglie di
proseguire il percorso
dell'indirizzo che già si
frequenta, l'iscrizione alla
classe successiva è disposta
d'ufficio. Se i ragazzi, invece,
preferiscono iscriversi alla
classe terza di un settore o
indirizzo diverso, si deve
comunque scegliere all'interno
del proprio settore. In
particolare gli studenti che
frequentano un istituto
«Industria e artigianato»
possono richiedere l'iscrizione
a un altro indirizzo presente
nello stesso professionale,
mentre gli alunni che
frequentano una delle
articolazioni previste per
l'indirizzo «Servizi per
l'enogastronomia e l'ospitalità
alberghiera» hanno la
possibilità di richiedere
l'iscrizione a un'altra
articolazione, ma dello stesso
indirizzo.
Sia per gli istituti tecnici che
per i professionali, gli studenti
possono chiedere l'iscrizione
ai percorsi opzionali previsti
nello stesso settore,
indipendentemente
dall'indirizzo frequentato, per
il secondo biennio e il quinto
anno.
~J
R!PRODJZIONE RISERVATA
'1.
Scelta decisiva
dopo il biennio
diversi indirizzi (per esempio
meccanica, chimica,
informatica, elettronica,
eccetera) e articolazioni
(ulteriori specializzazioni nello
stesso indirizzo) e in due
grandi macroaree dette settori
(economico e tecnologico). Al
termine del biennio, quindi, si
può decidere se intraprendere
uno degli indirizzi all'interno
dello stesso settore, oppure
cambiare in base alle proprie
aspirazioni.
Analogamente gli alunni del
secondo anno del primo
biennio degli istituti
professionali possono
decidere come continuare i
l\J
R!PRODUZION~
RISERVATA
068391
Interessati dalle iscrizioni
sono anche gli studenti del
secondo anno degli istituti
tecnici e professionali che
possono decidere quale
specializzazione prendere
dopo il biennio "generalista".
In particolare per gli istituti
tecnici la scelta dell'indirizzo
espressa al momento
dell'iscrizione deve essere
confermata o cambiata alla fine
del biennio: la didattica dei
primi due anni, infatti, è
comune a tutti gli indirizzi,
mentre si differenzia a partire
dal terzo anno con opzioni
diverse che si concretizzano in
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Nuove professionalità
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-
Competenze d'eccellenza
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I
Dall'agrario-alimentare alle meccatronica forti sinergie con le imprese
Ore intende aiutare genitori e
studenti a compiere una scelta
in tal senso. E come far conoscere meglio questo mondo, mettendo in evidenza le "eccellenze" già presenti sul territorio nazionale e purtroppo poco note?
In mancanza di un vero sistema di valutazione che aiuti ascegliere la scuola anche sulla base
di indicatori qualitativi (a cominciare dai livelli di apprendimento registrati nelle singole
classi), il parametro che si è scelto di utilizzare è quello di un rapporto già esistente e consolidato con il mondo delle imprese.
Come dimostra anche la mappa
pubblicata qui accanto, i casi di
sinergia già attivi tra il mondo
dell'istruzione e quello del lavoro non mancano lungo tutta la
penisola. Al Nord come al Sud.
A cominciare dalle aree a più
alta industrializzazione. Nelle
17 province che si riconoscono
nel "club dei 15" di Confindustriail rapporto tra istituti tecnici e aziende è ormai consolidato. È il caso dell'Isis «Isaac
Newton» di Varese che, all'interno del polo tecnico professionale per la meccanica e la
meccatronica, da anni collabora con il sistema produttivo del
territorio e vanta rapporti con
più di 600 aziende per le attività di alternanza scuola-lavoro.
Grazie a progetti come «Generazione d'industria» con Unione industriale Varese, «Scuo-
PAGINA A CURA DI
Eugenio Bruno
Claudio lucci
C'è un numero in più con
cui le famiglie, alle prese da lunedì prossimo con la scelta della scuola dei propri figli, devono forse fare i conti. Si tratta degli oltre 2omila diplomati che,
su un gap complessivo di quasi
47mila tecnici, le imprese italiane non riescono a trovare. È il
dato che emerge dall'ultima
analisi annuale del Sistema informativo «Excelsiorn di
Unioncamere e ministero del
Lavoro e che risulta paradossale in un Paese che viaggia al
4J-,6% di disoccupazione giovanile. E lo diventa ancora di più
se si pensa che le professionalità di più difficile reperimento
sul mercato corrispondono ad
altrettanti indirizzi offerti dal
nostro sistema d'istruzione tecnica: dall'agrario-alimentare
all'informatico, dal meccanico
all'elettrotecnico.
Perché allora non decidere di
puntare su questo segmento formativo, troppo spesso etichettato, in modo sbrigativo e ingeneroso, di "serie B"? Oltre a segnalare le novità normative attese
per l'anno scolastico 2014/2015
- che si esauriranno nel ripristino di un'ora di «geografica generale ed economica» in una
delle due classi del primo biennio - questa Guida del Sole 24
la2rn con Fondazione Cariplo,
«FixO» con Italialavoro, «A
scuola d'azienda» con Alenia
Aermacchi, «Placement» con
la locale Camera di commercio
sono stati attivati percorsi ad
hoc per colmare il gap tra la preparazione in uscita dei suoi oltre 1.400 studenti e le competenze professionali richieste in
ingresso sul mercato.
Lo stesso legame con le realtà produttive del territorio si ritrova nell'Iis «Quintino Sella»
di Biella. Che, come spiega il
preside Cesare Molinari, «ha saputo rinnovarsi nel corso degli
anni, ha aggiornato e potenziato i laboratori specifici per le diverse discipline scientifiche e
tecnologiche». Attivando anche «corsi integrativi di eccellenza, corsi per l'acquisizione
delle competenze linguistiche
e informatiche a diversi livelli»
e aprendosi sul territorio grazie
all'organizzazione di stage
aziendali anche post-diploma e
di vacanze studio all'estero.
Passando al Centro, lo scenario non muta. Si pensi all'istituto tecnico statale «Tullio Buzzi» di Prato, che vanta una grande collaborazione con le locali
imprese tessili e con il settore
moda. Tra le sue peculiarità va
segnalata la consuetudine di
far svolgere a tutti gli allievi, alla fine del quarto anno, un mese di stage a giugno in aziende,
laboratori di ricerca e studi pro-
fessionali. Ma i casi di alternanza si ripetono durante il quinto
anno, quando gli stessi allievi riprendono per due settimane
l'esperienza. In totale ogni anno, tra quarte e quinte, l'istituto predispone attività di stage
per circa 400 studenti in 200
aziende.
Stesso discorso al Sud. A Cosenza l'istituto teènico industriale «Monaco» ha dato vita
assieme a provincia, Confindustria Cosenza e Università della
Calabria, alla fondazione «Istituto tecnico superiore Monaco», che sta realizzando i corsi
di «tecnico superiore per la gestione e verifica di impianti
energetici». «Il percorso è articolato in quattro semestri, per
un totale di 1.980 ore di cui 600
destinate ad attività di stage»,
sottolinea il presidente dell'Its,
Ennio Guzzo.
Anche nelle città più grandi
non mancano casi da segnalare.
All'istituto «Gian Lorenzo Bernini» di Napoli, per esempio, si
fa un progetto di alternanza con
la Toyota. E rapporti molto
stretti con le imprese sono previsti pure all'istituto tecnico
«Alessandro Volta» di Perugia,
all' «Amedeo Avogadro» di Torino, all'Itis «Galileo Galilei» di
Roma. In queste scuole i ragazzi hanno primi contatti con il
mondo del lavoro. E lì si giocano le proprie carte per un futuro sbocco occupazionale.
© RIPRODUllONf RlSERVATA
CHANCE CONCRETE
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Nelle aree più industrializzate
che si riconoscono nel «Club
dei 15» di Confindustria
esiste un rapporto consolidato
fra istituti e aziende
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Scuola: testate nazionali
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QBERGAMO
ITIS "Pietro Paleocapa"
BRESCIA
llS "Benedetto Castelli"
BELLUNO
ISIS "Girolamo Segato"
LECCO
llS "Antonio Bacioni"
CLES (TRENTO)
Istituto Tecnico
Carlo Antonio Pilati
PORDENONE
ITIS "John Fitzgerald Kennedy"
OcoMo
ISIS "Paolo Carcano"
UDINE
ISIS Arturo Malignani
QvARESE
ISIS "Isacco Newton"
TREVISO
ITIS "Eugenio Barsanti"
O MONZA E BRIANZA
www.ecostampa.it
La mappa
VICENZA
ITIS "Alessadnro Rossi"
ITIS "Pino Hensemberger" ·
2
.BIELLA
ITIS "Quintino Sella"
3
'1
NOVARA
•
ITI "Gino Omar"
OTORINO
Istituto d'Istruzione
Superiore
Amedeo Avogadro
MANTOVA
IS "Enrico Fermi"
16 17
MODENA
ITIS "Fermo Corni"
l . "'
s
21
- - - - - 22
23
24
25
···-----
REGGIO EMILIA
ITIS "Leopoldo Nobili"
ANCONA
llS "Volterra-Elia"
PERUGIA
Istituto Tecnico Tecnologico
Alessandro Volta
ill-26
O SAN DONATO MILANESE (MILANO)
27
12-
llS Enrico Mattei
13-
G}PRATO
ITIS "Tullio Buzzi"
L,.
14-
f:Ds!ENA
ITI
Tito Sarrocchi
ot--29
.TERNI
ITIS Lorenzo Allievi
15
L
G)ROMA
ITIS Galileo Galilei
Cl) NAPOLI
IPSIA Gian Luigi Bernini
BARI
Istituto Tecnico
Gugliemo Marconi
COSENZA
!TI Antonio Monaco
CATANIA
Istituto tecnico Archimede
rf:onte: elaborazione Il Sole 24 Ore del Lunedì
11
i'
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,,!
L'attività didattica per
specializzare i ragazzi in
elettronica, meccanica,
informatica. E durante l'anno
stage di una/due settimane
presso aziende, italiane e
internazionali, per completare
l'offerta formativa. Negli anni
Cinquanta i tecnici sfornati
dall'istituto «Archimede» hanno
accompagnato lo sviluppo
industriale della città di Catania;
«e ora i nostri diplomati sono
richiesti anche fuori regione»,
Ritaglio
Scuola: testate nazionali
sottolinea la preside, Fortunata
Daniela Vetri. I primi di febbraio
partirà uno stage professionale
in Cina, presso la Huawei,
azienda leader nel settore delle
telecomunicazioni. Ma «abbiano
contatti anche con la
StMicroelectronics, l'azienda
che produce componenti
elettronici a semiconduttore, e
con la Wizard di Pomezia, che fa
parte del gruppo Wizard leader
nel mercato Ict italiano ed
europeo», aggiunge Vetri. Ed
stampa
ad
uso esclusivo
esperienze di stage professionali
si fanno pure con Ferrovia
circumetnea. I ragazzi
dell'Archimede sono campioni
mondiali in carica di Robotica a
squadre e superteam, categoria
«Cospace theatre» Inoltre, due
studenti sono gli inventori delle
<denti 3-0», che consentono di
vedere e incamerare i dati
osservati da parte di chi li
indossa.
Agli stage si partecipa in
gruppidi10/15ragazzi, e c'è un
tutor fornito dall'azienda. Per
del
destinatario,
non
partecipare a questi tirocini
serve una buona conoscenza
dell'inglese e avere un'ottima
pagella anche nel
comportamento: «Questo
perché il messaggio che
vogliamo dare -precisa la
preside - è che la scuola e la
società riconoscono e premiano
l'impegno e il merito». Del resto,
la parte pratica stimola e
incuriosisce l'aspetto teorico. E
poi esperienze sul campo sono
propedeutiche al mondo del
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Con gli stage «Archimede»
illumina la robotica
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Foglio
lavoro, e completano l'attività
didattica, che all'Archimede può
contare anche su un nuovissimo
corredo di laboratori e
attrezzature. Il 10 gennaio c'è
stata pure la visita
dell'astronauta Luca Parmitano.
In collaborazione con
l'università di Catania, poi, si
svolgono progetti e si realizzano
prototipi di robotica, che
consentono approfondimenti
tecnici, aprendo prospettive di
successiva frequenza da parte
dei diplomati delle facoltà
tecniche e scientifiche.
Il diploma che può offrire un
istituto tecnico infatti fornisce al
ragazzo una doppia opzione. La
possibilità di avere in mano un
titolo (e una preparazione)
subito spendibile nel mondo del
lavoro. Ma anche la scelta di
proseguire negli studi: «Molti dei
nostri studenti si iscrivono anche
a facoltà classiche», sottolinea
Vetri. Che evidenzia come nella
propria scuola (frequentata da
circa mille ragazzi) l'abbandono
scolastico sia ai minimi termini:
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«C'è una buona selezione al
primo biennio. Ma gli studenti
che lasciano sono una
percentuale bassissima. Vanno
orientati bene all'uscita delle
medie. E bisogna far capire che
l'opzione istituto tecnico non è
certo di serie B».
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Quotidiano
21
Manager in cattedra
nelle lezioni di metallurgia
insegnamento diretto ai
ragazzi fatte da i8 docenti
provenienti da dieci diverse
realtà imprenditoriali.
Agli stage pomeridiani
partecipano i ragazzi delle
classi quarta e quinta, e
l'esperienza dura circa
due/tre mesi (al ritmo di due
pomeriggi a settimana). I
tirocini estivi sono aperti
anche agli studenti della
classe terza (in quinta si è
impegnati negli esami di
stato) e la durata è di uno/ due
mesi.
«È molto importante la
lezione svolta dagli
imprenditori - sottolinea la
preside Cinzia Fabrizi-. Molti
studenti sono stimolati dal
loro racconto e ciò ha risvolti
positivi anche sulla didattica e
sulle loro capacità relazionali,
che sono diventate più
fluide». La formazione che
offre un istituto tecnico è
solida pure da un punto vista
culturale, ma è «il legame con
il mondo del lavoro il valore
aggiunto», ricorda il vice
presidente della sezione
territoriale di Terni di
Confindustria Umbria,
Antonio Alunni. E ciò perché
consente di venire incontro
alle esigenze delle imprese
che hanno bisogno di
diplomati tecnici per
sviluppare nuovi prodotti più
competitivi, affrontare i
mercati esteri, rivedere i
propri costi di produzione per
contrastare la concorrenza
internazionale.
Già nel 1900 questo istituto
salì sugli scudi quando vinse
all'esposizione universale di
Parigi la medaglia d'oro per il
contributo all'innovazione dei
percorsi formativi nel settore
strategico dell'industria
metallurgica. Oggi la scuola
(frequentata da circa 900
alunni, compresi i geometri,
che si sono aggiunti ·
successivamente) può
contare anche su un
laboratorio arricchito di
nuove macchine utensili, tra
cui nove torni e un
macchinario per il taglio dei
metalli.
stampa
del
«=J
RIPRODUZ:ONf. RiSFRVATA
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Programmi di studio
integrati. Moduli didattici di
approfondimento tenuti
direttamente da imprenditori
e manager. Nuovi laboratori.
E, poi, tirocini nelle aziende,
con la formula dello stage
pomeridiano, che ha già
coinvolto i3 imprese e 60
studenti. Ma anche attraverso
la formula dell'alternanza
scuola-lavoro nel periodo
estivo, dove 30 aziende hanno
aperto le porte a ben i20
studenti.
Esperienze utili, frutto di un
accordo, con un budget
complessivo a disposizione di
10omila euro, che l'istituto
tecnico industriale «Lorenzo
Allievi» di Terni ha realizzato
nell'anno scolastico 2012/2013
con il tessuto imprenditoriale
ternano, coordinato dalla
sezione territoriale di Terni di
Confindustria Umbria e che
sta proseguendo anche nel
corrente anno. Fiore
all'occhiello di questo
progetto sono le lezioni svolte
direttamente da esperti delle
aziende: 126 ore di
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Ricerca applicata
d'avanguardia
(frequentato da circa 2.700
studenti) sia all'avanguardia
pure per le esperienze di ricerca
applicata («avvicinano i giovani
alle scienze») e per le
certificazioni di enti terzi che i
ragazzi possono conseguire
durante i cinque anni. «Per
l'indirizzo aeronautico, ad
esempio,· abbiamo concordato
con Enac la possibilità di far
svolgere a scuola la formazione
e gli esame dei moduli teorici di
Lma (licenza di manutenzione
aeronautica). Ma rilasciamo
certificazioni pure per gli
indirizzi meccanica ed edilizia.
E quest'anno partirà la
sperimentazione per l'indirizzo
elettrico ed elettronico».
Per tutti gli studenti ci sono
certificazioni Ecdl e
Cambridge, per la lingua
straniera (molto apprezzate
dalle aziende). In alcune classi
del triennio è gàin atto
l'insegnamento di discipline
scientifiche e tecniche in
inglese. Inoltre, il Malignani è
tra i 10 istituti premiati dal Miur
per il progetto «Scuola2.o».
© RIPRODIJllONE Rl'.iERVATA
068391
Rapporti stretti con il
territorio, l'università, i parchi
tecnologici. E innovativi
progetti di alternanza
scuola-lavoro con grandi
aziende, come la Danieli, leader
mondiale nella produzione di
impianti siderurgici, e il gruppo
Pittini, che produce e
commercializza acciai di qualità
per l'edilizia e la meccanica.
L'offerta formativa
dell'istituto «Arturo
Malignani» di Udine si è
arricchita anche di una
collaborazione ad hoc con le
«Frecce tricolori»: «Coni piloti
che salgono in cattedra per
alcune ore di lezione, e i ragazzi
che possono fare esperienze sul
campo direttamente nei loro
hangar», evidenzia la preside
Ester Iannis. La scuola è anche
capofila dell'Its
Malignani-Udine, indirizzo
meccanico ed aeronautico: «A
luglio si sono diplomati i primi
20 ragazzi dell'indirizzo
meccanico e tutti e 20 hanno
sottoscritto un contratto di
lavoro», dice Iannis. Che spiega
poi come il Malignani
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La via tedesca
all'apprendistato
Al VIA Il PROGRAMMA SPERIMENTALE
-
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l governo prova ad accelerare l'avvio del programma sperimentale di apprendistato per gli studenti di quarta e
quinta superiore previsto dal decreto Carrozza. Il provvedimento attuativo è in dirittura d'arrivo; ed è una notizia positiva visti gli ultimi dati sul bassissimo utilizzo di questa tipologia contrattuale, nonostante benefici di forti incentivi fiscali
e normativi. Rappresenta appena il 2,7% delle nuove attivazioni, ha certificato il ministero del Lavoro.
Bene quindi la messa a punto di un piano per coinvolgere
le scuole a dialogare di più (e meglio) con le imprese. A offrire opportunità di formazione in azienda ai ragazzi (che vale
anche per il conseguimento del diploma) in analogia a quanto accade in Germania, con il modello duale. Ma bisogna che
l'esperienza "sul campo" non venga penalizzata; ed è importante pure prevedere un meccanismo che non scarichi solo
sulle imprese i costi di questa sperimentazione. E anche nelle
convenzioni che dovranno stipulare scuole e aziende varidotta al massimo la burocrazia, a tutto vantaggio delle esigenze dirette dello studente-apprendista. Certo, la sperimentazione prevista, fino al 2016, dal decreto Carrozza coinvolgerà
poche scuole e le imprese che già hanno contatti con le istituzioni scolastiche (per esempio nelle fondazioni Its). E quindi
non c'è da àttendersi grandi numeri. È però un primo passo,
che potrà servire a mettere a punto una strategia futura di
sempre più forte contaminazione tra questi due mondi. Con
un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 41% istruzione e mondo del lavoro non possono più permettersi di
camminare su strade parallele, e non comunicanti.
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Opportuno anche bilanciare i costi retributivi con l'onere formativo
Maggior dialogo tra imprese e scuola
Michele Tiraboschi
Indicato dal Legislatore come
la «modalità prevalente per l'ingresso deigiovaninelmondo del lavoro», l'apprendistato ancora non
decolla e non convince pienamente imprese e operatori.
Anche il sistema permanente
di monitoraggio delle politiche
dellavoro attivato dalla legge Fornero sembra confermarlo. Il recente rapporto del ,ministero del
Lavoro sul primo anno di attuazione della legge 92/2012 vede infatti
posizionarsi l'apprendistato come fanalino di coda tra le tipologie di accesso al lavoro.
Esperti e addetti ai lavori si dividono sulle ragioni del mancato decollo dell'apprendistato. Incide, indubbiamente, il ciclo economico
negativo che vede i giovani trai più
penalizzati nell'accesso al lavoro.
Non secondari sono poi gli effetti
dellariformaFomero delle pensio-
ni che, nell'allungare l'età di permanenza al lavoro, ha ridotto ulteriormente le opportunità dì accesso
perì più giovani.
Ancora tutta da valutare - ma
certamente dannosa anche solo alivello intuitìvo - è poìla concorrenza dei tirocini che, sorprendentemente,non vengono presi in considerazione dal rapporto di monitoraggio del Ministero. Vero è che i
tirocini, a differenza dell'apprendistato, non sono un contratto di lavoro. Eppure, dopo le linee-guida
Fomero,l'altemativadiunagilecanale di inserimento al lavoro come
lo stage, con durate lunghe fino a 12
mesi e mini compensi che oscillan(}tra i 300 e i 600 euro, rende meno conveniente, agli occhi di operatori e imprese, l'apprendistato ritenuto, a tomo o a ragione, più oneroso e di più complessa gestione.
Come giustamente rileva il Ministero, il drastico calo dell'apprendi-
stato, particolarmente evidente nella fascia di etàal di sotto dei19 anni,
non può non offrire lo spunto anche
per una riflessione sulla bontà dei
modelli di formazione in alternanza adottati dalle nostre Regioni. Viene infatti da chiedersi se la domandadilavoroinapprendistato sia correlata, in negativo, alla diversificazione su base regionale della formazione di base e trasversale.
Una recente ricerca Adapt (si
veda l'articolo sopra) pare tuttavia
indicare come quello della frammentazioneregionale sia, il più delle volte, unalibi e che il vero problema sia ancora di tipo culturale e
progettuale nella messa a regime
settore per settore del sistema
dell'apprendistato in tutte le sue
modalità specie quelle che prevedono il raccordo tra scuola e lavoro secondo il noto modello duale
tedesco. Non è forse un caso che il
drastico calo di questa tipologia
contrattuale sia evidente in tutte le
Regioni, manonnellaProvinciaautonoma diBolzano, dove l'apprendistato è riservato prevalentemente ai minorenni per l'accesso alla
qualifica e al diploma.
LaricercaAdapt mostra, in ogni
caso, che anche per l'apprendistato professionalizzante gli ostacoli
delle normative regionali siano
più apparenti che reali. Vero è,
semmai, che non sempre le imprese e i loro consulenti sono attrezzati a gestire internamente la formazione che, per funzionare, impone
non solo la presenza di maestri di
mestiere, progettisti e drafters di
piani formativi che ancora mancano, ma anche un moderno sistema
di relazioni industriali in grado di
dialogare conlascuolae l'universitàattraverso lametodologia dell'altemanza prevedendo altresì costi
retributivi contenutiinragione della rilevanza dell'onere formativo.
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PUNTO CRITICO
Non sempre operatori
e consulenti sono pronti
a sfruttare in pieno
le possibilità offerte
dalle normative
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Istruzione Il ministero dell'Economia chiede di razionalizzare i criteri per stabilire chi ha diritto all'aiuto. Sindacati divisi
Alunni disabili e sostegno, il caos italiano
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Docenti aumentati, ma lassegnazione è sbilanciata a favore di Sud e isole
Duecentomila bambini eragazzi disabili che frequentano le
riostre scuole, poco più di 103
mila insegnanti di sostegno,
una norma - quella italiana che ci mette ai primi posti nelle
classifiche Ocse sull'integrazione, ma che poi fatica a tenere il
passo con le esigenze delle famiglie. Un esempio su tutti: nel
Lazio ci sono genitori che sono
stati invitati dai presidi a fare ricorso preventivo al Tar per ottenere l'assegnazione delle ore di
assistenza che spetterebbero al
proprio figlio. Eppure si tratta di
una regione con il migliore rapporto insegnanti di sostegno/
alunni. Un sistema molto poco
effiderite ma costoso. Da qui
l'idea di «razionalizzare»: ci sta
lavorando il ministero dell'Economia e delle finanze, in uno dei
gruppi guidati dal commissario
alla spending review Carlo Cottarelli.
Sotto la lente di ingrandì::
mento non c'è il numero di insegnanti: quest'anno, per la prima volta dopo anni, quelli che
aiutano i ragazzi disabili a integrarsi nelle scuole e a partecipare alle attività didattiche sono
cresciuti (+8,8%) più che gli
stessi studenti disagiati (+3, 7%).
Eil decreto istruzione approvato
a ottobre prevede la stabilizzazione di 26 mila docenti (dei 43
mila precari che lavorano nel
sostegno) nei prossimi tre anni:
4.447 entreranno in ruolo già
nel 2014. Ma ci sono troppe discrepanze tra regione e regione
per numero di disabili certificati
dalle Asi, e di conseguenza per
numero di ore di assistenza richieste agli uffici regionali scolastici. Se la media degli studenti disabili in Italia, ad esempio, è
del 2,63%, rispetto agli studenti
nelle classi, ci sono regioni dove
la quota 'si alza, come l'Abruzzo
(3,28%) e il Lazio (3,31 %), e altre
dove si abbassa drasticamente,
come la Basilicata (1,95%). M~
anche l'assegnazione degli insegnanti è fortemente sbilanciata:
rispetto a un rapporto medio
nazionale sceso a 1,go alunni disabili per docente, si registra infatti uno stato di non equa distribuzione dei posti di sostegno, pesantemente a favore del
Sud e delle Isole, con il Molise a
1,45, la Basilicata a 1,57, la Calabria e la Campania a 1,58. Da qui
la necessità di uniformare i criteri di assegnazione dei punti di
disabilità, adottando protocolli
standard e ottimizzando le prestazioni del servizio.
I sindacati temono che dietro
la razionalizzazione si nasconda
l'idea di tagliare le ore e gli insegnanti. L'Anief aveva già lanciato l'allarme giorni fa, quando
sembrava che la stabilizzazione
della prima tranche di insegnanti di sostegno stesse slittando. Mimmo Pantaleo, della
Cgil scuola, precisa: «Se si parla
di riorganizzazione del sistema
del sostegno, va bene, purché
non si tocchino i numeri degli
insegnanti. È inconcepibile anche solo pensarci, la nostra capacità di integrazione è uno degli aspetti più qualificanti della
scuola italiana. Anzi, bisognerebbe ricordarsi che l'assistenza
ai disabili a scuola è anche data
dai collaboratori scolastici, che
spesso li supportano per i servizi igienici, la mensa, gli spostamenti: anche a loro va riconosciuto il giusto compenso economico».
«Un riequilibrio ci deve essere - sostiene invece Francesco
Scrima, Cisl -. Significa che
dobbiamo evitare ciò che accade
ora, e cioè che qualche regione
abbia di più e altre di meno. Per
quanto riguarda gli insegnanti,
bisognerebbe ripristinare il
principio originale della norma
sull'integrazione, e cioè che l'insegnante è di sostegno alla classe e non solo all'alunno».
Avverte invece Massimo Di
Men~a, della Uil: «Non vorrei
che razionalizzazione fosse un
modo elegante per dire che si
vogliono tagliare i costi».
Ma il ministero dell'Economia replica: «Vogliamo usare
meglio il lavoro degli insegnanti
e riorganizzare la distribuzione
del personale. Stiamo lavorando
con le associazioni di disabili e
dei genitori dei disabili».
Valentina Santarpia
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Ai Tar per l'assistenza
I presidi del Lazio invitano
i genitori a fare ricorso
preventivo al Tar per
avere ore di assistenza
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Scuola 11 ministro Carrozza: «Finire un anno prima? L'obiettivo non è ridurre i docenti». La deputata Santerini: «Un'occasione per ripensare il ciclo formativo»
Il dibattito (e gli esempi in Europa) sulla maturità a 18 anni
ROMA- Uscire dal liceo a 18
anni? Fare un anno in meno alle
superiori? Partita la sperimentazione voluta dal ministro Maria Chiara Carrozza in sette istituti italiani, quattro paritari e
tre statali, è tempo di aprire il
dibattito. <<Non ho idee preconcette sulla sperimentazione ha assicurato il ministro - e
non sono neppure interessata a
vincere la battaglia della ridu zione di un anno o della riorganizzazione dei cicli>>; il punto
cruciale è l'interesse dello studente, quindi, continua la responsabile dell'Istruzione, «che
la scuola torni a formare le persone consentendo loro di rea lizzarsi e di trovare il giusto percorso in base alle proprie aspirazioni e attitudini».
Le competenze? Certo ma
siccome, sottolinea il ministro,
«non siamo tutti uguali, la
scuola deve formare non solo i
lavoratori ma i cittadini di domani». Se è vero questo, diventa subito necessario spostare il
dibattito dal puro e semplice
braccio di ferro sull'«accorcia mento» degli studi superiori,
che comporterebbe evidentemente una notevole riduzione
del numero di insegnanti e consentirebbe di realizzare nuovi
importanti risparmi, a un
obiettivo di tipo diverso, che è
poi quello che ha posto la depu tata Milena Santerini, Popolari
per l'Italia, nel titolo del seminario da le.i organizzato alla camera: <<Diplomarsi con successo a 18 anni>>.
Questo dunque è il punto.
Guardando a quei Paesi europei
(non tutti in verità) dove questo
percorso più breve già esiste.
«A noi interessa mettere lo
studente al centro - dice Milena Santerini, componente della
commissione Cultura alla Ca-
mera-. Non dobbiamo cambiare solo per allinearci agli altri
Paesi europei ma per sperimentare nuove modalità di formazione e di accompagnamento al
mondo del lavoro». Occorre ripensare tutto il percorso: per
esempio, continua Santerini,
«organizzare l'anno risparmiato come un passaggio ancora
formativo ma più specifico, o a
metà tra formativo e lavorativo» in vista della scelta universitaria o professionale.
Sulla stessa linea Andrea Gavosto, Fondazione Agnelli, che
si dice <<favorevole alla riduzione da 13 a a 12 anni del percorso
scolastico ma non perché bisogna "allinearsi" all'Europa e
neppure solo con l'obiettivo di
risparmiare. Favorevole perché
si possa ripensare l'insegnamento, i programmi, i cicli scolastici». Gavosto fa riferimento
alla sperimentazione attuata
con successo in Ontario (Canada), dove a dieci anni di distanza dal liceo a 4 anni, i ragazzi sono meglio formati e più consapevoli delle scelte future. <<ll 40
per cento per esempio decide di
utilizzare l'ultimo anno di
scuola per continuare a studiare e approfondire materie di interesse pensando all'università,
oppure per lavorare part time».
Mario Dutto, Cattolica di Milano, cita l'esperienza del Galvani di Bologna, e punta «da un
lato sulla trasparenza del percorso formativo e dei suoi sbocchi in modo che lo studente
sappia che cosa potersi aspettare al termine della scuola, dal!'altro sulla possibilità di utilizzare quell'anno per approfondire, creare gruppi di lavoro ad
hoc, impegnare i docenti liberati dal percorso classico su micro classi con obiettivi specifici
e delineati>>.
Mariolina lossa
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Il test In C11nad11
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Fondazione Agnelli:
«Gli studenti usciti dal
liceo breve sono più
preparati e consapevoli»
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Due scuole su cinque cadono a pezzi
Mappatura impossibile, manutenzioni lumaca, sicurezza inesistente: Renzi chiede di investire 5miliardi di euro
FLAVIA AMABILI
ROMA
dichiarazione di conformità
dell'impianto elettrico. Ancora più serio è l'allarme sismico, quasi 4 edifici su 10 sono in
zone ad alto rischio.
Se i dati del ministero si fermano qui, altre .associazioni
tentano ogni anno di restituire
una fotografia an.cora più dettagliata dello «scuolicidio», la
distruzione lenta e costante
degli istituti con indagini a
campione. Secondo il rapporto
2013 di CittadinanzAttiva in
una scuola su sette ci sono lesioni strutturali evidenti, presenti in gran parte sulla facciata esterna dell'edificio, il 20%
delle aule presenta distacchi di
intonaco: muffe, infiltrazioni e
umidità sono stati rilevati in
quasi un terzo dei bagni (31%) e
in un'aula e palestra su quattro.
Il 39% delle scuole presenta
uno stato di manutenzione del
tutto inadeguato molto in aumento rispetto al 2012 quando
erano il 21%. Più della metà delle scuole non possiede il certificato di agibilità statica, oltre 6
su 10 non hanno quello di agibi-
lità igienico sanitaria, altrettante non hanno quello di prevenzione incendi. Solo un quarto delle scuole è in regola con
tutte le certificazioni. Temperature ed aerazione non sono
adeguate nella gran parte delle
aule, visto che il 51% di esse è
senza tapparelle o persiane e il
28% ha le finestre rotte. Il 10%
delle sedie e dei banchi è rotto e
in oltre un terzo dei casi (39%)
gli arredi non sono a norma,
adeguati ad esempio all'altezza
degli alunni.
Legambiente ha analizzato
anche le disparità tra le diverse
parti d'Italia. Dal rapporto
Ecosistema Scuola 2013 emerge che se Trento, Prato e Piacenza sono i primi tre capoluoghi di provincia per qualità dell'edilizia scolastica, bisogna invece arrivare alla 23esima posizione per trovare il primo capoluogo di provincia del Sud
che è l'Aquila, seguito da Lecce
alla 27esima posizione.
IJ.:'.i Gu~rda la videoinchiesta su
068391
Cinque miliardi. Matteo Renzi, segretario del Pd, lancia il
suo affondo su uno dei più gravi e urgenti problemi da risolvere: la sicurezza delle scuole
fre,quentate ogni giorno da otto milioni di studenti. Intervistato dal Tg3 chiede «cinque
miliardi di investimenti per ristrutturare gli edifici». Ma
non solo. Precisa che «l'Europa deve accettare» che l'investimento resti «fuori del patto
di stabilità».
È la stessa strada percorsa
dal governo Letta che a fine dicembre aveva annunciato di
aver recuperato oltre 6 miliardi di fondi europei non spesi
che correvano il rischio di perdersi. La novità è la destinazione. Renzi chiede che cinque
miliardi vadano per intero alla
ristrutturazione delle scuole.
Senza dividere le somme in
mille capitoli diversi, un po' al
turismo, un po' al lavoro e così
via come è sempre accaduto fi-
nora. L'incapacità di affrontare sul serio l'emergenza è tale
che da quasi venti anni il Miur
lavora alla mappatura completa degli interventi urgenti da
fare nelle scuole, un'altra tela
di Penelope infinita a cui mancano ancora troppi dati mentre quelli che sono stati inviati
con il tempo finiscono per essere superati, e quindi inutili.
Il Miur ha pubblicato soltanto una volta una parte dei
dati a sua disposizione, nell'autunno del 2012 quando
ministro era Francesco Profumo. Le cifre raccontano
quello che vivono ogni giorno gli studenti sulla loro pelle. Il 4% degli edifici è stato
costruito prima del 1900. E
la maggior parte, il 44% delle
scuole, in un periodo che va
dal 1961al1980. Solo il 17,7%
degli edifici è in possesso del
certificato di prevenzione incendi. Il 33% non possiede un
impianto idrico antincendio;
un edificio su due non ha una
scala interna di sicurezza;
quattro su dieci non hanno la
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27-01-2014
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Con una scuola efficiente
40% .di disoccupati in meno
LA RICERCA
ROM A In Italia il 40% della disoc·
cupazione giovanile è imputabile
al difficile rapporto tra scuola e
mondo del lavoro. Basti pensare
che nel 47% dei casi le aziende
del nostro Paese ritengono che le
carenze formative dei giovani abbiano un impatto negativo sulla
loro attività. Il quadro emerge da
una ricerca curata da McKinsey.
Si evince da questo studio come
le cause del problema della disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 29
anni, siano solo in parte riconducibili alla recente crisi economica. Al contrario, il fenomeno è radicato in Italia da lungo tempo ed
ha natura strutturale: negli ultimi vent'anni, infatti, la probabilità per un giovane sotto i 30 anni
di essere disoccupato è risultata
essere stabilmente 3,5 volte superiore alla popolazione adulta (la
media europea si attesta a 2).
«La componente strutturale spiegano i ricercatori - rappresenta circa il 40% del tasso di disoccupazione giovanile complessivo (oggi al 28% tra gli under 30)
e affonda le sue radici nel disallineamento tra capitale umano formato dal sistema educativo e necessità attuali e prospettiche del
sistema economico del Paese».
Tra le cause principali all'origine
della difficile transizione dei giovani dalla scuola al mondo del lavoro viene indicato lo «sbilancia-
ILGAP
Basti pensare che solo il 38% degli studenti intervistati conosce
le opportunità occupazionali offerte dai vari percorsi scolastici.
Il risultato è un «disallineamento
tra domanda e offerta, evidente
in particolare per i diplomati tecnici e professionali». Il gap domanda-offerta si riscontra anche
nella scelta del percorso universitario: meno del 30% degli universitari sceglie l'indirizzo di studi
sulla base degli sbocchi occupazionali. Dalla ricerca emerge,
inoltre, la «carenza di competenze adeguate ai bisogni del sistema economico». Solo il 42%. delle
imprese italiane ritiene che i giovani che entrano per la prima
volta nel mondo del lavoro abbiano una' preparazione adeguata.
Nel 47% dei casi (rispetto a una
media europea del 33% e al 18%
del Regno Unito), le aziende del
nostro Paese ritengono che queste carenze abbiano un impatto
negativo sulla loro attività.
In particolare, lamentano un
deficit di competenze generali non solo la padronanza delle lingue straniere e della matematica
di base, ma anche capacità analitiche, intraprendenza e autonomia, etica e deontologia professionale - e di esperienza pratica.
A tal proposito, in Italia stage e tirocini hanno una durata inferiore a un mese in quasi il 50% dei
casi nella scuola superiore e in
circa il 30% dei casi all'università.
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IL 47% DELLE AZIENDE
RITENGONO .
I DEFICIT FORMATIVI
DEI GIOVANI
NEGATIVI PER LE LORO
ATTIVITA
mento quantitativo tra domanda
delle imprese e scelte dei giovani»: molte posizioni restano vacanti a causa dei pochi candidati
disponibili, in quanto troppi giovani italiani non avrebbero «piena consapevolezza delle implicazioni lavorative di tali scelte».
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Istruzione all'italiana
Obbligatori ma mancano i soldi
Il caos dei corsi di recupero
collà cli scegliere anche il docente incmicato di tenere il corso. «Non c'ènulladiscandaloso» 1ibaclisce la Bilotta, «perché anche
le università, pubbliche come le scuole, istituiscono corsi plivati di preparazione ai test
d'ingresso o prevedono mastera pagamento. E non c'è nulla cli illegale, datochel'm1icolo 32 del Contratto Collettivo Nazionale
dei docenti garantisce la possibilità per l'insegnante di svolgere libera attività professionale». La preside delliceo Fe1mi, cui è arJivato il sostegno di voci autorevoli
Il ministero tiene a Jibadire che «per I' an- dell'Università della Calablia (secondo
no 2013 la somma complessivamente ero- Spartaco Pupo «l'autofinanziamento, progata è stata pali a24 milioni e 265mila euro» plio perché evita il 1icorso ai precettmi prie dunque sufficiente a «coplire i costi delle vati, è il cJiterio più democratico che esista>•) dice di sentirsi un'apripista e ammette
atti\~tà di recupero». Eppure alcune scuole
stanno già pensando di istituire corsi a pa- chetanti altri istituti hanno già seguito il suo
esempio. Lo conferma la recente indagine
gamento perfarfrnnte ali' emergenza.
di Skuoln.net, secondo cui ben il
Ne è un esempioilliceo Fermi di
Cosenza, la cui preside Miche.
i'.~% degli studenti italiani, che
seguono corsi di recupero a
lina Bilotta, dietro delibera
scuola, sostiene di fmfo a padel Consiglio d'Istituto, ha
gamento.
deciso di creare corsi privaIl problema si pone anti per gli studenti, integratiche sull'utilità delle verilìvi cli quelli pubblici. La deche, che dovrebbero testare
cisione, che ha suscitato
il superamento delle lacune,
una levata di scudi di Unione
alla fine del cordegli studenti e Cgil Scuola.,
viene difesa a spada tratta dalla
so. Se infatli uno
Maria Chiara Carrozza {Ftg]
su
studente
diretbice scolastica: «Si tratta di
quattro
viene
allività che non sostituiscono,
ma si aggiungono ai corsi previsti dal mini- «rimandato a sellembre», di questi poi solo
stero. Èunasortadi doposcuola privato isti- uno su 17 viene bocciato durante i cosidtuito dalla scuola pubblica. Perché lo fac- detti «esami cli Jiparazione».
Considerando la si Luazione nello specificiamo? I soldi erogali dal Miurnon bastano
a coplire lutle le allività didatliche di recu- co, ci sarebbe da rimpiangere le vecchie e
pero, cosicché alcune discipline finiscono ligorose «Jimandature» per gli studenti.
per restare scoperte». I corsi pensati dalla Ma, guardando alla condizione generale
preside del liceo calabrese costerebbero 7- del sistema scuola, forse sarebbero prefeli8 euro ali' ora e veJTebbero attuati su li chie- bili esami di ripara?Jone per chi gestisce il
sta degli stessi genit01i, che avrebbero la fa- ministero dell'Istruzione.
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Quotidiano
Il ministero: nel 2013 erogati alle scuole 24 milioni per le attività di sostegno
Ma molti istituti non ce la fanno, così qualcuno le organizza a pagamento
::: GIANLUCA VENEZIANI
LA VICENDA
I CORSI FANTASMA
Per legge sono ancora obbligatori, come il Miur ci ha confermato spiegando
di aver stanziato per questo ben 24 milioni di euro, ma essendo comunque
particolannente costosi quest'anno
molti istituti hanno deciso di non istituire tutte le attività di sostegno per gli
studenti. Corsi di recupero compresi.
A PAGAMENTO
Per far pronte all'emergenza, alcune
scuole stanno pensando di istituire dei
corsi a pagamento per gli studenti. Come il liceo Fenni di Cosenza, che si è
attirata le critiche di Cgil Scuola.
titeinmodo ancor più palese. Comemoslra
un sondaggio di Skuola.nel, circa uno studente su quattro, tra quelli con debito formativo, non può accedere ai corsi di recupero perché le scuole non li isliluiscono.
L'inadempienza delle scuole farebbe capo, principalmente, a ragioni economiche:
negli istituti scolastici italiani, infani, non ci
sarebbero abbastanza fondi per istituire
tutte le attività di sostegno per gli studenti.
068391
1111111 Gli esami non finiscono mai, ma i
corsi di recupero sì. Molte scuole italiane
hanno infatti deciso di 1inunciare all'istituzione di lezioni e attività di studio assistito
per gli studenti con debito formativo. La loro esistenza dovrebbe essere obbligatoria,
stando all'ordinanza 92/2007 dell'allora
ministro dell'Istruzione, Beppe Fioroni,
che prevedeva la costituzione «ordimuia e
pe1manentedelle attivitàdi recupero». Tut tm~a, prima nella n01ma e poi nella pratica,
la realizzazione di questi corsi è via via diventata flessibile. Già la nota ministeriale
del giugno 2008 e la circolare 12/09 avevano
previsto più ampi margini di discrezionalità
nei tempi e nelle modalità di reali7:Lazione
di queste attività di sostegno. lo scorso
marm, poi, il ministero dell'Istruzione aveva precisalo che l'ordinanza Fioroni del
2007 «non era stata rinnovata» e che dunque i corsi di recupero non erano più obbligatori. Quest'anno, però, nuovo dielrofront. Interpellalo da Libero, il Miur risponde che «è ancora in vigore lordinanza che
prevede l'obbligatorielà, da parle delle
scuole, di organizzare atlività di recupero».
Schizofrenia evidente. Nella pratica, peraltro, le direttive ministeliali vengono smen-
...
...
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1
Precari swola, l'inwbo del taglio alla greca
S
os scuola pubblica. I 150 euro «tornati» nella busta paga degli insegnanti di ruolo, dopo la mezza sollevazione provocata dall'annuncio del
governo di volerli tagliare, non esauriscono il lungo elenco dei nodi da sciogliere per garantire un minimo di qualità alla vita in classe. Prima fra questi, la scelta che toglierà a circa 130mila precari
da 1000a1200 euro l'anno, cancellando
il diritto a vedere monetizzate le ferie
non godute. Senza contare il mancato
pagamento degli stipendi di dicembre e
spesso novembre per le supplenze brevi,
su cui solo ora sta intervenendo il ministero. E come ben racconta Valentina
Mascaretti, bolognese, 34 anni, precaria da sette, supplente in un liceo di Imola: «Vivere con questa incertezza sui pagamenti diventa difficile. La mia salvezza? Non avere figli, e lo stipendio di mio
marito. Ma già così si tira la cinghia».
Tanti aspetti del lavoro da precaria
del resto «lo rendono molto più stressante di quello dei colleghi di ruolo». Tra i
diritti degli uni e degli altri «C'è un abisso», non si contano le disparità che il ministero non pensa affatto a colmare.
Una su tutte, appunto quella del mancato pagamento delle ferie non godute. I
precari non possono prenderle, visto
che vengono licenziati ogni estate: se in
precedenza queste ferie perse venivano
compensate, la spending review 2012 ha
stabilito che non possono essere monetizzate. Sarà così dal 2014, anche quelle
per il 2012-13 sono in forse. La giustificazione? Ai precari vengono conteggiate
come ferie Natale e Pasqua, cosa che
non accade con i colleghi di ruolo.
«Di fatto, si tratta di una decurtazio-
ne dello stipendio attuale - accusa Raffaella Morsia della Flc-Cgil Emilia-Romagna -, i precari subiscono un taglio
alla greca. Un'ingiustizia contro cui ora
la Flc nazionale avvierà una serie di cause pilota». C'è poi l'abuso dei contratti a
termine, contro cui ha puntato il dito a
dicembre la Corte Europea di Giustizia.
Anche questo Valentina lo ha subìto sulla propria pelle, «ho lavorato nella stessa scuola per un anno, ma con un contratto rinnovato 5 volte». Riassumendo:
«Lavoriamo proprio come chi è di ruolo,
anzi forse per farci accettare pure di più.
Molti di noi hanno master o dottorati,
abbiamo investito molto sulla nostra formazione. Ma non godiamo degli stessi
diritti degli altri docenti».
In un quadro complessivo già tanto
drammatico si inserisce l'ultimo sfregio,
lo stipendio fantasma per chi non ha ottenuto una cattedra dal Provveditorato
(annuale, da settembre a giugno o agosto) e ha quindi atteso le chiamate degli
istituti per spezzoni o supplenze brevi.
Che poi brevi magari non sono, visto che
coprono malattie ma anche maternità o
congedi annuali per motivi di studio. Il
loro stipendio però, a differenza di quello dei precari con cattedra del Provveditorato, è pagato dalle singole scuole, che
devono avere i fondi dal ministero. E
proprio questi fondi sono il problema.
«Già lo stipendio di settembre è arrivato solo grazie a un'erogazione straordinaria del ministero - spiega Morsia. Il
sindacato ne ha sollecitata un'altra entro dicembre, ma non c'è stata». «Il 20
dicembre la scuola ci ha comunicato che
lo stipendio sarebbe arrivato più avanti,
non si sapeva quando -ricorda infatti Va-
lentina-: è stato un trauma. Niente regali di Natale. Mi era capitato una volta di
vedere la busta paga in ritardo, ma
quest'anno abbiamo toccato il fondo.
Per fortuna ci sono i 1370 euro di mio
marito, insegnante pure lui ma di ruolo:
visto che io non ho certezze, siamo entrati nell'ottica di contare solo su quello per
le spese quotidiane. Poi mia madre, che
è pensionata, ogni tanto mi aiuta. Ma sono arrabbiata, davvero arrabbiata: non
ho un'indipendenza, e se avessi anche solo un figlio non ce la faremmo con quello
che costa la vita a Bologna».
Solo il 17 gennaio viale Trastevere ha
sbloccato i fondi, Valentina i 1000 euro
di novembre li ha visti dunque solo il 23
gennaio, insieme a quelli di dicembre.
Ma la partita non è affatto chiusa, «tra
pochi mesi il problema si riproporrà,
perché per il 2013 i soldi li hanno trovati
anticipando risorse del 2014. Sottratte
oltretutto - punta il dito Morsia - ad altri
capitoli di spesa della scuola, come i fondi per i Consigli d'Istituto e per l'offerta
formativa: siamo al cannibalismo. Ed è
incredibile che chi lavora per lo Stato
non sia retribuito: siamo alla negazione
dei diritti e dei valori di legalità che proprio a scuola si dovrebbero insegnare».
«La situazione rimane critica, altroché, rischiamo un blocco dei pagamenti
nei prossimi mesi - attacca il segretario
nazionale Flc Domenico Pantaleo-. Perché sulla scuola si continua a tagliare:
tagli nascosti, ma sempre tagli sono, che
pesano sulla stessa sopravvivenza di questi precari. Non solo, togliere risorse ad
altre voci farà sì che gli istituti saranno
sempre più costretti a chiedere un contributo alle famiglie. Il ministro Carrozza sa tutto questo?»
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ADRIANA COMASCHI
acomaschi@unìta.ìt
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Su iBooks 25mila titoli. ARoma l'istituto «adottato» da Samsung
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Tablet in aula e libri interattivi
.
'
Con la scuola 2.0 si impara di p1u
La preside del Buonarroti: «Così dimilluiscono i divari»
Davide DI Santo
d. [email protected]
·studio Tablet in classe
Appie Titoli didattici nello stare
068391
• La rivoluzione digitale ha modificato quasi
ogni ambito della vita: lavoro, relazioni interpersonali, intrattenimento. Trai pochi ambienti a restare per decenni pressoché immuni a
ogni cambiamento c' èla scuola. Eppure qualcosa si sta muovendo anche grazie all'interessamento dei colossi della tecnologia che negli
adulti di domani vedono anche i consumatori
del futuro.
Tra i primi a pµntare sul settore education è
stataApple che nei giorni scorsi ha annunciato
l'ampliamento dell'accesso ai contenuti didattici digitali in Europa e nel resto del mondo.
Secondo le tùtime stime_ dell'Idc sono 10 milionigliiPad utilizza ti in progettiscolasticialivello
globale, il 94% del mercato. In un settore in cui i
governi nazionali fanno fatica a investire in in novazione, però, il nodo non è solo quello dei
, dispositivi e delle reti a disposizione di insegnanti e alunni. La vera sfida è quella dei contenuti. Sulla piattaforma iBooks - che al momento conta25mila titoli creati cfa editori indipendenti, singoli insegnanti e istituti didattici - i
libriinterattiviin italiano si stanno moltiplicando a tempi record, mentre iTunes U, l'applicazione che permette agli studenti di accedere a
corsi privati e contenuti gratuiti, ha superato il
miliardo di download. Per fare due nomi, tra gli
istituti che utilizzano la piattaformaApple figurano eccellenze come Stanfor(l e l'Università di
·Pisa.
A puntare sulla scuola c'è ·anche Samsung
che ha «adottato» in Italia decine di istituti creando delle classi tecnologiche sperimentali. Il
colosso coreano, che ha appena pres_entato
all'ExCeL di Londra le ultime novità a riguardo,
ha commissionato una ricerca secondo la quale i sostenitori piì1 entusiasti della tecnologia a
scuola sono le famiglie. Il 56% di un campione
di 500 genitori di stl;ldenti della scuola primaria
e secondaria pensa che l'investimento nell'informatica debba essere la priorità del sistema
scolastico, anche perché il 72% ritiene che la
tecnologia a disposizione in casa sia migliore di
quella in classe. Il timore maggiore è che una
scuola che non innova possa penalizzare iragazzi in futuro. Più di sei genitori su dieci pensano che senza i dovuti investimenti si rischia una
carenza di competenze digitali, ormai fondamentali in quasi ogni ambito del man do della varo.
·Rossella Sonnino è la preside di uno degli istituti a maggiore vocazione tecnologica d'Italia:
la scuola secondaria di primo grado Michelangelo Buonarroti di via Puglie, a Roìna. «Abbiamo due progetti sperimentali, uno nell'ambito
del progetto del Miur Cl@ssi 2.0, l'altra con
SmartFuture, l'iniziativa di Samsunginaugurata a novembre - commentala dirigente scolastica - e i benefici si vedono. La scuola è un luogo
sempre più eterogeneo, in classe ci sono studenti bravi e meno bravi, come è normale, ma anche diversamente abili e figli di immigrati che
devono superare notevoli barriere linguistiche.
In questi due mesi abbiamo riscontrato che
l'uso di lavagne elettroniche, tablet e contenuti
interattivi aiuta moltissimo a ridurre disturbi
come dilessia, disortografia e discalcolia. E anche i bambini che parlano da poco l'italiano si
sentono più coinvolti e apprendono più velocemente rispetto ai m~todi tradizionali. E poi c'è
un altro punto - conclude - in quasi tutte le case
ormaicisonointernetedispositivimultimedia- ·
li. Noi non possiamo stare fermi. I ragazzi non
devono considerare la scuola una cosa noiosa».
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Stéfano Paleari
«Due mesi di tempo
per cambiare
un modello finito>>
· «Questo modello di finanziamento è arrivato a fine corsa. Il 2014 è il primo dopo molti
anni in cui il fondo universitario non diminuirà, e l'occasione per fare un cambio di passo
coraggioso non può essere
persa». Stefano Paleari, milanese, 49 anni, rettore a Bergamo, guida la Conferenza dei
rettori italiani (Crui) da settembre, e subito la sua agenda
è stata investita dalla battaglia
per i «fondi meritocratici»
agli atenei: una prima vittoria,
piccola e parecchio sofferta,
ha portato 41 milioni in due anni destinati a far muovere un
po' gli incentivi ai migliori, ma
gli obiettivi sono ovviamente
molto più ambiziosi.
Rettore, che tempi ci sono
per cambiare passo?
Il premier Letta alle Camere ha detto che entro il 31 marzo andrà definito il nuovo sistema di distribuzione delle risorse, e il ministero dell'Università ha fissato al 30 giugno
il termine entro cui rivedere i
parametri di valutazione. A
noi questo calendario va bene,
ma non si deve allungare nemmeno di un giorno.
Il confronto con il ministero in questi mesi è stato acceso: a che punto siamo?
Il ministro Maria Chiara
Carrozza ha aperto un tavolo
di confronto con gli atenei, e
ha fatto bene: la Crui ha incaricato tre rettori "rappresentativi" di tutta l'università italiana
(Giovanni Azzone del Politecnico di Milano, Giacomo Pignataro di Catania e Alberto
Tesi di Firenze; ndr), e orailavori devono partire.
In questi anni però non sono certo mancati i confronti
e i modelli •..
Ma sono mancati i risultati:
oggi chi fa bene è trattato come chi fa male, e chi fa male
non è messo in condizione di
migliorare. Naturalmente se
non si torna a finanziare l'università ogni modello si trasforma inevitabilmente in un esercizio accademico, e bisogna
da subito lavorare per evitare
il taglio di 170 milioni in pro-
gramma per il 2015.
Che cosa chiedete ora per
superare l'impasse?
Quattro principi irrinunciabili: stabilità dei fondi negli anni, senza la quale non si
riescono a mettere in campo
incentivi adeguati, equità,
perché il finanziamento attuale legato di fatto alla spesa
storica tratta in modo diverso realtà simili, premialità vera, perché il "premio" non
può essere rappresentato da
un taglio più leggero della
media, e semplicità, per riuscire a programmare su basi
condivise la vita degli atenei.
Ma a fermare finora l'avvio di un finanziamento competitivo non sono state anche le spinte conservatrici
del mondo accademico, che
hanno prodotto trattative
estenuanti, in particolare
con molti atenei del Sud, e
clausole di salvaguardia?
Nei primi mesi del mio
mandato ho visitato soprattutto università del Sud, e da
Palermo a Catania, da Bari a
Potenza, da Cagliari a Sassari
ho visto in una fetta significativa del mondo universitario
la voglia di mettersi in gioco,
purché ci siano regole chiare
e non punitive.
Che ruolo giocano in questa evoluzione letàsse universitarie? Spesso viene riproposta l'idea di più tasse in cambio di più diritto allo studio.
Guardiamo all'Europa dove, con l'eccezione del Regno
Unito, esiste un livello di contribuzione studentesca simile
al nostro e un diritto allo studio dieci volte più potente.
Dobbiamo avvicinarci a questo modello.
In tempi di spending review, però, trovare risorse
aggiuntive è un problema.
Negli ultimi anni il fondo
universitario è stato tagliato
deh5%, la spesa corrente delle
altre Pubbliche amministrazioni no: evidentemente si è
deciso che l'università dovesse pagare più degli altri, ed è
ora di cambiare strada.
G.Tr.
I REQUISITI .
I CONTRIBUTI
068391
Presidente Crui. Stefano Paleari
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1
DEL fINANHAl
Bocconi nei primi 100 Mba del mondo
I Barbieri
pagim'l ì
Master statunitensi sempre protagonisti
Mba, solo la Bocconi tra i primi 100
Francesca Barbieri
C'è una sola università italiana nel club dei cento migliori
Mba al mondo. È la Sda Bocconi
di Milano che si posizioni al posto numero 31 della classificastilata dal Financial Times.
Per il resto, il ranking annuale
che sarà pubblicato oggi dal quotidiano britannico conferma lo
strapotere degli atenei statunitensi nella formazione dei manager, con oltre la metà delle 100
posizioni occupate da scuole
targate Usa, forti della tradizione di più lunga durata nel campo dei corsi in materie economiche. Le prime management
school e gli Mba compaiono infatti negli Stati Uniti già alla fine
del diciannovesimo secolo, mentre da noi l'Mba Bocconi ha
fatto il suo debutto nel 1974.
Così il risultato frutto della
combinazione di venti indicatori - dall'aumento dello stipen-
dio dopo la frequenza del corso
alla capacità di trovare lavoro in
poco tempo, dal grado d'internazionalità del corpo docente alla
qualità della ricerca - produce
un'élite di primi dieci della classe nel 70% dei casi a stelle e strisce (si veda la tabella a destra).
Sui primi due gradini del podio si confermano, come lo
scorso anno, la Harvard Business School (prima) e la Stanford Graduate School ofBusiness. Il terzo posto viene invece riconquistato da un'europea, la London Business scho-
L'EUROPA IN RECUPERO
La svizzera Imd conquista
la dodicesima posizione
Via Sarfatti unica italiana
sale al trentunesimo posto
(era al 39' lo scorso anno)
Vincono le americane
T"'== .
Per chi ha frequentato l'Mba
di via Sarfatti l'aumento distipendio a tre anni dal "titolo", in
base ai dati raccolti dal Financial Times, è di tutto rispetto,
+112%, e raggiunge quota
u2.901 dollari, con 1'84°10 degli
ex allievi al lavoro nel giro di
tre mesi. «Il balzo in avanti commenta Gianmario Verona,
direttore dell'Mba - è un riconoscimento significativo per i
membri della faculty e dello
staff, ma anche un'ottima notizia per i nostri studenti e alumni che vedono così riconosciuto il valore dell'investimento
fatto scegliendo il nostro percorso formativo». L'Mba Bocconi dura 12 mesi full-time ecosta 46mila euro. Considerando
solo le scuole europee, il corso
italiano è all'undicesimo posto, nella classifica guidata dalla London Business school.
ol, che scalza la University of
Pennsylvania: Warton (oggi
quarta, mentre nel 2013 le posizioni erano invertite).
Nella top ten altre due europee, la francese Insead (che però ha sede anche a Singapore) e
la spagnola lese.
Ed è un'altra europea, la svizzera Imd, a registrare uno dei recuperi più forti rispetto allo
scorso anno. La scuola di Losanna - nata nel 1990 dalla fusione
delle scuole aziendalilmi e Imede - è dodicesima e guadagna
sette posizioni.
Nella top 100 stilata dal Financial Times figura, come detto,
una sola presenza italiana: si
tratta dell'Mba della Sda Bocconi che grazie alle buone performance conseguite sul sul piano
del placement e le crescenti opportunità internazionali offerte
recupera otto posizioni rispetto
al2013 (quando era39ima).
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R'.PRODUZ!ONE RISERVATA
I migliori full time global Mba selezionati dal Financial Times (prime 35 posizioni)
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Fonte: Financial Times
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L'ateneo migliore riceve meno del peggiore
Fondi alle università:
la ripartizione
trascura il Inerito
Dal debutto ufficiale dei
premi agli atenei «migliori»
sono passati sei anni, ma ançora oggi l'università con i parametri più brillanti secondo il
ministero, Milano-Bicocca, è
solo 41esima su 54 nella graduatoria dei finanziamenti
per studente e riceve fondi
statali assai più leggeri (-25°10)
rispetto a quella con i risultati più opachi, cioè l'ateneo di
Messina (nona in classifica).
L'Università più "ricca" è la
Tuscia di Viterbo, che riceve
quasi 6.500 euro a iscritto, assegno due volte e mezzo supe, riore a quello che arriva a
Chieti, alla Iuav di Venezia o
al Politecnico di Milano.
Trovati ~ pagl1111 7
In testa e in coda
Venezia Iuav
Chieti-Pescara
2.843
2.609
r (*)Il rapport~ è con gli ,;~tu denti - equivalenti», cioè gli studenti
1 misurati con pesature diverse a
I seconda della facoltà di iscrizione
1
Fonte: elaborazione su dati Miur
Negli atenei fondi senza merito
Gianni Trovati
N el2013 il dibattito sul fmanziamento universitario è volato
alto, in estate la grande parata
delle "pagelle" sui risultati della
ricerca misurati in tutti i dipartimenti degli atenei italiani ha rilanciato il tema degli incentivi ai
migliori, ma quando si è passati
ai soldi veri il meccanismo è atterrato sui soliti tagli: "lineari" o
più o meno casuali a seconda delle letture, ma certamente "ritardatari", perché sono stati comunicati a esercizio fmanziario praticamente chiuso.
I fondi di ogni università rimangono così in larga parte appesi ai parametri della spesa storica, che per le più diverse ragioni stratificate negli anni spiegano le differenze enormi nella dotazione fra ateneo e ateneo. Latabella qui a fianco illustra il quadro, e mostra che in rapporto agli
iscritti (pesati con i criteri ministeriali a seconda dell'area di stuRitaglio
Universita'
dio, perché per esempio uno studente di medicina costa più di
uno di giurisprudenza) l'università più "ricca", la TusciadiViterbo, riceve quasi 6.500 euro a
iscritto, 2,5 volte tanto l'assegno
che arriva a Chieti, alla Iuav di
Venezia o al Politecnico di Milano. Le tabelle allegate ai decreti
ministeriali che assegnano le risorse mostrano anche l'assegnazione teorica della quota "premiale", distribuita in base ai risultati ottenuti da ogni ateneo
nella ricerca e nella didattica:
Milano Bicocca, che secondo i
paran;ietri del ministero si sarebbe meritata i premi più sostanziosi, con 3.793 euro a iscritto è al 41esimo posto su 54 atenei mentre Messina, la meno
brillante, conta su 4.989 euro a
iscritto e occupa la nona posizione nella graduatoria del fmanziamento nazionale pro capite.
Il quadro, insomma, non è esaltante, e diventa decisamente scostampa
ad
uso esclusivo
raggiante se si pensa che il «finanziamento competitivo» degli atenei è stato deciso ufficialmente
dal decreto università del 2008
(ma era in cantiere da prima), rinvigorito dalla riforma Gelmini del
2010 e pubblicamente rilanciato
da ogni provvedimento sul tema.
Con il risultato che la «Gazzetta
Ufficiale» è zeppa di annunci,
ma i bilanci degli atenei restano
privi di premi reali. Negli anni
dell'austerità finanziaria che ha
invéstito anche le università, l'altalena estenuante fra promesse
innovative e attuazioni conservatrici è sfociata nell'unico risultato di rendere sempre più complicati i criteri di distribuzione dei
fondi. Nemmeno le assegnazioni
dei fondi 2013, arrivate dopo un
lungo lavorio (si veda Il Sole 24
Ore del 7 gennaio), hanno fatto eccezione.
Il problema è prima di tutto
matematico: una clausola drsalvaguardia prevede che nessuna
del
destinatario,
non
università possa perdere più del
5°10 delle risorse rispetto all'anno
prima, la dote complessiva del
fondo ordinario è scesa del4,5%
(lasciando fuori dai tagli solo gli
atenei di Camerino, L'Aquila e
Macerata, titolari di accordi di
programma, e le scuole speciali)
e ovviamente l'incrocio fra questi due dati ha congelato il sistema, perché qualche premio in
più ai "migliori" avrebbe impedito di salvare gli altri. A queste
premesse "deboli" si sono poi
aggiunti altri fattori: il confronto con il 2012, prima di tutto, deve tener conto anche dei fondi
in più che erano stati assegnati
agli atenei con maggiori spazi
assunzionali per il piano straordinario degli associati, ma che
non sono stati spesi perché itempi dell'abilitazione nazionale
non lo hanno permesso.
Ma più dei cervellotici meccanismi di assegnazione dei fondi,
sono i numeri dei risultati a spie-
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Milano-Bicocca, la «migliore» per i criteri Miur, riceve meno di Messina, la «peggiore»
mmrn
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Foglio
gare con chiarezza il problema.
Milano Bicocca, come si diceva
più sopra, avrebbe in teoria ottenuto i premi più importanti per i
risultati ottenuti nella didattica
e nella ricerca, ma all'atto pratico si è vista comunque tagliare
le risorse dell'1,63%, un po' piùrispetto a Foggia o Chieti che si
collocano più in basso nella graduatoria del "merito".A Verona,
terzain classifica secondo irisul-
ti peggiori secondo le rilevazioni del ministero.
Il problema, come si vede, è
storico, affonda le proprie radici
nel momento stesso della nascita ufficiale del «finanziamento
competitivo» e, per cambiare
passo, il ministro dell'Università Maria Chiara Carrozza ha avviato i lavori per trovare un nuovo sistema entro pochi mesi. Un
lavoro, questo, chiamato a rive-
tati ministeriali, la sforbiciata è
stata del 2,3%, superiore a quella
di Teramo che invece è al 23esimo posto, mentre Venezia e Bologna, rispettivamente quinta e
settima in base agli indicatori
di qualità, hanno pagato un pegno vicino al 5%, cioè praticamente uguale a quello chiesto a
Messina, Palermo e alla Seconda università di Napoli, gli atenei che hanno mostrato i risulta-
27-01-2014
7
2/3
dere anche i tempi della macchina amministrativa, come mostra un esempio evidente: il 10
gennaio è stato pubblicato in
«Gazzetta Ufficiale» il decreto
sui fondi per la «programmazione», ma il periodo coperto dal
provvedimento è iniziato il 1°
gennaio 2013: e la «programmazione» ex post è una contraddizione in termini.
gianni.trovati@i/sole24ore.com
l
Formazione
LE RISORSE PER LE UNIVERSITÀ
I
Lunga attesa
www.ecostampa.it
Il Sole?]{!
Quotidiano
RIPRODLZ:~ìNE
R'.SERVATA
Ildecreto
I Anche nell'ultimo anno tagli e clausole
I hanno di fatto congelato il sistema
1
Il finanziamento competitivo c'è dal 2008
I ma finora non ha dato risultati reali
I
La «roulette» delle risorse
-
-
-----
--------
Il finanziamento statale e i tagli università per università rapportati al numero di studenti* -Graduatoria in base al finanziamento statale per studente
----.-----------------------
----------------
Differenza rispetto al 2012
Totale
Euro per
Euro per studente* ~ milioni
studente* __ Diff. %_
- 6.644---- -1,8
_-3311 _ _-4,75
5.77~+ --0,4
-95
-1,61
5.630
----3,5
-=281
=4.75
-----=-5.loo
- - -3,5
-171 --3,18
- 5.163 ----9,1
-2721
-5,00
5.0~..g+ -3,3
-267
-5,00
~5,oo
_ - 5.o~~ -- -=4.81- ---265
--- 4.992~_ -~~ _ _-255 __ -4,86
- - - 4.989 L
-1.z.i__
-263
-5,oo
Fondo statale 2013
---
--=-
- _- :.·::~+--__ ~~:~~- . ::;m -::~::%
_
-----+---
r-
- - - 4.814
-0,5
-ZQJ
-1,44
- - - 4.804
-0,~
-1341
-2,70
4.802 ___::!.~ -253' --~5,00
- - 4.800
_ _ __i_,~'
_-2021 __-4,04_
- - 4.785
-6,1
-252
-5,00
4.713
-10,1
-248
-5,00
4.571
-6,3 - - - - - -241
-5,00
--- 4.550 ---- -11,9
-236 _ _-4,93
- - 4.540
-7,4
-237
-4,96
- - - 4.438
-2,7
-171
-3,71
-26,0
-233
-5,00
---4.326
- - - - 4.307
- - - - 4.280
- - - 4.184
4.173
- - - 4.079
- - - 4.046
- - - - - 3.986
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Universita'
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-211
-4,75
-9,6
-221
-5,00
-3,9
-192
-4,38
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-4,2
-156
-3,68
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-105
-2,52
____ - 2 . c ___-199 ___-4,75
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Pag. 45
068391
Napoli
Orientale
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1--
Quotidiano
Il Sole?]{! mmrn
Data
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Foglio
27-01-2014
7
3/3
Catanzaro
Venezia
Ca' Foscari
- - · ------··----·-Catania
Ancona
Bari Politecnico
Calabria· Arcavacata
I RISULTATI
068391
In proporzione agli studenti,
Viterbo ottiene il doppio
del Politecnico di Milano
AVenezia e Bologna riduzioni
uguali a Napoli e Palermo
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ItaliaOggi
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Foglio
25-01-2014
28
1
COMMERCIALISTI/Ultimata la convenzione quadro Cndcec-Miur
Il tirocinio all'università
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Quotidiano
Restano, però, i 12 mesi di pratica in studio
DI BENEDRITA PACELLI
rriva il nuovo tirocinio
all'università per gli
oltre 20 mila aspirani alla professione di
dottore commercialista. A due
anni dall'entrata in vigore del
decreto legge 1/2012 che ha
fissato in 18 mesi la durata
massima del tirocinio e a oltre uno dall'entrata in vigore
della riforma delle professioni
(dpr 137/12) che ne dà applicazione, è in dirittura d' arrivo
la nuova Convenzione quadro
tra il ministero dell'istruzione
e università e Consiglio nazionale dei dottori commercialisti
e degli esperti contabili con la
quale si fissano le nuove regole da seguire per svolgere dal
prossimo anno accademico il
tirocinio professionalizzante.
Non solo, perché la bozza di
convenzione che ItaJJ,aOggi ha
potuto visionare, ora alla firma
del direttore generale del Miur,
salva anche gli effetti prodotti
sugli attuali tirocinanti, quelli
cioè che avevano iniziato il praticantato a cavallo tra un provvedimento legislativo e l'altro.
IJaccordo cambia è il numero
dei crediti formativi (Cfu) da
conseguire e il monte ore, visto
che il dpr Severino ha di fatto
dimezzato il periodo di tirocinio per i commercialisti (da 36
a 18), prevedendo che 6 mesi
possano essere svolti in concomitanza con l'ultimo anno del
"
'.,
f;
, . I ~corsi univer:siitari in convenzione
"",
~
0
?
"
Durata del
tirocinio
V
-«
Periodo
all'università
~ ,: "
$
~
!
t
~""Y»;'.'
'"\ ~
Periodo in studio
~~~~~~~~~~~~~~9F~~~~~~~~~~~.~~~~~~
Prima deffa
legge 1;2012
(attuata dal dpr
137120 12 di 36 mesi
riforma delle
Due annì su tre • ,12mes)difrequentazione
potevano essere effettJVa in uno studio
svolti durante H professionale
è"orso di studi • Esonero prlmà prova
universitario
scritta
·
orotessiòrii)
Dopo la legge
1/2012
(attuata dal dpr
18 mesi
137/2012 di
riforma delle
professioni)
corso (triennale o quinquennale) e i restanti 12 con la frequentazione effettiva in uno studio
professionale.
Non cambia poi il principio di
fondo, cioè l'esonero dalla prima
prova dell'esame di stato per
l'accesso alla sezione A o B
dell'albo per coloro che hanno
conseguito una laurea quinquennale o triennale in un
corso di studi realizzato sulla
base di una convenzione tra
ateneo e ordine territoriale
di riferimento. Nel dettaglio
la convenzione stabilisce che
gli atenei possano attribuire
all'attività di tirocinio svolto
in concomitanza con l'ultimo
6 mesi di tirocinio
durante l'wltimo
anno del corso
(triennale
o
quinquennale)
anno di corso, un numero
massimo di 9 Cfu per la laurea triennale, e di 12 per la
quinquennale a condizione
che la convenzionf}con l'ordine preveda la redazione di un
progetto formativo, la verifica
del suo effettivo svolgimento
e la valutazione di una relazione scritta elaborata dallo
studente.
La valutazione dell'attività
svolta nel corso del semestre
di tirocinio è fatta sulla base
di un'attestazione del professionista, mentre la verifica sull'effettivo svolgimento
spetta all'ordine. Infine le
norme transitorie conferma-
· 12 mesi di frequentazione
effettiva in uno studio
professionale
• Esonero prima prova
scritta
te (dopo una nota del Miur
dello scorso settembre) per
non pregiudicare i diritti dei
praticanti che precisano come
nelle more della stipula della
nuove convenzioni tra ordini
e università che verranno siglate in conformità della convenzione quadro e, comunque,
non oltre l'anno accademico
2014-2015, a tutti coloro che
a partire dal 24 gennaio 2012
sono stati iscritti nella sezione
«tirocinanti commercialisti»
in virtù delle vecchie convenzioni verrà riconosciuto un
semestre di tirocinio purché
abbiano svolto almeno 250 ore
di pratica professionale.
068391
A
"'
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Quotidiano
ItaliaOggi
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25-01-2014
34
1
l'int.ero ~ ~~eàl~inaJtùig.I ~pan­
ti im~o a identificare le opportunità
a più eleva~potepziale insieme a modalità e
strumenti pi'ù .eftìeàci per svilupparle.
Il ftne del oorsq è gestire. in mrutlera più
efficace ed efficiente il ebntinuo c;ambiamentò
dell'ambiente es~, ès~dendoilbuliliness
in nuovi spazi di :mereato. n pereorsosi arlicòla in 10 gi~,che si terranno a Milano tra
maggio e luglio ed è pensato per interessare
t.ecnologia, farmaceutica, n.anot.ecnologia, nu- tanto professiOnisti quanto. n.eolaureati. La
traceutica, dispositivi medièali e diagnostica). preiscrizione Sèade 1'8 marzo2014. Ulteriori
La Bda fornisce co:tnpetenze e strumenti per informazioni sul sito: www.bd-academy.org
\ gestire le attività di Business de\Telopment e riprod.uzic:me riset'\l'ata
N~ il :Pthnò pe'.rç()J'So di fotmazione in
Italia, creato da ltaly IDg, in collàborazione
con .l'universìtà di Pavia (dipartimento di
Scienze economiche e aziendali), pensàto per i
«Businessdevelopmélltirumagel'», che operano nel settore delle scienze della vita.
La «Business development academy» è 41
primo pèreorso di formazione in Italia pen$ato peri «Business developmentmanager», che
operanonelsett.oredelle scienze della vit.a {bio-
~~-~C\.Tl E FL\_L\Z.\ I
f/P\flnopom"<'•f'""'l"'tt"b1"''uf''"'nrnmc· i/Lw,,,,llo""'/"" h'rl<f•''l5
Bonomi si sn1arca
Si11dacali a Fiato
{,{li Ullffteflli
068391
E fa, capire che potrebbe f.wwiu,.., oru
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IL SECOLO XIX
Pagina
Foglio
DEFERRARI: «LA LEGGE GELMINI È DEBOLE, VORREI
27-01-2014
20
1
S! DOVESSf CHIEDERE Il PERMESSO SEMPRE»
<<MA UN POSTO IN CDADAPRESTIGIO>>
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li rettore: «Non è sbagliato avere attività esterne, ma bisogna rispettare le regole»
telare l'università».
Ma queste consulenze, invece che
"arricchire" docenti singoli, non
potrebbero essere acquisite dall'ateneo a beneficio pubblico?
«Dà LUSTRO all'università che uno o
più dei suoi professori siedano in cda
prestigiosi». La prassi del "doppio" incarico non scandalizza il rettore dell'ateneo genovese, Giacomo Deferrari.
Che ribadisce la sua visione di «Un'università che dialoga con la città» ma sottolinea anche che «le regole vanno rispettate. E così non è stato nel caso del
professor Passalacqua, che ha accumulato incarichi extra senza chiedere l' au torizzazione».
Che tipi di incarichi?
«Consulenze retribuite. Accumulate
nel decennio precedente la legge Gelmini, fino al 2010, quando l'autorizzazione serviva».
Molti giudicano la legge Gelmini
troppo "permissiva" e vi accusano
di aver fatto poco per evitare le consulenze private dei professori.
«La Gelmini è debole, è vero, ma noi
abbiamo fatto tutto il possibile per tu-
«Non è così semplice. Le aziende richiedono professori specifici, con competenze specifiche».
Competenze che i Dipartimenti
non hanno?
«Le hanno, ma non si può obbligare
un'azienda a scegliere un dipartimento. Anche se sarebbe opportuno che le
commissioni le prendesse l'università».
Molti docenti figurano in cda di
aziende. Unapraticachecondivide?
«Ne abbiamo discusso anche in sede
di Conferenza dei rettori e abbiamo
convenuto che per un ateneo è importante il legame con il territorio. Io stesso faccio parte del cda del Gaslini.
L'università, nella mia visione, non deve chiudersi nella sua torre d'avorio».
Per legge, per le attività di consulenza, che possono essere anche retribuite, non serve autorizzazione,
per i "compiti istituzionali o gestio-
nali" sì, ma devono essere in enti
senza scopo di lucro. Dove si colloca
chi siede in un cda?
«Intanto dico che vorrei che fosse
obbligatorio chiedere al rettore l'autorizzazione per tutti gli incarichi extra.
La questione dei cda non è chiara: noi,
come il resto d'Italia, l'abbiamo interpretata non inserendo il ruolo di consigliere fra quelli gestionali».
E chi è presidente?
«Se di un'azienda pubblica ha più un
ruolo più di rappresentanza che di gestione. E poi controlliamo che non interferisca con l'attività universitaria».
Come?
«Chiediamo conferma, a posteriori,
ad ogni Dipartimento».
Problemi segnalati?
«Mai. Aparte i due professori sospesi, Peluffo e Passalacqua. Colleghi che
stimo, ci tengo a dirlo, male regole sono
regole».
Avete mai negato un'autorizzazione?
«Cinque nel 2013. O perché l'attività
extra era un vero e proprio lavoro "dipendente" o perché gravoso e in sedi
lontane».
E.PAG.
PAMBIANCHI
068391
Il rettore Giacomo Deferrari
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IL SECOLO XIX
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27-01-2014
20
Foglio
1
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UN ANNO DOPO Il CASO PELUFFO, "PUNITO" UN ALTRO DOCENTE: «NON HA CHIESTO L'AUTORIZZAZIONE»
Lavori extra, profsospeso dall'ateneo
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L'ingegnere Passalacqua non potrà insegnare per 6 mesi: «Valuto il ricorso al Tar»
ELISABETTA PAGANI
SOSPESO per aver accumulato, negli anni passati, diversi incarichi retribuiti senza chiedere l'autorizzazione al suo principale "datore di lavoro", l'università. Per questo motivo dal primo gennaio, e fino a fine
giugno, il professore associato Roberto Passalacqua, del Dipartimento di Ingegneria civile, chimica e ambientale, non potrà insegnare né tenere esami. «Alla fine a pagare saranno i ragazzi e mi dispiace - si limita a
dire il docente - è vero, sono stato sospeso, ma non voglio spiegare perché, non ora. Dico solo che non con divido i metodi che hanno portato a
questo provvedimento». Provvedimento che, aggiunge, non ha intenzione di subire passivamente, tanto
che «sto valutando l'idea di fare ricorso al Tar».
Passalacqua non è l'unico professore dell'ateneo ad affiancare al lavoro d'aula altre attività.Anzi, la lista
dei docenti (che però, a differenza
sua, hanno chiesto il via libera) è lunghissima, fra chi fa consulenza e chi
siede in un consiglio d'amministrazione o addirittura lo presiede. Una
pratica criticata anche dal professor
Giunio Luzzatto, che in un lungo articolo sul Secolo XIX accusava l'università di aver "fatto troppo poco per
evitare che i professori a tempo pieno possano svolgere attività di consulenze private" o addirittura, "violando esplicite norme in vigore da
decenni, assumano funzioni di amministratore delegato o simili in società industriali con fini di lucro".
L'ateneo, dal canto suo, si difende
sostenendo di verificare di volta in
volta che le attività extra dei suoi docenti non incidano negativamente
sul lavoro universitario. E sospendendo chi non rispetta le regole. Così, a circa un anno di distanza dal caso
di Gianluca Peluffo, sospeso per sei
mesi dall'incarico di ricercatore universitario e condannato dalla Corte
dei Conti per danno erariale, ecco il
"fascicolo" Passalacqua. Progettista
di livello internazionale e professore
ad Architettura il primo, ingegnere e
docente di Geotecnica, 60 anni, il secondo. Se Peluffo, che a settembre (a
sospensione finita) se n'è andato
sbattendo la porta dall'ateneo e ora
lavora allo Iulm di Milano, era stato
"punito" perché quando entrò nel
mondo accademico come ricercatore non confermato continuò l'attività esterna di professionista in uno
studio, Passalacqua viene accusato
di aver avuto, nel decennio scorso, ripetuti incarichi di consulenza extra,
retribuiti, presso enti o privati, senza
mai chiedere autorizzazione all'università. Così il Collegio di disciplina,
presieduto dalla professoressa Gisella Desimone, analizzate le carte
relative al suo caso, ha deciso per la
sospensione, poi ratificata dal cda.
E ora si pone il problema del corso
di Geotecnica che Passalacqua - stimato dai colleghi - teneva. Perché se
ufficialmente il Dipartimento assicura che ci «sono docenti che possono sostituirlo», in realtà sarebbe già
stata inviata al rettore una richiesta
di slittamento della "pena'', giustificata dal fatto che altrimenti il corso
rimarrebbe scoperto.
[email protected]
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068391
La sede della facoltà di ingegneria in viale Causa
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Pag. 50
Data
runità
Pagina
Foglio
MARIA CHIARA CARROZZA
Secondo il Researchers' Report
2013 l'Italia dispone di un
numero di ricercatori che
supera di poco la quota di 4
ogni mille occupati, un quarto
della Finlandia, meno della
metà di Giappone e Stati Uniti,
inferiore del 50% alla media
Ue. Il fatto che la loro
produttività scientifica sia
buona per quantità e qualità
non può costituire una
consolazione e tantomeno un
alibi per non investire nelle
nostre università, nei nostri
centri di ricerca,
nella ricerca industriale.
SEGUE A PAG. 15
L'articolo
nnostro impegno
per rilanciare la ricerca
Maria Chiara
Carrozza
fV·inistro
dell''struzione
SEGUE DALLA PRIMA
Del resto, questo strano paradosso italiano appare in tutta la sua evidenza nel bell'articolo
di Pietro Greco pubblicato giovedì su l'Unità: i
ricercatori italiani sono ben valutati e stimati
nella comunità scientifica internazionale, ma,
purtroppo, non lavorano in Italia. Come è stato giustamente osservato ciò dipende dalle
scarse prospettive sia sul piano delle disponibilità infrastrutturali sia su quello delle carriere.
Ma le cose possono cambiare, devono cambiare, stanno cambiando. In questi giorni il
mio ministero è impegnato nella presentazione ai colleghi di governo del Programma Nazionale per la Ricerca. Un Programma nuovo,
che si sincronizza e sintonizza con quello europeo, un Programma che crea sinergia fra amministrazioni centrali e regionali, tra fondinazionali e fondi europei. Un Programma, questo mi preme qui sottolineare, che pone l'enfasi (e l'investimento) maggiore precisamente
sul capitale umano per la ricerca, sui ricercatori. Non casualmente ho più volte dichiarato
che il 2014 sarà l'anno dei giovani ricercatori.
L'investimento prende a modello le migliori
Ritaglio
Maria Chiara Carrozza
stampa
ad
pratiche esistenti a livello internazionale, con
lobiettivo, fin dalla fase iniziale della formazione delle nuove leve di ricercatori (il
Abbiamo
dottorato di ricerca),
realizzato
di un precoce conseil Programma guimento dell'autonomia ideativa ed operaNazionale
tiva e quello di un ageper la Ricerca vole e soddisfacente
inserimento nel monin modo da
do del lavoro con una
sintonizzarci prospettiva occupazionale stabile.
con l'Europa
Le priorità sulle
quali con il Programma Nazionale investiremo sono intanto i giovani laureati che, passando attraverso il dottorato, intendono fare della ricerca la loro attività professionale, anche al di fuori dell'ambito
accademico, in contesti lavorativi con forte necessità d'innovazione. Non solo, come è ben
noto, quello delle piccole e medie imprese,
ma anche la pubblica amministrazione e i servizi, che pure hanno bisogno di forti iniezioni
ricostituenti, rappresentate da giovani con la
mentalità creativa del ricercatore.
Una seconda priorità sulla quale intendiamo investire sono i giovani che hanno perfezionato la propria formazione dottorale e vogliono cimentarsi in maniera indipendente in
attività di ricerca o d'innovazione. Per loro finanzieremo progetti all'interno dei quali potranno ricavare una dignitosa retribuzione e
quanto serve per mettere alla prova le loro
idee ed il loro talento. Infine, ci sarà un'azione
mirata ad inserire in maniera stabile nel sistema della ricerca ed in quello dell'innovazione
professionalità già affermate, provviste anche di una qualificata esperienza internazionale.
Ma diversi passi avanti sono stati già fatti
dal governo Letta. Proprio ieri ho firmato il
nuovo Bando «SIR - Scientific Independence
of young Researchers», che destina oltre 47
milioni agli under 40 e allinea per la prima
volta la procedura di selezione dei progetti a
quella dell'ERC, European Research Council,
privilegiando coloro che dimostrano di avere
conseguito indipendenza ed autonomia scientifica. Voglio ricordare anche il piano «Levi
Montalcini» e la semplificazione delle procedure per il rientro dei vincitori proprio dei
bandi ERC in Italia. Trasparenza, apertura,
merito sono le parole-chiave che, insieme a
semplificazione, caratterizzeranno le procedure per attuare queste misure prioritarie
d'investimento.
Sono convinta che la ricerca in Italia debba
e possa riconquistare un ruolo centrale. Ci
stiamo impegnando per questo e perché le
persone di talento, appassionate e creative abbiano la possibilità di portare il nostro sistema ai primi posti in Europa, per contribuire a
restituire competitività assoluta al sistema
delle imprese, con le ricadute in termini di crescita sostenibile ed inclusiva che il Paese da
troppo tempo aspetta.
uso esclusivo
del
destinatario,
non
068391
Il nostro impegno
per la ricerca
25-01-2014
1
1
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Pag. 52
il Centro
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Foglio
25-01-2014
12
1
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Quotidiano
L'INCONTRO DOPO LA PROTESTA
Il ministero apre su recupero fondo unico
ROMA
leo, che spiega: «Il mancatorispetto dei contratti e interpretazioni arbitrarie della legge
Brunetta stanno peggiorando
le condizioni di lavoro in tutti i
comparti della conoscenza. Finora le risposte sono state inconcludenti e le emergenze
aumentano». Per la Flc-Cgil i
temi più urgenti da affrontare
nel confronto sono «il regolare
pagamento degli stipendi e
delle ferie per i precari, la richiesta di restituzione delle
somme legittimamente percepite per le posizioni economiche del personale Ata, la messa in discussione delle retribuzioni di posizioni e di risultato
dei dirigenti scolastici.
068391
«L'incontro al ministero dell'
istruzione con il capo dipartimento Chiappetta è andato bene perché sostanzialmente tutte le nostre richieste sono state
accolte». Lo riferisce il presidente dell'Anp, associazione
nazionale presidi, Giorgio
Rembado. «Il ministero si è impegnato a trovare, di concerto
col ministro dell'Economia,
una soluzione amministrativa
per il recupero dei 18 milioni
che erano stati tolti dal Fondo
unico nazionale relativamente alla parte variabile della retribuzione dei dirigenti».
«Il ministero», spiega Rem-
bado «troverà una copertura
per il recupero dei 5 milioni
per la perequazione interna
tra giovani dirigenti e dirigenti
anziani, somma promessa alle
organizzazioni sindacali nel
201 Oe mai erogata.
Intanto iil sindacato della
scuola Flc-Cgil ha proclamato
lo stato d'agitazione e martedì
al Miur si terrà un primo presidio dei dirigenti scolastici.
Dall'incontro con il ministro
dell'Istruzione Maria Chiara
Carrozza, la Flc-Cgil si aspetta
«risposte concrete sulle tante
emergenze che riguardano il
personale della scuola». Lo
scrive in una nota il segretario
del sindacato, Mimmo Panta-
Ritaglio
Maria Chiara Carrozza
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Pag. 53
IL GAZZETTINO
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Foglio
25-01-2014
11
1
LA GRANDE SFIDA Il Veneto capofila in Italia di un progetto internazionale di "fusione nucleare"
Nasce a Padova l'energia atomica pulita
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Nell:z Citta del Santo verra realizzato il cuore del reattore. Obiettivo, fornire "cmrente" senza scorie
PADOVA
Maria Chiara Carrozza
NUCLEARE Il "reattore· nel quale verrà prodotta energia atomica pulita
iter megavolt accelerator,
17.500 metri quadrati di superficie totale) entrerà in funzione fra qualche mese. Ospiterà
un acceleratore di fasci neutri
per il riscaldamento del plasma: ottenuto producendo un
fascio di particelle accelerate
con una potenza enorme. Fascio che dovrà rimanere attivo
per un'ora (questo si è fatto
finora in strutture "mini" e per
pochi secondi). Quando questo
progetto sarà a punto - questio-
ne di mesi - l'energia prodotta
entrerà nelle nostre case e farà
luce e riscaldamento. Per questo il presidente del Cnr, Luigi
Nicolais è orgoglioso: «Le conoscenze acquisite in questo ambito aprono la strada alla realizzazione di future centrali
senza emissioni, affidabili e
pulite, e allo stesso tempo
sostengono l'innovazione industriale e lo sviluppo di tecnologie cruciali per rilanciare la
competitività del Paese».
L'investimento italiano per il
progetto Prima è per ora di 20
milioni di euro, a fronte di
investimenti per un valore di
200 milioni in attrezzature
scientifiche, a carico di Iter.
«Questo progetto rappresenta
una sfida molto importante
per il nostro laboratorio che si
trova oggi a giocare un ruolo di
primo piano nello sviluppo dei
componenti più complessi di
Iter», ha spiegato Vanni Toigo,
project manager di Prima. «Poter disporre - ha chiosato il
magnifico rettore del Bo, Giuseppe Zaccaria - di una fonte
di energia abbondante e compatibile con l'ambiente è un
obiettivo strategico per l'intera
umanità, e siamo molto orgogliosi di potervi investire le
nostre migliori competenze».
© riproduzione riservata
Pag. 54
068391
La sfida è scientifica e tecnologica insieme: produrre energia da fusione nucleare, «l'altro nucleare», il contrario di
quello che rompe l'atomo ed è
"sporco". Questo è pulito e
riproduce il meccanismo solare. Tutto grazie a tecnologie
hi-tech made in Veneto, Italy.
Sono magneti superconduttori, camere da vuoto, sistemi di
riscaldamento che dovranno
garantire per decenni la piena
efficienza di una macchina
mai pensata prima e che andrà
in funzione fra una decina
d'anni a Grenoble. L'impianto
si chiama Iter (International
thermonuclear experimental
reactor, cominciato nel 2004) e
Padova lavora per conto
dell'Italia nel consorzio che
coinvolge Ue, Russia, Usa,
Giappone, India, Corea del
Sud.
Ieri è stata la giornata zero,
il battesimo del grande progetto del Consorzio Rfx - composto da Cnr, Università di Padova, Enea, Infn e Acciaierie
Venete, in collaborazione con
altri laboratori stranieri - per
realizzare a Padova due macchine "Spider" e "Mitica", il
cuore del reattore che dovrà
funzionare producendo energia atomica pulita nel sud
della Francia.
Per capirci: l'obiettivo finale
è produrre energia pulita fondendo atomi di deuterio (si
ricava dall'acqua del mare) e
trizio (dal litio), materiali praticamente inesauribili. E senza
scorie. Però in natura gli atomi
di deuterio e trizio si respingono. Per farli attrarre e produrre energia occorre scaldarli
tanto. Tantissimo. Fino a "fonderli". Nel "plasma" (è dal 1920
che si usa questa parola per
indicare il quarto stato della
materia, ioni strappati dagli
atomi) i nuclei possono essere
così energici da fondere. La
fusione è una specie di "contrario" dell'atomica che conosciamo (ad esempio il processo si
ferma senza alcun problema).
«Prima» (Padova research on
Quotidiano
Il Sole?]{! mmrn
27-01-2014
33
1
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Foglio
Autonomo il pregiudizio alla salute
Mobbing, va dimostrata
la perdita di professionalità
Aldo Monea
ta di opportunità lavorative
In caso di mobbing, l'av- od obsolescenza. Inoltre, la
venuto accertamento del dan- dipendente non ha fatto nulno alla salute non implica il la per provare quel danno.
conseguente e automatico riLa mobbizzata ricorre per
conoscimento anche di un Cassazione. In primo luogo,
danno alla professionalità. contesta la contraddittorieLo ha affermato la Cassazio- tà della motivazione della
ne, sezione Lavoro, con la sentenza: da un lato, rileva
che le circostanze emerse sosentenza 172 dell'S gennaio.
La vicenda esaminata dal- no utili per dimostrare il danla Corte riguarda una dipen- no alla salute; dall'altro lato,
dente, che subisce provvedi- esclude un danno alla profesmenti disciplinari e trasferi- sionalità per mancata dimomenti e, considerandoli par- strazione delle circostanze
te di un disegno vessatorio, che lo avrebbero determinachiede ai giudici di condan- to. Censura, poi, la sentenza
nare il datore per mobbing. per violazione delle norme
In appello si vede riconosciu- su responsabilità civile del
to il risarcimento del danno datore, su risarcimento del
alla salute da mobbing. La danno alla professionalità e
sentenza, però, esclude un sull'onere della prova. In sodanno alla professionalità: stanza, la sua tesi è che il
date le mansioni amministra- mobbing avrebbe determinative della persona, la forzata to, necessariamente, emargiinattività causata dal com- nazione professionale, così
portamento illegittimo del rendendo presunto il danno
datore non ha prodotto perdi- alla professionalità.
Ma la Cassazione respinge
il ricorso, affermando che:
fil danno biologico e danno alla
professionalità hanno presupposti differenti: il primo concerne il fisico del lavoratore; il
secondo la sua professionalità, cioè la sua capacità lavorativa; pertanto non è censurabile, di per sé, una decisione che
riconosca il primo tipo di danno, ma non l'altro;
!I il danno alla professionalità
va provato in modo specifico,
ad esempio dimostrando che
il demansionamento abbia
rappresentato un ostacolo alla progressione di carriera; la
ricorrente, invece, non ha dedotto nulla e ha affermato che
quel danno fosse implicito;
1111 l'accertamento delle circostanze di fatto non chiarisce il
danno subìto: anche in questo
senso, il danno alla professionalità richiede la prova, carenti nel caso specifico.
[: RIPRODUZIONf RISERVATA
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Lavoro e previdenza
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non
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Il best seller
dell'anno.
Fiscale.
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la circolare Inps 6/2014
Cambio retroattivo
per i contributi
nei giorni di assenza
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Lavoro e previdenza
denzialmente. Sono evidenti
i problemi di applicazione
del minimale contributivo.
Nulla quaestio sulle ragioni dell'Istituto di previdenza
in ordine all'inversione di interpretazione sull'imponibilità (o la non imponibilità) di
alcune fattispecie di assenze. Il punto dolens dei nuovi
orientamenti è rappresentato dal dies a quo: la loro applicazione è richiesta da ottobre 2012. In altre parole ai dipendenti che, nell'ultimo anno e mezzo, hanno aderito a
uno sciopero, gli enti dovrebbero ricalcolare la retribuzione, restituire i contributi trattenuti per tale giornata e assoggettare tale contributi a
Irpef (in quanto, in allora,
avevano ridotto il reddito tassato). Al contrario, di fronte,
in passato, a un assegno alimentare, ora si dovrà procedere a inserire nel cedolino
un imponibile figurativo (in
quanto la somma è già stata
corrisposta) e, di conseguenza, a ridurre il reddito ai fini
Irpef. Se questo rappresenta
un discreto problema per i lavoratori oggi ancora in servizio, è evidente l'ulteriore
complicazione nel caso in
cui il dipendente non sia più
in attività.
Ma non è finita. Sistemati
gli aspetti contributivi e fiscali, il passo successivo è rappresentato dalla regolarizzazione di tutte le denunce relative alle varie mensilità interessate. Gli enti dovranno districarsi nei vari quadri e codici della ListaPosPA, per cercare di dare definitività alle posizioni previdenziali.
Si auspica, quindi, che
l'Inps corregga il tiro, imponendo l'obbligatorietà dei nuo
vi orientamenti a partire dalla
mensilità di febbraio 2014.
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068391
Tiziano Grandelli
Mirco Zamberlan
L'Inps getta nello scompiglio. le amministrazioni pubbliche. Con la circolare 6/
2014, l'Istituto di previdenza
fa chiarezza rispetto ad alcune tipofogie di assenze che, in
passato, avevano creato parecchie incertezze nell'elaborazione delle buste paga. Ma,
nel contempo, "pretende"
che ai nuovi indirizzi venga
·data attuazione retroattiva.
L'allora Inpdap, con la nota 65837 del 2 dicembre 1997,
aveva sostenuto l'obbligo
contributivo in caso di sciopero in quanto l'assenza in
questione non incideva sull'anzianità di servizio e sulle
ferie. Oggi, facendo appello
all'uniformità delle basi imponibili, voluta con il Dlgs
314/1997 (emanato il2 settembre), l'Inps afferma che lo
sciopero, poiché comporta
una riduzione della retribuzione in relazione alla mancata prestazione lavorativa, decurta anche l'imponibile previdenziale.
Esempio contrario è rappresentato dall'assegno alimentare. Riprendendo il disposto dell'articolo 34 del
Rdl 680/38, nelle faq sulla circolare Inpdap 38/2000 si leggeva che era considerato servizio non utile ai fini previdenziali il periodo di sospensione per motivi disciplinari
o cautelare per procedimento penale, anche in presenza
di assegno alimentare, in
quanto quest'ultimo non era
equiparabile alla retribuzione. A conclusione opposta
giunge oggi l'Inps, in quanto
osserva che, ai sensi della circolare 326/E del ministero
delle Finanze, tale assegno costituisce reddito di lavoro dipendente e, quindi, imponibile sia fiscalmente che previ-
del
destinatario,
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Prassi consolidata. Nell'Unione europea, su 28 Paesi ben 21
hanno introdotto un compenso al di sotto del quale non ègiusto andare
Il «salario minimo» fa bene al lavoro
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Il Sole?]{!
Quotidiano
Il bilancio dei pro e dei contro: nei Paesi che l'hanno introdotto più costi, ma anche più v~taggi
di Fabrizio Galimberti
isognerebbe pagare a chi lavora almenounsalariominimo?Ci dovrebbe essere una cifra - che so, 5 euro all'ora - al di
sotto della quale sarebbe illegale pagare un lavoratore? Suppongo che voi, pensando alvostro futuro di lavoratori, non avreste dubbi a
dire di sì: non vogliamo essere sfruttati, ci dovrebbero dare almeno x euro ... Ed è giusto che
lo Stato, in una situazione in cui il potere negoziale dei datori di lavoro è superiore a quello
dei lavoratori (vista la crisi che c'è in giro), si
preoccupi di piantare un paletto per stabilire
un livello di compenso al di sotto del quale
non è giusto andare.
Sì, ma ... Gli economisti, come il Grillo parlante, hanno l'abitudine di fare obiezioni anche a cose che sembrano giuste. E la prima
obiezione che farebbero è questa: se si introduce un salario minimo si perdono posti di lavoro. Perché si perdono? Basta tornare alla
legge della domanda e dcli' offerta. Supponiamo che voi abbiate una bancarella al mercato
e vogliate vender patate. Se mettete un cartellino di un euro al chilo, sapete che ne venderete, mettiamo, 100 chili. E se scrivete sul cartellino 2 euro, quante ne venderete? Certamente
di meno. Ci saranno meno compratori invogliati da quel prezzo.
La stessa cosa succede se volete "vendere", invece di patate, un'ora del vostro lavoro. Se dite: lavoro per 5 euro all'ora, potrete
trovar da lavorare per un certo numero di
ore. Ma se dite: voglio almeno 10 euro all'ora,
trovate meno domanda delle vostre ore dilavoro. Coloro che sono avversi a un minimo
salariale, insomma, dicono: se lo introducete, ci saranno meno ore lavorate e si perderanno posti di lavoro.
É giusta questa obiezione del "Grillo parlante"? Andiamo intanto a vedere quel che
succede nella realtà. In quanti Paesi lo Stato
ha stabilito un salario minimo? In molti, co-
me vedere dal grafico: nell'Unione europea,
su 28 Paesi ben 21 hanno introdotto un salario
minimo, sfidando le obiezioni del Grillo parlante (in Italia ci sono minimi salariali per
molte categorie di lavoratori, ma non c'è un
minimo nazionale valido per tutti). E anche
fuori dell'Europa e dell'America ci sono molti Paesi con questa norma.
Certamente, si tratta di una norma che interferis~e .col libero mercato. Non esist~ un prezzo mn11Illo per le patate o il taglio dei capelli o il
biglietto del cinema. Perché, allora, esiste questa norma per il lavoro? Non basta dire che il
lavoro non è un bene qualsiasi. Bisogna argomentare un po' di più.
In effetti, il lavoro è qualcosa di più rispetto agli altri beni. E i governi devono rispondere ai desideri dei cittadini, specie quando
l'economia è debole e le diseguaglianze - le
distanze fra ricchi e poveri - si allargano. Ma,
anche se il lavoro è; come certamente è, qualcosa di più rispetto agli altri beni, lobiezione
resta. Si favoriscono veramente i lavoratori
se per effetto dell'aumento del salario minimo si perdono posti di lavoro? La teoria economica dice che si perdono, ma gli economisti hanno troppo spesso l'abitudine di ragionare su modelli e ignorare la realtà.
Una vecchia battuta dice di un economista
che ha perduto le chiavi della macchina e, nella
notte, le cerca alla luce di un lampione. Passa
un poliziotto che lo vede andare avanti e indietro intorno al lampione e gli chiede che cosa fa;
l'economista gli spiega che cercale chiavi della
macchina. Il poliziotto dice: «ma dov'era quando è uscito dall'auto?». E l'economista risponde: «ero là», additando l'auto parcheggiata dieci metri più avanti. «Ma allora perché non le
cerca là?», dice il poliziotto. «Perché qui c'è più
luce», è la replica.
·
Allora molti economisti hanno cercato di
far meglio, di non fermarsi alla teoria e fare un
po' di ricerche sul çampo. Visto che molti Paesi
hanno introdotto da molti anni e a più riprese
modificato il salario minimo, perch~ nonanda-
re a _vedere quel che è successo? E possibile,
analizzando i dati con tante più o meno sofisticate tecniche statistiche, dirimere la questione:!' adozione del salario minimo ha danneggiato o no loccupazione?
La risposta è in genere favorevole all'introduzione di un livello minimo di salario. Qµesta adozione ha avuto effetti sfavorevoli solo
modesti, in molti casi non ha danneggiato affatto l'occupazione e in altri casi l'ha addirittura favorita. A questo punto gli economisti
hanno dovuto riprendere in mano la cassetta
degli attrezzi per affinare la teoria in modo
che possa adattarsi meglio ai comportamenti
riscontrati sul campo.
Un primo adattamento è questo. Mettiamo che in un mercato libero il salario che si
verrebbe a creare spontaneamente, per l'incontro fra domanda e offerta di lavoro, sia di
6 euro lora. Ma nella realtà - sempre una realtà lasciata a se stessa - si riscontrano salari
di 5 dollari l'ora. Perché? Perché ci sono degli "attriti" nel mercato del lavoro. Se un lavoratore vuole lasciare un posto che rende
poco e cercarne un altro, ci sono costi legati
a questa ricerca: deve darsi da fare, chiedere
a destra e a sinistra... Allora, data l'esistenza
di questi costi, rimane dov'è e al datore di
lavoro rimane il vantaggio di pagare 5 per
un'ora di lavoro che, in un mercato privo di
"attriti", costerebbe 6. Ecco che in quel caso
lo Stato sarebbe giustificato a introdurre un
salario minimo di 6.
Ci possono poi essere altre ragioni: per
esempio, con un salario minimo più alto ci sono maggiori costi per l'impresa ma anche più
vantaggi. Se il lavoratore è più contento, ci sarà
meno andirivieni nella forza lavoro: dover frequentemente assumere e formare lavoratori è
un costo e una noia per l'impresa. Insomma, il
salario minimo, purché fissato a livelli adeguati -come laminestra di "Ricciolid'oro'',nètroppo freddo nè troppo caldo, nè troppo alto nè
troppo basso - può far più bene che male.
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Se il lavoratore può contare
su-retribuzioni dignitose, ci sarà
meno andirivieni nella forza
lavoro: dover formare spesso
personale è un costo per l'impresa
Ritaglio
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Le cifre in campo
---------------------------------------
PARITÀ DI POTERE D'ACQUISTO TRA I CAPOLUGHI DI REGIONE
Il grafico rappresenta il livello dei prezzi nei
capoluoghi delle diverse regioni italiane (anno
2009), fatta 100 la media Italia. Come si vede,
il livello generale dei prezzi -il costo della vita
-varia da 105,6 a Bolzano a-93,Ba Napoli: la
differenza è del 12,6 per cento. Ma per singoli
comparti o prodotti le differenze possono
essere molto maggiori. Per esempio, nel
comparto «Abitazioni (cioè affitti), Acqua
ed Energia» la differenza fra Roma e Potenza
è di oltre il 30 per cento. Un dipendente
delle Poste a Bolzano o a Napoli avrà lo stesso
stipendio, ma il suo potere di acquisto sarà
maggiore là dove il costo della vita è minore
Bolzano
Bologna
Milano
Genova
Trieste
Trento
Torino
Aosta
Venezia
Firenze
Ancona
Roma
Perugia
Cagliari
Palermo
Bari
Reggio Calabria
Potenza
Campobasso
Napoli
I
90
92
94
96
98
I
100
102
104
106
CONFRONTO ATRE SUL SALARIO MINIMO
Salario minimo in percentuale
del salario mediano 2012:
confronto tra Reguno Unito, media
Ue dei 21 Paesi con salario minimo
e Stati Uniti. Sopra gli istogrammi
che indicano la% si riportano i minimi in dollari Usa
Media Ue*
Usa
40
20
o
jMil. Paesi con minimi nazionali
Fonte: The Economist
J
SONO STATELE
PROTESTE, SOPRATTUTTO
NEL SETTORE TESSILE
A FINE OTTOCENTO,A
INNESCARE, A LIVELLO
MONDIALE, QUEI
MECCANISMI CHE HANNO
POI PORTATOGLI STATI A
STABILIRE GARANZIE
SALARIALI MINIME. OGGI IL
CONCETTO DI SALARIO
MINIMO È DIFFUSO, CON
DIVERSI LIVELLI, IN TUTTI I
PAESI INDUSTRIALIZZATI
068391
IN TEORIA, SE SI
AUMENTASSE IL SALARIO
MINIMO GARANTITO,
L'OCCUPAZIONE POTREBBE
RISENTIRNE E RIDURSI_ MA IL
LAVORO NON È UN BENE CHE
SI «PESA• COME TUTTI GLI
AL TRt L'ESPERIENZA
INSEGNA CHE DOVE È STATO
INTRODOTTO IL SALARIO
MINIMO, I VANTAGGI SONO
STATI APPREZZABILI
Regno Unito
§O_
Lavoro e previdenza
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1
Rinvio al 16 maggio
per i premi Inail:
tariffe giù del" 14% ·
Servizio
~
pagina 8
Pagamenti rinviati. Entro il 16 maggio la diminuzione del 14% delle tariffe
Inail, scatta la riduzione del cuneo
ROMA
più serviranno all'Istituto assicurativo per effettuare tutte le elaborazioni statistico-attuariali sugli andamenti infortunistici e
per adeguare con gli operatori di
riferimento gli applicativi gestionali. La nuova aliquota da pagare sarà confermata in un decreto
interministeriale (Lavoro ed
Economia) da varare prima della nuova data di pagamento.
Lo slittamento dei termini ha
un impatto (una "traslazione")
sui flussi di cassa dell'Inail che,
sulla base degli andamenti consolidati negli ultimi anni, dovrebbe aggirarsi attorno ai 3,1
miliardi e, dunque, determinerà una possibile riduzione delle
entrate attese nei termini per la
predisposizione della trimestrale di cassa .
L'operazione, come detto,
mobilita risorse per un miliardo quest'anno, uoo miliof\i per
il 2015 e 1.200 per il 2016 dovrebbe determinare un calo pari allo 0,15% del costo del lavoro
per circa 3 milioni di aziende. In
una seconda fase di applicazione della misura è poi previsto
che l'Inail svolga nel primo biennio una vePifica della sua sostenibilità strutturale «alla luce
delle risultanze economico-finanziarie e attuariali».
Seguirà poi l'annunciata rivisitazione dell'attuale sistema
tariffario di premi e contributi
per l'assicurazione contro gli
infortuni sul lavoro e le malattie professionali (che risale a
CALENDARIO PER LE IMPRESE un Dm del 2000 ), operazione al
La nuova data varrà anche
termine della quale saranno
, probabilmente riassorbiti e riper l'invio telematico delle
denunce retributive. Spostati parametrati gli sconti introdotti da quest'anno.
di 90 giorni anche i termini
D.Col.
e
per pagare i «premi speciali»
© RiPRODUZIONE RISERVATA
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Il taglio del cuneo fiscale "lato Inail" entra in fase operativa.
Con il via libera al decreto legge
di ieri pomeriggio i premi Inail
da pagare con modalità ordinaria e i premi speciali unitari artigianali non dovranno più essere
liquidati il 16 febbraio (in realtà,
lunedì 17 febbraio) bensì venerdì 16 maggio. La nuova data vale
anche per l'invio telematico delle denunce retributive. E spostati di 90 giorni, sempre al 16 maggio, sono pur i termini per i pagamenti dei cosiddetti "premi speciali" diversi da quelli artigianali
che scadono in date precedenti.
Il differimento è indispensabile per garantire già da quest'anno (e non dal 2015 in sede di regolazione dei pagamenti dell'anno
precedente) lo sconto da un miliardo fissato nella legge di Stabilità. Poiché il taglio, che dovrebbe aggirarsi attorno al 14%
quest'anno, è legato all'andamento infortunistico di ogni
azienda, i tre mesi di tempo in
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I dati sulle iscrizioni raccolti dal datore e inviati all'Inps
Censimento per la rappresentanza
Il Testo unico sulla rappresentanza sindacale rende fmalmente operativi gli accordi interconfederali O'intesa del 28 giugno
2011 e il protocollo applicativo del
31 maggio 2013) che hanno riformato la contrattazione, stabilendo in concreto come dovranno essere applicate tali intese.
Il principio generale del nuovo sistema è che sono ammesse
alla contrattazione collettiva nazionale le organizzazioni sindacali che hanno aderito alla riforma, a condizione che abbiano
una rappresentatività non inferiore al 5%, considerando la media fra il dato associativo (percentuale delle iscrizioni certificate)
e il dato elettorale (percentuale
voti ottenuti su voti espressi).
Per dare concretezza a questo
principio, sono innanzitutto disciplinate le modalità di rilevazione del dato associativo.
A tal fine, il datore di lavoro
dovrà censire il numero delle
deleghe dei dipendenti iscritti
alle organizzazioni sindacali
che hanno sottoscritto le intese
sulla rappresentanza.
Ciascuna delega dovrà indicare l'organizzazione sindacale di
categoria cui si aderisce e il conto
corrente bancario al quale il datore di lavoro dovrà versare il contributo associativo. Il numero delle deleghe sarà comunicato
all'Inps tramite un'apposita sezione nelle dichiarazioni aziendali
(Uniemens); per attuare questo
passaggio dovrà essere firmata
una convenzione tra Confmdustria, Cgil, Cisl e Uil e l'Inps. I dati
raccolti dall'istituto di previdenza saranno poi trasmessi al Cnel,
che farà la media ponderata con i
consensi ottenuti nelle elezioni
delle rappresentanze sindacali
unitarie. Una volta completato il
calcolo, il Cnel comunicherà alle
parti sociali il dato di rappresentanza di ciascuna organizzazione
sindacale di categoria, per ciascun settore produttivo.
Qµanto alle rappresentanze
sindacali in azienda, viene confermato il principio per cui in
ogni singola unità produttiva
con più di quindici dipendenti
dovrà essere adottata una sola
forma di rappresentanza e sono
definite le regole per eleggere i
membri di tale organo (scadenze, quorum, regole per lo scrutinio ecc.). Il diritto di voto viene
riconosciuto a tutti gli apprendisti, gli operai, gli impiegati e i quadri non in prova in forza all'unità
produttiva alla data delle elezioni, e ai lavoratori assunti con contratto di lavoro a tempo determinato che prestino la propria attività al momento del voto.
In merito alla costituzione della rappresentanza sindacale
aziendale, viene definita - applicando le sentenza della Corte costituzionale che ha modificato
l'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori - anche la nozione di sindacati «partecipanti alla negoziazione». Rientrano in questa defmizione le organizzazioni che hanno raggiunto il 5% di rappresentanza, hanno contribuito alla definizione della piattaforma e hanno
fatto parte della delegazione trattante l'ultimo rinnovo del Ceni.
Con riferimento alla titolarità
della contrattazione collettiva,
viene ribadito il principio che i
contratti firmati dai soggetti ammessi alla negoziazione collettiva sono efficaci ed esigibili, a condizione che siano sottoscritti da
organizzazioni sindacali che rappresentino almeno il 50% +l della
rappresentanza. Questo dato potrà essere verificato sulla base di
una consultazione certificata dei
lavoratori, che voteranno a maggioranza semplice. La condizione
per l'efficacia degli accordi aziendali, invece, è che siano approvati
dalla maggioranza dei componenti delle rappresentanze sindacali.
L'ultima parte del Testo unico contiene l'impegno a definire, nei contratti collettivi nazionali di categoria, clausole o procedure di raffreddamento finalizzate a garantire, per tutte le
parti, l'esigibilità degli impegni
assunti con il contratto collettivo nazionale di categoria e aprevenire il conflitto, stabilendo anche le sanzioni per chi adotta
com portamenti omissivi.
G. Fai.
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Per la Rsa unica in ogni unità
con più di 15 addetti,
possono votare apprendisti,
operai, impiegati
e quadri «fuori prova»
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Le casalinghe in lt-.,lia
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La retribuzione media .Le leggi
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gli extra
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se avesse
un reddito
per tutte
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Aiuto con
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13 ore
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Lavanderia
Psicologo
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Pulizia di casa
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068391
Fonte: adattamento da
un sondaggio
Mom.salary.com
su 6.000 donne americane
condotto nel 2013
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la Repubblica
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Foglio
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I
Addizionali, più 30% in 5anni
pensioni estipendi prosciugati
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Cgia:fino a149 euro in meno. Letta: tassesul lavoro giù
ROBERTO PETRINI
ROMA- L'Irpef comunale e re-
gionale "tartassa" le pensioni e le
buste-paga degli italiani. Negli
ultimi cinque anni, trai12010eil
2014 (stime), secondo l'Ufficio
studi della Cgia di Mestre, le addizionali hanno subìto una vera
e propria impennata facendo registrare un aumento medio di oltre il 30 per cento.
Il pesante bilancio sulla crescita della pressione fiscale loca
le si somma a quello sugli effetti
della recessione. Risultato: aumenta il disagio e diminuisce il
potere d'acquisto delle famiglie.
Proprio ieri il Centro studi della
Confindustria ha calcolato che il
Pii italiano è diminuito del 9,1 %
rispetto al picco pre-crisi toccato nel 2007: complessivamente
sono stati bruciati oltre 200 miliardi di reddito a prezzi 2013,
quasi3.500 euro per abitante. La
previsione è che metà di quanto
perduto potrà essere recuperata
entro il 2019, per l'altra metà ci
vo Tà ancora più tempo.
La questione fiscale resta comunque in primo piano. Ieri il
premier Letta ha commentato
gli esiti del Consiglio dei ministri
di venerdì, dove tra laltro è stato
bloccato il taglio delle detrazioni: «Iniziala riduzione delle tasse
sul lavoro. Invece di 3 miliardi, il
costo totale dei premi Inail cala a
2 miliarcb, da pagare a maggio e
non a febbraio» Polemica la replica di Brunetta (Fi): «Inail? Letta pensiin grande e non a grattugiare la crosta del formaggio».
Siattendecosìlaprossimasettimana per la ratifica dell' accordo Comuni-Tesoro che aumenta la Tasi dello 0,8 per mille, introduce detrazioni per le famiglie più povere e somme a ristoro dei Municipi. Mentre, superato lo scoglio dellamini-Imu, per
martedì è attesa la fiducia al decreto Imu-Bankitalia che rende
definitiva l'abolizione della se-
condarata2013. Poi toccherà alla "riforma fiscale" contenuta
nella delèga in discussione in
Parlamento con riforma del catasto e norme anti-elusione. Attesa anche per il dibattito sulla
sanatoria, con sconti di sanzioni
ereatipenali,perilrientrodeicapitali dall'estero.
Tomando alla Cgia di Mestre,
secondo il segretario Bortolussi,
«salvo rare eccezioni negli ultimi
anni le addizionali comunali e
regionali Irpef hanno subìto dei
significativi ritocchi all'insù». Di
quanto? Secondo i calcoli Cgia,
unpensionatoconunassegnodi
1.000 euro al mese, tra il 2010 e il
2014, ha accusato un aggravio
medfodi85euro (+34%).Alivello territoriale l'aumento massimo si è registrato, sempre nell'arco di un quinquennio, a Catanzaro: più 149 euro, pari ad
una variazione del +49%. Un
operaio, con uno stipendio
mensile netto pari a poco più di
1.280 euro, ha visto invece au-
mentare negli ultimi cinque anni il carico fiscale di 121 euro
(+36%).Sesiprendeunimpiegato con uno stipendio di quasi
2.000 euro al mese, si scopre che
haversatol89euroinpiù,pariad
un aumento del 30%.
L'incremento del prelievo Irpeflocale registrato in questi ultimi anni è dipeso, in largamisura, dalle disposizioni introdotte
con il" Salva Italia" che ha elevato le aliquote dèllo 0,33 per cento
per tutte le Regioni a partire dal
periodo diimposta2011. Pertanto, dall'anno di imposta 2012,
l'addizionale Irpef regionale è
aumentata dello 0,33 per cento.
Per quanto concerne le addizic:ìnali comunali Irpef, le scelte
dei Comuni sono state tendenzialmente al rialzo: sono 11 i capoluogo di Regione che hanno
aumentatolealiquote.Nel2013,
12 Comuni hanno applicato
l'addizionale comunale Irpef al
livello massimo dello 0,8%. Tra
questi, tre l'hanno ritoccato nell'ultimo anno (Venezia, Perugi.a
e Napoli).
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Lavoro e previdenza
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I LA STAMPA
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27-01-2014
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1
Data
Disoccupazione, piccoli ritocchi.all'assegno Inps
Bm:>10 BE>1ELLI
itoccato l'assegno dato dall'Inps ai disoccupati. Non
solo come misura giornaliera, ma anche - solo per determinati lavoratori e non per tutti come durata. L'indennità Aspi riguarda tutti i lavoratori dipendenti del settore privato, compresi apprendisti e artisti. Compresi
anche i dipendenti pubblici, ma
solo quelli con un contratto a termine o di formazione. Esclusi i
collaboratori coordinati e continuativi e gli operai agricoli.
L'assicurazione sociale per
l'impiego (Aspi) chiede due requisiti contributivi oltre allo stato involontario di non-lavoro: 1)
almeno due anni di assicurazione, vale a dire: dall'inizio della disoccupazione devono essere passati almeno due anni dal versamento del primo contributo ; 2)
almeno un anno di contributi
Inps nel biennio precedente.
L'assegno mensile viene calcola-
to sulla somma delle buste paga
degli ultimi due anni, divisa per il
numero delle settimane di contributi (in genere 104) e moltiplicata
per il coefficiente 4,33.
L'assegno è. pari al 75% della
retribuzione risultante come
media mensile. Ma questa percentuale nel 2014 è applicata solo
sull'importo mensile lordo di
1.192,98 euro. Sulle eventuali
quote eccedenti di stipendio l'assegrio scende al 25%.
Facciamo l'esempio di chi aveva
2 mila euro lordi al mese di stipendio. Uindennità è pari a 895 euro
(quota al 75%) e a 202 (quota al
25%): totale mensile 1.097 euro lordi. In ogni caso quest'anno l'importo massimo dell'indennità non può
superare 1.165 euro al mese. L'assegno viene pagato per: a) otto mesi
per chi perde il lavoro sotto i 50 anni di età; b) dodici mesi per chi ha
l'età tra 50 e 54 anni+ 364 giorni; c)
14 mesi per le persone da 55 anni in
poi. Questo ultimo gruppo ha però
un blocco: non può essere indennizzato per un numero di settima-
Se una persona va a dimorare per un
paio d'anni negli Usa può continuare
a versare i contributi volontari lnps,
per i quali è stata autorizzata da circa
sei mesi? Piero F.
Sì. E ha anche più tempo per i pagamenti. E' ammesso infatti il paga-.
mento per semestri posticipati tramite banca o vaglia internazionale.
Se invece il versamento viene fatto
in Italia bisogna rispettare la cadenza trimestrale.
ne superiore a quello per il quale
sono stati pagati i contributi negli
ultimi due anni. Perciò se il soggetto ha versato contributi, ad esempio, per 13 mesi l'assegno sarà pagato dall'lnps solo per 13 mesi.
La domanda, esclusivamente
telematica (collegamento con il sito web Inps in via diretta, o tramite call-center , oppure rivolgendosi a un Ente di patronato), si deve
pres.entare entro due mesi dalla
data in cui inizia il diritto all'indennità, che in genere parte dall'ottavo giorno successivo alla data di perdita del lavoro. Se la domanda è presentata entro questo
ottavo giorno il pagamento Inps
parte dal giorno dopò il licenziamento; se presentata dal nono
giorno in poi l'Inps interviene solo
dal giorno successivo alla presentazione della domanda. · .
Durante lo stato di disoccupazione indennizzato l'interessato ha
diritto ai contributi figurativi per
la pensione e può svolgere lavori
occasionali di tipo accessorio fino
a un guadagno massimo di 3 mila
euro netti (pagamenti tramite il sistema dei buoni lavoro Inps).
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Maturo i requisiti per la pensione anticipata nel maggio 2016. Secondo
lei a quell'epoca quali saranno gli effettivi requisiti richiesti? Patrizio Sella
Oggi sono 42 "anni + 6 mesi di età. Nel
2016 saranno 42 anni + presumibilmente 10 mesi.
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I LA STAMPA
CON RENZI
LCCA RICOLFI
a prova cruciale,
quella in cui· si capirà di che stoffa è
Afatto Matteo Renzi,
.-..._--'.,non è quella di questi giorni. Il test vero, per il
sindaco di Firenze, arriverà
CONRENZI
LA NEBBIA
È FINITA
LucARicoLH
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
~
ssia sulle cose che il
70% dei cittadini giudicano· altrèttanto o più
importanti del cambia~
mento delle regole del
gioco politico (sondaggio lpsos pubblicato ieri dal «Corriere della Sera»). Vedremo allora se la cautela
fin qui mostrata da Renzi, in particolare al momento della presentazione del «Jobs Act», cederà il passo a un atteggiamento più risoluto.
Lo speriamo, perché la prima cosa
che gli italiani si aspettano dalla politica non è una nuova legge elettorale, ma la possibilità di creare e
trovare lavoro.
Detto questo, però, come non godersi lo spettacolo di questi giorni?
Sul cambiamento delle regole,
Renzi ha fatto in 3 giorni più di quello che i politici politicanti hanno fatto in 31 anni, ossia dall'insediamento della commissione Bozzi sulle riforme istituzionali (1983). Ma soprattutto lo ha fatto ~fi un modo che,
per la sinistra, è dél tutto nuovo.
Con Renzi la sinistra si è riappropriata del linguaggio naturale, e COJ?.
questa sola mossa ha cancellato un
handicap formidabile che l'ha sempré condizionata nel confronto con
la destra. Fino a ieri l'intero establishment di sinistra ha sempre
parlato in codice; usando concetti
astratti, formule vuote, espressioni
allusive, perfettamente comprensibili agli addetti ai lavori ma drammaticamente lontane dalla vita e
dalla sensibilità delle persone comuni. Per capirli, per capire che cosa veramente avessero inteso dire,
~
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per capire che cosa effettivamente
fossero intenzionati a fare, ci voleva
l'interprete. E per interagire con loro si doveva conoscere le buone maniere del linguaggio politico, quel dire e non dire, accennare e far intendere, lusingare e velatamente minacciare, ma sempre educatamente, sempre con il dovuto sussiego,
sempre con il necessario bon ton intra-casta. Parole di nebbia, le aveva
chiamate Natalia Ginzburg fin dai
primi Anni 80. Parole che rendevano i politici di sinistra dei veri marziani agli occhi della gente comune.
E' anche per questo che, quando
Berlusconi scese in campo nel 1994,
pér i politici di sini,stra (e non solo
per loro) fu un vero shock. Berlusconi parlava in linguaggio naturale. Si
poteva ascoltare senza l'interprete.
Esattamente come Renzi oggi. Renzi non parla in codice, non conosce le
buone maniere del dibattito politico,
se ne infischia dei balletti e dei cerimoniali dei suoi compag]:rl di partito.
Si lascia scappare battutac;.ce, usa
l'ironia e qualche volta il sarcasmo, è
del tutto privo di quella sorta di
omertà, o patto di non aggressione,
·che vige fra i professionisti della politica. Come se lui facesse un altro
mestiere, e quindi non si sentisse in
alcun modo vincolato alle regole di
deferenza che derivano dall'affinità.
I politici del Pd, offesi da Renzi, sembrano nobildonne ingioiellate che incontrano sulla loro strada il tamarro
di turno: come in un film di Checco
Zalooe, loro porgono languidamente la mano per il baciamano, lui risponde con una pacca sulle spalle e
passa allegramente oltre.
Tutto questo è tremendamente
spiazzante per i vecchi mandarini
del suo partito, ma anche per molti
quarantenni. Addestrati a parlare e
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del
Foglio
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quando dovrà affrontare in
campo aperto i sindacati (soprattutto la Cgil) e l'ostinato
conservatorismo dei suoi
compagni di partito in materia di mercato del lavoro, tasse, spesa sociale.
CONTINUAAPAGINA31
agire in codice, abituati a tradurre
ogni parola, a interpretare ogni
comportamento, non sanno che pesci pigliare quando uno come Renzi
la smette di menare il can per l'aia.
M,a soprattutto sono imbarazzati,
politicamente imbarazzati. Dal momento che Renzi comunica come
Berlusconi, e per vent'anni i dirigenti della sinistra si erano vantati di
non parlare come lui, ed erano persino arrivati a bollare il modo di comunicare di Èerlusconi come segno
inequivocabile di rozzezza-demagogia-populismo, diventa un bel problema ritrovarsi con un leader che,
almeno in questo, assomiglia al loro
peggiore nemico. Non avendo voluto
capire a suo tempo che alcuni difetti
di Berlusconi, come il parlar chiaro e
la vocazione decisionista, potevano
anche essere delle virtù, sono ora in
difficoltà ad accettarle quando si ripresentano in uno dei loro, il neoeletto segretario del Pd.
Si potrebbe supporre che tutto
ciò sia un guaio per i politici di lungo
corso del Pd, e non per Renzi, che
dopotutto tra frizzi, lazzi e fuochi
d'artificio si trova perfettamente a
proprio agio. E tuttavia la conclusione sarebbe affrettata, e troppo ottimistica, a mio parere. Contrariamente a quel che si potrebbe supporre, l'oscurità del linguaggio, per
la sinistra, non è affatto un optional.
Specialmente negli ultimi venticinque anni, dopo la svolta della Bologniria di Occhetto (1989), ossia da
quando la sinistra ha provato a diventare riformista, un certo grado
di ambiguità e furberia nella lingua è
stato lo strumento con cui gli eredi
del comunismo hanno cercato di
preservare la propria: unità e, talora,
di allargare il proprio consenso. E'
solo in virtù di tale uso spregiudica-
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È FINITA
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LA NEBBIA
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LA STAMPA
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questo il motivo per cui, un paio di
settimane fa, sul Codice semplificato del lavoro di Ichino la sua risposta alla mia domanda (perché non
vararlo subito?) sia stata così debole, così elusiva. Suppongo che Renzi
non abbia troppa fretta sul mercato
del lavoro perché vuole aspetta~ di
aver il partito in mano prima di iniziare le battaglie politicamente più
difficili (creare posti di lavoro è più
difficile, ancora più difficile, che
cambiare le regole del gioco).
E' una cosa che capisco benissimo. Purché non si perda di vista il
nodo fondamentale: dopo 7 anni di
crisi, con milioni di posti di lavoro
perduti, gli italiani non si accontenteranno di un cambiamento delle
regole del gioco.
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questi venti anni sia stato l'antiberlusconismo: no, cari riformisti, la sinistra di collanti ne ha avuti due, uno
era l'antiberlusconismo, l'altro il
parlare per concetti vaghi, quella
malattia della lingua che Raffaele La
Capria ha definito «concettualismo
degradato di massa».
Ecco percl).é, per Renzi, la strada
potrebbe essere in salita. Se Renzi
parlerà chiaro su tutto, e non solo
sulla legge elettòrale, le divisioni
dentro il Pd non saranno più occultabili con la nebbia della lingua, e il
partito potrebbe spaccarsi. Specialmente sul mercato del lavoro, il conflitto fra sinistra conservatrice e sinistra modernizzatrice non potrà
che vènire allo scoperto. Credo sia
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to della lingua che, per oltre vent'anni, è stato possibile nascondere, dissimulare, attenuare le profonde differenze fra le varie anime della sinistra. Le 281 pagine di programma di
Prodi nel 2006, così come i confusissimi 11 punti di Bersani nel 2013, non
erano figli di modesti consulenti, o di
pessimi uffici studi. No, quelle «parole di nebbia», come le avrebbe definite Natalia Ginzburg, erano il
mezzo più idoneo per restare uniti
nonostante i dissensi, l'unico modo
di tenere insieme Prodi e Bertinotti,
Veltroni e Vendola, Mastella- e Padoa-Schioppa. Da questo punto di
vista, è molto riduttivo sostenere come usano fare i riformisti-doc che l'unico collante della sinistra in
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LA STAMPA
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Non ci sono i decreti
Ottomila lavoratori
restano senza cassa
IJassessore Porchietto: 5 mila casi solo a Torino
lavoratori e sbotta; «Sulla
cassa integrazione straordinaria è allarme sociale.
Da giugno ho circa 8 mila lavoratori che non percepiscono l'ammortizzatore. È
una situazione surreale
perché il ministero del Lavoro è in forte ritardo nella
emanazione dei decreti di
autorizzazione della cassa».
E attacca: «E' una situazione intollerabile che deve toccare le coscienze del
governo: o l'ammortizzatore sociale esiste, e ViElne
erogato in tempi certi, oppure è inutile riempirsi la
bocca con proposte mirabolanti su future coperture
universali».
sto il pagamento diretto all'Inps. E questo ha generato
la lunga serie di problemi
che oggi l'assessore denuncia. A Torino sono 137 aziende con erogazione lnps e
quasi 5 mila persone - 4916
per l'esattezza - sono prive
totalmente di reddito.
Porchietto è furibonda:
«Non si può che denunciare
la lentezza del governo nel
sottoscrivere i decreti d.i
autorizzazione alla cassa:
su 259 domande solo 17 hanno visto ad oggi la firma del
ministro sul decreto. Una
situazione che costringe
l'Inps a non anticipare le risorse». E aggiunge: «A più riprese le Regioni hanno chiesto chiarezza a tutela della
tenuta sociale del territorio.
E non è .finita perché sulla
cassa in deroga c'è l'incertezza sui fondi, solo promesse reiterate a cui non seguono mai atti ufficiali». E annuncia che tornerà a Roma
per sollecitare «in sede di
conferenzà Stato-Regioni la
risoluzione del problema».
a notizia sembra
incredibile: ci sono
8 mila lavoratori
piemontesi. che
non ricevono il pagamento della cassa integrazione straordinaria. Non è
che non ne abbiano diritto,
anzi. È stato regolarmente
firmato al Ministero del Lavoro l'accordo per l'ammortizzatore sociàle, ma poi la
pratica si è smarrita nei me- Sono 5 mila a Torino
andri burocratici e i soldi In Piemonte da giugno ad
non arrivano.
oggi 259 aziende hanno richiesto la cassa integrazi.oI:assessore
ne straorclinaria per un toQuesta volta a dare in tale di oltre 22 mila lavoraescandescenze non è un sin- tori. Di queste imprese 118 dacalista, ma l'assessore re- le più grandi - anticipano la
gionale Claudia Porchietto cassa, e quindi assicurano .al
che scorre fogli e fogli con lavoratore un minimo di
nomi di aziende,- numeri di reddito. Ma 152 hanno chie- La storia
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L
Tra le vittime dei ritardi ci
sono lavoratori di tutti i settori che qualche volta riescono a ottenere un anticipo dalle banche o dalla stessa Regione. Racconta Lidia Bizzarri della Ois ex Solgenia: «Siamo in cassa da giugno, dopo il
fallimento. Da allora abbiamo
ricevuto, grazie al lavoro dei
sindacalisti Fiom e alla solerzia dei funzionari della Regione, una una tantum pari a
600 euro di anticipo per sei
mesi. E basta: «Per vivacchiare e cercare di pagare almeno le cose indispensabili
come le tasse e·Ì'affitto sono
entrati in campo genitori,
fratelli, nonni».
Narl'.a di un collega «che
per salvare la casa fa pagare
il mutuo dalla madre ottantenne». E si infuria: «Senza il
decreto non possiamo chiedere un prestito alla banca o
la dilazione del mutuo o una
riduzione delle mensa scolastica dei figli. Semplicemente
non esistiamo è non ci resta
che impoverirci ogni giorno
di più aspettando che finalmente l'lnps paghi il dovuto».
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Quotidiano
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ItaliaOggi
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Il Lingotto nicchia. Vertice il 5
Sindacati a Fiat:
ora gli aumenti
'
stata aggiornata al 5
febbraio la trattativa
sindacale tra Fiat e i
sindacati metalmeccanici per il rinnovo del contratto. Ieri mattina si è iniziato ad
affrontare il nodo dell'aumento
salariale. I sindacati chiedono
un aumento di 90 euro per il
biennio 2014-2015, ma l'azien-
riale adeguata per i lavoratori» hanno detto all'unisono
Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri e capi Fiat.
L'azienda vorrebbe rimandare
a tempi migliori la contrattazione salariale, visto che altre
case, come Opel, hanno bloccato per tre anni la contrattazione salariale. I sindacati
però pur comprendendo la si-
tuazione difficile del mercato
dell'auto europeo, si attendono una risposta positiva sulla
richiesta avanzata da loro di
un aumento salariale. Secondo Ferdinando Uliano (Fim),
«rispetto al passato, Fiat ha
davanti prospettive meno critiche, dopo l'imminente fusione
con Chrysler e alla luce del piano di investimenti sugli stabilimenti italiani. Per questo non
si può pensare che non ci sia
una soluzione salariale».
068391
E
da ha fatto presente che l'attuale situazione del mercato
dell'auto rimane ancora molto
difficile. Il 29 gennaio i sindacati incontreranno al Lingotto
Sergio Marchionne, per un aggiornamento sulla situazione
degli stabilimenti italiani.
«La conclusione del contratto non può avvenire se
non c'è una soluzione sala-
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Quotidiano
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Bruno
Ugolini
«RIMETTERE IN DISCUSSIONE TUTTO IL PROCESSO POLITICO CHE HA PORTATO LASINISTRAALLASUAATTUALECONDIZIONE DI MARGINALITÀ E DI IRRILEVANZA». Sono parole di
Riccardo Terzi, oggi dirigente dello Spi-Cgil, nella prefazione ad un libro che porta un titolo singolare Ilpipistrello di
La Fontaine, Cnsi Sinistra Partito (Ediesse). L'autore è Luigi
Agostini, anche lui nel passato dirigente Cgil. Quel titolo
riecheggia una favola di La Fon taine riferita a un pipistrello che a seconda delle circostanze si presentava come «Uccello» o come «roditore». Nella immagine ripresa da Agostini il soggetto multiforme dovrebbe essere oggi il Pd capace di essere «di volta in volta, roditore e uccello» ovverosia capace «di aderire a tutte le pieghe della condizione
sociale e di produrre, innervandovi la sua presenza, il massimo di socialità collettiva». Un intento polemico, insomma, nei confronti di chi continua a teorizzare un partito
leggero, liquido. Terzi apprezza lo sforzo dell'autore ma
pensa che sia illusorio sperare che il Pd possa trasformarsi. È convinto, invece, che il Pd stia diventando «Un partito
nichilista di massa, dove le idee sono del tutto soppiantate
dalla voglia spasmodica di vincere, a qualunque costo,
nell'indifferenza per i contenuti».
Ma è proprio sui contenuti che Agostini testimonia la
volontà di insistere. Per lui «L'identità del Partito Democratico, il tratto identitaria non può che essere l' eguaglianza». Ovverosia un Partito neosocialista «non macchina puramente elettorale». Così polemizza con «le primarie passepartout che scaricano il partito da ogni responsabilità,
rendendolo però progressivamente superfluo, tranne che
per compiti di servizio». Un modo di agire che porta a «Un
partito a coesione interna sempre più debole, in marcia quotidiana verso l'evaporazione finaUna favola
le».
La proposta di una «ricostrudi La Fontaine
del partito della sinistra»
sul pipistrello zione
non poggia solo su metodi tradie la riflessione zionali, l'insistenza dell'autore è
sulle «immense ed inedite possibisulle
lità aperte tecnologicamente dalla rivoluzione digitale». Nonché
prospettive
dalla definizione di nuovi istituti
della sinistra
quali un nuovo Statuto dei diritti
del lavoro e una nuova Carta del
lavoro dell'era digitale. Si rifà agli studi di Alain Supiot che
in un rapporto alla Comuntà europea ha suggerito un nuovo diritto del lavoro, «Capace di garantire la continuità della traiettoria lavorativa di una persona, il passaggio da una
condizione lavorativa ad un'altra; un diritto capace cioè di
inglobare le diverse forme di lavoro che chiunque è suscettibile di svolgere nell'arco della propria esistenza, e in grado di coprire, con la proposta dei diritti sociali di prelievo,
tanto i periodi di inattività, quanto i periodi di formazione,
impiego, lavori fuori dal mercato o indipendenti e così
via».
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Proposte a Matteo Renzi
Ea Susanna Camusso
Accanto al mondo del lavoro c'è poi, secondo la riflessione dell'autore, il mondo dei consumatori e così sarebbe
necessario uscire da una specie di «pregiudizio produzionista» per vedere «il ruolo essenziale che svolge il consumo
nel determinare comportamenti e scelte sia individuali
che collettive». Fatto sta che anche per i sindacati, insomma, dovrebbe suonare la campana del cambiamento. Una
nuova «Confederalità» dovrebbe, sostiene l'autore, possedere «una strategia capace di tenere insieme lavoro ed
esclusione: una specie di ritorno alle origini del sindacato». E a proposito di sindacati un largo spazio ha il caso
Fiat. Agostini non nasconde il suo appoggio alla Fiom ma
osserva che si poteva tentare di opporre una piattaforma
diversa al nuovo sistema di lavoro voluto da Marchionne.
Tale sistema, molto più delle vecchie catene di montaggio,
azzera ogni possibile soggettività del lavoratore. L'invito,
in definita, é a uscire dalla tenaglia tra «Un sindacato per
così dire embedded, cioè un sindacato al seguito dell'azienda, e un sindacato di irriducibili, minoritario, imbozzolato
in un antagonismo aprioristico ... ». Agostini ricorre a un
insegnamento lasciato da Sergio Garavini): «Se ai nuovi
problemi che insorgono nell'organizzazione della produzione non danno risposta i lavoratori e il sindacato, la risposta verrà data dal padronato ... ». E conclude: «La sinistra
italiana, nelle sue varie componenti, sembra aver smarrito
una cultura della produzione: è diventata una sinistra distributiva. Da sfruttati aprodutton"di Bruno Trentin è diventato un testo introvabile anche dove dovrebbe essere di
casa».
http.j/ugolinz:blogspot.com
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Atipici a chi?
27-01-2014
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runità
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I
Foglio
26-01-2014
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La crisi ha bruciato 200 miliardi
«Senza riforme non si recupera»
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il reddito perso
dal 2007 con la caduta
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Letta SU Tw1tter:
«È iniziata la riduzione
delle tasse sul lavoro»
LUIGINA VENTURELLI
MILANO
Tra le tante riforme strutturali che le
istituzioni internazionali, quelle
dell'Unione europea in primis, invocano per l'Italia, la riduzione del carico
fiscale sul lavoro viene sempre menzionata tra quelle essenziali. Non a caso,
all'indomani dell'approvazione da parte del governo d'interventi di grande
impatto come la privatizzazione di quote Enav e Poste, la misura su cui il premier Enrico Letta è voluto tornare anche ieri con una dichiarazione su Twitter è quella relativa allo slittamento del
versamento Inail delle imprese. «Con
la decisione del consiglio dei ministri,
inizia la riduzione delle tasse sul lavoro» ha scritto il premier. «Invece di 3
miliardi di euro, il costo totale dei premi Inail cala a 2 miliardi, da pagare a
maggio e non a febbraio».
Il rinvio della scadenza fiscale, infatti, consentirà alle aziende di avere più
liquidità a disposizione e di godere fin
da quest'anno del taglio del cuneo fiscale da un miliardo di euro deciso dalla
legge di Stabilità (in caso contrario,
non ci sarebbero stati i tempi tecnici
necessari per quant~ficare d~ subito lo
sconto). Un passo m avanti, dunque,
verso l'alleggerimento della pressione
tributaria sulle componenti produttive
del sistema, imprese e lavoratori. Proprio nel giorno in cui si rinnovano gli
inviti alla classe politica del Paese a procede~e ~ulla strada de!le rifo~me ~trutturali, sia da parte dell esecutivo d1 Bruxelles sia da parte di Confindustria.
«Mi aspetto che l'Italia approfitti della stabilità politica da poco conquistata
per fare progressi sul fronte delle rifarme, incluse le privatizzazioni e quelle
sul mercato del lavoro» ha affermato il
commissario europeo agli Affari economiei, Olli Rehn, intervenendo al World
Economie Forum di Davos. «Il clima è
cambiato, molti Paesi hanno migliorato le loro politiche di bilancio e abbiamo rinforzato la governance dell'Eurozona». E l'Italia non può perdere l'accasione per «lanciare un piano audace»
di riforme strutturali che le consenta di
recuperare competitività.
BASSO POTENZIALE DI CRESCITA
Sul punto ha insistito anche il Centro
Studi dell'associazione di Viale
dell'Astronomia, presentando un'elaborazione di dati sulla crisi economica
in corso, secondo la quale dal picco del
2007 ad oggi il Pii nazionale è diminuto del 9,1%, con una perdita di reddito
potenziale pari a 200 miliardi di euro,
e metà di questa riduzione non verrà
recuperata prima del 2019. La profonda e lunga recessione ha infatti intaccato nettamente il potenziale di crescita
del nostro Paese, abbassandolo
dall'l,1% a meno di mezzo punto percentuale nel medio termine. Così oggi,
rispetto alle traiettorie già modeste del
decennio 1997-2007, il livello del Pii potenziale è più basso del 12,6%, una con-
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trazione equivalente ad oltre 200 miliardi di euro di reddito a prezzi 2013,
quasi 3.500 ~ur_oyer _abitante.
«Solo con mc1s1ve nforme strutturali si può recuperare il terreno perduto»
ha sottolineato Confindustria, mentre
in assenza di misure «Vigorose» si awereranno le stime del Fondo monetario
internazionale, secondo cui il tasso di
crescita del Pii potenziale resterà ad
uno scarso 0,5% ancora nel 2018. Per il
Fmi, gli interventi varati dal governo
Monti nel 2011-12, se attuati pienamente, innalzeranno il Pii del 10% in dieci
anni, aggiungendo un punto percentuale all'anno. E proprio l'innalzamento
del tasso di crescita potenziale, prosegue il Csc, «Si conferma il nodo cruciale
da sciogliere dell'economia italiana,
sia per ritrovare il più rapidamente possi bile i livelli di benessere, reddito e occupazione perduti, sia per evitare ulteriori inasprimenti della stretta di bilancio, indispensabili alla sostenibilità del
debito pubblico». A questo fine servono riforme «Che portino a un aumento
delle quantità e della qualità degli investimenti e della forza lavoro, e consentano un'efficiente e rapida riallocazione delle risorse verso gli impieghi più
produttivi».
Per ora, invece, gli italiani continuano a sopportare i pesanti effetti della
crisi sui propri bilanci familiari. Secondo l'ultima ricerca della Cgia di Mestre, ad esempio, negli ultimi cinque anni le pensioni e le buste paga sono diventate più leggere a causa dell'aumento delle addizionali comunali e regionali Irpef che, in media, è stato del 30%
complessivo, con aggravi dagli 85 ai
324 euro a testa.
Il Commissario europeo
Rehn: «L'Italia approfitti
della stabilità politica per
varare un piano audace»
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Metà della
ricchezza
perduta
non verrà
riacquistata
prima
del 2019
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l'analisi
Rappresentanza,
il coraggio dell'autorifonna
Emilio
Miceli
Segretario generale
Filctem-Cgil
C'È QUALCOSA DI PIÙ NELLA SCOMPOSTEZZA DELL'ATTACCO NEI CONFRONTI DI SUSANNA CAMUSSO E DELLA CGIL. Sembra esserci
lo che è successo fin qui perché, finalmente, le
relazioni industriali escono dalla notte fonda
della democrazia sostanziale, in virtù della quale si può giustificare di tutto, ed entrano - finalmente benvenute - nel campo della democrazia
intesa anche come forma separata dalla sostanza. Non c'è alcuna ragione per sparare a palle
incatenate contro un regolamento che consegna finalmente alla democrazia, alla normale
democrazia, le relazioni sindacali.
C'è una sproporzione tra le legittime critiche
che possono essere avanzate, nessuna intesa è
perfetta, ed il fuoco di sbarramento di questi
giorni, di fronte al quale si trasmette la sensazione di negare alla radice qualsiasi processo di
nuova democrazia. Non si può negare il cambiamento ineludibile se le organizzazioni dei lavoratori vogliono avere un futuro.Non si può legare tutto ai rapporti di forza perchè non è nell'interesse dei lavoratori.
C'è bisogno di una legge? Sì, perché milioni
di lavoratori sono fuori dal raggio di influenza
dell'accordo sulla rappresentanza. Ma è bene
che il legislatore abbia chiara la dinamica, le
scelte, i valori cui si ispirano le forze sociali nel
regolare la rappresentanza. Una rappresentanza sociale incapace di offrire il proprio punto di
vista, di avere il coraggio dell'autoriforma, sarebbe condannata al fallimento.
Così come un sindacato che immagina la sola legge e non l'autonomia contrattuale la soluzione di tutti i problemi, ad un certo punto rischia di divenire superfluo.
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ormai l'idea che le relazioni industriali debbano
~ssere regolate per legge o attraverso tribunali.
E l'idea di chi ha già perso, di chi pensa che la
contrattazione abbia finito ormai il suo tempo,
e il sindacato non debba fare altro che aggiungersi o, peggio, sottomettersi al quadro desolante di partiti e partitini.
Con l'accordo sulla rappresentanza invece
noi vogliamo cambiare il modo di fare sindacato: è questo che preoccupa.
Parliamoci chiaro: ad oggi, l'unica grande riforma prodotta in questo Paese è questo accordo sindacale che rompe radicalmente con il passato, con gli usi ed anche con la vecchia presunzione di immaginare le Confederazioni sindacali eterne e non riformabili. Da oggi la rappresentanza sociale diventa contendibile e nuovi soggetti possono venire avanti. Le condizioni sono
al tempo stesso banali e radicali, se le guardiamo dal punto di vista di una normale concezione democratica. La prima condizione è la trasparenza della rappresentanza attraverso la certificazione degli iscritti, tramite la delega, che
ne misura la maggiore rappresentatività. La pri-
ma suggestione è semplice: i sindacati non si inventano, esistono se hanno forma organizzata
ed iscritti. La seconda è che le Rsu vengono elette con un metodo proporzionale puro, senza
correzioni, quote di solidarietà e «para Porcellum» riservati alle organizzazioni sindacali; la
terza è che per avere una rappresentanza bisogna raccogliere il 5% dei voti; la quarta è che per
sottoscrivere una ipotesi di accordo bisogna avere il 50% + I della rappresentanza; e la quinta,
infine, è che attraverso la consultazione certificata, chi avesse dubbi può ribaltare, attraverso
il voto dei lavoratori, la stessa ipotesi di accordo.
Quindi, lefficacia «erga omnes» dei contratti
da oggi ha una base giuridica forte. E non è poco! Da oggi, credo si possa dire, il sistema di rappresentanza sociale è il migliore di cui la democrazia italiana dispone in attesa della riforma
elettorale promessa. Da oggi finisce lera dei sindacati «pirata» costruiti ad arte dall'impresa; da
oggi le imprese non fanno accordi con chi vogliono, «riconoscendosi epidermicamente» con
gli interlocutori sindacali: dovranno trattare
con chi ha vera rappresentanza. Ovviamente,
come succede quando si vuole proteggere una
regola in uno Stato di diritto, bisognerà costruire sanzioni per imprese e sindacati (non lavoratori) che, una volta accettato il campo di gioco,
decidessero di non rispettarlo. Reciprocità, dunque, tra impresa e sindacato, di fronte alle regole ed alle sanzioni. E questo sarà compito della
sovranità contrattuale. Tutto il contrario di quel-
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Il prezzo della crisi: duecento miliardi bruciati
Nel 2019 si potrà recuperare solo metà del Pil
Il Centro studi di Confindustria:
l'Italia ha perso il 9% del Pil dal 2008
e risalire la china non sarà facile
Giusy Franzese
ROMA. Duecento miliardi di euro bru ciati, il che significa quasi 3.500 euro
per abitante. Il Centro studi di Confindustria contai danni provocati all'Italia dalla grande crisi che, dopo le prime avvisaglie, da metà2008 si è abbattuta come una furia sull'intero mondo occidentale. Distruggendo fabbriche, impianti produttivi, posti di lavoro, benessere e ricchezza. Risultato a
tutt'oggi: rispetto al picco raggiunto
nel 2007, il nostro Pil è arretrato del
9, 1%. Quello potenziale (calcolato in
base alle traiettorie di crescita del decennio 1997-2007) ha perso addirittura il 12,6%.
Nell'area euro, a parte la Grecia, solo all'Irlanda è andata peggio che a
noi. E c'è chi, Germania in primo luogo, ha già superato il periodo della rimonta. L'Italia, secondo gli economi-
sti dell'associazione degli industriali,
riuscirà a recuperare il terreno perduto solo in parte (per metà) entro il
2019. Il resto non si sa ancora quando. Molto dipenderà - Confindustria
su questo punto si basa su un report
del Fondo Monetario Internazionale
- dall'attuazione delle riforme strutturali.
Siamo tutti più poveri. Ma non è
solo questo il problema. Il fatto è che
siamo anche meno reattivi. Siamo caduti e abbiamo grosse difficoltà a rialzarci. La grande crisi ha distrutto parte del nostro sistema industriale e anche dei nostri stili di vita. Durando così tanti anni, questa crisi ha soprattutto buttato sotto terra la fiducia nel
prossimo futuro, la voglia di rimboccarci le maniche. Siamo meno produttivi e meno competitivi. Non che
prima della crisi da questo punto di
vista fossimo dei fulmini di guerra. Rispetto ai paesi in via di sviluppo, il vecchio continente arrancava e di tanto.
L'Italia anche di più. Ma se prima della crisi il nostro potenziale di crescita
viaggiava nel medio termine intorno
al + 1, 1%, ora si aggira sotto il mezzo
punto percentuale.
Per recuperare gran parte dei danni subiti, il Pil dovrebbe crescere a tassimedi annui dell'l,2%. Cosa che, co-
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munque, secondo Confindustria ci lascerebbe nel 2018 ancora sotto del
3% rispetto al Pil del picco pre-crisi
2007. Peccato che nessuno si azzarda
a stimare nemmeno lontanamente la
possibilità dell'Italia di crescere nei
prossimi anni a ritmi superiori
all'l %. I nostri impianti ormai sono
obsoleti, la forza lavoro è demotivata,
le difficoltà di acceso al credito hanno ridotto al lumicino gli investimenti in innovazione. La crisi ci ha così
sfiancato che l'Fmi stima che il tasso
di crescita del Pil potenziale del Paese sarà di appena +0,5% ancora nel
2018. Insomma, la ripresa sarà difficile e molto lenta. A meno che - dice
Confindustria - il Paese non si incammini con determinazione verso un
percorso di riforme incisive e vigorose.
Il rapporto del centro studi di viale
dell'Astronomia ricorda che, secondo uno studio dell'Fmi del gennaio
2013, la piena attuazione degli interventi varati durante il governo Monti
(dalle liberalizzazioni di alcuni mercati dei prodotti e del lavoro alle semplificazioni amministrative) sarebbe
«in grado di generare guadagni considerevoli e avrebbe la capacità diincrementare il Pil potenziale dell'Italia di
circa il 5,5% dopo cinque anni e di oltre il 10% dopo 10 anni».
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Lo scenario
Le riforme
strutturali
sono l'unica
via possibile
Ma sui tempi
non si fanno
previsioni
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