Le Terme Centrali di Kos: nuovi dati per la

Le Terme Centrali di Kos:
nuovi dati per la ricostruzione
Monica Livadiotti1
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Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Politecnico di Bari (Italy)
Abstract: Le Terme Centrali di Kos (Grecia) occupavano un intera insula di un’area
centrale della città antica, presso l’agorà, dove nel 1934 L. Laurenzi rinvenne epigrafi
riferibili ad un ginnasio; infatti le terme inglobano strutture murarie di età ellenistica
riferibili ad una precedente struttura ginnasiale. Da allora l’edificio è rimasto
pressoché inedito, ma un recente riesame, a cura del DICAR del Politecnico di Bari,
permette di ricostruire la sequenza delle fasi. Costruite alla metà del I sec. d.C.
riutilizzando le strutture preesistenti, le terme vengono modificate dopo il terremoto
del 142 e poi nel III secolo, realizzando un’ampia basilica thermarum. Altre modifiche
furono apportate ancora nel V-VI secolo, esempio di rara continuità d’uso delle
terme per tutto il periodo paleocristiano.
Keywords: Architettura ellenistica. Ginnasio. Architettura romana. Terme. Kos.
A Kos, le ricerche italiane degli anni Trenta del secolo scorso misero in luce diversi
edifici termali pubblici di età romana quasi tutti sorti in connessione con strutture
ginnasiali di età greca. Le Terme Centrali, oggetto di un recente riesame da parte del
DICAR del Politecnico di Bari, furono scoperte in un’area agricola della città moderna
a Sud del Viale di Circonvallazione. All’epoca delle prime ricerche, condotte da
Luciano Laurenzi dopo il terremoto del 1933, la zona era infatti un esteso mandorleto,
l’Amygdalòna, che si estendeva a Sud della Kos medievale e turca [1, 2, 3, 4].
L’esistenza di strutture antiche nell’area era per altro nota, a causa di una lunga trincea,
praticata nel 1916 per alloggiare le tubature del nuovo acquedotto urbano ad opera del
Genio militare italiano, uno dei primi interventi del Comando di Occupazione [5]. Le
terme furono però messe in luce nel 1934 da Laurenzi [1], nell’ambito dell’estesa
campagna di scavi che seguì al sisma del 1933 [6], ma dall’epoca della scoperta rimasero
sostanzialmente inedite; alcune notizie preliminari sono state pubblicate nel 2004 in un
articolo che mostrava soprattutto le somiglianze tipologiche con altri edifici termali di
Kos [8]. Uno studio più dettagliato, condotto tra 2009 e 2012 dal DICAR del
Politecnico di Bari, sulla base di un accordo quadro con la locale Soprintendenza, ha
ulteriormente definito la successione delle diverse fasi; un resoconto preliminare è
stato recentemente presentato nell’ambito di un convegno internazionale [9].
Le Terme Centrali (Fig. 1) occupavano un’area centrale della città antica, a Sud della
plateia e dell’agorà, da cui erano separate da una monumentale stoà di III sec. a.C., edita
recentemente nell’ambito delle ricerche del DICAR [5]. Nella stessa zona Laurenzi
rinvenne documenti epigrafici riferibili ad un ginnasio [2,3] e in effetti le stesse terme
inglobano strutture murarie databili all’età ellenistica, dando concretezza all’ipotesi che
siano sorte in una precedente struttura ginnasiale [7].
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Fig. 1. Spaccato assonometrico delle Terme Centrali di Kos nella loro prima fase (disegno di C.
Del Sole, M. D'Onofrio, V. Dario, R. Gangale, M. Masciopinto, F. Stefano, basati su ipotesi di
M. Livadiotti. Fonte: Livadiotti c.d.s.2).
Esse mantennero però in uso l’antica palestra, essendo infatti concepite, almeno
inizialmente, come integrazione funzionale di un ginnasio, in linea con un processo di
trasformazione riscontrabile nello stesso periodo in molte città del Mediterraneo
orientale, dove l’istituzione ginnasiale conserva la sua importanza sociale anche
durante il periodo romano [10].
La prima fase costruttiva è databile, dall’analisi delle strutture murarie, tra la seconda
metà del I e la prima metà del II secolo d.C. Dalle strade laterali stretti passaggi
permettevano di raggiungere, attraverso un vestibolo, gli apodyteria, da cui si poteva
accedere al frigidarium, oppure, proseguendo verso Nord, raggiungere la palestra del
ginnasio, in questa fase ancora in uso. Il frigidarium era un lungo vano rettangolare,
suddiviso in tre campate coperte da volte a crociera, secondo uno schema compositivo
frequente negli edifici termali del periodo. Più a Sud, nella zona centrale, il tepidarium
era collocato in asse rispetto al vano precedente e da qui si poteva proseguire il
percorso accedendo ad un vasto ambiente caldo, coperto con volta a botte. La sala,
sulle cui pareti si aprivano ampie esedre, ospitava a Sud un ampio alveus riscaldato, sito
in corrispondenza di un praefurnium collocato in una zona di servizio accessibile dalla
strada. L’edificio era quindi del tipo a percorso lineare lungo un asse longitudinale, per
cui gli utenti erano obbligati a ripercorrere lo stesso cammino anche al ritorno.
Il recente riesame delle strutture ha permesso inoltre di elaborare le ipotesi di
restituzione dei vani interni, anche sulla base di confronti con strutture termali coeve,
che condividono con le Terme Centrali di Kos lo schema planimetrico
tendenzialmente simmetrico, in linea con una tendenza interpretata come ‘ellenistica’
[10] evidente, ad esempio, nelle terme di Capito a Mileto, della metà del I sec. d.C.
A Kos, le Terme Occidentali [3] [8] presentano uno schema distributivo molto simile a
quello delle Centrali, anche nelle dimensioni, il che dimostra la possibile applicazione
di un modello ormai generalizzato nell’area [9]. D’altra parte, che esista la possibilità
che uno stesso progetto sia alla base della realizzazione di edifici diversi, forse ad opera
di una stessa committenza, e che disegni di progetto circolassero, diffondendo schemi
planimetrici e modelli architettonici, è d’altronde comprovato dal confronto tra le
Fig. 2. Spaccato assonometrico delle Terme Centrali di Kos nella loro terza fase costruttiva
(disegno di C. Del Sole, M. D'Onofrio, V. Dario, R. Gangale, M. Masciopinto, F. Stefàno, basati
su ipotesi di M. Livadiotti. Fonte: Livadiotti c.d.s.2).
Terme-Ginnasio di Alessandria di Troade e le Terme-Ginnasio Orientali di Efeso,
pressoché identiche, specie nello schema distributivo [11].
Dopo il terremoto del 142 d.C., le Terme Centrali di Kos vedono un’ampia
ristrutturazione. La parte nord della palestra è ora occupata da due grandi apodyteria,
come nelle coeve terme di Hierapolis, simmetricamente disposti ai due lati di un atrio,
accessibile direttamente dall’agorà. Il frigidarium è ora parzialmente modificato,
abolendo le piscine fredde alle sue estremità e realizzando al loro posto profondi
recessi, forse per ospitare altri apodyteria. I vani ai lati del tepidarium centrale vengono
pure trasformati, unificando gli spazi dei vestiboli e degli spogliatoi allo scopo di
ricavare ambienti più vasti, accessibili direttamente dal frigidarium. I nuovi vani
comunicano a sud con altri ambienti, forse tepidaria, ricavati in quelle che nella fase
precedente erano le due zone di servizio sulle strade est ed ovest. Tale modifica
nell’utilizzo degli spazi termali crea un particolare schema planimetrico ad U che
avvolge ed isola i vani caldi centrali e trova confronti ancora una volta in alcuni
impianti termali d’Asia Minore. Inoltre, poiché i nuovi ambienti comunicano tutti con
il calidario centrale, il senso generale del progetto è evidentemente quello di
trasformare il vecchio schema di percorrenza assiale in quello a doppio anello
simmetrico, decisamente più efficiente, in quanto permette di separare i flussi di
percorrenza, eliminando la necessità per gli utenti che volessero uscire dalle Terme di
ritornare sul cammino già percorso. L’edificio si adegua quindi al modello delle grandi
terme imperiali, con la reduplicazione dei percorsi ai due lati di un asse di simmetria
centrale, schema che trova pure confronti nei grandi impianti microasiatici, come
dimostrano i coevi esempi di Efeso, dimostrando, anche per l’età imperiale, l’adesione
di Kos alla cultura dell’antistante costa ionica.
Forse a seguito di un altro evento sismico, una significativa ristrutturazione coinvolge
il complesso termale negli ultimi decenni del III secolo d.C. e la ricostruzione (Fig. 2)
coglie l’occasione per aggiornare l’impianto secondo linee di tendenza più attuali per il
periodo [10, 11]. L’accesso avveniva ancora da Nord, direttamente dall’agorà: tramite
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Fig. 3. Kos, Terme Centrali. Ipotesi di restituzione 3D della basilica thermarum (disegno di V.
Dario, basato su ipotesi di M. Livadiotti. Fonte: Livadiotti c.d.s.2).
una scalinata, si arrivava ad un vestibolo sul quale affacciavano due esedre, forse
ancora utilizzate come palestre. Viene ora ampliato il settore dei vani caldi,
aggiungendo, negli angoli sud-est e sud-ovest dell’isolato, due sudatoria, ricavati nelle
metà meridionali dei vani d’angolo. Nella metà nord dei due ambienti originari, invece,
vengono sistemate due vasche fredde ad immersione, accessibili da Nord. Il tepidarium
centrale appare ampliato a spese dell’antico frigidarium. Significativa è in questa fase la
costruzione di una nuova grande sala, che occupa lo spazio dell’antica palestra,
attraversando l’intera larghezza dell’edificio. Si tratta di una maestosa sala absidata
coperta a volta: una basilica thermarum, con funzione anche di apodyterium (Fig. 3).
Innumerevoli sono i confronti per questo tipo di sala, che si diffonde negli impianti
termali già dal II sec. d.C., spesso a spese della palestra. La basilica thermarum si può
però presentare con diverse forme, ma il tipo di sala absidata e con profondi recessi ai
lati è ancora una volta di origine microasiatica, tanto che i confronti si trovano
soprattutto nella zona di Efeso [10, 11]. L’edificio anche in questa fase rimane quindi
aderente al modello delle grandi terme imperiali, con i percorsi reduplicati e organizzati
in modo simmetrico ai due lati di un asse centrale. Tuttavia, secondo una linea di
tendenza tipica per il periodo, si assiste ad una moltiplicazione dei vani caldi e ad una
progressiva riduzione delle sale adibite al bagno freddo, fenomeno in concomitanza
con la sempre meno diffusa pratica sportiva che aveva reso le palestre ormai obsolete.
Nel corso del IV secolo, forse a seguito di altri episodi sismici, l’edificio subisce ingenti
danni, localizzati specie nei vani caldi a sud, che non si è più in grado di mantenere. La
gestione di un impianto così vasto doveva infatti comportare ormai serie difficoltà
economiche e la riduzione dei vani caldi appare in questo periodo di crisi un
fenomeno largamente generalizzato. In questa fase, quindi, il calidario principale viene
ridotto a zona di servizio e le sale calde riorganizzate nei soli vani centrali. Un dato
interessante risiede nel fatto che, a differenza delle Terme Occidentali, trasformate nel
V secolo in complesso basilicale cristiano [12], le Terme Centrali continuarono a
funzionare anche in età protobizantina. Le ipotesi di restituzione mostrano ora un
edificio forse meno monumentale di quello delle fasi di età imperiale, ma di vaste
dimensioni e forse ancora a gestione pubblica. Era forse l’unico edificio termale
pubblico ad essere rimasto in uso in città, dal momento che gli altri edifici termali
sembrano essere a questa fase abbandonati o trasformati in complessi religiosi [3], [8],
[12]. Parallelamente si assiste a Kos al diffondersi di piccoli impianti privati nelle ricche
domus tardoantiche, come quello di via della Croce [4], o presso gli stessi complessi
ecclesiali, come il balneum annesso al palazzo episcopale delle basiliche occidentali [8]
[12] o quello presso la basilica di San Gabriele, edito di recente in uno studio in
collaborazione tra il DICAR e l’Università di Bologna [13].
L’abbandono delle Terme Centrali si data a dopo il VI secolo quando le sue strutture
furono radicalmente spogliate e nella rovina, al centro dell’antico tepidarium, venne
sistemato un impianto artigianale per l’olio. La città si stava progressivamente
riducendo e l’intera zona sud dell’antica Kos nei primi secoli del Medioevo venne progressivamente riconvertita ad uso agricolo. Diventerà insomma l’Amygdalòna che trovò
Laurenzi quando iniziò le sue prime esplorazioni.
References
[1] Laurenzi L.: Nuovi contributi alla topografia storico archeologica di Coo, Historia V (1931) 136143, 592-602 e 603-626
[2] Laurenzi L., Attività del servizio archeologico nelle isole italiane dell’Egeo nel biennio 1934-35,
Bollettino d’Arte XXX, 1936-37, pp. 129-148
[3] Morricone L., Scavi e ricerche a Coo (1935-1943). Relazione preliminare, Bollettino d’Arte XXXV,
1950, 54-331.
[4] Livadiotti M., Rocco G. (eds.): La presenza italiana nel Dodecaneso tra il 1912 e il 1948, La ricerca
archeologica, la conservazione, le scelte progettuali, Catania (1996)
[5] Rocco, G.: Monumenti di Kos I. La Stoà Meridionale dell’Agorà, Thiasos Monografie 3, Roma
(2013)
[6] Livadiotti M., Rocco G.: Il piano regolatore di Kos del 1934: un progetto di città archeologica,
Thiasos, 1 (2012) 3-18
[7] Livadiotti M.: New data on the gymnasion of paides in Kos, in ΑΡΧΙΤΕΚΤΩΝ. Studies on
Ancient Greek Architecture, Festschrift M. Korres, c.d.s.1
[8] Livadiotti M.: Due edifici termali a Coo città: tipologie a confronto, in Χάρις χαίρε. Mελέτες στη
μνήμη της Χάρης Κάντζια, editi dall’Istituto Archeologico di Studi Egei, Athina (2004)
[9] Livadiotti M.: The Central Baths of Kos: new data for a reconstruction, in I International
Conference “The Archaeological Work in the Aegean Islands”, Rhodes, 27 November - 1
December 2013, c.d.s.2
[10] Nielsen I.: Thermae et Balnea. The Architecture and Cultural History of Roman Public Baths,
Aarhus (1990)
[11] Yegül F.K., Baths and Bathing in Classical Antiquity, New York-Cambridge (Mass.) 1992.
[12] Baldini I., Giletti F., Livadiotti M., Marsili G., Mazzilli G., Pellacchia D.: Il quartiere episcopale
nelle Terme Occidentali di Kos: relazione preliminare, Ocnus 20 (2012) 253-273
[13] Baldini I., Livadiotti M. (eds.): Archeologia protobizantina a Kos: la basilica di S. Gabriele,
Bologna (2011)
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