DIDATTICA INTERATTIVA NEL CONTESTO DI AULA di Mario Comoglio Possiamo dire che negli ultimi vent'anni gli ambienti di apprendimento e di insegnamento scolastico sono molto cambiati. Ricordo che quando nei primi anni mi capitava di svolgere dei corsi per insegnanti sul Cooperative Learning spesso qualche partecipante criticava il metodo e le strategie offerte da questa metodologia dicendo: "Capisco perché lei parla di questo: siamo in un momento politicamente di sinistra". Altri, invece, dicevano che era inutile ritornare a una metodologia sessantottesca ormai superata che appiattiva tutti. Sebbene non si pongano più questi dubbi, dopo due decenni le difficoltà ad adottare in classe una metodologia didattica interattiva non sono venute meno. Si può certamente riconoscerne una certa diffusione, ma molti ancora confondono i lavori in gruppo con il cooperative learning, oppure ne riconoscono la qualità ai fini di una gestione della classe, ma molto meno per l'apprendimento; oppure affermano la sua positività, ma hanno dubbi sulla possibilità di abbreviare i tempi di insegnamento e di apprendimento. I dubbi, forse, per qualcuno, sono fondati, ma sarebbe auspicabile una conoscenza più precisa sui fondamenti teorici e sulle motivazioni profonde delle strategie e tecniche di attività in interazione, per avere una più precisa comprensione di: quando e a quali condizioni una certa metodologia interattiva può essere efficace; sapere introdurre progressivamente un'attività interattiva in classe perché, sebbene si possa rilevare una maggiore efficacia di queste metodologie rispetto ad altre e si riconosca una inclinazione e disponibilità della mente ad agire in modo collaborativo, le condizioni di applicazione non sono automatiche. Per aiutare a superare alcuni di questi problemi cercherò di puntualizzare alcuni aspetti ponendomi questi interrogativi. • Che cosa intendiamo con metodologia didattica interattiva? • Quali sono gli effetti e i vantaggi dell’ applicazione di una interazione collaborativa in classe? • Quali sono le ragioni una metodologia didattica interattiva? • Quali sono le condizioni di efficacia? 1 1. L'AMBITO DELLA DIDATTICA INTERATTIVA IN CLASSE Quando parliamo di interazione in classe, intendiamo tutte le forme di dialogo che possono avvenire in classe allo scopo di mantenere e/o incrementare l'apprendimento degli studenti. In questa prospettiva possiamo includere sia le forme di interazione tra insegnante e studenti, sia quella tra studenti. In modo più specifico escludiamo da queste le forme che hanno lo scopo di mantenere un buon clima di rapporti o di correggere una situazione negativa. Riferiamo queste alle interazioni didattiche per la gestione della classe. Possiamo riferire a queste una discussione promossa dall'insegnante su alcune regole o routine comportamentali da tenere in classe o una discussione per superare un conflitto o dei comportamenti non accettabili (ad esempio una mancanza di rispetto grave o il venir meno ad un accordo preso). Naturalmente gli ambiti non possono essere nettamente distinti e separati. Una buona interazione didattica per l'apprendimento deve avere il supporto di una buona e favorevole interazione di gestione della classe e viceversa una buona gestione della classe si fonda su una buona didattica. Il criterio che discrimina l'una o l'altra è l'intenzione "diretta" dell'interazione a migliorare i rapporti tra le persone nella classe o diretta a migliorare l'apprendimento. Pertanto, qualifichiamo una interazione didattica quella diretta all'apprendimento, pur sapendo che una certa interazione diretta all'apprendimento in modo indiretto o come effetto secondario può migliorare i rapporti tra le persone. Gli studenti, ad esempio, possono essere collocati in gruppo per risolvere un problema o portare a termine una ricerca e in questa attività possono migliorare i rapporti e diventare più inclusivi. Entro questa grande distinzione è opportuno fare anche ancora due altre distinzioni: a) Una didattica interattiva poco/molto coinvolgente tra insegnante-studente b) Una didattica interattiva poco/molto coinvolgente tra studente-studente 1.1. Didattica interattiva poco/molto coinvolgente tra insegnante e studenti Si può quasi affermare che non vi sia una didattica senza-interazione (lo è solo, forse, quella nella quale lo studente non riceve alcuno stimolo o spiegazione da parte dell'insegnante). Per questo parliamo di didattica "poco" interattiva. In termini generali possiamo qualificare con questo tipo tutta la didattica che tradizionalmente viene intesa come "trasmissiva". Le sue caratteristiche sono note: l'insegnante insegna e spiega direttamente il contenuto, lo rende semplice affinché sia meglio compreso, fornisce schemi riassuntivi, usa domande chiuse (ad esempio, domande con risposta "sì" "no", oppure con intercalari come "Mi sono spiegato?", "Sono stato chiaro?") per verificare la comprensione e l'assimilazione del 2 contenuto; ripete più volte e nella stessa modalità i contenuti se non sono compresi; gli studenti sono passivi e ricevono i contenuti che poi dovranno in qualche modo, per lo più, memorizzare. Definiamo, invece, una interazione didattica "molto" coinvolgente quella nella quale insegnante e studenti creano un'atmosfera positiva dove ognuno può liberamente esprimere le proprie opinioni e comprensioni e delle regole di base sono stabilite e usate durante l'interazione. L'insegnante organizza la forma di partecipazione (o anche forme diverse di interazione diretta e di gruppo) e pianifica e guida il dialogo con gli studenti avendo in mente obiettivi precisi ed espliciti. Gli insegnanti e gli studenti si ascoltano l'un l'altro e si scambiano idee, negoziano significati e prospettive, considerano punti di vista alternativi, possibilità e ipotesi, rendono esplicito il ragionare per conseguire una comprensione comune. L'insegnante costruisce idee agganciandosi a conoscenze già possedute, provoca gli studenti con domande aperte che richiedono una riflessione elevata, stimola scambi di idee, fornisce feedback che richiedono un'ulteriore riflessione, sollecita gli studenti ad essere attivi esprimendo ad alta voce le proprie opinioni, crea il confronto e la discussione con tutta la classe, invita ad argomentare le proprie posizioni, integra e richiama riflessioni metacognitive su finalità, significato e utilità di ciò che viene appreso. Insegnanti e studenti costruiscono idee collegandole secondo linee coerenti di riflessione e di ricerca. 1.2. Una didattica interattiva poco/molto coinvolgente tra studente-studente La didattica interattiva può ricorrere alla collaborazione e al gruppo, ma non sempre è molto coinvolgente. Una didattica collaborativa "poco" coinvolgente richiede prodotti semplici che potrebbero anche essere svolti individualmente; non impegna le risorse di tutti; la responsabilità individuale nel compito è trascurata, la collaborazione nel gruppo non ha chiari obiettivi cognitivi ed educativi significativi; non impegna la mente degli studenti in processi cognitivi elevati. Si assegnano compiti da svolgere insieme senza curare la qualità della comunicazione e dell'interazione fra i membri del gruppo o si assegna ad un membro la responsabilità di dirigere l'attività del gruppo. Diversamente, una interazione collaborativa "molto" interattiva e significativa ha chiari obiettivi cognitivi ed educativi; impegna gli studenti in un uso elevato processi cognitivi, metacognitivi e sociali; richiede l'uso, l'applicazione e l'acquisizione di conoscenze e di processi; stimola e vincola ad un dialogo aperto e sincero; conferisce agli studenti meno libertà di uscire dall'argomento o dal compito. 3 2. QUALI SONO GLI EFFETTI E I VANTAGGI DELLA APPLICAZIONE DI UNA INTERAZIONE COLLABORATIVA IN CLASSE? Avendo distinto due tipologie di interazioni didattiche (insegnante/classe) e collaborativa di gruppo, riportiamo qualche dato in riferimento a queste due situazioni. 2.1. Effetti di una interazione didattica interattiva insegnante/classe La ricerca disponibile, in generale, sembra favorevole a quelle situazioni di classe nelle quali l'interazione è più dialogica. Gli studenti hanno l’opportunità di esprimere le proprie comprensioni e incomprensioni; possono pensare ad alta voce; porre domande ed esplorare idee senza essere immediatamente valutate o “sbagliate” o “giuste” dall’insegnante. Esiste al riguardo anche una letteratura interessante e di guida per gli insegnanti a svolgere una didattica di classe di questo tipo (Alexander, 2001, 2008; Dawes, 2008, 2012; Mercer, & Littleton, 2007; Nystrand, 1997; Scott, 2008). L'istruzione in aula di questo tipo deve fornire opportunità agli studenti di pensare collettivamente, di co-costruire conoscenza e comprensione e risolvere i problemi insieme. Uno studio su insegnanti in aule messicane (Rojas-Drummond, Mercer, & Dabrowski, 2001) ha rilevato che gli studenti che conseguivano migliori risultati di apprendimento provenivano da insegnanti che non solo evitavano il predominio di domande chiuse, ma anche organizzavano più interscambi di idee e creavano le condizioni di sostegno reciproco e in genere incoraggiavano gli alunni ad essere più attivi e ad intervenire ad alta voce in eventi di classe. Gli insegnanti che dimostravano di saper svolgere una interazione dialogica (ascolto, comprensione ragionata, ricerca del consenso, comprensione condivisa) (metodo di insegnamento definito HighScope), ottenevano risultati migliori rispetto agli insegnanti che rimanevano su un insegnamento più tradizionale. I risultati dimostravano anche che una lezione dialogica collaborativa e strutturata può con successo sviluppare negli studenti capacità di problem solving, strategie di apprendimento e maggior comprensione. Lo stesso hanno evidenziato Walshaw e Anthony (2008; si vedano anche Anthony & Walshaw, 2007, 2009). Secondo le due ricercatrici neo-zelandesi: “il lavoro in classe è reso più arricchente quando la discussione prevede la cocostruzione della conoscenza matematica attraverso lo scambio rispettoso delle idee” (p.543). Sebbene sottolineino che non vi sia una metodologia o delle fasi da seguire ben definiti, il dialogo deve coinvolgere gli studenti seguendo questi 4 principi: dimostrare attenzione e cura nell'ascoltare gli studenti; offrire opportunità di dare senso a concetti in modo indipendente e collaborativamente; facilitare il dialogo; modellare il significato delle parole e dei termini che gli studenti usano; selezionare i compiti e attività che portano a comprensione di concetti e idee; creare connessioni tra concetti matematici e esperienze di tutti i giorni; scegliere con cura strumenti e rappresentazioni; dimostrare di avere una buona comprensione della materia. A metà strada tra l'interazione insegnante e quella di gruppo ricordiamo la ricerca di Webb, Nemer e Ing (2006, si veda anche Webb & Farivar, 1994). Essi riferiscono le differenze tra gli insegnanti nella elaborazione di soluzioni di problemi in gruppo corrispondenti alla misura in cui gli studenti, durante le discussioni di gruppo, sapevano dimostrare di "cercare e dare aiuto" o di "farsi domande" che invitavano alla riflessione e non ad avere la risposta corretta. In altre parole il discorso degli studenti in gruppi corrispondeva al tipo di discorso che l'insegnante aveva dimostrato nelle interazioni con loro. Se i loro insegnanti non aumentano la loro consapevolezza di come potrebbero parlare e lavorare insieme, o non sanno fornire loro modelli e linee guida, è improbabile che possano sviluppare abilità rilevanti per il pensiero collettivo e applicarle in modo adeguato. 2.2. Effetti di una interazione didattica attiva studente/studente in collaborazione Alcune ricerche hanno studiato gli effetti degli insegnanti che guidano gli studenti nel “ragionamento collaborativo”. Ad esempio, Retznitkaya, et al. (2001) hanno coinvolto studenti dai 10 agli 11 anni, formando tre classi che hanno partecipato a discussioni di ragionamento collaborativo guidate dall’insegnante su testi letterari per un periodo di 5 settimane. Questi studenti sono stati messi a confronto con tre classi comparabili che non erano state impegnate in un Ragionamento Collaborativo. Al termine gli studenti sono stati invitati a scrivere saggi persuasivi. "Il Ragionamento Collaborativo è un approccio alla discussione i cui scopi sono fornire agli studenti delle elementari una opportunità di diventare abili nel discorso dell'argomentazione ragionata. Durante il RC, gli studenti partecipano in piccoli gruppi a discussioni su problemi controversi sollevati dai testi che essi hanno letto. I testi sono scelti e includono temi che sono coinvolgenti per i ragazzi e stimolano un dialogo riflessivo e vivace. Una caratteristica distintiva delle discussioni di RC è l'aperta partecipazione. Questo significa che gli studenti non devono alzare le mani per intervenire, ma possono comunicare liberamente senza essere invitati dall'insegnante. La ragione di un'aperta partecipazione è che "i livelli più elevati di comportamento produttivo dello studente sono probabili se c'è un equilibrio tra diritti interattivi dell'insegnante e degli studenti" (Au & 5 Mason, 1981, p.150). Gli studenti nella discussione RC decidono quando parlare e su che cosa discutere. Il ruolo dell'insegnante è promuovere la riflessione e la collaborazione degli studenti (Anderson, et al., 1998). Caratteristiche delle strategie di insegnamento sono: a) sollecitare gli studenti al ragionare e a prendere posizione, b) dimostrare i processi di ragionamento pensando ad alta voce, c) sfidare gli studenti con idee contrarie, d) riconoscere il buon ragionamento, e) riassumere quello che gli studenti hanno detto f) usare il vocabolario della riflessione critica e riflessiva. Specifici interventi dell'insegnante dipendono dal grado di controllo che gli studenti hanno sulle strategie di riflessione, le dinamiche del gruppo e la direzione che prende la discussione. L'enfasi nelle discussioni di gruppo non è nel raggiungere un consenso sul problema, quanto piuttosto nel fare esperienza del processo di giudizio riflessivo. Lo scopo ultimo del RC comprende "inculcare i valori e gli abiti mentali ad usare un discorso ragionato come strumento per scegliere tra idee in competizione" (Anderson, et al., 1998, p. 172). "Le discussioni RC offrono agli studenti opportunità per espandere il loro repertorio di risposte alla letteratura imparando a riflettere in una forma ragionata e ad esplorare diversi punti di vista sollecitati da ciò che leggono" (Waggoner, et al. 1995, p.583). Ebbene, nelle classi dove si è praticato il RC e gli studenti erano verificati con la stesura di saggi, questi dimostravano un numero significativamente maggiore di argomentazioni rilevanti, previsioni, contro-argomentazioni, contestazioni, elementi formali di argomentazione ed usi di informazioni del testo. Sebbene vi siano molte ricerche di questo tipo che ricorrono a modalità interattive, una certamente si è maggiormente diffusa e con una ricerca molto intensa al punto da ricorrere a meta-analisi per riassumere la quantità di dati. Qui vogliamo solo riferire le ultime due meta-analisi La prima meta-analisi (Roseth, Johnson, & T. Johnson, 2008) ha raccolto 148 studi che rappresentano 80 anni di ricerca su 17.000 studenti (dagli 11 ai 15 anni) di 11 nazioni. I risultati delle ricerche hanno confrontato modalità competitive, individualistiche e cooperative, verificando soprattutto i dati di apprendimento e di miglioramento delle relazioni interpersonali. I risultati di apprendimento si dimostrarono molto migliori nella condizione di apprendimento cooperativo che in quello competitivo e individualistico. La meta-analisi aveva anche un seconda ipotesi. Intendeva verificare se la qualità delle relazioni interpersonali erano migliori nella condizione cooperativa rispetto a quella competitiva e individualistica. È risaputo dalla ricerca che lo sviluppo di relazioni positive e costruttive in classe tendono ad essere relazionate a un comportamento positivo in scuola (competenza scolastica, coinvolgimento e stima di sé), ma questi dati sono 6 inversamente correlati a modelli di comportamento negativo (violenza, abuso di droga, gravidanze adolescenziali, depressione). Anche questa seconda ipotesi si dimostrò vera rispetto alla condizione competitiva e individualistica: gli studenti in classi cooperative dimostravano relazioni interpersonali migliori rispetto a quelli in condizione competitiva e individualistica. La terza ipotesi intendeva verificare se le strutture cooperative di obiettivo fossero associate in modo congruo ad una relazione positiva tra risultati e relazioni interpersonali positive. Anche questa ipotesi è stata dimostrata vera indicando una stretta relazione tra relazioni interpersonali e risultati scolastici. La seconda meta-analisi (Kyndt, Raes, Lismont, Timmers, Cascallar, & Dochy, 2013) raccoglie 65 articoli pubblicati negli ultimi 10 anni (dal 1995). L'intento degli autori è quello di verificare se i risultati positivi rilevati da questa forma di condurre l'apprendimento si dimostrano ancora validi oggi. Poiché si possono trovare varie definizioni di questa metodologia, in questa meta-analisi viene adottata quella di Cooper, Prescott, Cook Smith e Mueck (1990): "Il cooperative learning è una tecnica che richiede agli studenti di lavorare insieme in piccoli gruppi stabili su un compito di apprendimento strutturato". Questa forma di insegnamento è stata contrastata con quello che tradizionalmente avviene in un insegnamento diretto a tutta la classe. I risultati sono stati rilevati in riferimento ai risultati di apprendimento, atteggiamenti mentali, percezioni. I primi riguardano l'apprendimento di conoscenze ed abilità. I secondi sono le "rappresentazioni mentali e neurali organizzate attraverso l'esperienza che esercitano una influenza direttiva o dinamica sul comportamento" (p. 137). I terzi, le percezioni, sono definite "il modo in cui qualcosa è visto, compreso o interpretato" (p.137), cioè, come le persone percepiscono una disciplina dall'interno del cooperative learning. Per tutte queste variabili l'ampiezza dell'effetto è stata positiva, ma più significativa delle altre sono stati i rilievi relativi all'apprendimento. Tra i diversi metodi di cooperative learning un risultato migliore era determinato più dal premio che dalla interdipendenza. 3. LA CAUSA DELLA CONDIZIONE PIÙ POSITIVA DELL'INTERAZIONE DIDATTICA INSEGNANTE/STUDENTE E TRA STUDENTI Gli effetti positivi della condizione insegnante/studente (e come vedremo questo può essere anche attribuito al gruppo) sembra soprattutto si riferiscano alla natura sociale del nostro cervello di connettersi a quello degli altri e di apprendere dallo sviluppo cognitivo di chi ci ha preceduto. Chi per primo ha avanzato un modello teorico di questo passaggio è stato Vygotskj secondo il quale lo sviluppo sociale precede quello individuale e il linguaggio è il tramite tra il sociale e l'individuale. 7 Ma il linguaggio ha il potere di diventare anche intramentale, cioè strumento di elaborazione. Chi non ha osservato nel gioco individuale e sociale i bambini che da soli o con qualcuno parlano assumendo il ruolo della mamma o di un adulto e il suo ruolo? Che il pensiero e la mente individuale si siano evolute in modo da assumere una caratteristica sociale è sottolineato oggi anche dagli psicologi dell'evoluzione. La mente non si è solo sviluppata come strumento per sopravvivere agli altri (ipotesi individualistica darwiniana), ma anche come possibilità di affrontare insieme ad altri situazioni complesse che era nell'interesse di tutti risolvere. La nostra capacità di pensiero consente ad ogni nuova generazione di collegarsi all’esperienza passata della propria comunità e di avere vantaggi di sopravvivenza, rispetto ai concorrenti, provenienti proprio da questo collegamento. Affermare questo significa riconoscere un legame tra l'intermentale e l'intramentale e riconoscere la straordinaria importanza del linguaggio come strumento di connessione tra i due mondi. Vygotsky ha anche osservato come l'apprendimento e lo sviluppo richiedono un passaggio dal contesto sociale alla comprensione individuale: la conoscenza è prima incontrata nelle interazioni con le persone e poi interiorizzata. Il linguaggio è lo strumento chiave di una trasmissione culturale e una mediazione psicologica. Come strumento culturale, il linguaggio consente la trasmissione della conoscenza alle future generazioni, ma consente anche di pensare, cioè organizzare pensieri, svolgere ragionamenti, pianificare e riflettere su azioni. Attraverso l'interazione con altre persone, i bambini sono informati delle esperienze altrui, ma anche dei processi che possono essere operati su di esse. Con la capacità di comunicazione, ogni essere umano diventa membro attivo di una comunità condividendo conoscenze, esperienze e processi. La teoria così espressa, tuttavia, è sembrata ad alcuni ricercatori troppo generica. Sembra infatti compatibile con diverse interpretazioni. Ci si è chiesti: ogni forma di linguaggio o di comunicazione interpersonale svolge questo miglioramento della conoscenza (conoscenze) e delle capacità psicologiche di conoscere (i processi)? Secondo una prima interpretazione, minimale, l'interazione potrebbe consistere in uno scambio di idee e di informazioni o nella comunicazione di processi da applicare per affrontare problemi e trovare soluzioni. In questo caso il linguaggio svolgerebbe soltanto un ruolo trasmissione di informazioni con un certo grado di precisione da una mente all’altra. Secondo un'altra interpretazione l'interazione potrebbe configurarsi come dialogo per coordinare sforzi mentali, argomentare produttivamente su idee, costruire congiuntamente strategie per affrontare insieme ad altri un compito. In questo caso l'interazione migliorerebbe le capacità individuali escogitando, con altri, possibilità di fare qualcosa in modo migliore di quello si sarebbe stati capaci di fare da soli. La prestazione di gruppo migliorata rispecchierebbe quello che è 8 stato chiamato “effetto bonus del gruppo” ottenuto perché la prestazione di un gruppo è migliore di quella del suo membro migliore, tesi sostenuta dalla ricerca attuale sull' "intelligenza collettiva". Woolley, Chabris, Pentland, Hashmi e Malone (2010) hanno infatti segnalato che il successo di gruppo non è fortemente correlato con l’intelligenza media dei membri del gruppo, ma correlato con la sensibilità sociale (capacità di empatizzare con le idee e le emozioni dei membri del gruppo) media dei membri e l’uguaglianza nella distribuzione del turno di parola nella loro conversazione. La collaborazione darebbe la possibilità di scoprire strategie e processi come punti di vista che ognuno potrebbe poi utilizzare in altre occasioni. Ma la collaborazione darebbe anche la possibilità di co-costruire nuove conoscenze come hanno dimostrato Smith, Wood, Adams, Wieman, Knight, Guild, & Su, (2009): studenti che in un primo momento rispondevano scorrettamente a domande, erano molto più corretti quando rispondevano ad una domanda (isomorfica) dopo aver discusso con compagni. In una terza interpretazione, il dialogo potrebbe anche promuovere un vero sviluppo mentale degli studenti. Se l'interazione o il gruppo richiede di ragionare, di esplicitare giustificazioni, l’argomentazione promuove la consapevolezza critica e meta-cognitiva dei ragazzi. Scoprire e manifestare punti di vista diversi rende più consapevoli, essere messi contro i propri presupposti e tutte le contraddizioni che da essi derivano stimola le capacità mentali. Ipotizzare, porsi domande, argomentare, confrontarsi, dedurre, astrarre educano a un “atteggiamento riflessivo”; sviluppano una capacità di “dialogo” intramentale; aiutano a diventare più capaci di valutare le possibili strategie di problem-solving in modo critico, di monitorare e di regolare il proprio modo di risolvere problemi quando successivamente si fa un compito per conto proprio. È su questo aspetto che alcuni ricercatori si sono focalizzati riconoscendo a un certo tipo di dialogo il potere di cambiare la struttura intrapsicologica. Un esempio è stato precedentemente descritto quando si valutavano due gruppi di insegnanti, che intrattenendo con i loro studenti un tipo di dialogo diverso, ottenevano risultati di tipo diverso. La competenza e l'indipendenza nella soluzione di problemi e di ragionamento era influenzata dal modo in cui gli insegnanti interagivano con loro (Rojas-Drummond, Mercer, & Dabrowski, 2001). Nelle classi migliori, gli insegnanti ponevano non solo domande per richiamare le conoscenze degli studenti, ma anche guidavano lo sviluppo del ragionamento per comprendere. Piuttosto che trasmettere direttamente un contenuto, questi insegnanti incoraggiavano i ragazzi a rendere esplicito il loro pensiero elaborando il loro processo per arrivare alla soluzione; in più incoraggiavano ad essere più attivi nelle varie attività della classe e a scambiare le idee con tutta la classe. Consentire ai ragazzi di assumere un ruolo proattivo nel discorso di classe svolge un ruolo importante nella promozione delle interazioni dialogiche nei processi di insegnamento e apprendimento, ma Alexander (2008) ha indicato anche 9 che la semplice libertà di parlare e di esprimersi non è efficace e non produce gli effetti desiderati. Per questo ha suggerito che gli insegnanti dovrebbero guidare gli studenti dando loro delle "regole di dialogo" che stimolino e estendano la loro riflessione e migliorino il loro apprendimento e la loro comprensione. Mercer e Dawes (2008) concludono la loro ricerca dicendo: "la ricerca ha dimostrato che mettere semplicemente i ragazzi in gruppi e lasciar loro risolvere problemi da soli non è sufficiente per assicurarsi che si serviranno della cooperazione e del dialogo per un buon effetto. Ma la ricerca ha anche confermato la prima convinzione di Douglas Barnes, secondo il quale la conversazione tra i ragazzi offre un importante contributo al loro apprendimento. Non c'è nessun paradosso, una volta che si è ritenuto che tutta la classe, la discussione guidata dall'insegnante e le attività fondate sul gruppo non sono modi alternativi di apprendere, ma complementari. I ragazzi hanno bisogno di una interazione tra la guida dell'insegnante (attività condotte dall'insegnante nella classe) e il lavoro di gruppo (nel quale possono provare modi di usare il linguaggio per risolvere insieme problemi). Per alcuni ragazzi, la scuola può fornire le sole opportunità reali per apprendere come coinvolgersi in una discussione focalizzata, ragionata e così sviluppare abilità importanti di linguaggio e di riflessione. È importante che gli insegnanti forniscano tali opportunità in tre modi principali. Gli insegnanti, innanzitutto, dovrebbero assumere un ruolo attivo, guidare l'uso del linguaggio dei loro ragazzi e modellare i modi che possono essere utilizzati per riflettere collettivamente. In parte questo è un argomento dell'insegnante che pratica ciò che predica. Se l'insegnante vuole che i ragazzi chiedano ragioni e lui le fornisca, dovrebbe fare questo nelle discussioni con tutta la classe. Se nelle discussioni di gruppo, si desidera che i ragazzi trattino le idee insicure con rispetto, ci si assicuri che i punti di vista diversi siano ascoltati e si elaborino le idee in modo che tutti le comprendano, l'insegnante deve comportarsi allo stesso modo con la classe. I docenti dovrebbero chiedere ai ragazzi di dare ragioni per sostenere i loro punti di vista, dovrebbero coinvolgerli in discussioni estese sugli argomenti e incoraggiarli a constatare che rispondere… ha bisogno di non significare semplicemente fornire la 'risposta giusta'. Le sessioni plenarie possono essere utilizzate per aiutare i ragazzi a riflettere sulle loro attività e consolidare il loro apprendimento sull'uso del linguaggio. In secondo luogo, gli insegnanti dovrebbero stabilire un insieme appropriato di regole fondamentali per il discorso in classe, costruire consapevolezza nei ragazzi di come può essere utilizzato il linguaggio. Queste regole allora divengono parte della conoscenza comune della classe… Terzo, un insegnante ha bisogno di assicurarsi che le attività di gruppo siano ben progettate per suscitare un dibattito e un ragionamento collettivo. Il concetto di 'comunità di ricerca' è qui importante. Buone attività sono quelle che richiedono una considerazione attenta, ragionata di modi diversi di risolvere problemi, o la valutazione di spiegazioni possibili diverse nei compiti che sono significativi per i ragazzi. Le attività dovrebbero essere disegnate sulle conoscenze comuni esistenti dei ragazzi, ma anche progettate ad andare oltre di esse considerando le nuove idee e la ricerca per informazioni più utili" (pp. 70-71) Quanto detto si può dire sostanzialmente condiviso anche dal movimento del cooperative learning. Le diversità sono certamente dovute alle diverse origini. L'interazione didattica insegnante/studente ha come riferimento il costruttivismo e 10 Vygotsky, ma anche il Coopeative Learning è stato considerato con simpatia da queste prospettive quando hanno pensato di essere tradotte nella pratica. Tuttavia la matrice del Cooperative Learning è il gruppo, secondo l'interpretazione di Kurt Lewin che considera elemento distintivo del gruppo l'interdipendenza positiva e da questa le relazioni sociali. Per quello che l'esperienza scolastica dimostra, le relazioni sociali sono particolarmente influenti sul risultato scolastico. La metaanalisi di Roseth, Johnson, e Johnson (2008) conclude: "Questo studio dimostra che gli insegnanti di pre-adolescenti quanto più strutturano cooperativamente (in opposizione a individualisticamente e competitivamente) obiettivi scolastici degli studenti tanto più verificheranno che: a) più gli studenti tenderanno a conseguire buoni risultati, b) più relazioni positive tenderanno ad esserci, c) più livelli più elevati di risultati saranno associati a relazioni più positive tra compagni. Alternativamente (ed ugualmente vantaggioso), questo studio può anche implicare che più gli insegnanti strutturano obiettivi scolastici degli studenti cooperativamente (come opposti a competitivamete o individidualisticamente), più relazioni positive tra compagni possono promuovere livelli più elevati di risultati. Fino a che la ricerca non verifichi il contrario, ciò dimostra che vi è una causalità reciproca". Questa conclusione indica che, essendo due le cause degli effetti positivi, due sono le attenzioni fondamentali che un insegnante deve avere: la definizione di obiettivi cooperativi per gli studenti (l'interdipendenza positiva) e la cura delle relazioni sociali. 4. COME APPLICARE UNA METODOLOGIA INTERATTIVA NELLA DIDATTICA E NELL'APPRENDIMENTO Presentare anche solo alcune strategie e tecniche di interazione didattica richiederebbe un'altra o più altre conferenze. Chi è appassionato di questo può trovare 186 tecniche al seguente sito web: http://www.fctl.ucf.edu/teachingandlearningresources/coursedesign/assessment/con tent/101_tips.pdf. La riflessione precedente dovrebbe però aiutare a riflettere sul loro uso. Vorrei suggerire alcune attenzioni: Non usare una tecnica o applicare un'attività di gruppo o una interazione senza avere chiaro un obiettivo e scopo. Quando è chiaro l'obiettivo e lo scopo, fermarsi e percepire "empaticamente" se una certa attività o una certa struttura di lavoro, con i ragazzi che si ha in classe, sembra guidare e portare allo scopo desiderato. 11 Non improvvisare. È difficile, se non dopo anni di esperienza, che una improvvisazione non abbia elementi o aspetti che, perché non definiti o previsti, impediscano poi il conseguimento degli obiettivi. Ciò detto, si deve essere anche consapevoli che non tutto (soprattutto nella interazione insegnante/studente) è sempre prevedibile. Il dialogo si sviluppa dalla risposta ad una domanda precedente e non può essere del tutto prevista. Il pensare divergente dei ragazzi può sempre essere una sorpresa. L'esperienza e la pratica aiutano a far sempre meglio. Un equilibrio tra improvvisazione e pianificazione sono necessari. Aiuta moltissimo preparare domande e immaginare risposte degli allievi. Ciò fa sì che si possa non essere presi totalmente di sorpresa. Non si deve dimenticare che l'interazione soprattutto da parte dell'insegnante non dà molto tempo per pensare e riflettere. Il seguito di una risposta deve essere quasi immediato. Diversamente è il caso degli studenti. L'insegnante deve sempre concedere tempo di riflessione prima di avere una risposta alla domanda. Procedere in modo progressivo. Sia nel dialogo interattivo che nei lavori di gruppo, molte sono le variabili in gioco. Le domande, l'ascolto, la riflessione, le risposte, il rispetto reciproco, l'attenzione allo sviluppo della riflessione, la correzione, il controllo del tempo, l'ordine, il punto di partenza da cui si muovono gli studenti, le conoscenze precedenti, le capacità espressive, il clima della classe… Prima di iniziare un dialogo collaborativo e un pensare collettivo, l'insegnante deve riflettere su "dove" sono i propri allievi e come progressivamente possono essere portati a un punto di partenza dove è possibile dare vita a un dialogo interattivo significativo. La libertà di espressione non deve diventare occasione di disordine o di dire cose che disturbano la riflessione e la concentrazione della classe. L'insegnante deve saper mantenere la riflessione entro i confini dell'argomento o di un contenuto anche se la risposta di uno studente può portare ad allontanarsi. Per questo è importante saper fare al momento opportuno una "sintesi" che segni un punto di "co-costruzione". Fa parte della professionalità dell'insegnante saper "modellare" il comportamento degli studenti, come anche modellare la loro riflessione. Come abbiamo detto riferendo il pensiero di qualche ricercatore, le possibilità di un dialogo riflessivo e collaborativo sono nella natura dell'essere umano, ma è necessaria una educazione. Un elenco delle Regole di Base da osservare da tutti è una linea guida interessante. Neil Mercer con la metodologia Conversazione di Esplorazione (Exploratory Talk) e quella del Pensare Insieme (Thinking Together) ha offerto una traccia interessante che ha dimostrato effetti positivi: ● ● ● ● Tutte le idee importanti vanno condivise Tutti i membri del gruppo sono invitati a partecipare alla discussione Le opinioni e le idee sono rispettate en prese in considerazione Ognuno deve rendere le proprie opinioni chiare 12 ● Le sfide e le alternative sono rese esplicite e negoziate Il gruppo cerca di raggiungere un accordo prima di prendere una decisione o di ● agire (Exploratory Talk) ● ● ● ● ● ● ● ● a condividere le loro idee e ascoltarsi a vicenda; a considerare ciò che il/i loro partner ha/hanno scritto o disegnato; a rispettare le opinioni altrui; a motivare le loro idee; a presentare le proprie idee e le loro produzioni ordinatamente e chiaramente; in caso di disaccordo, chiedere “perché?” o fornire motivi del loro dissenso; lavorare solo alla soluzione dei problemi (ad es., non navigare su internet); provare a concorrere a una soluzione, prima di chiedere all’insegnante di verificare la risposta. (Thinking Together) Evitare attività di gruppo senza una struttura che faccia da "scaffolding". Certamente lo scopo e l'obiettivo aiutano a finalizzare l'attività, ma è anche importante stabilire forme precise di prodotto da conseguire, disporre dei materiali necessari, indicare responsabilità, essere pronti nel sostenere difficoltà, riflettere per correggere errori e migliorare… Concludendo mi sembra di poter affermare che stabilire una interazione di apprendimento in classe non sia facile, ma non impossibile. La chiave di tutto può essere riassunto nell'avere una chiara teoria che guidi il proprio agire e saper interpretare ciò che avviene nella interazione accompagnati da un desiderio di migliorare continuamente la propria pratica professionale. 5. BIBLIOGRAFIA Alexander, R. (2005). Culture, dialogue and learning: Notes on an emerging pedagogy. 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