venerdì 31 gennaio 2014 L’approfondimento 18 venerdì 31 gennaio 2014 L’approfondimento di Davide Martinoni 19 di Davide Martinoni Cassa pensioni dei dipendenti comunali di Locarno: come e dove investe il Consiglio d’amministrazione, secondo quale filosofia e con quali prospettive. Viaggio in una ‘officina’ che ha per le mani 80 milioni di franchi e deve versarne ogni anno almeno 5 in prestazioni. Le variabili della previdenza La necessità di un equilibrio fra aggressività imprenditoriale e prudenza. Il bisogno di ricostruirsi una solidità a lungo termine, nel campo aperto di una società in continua evoluzione e di un contesto economico imprevedibile. Ma anche gli equivoci di fondo legati alla visione del secondo pilastro come “privilegio” piuttosto che come “diritto”, o ancora al ruolo del datore di lavoro (il Comune) e dell’assicurato (l’impiegato pubblico) in merito al “primato” nell’assunzione dei rischi. Non è facile, il compito del Cda dell’Istituto di previdenza professionale dei dipendenti del Comune di Locarno. La Cassa pensioni deve barcamenarsi fra marosi di stampo prima di tutto macroeconomico, ma anche ideologico e politico. Una situazione comune a tutte le Casse pensioni pubbliche, che negli ultimi 15 anni ha reso progressivamente più difficile la gestione di un modello previdenziale pensato 30 anni fa a livello federale. Le variabili in gioco sono diverse: i cambiamenti nel mercato finanziario e quelli nell’economia in generale, ma anche, a Locarno, la politica del personale che a cavallo degli anni 2000 ha determinato una massiccia diminuzione della manodopera, con conseguenti maggiori scompensi dal punto di vista degli equilibri fra assicurati attivi e passivi (i beneficiari di prestazioni). Finanza, mattone e credito Tutto ciò ha portato ad un calo del grado di copertura fino al 74% di fine 2011, seguito da una ripresa fino al 77% di fine 2012. Una situazione che ha costretto negli ultimi 5-6 anni ad adottare una serie di provvedimenti per riportare la percentuale ai 90 punti (almeno) nel giro di 40 anni. I cambiamenti riguardano il passaggio dal primato delle prestazioni a quello dei contributi, nonché l’approvazione di un pacchetto di misure comprendente i contributi di risanamento (sia da parte del datore di lavoro, sia degli assicurati), il versamento di 8 milioni di franchi da parte della Città e la riduzione del tasso di conversione. Il patrimonio complessivo della Cassa pensioni dei dipendenti comunali di Locarno è oggi di circa 80 milioni di franchi. Un capitale che, se non opportunamente investito, è destinato ad erodersi velocemente. Per legge, gli investimenti devono essere diversificati e adeguati rispetto a dei limiti massimi. La ‘Regione’ è andata a vedere come il Cda utilizza i soldi della Lpp versati dai suoi assicurati. Degli 80 milioni di franchi a disposizione, poco più della metà, 42 milioni, è stato investito nel mercato finanziario: il 52% in obbligazioni e liquidità e il 48% in azioni. La resa nell’ultimo biennio si situa fra il 6 e il 7%, con un valore di mercato attuale del capitale investito che si assesta sui 46,2 milioni di franchi. Il risulta- to è pertanto stato eccellente, forse anche grazie al passaggio, deciso l’anno scorso, da una gestione attiva dei capitali ad una gestione passiva (dal tentativo di superare a quello di replicare il cosiddetto Benchmark). Di riflesso i capitali sono stati trasferiti in due istituti di credito (Ubs e Credit Suisse) considerati particolarmente efficaci nell’applicazione di quel genere di “filosofia”, più prudente ma nettamente meno rischiosa. Un’altra fetta di capitale (pari al 17,3% del totale) è investita nel mattone. Attualmente la Cassa pensioni detiene uno stabile alla Peschiera (il cui valore contabile, di 9 milioni, è di molto inferiore a quello commerciale) che rende circa il 4,5%. In più, nel 2011, sfruttando il versamento della prima tranche da 4,5 milioni degli 8 milioni promessi dal Comune, erano state acquistate quote di un Fondo d’investimento immobiliare Swisslife. Si tratta di un prodotto venduto esclusivamente alle Casse pensioni, costituito da edifici commerciali sparsi in tutta la Svizzera. La resa di questo investimento è stata buona: parliamo del 5,7%, con il risultato che i 4,5 milioni iniziali ne valgono già 5. Questa operazione ha i vantaggi di un investimento in edifici senza averne a carico la gestione, con una garanzia di liquidità in caso di vendita. I 3,5 milioni mancanti per ottenere tutti gli 8 attesi dal Comune erano stati bloccati fino all’inizio di quest’anno, per decisione del Consiglio comunale, in prestito alla Città ad un tasso di favore del 3,5%. Ora sono svincolati e dovrebbero essere utilizzati per un altro investimento immobiliare. Il Cda ha finora valutato diverse offerte che però non permettevano di raggiungere il rendimento minimo auspicato attorno al 4 per cento. L’ultima tranche di capitale è quella depositata in prestito al Comune di Locarno. È una cifra considerevole – circa 23 milioni di franchi –, che potrebbe però diminuire drasticamente a breve termine. Nell’ambito delle misure di risanamento era stato stabilito che su una parte dei prestiti (10 milioni) sarebbe stato applicato, nel 2013, un tasso preferenziale del 3,5%, mentre altri 7 avrebbero reso alla Cassa pensioni un più contenuto 3%. Ma all’inizio del 2013 il nuovo Municipio aveva deciso di ridurre al 3% anche la resa dei 10 milioni; questa prospettiva, penalizzante per la Cassa pensioni, è però stata in parte scongiurata da un intervento del Cda, riuscito a salvare un interesse minimo del 3%, ma solo fino a fine 2013. È probabile a questo punto che il Cda decida di ritirare la somma per reinvestirla altrove, presumibilmente sul mercato finanziario. Infine, ulteriori 2 milioni di franchi circa sono depositati sul conto corrente del Comune – utilizzato per gestire entrate e uscite dell’Istituto di previdenza –, dove rendono il 4 per cento d’interesse. Manipolate un capitale ingente, uscito dalle tasche dei vostri colleghi per garantire il loro futuro economico. Di che non dormire la notte. Il Cda ha effettivamente grosse responsabilità. E con il cambiamento della Legge federale, a fine 2012, ruolo e impostazione istituzionale delle Casse pensioni pubbliche sono destinati a cambiare in modo radicale: pur rimanendo a carattere paritetico, diventeranno enti autonomi rispetto al datore di lavoro. La differenza sostanziale starà nel fatto che nel processo decisionale il dibattito politico avrà un peso molto minore rispetto a quanto accade ora. Quindi diventerete una sorta di azienda privata all’interno di un’impresa pubblica. Come impostazione, sì. Il rischio è che, con la nuova Legge, l’Istituto possa tendere a perdere il contatto con gli assicurati e finisca per considerare più importante il bene dell’ente stesso che non quello degli assicurati. Ma sono anche fiducioso. Se parliamo di Cassa pensioni pubblica dobbiamo considerare una differenza fondamentale nella filosofia che sta alla base delle azioni. Il settore privato in certi ambiti vuole guadagnare: ottiene ad esempio ottime rese sovvenzionando le rendite con l’aumento dell’assicurazione degli aspetti di rischio. Nel settore pubblico la filosofia è molto diversa. Non è possibile parlare del secondo pilastro come “privilegio” per i lavoratori. Non lo è affatto: fa parte della remunerazione ed è quindi un diritto. Il consigliere comunale Gian Beato Vetterli lamenta il peso eccessivo sopportato dal datore di lavoro rispetto agli impiegati. Premetto che il suo contributo al dibattito è estremamente positivo e va a suo onore come consigliere comunale. Ma ritengo si debba tener conto del suo orizzonte ideologico. Alcune considerazioni sono molto discutibili, specialmente laddove afferma che chi si assume tutti i rischi è il Comune. Nelle Casse pensioni chi corre un rischio sono gli assicurati. La possibilità che la Città si ritrovi un do- Comune e datore di lavoro TI-PRESS mani a dover mettere sul tavolo, cash, tutti i milioni mancanti sono minori di quelle che ho io di venir colpito in testa da un vaso mentre vado al lavoro in bicicletta. Va fatto un discorso di priorità. In che senso? Nel senso che per taluni la priorità assoluta è la “salvezza” del datore di lavoro. A me non interessa una cassa coperta al 100% nell’immediato, ma una divisione equa di oneri di risanamento sopportabili sia per il datore di lavoro, sia per gli assicurati. Dunque un equilibrio pragmatico e, ovviamente, mantenuto evitando tracolli finanziari a spese del Comune e pensioni miserabili per gli assicurati. Ho a cuore sia i pensionati, sia le finanze del Comune. Chi la pensa come Vetterli sostiene che l’unica soluzione sia levarsi il dente pagando subito il disavanzo e poi rilanciarsi affiliandosi ad una Cassa pensioni con le “spalle più larghe”. Le Casse pensioni pubbliche sono generalmente molto vecchie, quindi hanno tendenzialmente un alto numero di pensionati rispetto alle persone attive. C’è chi pensa che affiliandosi ad una Cassa più grande il rapporto si corregga. Ma non è vero: lo squilibrio non dipende dalla grandezza della Cassa, ma dalla sua età. Se creo ad esempio una Cassa pensioni oggi ho solo attivi e nei prossimi 20 anni avrò un grado di copertura ben al di sopra del 100 per cento. Ma poi, quando dovrò occuparmi dei primi pensionati, se non avrò continuato ad assumere manodopera, si alimenterà uno squilibrio. A Locarno? La problematica si è acuita fra la seconda metà degli anni 90 e i primi anni 2000, a causa della fortissima riduzione del personale. Passare da ben oltre 400 impiegati a 350 in un decennio è stata una scelta del datore di lavoro. Parliamo di politica del personale, non certo di malagestione della Cassa pensioni. La proposta di spalmare il debito su 15-20 anni a costi fissi e poi “passare la gestione a chi ha la massa critica per assumersi il rischio”? Il consigliere federale Berset parla di una revisione totale della legislazione pensionistica entro il 2020. Quali saranno i paletti legali fra pochi anni? Non lo sappiamo e non possiamo stravolgere adesso tutto un quadro. Si lavora nel campo delle ipotesi. Anche per quanto riguarda l’invecchiamento della popolazione: c’è, ma l’evoluzione sta subendo un rallentamento, ed è necessario tenere conto di molte variabili, come l’immigrazione o i progressi della medicina. Ecco perché la pianificazione dev’essere fatta a tappe e non solo a lunga scadenza. Prestazioni regolamentari 2003-2012 ‘Il Comune paghi il disavanzo. Poi si cambi Cassa’ Gian Beato Vetterli Il presidente del Cda: ‘Attenti alle ideologie’ Otto membri che rappresentano in modo paritetico datore di lavoro e manodopera. Il Cda dell’Istituto di previdenza professionale dei dipendenti del Comune di Locarno ha al suo interno competenze diverse (tecniche, amministrative, legali, economiche), ma rimane pur sempre un consesso non specialistico. La retribuzione (30mila franchi all’anno in totale per tutti gli 8 membri, a saldare una decina di sedute, più i tempi dedicati da ognuno a consulenze, valutazioni, documentazione) ne è lo specchio. Rodolfo Huber, di professione archivista del Comune, sa bene che per far fronte all’impegno non basta la mera presenza. L’INTERVENTO “Presto o tardi, essendoci la garanzia pubblica – un chiaro privilegio dell’impiego pubblico rispetto a quello privato –, il Comune dovrà garantire la totalità del disavanzo tecnico. Ma il fatto grave è che, continuando con il sistema attuale di Cassa pensioni, le cifre tenderanno ad aumentare ogniqualvolta cambieranno le basi tecniche: la Cassa è troppo piccola, non raggiunge la massa critica per abbassare rischi e costi di gestione e ha un preoccupante basso rapporto assicurati attivi/pensionati”. È un passaggio chiave dell’intervento del consigliere comunale Gian Beato Vetterli a margine del voto sul consuntivo 2012. Vetterli, da sempre uno dei L’INTERVISTA politici più attenti al tema, ritiene che “l’unica possibilità di evitare tutto questo è di entrare in una Fondazione di Cassa pensioni più grande, con un miglior rapporto assicurati attivi/pensionati, oppure, meglio ancora, in un’assicurazione di Cassa pensioni che per contratto assuma in proprio tutti i rischi”. Se ciò non avverrà a breve termine, ritiene Vetterli, “possiamo solo aspettarci di sopportare nuovi aumenti del disavanzo, perché abbiamo già visto in passato che l’attesa in questa materia non è pagante: ne parlavo a metà degli anni 90 e il disavanzo era ancora di 5 milioni. Oggi siamo a circa 23,1 milioni dopo grossi sforzi operati dal Comune come datore di lavoro, che dal 2012 paga il 18,4% dei salari assicurati contro il 12% dei dipendenti (questo quando normalmente queste percentuali sono paritarie)”. ‘Operazione dura ma pagante’ Per fare il passo indicato, secondo Vetterli, “purtroppo bisognerà finanziare subito tutto il disavanzo: un’operazione dura per la cassa pubblica, ma alla lunga pagante”. E ancora: “Negli ultimi anni ho avuto il poco piacevole compito di dover affrontare 2 risanamenti di Cassa pensioni. Con diversi specialisti abbiamo calcolato a più riprese le varie possibilità a disposizione e sempre siamo giunti alla stessa conclusione: saldare il debito subito negoziando un credito da spalmare su 15-20 anni a costi fissi e passare la gestione a chi ha la massa critica per assumersi il rischio”. Infine, il consigliere comunale Plr sottolinea come “bisognerebbe un giorno, spero non troppo lontano, aprire un ampio dibattito politico perché in verità la copertura del disavanzo delle Casse pensioni a carico del datore di lavoro non è null’altro che un aumento di stipendio a posteriori agli ex dipendenti pensionati, al quale sono chiamati a contribuire anche i dipendenti attivi. Per loro si tratta di una partecipazione che mancherà drammaticamente al capitale o alla rendita pensionistica”. Rendite di vecchiaia Rendite ai superstiti Rendite d’invalidità Indennità di decesso Versamenti in capitale Indennità di carovita Indennità ponte pensionamento anticipato Totale prestazioni regolamentari Dai dati forniti dall’Istituto emergono alcuni dati: negli ultimi 10 anni l’importo complessivo delle prestazioni erogate si situa sui 4,5-5 milioni di franchi. L’importo di 5,8 milioni del 2005 è dovuto ad un’elevata cifra di versamenti Rodolfo Huber, presidente del Cda della Cassa pensioni TI-PRESS 2012 2011 2009 2007 2005 2003 – 3’041’301.65 – 466’128.10 – 580’758.20 0.00 – 396’197.05 – 470’934.15 – 112’535.50 – 5’067’854.65 – 3’046’319.45 – 471’459.50 – 535’710.60 – 70’958.00 – 539’472.00 – 497’850.00 – 135’445.05 – 5’297’214.60 – 3’021’672.00 – 510’394.00 – 474’636.00 0.00 – 678’677.00 – 521’671.00 – 281’789.00 – 5’488’839.00 – 2’952’765.00 – 388’047.00 – 523’495.00 0.00 – 768’209.00 – 493’397.00 – 229’770.00 – 5’355’683.00 – 2’809’910.00 – 391’827.00 – 460’308.00 0.00 – 1’384’582.00 – 501’024.00 – 243’779.00 – 5’791’430.00 – 2’437’700.00 – 275’478.00 – 501’845.00 0.00 – 695’639.00 – 441’723.00 – 212’275.00 – 4’564’660.00 di capitali (diversi nuovi pensionati avevano optato per il versamento del capitale invece che la rendita pensionistica). Per quanto riguarda le rendite di vecchiaia, si son stabilizzate sui 3 milioni di franchi. L’indennità di carovita è in leggera ma costante diminuzione, visto che il nuovo Regolamento prevede, fra le varie misure, il blocco dell’indicizzazione delle rendite per 15 anni.
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