GLI ESITI LAVORATIVI DEI CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER OCCUPATI IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA Giugno 2014 Progetto Valutazione - Laboratorio Ida Rossi ASVAPP – corso Vinzaglio 2, 10121 Torino tel: 011.533191 fax: 011.5130721 e-mail: [email protected] www.prova.org www.laboratorioidarossi.org Obiettivi La formazione professionale ha suscitato negli ultimi anni un crescente interesse da parte delle amministrazioni locali coinvolte nella sua programmazione. Questo interesse è uno dei motivi alla base della progressiva diffusione di ricerche sul tema, che frequentemente hanno indagato gli esiti occupazionali dei formati, e in alcuni casi hanno cercato di stimare gli effetti della formazione ricevuta. Il maggior interesse in tema di formazione professionale è generalmente rivolto ai corsi per disoccupati, con l’obiettivo di stimare la probabilità che i formati riescano successivamente (grazie alla formazione?) a trovare un lavoro. Scarsa è invece l’attenzione posta agli esiti della formazione per lavoratori occupati. Il lavoro di seguito descritto, commissionato dalla Provincia di Alessandria, si concentra su questo secondo tipo di corsi partendo dalla considerazione che questi possono influire, se non sulla transizione dallo stato di disoccupazione a quello di occupazione, su altri aspetti dell’evoluzione professionale, quali ad esempio la probabilità di mantenersi occupati, o di stabilizzare la propria condizione lavorativa, o più in generale di migliorarla. L’obiettivo del lavoro è quindi in primo luogo descrivere le caratteristiche della formazione per occupati nel territorio e le condizioni lavorative successive dei partecipanti. In secondo luogo verificare la fattibilità di una analisi degli effetti della formazione per occupati. L’analisi, basata sui dati degli archivi amministrativi della formazione professionale (per identificare i formati) e del lavoro (per l’analisi delle storie lavorative), si concentra sui lavoratori che hanno terminato un corso di formazione nel biennio 2010-2011. 3 1. Una breve descrizione dei corsi L’analisi si concentra sui corsi di formazione rivolti ai lavoratori occupati della Provincia di Alessandria, terminati tra il 2010 e il 2011. Per individuare il gruppo di soggetti su cui concentrare l’analisi è stato necessario partire dall’universo degli iscritti alla formazione professionale per poi introdurre una serie di filtri. Secondo il sistema informativo della formazione professionale, 16.389 persone si sono iscritte a corsi con termine previsto nel biennio 2010-2011, per un totale di 60.078 episodi formativi (intesi qui e nel seguito come “partecipazione di una specifica persona a uno specifico corso”). A partire da questo universo sono state poi apportate alcune restrizioni : - in primo luogo, l’attenzione si è concentrata sulle sole persone che, stando al sistema informativo, erano occupate all’inizio del corso. Questa restrizione porta ad individuare 11.177 persone e 50.280 episodi formativi; - in secondo luogo, vanno selezionati i soli corsi di interesse, eliminando quelli che, per loro natura, sono poco accomunabili ai classici corsi per occupati (si tratta in gran parte delle numerose attività di politica attiva sviluppate nell’ambito dei progetti anticrisi e che sono considerate adempimento obbligatorio per poter ricevere i vari sostegni al reddito o beneficiare della cassa integrazione in deroga). Il processo di selezione, concordato con la Provincia anche a seguito di un confronto con gli esperti della Regione Piemonte, ha portato a restringere l’analisi ai corsi inclusi nelle direttive: - “Bando piani formativi di area provinciali”; - “Bando piani formativi sicurezza”; - “Corsi riconosciuti”; - “Direttiva apprendistato province”; - “Direttiva disoccupati – mercato del lavoro”; - “Direttiva occupati”; - “Formazione continua – l. 236/93”; - “Formazione individuale province”. Al termine di questa selezione si arriva al campione di effettivo interesse, composto da 7.049 lavoratori per un totale di 10.215 episodi formativi. 1.1. Le caratteristiche dei corsi Come mostrato nella Tabella 1, la formazione per lavoratori occupati è un insieme piuttosto eterogeneo di direttive, riconducibili a fonti diverse di finanziamento. In termini pratici, l’insieme degli episodi formativi si può ricondurre a due gruppi distinti: tre quarti dei corsi sono svolti da lavoratori occupati a titolo personale o su invito dell’impresa, il quarto restante è composto dai corsi che sono parte integrante dell’attività prevista per gli assunti con contratto di apprendistato. 4 Tabella 1. Distribuzione per direttiva degli episodi formativi direttiva bando piani formativi di area provinciali bando piani formativi sicurezza corsi riconosciuti direttiva apprendistato province direttiva disoccupati - mdl direttiva occupati formazione continua - l. 236/93 formazione individuale province Totale 5% 2% 4% 23% 11% 16% 1% 39% 482 213 396 2.352 1.073 1.611 138 3.950 100% 10.215 I corsi appartenenti alle varie direttive hanno contenuti molto vari, distinguibili solo entro una certa misura. Questi sono spesso generici, ed è alta l’incidenza dei corsi di lingue, di informatica e per la sicurezza. Per quanto riguarda le direttive più numerose, i corsi a iniziativa individuale (direttiva “formazione individuale province”, che copre quasi il 40% del totale) spiccano soprattutto per l’alta incidenza dei corsi di lingue (45%), mentre quelli a domanda aziendale (direttiva “occupati”) hanno un contenuto fortemente orientato a particolari aspetti della gestione di impresa (sicurezza, burnout, conflitti). Più vari, e con contenuti apparentemente più professionalizzanti, sono i corsi delle altre grandi direttive (“disoccupati” e “apprendistato”). Una seconda caratterizzazione dei corsi, non completamente slegata dai suoi contenuti, ha a che fare con la durata1 (Tabella 2): le durate dei corsi per occupati sono mediamente molto brevi. Nel campione di interesse solo il 20% dura più di 100 ore, e il 20% dura meno di 20 ore. Tabella 2. Distribuzione per durata degli episodi formativi direttiva bando piani formativi di area provinciali bando piani formativi sicurezza corsi riconosciuti direttiva apprendistato province direttiva disoccupati - mdl direttiva occupati formazione continua - l. 236/93 formazione individuale province Totale fino a 50 ore 91% 100% 9% 42% 16% 86% 85% 37% da 51 a 100 ore 9% 0% 48% 11% 26% 14% 15% 60% da 101 a 150 ore 0% 0% 36% 47% 26% 0% 0% 3% 47% 33% 16% più di 150 ore 0% 0% 7% 0% 31% 0% 0% 0% Totale 100% (482) 100% (213) 100% (396) 100% (2.352) 100% (1.073) 100% (1.611) 100% (138) 100% (3.950) 4% 100% (10.215) In linea di massima esiste una relazione tra il contenuto professionale del corso e la sua durata: se quelli molto brevi sono soprattutto corsi per sicurezza e gestione di altre particolari situazioni di impresa (non a caso l’86% dei corsi della direttiva “occupati” è di scarsa durata), i pochi con una durata superiore sono quelli che si concentrano sullo svolgimento di una specifica attività professionale. In linea con quanto si può dedurre dai titoli dei corsi appartenenti alle varie 1 Qui e nel seguito la durata del corso è espressa in numero di ore di teoria. 5 direttive, i corsi più lunghi appartengono alle direttive nel cui ambito si scorge un orientamento più professionalizzante: quella dell’apprendistato e, soprattutto, quella dei corsi rivolti generalmente ai disoccupati. In quest’ultima in particolare si concentrano quelli di durata superiore alle 150 ore; si tratta tra l’altro della direttiva in cui si svolgono quasi tutti i corsi (pochi, meno di 400 su 10.215) che prevedono il rilascio di una qualifica o di un titolo di specializzazione. 1.2. Le caratteristiche dei partecipanti Ai 10.215 episodi formativi corrispondono 7.049 lavoratori. Uno su quattro ha svolto nel biennio di osservazione almeno due distinti corsi per occupati, e uno su dieci ne ha svolti almeno tre. Diversa è ovviamente la situazione degli apprendisti, tenuti a rispettare un certo piano formativo, per i quali si osserva la frequentazione di più di un corso in un caso su tre2. I 7.049 partecipanti ai corsi di formazione sono in uguale misura uomini e donne (Tabella 3), e uno su otto è straniero. La distribuzione per età mostra una forte variabilità, e quasi un lavoratore su quattro ha più di 45 anni. Per quanto riguarda il livello di istruzione, la popolazione si può sostanzialmente suddividere tra un 40% di non diplomati e un 60% di diplomati. Questa descrizione sintetica nasconde delle differenze non irrilevanti tra i partecipanti a differenti tipologie di corso. Per esempio, se i lavoratori più giovani si trovano quasi esclusivamente nei corsi per apprendisti, gli over 45 sono maggiormente concentrati nei corsi delle direttive meno professionalizzanti (“occupati” e “formazione individuale province”, le direttive classiche della formazione continua). Dall’altro lato, i corsi con contenuti generalmente più professionalizzanti sono frequentati da una quota visibilmente maggiore di stranieri (il 20%). Tabella 3. Caratteristiche demografiche e sociali dei partecipanti ai corsi di formazione sesso femmine 48% straniera 12% fino a 25 26-35 36-45 più di 45 totale 21% 28% 28% 22% 100% titolo di studio inferiore al diploma diploma laurea o superiore totale 42% 43% 16% 100% Totale 7.049 nazionalità età Nota: informazioni desunte dal sistema informativo della formazione professionale 2 Per tutti coloro (apprendisti e non) che hanno svolto più di un corso, l’analisi farà riferimento a quello più rilevante, inteso come quello di maggiore durata. 6 A fianco della descrizione anagrafica dei partecipanti ai corsi è possibile, ricorrendo ai dati del SILP, darne una della condizione lavorativa. I dati del SILP consentono di ricavare informazioni tanto sulla storia lavorativa precedente all’inizio del corso quanto su quella successiva. Va tuttavia evidenziato un rilevante problema nella fase di incrocio dei due sistemi informativi: di 7.049 lavoratori disponibili, solo 4.157 sono utilizzabili a seguito dell’incrocio con il SILP3. I problemi sono dovuti in circa metà dei casi alla non rintracciabilità dei formati (non esistenza dell’anagrafica) sul SILP, nell’altra metà a informazioni sulla condizione lavorativa non congruenti con la teorica condizione di occupato a inizio corso. Ai problemi sui dati è dedicato maggiore spazio nell’Appendice 1; in questa sezione ci si limita a evidenziare che rispetto al campione iniziale quello utilizzato da qui in poi mostra una maggiore incidenza dei lavoratori più giovani e, dal lato dei corsi, un aumento del peso dei corsi di apprendistato in luogo di quelli della direttiva “occupati” (formazione continua a domanda aziendale). Osservando il settore di impiego si notano, in linea di massima, deboli connessioni con il tipo di formazione svolta. La Tabella 4 mostra che, almeno per quanto riguarda le principali direttive, la suddivisione mantiene spesso le stesse proporzioni per i lavoratori occupati nei vari settori. L’eccezione più evidente è rappresentata dagli occupati nell’ambito commerciale, concentrati in misura molto maggiore nei corsi per l’apprendistato. Tabella 4. Settore di impiego; distribuzione nelle principali direttive formazione direttiva direttiva direttiva individuale settore apprendistato disoccupati occupati province agricoltura 6% 0% 31% 60% industria 25% 11% 3% 57% costruzioni 31% 3% 4% 52% commercio 52% 7% 3% 35% servizi alle imprese 23% 9% 21% 40% sociosanitario 3% 22% 27% 33% altri servizi 30% 11% 6% 36% Totale 28% 10% 9% 43% altre 3% 4% 10% 3% 8% 15% 16% 10% Totale 100% (35) 100% (779) 100% (608) 100% (551) 100% (418) 100% (441) 100% (1.011) 100% (3.843)* * 314 osservazioni con dati mancanti sui settori di impiego La particolarità dell’apprendistato si spiega anche osservando le qualifiche di lavoro (Tabella 5). Quasi la metà dei formati ha una qualifica di livello impiegatizio o superiore, mentre la restante si divide tra un 20% di addetti in attività commerciali e un 30% di operai. Il ricorso all’apprendistato è molto più marcato per gli addetti del commercio, mentre gli addetti in altre mansioni si concentrano maggiormente nella formazione a domanda individuale. 3 I lavoratori disponibili sono in verità 4.615. Dal momento che per produrre le successive stime degli effetti -a cui è propedeutica l’attività qui descritta- sarà opportuno ridursi alle 4.157 persone che nello stesso periodo non hanno svolto altri corsi non di interesse (corsi da disoccupati, o più spesso, corsi relativi a progetti anticrisi), le descrizioni date nel seguito si basano direttamente sul campione definitivo. 7 Tabella 5. Qualifica di impiego; distribuzione nelle principali direttive qualifica impiegato (o qualifica superiore) addetto in attività commerciali operaio Totale formazione direttiva direttiva direttiva individuale apprendistato disoccupati occupati province 14% 9% 13% 51% 53% 11% 6% 24% 27% 9% 8% 45% 27% 10% 10% 43% altre 11% 6% 10% 10% Totale 100% (1.897) 100% (909) 100% (1.351) 100% (4.157) Per quanto riguarda i contratti di lavoro, c’è una forte polarizzazione dei lavoratori attorno alle condizioni di apprendista (29% del campione) e di dipendente a tempo indeterminato (57%); del 14% restante, la metà è composta da dipendenti con contratto a tempo determinato. Se è evidente che un lavoratore a termine inizia a formarsi quando ha un’anzianità aziendale non superiore a qualche anno (lo stesso discorso vale per gli apprendisti), per gli assunti a tempo indeterminato si nota che la formazione è svolta in qualunque momento della carriera (Tabella 6). Tabella 6. Tipo di contratto e anzianità aziendale al momento della formazione anzianità 1. max 6 mesi 2. fino a 1 anno 3. fino a 3 anni 4. fino a 10 anni 5. più di 10 anni Totale apprendistato 21% 30% 42% 6% 0% 100% (1.196) contratto di lavoro tempo indeterminato altro 6% 59% 6% 19% 25% 9% 39% 7% 24% 5% 100% 100% (2.359) (602) Totale 18% 15% 28% 25% 14% 100% (4.157) Il tipo di contratto posseduto veicola in parte anche la direttiva a cui si ha accesso: mentre gli apprendisti sono coinvolti in corsi della omonima direttiva, gli altri lavoratori si concentrano soprattutto nella formazione continua a domanda individuale, con l’unica visibile differenza tra assunti stabili e altri lavoratori a termine (60% per i primi e il 50% per i secondi) colmata soprattutto da una maggiore partecipazione ai corsi per disoccupati (Tabella 7). Tabella 7. Tipo di contratto e direttiva di appartenenza del corso direttiva direttiva apprendistato direttiva disoccupati direttiva occupati formazione individuale province altre Totale contratto di lavoro tempo apprendistato indeterminato altro Totale 89% 1% 4% 27% 2% 12% 18% 10% 0% 14% 13% 10% 7% 60% 50% 43% 2% 12% 15% 10% 100% 100% 100% 100% (1.196) (2.359) (602) (4.157) 8 Al crescere dell’anzianità aziendale sembra inoltre che il ricorso alla formazione sia sempre più una questione di iniziativa personale, stando almeno alle direttive di riferimento. Tra gli assunti stabili, i corsi della direttiva a domanda individuale pesano meno del 40% per i lavoratori con anzianità inferiore a 6 mesi e crescono progressivamente fino a superare il 65% per i lavoratori con anzianità superiore a 10 anni. 9 2. Le condizioni lavorative successive alla formazione In questa sezione si presentano le condizioni lavorative di chi ha partecipato a corsi di formazione, osservate a una distanza di 12 mesi dall’inizio del corso4. La descrizione si concentra in particolare su tre aspetti: - la probabilità di occupazione, che rappresenta la misura in cui un lavoratore già occupato si è mantenuto tale; - la probabilità di occupazione presso la stessa impresa in cui si lavorava all’inizio del corso; - la probabilità di occupazione a tempo indeterminato, utile soprattutto a cogliere le opportunità di stabilizzazione per chi lavorava con contratti a termine. Dopo 12 mesi, l’86% dei formati è ancora occupato, in larga maggioranza (77%, cioè l’88% degli occupati) presso l’impresa in cui lavoravano al momento di iniziare la formazione. Tre occupati su cinque sono occupati a tempo indeterminato (Tabella 8). Un secondo aspetto indagato è l’eventuale variazione, per gli occupati, della qualifica di lavoro. Si tratta di un aspetto su cui è necessario porre cautela, dal momento che sono molto frequenti tanto l’assunzione con una qualifica non conforme alle mansioni svolte quanto l’imprecisa registrazione di tali qualifiche5. A questo proposito, a un anno di distanza si osserva una scarsa variabilità: la qualifica del 94% degli occupati è la stessa. Tabella 8. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato 86% 77% 57% variazioni di qualifica (livello) migliorata invariata peggiorata 3% 94% 3% Questi risultati identificano una condizione media che, al suo interno, nasconde una serie di situazioni piuttosto diverse. Una stratificazione dei risultati, presentata nel seguito, aiuta a delineare un quadro più chiaro. 2.1. Le condizioni lavorative successive, per stato occupazionale iniziale La discriminante di maggiore rilievo è rappresentata senza dubbio dalla condizione lavorativa, in particolare contrattuale (Tabella 9), al momento di iniziare il corso. Le diverse tipologie contrattuali individuano infatti non solo percorsi formativi differenti, come mostrato in precedenza, ma anche un’evoluzione professionale ovviamente diversa. 4 L’85% dei corsi si conclude entro sei mesi, il 99% entro nove mesi. Ci si basa sulla macroqualifica, individuata dalla prima cifra del relativo codice ISTAT. Questo permette di classificare le qualifiche in otto categorie di differente livello (1=dirigente, 2=professione intellettuale di alta specializzazione, …, 7=operaio semiqualificato, 8=professione non qualificata). 5 10 In primo luogo, gli occupati a tempo indeterminato mostrano una condizione lavorativa ben prevedibile, caratterizzata da una sostanziale invariabilità della condizione lavorativa. Per certi aspetti gli apprendisti versano in una situazione simile: alta probabilità di occupazione (80%) e di permanenza presso la stessa impresa (70%), a fronte però di una bassissima probabilità di occupazione a tempo indeterminato, in linea con le aspettative per chi ha un contratto a termine di lunga durata6. Tabella 9. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per contratto di lavoro all’inizio della formazione Apprendistato n=1.196 percentuale di occupati 80% percentuale di occupati presso la stessa impresa 70% percentuale di occupati a tempo indeterminato 12% Tempo indeterminato n=2.359 percentuale di occupati 93% percentuale di occupati presso la stessa impresa 86% percentuale di occupati a tempo indeterminato 90% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 3% 94% 4% 2% 96% 1% Altro n=602 percentuale di occupati 73% percentuale di occupati presso la stessa impresa 53% percentuale di occupati a tempo indeterminato 15% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 9% 83% 7% I soggetti restanti sono solo il 14%, ma rappresentano la categoria di maggiore interesse per l’analisi. Sono lavoratori con altri contratti a termine, la cui evoluzione professionale è meno scontata. Nel loro caso, la metà lavora presso la stessa impresa di prima, e un altro 20% svolge un nuovo lavoro. La percentuale di persone che hanno un’occupazione stabile è del 15%. Per quanto riguarda il livello della mansione svolta, un’analisi delle qualifiche mostra una variabilità correlata al grado di precarietà dell’impiego, ma comunque sempre contenuta: le variazioni di livello sono inferiori al 4% per gli occupati a tempo indeterminato e arrivano quasi al 17% per gli occupati con 6 Tra coloro che sono al termine del percorso di apprendistato (anzianità aziendale superiore a 3 anni) si osserva un anno dopo una probabilità di occupazione del 90% circa, di permanenza presso la stessa impresa dell’84% e di occupazione a tempo indeterminato del 58%. 11 altri contratti a termine. In tutti i casi, chi cambia mostra una probabilità simile di transitare verso qualifiche di livello superiore e inferiore. I risultati della Tabella 9 sono sufficienti a spiegare buona parte delle dinamiche lavorative successive, e ogni altro punto di vista può essere sostanzialmente ricondotto alla situazione contrattuale iniziale. Nella Tabella 10 si presentano ad esempio i risultati divisi per anzianità aziendale, riconducibili di fatto al contratto di lavoro: maggiore l’anzianità, maggiore la probabilità di lavorare a tempo indeterminato; viceversa, le anzianità minori sono riconducibili ai lavori a termine, mentre l’apprendistato rappresenta ancora una condizione di mezzo. Tabella 10. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per anzianità aziendale 6 mesi o meno n=748 percentuale di occupati 73% percentuale di occupati presso la stessa impresa 55% percentuale di occupati a tempo indeterminato 24% fino a 1 anno n=647 percentuale di occupati 78% percentuale di occupati presso la stessa impresa 66% percentuale di occupati a tempo indeterminato 28% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 8% 84% 7% 3% 93% 4% fino a 3 anni n=1.158 percentuale di occupati 88% percentuale di occupati presso la stessa impresa 80% percentuale di occupati a tempo indeterminato 52% fino a 10 anni n=1.015 percentuale di occupati 94% percentuale di occupati presso la stessa impresa 87% percentuale di occupati a tempo indeterminato 86% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 2% 95% 3% 3% 96% 1% più di 10 anni n=589 percentuale di occupati 95% percentuale di occupati presso la stessa impresa 91% percentuale di occupati a tempo indeterminato 89% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 1% 98% 1% 12 2.2. Le condizioni lavorative successive, per caratteristiche demografiche Anche un’analisi per gruppi demografici restituisce risultati riconducibili in parte alla condizione lavorativa all’ingresso. È soprattutto il caso dell’età (Tabella 11), che permette di identificare nelle fasce più giovani gli apprendisti: questi sono l’81% tra gli under 25 e il 24% tra i 26-35enni. Nelle fasce meno giovani, la popolazione si divide in quattro quinti di occupati stabili e un quinto di occupati a termine (non apprendisti). Tabella 11. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per età fino a 25 n=1.106 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa Percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 36-45 n=1.073 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 20% 26-35 n=1.262 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato 4% 91% 5% variazioni di qualifica migliorata Invariata peggiorata 79% 68% 78% più di 45 n=716 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato 2% 96% 2% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 91% 83% 86% 76% 59% 4% 93% 3% 89% 82% 76% 2% 96% 2% Per quanto riguarda le altre caratteristiche demografiche, maschi e femmine mostrano condizioni post formazione praticamente identiche. Dal lato della nazionalità, si osservano esiti mediamente migliori per gli italiani, che si traducono in una probabilità media di occupazione superiore in media di circa 10 punti percentuali (Tabella 12). Non si tratta in questo caso di una differenza spiegabile né con differenti condizioni lavorative iniziali e tantomeno con altre differenze: un confronto tra italiani e stranieri a parità di condizioni rispetto alle altre caratteristiche iniziali restituisce sempre lo stesso risultato7. 7 Si può tentare di saggiare l’ipotesi che la differenza sia dovuta alla maggiore mobilità territoriale, andando a osservare i motivi di cessazione per coloro che hanno concluso l’esperienza lavorativa in essere all’inizio del corso, e verificando se gli stranieri danno le dimissioni più frequentemente degli italiani. Questo in verità non succede. Le dimissioni sono per entrambi il motivo principale, con uguale frequenza (46%). Le uniche differenze evidenti riguardano una maggiore incidenza dei licenziamento per “giustificato motivo oggettivo” per gli stranieri (22% contro 12%) e una minore incidenza della fine naturale dei contrati a termine (18% contro 25%). 13 Tabella 12. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per nazionalità Italiani n=3.482 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 59% Stranieri n=675 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato 46% 3% 94% 3% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 3% 93% 3% 88% 78% 78% 70% 2.3. Le condizioni lavorative successive, per tipo di corso A livello di direttiva (Tabella 13), gli esiti lavorativi sono sostanzialmente diversi tra i corsi per l’apprendistato e gli altri corsi. Per i primi è inferiore la probabilità di essere occupati (e anche di esserlo presso la stessa impresa), e soprattutto lo è la probabilità di lavorare a tempo indeterminato, per i motivi già detti in precedenza. Gli altri corsi hanno esiti che sono una media di quelli degli assunti stabili (più numerosi, e con esiti migliori) e quelli degli altri occupati a termine. Tabella 13. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per direttiva del corso Direttiva Apprendistato n=1.123 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata Invariata peggiorata Direttiva Disoccupati – MdL n=408 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 12% Direttiva Occupati n=422 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato 3% 94% 4% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 79% 69% 64% Formazione Individuale Province n=1.805 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato 7% 89% 4% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 85% 71% 89% 84% 77% 2% 95% 3% 91% 82% 76% 3% 95% 2% 14 Altre direttive n=399 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 85% 72% 63% 2% 96% 2% Riguardo ai corsi frequentati (Tabella 14), emerge prima di tutto la classe dei corsi di durata tra le 101 e le 150 ore, con esiti assimilabili a quelli visti in precedenza per i corsi di apprendistato. La “coincidenza” è dovuta al fatto che effettivamente i corsi coincidono: la classe di durata fra le 101 e le 150 ore contiene quasi esclusivamente corsi di 120 ore svolti dagli apprendisti8. Tabella 14. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per durata del corso fino a 50 ore n=1.547 percentuale di occupati 87% percentuale di occupati presso la stessa impresa 78% percentuale di occupati a tempo indeterminato 67% da 51 a 100 ore n=1.498 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 3% 95% 3% da 101 a 150 ore n=957 percentuale di occupati 80% percentuale di occupati presso la stessa impresa 70% percentuale di occupati a tempo indeterminato 20% più di 150 ore n=155 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 3% 94% 3% 89% 80% 69% 3% 94% 3% 83% 68% 56% 12% 86% 2% 8 Negli anni in cui si concentra l’analisi l’apprendistato era soggetto a formazione obbligatoria per un totale di 120 ore l’anno. A seguito del dlgs 167/2011 le ore minime di formazione per gli apprendisti si sono successivamente ridotte: nell’arco dell’intero periodo di validità del contratto di lavoro vanno svolte rispettivamente 40, 64 e 120 ore da apprendisti laureati, diplomati o con livello di istruzione dell’obbligo. 15 Tra le altre tipologie di corso non si osservano grandi differenze. Resta da evidenziare una caratteristica dei (pochi) corsi di maggiore durata. Si è fin qui osservata una variabilità molto contenuta delle qualifiche nel tempo, fatta parziale eccezione per i lavoratori temporanei, per i quali c’è una uguale probabilità di lavorare dopo la formazione con una qualifica di livello tanto superiore (9%) quanto inferiore (7%) alla precedente. Quello dei corsi di maggiore durata (che vedono una partecipazione maggiore di occupati a termine, circa il 26%, a fronte di una percentuale media del 16% tra gli altri corsi per non apprendisti) è l’unico caso distintivo: tra coloro per cui la qualifica è cambiata nel tempo (14%), la variazione è coincisa quasi sempre con un miglioramento. 2.4. In che misura gli esiti dipendono dall’aver concluso il corso con successo? I risultati presentati si riferiscono a tutti gli occupati che si sono iscritti a un corso di formazione. Non si è data fin qui alcuna evidenza riguardo al fatto che questi lavoratori abbiano effettivamente portato a termine con successo i corsi a cui si sono iscritti. La conclusione positiva del corso è però una questione rilevante, dal momento che per verificare a quali esiti occupazionali conduce la formazione sarebbe opportuno concentrarsi su chi l’ha svolta effettivamente, e non solo nominalmente. La scelta di osservare tutti gli iscritti dipende più che altro dal fatto che gli esiti finali dei corsi (dove per esito si intende, in questo caso, la conclusione positiva del corso9) in alcuni casi non sono registrati. È infatti un problema noto quello relativo ai corsi della direttiva “Formazione Individuale Province”, per i quali gli esiti non sono mai registrati nel sistema informativo della formazione professionale. A causa di questa lacuna si è scelto di non condizionarsi agli esiti in nessun caso, con l’obiettivo di mantenere uniformità di trattamento dei vari corsi. È comunque sensato dare evidenza della misura in cui gli esiti lavorativi successivi dipendono dalla conclusione positiva dei corsi, anche per riflettere sull’opportunità di restringere l’osservazione, in fase di stima degli effetti, ai soli casi che si configurano come concreto “trattamento”. La percentuale di corsi conclusa con successo è intorno all’85%, con una variabilità contenuta fra le varie direttive. Un caso a parte è rappresentato dall’apprendistato, dove la probabilità che un corso si concluda positivamente è solo del 71%. Come mostrato nella Tabella 15, gli esiti lavorativi cambiano sensibilmente con l’esito del corso, e sono generalmente migliori per chi ha concluso il corso positivamente10. Questa non è una prova a favore dell’efficacia dei corsi: un corso concluso negativamente potrebbe ad esempio essere il risultato (e non la causa) dell’interruzione di un rapporto di lavoro. Le differenze tra le condizioni lavorative di chi ha concluso il corso con e senza successo suggeriscono in ogni caso di usare particolare cautela nella stima degli effetti della formazione, indagando la misura in cui tali stime variano al variare del gruppo di partecipanti considerato. 9 Quando registrate, le informazioni sugli esiti del corso permettono di osservare eventuali abbandoni, lo stato di “idoneità” (cioè il completamento del corso) e, laddove previste, il conseguimento della qualifica o specializzazione. 10 Una stratificazione per contratto iniziale (non presentata qui per necessità di sintesi) mostra che le differenze di esiti lavorativi sono, come prevedibile, meno evidenti per gli occupati a tempo indeterminato. 16 Tabella 15. Esiti dei corsi ed esiti lavorativi Direttiva Apprendistato n=1.123 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato Direttiva Occupati n=422 esito esito positivo negativo (71%) (29%) 88% 58% 80% 42% 9% 19% Direttiva Disoccupati – MdL n=408 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato esito positivo (85%) 89% esito negativo (14%) 87% 84% 86% 76% 81% Formazione Individuale Province n=1.805 esito esito positivo negativo (80%) (20%) 88% 75% 74% 60% 66% 58% percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato esiti non registrati 91% 82% 76% Altre direttive n=399 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato esito positivo (88%) 87% esito negativo (12%) 67% 74% 57% 65% 48% 17 3. Come stimare gli effetti della partecipazione a un corso I risultati presentati nelle sezioni precedenti offrono un panorama descrittivo della formazione per occupati. Essi illustrano in prima istanza cos’è la formazione per occupati e chi vi partecipa; secondariamente, mostrano cosa succede, dal punto di vista professionale, dopo la frequentazione di un corso. Riguardo a ciò che succede dopo un corso di formazione, una descrizione degli esiti non è sufficiente a trarre indicazioni sull’effetto che la partecipazione a un corso può produrre. La condizione lavorativa osservata dopo il corso può essere, sia per esiti positivi che negativi, il semplice risultato dell’evoluzione della storia individuale che si sarebbe manifestato anche in assenza del corso. Per cercare di stimare l’effetto prodotto dalla partecipazione a un corso (o, in altri termini, in che misura la partecipazione a un corso ha prodotto esiti lavorativi che in sua assenza non si sarebbero osservati) si confrontano gli esiti lavorativi dei formati con quelli di un gruppo di lavoratori che nello stesso periodo non hanno svolto alcun corso. Questo approccio è noto come control group design. 3.1. Il control group design: potenzialità e limiti L’idea alla base del control group design, cioè del confronto degli esiti di un gruppo di “trattati” con un gruppo di “controlli” (nel nostro caso partecipanti e non partecipanti alla formazione, che qui rappresenta il “trattamento”), è che i secondi forniscano un buon termine di paragone per i primi, rappresentando ciò che sarebbe successo loro se non avessero ricevuto il trattamento (“cosa sarebbe successo se…” viene chiamato situazione controfattuale). Se gli esiti dei due gruppi sono diversi, la differenza è quindi da addebitare al trattamento che un solo gruppo ha ricevuto. È cioè l’effetto ricercato. L’idea, per quanto semplice, non è facilmente applicabile. Il fatto stesso che alcuni soggetti siano trattati e altri no, sia ciò dovuto alla propria volontà piuttosto che a meccanismi di selezione esterni, può rendere i due gruppi differenti in partenza, col risultato che gli esiti dei due gruppi avrebbero potuto essere diversi anche se nessuno dei due fosse stato trattato. In altri termini, il gruppo di controllo non fornisce un buon controfattuale per i trattati, e la stima degli effetti può non essere corretta. Il rischio di differenze di partenza può essere scongiurato solo nel caso in cui la distinzione tra trattati e non trattati sia avvenuta a seguito di un processo puramente casuale. Quando (molto spesso) ciò non succede, bisogna cercare delle soluzioni alternative per ristabilire a posteriori la somiglianza. Una possibilità è quella del matching, o abbinamento: esso consiste nell’abbinare, per effettuare i confronti, ogni trattato con uno o più trattati ad esso molto simili, seguendo il ragionamento che due soggetti molto simili avrebbero mostrato, in assenza di trattamento, gli stessi esiti. La credibilità dei risultati così ottenuti dipende in questo caso dalla qualità degli 18 abbinamenti: maggiore è il numero di caratteristiche individuali sulla base delle quali si verifica la somiglianza dei soggetti, più credibili sono le stime degli effetti11. Se si dispone di poche informazioni sui soggetti, può darsi che essi siano simili rispetto ad alcune caratteristiche, ma diversi rispetto ad altre non osservabili, e le stime degli effetti non sarebbero in tal caso corrette. Non solo le informazioni devono essere osservabili: può anche darsi che alcuni fattori che creano selezione non siano osservabili né misurabili per loro natura. In tal caso bisogna da un lato domandarsi se esistano delle informazioni che in una certa misura approssimino quella non osservabile, dall’altro tenere in considerazione che in una certa misura una distorsione residua nelle stime potrebbe permanere. 3.2. Il disegno di ricerca per stimare gli effetti della formazione per occupati Va prima di tutto detto che il confronto va condotto fra due gruppi di lavoratori occupati: i primi lo sono al momento della formazione, i secondi devono esserlo nello stesso periodo. Fatta questa premessa, è il caso di riflettere su quali siano le possibili fonti di distorsione in questo specifico caso: che cosa in particolare potrebbe essere alla base di differenze negli esiti dei due gruppi, indipendentemente dalla frequentazione di un corso? La risposta a questa domanda non aiuta necessariamente a migliorare la qualità delle stime: l’analisi si basa sui dati amministrativi, i cui contenuti non sono ampliabili. Si tratta quindi di usare, quali che siano le fonti di distorsione, i dati disponibili il meglio possibile. Porsi la domanda aiuta però, se non altro, a capire quale potrebbe essere la direzione della distorsione e in quale misura questa potrebbe non essere controllabile con le informazioni disponibili. I potenziali fattori distorsivi sono ovviamente molti. In questa sede ci si limita a riflettere sui possibili principali meccanismi alla sua base. Un primo fattore di distorsione potrebbe riguardare gli aspetti motivazionali: nella misura in cui un partecipante a un corso è più motivato di un altro (possibile, almeno nei casi in cui la decisione di frequentare un corso è del lavoratore), il primo potrebbe mostrare esiti migliori anche in assenza di formazione. Per quanto riguarda le altre caratteristiche individuali, potrebbe succedere che la propensione alla formazione dipenda anche dal livello di professionalità del lavoratore; in questo caso la direzione della distorsione è, senza dati alla mano, meno prevedibile. Un secondo fattore riguarda il lavoratore indirettamente, ed è la volontà del datore di lavoro di continuare il rapporto, che potrebbe essere correlata positivamente con la probabilità di partecipare a un corso (in particolare nei casi in qui questo è a carico del datore). Si tratta di una distorsione che può assumere una certa importanza dal momento che, come mostrato in precedenza, gli occupati a un anno di distanza lo sono spesso (indipendentemente dal contratto di lavoro) presso la stessa impresa. Le stime degli effetti dovrebbero, per essere credibili, essere ottenute confrontando soggetti formati e non formati a parità di condizioni rispetto a (cioè simili rispetto a) tutti i fattori iniziali, inclusi quelli appena descritti. Per tentare di fare questo si dispone del SILP. L’abbinamento di trattati e controlli è solitamente effettuato in modo probabilistico: per ogni trattato non si cercano controlli identici rispetto a tutte le caratteristiche osservabili (sarebbe 11 Maggiore il numero di caratteristiche sulla base delle quali si verifica la somiglianza, maggiore la misura in cui i soggetti abbinati saranno realmente simili. Di conseguenza sarà più credibile l’ipotesi che due soggetti ritenuti simili avrebbero mostrato, in assenza di trattamento, simili esiti. 19 molto difficile, al crescere del loro numero). Si preferisce invece creare delle variabili di sintesi, e verificare la somiglianza tra soggetti rispetto a queste informazioni sintetiche. La più comune di queste variabili di sintesi è il propensity score. Questa è costruita in modo che due individui simili rispetto a tale score, anche se non identici rispetto a ogni singola caratteristica, si possano considerare abbastanza affini da poter dire che in assenza di trattamento avrebbero mostrato gli stessi esiti12. Dal momento che per l’analisi qui descritta si teme in particolare la distorsione che può derivare da fattori strettamente connessi alla condizione lavorativa iniziale dei lavoratori, si ritiene opportuno operare un controllo più stringente: ogni lavoratore formato e i suoi controlli abbinati devono essere identici rispetto a una serie di caratteristiche di primaria importanza, relative al lavoro in corso. Si parla in questo caso di abbinamento esatto. La procedura di stima è quindi la seguente: - prima fase: abbinamento esatto. Per ogni formato, si crea un proprio gruppo di controllo formato da tutte le persone (estratte dall’archivio delle comunicazioni obbligatorie del SILP) con queste caratteristiche: - assunte nello stesso periodo del formato (con una tolleranza massima di 3 mesi), ancora occupate al momento in cui il formato ha iniziato il corso; - operanti nello stesso settore (controllo effettuato sulle prime due lettere del codice ATECO); - operanti con la stessa qualifica (controllo effettuato sulla prima cifra del codice ISTAT); - assunte con lo stesso contratto. - seconda fase: affinamento stime. Al termine della prima fase si ottiene per ogni formato un gruppo di controlli abbinati che sono identici rispetto ad alcune caratteristiche. Possono ovviamente restare delle differenze in altri aspetti, ma un abbinamento esatto rispetto a tutte le caratteristiche note sarebbe impensabile. Per questo motivo si segue una strada diversa: si analizza sul campione totale (separatamente per gruppi di assunti con diversi contratti) la misura in cui gli esiti lavorativi successivi sono influenzati in media dall’insieme delle altre caratteristiche. Le influenze così stimate sono utilizzate per stimare un “esito netto”, che rappresenta quale sarebbe stato l’esito dei lavoratori se essi avessero avuto tutti le medesime caratteristiche. Queste caratteristiche (o variabili di controllo) sono, oltre a quelle già citate nella prima fase: - le anagrafiche (età, sesso, nazionalità); - la residenza (circoscrizione del lavoro di riferimento); - il titolo di studio13; 12 Per una trattazione più esaustiva della tecnica si rimanda a Martini A. e Sisti M. (2009), Valutare il successo delle politiche pubbliche, Il Mulino. 13 Il titolo di studio dei formati è stato fin qui descritto ricorrendo agli archivi amministrativi della formazione professionale, in cui questo è registrato per tutti al momento dell’iscrizione al corso. Dal momento che questo archivio non contiene le informazioni sulle unità di controllo, si ricorrerà da qui in poi al titolo di studio registrato sul SILP. Per coloro che compaiono in entrambi i database, i titoli possono non essere allineati (e talvolta su SILP sono mancanti, dal momento che in linea di massima sono registrati solo per chi si è iscritto a un Centro per l’Impiego). Per mantenere uniformità di trattamento tra trattati e controlli, si utilizzerà per tutti l’informazione presente nel SILP. 20 - l’essersi o meno iscritto a un Centro per l’Impiego; - l’essere stato occupato o non occupato n mesi prima, con un’osservazione a cadenza semestrale (fino a 48 mesi prima); - l’essere stato occupato o non occupato presso la stessa impresa n mesi prima, con un’osservazione a cadenza semestrale (fino a 48 mesi prima). Mettendo in secondo piano gli aspetti tecnici della procedura, e traducendola in risultati, si può dire che al termine si hanno, per ogni formato, i) un esito lavorativo (osservato) e ii) un controfattuale (osservato sui controlli ad esso abbinati) “netti”, cioè stimati come se tutte le unità coinvolte fossero uguali rispetto a tutte le variabili di controllo. Confrontando gli esiti medi dei formati con il controfattuale medio si può infine stimare l’effetto medio della formazione sugli occupati. Le stime sono credibili nella misura in cui l’insieme delle variabili di controllo può spiegare le differenze di partenza tra i due gruppi. 21 4. I risultati dell’analisi In questa sezione si sintetizzano le stime degli effetti della formazione per occupati. Prima di presentare i risultati sono opportune due osservazioni. La prima osservazione riguarda la popolazione analizzata. A partire da un ampio insieme di formati nel 2010-2011 si sono selezionati i partecipanti a corsi di interesse, in particolare escludendo chi ha partecipato a (brevi) corsi di formazione in adempimento alla partecipazione a interventi anticrisi, e poi escludendo una parte dei lavoratori restanti a causa di lacune o errori nei dati. Questi 4.157 lavoratori sono classificabili secondo varie dimensioni; si è dato ampio risalto a quella relativa al contratto di lavoro al momento della formazione (assunti a tempo indeterminato, apprendisti, altri), che da un lato è parzialmente riconducibile alle altre, dall’altro è quella che più di tutte permette di distinguere tra gruppi con marcate differenze. Le stime degli effetti saranno presentate secondo questa classificazione, tenendo in considerazione che: - i dipendenti a tempo indeterminato sono i più numerosi, ma rappresentano un gruppo di minore interesse, dal momento che è prevedibile una scarsa variabilità nel tempo della loro condizione (compresa la qualifica, come si appura dalla Tabella 9); - gli assunti a termine, apprendisti esclusi, sono solo il 14% della popolazione, ma sono soggetti alla maggiore indeterminatezza nel futuro prossimo, e rappresentano quindi il gruppo su cui concentrare l’interesse; - tutti gli apprendisti devono partecipare a corsi di formazione (almeno negli anni considerati); visto che il gruppo di controllo si dovrebbe basare su apprendisti non formati, non è possibile crearlo. Un eventuale apprendista che non risulti partecipare a un corso sarebbe frutto di un errore nei dati (quindi un trattato) o di un contratto interrotto prematuramente (quindi caratterizzato da condizioni di partenza difficilmente assimilabili a quelle del trattato). Per questo motivo la stima degli effetti non tiene in considerazione gli apprendisti. La seconda osservazione riguarda un’ulteriore perdita di unità di analisi in questa fase, dovuta al fatto che per alcuni formati non si trova nessun controllo adatto nella fase di abbinamento esatto. La perdita è contenuta, e riguarda 334 soggetti. Nella Tabella 16 sono presentate, a scopo descrittivo, le differenze tra il gruppo delle osservazioni perse e del gruppo analizzato. Le caratteristiche del gruppo di analisi (“con controlli”) sono sostanzialmente le stesse di quello iniziale, anche per via della scarsa incidenza sul totale delle perdite (i “senza controlli” pesano per l’8% circa). Per quanto riguarda le caratteristiche distintive delle unità escluse, si nota una sovrarappresentazione di italiani, degli over 45 (e quindi non apprendisti), e dei lavoratori con alto livello di istruzione. Per quanto riguarda i contratti di lavoro all’ingresso, le perdite riguardano 40, 219 e 75 soggetti rispettivamente per apprendistato (comunque escluso), tempo indeterminato e altri contratti. Le unità restanti sono 1.156, 2.140 e 527. 22 Tabella 16. Caratteristiche demografiche e sociali dei partecipanti ai corsi di formazione senza controlli con controlli sesso femmine 49% 50% straniera 5% 17% fino a 25 26-35 36-45 più di 45 totale 13% 29% 34% 24% 100% 28% 30% 25% 17% 100% 31% 46% 22% 100% 42% 43% 15% 100% 12% 66% 22% 100% 30% 56% 14% 100% 334 3.823 nazionalità età titolo di studio inferiore al diploma diploma laurea o superiore totale contratto di lavoro apprendistato tempo indeterminato altro totale Totale 4.1. I risultati In estrema sintesi, si può affermare che l’effetto stimato dei corsi di formazione per occupati è, se non nullo, di entità modesta (Tabella 17). Tabella 17. Stima degli effetti della formazione, per tipo di contrato all’inizio del corso Tempo indeterminato n=2.140 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata ** stime significative per α=5% Contratti a termine (escluso apprendistato) 93% 86% effetto stimato +1% +2%** 90% 0 2% 96% 1% 0 0 0 n=527 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 73% 53% effetto stimato +4%* +2% 15% -1% 9% 83% 7% +1% -1% 0 * stime significative per α=10% 23 Le variazioni nelle condizioni lavorative imputabili al corso sono marginali. Per quanto riguarda le qualifiche rivestite, non si stima alcun cambiamento. La formazione sembra però aumentare tanto la probabilità di occupazione quanto quella di permanere presso la stessa azienda. Per quanto riguarda chi era occupato a tempo indeterminato, si stima una lieve variazione positiva nella probabilità di permanere presso la stessa azienda. Tuttavia, come evidenziato in precedenza, è il gruppo dei lavoratori a termine quello su cui va concentrata maggiormente l’attenzione. Per questi, il risultato più evidente (e l’unico la cui stima sia in una certa misura significativa) è un aumento di quattro punti percentuali nella probabilità di essere occupati dopo un anno. Come detto in precedenza, la divisione della popolazione dei formati basata sul contratto di lavoro a inizio corso è quella che permette di identificare con più chiarezza gruppi in condizioni diverse, ragione per cui è stata adottata per separare le stime degli effetti. Stratificazioni alternative non mettono in luce situazioni particolarmente diverse. Partendo dalla classificazione proposta si può cercare di indagare in maggiore dettaglio gli effetti stimati, ricorrendo a una doppia stratificazione. È però un’operazione che va fatta con parsimonia, considerato il basso numero di osservazioni disponibili. Qui si propone un dettaglio basato sulle principali direttive di appartenenza del corso. Tabella 18. Stima degli effetti della formazione, per tipo di contrato all’inizio del corso e direttiva DIRETTIVA DISOCCUPATI - MDL Tempo indeterminato n=266 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata Contratti a termine (escluso apprendistato) 92% 80% effetto stimato 0% -3% 86% -3% 1% 93% 6% -1% -3% +4% n=101 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata Invariata peggiorata effetto stimato 69% +3% 49% -1% 12% -2% 11% 74% 14% +3% -8% +5% 24 DIRETTIVA OCCUPATI Tempo indeterminato n=281 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata Contratti a termine (escluso apprendistato) 94% 89% effetto stimato +2% +5%** 92% +1% 1% 96% 3% -1% -1% +2% FORMAZIONE INDIVIDUALE PROVINCE Tempo indeterminato n=1.294 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata ** stime significative per α=5% n=66 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata Invariata peggiorata effetto stimato 74% +10%* 64% +10%* 17% +2% 16% 82% 2% +6% -5% -1% Contratti a termine (escluso apprendistato) 94% 87% effetto stimato +1%** +2%** 91% +1% 1% 97% 2% 0 0 0 n=260 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata Invariata peggiorata effetto stimato 72% +2% 53% +1% 20% +4%* 6% 81% 13% -1% -1% +2% * stime significative per α=10% Come mostrato nella Tabella 18, le conclusioni che si possono trarre da una ulteriore stratificazione non sono molto diverse da quelle generali. Per quanto riguarda gli assunti a tempo indeterminato, le stime sono perlopiù non significative. Quando lo sono, si stima un miglioramento lieve nella probabilità di occupazione e permanenza presso la stessa impresa. Resta, nonostante tutte le cautele adottate in fase di stima, il dubbio che queste differenze positive possano rappresentare il frutto di differenze a priori nelle intenzioni dei datori di lavoro. Nel caso dei lavoratori a termine le stime sono decisamente più variabili. Questa alta variabilità va vista anche alla luce dello scarso numero di osservazioni, ragione per cui le stime risultano essere anche in questo caso poco significative. A questo proposito appare emblematica la situazione di chi svolge corsi della direttiva Occupati, per cui si stimano differenze positive di notevole entità. Secondo le stime, per quanto significative al margine, le probabilità di occupazione e permanenza presso la stessa impresa aumentano di 10 punti percentuali (con una 25 probabilità media di permanenza decisamente superiore a quella di chi frequenta altri corsi)14. Vanno però fatte due osservazioni. La prima, di maggiore importanza, è che il gruppo è composto da poche decine di lavoratori, ragione per cui variazioni anche visibili rappresentano in ogni caso una differenza osservata su poche unità. In secondo luogo, sorprende il fatto che i risultati migliori si osservino per i corsi afferenti a tale direttiva, che non hanno un particolare contenuto professionalizzante. Questo fa emergere il sospetto che di nuovo l’eventuale legame di causaeffetto sia inverso: data l’intenzione del datore di lavoro di proseguire il rapporto, aumenta la probabilità di finanziare la formazione del lavoratore. 4.2. In che misura gli effetti stimati dipendono dall’aver concluso il corso con successo? Nella Sezione 2 si è detto che il lavoro considera tutti gli iscritti ai corsi di formazione, senza distinguere tra chi ha e non ha concluso il corso con successo. La scelta si basa su semplici motivi di opportunità, dal momento che per i corsi afferenti alla direttiva “Formazione Individuale Province”, che è la più numerosa in assoluto, le informazioni sugli esiti dei corsi sono completamente mancanti. Si è visto in precedenza che restringendo l’osservazione a chi conclude un corso con successo si ottengono esiti lavorativi abbastanza differenti. In questo paragrafo, ferme restando le cautele interpretative già stressate, si presentano le stime degli effetti relative a coloro per cui è registrata una conclusione positiva del corso. Il numero di osservazioni si riduce drasticamente, ma soprattutto a causa della perdita della direttiva “Formazione Individuale Province”. Per quanto riguarda le altre direttive, si mantiene almeno l’80% di osservazioni. Come si può osservare nelle Tabelle 19 e 20, le conclusioni non cambiano rispetto a prima. Limitando l’osservazione alle stime significative, i risultati subiscono variazioni non superiori a due punti percentuali. Tabella 19. Stima degli effetti della formazione, per chi ha concluso con successo il corso Tempo indeterminato n=692 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata ** stime significative per α=5% 14 Contratti a termine (escluso apprendistato) 92% 84% effetto stimato 0% +1% 89% 0 1% 96% 2% -1% -1% +2% effetto n=213 stimato 77% +5%* percentuale di occupati percentuale di occupati presso 56% +3% la stessa impresa percentuale di occupati a tempo 11% -3% indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata 7% 83% 9% +1% -2% +1% * stime significative per α=10% Si è verificato che questo non è dovuto a una semplice maggiore durata dei contratti all’ingresso. 26 Tabella 20. Stima degli effetti della formazione, per chi ha concluso con successo il corso (per direttiva) DIRETTIVA DISOCCUPATI - MDL Tempo indeterminato n=220 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata Contratti a termine (escluso apprendistato) 92% 80% effetto stimato -1% -4% 86% -3% 2% 92% 6% -1% -3% +4%** DIRETTIVA OCCUPATI Tempo indeterminato ** stime significative per α=5% variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata effetto stimato 74% +5% 55% +2% 14% 0% 11% 75% 14% +3% -7% +3% Contratti a termine (escluso apprendistato) n=233 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata n=77 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato 96% 90% effetto stimato +3%** +6%** 93% +3% 1% 96% 3% -1% -2% +2% n=62 percentuale di occupati percentuale di occupati presso la stessa impresa percentuale di occupati a tempo indeterminato variazioni di qualifica migliorata invariata peggiorata effetto stimato 74% +11%* 63% +11%** 16% +2% 17% 80% 2% +9% -7% -1% * stime significative per α=10% 27 5. Conclusioni Questo rapporto presenta evidenza su un ambito scarsamente esplorato, relativo agli effetti che può produrre (sulle carriere) lo svolgimento di un corso di formazione da occupati. Il motivo dello scarso approfondimento sul tema è da addebitarsi da un lato alla maggiore importanza attribuita alla formazione intesa come strumento per aiutare i disoccupati a trovare lavoro, dall’altro al fatto che gli abituali outcome di una valutazione (come la percentuale di occupati) sono considerati scarsamente rilevanti per una popolazione già occupata all’ingresso. È un punto di vista che trova supporto anche nel fatto che la maggior parte dei formati è costituita da lavoratori stabili, per i quali la probabilità di cambiamento è minima, per cui può essere al più di interesse approfondire ambiti secondari (e difficilmente analizzabili, a causa della qualità dei dati) quali le variazioni di qualifica. Un altro argomento a favore dello scarso interesse sull’argomento è che spesso i corsi svolti da occupati hanno contenuti scarsamente professionalizzanti. La formazione per occupati non è però solo svolta da occupati stabili, e non riguarda solo brevi corsi non professionalizzanti. Questo è motivo sufficiente per studiare il legame tra formazione ed esiti lavorativi, soprattutto per quelle persone che non hanno una situazione lavorativa definita. I risultati dell’analisi parlano di un beneficio dubbio: data una certa condizione lavorativa all’ingresso (definita da settore, qualifica, anzianità aziendale e contratto di lavoro), svolgere o meno un corso di formazione non modifica sensibilmente la condizione lavorativa futura. Per quanto riguarda eventuali variazioni di qualifica, la qualità e la numerosità dei dati non permettono di giungere a conclusioni chiare. Per quanto riguarda gli outcome di base come la probabilità di occupazione successiva e la probabilità di restare presso la stessa impresa, i risultati più rilevanti si osservano in situazioni di scarsa rilevanza o interpretabilità. Più in generale, l’effetto stimato della formazione per un occupato è positivo, ma di entità contenuta. 28 Appendice 1. I problemi da affrontare nell’utilizzo dei dati amministrativi Il campione di formati utilizzato per l’analisi descritta è costruito a partire da un più ampio insieme di persone che hanno terminato un corso di formazione in Provincia di Alessandria, estratto dal sistema informativo regionale della formazione professionale. In questa appendice si descrivono con maggiore dettaglio i passi effettuati per la costruzione del campione, evidenziando le eventuali criticità incontrate. La procedura prende le mosse da un’estrazione dal sistema informativo della formazione professionale relativa a tutti gli episodi formativi (cioè i binomi corso-partecipante) gestiti dalla Provincia di Alessandria e terminati nel 2009-2011. Questa estrazione, che conta 70.758 record (coppie corso-partecipante), è già stata depurata da tutti quei corsi registrati nel sistema ma mai avviati o non terminati (per i quali lo stato di avanzamento registrato a sistema non ha raggiunto la condizione di “attività a fine corso”). A partire da questo insieme si effettua una serie di restrizioni che circoscrivono l’osservazione ai dati di interesse per l’analisi: - si limita l’osservazione ai corsi terminati nel biennio 2010-2011; - nel caso dei (pochi) corsi pluriennali, si considerano i soli record riferiti all’ultima annualità del corso; - vengono conservati i soli record relativi a persone che erano occupate a inizio corso (condizione occupazionale dichiarata uguale a “occupato” o “apprendista”); - si limita l’osservazione ai corsi di interesse (questa restrizione ha soprattutto l’effetto di eliminare i record relativi ai lavoratori inseriti nelle misure anticrisi); questi sono individuati sulla base delle direttive che li finanziano: - “Bando piani formativi di area provinciali”; - “Bando piani formativi sicurezza”; - “Corsi riconosciuti”; - “Direttiva apprendistato province”; - “Direttiva disoccupati – mercato del lavoro”; - “Direttiva occupati”; - “Formazione continua – l. 236/93”; - “Formazione individuale province”. Al termine di questa procedura si ottiene un gruppo di 10.215 episodi formativi, corrispondenti a 7.049 persone. Altre successive restrizioni (ad esempio l’eliminazione di persone per le quali si osserva nello stesso periodo la partecipazione ad altri corsi per disoccupati, oppure in misure anticrisi) svolgono un ruolo di minore importanza. Esiste tuttavia un ulteriore passaggio fondamentale per giungere al campione finale, ed è l’incrocio dei dati fin qui utilizzati con quelli del SILP. L’incrocio con il SILP è necessario soprattutto per ricavare le informazioni sulla storia lavorativa, sia precedente (in particolare per ricavare le informazioni sul lavoro svolto al momento della partecipazione al corso) che successiva (che rappresenta l’outcome dell’analisi). 29 La fusione tra i dati fin qui utilizzati e quelli del SILP si basa sul codice fiscale, identificativo individuale disponibile in entrambe le banche dati. A questo stadio si evidenzia la vera criticità del processo di predisposizione del campione: dei 7.049 individui disponibili, solo 5.893 sono rintracciabili sul SILP. Degli altri 1.556 non è possibile trovare il nominativo: sembrano non essersi mai iscritti a un Centro per l’Impiego, né esiste alcuna comunicazione obbligatoria di rapporti di lavoro che li coinvolga, né altri eventi che ne comportino la presenza nel sistema. Una esplorazione dei motivi alla base di questo problema può essere condotta entro certi limiti, verificando quali caratteristiche hanno le persone (e i corsi da loro frequentati) che non sono rintracciabili, come mostrato nella Tabella APP1. Un primo, chiaro motivo di non rintracciabilità è l’età dei lavoratori. Sono persone che presumibilmente lavorano da molti anni presso la stessa impresa, ragione per cui la relativa comunicazione di avviamento non è mai entrata nel sistema informativo. La percentuale totale di soggetti non rintracciabili è del 16%, ma è pari al 9% tra gli under 40 e al 30% tra gli over 40. Restringendo l’attenzione agli over 50, questa supera il 40%. Per quanto riguarda le altre caratteristiche individuali, la percentuale di soggetti non rintracciabili è superiore tra gli uomini e gli italiani, ma si tratta di un mero riflesso dell’effetto dell’età. Prima di tutto gli italiani sono mediamente meno giovani; questa spiegazione non vale però nel confronto tra uomini e donne, che hanno in media la stessa età. Ciò che spiega questa situazione è il fatto che gli uomini italiani hanno, rispetto agli altri (e ciò vale di conseguenza, a livello medio, anche per gli uomini rispetto alle donne e per gli italiani rispetto agli stranieri), una minore rintracciabilità, da addebitare presumibilmente alla maggiore stabilità (o anzianità) lavorativa, e al conseguente maggior rischio che la comunicazione relativa alla propria assunzione non sia mai stata inserita nel SILP. Come mostrato nella Tabella 1, limitando l’osservazione ai soggetti più giovani si osserva un riallineamento della probabilità di non essere rintracciati per tutte le categorie. Tabella APP1. Percentuale di persone non rintracciabili in SILP, per caratteristiche individuali e del corso frequentato popolazione totale N direttive dei corsi frequentati bando piani formativi di area provinciali 373 213 bando piani formativi sicurezza 372 corsi riconosciuti 1.412 direttiva apprendistato province 816 direttiva disoccupati – mdl 758 direttiva occupati 91 formazione continua - l 236 3.014 formazione individuale province formati con 40 anni o meno percentuale di non rintracciabili sul SILP N percentuale di non rintracciabili sul SILP 31% 25% 26% 2% 17% 29% 12% 16% 205 40 264 1.412 500 339 49 1.739 22% 3% 17% 2% 14% 20% 16% 8% formati con 30 anni o meno N percentuale di non rintracciabili sul SILP 63 7 124 1.387 206 110 16 641 22% 0% 18% 2% 18% 13% 19% 6% 30 popolazione totale N percentuale di non rintracciabili sul SILP 1.509 2.014 1.948 1.577 formati con 40 anni o meno formati con 30 anni o meno N percentuale di non rintracciabili sul SILP 4% 10% 18% 35% 1.509 2.014 1.025 4% 10% 14% 1.509 1.045 4% 9% 839 6.210 10% 17% 699 3.849 9% 9% 443 2.111 8% 6% Maschio Femmina 3.644 3.405 19% 14% 2.383 2.165 10% 7% 1.340 1.214 6% 6% Totale 7.049 16% 4.548 9% 2.554 6% N percentuale di non rintracciabili sul SILP Età 25 o meno 26-35 36-45 46 o più nazionalità Straniera Italiana genere Un confronto rispetto ai tipi di corso frequentati mostra una certa variabilità nei tassi di non rintracciabilità, più difficilmente spiegabile con i dati disponibili. La responsabilità dell’età in questo caso sembra infatti solo parziale. Per quanto riguarda ad esempio i corsi connessi agli apprendistati, la percentuale di non rintracciabili è minima ed è palesemente correlata a una bassa età all’ingresso. In altri casi questa relazione non è scontata; si possono ad esempio porre a confronto le direttive “Occupati” e “Formazione Individuale Province”, scoprendo che la prima ha un tasso di non rintracciabili sistematicamente maggiore. È del 29% contro il 16% se osservata su tutta la popolazione, 20% contro 8% e 13% contro 6% se si restringe l’osservazione alle classi di età più giovani. Il motivo non è una differenza di età residua all’interno delle classi considerate, dal momento che questa tende progressivamente a zero: tra gli under 40 l’età media nei due gruppi è rispettivamente di 33 e di 32, tra gli under 30 è di 27 in entrambi. Non si hanno neppure indicazioni rispetto all’eventualità che, a parità di età, siano anzianità aziendali diverse a spiegare la differenza osservata; un’osservazione dei soggetti rintracciabili sin SILP e della loro storia lavorativa mostra infatti che i contratti mediamente meno recenti sono quelli della direttiva col minore tasso di non rintracciabili. A proposito dei contratti di lavoro, è a questi che si lega l’ultima, rilevante criticità nella costruzione del campione. Una volta ristretta l’attenzione ai rintracciabili in SILP è necessario verificare che, stando alla banca dati delle comunicazioni obbligatorie sui rapporti di lavoro, questi fossero effettivamente occupati al momento dell’inizio del corso. Non si tratta di una mera verifica della corrispondenza dei requisiti formali: il controllo va fatto perché solo sui lavoratori che soddisfano questa condizione si svolgerà l’analisi. Le ragioni sono due: 31 - - l’analisi si concentra sulla condizione lavorativa, e per verificare cosa succede dopo il corso di formazione è preferibile avere una certa fiducia che i dati rispetto al prima siano corretti. Inoltre, eventuali trasformazioni o cambi di lavoro sono individuabili solo rispetto a una condizione di occupazione (nota) al momento dell’iscrizione al corso; l’analisi controfattuale si baserà sul confronto tra i formati e un gruppo di non formati, scelti tra coloro che al momento dell’iscrizione dei primi avevano in essere contratti lavorativi simili ai loro. Queste condizioni possono essere verificate solo per i formati che effettivamente risultavano (secondo il SILP) occupati in quel momento. Dei 5.893 lavoratori rintracciabili in SILP, un altro migliaio va perso in questa operazione: restano 4.615 persone. Solo un decimo dei dati mancanti è dovuto all’assenza di qualsiasi comunicazione obbligatoria relativa al lavoratore. Per gli altri, è semplicemente assente una comunicazione aperta a cavallo dell’iscrizione15. In questo caso una spiegazione dei problemi è ancora meno chiara. Come si vede nella Tabella APP2, c’è ancora un evidente legame tra le caratteristiche individuali e (soprattutto) del corso e la probabilità di avere dati errati. Si osserva una certa correlazione positiva tra probabilità di non rintracciabilità e di errore: per sei direttive su otto, al crescere di una probabilità cresce l’altra. A livello di caratteristiche del lavoratore, ciò che incide maggiormente è l’età, che però svolge un’influenza differente da quella descritta in precedenza. In questo caso non si osserva una probabilità che varia progressivamente con l’età: questa è simile per tutti tranne che per gli under 25, per i quali è decisamente inferiore. La ragione è da addebitare al tipo di corso svolto: i lavoratori più giovani partecipano in massa ai corsi legati allo svolgimento di un apprendistato, i quali (forse a causa del fatto che il contratto ha una data di inizio molto recente) hanno un tasso di errore minimo. Concentrando l’attenzione sulle altre direttive, il rapporto tra età e probabilità di errore è addirittura (lievemente, dal 28% degli under 25 al 23% degli over 45) decrescente con l’età. Le differenze descritte potrebbero essere addebitabili a vari fattori, tra questi una diversa incidenza dei lavori in proprio, non presenti sul SILP, ma con le informazioni a disposizione non è possibile fare ulteriori indagini. 15 A questo proposito va specificato che i dati delle comunicazioni obbligatorie sono sottoposti a pulizia e correzione preventiva prima delle analisi. Una delle correzioni riguarda la chiusura di episodi lavorativi rimasti aperti a cui seguono altri episodi lavorativi. Tale correzione è però fatta nel rispetto dei criteri legislativi: due episodi si considerano non sovrapponibili (e quindi si chiude il più vecchio a ridosso dell’apertura del secondo) solo nel caso in cui siano entrambi contratti di lavoro dipendente e almeno uno sia full time. 32 Tabella APP2. Percentuale di persone rintracciabili in SILP ma con dati errati sul rapporto di lavoro all’inizio del corso, per caratteristiche individuali e del corso frequentato popolazione totale direttive dei corsi frequentati bando piani formativi di area provinciali bando piani formativi sicurezza corsi riconosciuti direttiva apprendistato province direttiva disoccupati – mdl direttiva occupati formazione continua - l 236 formazione individuale province età 25 o meno 26-35 36-45 46 o più nazionalità Straniera Italiana genere Maschio Femmina Totale formati con 40 anni o meno formati con 30 anni o meno N percentuale di errori N percentuale di errori 254 159 273 1.382 675 537 80 2.533 52% 24% 55% 4% 29% 15% 11% 22% 155 39 216 1.382 427 271 41 1.614 59% 15% 55% 4% 29% 16% 10% 22% 45 7 101 1.360 165 93 13 615 1.443 1.819 1.606 1.025 11% 23% 26% 23% 1.443 1.819 883 11% 23% 25% 1.443 11% 956 21% 757 5.136 21% 21% 634 3.511 18% 19% 409 13% 1.990 15% 2.948 2.945 22% 20% 2.140 2.005 20% 18% 1.259 15% 1.140 15% 5.893 21% 4.145 19% 2.399 15% N percentuale di errori 58% 0% 54% 4% 33% 16% 8% 24% 33
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