Cactus gen 2014 - MissiOnLine.org

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Immagini
e notizie
dal mondo
bombardano la nostra
quotidianità
portandoci
velocemente là dove la
terra trema,
l’acqua travolge intere
città, gli incendi devastano aree
boschive.
Come tutto
questo ci
riguarda?
Lasciarci
interpellare
o meno?
E fino a
che punto
è utile?
Lo abbiamo
chiesto a
loro, i nostri
giovani amici, in questa
rubrica.
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Missionarie dell’Immacolata • PIME
Lasciarsi
o prendere
Tragedie nazionali o globali, di popoli o di singoli...
Farsi vicini o mantenere le “distanze di sicurezza”?
Coinvolgersi serve oppure no?
Tutto ciò che è umano ci deve toccare.
O forse è necessario difendersi dal coinvolgimento per non
soffrire troppo e rischiare di sentirsi in colpa per tutto ciò che
accade nel mondo. Il lasciarsi toccare dalle situazioni può diventare
impegno di vita; a volte, invece, è solo emozione di un momento.
Vale piuttosto la pena consumare energie per aiutare chi è vicino?
Anche se non si sa tutto si può essere solidali nella preghiera
a cura della
Redazione
e nell’aiuto concreto a chi ci sta accanto…
coinvolgere
le distanze?
nulla che noi possiamo fare per fermare le guerre, al massimo
qualche uomo di stato potrebbe fare qualcosa ma gli interessi che
ci sono dietro sono oltre la nostra portata...”, dice Roberta.
Silvia fa però notare che “ogni grande cambiamento, ogni rivoluzione, è nata da uomini e donne che hanno scelto di lottare per
qualcosa che sembrava più grande di loro, a loro rischio e pericolo.
Basti pensare a Martin Luther King, a Madre Teresa di Calcutta, al
Mahatma Gandhi o a Aung San Suu Kyi; e ora pensiamo anche a
Mandela! Sono gli gli uomini e le donne che, nel bene o nel male,
determinano la storia e farsi coinvolgere dagli eventi è un modo
efficace per evitare che essa sia determinata solo da personaggi
quali Hitler e Stalin”.
Quello che noi facciamo
è solo una goccia d’acqua
nell’oceano, ma se non lo
facessimo l’oceano avrebbe
una goccia in meno
Teresa
di Calcutta
e
r noi? C’è sempr
Cos’è meglio pe
ere col
decidere se riman
una scelta: puoi
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perfetto, come un
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perchè non perm
diventare
pure puoi farlo
di avvicinarsi, op
se,
ille pietre prezio
un mosaico di m
mpre nuove,
sempre ricche, se
stupende.
, ma ugualmente
a volte dolorose
Anonimo
Battetevi sempre per le cos
e
in cui credete.
Perderete, come le ho per
se io,
tutte le battaglie.
“D
avanti alle dimensioni mondiali di alcuni eventi tragici”,
dice Simona, “rimaniamo attoniti, come invasi da un
senso d’impotenza. Non capiamo fino a che punto si
possa contribuire per migliorare ciò che ci circonda”.
Vale allora la pena lasciarsi provocare dalle situazioni? Non sarebbe
meglio distanziarsene per non soffrire? In fondo quello che possiamo
fare non è molto... Perchè, dunque, farsi chiamare in causa?
“Proprio per questo io non mi interesso dei grandi problemi del mondo:
non potrei farci nulla. Volete un esempio? La pace nel mondo. Non c’è
“Io non tendo a considerare questi problemi come qualcosa di
estraneo o troppo lontano” obietta Ivan. “Semplicemente non
credo di essere in grado, una volta preso un impegno, di riuscire
a mantenerlo. La mia presenza farebbe poca differenza se non
partecipassi appieno e quindi preferisco prendere le distanze. Non
credo che una goccia d’acqua possa influire sull’oceano, ma non
dico nemmeno che sia inutile farsi coinvolgere se una persona
sente davvero il bisogno, l’impulso di aiutare gli altri e sente che il
suo aiuto potrebbe cambiare le cose. Allora partecipare può essere
Una sola potete vincerne:
quella che s’ingaggia ogni
mattina,
quando ci si fa la barba,
davanti allo specchio.
Se vi ci potete guardare
senza arrossire,
avrete fatto bene.
Indro Montanelli
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Missionarie dell’Immacolata • PIME
la strada migliore. Io non credo di essere in grado, dunque non partecipo”.
“Come fai a capire se una causa è meritevole se
non la conosci?”, ribatte Andrea. “Come fai a
dire che una strada è quella giusta per te se non
la percorri e stai seduto? Meglio il rimpianto di
non averci provato o il rimorso di non essere riuscito?”. “Forse”, aggiunge Simona, “il potere
di cambiare il mondo non è nelle facoltà umane,
ma solo Dio può davvero intervenire per stravolgere ogni cosa. Noi possiamo però scegliere di
giocarci cuore e anima per fare la nostra parte”.
E nelle relazioni personali?
“Farsi coinvolgere non conviene”, sostiene
Roberta. “Le persone fingono di interessarsi,
ma il più delle volte finiscono per scomparire; è meglio quindi prendere le distanze per
preservare se stessi. Da una parte vorrei farmi
coinvolgere, ma spesso mi sembra di non
essere io a lasciar perdere le persone; piuttosto
sono loro a lasciar perdere me. Infatti, anche
quando tento di aiutare gli altri finisco per
dire frasi già fatte e anche se tento di dare un
supporto morale non me ne sento in grado”.
Anche Silvia in questo caso ritiene che sia
sempre bene prendere le distanze, “accettare
ogni sfida offerta dalla vita in maniera distaccata e pacata, in maniera da non rimanere
troppo coinvolti emotivamente da qualsivoglia
problema si possa creare. Una tale situazione
potrebbe portare a un totale dominio della sfera emotiva su quella razionale, impedendo di
enza,
Il peggiore degli atteggiamenti è l’indiffer
dire “io non posso niente”.
componenti
Comportandovi così, perdete una delle
essenziali che ci fa essere uomini.
Una delle componenti indispensabili:
che ne è
la facoltà di indignazione e l’impegno
la diretta conseguenza.
Stéphane Hessel
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Missionarie dell’Immacolata • PIME
Ritirati in te stesso per quanto puoi;
frequenta quelli che possono renderti migl
iore,
ammetti quelli che tu puoi rendere migliori.
Non è il caso che per l’ambizione di mett
ere
in pubblico il tuo ingegno ti spinga in mez
zo
alla folla, per voler recitare letture pubbliche
e disputare per codesti; vorrei che tu face
ssi ciò,
se avessi merce adatta in questo popolo:
non c’è nessuno che ti possa comprendere
.
Seneca
fatto di risolvere i propri problemi. Talvolta
essere riservati e non avere rapporti eccessivamente stretti con qualcuno permette una
maggiore autonomia di pensiero associata
ad una totale indipendenza d’azione”.
“Inoltre”, aggiunge Ivan, “ognuno ha i suoi
problemi e se devo essere totalmente sincero non mi farebbe così piacere dovermi occupare anche dei problemi degli altri. Non
credo di essere egoista affermando questo,
ma sicuramente nel mondo ci sono persone
molto migliori di me che sono pronte ad
occuparsi dei problemi degli altri ancor più
che dei propri”.
Andrea sottolinea che spesso non ci
rendiamo conto di quanto possano valere i
piccoli gesti: “Un abbraccio ti avvolge come
una coperta, ti ripara e ti scalda. Un complimento, se sincero e disinteressato, non
costa nulla e ripaga l’altro dei suoi sforzi. I
piccoli gesti che noi spesso sottovalutiamo,
ravvivano e rischiarano una giornata”.
“Vale la pena farsi coinvolgere: la pienezza
che si sente nel lasciarsi coinvolgere, anche
nel soffrire per gli altri e per quello che ci
circonda, vale molto di più di quell’apatia
che si prova se si tengono le distanze”,
sostiene Natascia; inoltre “lasciarsi
coinvolgere dai problemi altrui non vuol
“L’indifferenza, il girarsi dall’altra parte è la
dire trascurare i propri: bisogna ascoltare
via più facile”, dice Chiara, “sì, mi dispiagli altri, ma dobbiamo ricordarci che non
ce, ma che ci posso fare? Non posso guarire
siamo gli altri: si soffre
i mali del mondo e degli altri se
per i propri problemi e
non riesco nemeno a districarCi vuole più coraggio per soffrire
si sta vicino a chi soffre,
mi in mezzo ai miei problemi.
ma non si può soffrire al
Non siamo utili, non abbiamo
che per agire.
posto degli altri”.
la bacchetta magica. Allora
Sören Kierkegaard
a che serve interessarsi? A
“Teniamo le finestre
nulla? Niente di più sbagliato.
aperte sul mondo come
Il lasciarsi coinvolgere è spesso
faremmo in una splendida giornata di sole”
fatto di piccole cose: il potere di
invita Simona. “Questo ci sorprenderà,
un sorriso, di un abbraccio, di una chiacnonostante si corra il rischio di soffrire un
chierata, il sostegno di qualcuno capace di
po’. Inoltre, tenendo occhi e cuore aperti,
ascoltare è preziosissimo. Non possiamo
abbiamo la possibilità di incontrare Dio e,
avere la presunzione di farci carico di chissà
se prestiamo un po’ di attenzione, di ricoquali problemi e chissà quanti individui.
noscere il suo zampino”. “Non dobbiamo
Nei limiti delle nostre possibilità e responsaavere paura di soffrire, di aprirci, di provabilità, pur nella nostra impotenza, possiamo
re emozioni... non dobbiamo aver paura di
vivere in uno spirito di condivisione. Anche
vivere” conclude Andrea.
se non è molto ne vale la pena”.
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