cronache ipogee pagine di informazione speleologica per il Friuli Venezia Giulia - n. 11/2014 «SpeleoDuemilaQuattordici» Incontro della speleologia del Friuli Venezia Giulia il Sindaco di Caneva Andrea Attilio Gava e il Presidente del CAI Regionale Antonio Zambon, a Polcenigo. (Antonella Miani) “Gutta cavat lapidem”, ancora una volta questa antica formula di saggezza ha trovato concreta conferma nelle giornate speleologiche di Polcenigo volute e perfettamente curate dalla NOSTRA Federazione Speleologica Regionale del Friuli Venezia Giulia. In questo fine settimana si è potuto costatare quanto le varie “anime” della speleologia regionale abbiano realizzato, progettato, ideato negli ultimi anni. Vari momenti e temi del comune impegno a favore della conoscenza, della valorizzazione e della protezione del mondo sotterraneo non solo regionale. Testimonianze di Speleologi e di Gruppi Speleologici competenti, appassionati, vivi. Credo che sia non solo giusto ma doveroso ringraziare per tutto questo coloro che in vario modo e tempo hanno permesso la realizzazione di questo importante incontro: il Presidente e il C.D. della FSR FVG, l’Amministrazione Comunale di Polcenigo, il Comitato Organizzatore (Mila, Giuliana, Roberto, Giorgio), i Relatori e quanti si sono dedicati alla Segreteria e all'“Assistenza Tecnica e FotoVideoAudio” dell’Incontro nonché a coloro che si sono occupati della logistica dell’Evento. Un forte ringraziamento e un personale apprezzamento a tutti coloro che hanno partecipato (fisicamente e spiritualmente) all’Iniziativa. Mi dispiace molto per gli assenti e per gli assenteisti per quanto si sono persi. Con l’augurio di ritrovarci, sempre più numerosi, attivi, curiosi e partecipativi a SpeleoDuemilaQuindici”. Gianpaolo Fornasier cronache ipogee novembre 2014... RICORDO DI Fausto Biloslavo sr. Fausto Biloslavo, in grotta con il GEST, nel 1961. Mando questo scritto per avvisarvi, di non andare ASSOLUTAMENTE nella Grotta del Maestro (n. 4168). Ci siamo appena stati con il corso di speleologia di Cividale ed è una fortuna che siamo riusciti ad uscire senza danni. Cosa è successo? Probabilmente a causa delle pioggie insistenti sta venendo via tutta l'argilla che tiene cementati i massi dell'ingresso, sotto la botola. È franata improvvisamente una grande quantità di pietre quando, per fortuna, avevamo salito l'ultimo pozzo e ci trovavamo nella prima saletta. Senza che nessuno fosse nel cunicolo e smuovesse qualcosa, ogni 2/3 minuti si verificava una scarica di pietre e soltanto dopo 30 minuti di attesa siamo usciti stando attentissimi e sperando che non franasse più nulla. Quando sono uscita ho visto che si era creato un grande vuoto sotto al tombino e anche altre pietre adesso sono assolutamente instabili e pronte a cadere perchè non c'è più la terra che li trattiene. Inutile dire che se vengono giù quei massi non si fermano nella saletta ma vanno fino in fondo al primo pozzo con le probabili conseguenze che possiamo immaginare. Quindi, prima di scendere nella grotta, sarà necessario provvedere alla messa in sicurezza dell'ingresso. Simona Franz Fausto Biloslavo, istriano della diaspora, atleta che ha fatto sport sino all’ultimo (il giorno prima di morire si era fatto 90 chilometri in bicicletta), per un certo periodo della sua vita ha anche fatto parte del variegato mondo grottistico triestino. Nato a Momiano d’Istria il 14 giugno 1937 si era trasferito a Trieste, al pari di molti altri istriani, nel 1952, seguendo suo padre riparato nella città giuliana l’anno precedente. Completate a Grado le scuole dell’obbligo trova lavoro come apprendista presso l’AGEGAT, ente in cui segue e supera un corso triennale di idraulico che gli permette di ottenervi poi un posto di operaio. Vi rimarrà sino agli anni ’80, periodo in cui viene messo, su sua richiesta, in quiescenza. Atleta fisicamente molto ben portante gareggia nella Società Sportiva Fiamma, in quei tempi allenata e diretta dal prof. Costantino Desilla, diventando in seguito allenatore pure lui. Successivamente gareggia, sino ai primi anni di questo secolo, con l’Olimpia Club, club cui fornisce la sua opera anche come allenatore. Fra il 1956 e il 1957, nel gruppo sindacale intitolato a Filippo Corridoni, incontra e stringe amicizia con Mario Bussani. A fine dicembre i giovani di questo piccolo sindacato vengono contattati dal GEST - Gruppo Escursionisti Speleologi Triestini. I membri di questo gruppo, politicamente orientato a destra, stavano aprendo un nuovo ramo all’interno della Grotta del Cane di Basovizza, 136 VG; a causa della loro colorazione politica avevano ricevuto minacce da parte di grottisti di un non meglio identificato gruppo speleo del rione di San Sabba, politicamente inquadrato a sinistra. Avrebbero saputo cavarsela da soli in uno scontro in campo aperto, ma loro temevano che potessero danneggiare le scale sul pozzo d’accesso mentre loro erano all’interno. Così nel gennaio successivo Biloslavo, Bussani e altri membri del sindacato, passarono alcune domeniche a Basovizza, nei pressi della grotta, in cronache ipogee attesa di questi fantomatici speleo avversari. Che non si videro, la minaccia evidentemente non ebbe seguito e il servizio di protezione venne sospeso. Biloslavo però era rimasto incuriosito da questo mondo sino ad allora per lui sconosciuto per cui il 21 gennaio 1958 decise di tentare l’avventura scendendo assieme ai ragazzi del GEST nella grotta a scavare prima e ad esplorare poi il nuovo ramo, una caverna battezzata “Caverna Mussolini”, ambiente cui si può accedere attraverso il disagevole pertugio da loro aperto e chiamato (sempre dal GEST) “Cunicolo De Gasperi”. Pur non potendo, a causa dei suoi impegni agonistici, essere presente a tutte le uscite domenicali del gruppo continuerà a partecipare all’attività dello stesso sia in Carso (grotta Natale, grotta del monte Spaccato, grotta del Cane di Gropada) che nel vicino Friuli (grotta Doviza, giugno 1961). Alla fine del 1961, a seguito di un episodio di “nonnismo”, il GEST incontra una piccola crisi che vede allontanarsi alcuni dei suoi elementi più anziani, trasferitisi ad altri gruppi. L’uscita soprattutto dell’amico Bussani fa allontanare dal GEST anche Fausto Biloslavo che così, passato pure lui come Bussani all’Alpina delle Giulie, interrompe, ma non elimina del tutto, la sua attività speleologica. Oltre a varie occasionali discese in grotta lo troveremo, infatti, nella primavera del 1998 a collaborare con i “vecchi” della Commissione Grotte negli scavi che porteranno la Grotta Gualtiero ad avere uno sviluppo di oltre quattro chilometri. Ma il suo amore più grande era per le montagne: Giulie, Carniche, Dolomiti lo hanno visto salire su quasi tutte le cime. Si è spento serenamente la mattina del 13 maggio di quest’anno. Aveva espresso il desiderio che le sue ceneri fossero disperse su una delle cime della Carnia da lui tanto amate, e così è stato. In un plumbeo 14 giugno 2014 i figli, assieme ad un gruppo di amici, recatisi sul Floris hanno affidato al vento le sue ceneri ed il suo spirito. Pino Guidi cronache ipogee Conferenza “L’idrologia del Basso Isontino e il pericolo di allagamenti” La Società di Studi Carsici “A. F. Lindner” di Ronchi dei Legionari, visto il problema dei continui allagamenti che i cittadini della pianura isontina sono costretti ad affrontare in questo periodo di intensa piovosità, ha pensato di organizzare un incontro pubblico per parlare dell’argomento, delle sue cause e degli accorgimenti che i singoli possono adottare. È nata così la Conferenza “L’idrologia del Basso Isontino e il pericolo di allagamenti” svoltasi venerdì 21 novembre 2014, presso la Sala Consigliare del Comune di Ronchi dei Legionari, che ha dato il Patrocinio all’inizitiva. La serata ha visto la partecipazione di un folto pubblico, anche di esperti del settore, che alla fine della presentazione ha partecipato vivacemente al dibattito. Si è voluto prendere in esame innanzitutto la geologia e idrologia della zona, le problematiche dell’alveo dei fiumi e loro manutenzione, argomento questo trattato dal geologo Maurizio Comar, che ha presentato "Emergenze idrogeologiche per effetto di cause meteo violente". Il secondo intervento, del geologo Roberto Ferrari, socio del Centro Ricerche Carsiche Carlo Seppenhofer di Gorizia verteva su “Perchè ancora e solo cemento?”. Si è parlato di dissesto idrogeologico, erosione del suolo, uso consumo ed abuso di suolo, interventi invasivi e non risolutivi sul territorio, assenza di prevenzione e manutenzione. Su un territorio sempre più antropizzato e quindi indebolito nelle sue potenziali difese naturali, il rischio idrogeologico viene normalmente contrastato con metodologie invasive e cementificatorie che possono causare spesso ulteriori danni. L’antica esperienza delle popolazioni montane abituate a convivere con i naturali fenomeni erosivi, ha portato alla possibilità di intervenire sul territorio con metodologie a basso impatto che utilizzano materiali vivi. Ferrari ha parlato quindi di Ingegneria Naturalistica, la disciplina tecnicoscientifica che ha ereditato, sviluppato ed ampliato queste conoscenze. Sono state fatte alcune considerazioni anche alla luce di casi di studio tratti da esperienze locali e in Centro e Sud America. Il punto conclusivo: “Prevenzione - sicurezza - consigli e interventi" è stato trattato da Ennio Medeot, Coordinatore della Protezione Civile di Ronchi dei Legionari che, coadiuvato da un suo collaboratore, ha dato suggerimenti sui comportamenti da adottare prima, durante e dopo gli allagamenti. Cosa molto interessante, è stato spiegato come i singoli cittadini di Ronchi possano vedere, utilizzando semplicemente il proprio personal computer, tablet o smartphone il livello di falda nei pressi della propria casa, in maniera da poter prevenire l’allagamento, cosa importantissima soprattutto per chi ha garage, rimesse sotterranee, etc. Nel mese di novembre del 2000, dopo un periodo di intense piogge, le falde del sottosuolo si erano alzate ad un livello tale che tutte le case costruite con dei locali al di sotto del piano di campagna, sono state allagate dalle acque delle falde. Dopo questo fatto, il Comune di Ronchi dei Legionari si è dotato di un sistema di misurazione delle falde nel sottosuolo, che è stato poi affidato alla Protezione Civile per la gestione e lo scarico dei dati. Il monitoraggio del livello dell’acqua di falda viene fatto 24 ore su 24 da quattro sonde piezometriche, dislocate in punti strategici del territorio. I dati vengono elaborati e trasmessi alla centrale della Protezione Civile, che li rende accessibili e fruibili da tutti on-line sul sito: www.protezionecivileronchideileg.it. Antonella Miani Conferenza su Idrologia e allagamenti a Ronchi dei Legionari. (Sara Baldo) Il pubblico presente alla conferenza. (Sara Baldo) L'intervento del geologo Maurizio Comar. (Sara Baldo) L'intervento del geologo Roberto Ferrari. (Sara Baldo) associazione culturale naica rassegna di cinema etico e ambientale “voci dal silenzio” 2014 cinema dei Fabbri Via dei Fabbri, 2/a - trieste il gruppo grotte del club alpinistico triestino presenta: l’ultimo continente le grotte: un bene naturale da proteggere Venerdì, 21 novembre 2014 alle ore 21.00 Programma della serata: 21 novembre (trieste) conferenza e video: "le grotte: un bene naturale da proteggere" Il 14° appuntamento della Rassegna ha visto come protagonista il Gruppo Grotte del Club Alpinistico Triestino. La sala si è affollata per ascoltare le interessanti conferenze e la proie- cronache ipogee Conferenza: “Carso, carsismo e fenomeni carsici” (dott. Sergio Dolce) Video: “L’ultimo continente”. Le grotte: un bene da proteggere” (Franco Gherlizza e Lino Monaco) Conferenza: “Il problema dell’inquinamento delle grotte. Situazione attuale” (Franco Gherlizza) Video: “Pala in groppa, tutti in grotta” (pulizia dell’abisso di Padriciano) (Daniela Perhinek) Il Gruppo Grotte del Club Alpinistico Triestino ha avviato, nel 1990, una campagna di informazione sul tema delle grotte a rischio ambientale. Da quell’anno il CAT ha tenuto aggiornato l’elenco delle grotte a rischio ambientale, ostruite o distrutte, segnalando i casi al Catasto Regionale delle Grotte del Friuli Venezia Giulia che provvedeva, qualora l’informazione risultasse inedita, all’inserimento dei dati nella scheda catastale. Nel 2000 è iniziata la catalogazione differenziata di queste grotte e, all’epoca, vennero individuate 383 cavità che presentavano degradi di vario tipo. Oggi il fenomeno si è sensibilmente ridotto grazie, esclusivamente, all’impegno volontaristico dei gruppi speleologici che hanno provveduto, autonomamente, alla pulizia di alcune grotte. Nell’elenco aggiornato dal Gruppo Grotte del Club Alpinistico Triestino sono state individuate, sul Carso triestino, 373 grotte a rischio ambientale. Nel censimento non sono comprese le cavità artificiali, le cave dismesse e le doline. Lago di olio combustibile in una grotta nei pressi di Trebiciano e grotta completamente ostruita, da ogni sorta di rifiuti, a Prosecco. zione di due documentari di cui uno inedito. Il dott. Sergio Dolce ci ha fornito informazioni generali sul carsismo e sulla fauna sotterranea, mentre Franco Gherlizza ci ha illustrato la situazione del degrado e ostruzione delle grotte, nonchè inquinamento delle stesse che porta contaminazione anche delle falde acquifere. Moreno Tommasini, direttore istruttore della "Scuola di Speleologia Ennio Gherlizza", ci ha raccontato dell'intervento di pulizia dell'Abisso di Padriciano. Durante le conferenze sono state proiettate delle slide e successivamente due documentari: "L’ultimo continente”. Le grotte: un bene da proteggere" e "Pala in groppa tutti in grotta". Patrizia Coga La sala del Teatro dei Fabbri. Giovedì 27 novembre dalle 9.30 fino alle 18, presso la Sala Incontri del Museo Civico di Storia Naturale si è svolta una giornata di incontri con presentazione degli operatori che si occupano di Educazione alla Sostenibilità, nell'ambito della Settimana UNESCO dello Sviluppo Sostenibile. L'incontro è stato organizzato dal Comune di Trieste - Servizio Musei Scientifici e dalla Società Adriatica di Speleologia - Speleovivarium Erwin Pichl ed il pubblico poteva assistere gratuitamente. Nel corso della presentazione dei lavori si è voluto fare il punto della variegata offerta di educazione e divulgazione all'Ambiente e alla Sostenibilità offerta sul territorio. Tra i vari partecipanti è stata significativa la presenza di alcuni gruppi speleologici che hanno illustrato i rispettivi programmi outdoor rivolti soprattutto agli studenti di ogni ordine e grado. Fine comune quello di dar conoscere l'ambiente carsico (e non solo) per arrivare ad una coscienza di rispetto e di tutela di ogni sua forma. I numerosi interventi hanno comunque spaziato dal mare alle grotte, dalla botanica alla paleontologia, dai rifiuti alla fisica, mettendo in rete una straordinaria offerta educativa che Trieste "città della scienza" e Trieste "tra Mare e Carso" possono offrire in un unico ventaglio di differenti opportunità da cogliere e sperimentare. Sergio Dolce Edgardo Mauri (organizzatore), Nicola Bressi (Direttore del Civico Museo di Storia Naturale di Trieste e Antonella Grim (Assessore all'istruzione del Comune di Trieste). (Alberto Maizan) Panoramica della sala conferenze del Civico Museo di Storia Naturale di Trieste con una parte del pubblico presente all'incontro. (Alberto Maizan) 27 novembre (trieste) tavola rotonda unesco: Un aula sotto il cielo e laboratori di esperienza (foto Asefrid) Sergio Dolce introduce la serata. (foto Asefrid) Franco Gherlizza. (foto Asefrid) L'intervento di Moreno Tommasini. (foto Asefrid) La sala conferenze del Civico Museo di Storia Naturale di Trieste e il pubblico presente all'incontro. (Alberto Maizan) cronache ipogee cronache ipogee cronache ipogee ALCUNE ATTIVITà DEL GRUPPO GROTTE del cat IN novemBRE Osoppo. Sergio Dolce illustra ai presenti la mostra "Un anno da pipistrello". (Lino Monaco) 33° Corso di Speleologia del CAT. Prima uscita, in cava, con gli allievi. (Franco Gherlizza) 1 novembre (Osoppo) conferenza e visita guidata alla mostra "un anno da pipistrello" Su invito del Comitato Organizzatore dell'Halloween Fest il Club Alpinistico Triestino ha allestito la mostra didattica "Un anno da pipistrello" nella tenda che ospitava gli eventi ricreativi della manifestazione, nel Parco del Rivellino, a Osoppo (Friuli). Una ventina di persone hanno poi seguito la visita guidata alla mostra, da parte di Sergio Dolce, intervenendo più volte con domande, più o meno curiose, sui nostri simpatici compagni di grotta: i chirotteri. Hanno partecipato per il CAT: Sergio Dolce, Guglielmo Esposito, Franco Gherlizza e Lino Monaco. 4 novembre (CARSO CLASSICO) 33° corso di speleologia Con il CAI di Muggia alla Grotta dei Pipistrelli. Andrea Colla e Sergio Dolce durante il Corso di secondo livello SSI. (Lino Monaco) Molto soddisfacente l'adesione al nostro 33° Corso di speleologia di primo livello SSI. Undici le persone che si sono iscritte e che stanno affrontando, dopo la prima prova in cava, le altre tre grotte in programma. La Scuola di Speleologia del CAT "Ennio Gherlizza" ha avuto il permesso di portare i suoi allievi anche in alcune grotte della vicina Slovenia e, così, le uscite sul campo si sono svolte in parte sul territorio nazionale e in parte oltre confine. La chiusura del corso, con festa finale e consegna degli attestati, è prevista per martedì 2 dicembre ma, dalle voci sussurrate in giro, probabilmente ...non finisce qui. Bat's Life (VAL ROSANDRA) Panoramica sui partecipanti al Corso di secondo livello SSI. (Lino Monaco) All'inizio di novembre si è svolta un'interessante iniziativa rivolta a far conoscere i chirotteri e le loro abitudini. L'iniziativa, organizzata dalla Sottosezione del CAI di Muggia con la collaborazione del Club Alpinistico Triestino, è stata divisa in due fasi: dapprima un incontro nella sede della sottosezione del CAI a Muggia (6 novembre) con la proiezione di molte immagini sui cronache ipogee pipistrelli, illustrate da Sergio Dolce; la seconda si è svolta invece in Val Rosandra (9 novembre) con la visita alla Grotta del Guano (527/23686 VG) e a quella delle Gallerie (290/420 VG), guidati da Sergio Dolce e Stefano Demonte. Al Casello Modugno si sono dati appuntamento una quindicina di partecipanti che, sfidando l'incertezza climatica del tempo, si sono avviati lungo il percorso ciclopedonale fino all'ingresso della Grotta del Guano. La visita è stata premiata dalla vista di una ventina di pipistrelli ancora in fase attiva date le temperature ancora mediamente alte. Pure interessante la Grotta delle Gallerie, situata più in alto e in bella posizione panoramica, anche se non si sono visti i pipistrelli. È stata comunque un' occasione per ricordare l'importanza di questo sito per quanto riguarda gli scavi archeologici che hanno dato alla luce resti del neolitico, dell'età del rame, del bronzo e del ferro. Una leggera pioggerellina ha accompagnato il rientro al Casello Modugno. Soci e simpatizzanti partecipanti: Serena Zamola, Guido Bottin e Sergio Dolce 15 novembre (sede e slovenia) Corso di Speleologia di secondo livello SSI "carso triestino. le grotte quale ecosistema ipogeo" Sono stati più di 30 i partecipati al corso di secondo livello dedicato alla speleobiologia. Un corso coinvolgente, interessante, iniziato in sede, al CAT, con tre lezioni teoriche, per capire cosa avremmo poi potuto vedere in grotta. Insegnanti pazienti ed entusiasti sono stati due soci del CAT: Sergio Dolce, ex direttore dei Civici Musei Scientifici di Trieste, biologo con una grande passione per l’erpetologia, e Andrea Colla, entomologo del Civico Museo di Storia Naturale di Trieste. Con l’aiuto di foto, diagrammi, rilievi e disegni Dolce ha raccontato il Carso triestino e l’ambiente delle grotte e poi le peculiarità del vertebrati del Carso ipogeo. Colla, poi, ha dedicato il suo intervento agli invertebrati. Sono state lezioni intense: ci hanno ricordato che nel buio assoluto delle grotte crescono solo muffe, perché non hanno bisogno di fotosintesi, hanno svelato che c’è una relazione tra i cambiamenti climatici e la scoperta di nuove specie troglobie e ci hanno fatto riflettere sul fatto che la grotta Noè si trovi sulla linea ipotetica del Timavo e che potrebbe rappresentare un antico livello di base. Dopo due ore e mezza circa di lezione ci siamo goduti la pausa - con pizza e le delizie vegane dell’Associazione Culturale Naica - e poi abbiamo raggiunto la Voragine di Štorje (Slovenia), un grande portale con una profondità di circa 60 metri. Qui Sergio Dolce, Andrea Colla e Gianfranco Tomasin ci hanno mostrato “dal vivo” un prezioso Neobisium spelaeum istriacum, uno speudo scorpione raro e affascinante, depigmentato, con chele lunghissime e pelose. Abbiamo scoperto farfalle fagocitate dalle muffe, boli di allocco dove si riconoscevano resti di ghiri, alghe azzurre che parevano una tappezzeria in velluto, ma soprattutto abbiamo ricevuto consigli e suggerimenti preziosi per riuscire a scoprire, da soli, dove si celano i veri abitanti delle grotte. Anna Pugliese 24 novembre (BASOVIZZA) con la scuola materna di hrvatini (slovenija) alla grotta bac I bambini più piccoli non finiranno mai di stupirci. Così, anche i 22 piccoli esploratori del Giardino d'Infanzia "Delfino verde" di Hrvatini (Slovenia) non hanno tradito le nostre aspettative. Bravi, disciplinati, attenti, simpaticamente curiosi e vivaci si sono dimostrati degli ottimi "speleologi" in erba. Sono riusciti anche a restare completamente in silenzio e nel buio, senza alcun timore, per ascoltare la "voce" della grotta e dell'acqua che cade. Un po' di genuino entusiasmo che ha dato anche a noi una immensa soddisfazione e un ulteriore stimolo di continuare su questa strada. Il prossimo appuntamento con questi nostri nuovi, piccoli, amici sarà per conoscere gli animali di grotta e per parlare di tutela ambientale. Dobbiamo fare i complimenti anche alle maestre per il loro entusiasmo. Come citava uno slogan televisivo degli anni '60 "...non è mai troppo tardi". Verissimo: ma non è neanche "...mai troppo presto". Franco Gherlizza 25 novembre (sede e regione) corso di speleo-subacquea martedì 26 novrembre ha preso il via il primo corso di speleologia subacquea, tenuto dalla Scuola di subacquea e speleosubacquea del Club Alpinistico Triestino. Direttore del Corso è Duilio Cobol che ha iniziato ad istruire i sei iscritti con una lezione teorica introduttiva in sede. La prima uscita è prevista in piscina e poi le seguenti vedranno il gruppo impegnato in alcune grotte della nostra Regione. 26 novembre 2014 SPELEOLOGI IRANIANI OSPITI DEL CAT E DELLA Ka.W.E. Al mattino, sono giunti nella nostra città tre degli speleologi iraniani della città di Sharekord che, a giugno, ci avevano ospitato nella loro città durante la spedizione speleologica del CAT/Ka.W.E in quel Paese. Si tratterranno fino al 5 dicembre partecipando alle uscite del corso del CAT e agli incontri del Soccorso Speleologico per uno scambio di tecniche e di insegnamento della speleologia. Neobisium spelaeum istriacum. Voragine di Štorje. Grotta Bac (Carso triestino). Foto ricordo con i 22 bambini e le tre insegnanti della Scuola Materna di Hrvatini (Slovenija). (Franco Gherlizza) USCITO IL "TUTTOCAT" CON LE ATTIVITÀ DELL'ANNO 2013 Seppur con notevole ritardo sulle previsioni di stampa, è uscito il nuovo "Tuttocat" che riporta le principali attività svolte dai soci nell'anno 2013. Il numero, di 44 pagine, contiene 7 articoli di alpinismo (Gruppo Montagna; Campanile di Val Montanaia; Bivacco Luca Vuerich; Alta Via n 1; Sentiero Roma e Monte Disgrazia; Dents d'Ayatse; Monserrat), 4 di speleologia e speleo-subacquea (Abisso di Padriciano; Grotta del Poligono militare, Grotta sopra Le Moelis e Fontanone di Rio Neri) 2 di didattica speleologica (Progetto "Orizzonti ipogei" 2013 e 7° Campo Scuola di Speleologia in Abruzzo). Gli altri contributi si riferiscono alla spedizione speleo-archeologica alle Canarie (Alla ricerca delle Esperidi); alla spedizione speleo-geografica in Bosnia Erzegovina (Report "Exploring Visoko 2013) e alle leggende sui pipistrelli (seconda parte). Chiude il volume la consueta rubrica sul collezionismo speleologico (la grotta murata di Črni Kal, in Slovenija). cronache ipogee Iran, giugno 2014. Con i colleghi iraniani durante le esercitazioni di soccorso speleologico congiunte. (Franco Gherlizza) Avanzi di biblioteca... dicembre 2014... Il Club Alpinistico Triestino, allega al presente numero una lista di riviste, libri, ecc. che chiude il ciclo delle copie in esubero presso la sua biblioteca sociale. Chi volesse approfittare dell'occasione può indirizzare la richiesta al Club e ricevere, nel minor tempo possibile le copie che mancano alla vostra biblioteca. Vi verrà richiesto un contributo per le spese di spedizione. (Informazioni e prenotazioni: [email protected]) COMUNICATO STAMPA "ALPI GIULIE CINEMA" venticinquesima edizione 3 dicembre2014: terza giornata di cinema di giornata Si terrà mercoledì 3 dicembre 2014, con ingresso libero, al Bar Libreria KNULP, in via Madonna del Mare 7/a (Trieste),la terza giornata della venticinquesima edizione della Rassegna Alpi Giulie Cinema, organizzata dall’Associazione Monte Analogo, grazie al contributo del Comune di Trieste, il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia e Provincia di Trieste, la collaborazione del CAI sezione di Gorizia, Cooperativa Bonawentura e ARCI Servizio Civile. Alle ore 18.00 verrà presentato il film Mein Erster Berg (Svizzera - 2012) 97’, regia di Erich Langjahr. Il regista analizza il cuore di un magnifico paesaggio e il cuore di un individuo, per catturare un’istantanea del cuore della Svizzera attraverso la vita silenziosa del montanaro e infaticabile Märtel Schindler; lui che la montagna la vive davvero e non vi si reca soltanto un istante per ammirarne i panorami mozzafiato; colui che deve fare i conti tutti i giorni con quella natura meravigliosa ma durissima, mentre fa mille lavori, mette a posto sentieri, porta al pascolo le capre, costruisce la sua casa. Alle ore 20.30 si terrà invece la proiezione del film The Grocer (Grecia - 2013) 81’, regia di Dimitris Koutsiabasakos. Una famiglia greca di venditori ambulanti percorre lo stesso itinerario tra le montagne dal 1980. La coppia non solo fornisce cibo a questi remoti villaggi montanari ma anche notizie diventando la loro finestra sul mondo. Il loro lavoro non consiste soltanto nella vendita di frutta e verdura fresca ma anche nell’assistenza con strumenti complicati come telefoni e fornelli a gas. Una fotografia del territorio greco montano abbandonato. La rassegna si concluderà mercoledì 10 dicembre per poi continuare nel 2015 al teatro Miela di Trieste sviluppandosi successivamente anche in varie sedi della nostra regione. Scade inoltre il giorno 31 dicembre 2014 la presentazione dei film per partecipare ai due concorsi Premio La Scabiosa Trenta e HELLS BELLS Speleo Awardorganizzati in parallelo alla Rassegna. Per l'iscrizione si può scaricare i bandi di concorso e le schede di partecipazione dal sito www.monteanalogo.net. Il Premio la Scabiosa Trenta, riservato alle produzioni cinematografiche di autori originari delle regioni alpine del Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Carinzia dedicate alla montagna (sport, cultura e ambiente) verrà consegnato il 5 marzo 2015 al Bar Libreria KNULP quando verranno proiettate le produzioni premiate dalla giuria, formata da autorevoli operatori nel campo della comunicazione, della cultura ed esperti della montagna. Il nome del premio richiama il fiore alpino immaginario cercato per una vita dal grande pioniere delle Alpi Giulie, Julius Kugy. Un artista scelto nell'ambito regionale interpreta questo fiore che costituisce il principale riconoscimento del concorso. Viene assegnato anche un premio per il miglior soggetto, intitolato alla memoria di Luigi Medeot, direttore della rivista Alpinismo Goriziano e componente del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna). Il Premio è giunto alla ventunesima edizione. Dal 2012 si tiene inoltre, in collaborazione con la Commissione Grotte Eugenio Boegan Società Alpina delle Giulie, Sezione CAI di Trieste, HELLS BELLS Speleo Award. Ultimo nato della famiglia Alpi Giulie Cinema il concorso è dedicato specificamente a documentari, reportages e fiction di speleologia: girati dunque nel complesso e molto poco sconosciuto mondo ipogeo. Creato appena da tre anni, anche grazie alla prestigiosa collaborazione con le sezioni di speleologia del Club Alpino Italiano, il premio ha avuto immediatamente un grande successo, sia di pubblico, anche qui internazionale, sia di opere presentate, le quali hanno messo lo spettatore davanti a una vera e propria maratona visiva di oltre 7 ore! con filmati da Slovenia, Croazia, Francia, Inghilterra, Messico e naturalmente Italia. Non a caso, alcune campane (premi) nelle prime edizioni sono andate anche a produzioni inglesi e messicane. Le produzioni premiate verranno proiettate al Teatro Miela il 26 febbraio 2015. MONTE ANALOGO Via Fabio Severo 31 - Trieste Tel. (+39) 040 761683 - Cell. (+39) 335 5279319 [email protected] 10 cronache ipogee Il Gruppo Montagna del Club Alpinistico Triestino presenta: KILIMANJARO e parchi della Tanzania di Patrizia Mosetti e Paolo Siligato martedì, 9 dicembre 2014 - ore 21.00 - sede CAT Da un paio di timbri impressi sul libretto nuovo nel corso di una gita sul Taiano 22 anni fa alla realizzazione di un sogno, seppur non inseguito in modo ossessivo, che ci ha portati sul tetto del “Continente Nero” (paraponzi-ponzi-pò) a 5895 metri sul livello del mare. Sicuramente non una grande impresa alpinistica, piuttosto un trekking in quota, ma in ambienti a lungo immaginati e percorsi con guide locali e portatori gentilissimi. A seguire un bel safari e incontri con tanti animali, bestie feroci e spazi immensi. cronache ipogee 11 Cari amici speleologi Ho il piacere di annunciarvi che è nata la pagina Speleo Foto Italia, su facebook, visibile anche per chi non ha facebook, che raccoglierà immagini condivise di grotte italiane e di fotografie realizzate da speleologi italiani. Eccola: https://www.facebook.com/grotteitaliane Siamo partiti il 20 novembre, ci sono già molte foto pubblicate, di molti autori, e la pagina in quattro giorni ha già parecchi "ammiratori". Perchè una raccolta di foto italiane? Oggi l'immagine è tutto, viviamo in un mondo fatto di immagini; le nuove tecnologie mettono a disposizione una quantità enorme di immagini che stanno cambiando il modo di vivere e di pensare. I nostri nonni avevano pochissime fotografie che ritraevano momenti della loro vita, i nostri padri forse comparivano su un centinaio di fotografie in album di famiglia. la fotografia digitale prima, e i social network oggi, con i cellulari, ci spingono ad essere sempre più "visibili". Non si parla più di facebook, non è solo quello social network, ci sono molti altri luoghi dove mettere e trovare fotografie, da siti specializzati a fotografi professionisti, a un mare di social network (Flickr, Instagram, ecc.) dove vengono pubblicate costantemente fotografie, milioni di fotografie. La raccolta di foto che stiamo mettendo insieme già nel nome dice tutto, o almeno molto di quello che vuole prefiggersi: Speleo - Siamo speleologi Foto - che fanno foto Italia - con una collocazione geografica definita. Mentre il mondo ci corre avanti e miliardi di fotografie girano per il mondo e vengono viste e condivise, noi speleologi stiamo ancora a pensare a chi potrebbe utilizzare le nostre foto (il dettaglio di facebook le riduce a mille pixel sul lato maggiore) quindi con una pessima definizione, per pubblicarle chissà dove. Mi viene in mente il film "Il nome della rosa" dove in un monastero medioevale si cercava di uccidere chi leggeva un libro che diceva che la felicità faceva bene all'anima. Sto cercando di mettere insieme foto e speleologi italiani, voi tutti siete invitati a guardare, ma anche a segnalare foto particolarmente belle da condividere, e lo potete fare pubblicando direttamente la foto sul diario della pagina, che subirà un "filtro" mio per comparire nelle ultime foto inserite (sennò diventa una pagina di brutte foto se tutti pubblicano tutto). I fotografi speleo invece sono invitati a condividere le loro foto, se sono già on line si può inserire il link alla loro pagina, alle loro raccolte ecc. A una settimana dalla partenza della pagina facebook "Speleo Foto Italia" sono state pubblicate circa 100 foto di una ventina di speleologi italiani e c'è un discreto successo di pubblico (quasi mille iscritti). Il sistema dei "Mi piace" di facebook fa in modo che si possa "premiare" una foto migliore di un'altra. Per stimolare i fotografi, ma anche per porre l'attenzione su temi speleologici oltre che fotografici, è stato istituito un contest, dove non si vince niente, e come primo tema è stato dato "Acque Sotterranee" e la foto che otterrà più voti "mi piace" diventerà la foto di copertina della pagina facebook. L'invito è rivolto a tutti gli speleologi e a tutti i fotografi più o meno bravi, a pubblicare in questo "Evento". Il tema di questo primo "Contest Copertina" è: "Acque Sotterranee" Impetuose, ferme, sospese, raccolte in vaschette, scure e misteriose, spumeggianti, le acque sotterranee sono uno dei componenti principali nel processo carsico. È all'acqua sotterranea che dedichiamo questa prima gara interna. Acqua fonte di vita, acqua fonte di creazione ed evoluzione continua delle forme del pianeta. Vi invitiamo a raccontare attraverso immagini dell'Acqua che Berremo, dell'idrologia dei massicci carsici, dei campionamenti, dei tramenti, delle esplorazioni speleosubacquee, dei grandi e piccoli fiumi delle nostre grotte italiane, di gocce, di laghi neri, dei fiumi della notte. Inizio: 28/11/2014 - Fine: 20 dicembre 2014 a mezzanotte Regolamento: - massimo 3 foto ciascuno; - si vota da subito senza limite di voti, fino alla mezzanotte del 20 Dicembre a mezzanotte; - ogni "Mi piace" è 1 voto (possono votare solo gli speleologi iscritti al gruppo "Speleo Foto Italia"); - foto anche vecchie ma non tanto rovinate e non usate in altri contest di Speleo Foto Italia; - non ci si può autovotare. -non create cartelle con foto, ma postate singole foto. Premi: Il vincitore del contest avrà l'onore di vedere la sua foto nell'immagine di copertina della pagina. Buon divertimento, mettetevi in gioco!!!!!!! Si può pubblicare e votare qui: https://www.facebook.com/events/1405250179720480/ Andrea Scatolini 12 cronache ipogee Andrea POLLITZER, industriale di professione e fotografo attivo in campo internazionale, fu per 25 anni (dal 1947 al 1971) Presidente del Circolo Fotografico Triestino. Durante la sua presidenza il Circolo, con la denominazione attuale, contribuì alla fondazione della F.I.A.F. (8° Circolo in Italia). La Città di Trieste ha dedicato una via a questo concittadino illustre. BREVE CRONISTORIA DEL CIRCOLO Le origini del Circolo Fotografico Triestino, risalgono al lontano 1925, anno in cui Roberto ZUCCULIN fondò il Circolo Fotografico Trieste la cui attività fotografica durò sino al 1935. Ricostituito nel 1936 con la nuova denominazione di “Gruppo Triestino Fotografi Dilettanti”, ebbe per presidente Nino PONTINI che seppe dare nuovo slancio all’attività sociale: ricordiamo, in particolare, una mostra nazionale svoltasi al Castello di S. Giusto nel 1940. Nel 1947 fu eletto presidente Andrea POLLITZER, rimasto in carica fino al 1971; durante la sua presidenza il Circolo, con la denominazione attuale, contribuì alla fondazione della F.I.A.F. (8° Circolo in Italia). Dal 1972 al 1993 la presidenza fu assunta da Tullio STRAVISI. Il Circolo Fotografico Triestino è stato uno dei pochi circoli in Italia ad aver avuto un importante apporto da parte di fotoamatrici, come Maria VIANELLO e Carmen CREPAZ, quest’ultima fotografa di fama internazionale, insignita del titolo EFIAP. L’attuale Consiglio Direttivo, presieduto da Alida Cartagine, profondamente rinnovato rispetto ai precedenti, ha promosso l’evoluzione del Circolo verso forme nuove di contatti e collaborazioni con realtà esterne nell’ottica del più ampio confronto costruttivo finalizzato alla crescita individuale e collettiva, pur mantenendo in essere i canoni tradizionali. FINALITÀ: Tutte le attività del Circolo sono improntate alla diffusione della cultura fotografica. Il Circolo è aperto ai soci e a tutti i simpatizzanti. Attività - concorso fotografico internazionale ‘’Andrea Pollitzer’’ (novembre); - concorso fotografico ‘’...in rosa” (riservato alle sole socie); - proiezioni e mostre di soci e non; stages fotografici; incontri con “l’autore”; conferenze dedicate alla fotografia ed alle arti affini. E’ SEDE DI UNA SCUOLA PERMANENTE DI FOTOGRAFIA, con –un corso di fotografia per principianti (periodo gennaio-maggio di ogni anno) ed – un corso di fotografia avanzato (periodo ottobre/novembre). REGOLAMENTO: 1) Il Circolo Fotografico Triestino organizza il “XXXIV TROFEO ANDREA POLLITZER”, concorso fotografico internazionale aperto a tutti i fotoamatori. 2) La manifestazione fotografica, a carattere annuale, è suddivisa in due categorie: a) TEMA LIBERO a1) stampe in B/N a2) stampe C/P b) TEMA OBBLIGATO dal titolo “VEDERE POSITIVO” tutto il bello ed il buono che ci accompagna silenziosamente -vedi testo sul retro pagina al centro - b1) stampe in B/N 3) Ogni partecipante può presentare fino ad un massimo di quattro (4) opere inedite per sezione. Immagini già presentate in questo Circolo in precedenti Concorsi saranno automaticamente escluse. 4) Le stampe – formato 20x30 cm montate su supporto leggero 30x40 cm beige o nero) – dovranno recare sul retro nome e cognome dell’autore, titolo, anno di realizzazione e nome dell’eventuale Circolo di appartenenza. Le opere non montate su supporto oppure se il supporto sarà di altro colore, saranno automaticamente escluse. 5) Ogni autore è personalmente responsabile di quanto costituisce oggetto delle opere presentate. 6) La quota di partecipazione, a titolo di rimborso spese, è fissata in Euro 12,00 (euro dodici). Per gli iscritti FIAF la quota è fissata in Euro 10,00 (euro dieci). 7) Il Circolo organizzatore riserverà la massima cura per la conservazione delle opere, ma declina ogni responsabilità per eventuali danni, smarrimenti o furti. Le stampe saranno esposte in cornice sotto vetro. 8) Il giudizio della Giuria è inappellabile. 9) Le opere, accuratamente imballate in modo da consentirne la rispedizione, dovranno pervenire entro le ore 20.00 della giornata di sabato 29 novembre 2014, al seguente indirizzo: CIRCOLO FOTOGRAFICO TRIESTINO CASELLA POSTALE 1001 - 34100 TRIESTE CENTRO “VEDERE POSITIVO” tutto il bello ed il buono che ci accompagna silenziosamente Da qualche anno il nostro quotidiano viene dipinto, non solo dai mezzi di informazione, a tinte oscure. L’ottimismo e la speranza sono stati sostituiti dal pessimismo e dalla rassegnazione. Proviamo la sensazione di essere rinchiusi in una gabbia senza via d’uscita. Anche l’ambiente in cui viviamo sembra essere solo oggetto di degrado e di inquinamento. Ci sentiamo immobilizzati da una situazione che, in apparenza, non presenta alternative e ci impone l’ansia e, per reazione, tanta rabbia. A questo punto sorge spontanea una domanda: “Perché non riusciamo più a vedere tutto il bello ed il buono che esistono – negli uomini e nella natura – anche oggi e che ci accompagnano costantemente e silenziosamente?” E inoltre, “Perché l’operosità, la generosità, il senso del dovere, il pensiero per l’altro non fanno notizia?” Se solo per un attimo ci fermiamo ad osservare il nostro percorso, ci accorgeremmo che è attraversato da questo tappeto di aspetti positivi, sul quale camminiamo con disinvolta leggerezza e le cui trame sono giornalmente intrecciate da coloro dei quali non si parla. Persone che operano eticamente con coscienza ed amore, che dicono «grazie, prego, scusi», vocaboli poco usati che permettono di vivere con dignità e con l’avvolgente consapevolezza che non siamo soli. Che ci forniscono quello di cui necessitiamo, nutrono il nostro corpo e la nostra mente, ci assistono e ci soccorrono quando abbiamo bisogno. Allora, vogliamo portarli alla luce dello sguardo con uno scatto che, almeno per un momento, sia il ringraziamento che non chiedono ma sentiamo di far loro? Ed anche, perché non cercare il bello della natura per valorizzarlo e renderlo unico? Alida Cartagine CIRCOLO FOTOGRAFICO TRIESTINO Via Zovenzoni n.4 – 34125 Trieste Tel.040 – 635396/328.8170212 www.circolofotograficotriestino.it e-mail: [email protected]; [email protected]; CONCORSO FOTOGRAFICO INTERNAZIONALE Inaugurazione: Domenica 14 dicembre 2014 - ore 11.00 Mostra: fino al 13 gennaio 2015 Orario: martedì dalle ore 18.00 alle 20.00 sabato dalle ore 17.00 alle 19.00 12) La partecipazione al concorso impegna all’accettazione del presente regolamento. SCHEDA DI PARTECIPAZIONE N. ............................../POLL.2014 13) Le opere giunte per posta saranno rispedite nello stesso imballaggio. SI PREGA DI COMPILARE IN STAMPATELLO ED IN MANIERA LEGGIBILE 14) Ritiro opere: dal 13 febbraio 2015 in poi ogni martedì dalle 18.00 alle 20.00 Le opere consegnate a mano e non ritirate entro il 31 marzo 2015 entreranno a far parte dell’archivio del Circolo il quale si riserverà di utilizzarle nell’ambito di manifestazioni varie collegate alla valorizzazione dell’immagine, con l’indicazione del nome dell’autore, il quale già da ora dà il suo assenso. 15) Le opere vincitrici entreranno a far parte dell’archivio del Circolo, saranno esposte sulla pagina web www.circolofotograficotriestino.it e potranno essere utilizzate nell’ambito delle attività di divulgazione didattico culturale del Circolo. 15) Per quanto non espressamente indicato, si fa riferimento al regolamento FIAF. CALENDARIO: Termine accettazione opere Sabato 29 novembre 2014 ore 20.00 Inaugurazione mostra, e premiazione vincitori: Domenica 14 dicembre 2014 Ore 11.00 da Domenica 14 dicembre 2014 a martedì 13 gennaio 2015 Mostra in sede: La mostra è visitabile il martedì dalle 18.00 alle 20.00 ed il sabato dalle 17.00 alle 19.00 GIURIA: In fase di definizione Cognome e nome ......................….......................................... Via ................................................................................................ Cap. ..................... Città ...................................... Stato ............ Codice Fiscale............................................................................ Tel. ..........................…........... cell................……..................…... E-mail: ……………………...................….……...…...…………..…. Circolo di appartenenza...........................…......……................ Tessera FIAF N.ro …………………....................…………………… Quota di Euro. ...................... inviata a mezzo.......................... Data..............................................................................…............. In base all'articolo 13 del D.Lgs. 196/2003, presto il mio consenso al trattamento dei dati personali per i fini indicati nella suddetta informativa. Firma leggibile ................................……….......……………….................. (per i minori di 18 anni firma di uno dei due genitori) ### La mancanza della prevista firma sulla presente scheda impedirà la partecipazione al concorso comportando la restituzione delle opere e della quota di partecipazione, detratte le spese occorrenti per la spedizione stessa. A1 – STAMPE IN B/N TEMA LIBERO OPERE GIURIA A2 – STAMPE IN C/P TEMA LIBERO OPERE GIURIA B1 – STAMPE IN B/N TEMAOBBLIGATO OPERE GIURIA 1) 2) 3) PREMI: 4) ALLA MIGLIORE OPERA PRESENTATA IN ASSOLUTO TROFEO POLLITZER + Euro 300,00 (in buono acquisto) 1) TEMA LIBERO: 2) 1° CLASSIFICATO: Targa o coppa + Euro 250,00 (in buono acquisto) 2° CLASSIFICATO: Targa o coppa + Euro 200,00 (in buono acquisto) 3° CLASSIFICATO: Targa o coppa + Euro 150,00 (in buono acquisto) 3) 4) oppure essere consegnate in Via Zovenzoni 4, da lunedì 24 novembre a sabato 29 novembre 2014, tutti i giorni dalle 18.00 alle 20.00 e nei martedì precedenti dalle 18.00 alle 20.00 TEMA OBBLIGATO: PREMIO UNICO COPPA CARMEN CREPAZ + Euro 300,00 (in buono acquisto) 1) 10) La quota di partecipazione potrà essere inviata allo stesso indirizzo, oppure versata direttamente al momento della consegna delle opere I segnalati sono a discrezione della giuria. I premi non sono cumulabili.. 2) 11) I premiati saranno avvisati telefonicamente o per mail. Il riferimento per l’utilizzo dei buoni acquisto (di materiale fotografico o affine) sarà concordato con i fotoamatori premiati. cronache ipogee 3) 4) 13 14 cronache ipogee V CONCURSO INTERNACIONAL DE FOTOGRAFÍA DE FLORA Y FAUNA CAVERNÍCOLA ORGANIZA: Grupo de Espeleología de Villacarrillo (G.E.V.) COLABORAN: VILLANATURAX (www.villanaturax.blogspot.com) y Sociedad Entomológica Melansis. Objetivo: Incentivar la divulgación y la conservación de los ecosistemas del medio subterráneo. BASES DEL CONCURSO Tema: Flora y Fauna cavernícola. Número de Obras: Ilimitado. Modalidad y Técnica: Libre. Formato: Digital, en formato imagen (jpg., tiff., bmp., etc…) (sin marcas de agua, letras ni autorías). Junto a la fotografía se enviará un documento en formato texto en el que se indique título, autor, email, nombre de la cavidad, término municipal, país. Jurado: El jurado lo comprenderán los miembros del G.E.V. El fallo del jurado será inapelable. Envíos: Se deberán enviar al correo electrónico [email protected], y en el título del email deberá aparecer “Concurso Internacional de Fotografía”. Aquellas fotografías que no reúnan las características citada y no tengan calidad suficiente, serán denegadas. El plazo es desde el mes de Noviembre hasta el 10 Enero de 2015. Las fotografías participantes se expondrán posteriormente en el blog www.bioespeleologia.blogspot.com. PREMIOS: Los premios serán publicaciones bioespeleológicas, habiendo un primer y un segundo premio exclusivamente. V INTERNATIONAL PHOTOGRAPHY CONTEST OF FLORA AND FAUNA OF CAVES ORGANIZES: Grupo de Espeleología de Villacarrillo (G.E.V.). COLABORATE: VILLANATURAX (www.villanaturax.blogspot.com) y Sociedad Entomológica Melansis. Objective: Encourage the diffusion and preservation of the subsurface environment ecosystems. Topic: Flora and Fauna of the caves. Number of Photos: Unlimited. Modality and Technique: Free. Format: Digital image format (jpg., tiff., bmp., etc…) (without watersmarks, letters or authorship). Attach the image to a text document indicating the title, autor, email, address, name of the cavity, municipality, country. Jury: The jury will include members of the GEV. In the special awards will also be composed by persons of the associations that offer such awards. The jury’s decision is final. Shipping: Be sent to the email [email protected] with the subject “International Photography Contest”. The photos that don’t meet the above characteristics and don’t have sufficient quality will be denied. The period is from November to the 10th January 2015. All the photos will be published later in any of the blog www.biospeleologia.blogspot.com. AWARDS: The International Awards of the Contest are caving and biospeoelogicals publications. cronache ipogee 15 L’importanza degli Inception horizons nella speleogenesi: considerazioni scientifiche con introspezioni sulla speleologia di Rino Semeraro Uno dei temi di studio maggiormente approfonditi in quest’ultimo decennio, nel panorama mondiale della speleologia, è senz’altro quello sugli Inception horizons. Vedremo cosa sono, a quale stato della conoscenza si è pervenuti, quali sono gli scenari futuri. Soprattutto, perché sono così importanti? Importanti, perché gli inception horizons sono strettamente materia dello speleologo, non quello che sta dietro una scrivania bensì quello che va in grotta con intenti non solo esplorativi ma anche di ricerca (cioè di quelli che io vorrei fossero di più, poiché qui da noi siamo drammaticamente al lumicino), sì, proprio dello speleologo che, appropriatamente acculturato, attraverso il riconoscimento, il rilevamento e l’osservazione di queste strutture, va a tracciare (con tuta, casco e imbraghi) i grandi tratti del proto-carsismo nei sistemi sotterranei. Cos’è un Inception horizon? Per semplicità riporto, testualmente, la definizione tratta dal GLOSSARY OF KARST AND CAVE TERMS (1): “A part of a rock succession that is particularly susceptible to the effects of the earliest cave forming processes and hence is critical to the origin of most non-tectonic caves. By virtue of physical, lithological or chemical deviation from the predominant carbonate facies within the sequence, it passively or actively favors the localized inception of dissolutional activity”. Come dire, in italiano, una porzione di una successione geologica particolarmente sensibile alla speleogenesi iniziale che presiede alla formazione delle cavità carsiche, non tettoniche, in funzione delle differenziazioni fisiche, litologiche o chimiche delle facies carbonatiche all’interno della sequenza che, passivamente o attivamente, favorisce la localizzazione dei processi dissolutivi. Anticipo, però, che questa definizione, nel corso dei recenti studi sulla speleogenesi è stata allargata inglobando fattori tettonici. Come a questo punto bisogna ricordare che il termine “inception horizon” è stato coniato dall’inglese David Love nel 1992 (2), precisando poi il concetto e la casistica anche in altri lavori tra cui, il più noto, quello comparso su “Speleogenesis” nel 2000 (3). Se io chiedessi al “vecchio” speleologo triestino-tipo sull’inception horizon, mi risponderebbe “roba vecchia”, o déjà vu se proprio volesse far sfoggio di finezze (parlo sempre del “vecchio” speleologo triestino che di scienza masticava abbastanza bene, oltre che saper andare in grotta). Certo, risponderei a mia volta, non è un concetto nuovo ma oggi le ricerche geologiche e di speleogenesi in grotta hanno fatto grandi passi in avanti, per cui le conoscenze del Fig. 1. Esempio di probabili inception horizons dove i passato sono state ampliate, talora rivoluzionate e in parecchi casi carsismi ipogei sono chiaramente impostati su particolari orizzonti (in primo piano e sullo sfondo): completamente riscritte, per cui si può parlare di onestà intellettuale sono le famose grotte di Qumran (Israele), dove furono quando un “giovane” studioso va a ribattezzare alcune forme o scoperti i “rotoli del Mar Morto”, datati dal I secolo a.C. strutture ipogee, onestà che non può esser messa in discussione all’inizio del I secolo d.C., che riportano della “Guerra giacché l’innovazione è tale da giustificarla. dei Figli della Luce contro il Figli delle Tenebre”. Dalle cime di questo massiccio lo sguardo spazia sul Mar Mi spiego meglio. Tutti sanno come nell’ambito dei contatti tra Morto, toccato a settentrione dalla predicazione di Gesù differenti litologie si possano insediare processi localizzati e nel 30-33. preferenziali di speleogenesi. Qui da noi, come ho detto, non sono concetti nuovi trattandosi di processi e relativi effetti morfologici messi a fuoco soprattutto durante gli studi di carsologia di Forti (p. es. 4) e di speleogenesi dello scrivente (p. es. 5) negli anni ’60-‘70 (scorso secolo); infatti, dapprima queste fenomenologie furono studiate nell’ambito del carsismo epigeo per arrivare subito dopo a quello ipogeo. Allora, chiamammo queste fenomenologie con altri nomi, sempre pertinenti e coerenti con la terminologia geologica e carsica italiana, e fu “zuppa”, mentre oggi attraverso ricerche più dettagliate la “densità” della loro conoscenza è aumentata, ed è “pan bagnato”; ciò senza sminuire di un grammo il valore delle nuove ricerche ma semplicemente per mettere un po’ di verve nel discorso. D’altronde, almeno per il carsismo ipogeo, cosa erano queste fenomenologie se non, sostanzialmente, le medesime che furono denominate “Schichtgrenzhöhle” ancora dal viennese Hubert Trimmel (6) (che ben ricordo nei vari congressi!) nel 1956? Cosa c’era dentro quelle stringate righe di Trimmel risalenti a quasi sessant’anni fa? C’era l’intuizione (e nemmeno allora era una vera novità), l’esposizione del concetto, però tutto si fermava lì, poiché la comprensione estesa del fenomeno nello spazio, o meglio nella massa rocciosa a livello dell’intero Karst, non oltrepassava l’idea, anche perché a quel tempo mancava i risultati delle grandi esplorazioni dei Karst alpini che consentiranno invece nei decenni successivi, topografando reticoli chilometrici, di ottenere una visione ampia e complessa del fenomeno che porterà a “reinterpretarlo” chiamandolo “inception horizon”. Ragion per cui, meglio non farsi prendere dalla “sindrome di Maria Teresa” che, con mielata malinconia, affligge una buona fetta di triestini, tra cui gli speleologi che vedono primati (odierni) nella speleologia anche dove non ci sono (ho detto “anche”, non me ne vogliate). Tanto, in un suadente abbraccio di “Mitteleuropa+Triestinità” (un vero cocktail obnubilante), da rifiutare perlopiù con repulsione ogni intromissione da parte di speleologi “forèsti” (nel dialetto 16 cronache ipogee triestino) i quali, anche animati da buone intenzioni ma forse un po’ arditamente pur nella sottile argomentazione, vogliono (e l’hanno fatto) parlare, a modo loro, delle “faccende” di casa nostra. Certo anche sbagliando, bisogna dar atto, ma anche cogliendo l’essenza di molte cose. Si sa, però, come qui la “sindrome di Maria Teresa” sbaragli, pur aggrappandosi a una Mitteleuropa che non c’è più; e serve a nulla che letterati eruditi come Claudio Magris ne ravvisino i limiti – e lui da buon triestino e germanista se ne intende – tanto da aver scritto ancora sul Corriere della Sera del 1977 (quarant’anni fa!) di quella “insicurezza latente, uno stato d’animo tipicamente triestino, oscuramente insidiato dal timore di essere un figlio trascurato della famiglia [lo Stato, la società italiana] e quindi bramoso di ricevere un attestato speciale di figlio prediletto”. Personalmente, la “sindrome di Maria Teresa” non l’ho mai avuta, pur ascoltando passionalmente Bruckner, Mahler e Berg, struggendomi davanti a un Klimt, intenerendomi sugli abbandoni alla tristezza di Roth e rimanendo coinvolto nella spazialità della poesia di Rilke, conscio che il mito del vecchio imperatore (assolutista che sbagliò tutto e regalò una guerra mondiale all’umanità) è démodé e fuori tempo massimo. Tutto con buona pace della “defònta” (sempre nel dialetto triestino), che per i triestini è l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, la quale, in duemila anni di storia della mia città natale è stata la persona, dopo il predecessore Carlo VI che rilasciò la Patente di Porto Franco, che più gli ha dato con i provvedimenti del 1749.... ma son passati 265 anni. Torniamo alla speleologia. Nella nostra area, agli inception horizons è stato dato parecchio risalto verso la fine degli anni Novanta, per esempio nella genesi delle Grotte di San Canziano dagli speleologi-ricercatori sloveni Mihevc (7) e Knez (8) che hanno individuato una serie di bedding planes con caratteristiche tali da aver favorito, e localizzato, le iniziali condotte freatiche su cui si sarebbe sviluppata la speleogenesi pre-erosiva che ha prodotto l’inghiottitoio del Timavo. Da questi studi, poi, ne sono fioriti altri che hanno ampliato l’interpretazione della genesi e sviluppo di San Canziano, anche con il completo (o quasi, cioè non oltre il sifone) rilevamento geostrutturale eseguito da Stanka Šebela (9). Per farla breve, a San Canziano il fenomeno dell’inception horizon si è rivelato decisivo nei confronti della speleogenesi iniziale. Anche se chiamati altrimenti, si è scoperto che gli inception horizons sono stati fondamentali nella genesi Fig. 2. Sezione di un campione in un inception delle più vaste grotte del mondo. Com’è il caso proprio per la maggior horizon che mostra la dissoluzione prodotta da 10 grotta, poiché le ricerche di Palmer ( ) sui livelli della Mammoth Cave nel un cristallo di pirite a seguito della produzione di acido-forte (solforico) (tratto da Filipponi, Kentucky hanno evidenziato come molti di essi siano preferenzialmente scala 200 m). impostati su alcuni particolari contatti, per esempio tra calcari argillosi e spariti, costituenti veri inception horizons. È stato però lo svizzero di origine italiana Marco Filipponi che ha esteso il tema degli inception horizons (11) studiando approfonditamente i grandi complessi ipogei delle Alpi Svizzere ed esponendo, contemporaneamente, i risultati in una serie di pubblicazioni (12, 13, 14, etc.). Vale a questo punto ricordare che gli inception horizons, infelicemente traducibili in italiano, sono stati denominati, più che “orizzonti iniziali” che da noi suonano male, come “orizzonti suscettibili” o anche “orizzonti guida” (quest’ultimo sbagliato poiché crea confusione con l’omonimo stratigrafico) e altri nomi ancora (secondo la fantasia dello studioso). Sostanzialmente, sui grandi complessi ipogei svizzeri – inutile citarli, tutti li conosciamo – il giovane Filipponi ha dimostrato come meno del 10% degli strati/interstrati di una sequenza calcarea siano orizzonti suscettibili ma come questi guidino oltre il 70% delle condotte freatiche, confermando chiaramente l’alta influenza di tali orizzonti sulla geometria tridimensionale dei sistemi di grotte. Filipponi ha basato le sue conclusioni su 18 inception horizons in 6 sistemi di cavità, selezionando campioni, studiando proprietà e processi di particolari orizzonti litostratigrafici favorevoli all’incarsimento. Oltre 200 campioni rocciosi di questi inception horizons e loro intorno (solitamente al letto e al tetto) sono stati analizzati, evidenziando come gli orizzonti abbiano spessori da centimetrici a decimetrici. È stato possibile distinguere 3 tipi di inception Fig. 3. Sezione di un campione in un inception horizon. Essi sono: Tipo 1 – Inception horizon dove l’origine della cavità horizon che mostra la dissoluzione attorno ai granuli di quarzo, i quali concentrano il flusso ha avuto luogo entro un livello caratterizzato da una leggermente più nel percorso micro accelerandone il processo elevata permeabilità primaria, con contenuti di piriti e quarzo, rispetto ai (tratto da Filipponi, scala 500 m). più bassi inclusi nella roccia circostante. Solitamente le fratture si propagano attraverso questi orizzonti o si estendono al loro interno. Tipo 2 – Inception horizon dove l’origine della cavità ha avuto luogo al contatto con l’inception horizon, caratterizzato da bassa permeabilità primaria e carbonati ma alti contenuti di pirite rispetto la roccia circostante. Le fratture solitamente si estendono entro l’orizzonte. Tipo 3 – Inception horizon dove l’origine della cavità ha avuto luogo lungo le fratture dello strato, ove ci sono spostamenti di pochi millimetri, striature, brecce e superfici irregolari lungo gli scorrimenti che incrementano significativamente la permeabilità. cronache ipogee 17 Come si vede Filipponi ha esteso ai concetti di David Lowe (riferibili ai Tipi 1 e 2) un inception horizon (Tipo 3) non vocato da caratteristiche petrogafico-litologiche bensì tettonico-strutturali. Giustamente. Attenzione però: questi sono i risultati sui carsismi ipogei insediati sugli inception horizons delle successioni stratigrafiche delle Alpi Svizzere, in altre situazioni geologiche i condizionamenti petrografico-litologici possono essere di ben altra natura. Come nei casi di strati/interstrati argillosi, marnosi – vedi gli studi in Slovenia (15) –, o – un esempio italiano – i ben noti ciclotemi carbonatici della serie di Monte Cucco, dalle cui porosità sindiagenetiche si sono sviluppati i principali livelli di condotte individuati per la prima volta dagli studi di Leonsevero Passeri ancora risalenti agli anni Settanta: veri inception horizons (16). Un’altra cosa: sulla distinzione fatta da Filipponi, lo speleologo attento si sarà chiesto… OK per le piriti, dato l’effetto iper-acido, però come mai i minerali di quarzo? Nelle primissime fasi della speleogenesi, quindi ancora a livello di scala della granulometria, l’ostacolo provocato dai granuli quarzosi all’interno di una matrice “omogeneo-permeabile” calcarea determinerebbe una concentrazione del flusso (solitamente laminare) con effetti turbolenti e perciò favorevoli alla corrosione; effetto che diverrebbe poi insignificante con l’ampliamento del microcondotto, ma che intanto avrebbe raggiunto la funzione dell’inception horizon. Poi, Filipponi pone l’attenzione sulla geometria indotta dalle fratture che intersecano l’inception horizon, determinando i reticoli di cavità e nello specifico rivangando i vecchi studi di Kiraly (17) del 1969 (lavoro, ricordo bene, che il mio carissimo amico Enrico Merlak ed io, assieme, analizzammo a fondo negli anni Sessanta), quindi geometria e strutturazione delle cavità nel livello in funzione Fig. 4. Vista 3D del sistema Siebenhengste con gli inception horizon riconosciuti, aventi influenza regionale, tutti compresi nella Facies urgoniana della Formazione dello Schrattenkalk di età barremiano-aptiana (tratto da Filipponi). delle caratteristiche di frequenza, cinematica dei sistemi deformativi, vettore idraulico, etc.: cose però note. Inoltre i bedding-planes anastomoses, tipici della freaticità in orizzonti rocciosi preferenziali per il carsismo, a tutti gli effetti, sono da considerarsi veri inception horizon e residuali di una fase iniziale. Queste strutture, in una parte della massa calcarea possono avere un certo tipo di sviluppo e abortire mentre in un’altra, magari con il concorso di una concentrazione del flusso, possono evolversi verso livelli di condotte vere e proprie. Sui bedding-planes anastomoses (anche nelle forme a canalicoli distanziati e separati), nella nostra area, come abbiamo visto, in particolare Knez (18) si è soffermato: a San Canziano, su 63 piani di strato osservati solo 3 erano stati interessati da questo processo (cioè il 5% scarso), e tale fenomeno era particolarmente evidente al tetto di piani dove i calcari mostravano (rispetto allo strato inferiore) una litologia con cracking zeppo di vene di calcite e spesso confinato da faglie. Da altre parti, però, le condizioni possono essere ben diverse. In casa nostra (area triestina del Carso, etc.), invece, su questi studi non si è tenuto il passo dei colleghi sloveni, sfortunatamente. Tuttavia, almeno dalle mie ricerche (e nella fattispecie non ne ho viste purtroppo altre) sicuramente un inception horizon (o più) risulta aver condizionato la formazione di tutta la parte terminale della Grotta di Padriciano (cunicolo) e quasi sicuramente la stessa grande caverna (19), poi, ancora, sono impostate su inception horizons molte delle condotte freatiche esumate nella Cava Faccanoni fino a quelle presenti nell’abisso ivi esistente (20), localizzate, in particolare, su due specifici piani di strato che marcano, in entrambi i casi, un cambio litologico, biomicrite al tetto e calcare marnoso al letto: fenomeni che abbiamo chiamato con nomi diversi. Tempo addietro, avevo verificato alcuni inception horizons nell’area della Val Rosandra (dati inediti), interessanti per le implicazioni sull’estensione in profondità del carsismo freatico, lungo piani molto inclinati, ma chiaramente sono fenomeni appena da studiare. Chissà se riuscirò un giorno a farlo? Altro, sul Carso triestino (parlo sempre da noi) sostanzialmente non si conosce, ma che si può pretendere se nei nostri gruppi grotte non si formano giovani speleologi che si dedicano alla ricerca? Cosa si può avere da qualche giovane speleologo che fa, magari, la tesi sul carsismo e che poi abbandona la speleologia, pubblicando prima i risultati (perché così va bene anche al relatore) e poi nei 4-5 anni che segue, per inerzia, qualche lavoro (…perché gli viene chiesto) con i vecchi dati riscritti senza dir cose nuove? Che cosa fanno oggi le dirigenze dei gruppi per favorire la ricerca in grotta e per incoraggiare i giovani a dedicarsi a essa? Come ho già scritto, a parte esplorazione e documentazione (rilievo e foto) – il minimo per la ragione d’esistenza di un gruppo – perché mai non si va oltre all’orizzonte di corsi, bicchierate, pulizie in grotta, targhette, incontri, eccetera? Tutte belle cose (e anche giusto farle), ma la saldatura della catena della speleologia ossia esplorazione-ricerca, dove diavolo sta? Perché mai nei gruppi, un 18 cronache ipogee tempo, la saldatura della catena c’era e oggi non c’è più? Noi incolpiamo le università, come ho sentito dire da qualcuno, che qui non hanno niente a che fare. Sempre per restare in casa nostra e in un ambito conosciuto, sul Carso, vecchi appunti di grotta alla mano ancora sporchi di fango e col senno di poi, io penso che il fenomeno possa essere maggiormente esteso di quel che sembri. Soprattutto nel condizionamento strutturale (strati che hanno subito un cracking, movimenti stratali con relative indentazioni e micro vuoti, con cortei intrastratali di fratture sia di distensione sia di taglio, etc.), che, localmente, forse supererebbe come importanza addirittura gli stessi condizionamenti litologici, spiegando così la genesi di parecchie grotte che s’infilano, apparentemente, secondo gli strati, ma, giacché “assai poco si vede” per riempimenti e concrezionamenti, rimangono “misteri” (almeno per me). Il tema degli inception horizons, come del resto altri temi, è perfettamente pertinente allo speleologo che intende mettere il naso in grotta un po’ oltre il mezzo metro che ha tra la sua appendice facciale e la corda quando scende un pozzo. Il tema trattato è semplicemente un esempio, ma – mi chiedo – quanto gioverebbe alla speleologia la scoperta di alcuni dei motivi perché grandi livelli di condotte si son formati e sulla possibile, teorica, estensione nel massiccio roccioso delle condotte stesse? A me sembra un tema affascinante, più che produrre la relazione del tipo “ho fatto il traverso, poi ho raggiunto la finestra, una condotta e infine un altro pozzo, dove tira l’aria”, di cui sovrabbondiamo e che pare essere il traguardo di giovani interessati al puro confronto fisico-avventuroso con il mondo ipogeo e quindi Fig. 5. Stratificazione a San Canziano, ove sono stati essenzialmente ludico, che però oltre il contributo all’esplorazione (si individuati alcuni inception horizons; l’immagine dirà, e niente?) non vanno, e spesso, dopo un po’ si mettono a fare mostra una struttura particolarmente evidente in cui il carsismo ha agito nel corpo dello strato superiore. altro. Si dirà, ancora, è anche grazie a questi se le grotte si conoscono, e così è per i grandi abissi (dove i vecchi non ci vanno). Giustissimo, verissimo, ma tutto finisce nel banale, nel botta e risposta, nel tutto e l’incontrario di tutto, cioè nella chiacchiera poiché il nocciolo della questione resta, inamovibile. Penso, a questo punto, andando in grotta anche per verificare e scoprire questi fenomeni, quanto ne potrebbe giovare ad esempio la conoscenza del carsismo profondo del Canin? Sempre per restare dalle parti nostre e su un’area carsica che è nel nostro DNA di speleologi. Già durante i miei studi sull’evoluzione del carsismo profondo del Canin ( 21), in particolare sui paleo-livelli di gallerie, scrissi [tradotto in italiano] come “…l’impianto di talune condotte appare semplicemente dovuto a cause geolitologiche predisponenti, come cambi di sequenze di strati a diverso spessore, o strati dolomitici, o di brecce, intercalati nella successione del Calcare del Dachstein, generalmente costituto da micriti più o meno ricristallizzate, inglobanti resti organici, organizzate in cicli peritidali loferitici … perciò alcuni paleolivelli, se pur originatisi in condizioni freatiche, potrebbero avere un basso grado di correlabilità con la geometria delle antiche zone semisature-sature…”. Ecco, il tema degli inception horizons era avviato, sul Canin, ma per svilupparlo ci vogliono braccia e menti giovani! Va perciò acquisito il concetto che gli inception horizon, statisticamente, sono tra i maggiori fattori litologici e strutturali deputati alla formazione dei livelli di cavità, poiché orizzonti particolarmente sensibili nella conduttività idraulica dei Karst incipienti, come sottolineato da Palmer (22), sui grandi volumi di roccia, a livello regionale. Anche in Italia, abbastanza di recente, si comincia applicare questi concetti, specie utilizzando i rilievi 3D dei sistemi di grotte abbinati a rilevamenti in cavità, riconoscendo superfici di controllo litologico e strutturale, e valutando il loro rapporto con la paleo-tavola d’acqua. Come nel caso delle Dolomiti Bellunesi dove, nel sistema carsico dei Piani Eterni, che ha trentacinque chilometri di sviluppo, in particolare l’Unità Bituminosa tra la Dolomia Principale e la Formazione di Monte Zugna (Calcari Grigi) costituisce un importante inception Fig. 6. Uno degli inception horizons della horizon a livello regionale, vedi (23), anche se – in quest’occasione – di Mammoth Cave, in un’immagine nota e riportata dai vari testi sull’argomento. In questo caso facile individuazione. l’inception horizon è un vero bedding-plane Vorrei concludere dicendo che gli inception horizons, naturalmente, anastomoses che canalizzò, in fase freatica, lo non sono il toccasana per risolvere i problemi sull’origine dei grandi strato superiore. livelli di condotte freatiche, ma semplicemente, con i bedding-planes anastomoses e altre forme ancora (24), uno dei tanti elementi e chiavi di lettura. Tuttavia, costituiscono un aspetto importante e – ripeto – perfettamente alla portata dello speleologo. C’è poi da dire che le moderne ricerche citate, svolte in Svizzera, sono sbordate nell’oggetto misterioso e tanto amato dai carsologi, nella possibile “prediction”, così da esser portate all’attenzione della geologia applicata e dell’ingegneria ( 25, 26) nella fattibilità dei tunnel da realizzare nei massicci carsici, magari eseguendo perforazioni esplorative adeguate. È un sogno, anche se fondato su presupposti scientifici, giacché – si sa – un massiccio carsico è ben più complesso, nel suo enorme interno, di quelle quattro cose che riusciamo a vedere sulle porzioni di superfici esposte e nelle minuscole entità fisiche dei carotaggi recuperati dalle cronache ipogee 19 perforazioni o ricavato dai log geofisici in foro, o in un complesso ipogeo che pur sempre è minuscolo. Poi, nessuno statistico (vero) si azzarderebbe mai a tirar conclusioni. D’altra parte questa è la differenza di visione tra il geologo e l’ingegnere (parlo d’ingegneri seri), che ho verificato per decenni avendoli alle mie dipendenze. Certo, poi, che nell’ingegneria i dati sugli inception horizons possono essere interessanti, ma come tanti altri portati dal corredo geologico e, da soli, assolutamente non risolutivi. Se si sovrastimano, si va a un equilibrio portato “al limite”, come una ballerina classica che fa un’arabesque tendendosi all’inverosimile per assumere una plasticità che trascende per poi rovinare sul parquet. Dobbiamo farcene una ragione. Mentre la ricerca, scoperta, riconoscimento, mappatura, etc. degli inception horizons, in grotta e sulle superfici esposte dei Karst, può essere al contrario anche fondamentale per la comprensione del quadro speleogenetico ed evolutivo di un massiccio carsico: un tema – lo dico ancora – affascinante e fatto apposta per lo speleologo. 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ULTIME TRE COPIE Cerco cartoline postali o annulli filatelici delle grotte turistiche del Carso classico (Italia e Slovenia). Maurizio Radacich e-mail: [email protected] cell. 339 2539712. Cerco amici collezionisti per scambi / acquisti / vendite di tutto quanto tratta l'argomento "grotta" (stampe, cartoline, francobolli, monete, distintivi.....ecc.). Isabella Abbona - tel. 040 306770 [email protected]. funziona così... Questa rubrica vi viene offerta in forma gratuita e la durata dell'esposizione dei messaggi pervenuti sarà garantita per tre mesi. Passato questo lasso di tempo, se non viene rinnovata la richiesta, il messaggio verrà rimosso. Chiediamo la cortesia di segnalare alla redazione le eventuali contrattazioni, andate a buon fine in tempi inferiori a quelli trimestrali, evitandoci così di promuovere quegli articoli che sono già stati evasi dalle parti. Grazie. La Redazione info point... 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