AIAS – ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L’ANALISI DELLE SOLLECITAZIONI 43° CONVEGNO NAZIONALE, 9-12 SETTEMBRE 2014, ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITÀ DI BOLOGNA AIAS 2014 - 288 CONFRONTO TRA RECENTI CRITERI PER LA PREVISIONE DELLA RESISTENZA STATICA DI COMPONENTI INTAGLIATI SOGGETTI A MODO 1 A. Campagnoloa, F. Bertoa, P. Lazzarina a Università degli Studi di Padova - Dipartimento di Tecnica e Gestione dei Sistemi Industriali, Stradella San Nicola, 36100 Vicenza (Italia), e-mail: [email protected] Sommario Il problema dell’innesco di una cricca a partire dall’apice di un intaglio a V è generalmente trattato in letteratura con approcci tensionali o energetici. Un criterio basato sul concetto della densità di energia di deformazione (SED) mediata su un volume di controllo che abbraccia i fianchi dell’intaglio è stato proposto da uno dei presenti autori. Considerando la condizione di carico di puro Modo 1, l’espressione del valore critico dell’NSIF (il Notch Stress Intensity Factor) a rottura derivata in base al criterio SED, in funzione dell’angolo di apertura dell’intaglio, viene confrontata analiticamente con quelle fornite da due differenti versioni del criterio denominato ‘Finite Fracture Mechanics’ (FFM). La prima versione è stata sviluppata da Leguillon, la seconda da Carpinteri e alcuni collaboratori. Dopo un confronto di natura analitica, i tre criteri sono stati applicati a componenti indeboliti da intagli a V sollecitati a Modo 1 con lo scopo di mettere in luce le differenze in termini di capacità previsionale. Abstract In the literature, the problem of crack nucleation from the V-notch tip is generally treated with stress or energy approaches. A criterion based on the strain energy density (SED) averaged over a materialdependent control volume surrounding the notch tip has been proposed by one of the authors. Considering Mode I loading conditions, the expression of the critical Mode I NSIF at failure as a function of the V-notch opening angle as derived according to the averaged SED criterion is compared with those given by two different versions of the Finite Fracture Mechanics (FFM) criterion, the former due to Leguillon, the latter due to Carpinteri et alii. Finally, the considered criteria are applied to components weakened by sharp V-notches under Mode I loading conditions in order to investigate the predictive capability of each approach. A number of experimental data taken from the literature are used for comparison. Parole chiave: Intagli a V, Frattura fragile, Modo 1, NSIF, Energia di deformazione. 1. INTRODUZIONE Un problema molto sentito nell’ambito della meccanica della frattura è associato alla formulazione di un criterio sufficientemente semplice e accurato per la previsione della nucleazione e della propagazione di cricche in elementi strutturali soggetti a carichi statici o di fatica. Per quanto riguarda gli elementi strutturali indeboliti da cricche, secondo Irwin [1] l’innesco della frattura è legato dal valore critico dello Stress Intensity Factor KI in presenza di sollecitazioni riconducibili al puro Modo I: in condizioni di deformazione piana il valore critico a cedimento coincide con la tenacità a frattura del materiale KIc. Nel caso di elementi criccati soggetti a carichi di Modo I esiste un legame esplicito tra il criterio di Irwin [1] e il criterio di Griffith [2]. Quest’ultimo assume che il cedimento si verifichi 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 quando lo Strain Energy Release Rate G, definito come la derivata dell’energia potenziale rispetto all’area della superficie di cricca, raggiunge il valore critico Gc. Negli ultimi decenni hanno destato molto interesse nella comunità scientifica alcuni criteri in grado di stimare la rottura fragile di componenti indeboliti da intagli, aventi raggio all’apice pari a zero o tendente a zero. In tali punti le tensioni locali tendono all’infinito in ipotesi di lineare elasticità perciò, in analogia con il caso della cricca, è necessario introdurre un parametro di campo, il Notch Stress Intensity Factor (NSIF), il quale dipende dalle modalità di carico, dall’angolo di apertura dell’intaglio e dalla geometria del componente. Nella meccanica dell’intaglio lineare elastica, per stimare il cedimento statico di componenti fragili indeboliti da intagli a V si utilizzano comunemente gli NSIFs [3-5]. Nel presente contributo due recenti criteri di cedimento basati su approcci energetici sono discussi in dettaglio con riferimento ad intagli a V acuti: quello basato sul SED mediato [6, 7] e quello basato sul concetto di Finite Fracture Mechanics, in accordo con due differenti versioni, la prima dovuta a Leguillon [8], la seconda dovuta a Carpinteri et al. [9], come estensione agli intagli a V della soluzione per il caso della cricca [10]. Il criterio SED è stato inizialmente proposto da Lazzarin e Zambardi [6] ed è basato sull’idea che il parametro critico del materiale sia il valore medio della densità di energia di deformazione valutato su un volume di controllo che abbraccia l’apice dell’intaglio. Il metodo è basato sull’idea di volume strutturale elementare sviluppata da Neuber [11, 12] ed ha alcune analogie con il criterio di punto sviluppato da Sih che considera come parametro critico la densità di energia di deformazione moltiplicata per una distanza opportuna dall’apice della cricca o dell’intaglio a V [13, 14]. Il principale vantaggio dell’approccio SED rispetto ai criteri basati sulle tensioni locali è l’indipendenza dalla mesh. Mentre alcuni parametri utilizzati nei criteri locali richiedono l’accurata determinazione del campo di tensione, il SED mediato su un volume di controllo è sostanzialmente insensibile all’infittimento della mesh [15]. Con riferimento alla Finite Fracture Mechanics, i criteri di Leguillon [8] e Carpinteri et al. [9] richiedono la simultanea verifica di due condizioni indipendenti, la prima basata sulle tensioni, la seconda su un bilancio energetico. Ciascuna condizione è necessaria ma non sufficiente per garantire la frattura. Quando entrambe le condizioni sono simultaneamente soddisfatte è possibile ottenere una condizione sufficiente per la frattura. L’idea di base è che in condizioni di incipiente cedimento si verifichi la nucleazione di una cricca incrementale finita all’apice dell’intaglio, o l’avanzamento di una preesistente. Leguillon [8] propone un criterio di cedimento per componenti indeboliti da intagli a V acuti basato su una combinazione del criterio di Griffith (in forma incrementale) e del criterio tensionale, con lo scopo di determinare la lunghezza della cricca incrementale e il valore critico del Notch Stress Intensity Factor in funzione delle proprietà del materiale e dell’angolo di apertura dell’intaglio. Anche Carpinteri et al. [9], in analogia con Leguillon, propongono un criterio di frattura basato su una combinazione del criterio energetico (Strain Energy Release Rate critico) e del criterio tensionale di linea, che consente di determinare la lunghezza di cricca incrementale e il valore critico del Notch Stress Intensity Factor. Si può notare come i due criteri siano basati sullo stesso bilancio energetico calcolato considerando una cricca incrementale finita, la differenza sta nel calcolo tensionale: il primo coinvolge una condizione tensionale di punto, il secondo considera una condizione tensionale media. Nel seguito vengono confrontati questi tre diversi approcci. Il confronto analitico è eseguito rendendo esplicite le espressioni del Notch Stress Intensity Factor a rottura. Infine, i tre criteri considerati vengono applicati a componenti indeboliti da intagli a V acuti sollecitati a Modo 1 con lo scopo di valutare la capacità previsionale di ciascun approccio. Il confronto coinvolge dati sperimentali tratti dalla letteratura e relativi a diversi materiali. 2. CRITERI DI CEDIMENTO PER INTAGLI A SPIGOLO VIVO Come anticipato nell’introduzione, nel presente contributo sono analizzati tre differenti criteri. In ordine di pubblicazione i criteri considerati sono i seguenti: il criterio SED (2001) [6], il criterio di Leguillon (2002) [8] e il criterio di Carpinteri et al. (2008) [9]. Si considera un materiale omogeneo ed isotropo in condizioni lineari elastiche, sottoposto ad una condizione di carico di Modo 1. 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 A=Rc2⋅γ x lc 2α a y θc θ Rc r 2α Figura 1: Sistema di riferimento degli approcci a) SED b) Leguillon e c) Carpinteri. 2.1. Criterio basato sulla densità di energia di deformazione mediata (SED) Secondo Lazzarin-Zambardi [6] la frattura fragile del materiale si verifica quando il valore medio della densità di energia di deformazione, calcolato su un dato volume di controllo di raggio Rc che abbraccia i fianchi dell’intaglio (Fig. 1a), è pari al valore critico Wc (Eq. 1). In accordo con l’ipotesi di Beltrami [16], si ha: σ2c (1) 2E dove σc è la resistenza a trazione del materiale mentre E è il modulo di Young. La densità di energia di deformazione mediata in un settore circolare di raggio Rc che abbraccia l’apice dell’intaglio è data dal rapporto tra l’energia di deformazione elastica E(Rc) e l’area del settore circolare A(Rc). La dipendenza dall’NSIF K1 [6] è espressa dall’Eq. (2). Wc = 1 I1 (γ) K 2 R c 2λ1 4λ1 1 R2c γ E(R c ) ∫A W dA E � = W = = A(R c ) ∫ dA A = 1 e1 K1 2 R c 2(λ1 −1) E (2) dove λ1 è l’autovalore di Modo 1 di Williams [17] legato all’angolo di apertura dell’intaglio 2α, I1 è l’integrale delle funzioni angolari delle tensioni, che dipende dall’angolo di apertura dell’intaglio, 2α = 2π − 2γ, e dal rapporto di Poisson ν. I1 varia in condizioni di stato piano di tensione o deformazione. Infine, e1 è il parametro che riassume la dipendenza dalla geometria dell’intaglio. Nel caso di sollecitazioni di Modo 1, è possibile ricavare il valore critico del Notch Stress Intensity Factor a cedimento, K1c, imponendo l’uguaglianza W = Wc , e combinando le equazioni (1) e (2): K1c = 1 (1−λ1 ) ∙ σc ∙ R c (3) (1 + ν) ∙ (5 − 8ν) K Ic 2 Rc = ∙� � 4π σc (4) �2e1 Il raggio R c può essere facilmente determinato utilizzando un set di dati sperimentali che fornisca il valore critico dell’NSIF per uno specifico angolo di apertura dell’intaglio. Se l’angolo di apertura dell’intaglio è zero è possibile utilizzare la tenacità a frattura KIc, l’espressione finale in accordo con Yosibash et al. [18] risulta: Sostituendo l’Eq. (4) nell’Eq. (3)è possibile esprimere l’NSIF critico, K1c, (Eq. 5) nella forma seguente: (1 + ν) ∙ (5 − 8ν) K1c = �� � 4π (1−λ1 ) ∙ 1 �2e1 � ∙ K Ic 2(1−λ1 ) ∙ σc 2λ1 −1 (5) 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 2.2. Finite Fracture Mechanics: formulazione di Leguillon Leguillon [8] propone un criterio di frattura per componenti indeboliti da intagli a V acuti basato sul concetto della Finite Fracture Mechanics: in condizioni di incipiente cedimento all’apice dell’intaglio si verifica la nucleazione di una cricca di lunghezza lc (Fig. 1b). Secondo il criterio di Leguillon i criteri di cedimento tensionale ed energetico sono entrambi condizioni necessarie ma né l’uno né l’altro presi separatamente costituiscono una condizione sufficiente. Solamente quando sono simultaneamente soddisfatti si può ottenere una condizione sufficiente per il cedimento. In base al criterio tensionale si ha il cedimento del componente intagliato quando la componente singolare di tensione ortogonale alla direzione di frattura θc supera la resistenza a trazione del materiale σc in corrispondenza dell’apice della cricca nucleata, cioè ad una distanza lc dall’apice dell’intaglio. Secondo il criterio energetico, invece, si ha il cedimento del componente quando lo Strain Energy Release Rate G, dato dal rapporto tra la variazione di energia potenziale (δWp) dovuto alla nucleazione di una cricca e la nuova superficie di cricca creata (δS), supera il valore critico del materiale Gc. La contemporanea verifica delle condizioni formalizzate nelle Eq. (6) e (7) fornisce perciò un criterio generale per il cedimento di componenti indeboliti da intagli a V acuti. σθ (lc , θ�c ) = k1 ∙ lc λ1 −1 ∙ sθ (θ�c ) ≥ σc Criterio tensionale: G= Criterio energetico: k12 ∙ K(2α, θ�c ) ∙ lc 2λ1 ∙ d ≥ Gc lc ∙ d (6) (7) Nelle Eq. (6, 7) lc è la lunghezza della cricca che innesca all’apice dell’intaglio (Fig. 1b), λ1 è l’autovalore di Williams di Modo 1 [17] funzione dell’angolo di apertura dell’intaglio 2α, sθ rappresenta una funzione della coordinata angolare θ�, d è lo spessore del componente. Infine K(2α,θ�c ) è un fattore di scala dipendente dalla geometria locale (2α) e dalla direzione di frattura (θ�c ). Il parametro k1 rappresenta l’NSIF secondo la definizione di Leguillon ed è legato alla definizione di Gross e Mendelson [19] per mezzo dell’Eq. (8): k1 = lim σθ ∙ r 1−λ1 = K1 (8) √2π √2π Le condizioni (6) e (7) devono essere simultaneamente soddisfatte. Risolvendo il sistema nelle due incognite, lc e k1, è possibile determinare il valore critico del Notch Stress Intensity Factor k1c. Inoltre dato che per un componente intagliato in materiale omogeneo e isotropo sottoposto ad un carico simmetrico (Modo 1) la direzione di frattura è nota a priori, θ�c = π - α, k1c può essere definito in funzione delle proprietà meccaniche del materiale (σc e Gc) e dell’angolo di apertura dell’intaglio 2α, attraverso K(2α) e λ1. Normalizzando la funzione angolare in modo tale che sθ(θ�c ) = 1 si ottiene: r→0 = lim σθ ∙ √2π ∙ r1−λ1 r→0 1−λ1 Gc k1 ≥ � � ∙ σc 2λ1 −1 = k1c K(2α) (9) Nel caso di una cricca (2α = 0, λ1 = 0.5) si può ricavare il valore di K(2α) dall’Eq. (9) mettendo in gioco il legame tra Gc e kIc in condizioni di deformazione piana e considerando che in condizioni critiche k1c = kIc. Al fine di semplificare le espressioni, la dipendenza di k1c dall’angolo di apertura può essere espressa definendo una funzione universale γ(ω), calcolabile mediante una procedura di integrazione descritta in [8]. In questo modo si ottiene un’espressione generale per il K(2α): K(2α) = K(2α = 0) ∙ 1 1 1−λ1 γ(2α) = 2π ∙ 1 − ν2 ∙ E 1 1 γ(2α)1−λ1 (10) Sostituendo l’espressione (10) nell’Eq. (9) si può ottenere una definizione semplificata del valore critico dell’NSIF k1c, in funzione della tenacità a frattura kIc (definita secondo Leguillon) e della tensione critica del materiale σc. Utilizzando poi la definizione di Gross e Mendelson per il valore critico dell’NSIF K1c e per la tenacità a frattura KIc, in accordo con l’Eq. (8), si ottiene: 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 1 2 �λ1 − � K1c = �(2π) ∙ γ(2α)� ∙ K Ic 2(1−λ1 ) ∙ σc 2λ1 −1 (11) 2.3. Finite Fracture Mechanics: formulazione di Carpinteri In modo del tutto analogo a quanto proposto da Leguillon, anche Carpinteri et al. [9] propongono un criterio di frattura per componenti indeboliti da intagli a V acuti basato sul concetto della Finite Fracture Mechanics: in condizioni di incipiente cedimento all’apice dell’intaglio nuclea una cricca di lunghezza ΔSE. Anche in questa formulazione, si può ottenere una condizione sufficiente per il cedimento solo soddisfacendo simultaneamente i criteri tensionale ed energetico. In base al criterio tensionale di linea si ha il cedimento del componente intagliato quando la componente di tensione singolare ortogonale alle facce della cricca, mediata sulla lunghezza della cricca stessa ΔSE, supera la resistenza a trazione del materiale σc. Secondo il criterio energetico, invece, si ha il cedimento del componente quando l’energia di deformazione rilasciata durante la nucleazione di una cricca di lunghezza pari a ΔSE supera il valore critico del materiale, che dipende da Gc. Una formulazione semplificata si può ottenere esprimendo lo Strain Energy Release Rate G in funzione dello Stress Intensity Factor KI secondo la relazione di Irwin valida in condizioni di deformazione piana. La contemporanea verifica delle condizioni formalizzate nelle Eq. (12) e (13) fornisce perciò un criterio generale per la frattura di componenti indeboliti da intagli a V acuti. Criterio tensionale di linea: � ∆SE 0 Criterio energetico: � ∆SE 0 � ∆SE 0 σy (x) dx = � 0 0 K ∗I dx ≥ σc ∙ ∆SE (2πx)1−λ1 G(a) da ≥ Gc ∙ ∆SE ∆SE K 2I (a) da = � ∆SE �ψ(2α) ∙ 2 1 K ∗I ∙ aλ1 −2 � da ≥ K 2Ic ∙ ∆SE 1−λ (2π) 1 (12) (13) In particolare ΔSE è la lunghezza della cricca nucleata all’apice dell’intaglio (Fig. 1c), λ1 è l’autovalore di Williams di Modo 1 [17], x è la coordinata lungo la bisettrice dell’intaglio, a la generica lunghezza di cricca mentre KI rappresenta il SIF della cricca innescata all’apice dell’intaglio (Tada et al. [20]). Il parametro KI* rappresenta l’NSIF secondo la definizione di Carpinteri et al., che risulta essere leggermente diversa rispetto alla definizione classica di Gross e Mendelson. In particolare: K ∗I lim σy ∙ √2π ∙ x1−λ1 K1 x→0 1−λ1 (2πx) = lim σy ∙ = = 1 1 x→0 (2π)λ1 −2 (2π)λ1 −2 (14) Secondo il criterio di Carpinteri et al. il cedimento di un componente intagliato si verifica quando i criteri tensionale ed energetico, Eq. (12, 13), sono entrambi verificati. Risolvendo il sistema è possibile determinare la lunghezza della cricca nucleata ΔSE e il valore critico dell’NSIF K1c secondo la definizione di Gross e Mendelson [19]: ∆SE = 2 K Ic 2 ∙ � � λ1 ∙ ψ2 σc 1 2 �λ1 − � K1c = �(2π) ∙ ξ(2α)� ∙ K Ic 2(1−λ1 ) ∙ σc 2λ1 −1 (15) (16) dove per semplicità sono state introdotte le funzioni dell’angolo di apertura dell’intaglio ψ e ξ [9]. 3. CONFRONTO ANALITICO Considerando le tre differenti formulazioni, è possibile confrontare le relazioni finali per il calcolo del valore critico del Notch Stress Intensity Factor K1c, espresso secondo la definizione di Gross e 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 Mendelson (Eq. 5, 11, 16). Si può osservare come tutti i criteri considerati prevedano la stessa relazione di proporzionalità: K1c ∝ K Ic 2(1−λ1 ) ∙ σc 2λ1 −1 (17) La differenza è data solamente dal fattore di proporzionalità. Nei criteri di Leguillon e di Carpinteri questo fattore è dipendente solamente dall’angolo di apertura dell’intaglio 2α. Nel criterio SED invece il fattore di proporzionalità dipende oltre che dall’angolo di apertura 2α anche dal rapporto di Poisson ν. I fattori di proporzionalità non differiscono sensibilmente nell’andamento, in particolare i valori del fattore di Leguillon sono sempre leggermente maggiori rispetto quelli assunti dagli altri criteri a parità dell’angolo di apertura dell’intaglio 2α, come si può osservare dal diagramma di Fig. 2 e dalla Tabella 1. La Fig. 2 evidenzia inoltre come i valori dei fattori di proporzionalità siano molto simili nel caso dei criteri SED e di Carpinteri al variare dell’angolo di apertura dell’intaglio 2α, nonostante le differenze nelle assunzioni iniziali. Tabella 1: Fattori di proporzionalità nelle Eq. (5, 11, 16). 2α (°) 0 λ SED (ν = 0.3) Leguillon Carpinteri et al. 0.5000 1.000 1.000 1.000 30 0.5014 0.965 1.013 0.993 45 0.5050 0.958 1.029 0.995 60 0.5122 0.961 1.062 1.005 90 0.5445 1.017 1.183 1.066 120 0.6157 1.186 1.434 1.229 135 0.6736 1.345 1.637 1.379 150 0.7520 1.591 1.891 1.606 180 1.0000 2.616 2.507 2.507 3.00 SED Leguillon Fattore di proporzionalità 2.50 Carpinteri et al. 2.00 1.50 1.00 0.50 0.00 0 20 40 60 80 100 120 140 160 Angolo di apertura dell'intaglio 2α, [°] Figura 2: Confronto tra i fattori di proporzionalità presenti nelle Eq. (5, 11, 16). 180 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 4. CONFRONTO CON DATI SPERIMENTALI La capacità previsionale dei tre diversi approcci è stata valutata utilizzando diversi set di dati sperimentali tratti dalla letteratura. I dati analizzati sono relativi a provini indeboliti da intagli a V e costituiti da due materiali: PMMA e Duralluminio. Le proprietà meccaniche di ciascun materiale testato così come le procedure sperimentali adottate sono descritte nel seguito. Il confronto tra i dati sperimentali e le previsioni teoriche basate sulle Eq. (5,11,16) è stato eseguito in termini di NSIF a rottura K1c in funzione dell’angolo di apertura dell’intaglio 2α. Quando non direttamente disponibili, i valori degli NSIFs critici a rottura K1c sono stati ottenuti per mezzo di analisi FEM bidimensionali, applicando ai modelli i carichi di rottura sperimentali. È stato utilizzato il codice agli elementi finiti ANSYS, versione 14.5. Il primo set di dati sperimentali (Gomez and Elices [21]) è stato ottenuto da test a flessione a 3 punti eseguiti su provini in PMMA indeboliti da intagli a V acuti. La geometria dei provini utilizzati è riportata in Fig. 3. Le proprietà del materiale sono: modulo di Young E = 3000 MPa, rapporto di Poisson ν = 0.4, tenacità a frattura KIc = 1 MPa m0.5 e resistenza a trazione σc = 136 MPa. Il secondo set di dati sperimentali è dovuto a Seweryn [4], il quale ha eseguito dei test a trazione su provini intagliati in PMMA e Duralluminio. Le geometrie dei provini utilizzati sono riportate nelle Fig. 4 e 5. Le proprietà meccaniche del PMMA sono: modulo di Young E = 3000 MPa, rapporto di Poisson ν = 0.3, tenacità a frattura KIc = 1.86 MPa m0.5 e resistenza a trazione σc = 104.90 MPa. Nel caso del Duralluminio, invece, le proprietà sono: modulo di Young E = 70000 MPa, rapporto di Poisson ν = 0.3, tenacità a frattura KIc = 50.56 MPa m0.5 e resistenza a trazione σc = 705.27 MPa. Il terzo set di dati sperimentali (Carpinteri [3]) è stato ottenuto da test a flessione a 3 punti eseguiti su provini in PMMA indeboliti da intagli a V acuti. La geometria dei provini utilizzati è riportata in Fig. 6. Le proprietà del materiale sono: modulo di Young E = 3000 MPa, rapporto di Poisson ν = 0.3, tenacità a frattura KIc = 1.89 MPa m0.5 e resistenza a trazione σc = 130.30 MPa. NSIF a rottura K1c, [MPa m (1-λ) ] 100 10 1 Experimental data SED Leguillon Carpinteri et al. 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 Angolo di apertura dell'intaglio 2α, [°] Figura 3: Stime teoriche dell’NSIF a rottura K1c (scala logaritmica) e confronto con i dati sperimentali (valori medi) relativi a provini TPB in PMMA testati da Gomez ed Elices [21]. 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 NSIF to rottura K1c [MPa m (1-λ) ] 1000 100 10 Experimental data 1 SED Leguillon Carpinteri et al. 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 Angolo di apertura dell'intaglio 2α, [°] Figura 4: Stime teoriche dell’NSIF a rottura K1c (scala logaritmica) e confronto con i dati sperimentali (valori medi) relativi a provini in PMMA testati da Seweryn [4]. NSIF a rottura K1c, [MPa m (1-λ) ] 2500 250 Experimental data SED Leguillon Carpinteri et al. 25 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 Angolo di apertura dell'intaglio 2α, [°] Figura 5: Stime teoriche dell’NSIF a rottura K1c (scala logaritmica) e confronto con i dati sperimentali (valori medi) relativi a provini in Duralluminio testati da Seweryn [4]. 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 NSIF a rottura K1c, [MPa m (1-λ) ] 1000 100 10 Experimental data a = 10 mm Experimental data a = 20 mm 1 SED Leguillon Carpinteri et al. 0 0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 Angolo di apertura dell'intaglio 2α, [°] Figura 6: Stime teoriche dell’NSIF a rottura K1c (scala logaritmica) e confronto con i dati sperimentali (valori medi) relativi a provini in PMMA testati da Carpinteri [3]. I valori sperimentali del Notch Stress Intensity Factor K1c a rottura sono riportati per ciascun provino nelle Fig. 3-6. Nelle stesse figure sono riportate per confronto anche le curve teoriche del K1c (Eq. 5, 11, 16) in funzione dell’angolo di apertura dell’intaglio 2α. Le figure 3-6 evidenziano un buon accordo tra le stime teoriche e i valori sperimentali del Notch Stress Intensity Factor K1c a rottura in tutti i casi esaminati. Per angoli di apertura dell’intaglio maggiori di 120°, la deviazione sembra essere leggermente ridotta nel caso dei criteri SED e di Carpinteri, i quali sono sostanzialmente coincidenti nonostante siano basati su assunzioni differenti. Inoltre si può osservare che le stime teoriche basate sui criteri SED e di Carpinteri sono sempre conservative rispetto a quelle ottenute applicando il criterio di Leguillon. Una versione estesa del presente lavoro è stata appena pubblicata su rivista internazionale [22]. 5. CONCLUSIONI In questo contributo è stato presentato un confronto tra diversi criteri di cedimento per componenti fragili indeboliti da intagli a V acuti considerando una condizione di carico di Modo 1. Il confronto ha preso in considerazione il criterio SED e due differenti formulazioni della teoria della Finite Fracture Mechanics, la prima dovuta a Leguillon, la seconda dovuta a Carpinteri et alii. Il confronto analitico è stato eseguito sulla base delle differenti espressioni per il calcolo del valore critico dell’NSIF K1c. È stata osservata la stessa relazione di proporzionalità tra il K1c e due fondamentali proprietà meccaniche del materiale: la tenacità a frattura KIc e la resistenza a trazione σc. La differenza è data esclusivamente dal fattore di proporzionalità, il quale dipende solamente dall’angolo di apertura dell’intaglio nei criteri di Leguillon e Carpinteri, mentre dipende sia dall’angolo di apertura sia dal coefficiente di Poisson nell’approccio SED. La variazione dei fattori di proporzionalità è stata esaminata in dettaglio. Infine, i tre criteri sono stati applicati a componenti indeboliti da intagli a V acuti sollecitati a Modo 1 con lo scopo di mettere in luce le differenze in termini di capacità previsionale. In tutti i casi esaminati è stato osservato un buon accordo tra i valori critici teorici e sperimentali dell’NSIF a rottura K1c. 43° CONVEGNO NAZIONALE – RIMINI, 9-12 SETTEMBRE 2014 Inoltre è stato osservato che le previsioni di resistenza statica basate sui criteri SED e di Carpinteri sono sempre conservative rispetto a quelle basate sul criterio di Leguillon. BIBLIOGRAFIA [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7] [8] [9] [10] [11] [12] [13] [14] [15] [16] [17] [18] [19] [20] [21] [22] G. R. Irwin. “Analysis of stresses and strains near the end of a crack traversing a plate”. Journal of Applied Mechanics 24, 361-364 (1957). A. A. Griffith. “The phenomena of rupture and flow in solids”. 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