Programma Coefore.QXP

Stampa: DAIGOPRESS - Limena (PD)
ben otto commedie del poeta dionisiaco e sempre con risultati più che positivi.
Tutto ciò si anima in questa Pace, che si dipana in un denso caleidoscopio di situazioni esilaranti e incentrato su vorticoso ritmo, giochi di parole, storpiature, vernacolarità, modi di dire, musicalità lessicali.
Trama semplice, ma profonda e variegata. Il contadino Trigeo vola in cielo da Zeus,
con uno scarabeo, per chiedere spiegazioni delle guerre e dei disastri sulla terra.Trova
solo Ermes. Gli altri dèi hanno imprigionato la Pace e sono andati via, perché gli uomini non meritano nulla: e che si scannino. Ermes aiuta Trigeo a liberare la Pace e gliela
consegna.Trigeo porta sulla terra la bella dèa-statua-Pace e la sistema alla vista di tutti.
Il suo impegno politico e sociale è stato premiato: da ora in poi non vi sarà più guerra.
Gran festa finale con contadini, servi, cittadini … festa con tutte le genti.
Significativa coincidenza: dopo la rappresentazione de La pace alle Grandi Dionisie
nel marzo del 421 a.C., classificatasi al secondo posto, Atene e Sparta resero noto di
aver concluso il ben noto trattato di pace, cosiddetta di Nicia (aprile 421).
Un Aristofane strabiliante e di tutti i tempi.
Filippo Crispo
ARISTOFANE, La pace, a. s. 2013/14
Tradizionalmente il Liceo Tito Livio offre ai propri alunni attività extracurriculari
di grande valore formativo e di prestigio. Fra queste, per prassi ormai consolidata, compare il Teatro Classico Antico.
Circa una trentina di alunni, provenienti da classi diverse dell’intero quinquennio,
si trovano quindi a studiare ogni anno il testo di una tragedia o di una commedia, scelte fra il patrimonio giunto fino a noi dall’antichità.
Naturalmente per gli iscritti non è sempre facile seguire questo percorso piuttosto lungo e impegnativo, articolato in prove e rappresentazioni pubbliche, ma generalmente l’entusiasmo e lo spirito di coesione prevalgono sui problemi che emergono
durante l’anno e, di norma, tutti gli iscritti arrivano al traguardo con un livello di preparazione buono, se non eccellente.
Per livello di preparazione ovviamente s’intende la formazione culturale dell’individuo, non tanto il risultato sul palcoscenico: l’obiettivo sotteso all’intero progetto non
è, infatti, quello di creare degli attori in erba, ma di potenziare tramite lo strumento teatrale le conoscenze e le competenze degli alunni coinvolti in prima persona e poi, per
naturale ricaduta, quelle dei loro colleghi di studio e, in un’idea più ampia e ambiziosa
di formazione permanente, quella dei loro familiari e della cittadinanza tutta.
Comunque anche la parte scenica ha la sua importanza, soprattutto riguardo a un
pubblico non competente, che potrebbe sentire i miti classici o le vicende storiche ateniesi del V secolo a.C. come nel caso della Pace, la commedia di Aristofane rappresentata quest’anno, lontani o, addirittura, incomprensibili.
La mediazioni di costumi, oggetti e movimenti di scena accattivanti, le allusioni a
una realtà a noi più vicine, diventano in tal caso indispensabili per attrarre l’attenzione.
Ancora più importante è – comunque – a mio avviso, la passione che scaturisce
quasi per incanto ogni anno nel momento dell’incontro dei nostri studenti col pubblico, che sia quello più familiare dei loro colleghi di studio al “Tito” o quello più sofisticato e scaltrito dei gruppi teatrali e dei loro accompagnatori che si confrontano a
Palazzolo Acreide, nell’ambito del Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani.
L’omogeneità dei risultati nel corso degli anni nell’ambito non solo del Teatro
Classico Antico, ma anche per le altre attività proposte nel P.O.F d’Istituto, tanto ricco,
vario e articolato, e, come detto, l’attenzione e la puntualità, con cui una buona percentuale degli iscritti affronta percorsi ardui, sono indubbiamente legate, se non dovute, all’omogeneità d’intenti riscontrabile fra noi Docenti, ampiamente condivisa, ovviamente, dalla Dirigenza.
A un lavoro curriculare, condotto in modio serio e costante da ciascun Docente
nella propria disciplina, al rigore coniugato con la più ampia disponibilità per la costruzione di individui consapevoli, culturalmente preparati e, quindi, liberi, corrispondono nei
nostri alunni espressioni di alto livello anche in ambiti non strettamente curriculari, a
dimostrare l’acquisizione di solide competenze in campo linguistico, storico, letterario,
artistico, che vengono generosamente condivise, con la freschezza e la spontaneità propria degli adolescenti, nel momento atteso e temuto della performance teatrale.
La Referente del Teatro Classico Antico
Prof.ssa Daniela Mazzon
LICEO CLASSICO “TITO LIVIO”
presenta
DI
PADOVA
LA PACE
di ARISTOFANE
-secondo posto alle Grandi Dionisie del marzo 421 a.C.-
TEATRO COMUNALE DI MONFALCONE, GORIZIA
PIAZZA MAGGIORE DI ESTE, PADOVA
TEATRO GRECO DI PALAZZOLO ACREIDE, SIRACUSA
XX Festival Internazionale del Teatro Classico del Giovani
CHIOSTRO MUSEI CIVICI EREMITANI DI PADOVA
XXIX Rassegna Internazionale Teatro Classico Antico Città di Padova
mercoledì 16 aprile ore 17,30
giovedì 8 maggio ore 18,00
mercoledì 14 maggio ore ...
martedì 27 maggio ore 18,30
CHIOSTRO DEL LICEO CLASSICO TITO LIVIO DI PADOVA
venerdì 30 maggio ore 18,30
CORTILE PALAZZO MORONI, Municipio di Padova
mercoledì 4 giugno ore 18,00
SALA CIVICA UNIONE EUROPEA DI PONTE SAN NICOLÒ (PD)venerdì 19 settembre ore 21,00
2014
Riviera Tito Livio, 9 35123 Padova
Tel. 049 8757324 Fax 049 8752498 e-mail: [email protected]
LICEO CLASSICO “TITO LIVIO” - PADOVA
presenta
LA
PACE
di ARISTOFANE
-secondo posto alle Grandi Dionisie del marzo 421 a.C.-
Traduzione FRANCESCO BALLOTTO
Riduzione, elaborazioni lessicali e sintattiche, adattamento scenico, regia
FILIPPO CRISPO
Personaggi e interpreti
SERVI DI TRIGEO
Silvia Linton
Gaia Munarini
Beatrice Silverii
Eleonora Vita
TRIGEO Guglielmo Zappalà
COMPAGNI DI TRIGEO Ruben Ananian
Tommaso Bernardi
FIGLIE DI TRIGEO Giulia Bovo
Francesca Bressan
Martina Guidolin
ERMES Vittore Frezza
AIUTANTE DI ERMES Nicola Canella
GUERRA Matteo Filippi
TUMULTO Selena Frasson
IEROCLE indovino Mattia Benedetti
FABBRICANTE DI FALCI Bianca Riccardi
MERCANTE D’ARMI Francesca Giaccaglia
PRIMO FANCIULLO Eugenia Gallimberti
SECONDO FANCIULLO Valentina Adami
PACE Maria Piera Kitenge
OPORA Clelia Ceccaroni
TEORIA Anna Ceccato
GHEORGHÌA, Corifea Aurora Reffo
CONTADINI
Valentina Adami – Irene Borsatti – Giulia Bovo – Francesca Bressan
Giorgia Callegari – Alessia Cappellini – Anna Cipriano – Erica Dal Pozzo
Eugenia Gallimberti – Francesca Giaccaglia – Martina Guidolin
Anna E.E. Medeossi – Delia Piazza – Bianca Riccardi – Beatrice Tosto
Emma Turetta – Giulia Turlon
Eelementi scenici e costumi: Il Regista
Realizzazione costumi: Allievi del Laboratorio
Maschere-gioco comico-ironico-grottesco: VITTORIO RIONDATO artista
Referente per il teatro classico: DANIELA MAZZON docente di latino e greco
Docente di recitazione, di teatro,
e regia: FILIPPO CRISPO
Dopo due tragedie, I sette contro Tebe di Eschilo e Ifigenia in Tauride di Euripide, quest’anno si è ritornati ad Aristofane, per un viaggio-studio dentro una commedia le cui tematiche s’innestano perfettamente nei vari contesti di questo nostro tempo così caotico, squilibrato, cinico, spietato, svergognato, in pericolosa discesa tra manipolazioni e imprigionamento della coscienza civica. L’avvolgente scenario odierno è tragico e l’opera che proponiamo è sintomatica: La pace.Tema caro ad Aristofane, se incentra su di essa anche Acarnesi
e Lisistrata.Se le altre otto commedie,undici pervenuteci,non hanno per oggetto questo specifico argomento, l’anelito di pacifismo ne è il minimo comun denominatore, perché con la
pace si realizza democrazia, benessere sociale, comunione, progresso culturale, giustizia e
libertà, rispetto della persona. Rispetto che deve essere l’epicentro intorno al quale si devono elaborare tutti quegli accorgimenti tecnico-legali, democratici ed economici per dare giustizia uguale per tutti, felicità, benessere sociale e spirituale. Aspettative che non possono
essere disattese. E’ utopia? Se si vuole realmente il bene comune e individuale, la molla dell’utopia non deve essere estranea in noi.Tutto questo è nella strabiliante opera di Aristofane.
Se mancano questi elementi, si priva l’uomo della felicità, della gioia di vivere: ciò è criminale,
devastante e, prima o poi, conduce inevitabilmente allo scontro, alla guerra ... all’irreparabile.
La tragedia è l’apice per una meditazione catartica, l’arte della commedia aristofanea
esplica la stessa valenza, cambia forma e genere, ma chiaro è l’impegno per la catarsi sociale.
Aristofane è impegnato nelle problematiche culturali (vedi Nuvole), politiche, sociali. Per il
tramite della sua arte quasi surreale con personaggi fantoccio e sublimanti, affonda il bisturi
nella realtà quotidiana, sferza l’insopportabile ingiustizia, il degrado, la corruttela, la diabolica
demagogia: tutto ciò, guarda caso, fa bella mostra per lo più in chi detiene il potere e vi si
arrocca in maniera vergognosa.
Aristofane ama la vita, i sentimenti genuini, la semplicità, la natura. Campagna e contadini sono per lui punti di riferimento: Pace e Acarnesi ne sono testimonianza. La campagna,
la terra, con i suoi frutti e gli animali che la popolano, è l’elemento primario per l’umanità,
altro che fuggire da essa o violentarla. Egli osserva campagne in preda a soldataglie. Osserva
guerre, ingiustizia, degradazione del potere. Lo scandaloso periodo della Guerra del
Peloponneso è fonte di ispirazione e di analisi per Aristofane. Floridi commerci immiseriti ed
embarghi a vario titolo. Si pensi al declino degli straordinari scambi commerciali: lane tinte
da Siracusa, suini verdure abiti da Megara, legnami e pesce da Amphipolis, caldaie da Argos,
cavalli dalla Tessaglia, letti da Chios, metalli lavorati e tappeti da Corinto, legno di cipresso da
Creta, grano e rame da Cipro, mandorle e castagne da Sinope, seta da Kos, lino da Taranto.
L’Attica nota per cavalli, muli, asini, pecore e capre con la loro carne latte lana e formaggi,
l’apicoltura, fichi viti olivi (vino e olio erano reputati i migliori) … e via enumerando.
I fermenti d’interscambio creano bene sociale e gioia di vivere, progresso interculturale, pace e condivisione. Con la pace ci si eleva in democrazia, giustizia uguale per tutti e sana
amministrazione politica, i cui rappresentanti devono essere rigorosamente limpidi gestori.
Il degrado etico-morale distrugge tutto e determina dissesto, scontro, guerra.
Nel sapiente alternarsi di forte ironia, comicità e sarcasmo, che colpiscono come macigni, Aristofane si batte contro tutto ciò che opprime l’uomo. Le sue trovate sono sì fantastiche o iperboliche o surreali, corroborate da personaggi fantoccio, ma tutto ha riscontro
nella realtà. Reali e storici sono i vari Cleone, Lamaco, Cinna, Carcino, Melanzio, Lerocle,
solo per citare qualcuno de La pace. Il poeta scardina questi guerrafondai e demagoghi, politici corrotti, artisti di mezza tacca, svergognati ladroni di risorse pubbliche, inetti ovattati nel
potere, sacerdoti oracolanti e simoniaci.
L’arma del poeta eclettico-ironico-comico-sarcastico è la sublime parola, non la spadasangue. La sublime parola, dèa assoluta per poter democraticamente dibattere in maniera
costruttiva e far capire a questi “esserucoli”, quali noi siamo, che bisogna, senza se e senza
ma, vivere in pace, democrazia, legalità e giustizia uguale per tutti.
Ognuno deve essere impegnato in prima persona e collaborare, osservare le leggi senza
alcuna concessione o scappatoia … ed è sette volte sette più condannabile chi ricopre cariche. Tutto questo è Aristofane. Questo è anche l’assunto dell’urlo-anelito de La pace.
Aristofane accusato di essere nemico della democrazia? (il problema è dibattuto) … ma di
quella vantata daTucidide,attaccata con forte sarcasmo dal poeta,perché la analizza e la ritiene altamente demagogica, populista, non reale.
Oggi non è facile rappresentare l’opera del nostro poeta.
Funzionava perfettamente con gli spettatori del suo tempo, perché la sua architettura poetica era incentrata su fatti e situazioni reali di quella società e nomi noti di quella vita pubblica. Nell’irridente e sferzante battuta, il pubblico vi si ritrovava specchiato e partecipe dell’azione: Cleone, ad esempio, era il reale guerrafondaio e spudorato demagogo, eminente
falco della Guerra del Peloponneso, che Aristofane inserisce e sberleffa in tutte le sue opere.
Oggi, se si rappresenta Aristofane “ad litteram” non funziona del tutto, fa difficoltà,
appunto perché il pubblico non conosce quelle situazioni e quei nomi, su cui egli fa snodare la sarcastica azione scenica.
Anche sul versante lessicale e sintattico è un problema non da poco: un concetto, un
vocabolo, un’espressione, avevano profonda significazione allora, con quella lingua e sue sfumature di significati che quel pubblico conosceva, ora invece ne risultano sbiaditi. Non si riesce a rendere quell’originale pregnanza con la purezza della nostra pur straordinaria e bella
lingua italiana.
Bisogna allora necessariamente tentare la creazione di nuove terminologie o modi di
dire, attingere anche nel vasto repertorio della vernacolarità spesso più duttile e variegata,
storpiare i bei vocaboli o usarne di desueti, ampliare i significati, universalizzare i contesti,
abbinare a quei nomi “commedizzati” dal poeta l’ipotetico odierno alter ego, per creare il
gioco comico-ironico.
Il testo di Aristofane è aperto ed esso stesso ci suggerisce di andare oltre, non tradendo
ovviamente il suo anelito-messaggio, le sue significazioni, che sono universali e di tutti i tempi.
Andare oltre e farlo vivere con trascinante energia in ‘quel momento’ della messa in scena.
Tentativi e soluzioni che ho adottato fin dal 1986 nell’aver messo in scena, a tutt’oggi,