18 CESENA DOMENICA 26. GENNAIO 2014 INTERVISTA A EMANUELE CIOTTI Sotto il camice c’è un Ironman CESENA(U)TI Medico di 34 anni a Bologna con la passione per il triathlon estremo: si allena fino a 20 ore a settimana e le altre 45 lavora. Dopo i successi in Italia, punta ai Campionati del mondo alle Hawaii F inire una maratona - 42,195 chilometri di corsa - per molte persone è la realizzazione di un sogno. Ma provate a immaginare di sommare a questa impresa 180,26 km in bicicletta e poi 3,86 km di nuoto e, se non scoppiate al solo pensiero di tanta fatica, avrete un’idea di che cos’è l’Ironman, la distanza più lunga e dura del triathlon, lo sport che unisce in una sola gara nuoto, ciclismo e corsa. Niente a che vedere col triathlon olimpico (1.500 metri di nuoto, 40 km in bicicletta e 10 km di corsa), ma una disciplina estrema, che porta il fisico al limite - forse anche oltre - e che solo pochi eletti al mondo riescono a praticare. Tra questi c’è il cesenate Emanuele Ciotti, classe 1980, medico. Ciotti non solo è un ironman, ma è tra i migliori atleti d’Italia e in questa stagione - dove è stato tesserato dal Forhans Team di Roma - punta a classificarsi per il Campionato del mondo che si tiene alle Hawaii. Come pensa di centrare l’obiettivo? Lo scorso anno, alla prova di Lanzarote, per una posizione avevo mancato la qualificazione ai mondiali, pur arrivando primo tra gli italiani. Quest’anno voglio conquistare la slot per le Hawaii e l’occasione ce l’avrò all’Ironman del 30 marzo prossimo, in Messico a Los Cabos. Sono orgoglioso di far parte del Forhans Team, una delle squadre più forti a livello nazionale: noi del gruppo elite abbiamo un team manager, Fabio Giannini, ed un presidente, Gianluca Calfapietra, che ci seguono passo passo. Ho anche un allenatore che mi segue costantemente, Fabio Vedana, uno dei migliori nel panorama del triathlon e non solo. Anche per questo spero di centrare la qualificazione. Ma quante gare così impegnative si possono fare in un anno? Se ben distribuiti, è possibile prendere parte massimo a tre Ironman in un anno e a due mezzi Ironman, che è la distanza dimezzata. I suoi migliori risultati? Lo scorso anno al mezzo Ironman di Pescara, sempre del circuito mondiale, ero arrivato primo di categoria e undicesimo assoluto. Nel mezzo Ironman di Castiglione della Pescaia secondo assoluto. E, forse anche per questi risultati, sono stato contattato dal nuovo team. Però lei non è un atleta di professione. Come si concilia la vita di tutti i giorni con la preparazione di una disciplina così impegnativa? Sì, la cosa bella è proprio che non sono un atleta di professione. Lavoro 45 ore alla settimana come dirigente medico all’Ausl di Bologna. Un lavoro impegnativo, specie in questi di tempi di crisi, un lavoro che adoro. Mi alleno sei giorni su sette, tra le 16 e le 20 ore settimanali. In alcuni giorni faccio la doppia sessione. In genere concentro tutto al mattino: mi alzo alle sei, un po’ di preparazione, poi la corsetta e magari nuoto. D’estate mi alzo ancora prima e vado in bici prima di entrare al lavoro. Gli allenamenti prevedono una rotazione delle tre discipline: mai stare più di due o tre giorni senza uno sport. Ma l’Emanuele Ciotti atleta nasce podista, ciclista o nuotatore? Nuotatore. Ho fatto nuoto agonistico fino a 19 anni, poi ho interrotto questo sport per gli studi. Nel 2002-03 son salito in sella alla bici e mi sono dedicato alle Granfondo, poi ho smesso per riprendere nel 2009. E nel 2011 mi sono fiondato sull’Ironman. La prima gara che ho fatto è stata quella di Kalmar, in Svezia, dove ho fatto registrare la mia miglior prestazione, ma va detto che per la sessione in bici il tracciato era tutto pianeggiante. Finora nell’Ironman non mi sono ancora espresso come potevo, perché nella maratona finale ho sempre patito, speriamo che questa sia la stagione giusta. Tenere sotto controllo il fisico è fondamentale, ma la mente? La testa è il duecento per cento della gara. Senza cuore, senza motivazione, un Ironman è impossibile portarlo a termine. Per fortuna ci sono le persone che ti sostengono, e il sogno delle Hawai che ti aiuta ogni giorno. E poi, per dirla tutta, la vera fatica non è quella della gara, ma quella che si fa CESENA(U)TI LA RUBRICA ogni giorno per prepararsi. In gare così lunghe serve alimentarsi? Durante un Ironman si bruciano sulle ottomila calorie. Quindi alimentarsi è d’obbligo. Io sono della vecchia scuola: barrette e panini mentre pedalo non mancano mai. Certo che durante la maratona, dove la digestione è più complicata, vai di gel, ma senza esagerare. L’alimentazione è fondamentale anche durante la preparazione: non ti fa andare più forte, ma alimentarsi male fa andare più piano. Lei è medico, parte avvantaggiato nella preparazione, nella conoscenza di un fisico spinto al limite. Come sempre i medici sono i peggior dottori per se stessi. Per questo mi faccio seguire durante la preparazione. Ho scoperto in quest’anno la meditazione, che aiuta molto: tra lavoro e sport lo stress è tanto e con la meditazione si riesce a prendere la giusta distanza dalle cose. A Cesena dove si allena? Quasi tutti i fine settimana torno in città. La mia salita di riferimento per quando vado in bicicletta è il Barbotto e poi la Ciola. Qui testo i miei parametri. Diciamo che le salite della Nove Colli sono perfette per allenarsi. Per la corsa a piedi, invece, il mio classico Raccontare la città attraverso i suoi personaggi, più o meno conosciuti. Storie positive di chi ha qualcosa di interessante, curioso, simpatico e vincente da dire a tutti. Ma anche storie dolorose e difficili, dalle quali si è riusciti ad emergere. Insomma, vogliamo raccontare almeno una volta alla settimana - nell’edizione della domenica - quanto di buono c’è attorno a noi. E lo facciamo con la rubrica “Cesena(u)ti”. Per segnalazioni o eventuali suggerimenti scrivere a giovannibucchi @lavocediromagna.com ! è il percorso lungo il fiume Savio, dal centro verso Martorano: a Bologna, per esempio, non c’è un tracciato così bello che ti permette di stare in mezzo alla natura e lontano dal traffico pur restando in città. Maicol Mercuriali Festa del maiale all’Istituto agrario Gli studenti lavorano le carni e cucinano un pranzo coi fiocchi Un pranzo da leccarsi i baffi quello preparato ieri dagli studenti dell’Istituto Agrario e servito ai numerosi commensali della Festa del maiale. Il tradizionale appuntamento in occasione di Sant’Antonio si ripete e, come sempre, è stato un successo. “Con questa attività c’è un recupero della tradizione importante”, sottolinea il dirigente scolastico Camillo Giorgi. “Qui converge il percorso del modulo produzioni zootecniche: da un po’ di anni non facciamo più la macellazione, però le lavorazioni delle carni le vogliamo continuare, unite all’aspetto gastronomico. Ci piace molto anche l’aspetto pratico, fanno tutti i ragazzi”. Il mese prossimo si apriranno le iscrizioni per le scuole superiori. “Abbiamo già fatto tre open day e la partecipazione è stata buona”, spiega il preside. “Gli istituti agrari sono pochi e gli studenti arrivano anche da lontano. Per questo è importante la presenza del convitto con i suoi cento posti letto. Non sono tutti studente dell’Agrario, ma anche di altre scuole, anche di Forlì. Ci fa piacere mettere a dispo- sizione questo servizio, anche di semiconvitto, per restare a pranzo e al pomeriggio per studiare con i nostri educatori”. Dopo un anno alla dirigenza del Garibaldi, qual è la sfida del futuro? “Continuare a gestire questi grandi numeri - risponde Giorgi - stiamo assistendo a una grande crescita di interesse verso la terra e l’agricoltura. Abbiamo bisogno di un nuovo laboratorio per la trasformazione dei prodotti e di nuove aule, abbiamo già contattato gli enti locali, speriamo bene”. Fotoservizio Orlando Poni
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