+++++++ Immagini e notizie dal mondo bombardano la nostra quotidianità portandoci velocemente là dove la terra trema, l’acqua travolge intere città, gli incendi devastano aree boschive. Come tutto questo ci riguarda? Lasciarci interpellare o meno? E fino a che punto è utile? Lo abbiamo chiesto a loro, i nostri giovani amici, in questa rubrica. 18 Missionarie dell’Immacolata • PIME Lasciarsi o prendere Tragedie nazionali o globali, di popoli o di singoli... Farsi vicini o mantenere le “distanze di sicurezza”? Coinvolgersi serve oppure no? Tutto ciò che è umano ci deve toccare. O forse è necessario difendersi dal coinvolgimento per non soffrire troppo e rischiare di sentirsi in colpa per tutto ciò che accade nel mondo. Il lasciarsi toccare dalle situazioni può diventare impegno di vita; a volte, invece, è solo emozione di un momento. Vale piuttosto la pena consumare energie per aiutare chi è vicino? Anche se non si sa tutto si può essere solidali nella preghiera a cura della Redazione e nell’aiuto concreto a chi ci sta accanto… coinvolgere le distanze? nulla che noi possiamo fare per fermare le guerre, al massimo qualche uomo di stato potrebbe fare qualcosa ma gli interessi che ci sono dietro sono oltre la nostra portata...”, dice Roberta. Silvia fa però notare che “ogni grande cambiamento, ogni rivoluzione, è nata da uomini e donne che hanno scelto di lottare per qualcosa che sembrava più grande di loro, a loro rischio e pericolo. Basti pensare a Martin Luther King, a Madre Teresa di Calcutta, al Mahatma Gandhi o a Aung San Suu Kyi; e ora pensiamo anche a Mandela! Sono gli gli uomini e le donne che, nel bene o nel male, determinano la storia e farsi coinvolgere dagli eventi è un modo efficace per evitare che essa sia determinata solo da personaggi quali Hitler e Stalin”. Quello che noi facciamo è solo una goccia d’acqua nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno Teresa di Calcutta e r noi? C’è sempr Cos’è meglio pe ere col decidere se riman una scelta: puoi pezzo perfetto, come un e o tt ta in e or tuo cu ò scalfire o che non si pu tr as ab al di o ic un ette a nessuno perchè non perm diventare pure puoi farlo di avvicinarsi, op se, ille pietre prezio un mosaico di m mpre nuove, sempre ricche, se stupende. , ma ugualmente a volte dolorose Anonimo Battetevi sempre per le cos e in cui credete. Perderete, come le ho per se io, tutte le battaglie. “D avanti alle dimensioni mondiali di alcuni eventi tragici”, dice Simona, “rimaniamo attoniti, come invasi da un senso d’impotenza. Non capiamo fino a che punto si possa contribuire per migliorare ciò che ci circonda”. Vale allora la pena lasciarsi provocare dalle situazioni? Non sarebbe meglio distanziarsene per non soffrire? In fondo quello che possiamo fare non è molto... Perchè, dunque, farsi chiamare in causa? “Proprio per questo io non mi interesso dei grandi problemi del mondo: non potrei farci nulla. Volete un esempio? La pace nel mondo. Non c’è “Io non tendo a considerare questi problemi come qualcosa di estraneo o troppo lontano” obietta Ivan. “Semplicemente non credo di essere in grado, una volta preso un impegno, di riuscire a mantenerlo. La mia presenza farebbe poca differenza se non partecipassi appieno e quindi preferisco prendere le distanze. Non credo che una goccia d’acqua possa influire sull’oceano, ma non dico nemmeno che sia inutile farsi coinvolgere se una persona sente davvero il bisogno, l’impulso di aiutare gli altri e sente che il suo aiuto potrebbe cambiare le cose. Allora partecipare può essere Una sola potete vincerne: quella che s’ingaggia ogni mattina, quando ci si fa la barba, davanti allo specchio. Se vi ci potete guardare senza arrossire, avrete fatto bene. Indro Montanelli 19 Missionarie dell’Immacolata • PIME la strada migliore. Io non credo di essere in grado, dunque non partecipo”. “Come fai a capire se una causa è meritevole se non la conosci?”, ribatte Andrea. “Come fai a dire che una strada è quella giusta per te se non la percorri e stai seduto? Meglio il rimpianto di non averci provato o il rimorso di non essere riuscito?”. “Forse”, aggiunge Simona, “il potere di cambiare il mondo non è nelle facoltà umane, ma solo Dio può davvero intervenire per stravolgere ogni cosa. Noi possiamo però scegliere di giocarci cuore e anima per fare la nostra parte”. E nelle relazioni personali? “Farsi coinvolgere non conviene”, sostiene Roberta. “Le persone fingono di interessarsi, ma il più delle volte finiscono per scomparire; è meglio quindi prendere le distanze per preservare se stessi. Da una parte vorrei farmi coinvolgere, ma spesso mi sembra di non essere io a lasciar perdere le persone; piuttosto sono loro a lasciar perdere me. Infatti, anche quando tento di aiutare gli altri finisco per dire frasi già fatte e anche se tento di dare un supporto morale non me ne sento in grado”. Anche Silvia in questo caso ritiene che sia sempre bene prendere le distanze, “accettare ogni sfida offerta dalla vita in maniera distaccata e pacata, in maniera da non rimanere troppo coinvolti emotivamente da qualsivoglia problema si possa creare. Una tale situazione potrebbe portare a un totale dominio della sfera emotiva su quella razionale, impedendo di enza, Il peggiore degli atteggiamenti è l’indiffer dire “io non posso niente”. componenti Comportandovi così, perdete una delle essenziali che ci fa essere uomini. Una delle componenti indispensabili: che ne è la facoltà di indignazione e l’impegno la diretta conseguenza. Stéphane Hessel 20 Missionarie dell’Immacolata • PIME Ritirati in te stesso per quanto puoi; frequenta quelli che possono renderti migl iore, ammetti quelli che tu puoi rendere migliori. Non è il caso che per l’ambizione di mett ere in pubblico il tuo ingegno ti spinga in mez zo alla folla, per voler recitare letture pubbliche e disputare per codesti; vorrei che tu face ssi ciò, se avessi merce adatta in questo popolo: non c’è nessuno che ti possa comprendere . Seneca fatto di risolvere i propri problemi. Talvolta essere riservati e non avere rapporti eccessivamente stretti con qualcuno permette una maggiore autonomia di pensiero associata ad una totale indipendenza d’azione”. “Inoltre”, aggiunge Ivan, “ognuno ha i suoi problemi e se devo essere totalmente sincero non mi farebbe così piacere dovermi occupare anche dei problemi degli altri. Non credo di essere egoista affermando questo, ma sicuramente nel mondo ci sono persone molto migliori di me che sono pronte ad occuparsi dei problemi degli altri ancor più che dei propri”. Andrea sottolinea che spesso non ci rendiamo conto di quanto possano valere i piccoli gesti: “Un abbraccio ti avvolge come una coperta, ti ripara e ti scalda. Un complimento, se sincero e disinteressato, non costa nulla e ripaga l’altro dei suoi sforzi. I piccoli gesti che noi spesso sottovalutiamo, ravvivano e rischiarano una giornata”. “Vale la pena farsi coinvolgere: la pienezza che si sente nel lasciarsi coinvolgere, anche nel soffrire per gli altri e per quello che ci circonda, vale molto di più di quell’apatia che si prova se si tengono le distanze”, sostiene Natascia; inoltre “lasciarsi coinvolgere dai problemi altrui non vuol “L’indifferenza, il girarsi dall’altra parte è la dire trascurare i propri: bisogna ascoltare via più facile”, dice Chiara, “sì, mi dispiagli altri, ma dobbiamo ricordarci che non ce, ma che ci posso fare? Non posso guarire siamo gli altri: si soffre i mali del mondo e degli altri se per i propri problemi e non riesco nemeno a districarCi vuole più coraggio per soffrire si sta vicino a chi soffre, mi in mezzo ai miei problemi. ma non si può soffrire al Non siamo utili, non abbiamo che per agire. posto degli altri”. la bacchetta magica. Allora Sören Kierkegaard a che serve interessarsi? A “Teniamo le finestre nulla? Niente di più sbagliato. aperte sul mondo come Il lasciarsi coinvolgere è spesso faremmo in una splendida giornata di sole” fatto di piccole cose: il potere di invita Simona. “Questo ci sorprenderà, un sorriso, di un abbraccio, di una chiacnonostante si corra il rischio di soffrire un chierata, il sostegno di qualcuno capace di po’. Inoltre, tenendo occhi e cuore aperti, ascoltare è preziosissimo. Non possiamo abbiamo la possibilità di incontrare Dio e, avere la presunzione di farci carico di chissà se prestiamo un po’ di attenzione, di ricoquali problemi e chissà quanti individui. noscere il suo zampino”. “Non dobbiamo Nei limiti delle nostre possibilità e responsaavere paura di soffrire, di aprirci, di provabilità, pur nella nostra impotenza, possiamo re emozioni... non dobbiamo aver paura di vivere in uno spirito di condivisione. Anche vivere” conclude Andrea. se non è molto ne vale la pena”. 21 Missionarie dell’Immacolata • PIME
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