Rapporto

GLI ESITI LAVORATIVI
DEI CORSI DI FORMAZIONE PROFESSIONALE PER OCCUPATI
IN PROVINCIA DI ALESSANDRIA
Giugno 2014
Progetto Valutazione - Laboratorio Ida Rossi
ASVAPP – corso Vinzaglio 2, 10121 Torino
tel:
011.533191
fax:
011.5130721
e-mail: [email protected]
www.prova.org
www.laboratorioidarossi.org
Obiettivi
La formazione professionale ha suscitato negli ultimi anni un crescente interesse da parte delle
amministrazioni locali coinvolte nella sua programmazione. Questo interesse è uno dei motivi alla
base della progressiva diffusione di ricerche sul tema, che frequentemente hanno indagato gli esiti
occupazionali dei formati, e in alcuni casi hanno cercato di stimare gli effetti della formazione
ricevuta.
Il maggior interesse in tema di formazione professionale è generalmente rivolto ai corsi per
disoccupati, con l’obiettivo di stimare la probabilità che i formati riescano successivamente (grazie
alla formazione?) a trovare un lavoro. Scarsa è invece l’attenzione posta agli esiti della formazione
per lavoratori occupati. Il lavoro di seguito descritto, commissionato dalla Provincia di Alessandria,
si concentra su questo secondo tipo di corsi partendo dalla considerazione che questi possono
influire, se non sulla transizione dallo stato di disoccupazione a quello di occupazione, su altri
aspetti dell’evoluzione professionale, quali ad esempio la probabilità di mantenersi occupati, o di
stabilizzare la propria condizione lavorativa, o più in generale di migliorarla.
L’obiettivo del lavoro è quindi in primo luogo descrivere le caratteristiche della formazione per
occupati nel territorio e le condizioni lavorative successive dei partecipanti. In secondo luogo
verificare la fattibilità di una analisi degli effetti della formazione per occupati.
L’analisi, basata sui dati degli archivi amministrativi della formazione professionale (per
identificare i formati) e del lavoro (per l’analisi delle storie lavorative), si concentra sui lavoratori
che hanno terminato un corso di formazione nel biennio 2010-2011.
3
1.
Una breve descrizione dei corsi
L’analisi si concentra sui corsi di formazione rivolti ai lavoratori occupati della Provincia di
Alessandria, terminati tra il 2010 e il 2011. Per individuare il gruppo di soggetti su cui concentrare
l’analisi è stato necessario partire dall’universo degli iscritti alla formazione professionale per poi
introdurre una serie di filtri. Secondo il sistema informativo della formazione professionale, 16.389
persone si sono iscritte a corsi con termine previsto nel biennio 2010-2011, per un totale di 60.078
episodi formativi (intesi qui e nel seguito come “partecipazione di una specifica persona a uno
specifico corso”). A partire da questo universo sono state poi apportate alcune restrizioni :
- in primo luogo, l’attenzione si è concentrata sulle sole persone che, stando al sistema
informativo, erano occupate all’inizio del corso. Questa restrizione porta ad individuare
11.177 persone e 50.280 episodi formativi;
- in secondo luogo, vanno selezionati i soli corsi di interesse, eliminando quelli che, per loro
natura, sono poco accomunabili ai classici corsi per occupati (si tratta in gran parte delle
numerose attività di politica attiva sviluppate nell’ambito dei progetti anticrisi e che sono
considerate adempimento obbligatorio per poter ricevere i vari sostegni al reddito o
beneficiare della cassa integrazione in deroga). Il processo di selezione, concordato con la
Provincia anche a seguito di un confronto con gli esperti della Regione Piemonte, ha
portato a restringere l’analisi ai corsi inclusi nelle direttive:
- “Bando piani formativi di area provinciali”;
- “Bando piani formativi sicurezza”;
- “Corsi riconosciuti”;
- “Direttiva apprendistato province”;
- “Direttiva disoccupati – mercato del lavoro”;
- “Direttiva occupati”;
- “Formazione continua – l. 236/93”;
- “Formazione individuale province”.
Al termine di questa selezione si arriva al campione di effettivo interesse, composto da 7.049
lavoratori per un totale di 10.215 episodi formativi.
1.1. Le caratteristiche dei corsi
Come mostrato nella Tabella 1, la formazione per lavoratori occupati è un insieme piuttosto
eterogeneo di direttive, riconducibili a fonti diverse di finanziamento. In termini pratici, l’insieme
degli episodi formativi si può ricondurre a due gruppi distinti: tre quarti dei corsi sono svolti da
lavoratori occupati a titolo personale o su invito dell’impresa, il quarto restante è composto dai
corsi che sono parte integrante dell’attività prevista per gli assunti con contratto di apprendistato.
4
Tabella 1. Distribuzione per direttiva degli episodi formativi
direttiva
bando piani formativi di area provinciali
bando piani formativi sicurezza
corsi riconosciuti
direttiva apprendistato province
direttiva disoccupati - mdl
direttiva occupati
formazione continua - l. 236/93
formazione individuale province
Totale
5%
2%
4%
23%
11%
16%
1%
39%
482
213
396
2.352
1.073
1.611
138
3.950
100%
10.215
I corsi appartenenti alle varie direttive hanno contenuti molto vari, distinguibili solo entro una
certa misura. Questi sono spesso generici, ed è alta l’incidenza dei corsi di lingue, di informatica e
per la sicurezza. Per quanto riguarda le direttive più numerose, i corsi a iniziativa individuale
(direttiva “formazione individuale province”, che copre quasi il 40% del totale) spiccano
soprattutto per l’alta incidenza dei corsi di lingue (45%), mentre quelli a domanda aziendale
(direttiva “occupati”) hanno un contenuto fortemente orientato a particolari aspetti della gestione
di impresa (sicurezza, burnout, conflitti). Più vari, e con contenuti apparentemente più
professionalizzanti, sono i corsi delle altre grandi direttive (“disoccupati” e “apprendistato”).
Una seconda caratterizzazione dei corsi, non completamente slegata dai suoi contenuti, ha a
che fare con la durata1 (Tabella 2): le durate dei corsi per occupati sono mediamente molto brevi.
Nel campione di interesse solo il 20% dura più di 100 ore, e il 20% dura meno di 20 ore.
Tabella 2. Distribuzione per durata degli episodi formativi
direttiva
bando piani formativi di area provinciali
bando piani formativi sicurezza
corsi riconosciuti
direttiva apprendistato province
direttiva disoccupati - mdl
direttiva occupati
formazione continua - l. 236/93
formazione individuale province
Totale
fino a 50
ore
91%
100%
9%
42%
16%
86%
85%
37%
da 51 a
100 ore
9%
0%
48%
11%
26%
14%
15%
60%
da 101 a
150 ore
0%
0%
36%
47%
26%
0%
0%
3%
47%
33%
16%
più di
150 ore
0%
0%
7%
0%
31%
0%
0%
0%
Totale
100% (482)
100% (213)
100% (396)
100% (2.352)
100% (1.073)
100% (1.611)
100% (138)
100% (3.950)
4% 100% (10.215)
In linea di massima esiste una relazione tra il contenuto professionale del corso e la sua durata: se
quelli molto brevi sono soprattutto corsi per sicurezza e gestione di altre particolari situazioni di
impresa (non a caso l’86% dei corsi della direttiva “occupati” è di scarsa durata), i pochi con una
durata superiore sono quelli che si concentrano sullo svolgimento di una specifica attività
professionale. In linea con quanto si può dedurre dai titoli dei corsi appartenenti alle varie
1
Qui e nel seguito la durata del corso è espressa in numero di ore di teoria.
5
direttive, i corsi più lunghi appartengono alle direttive nel cui ambito si scorge un orientamento
più professionalizzante: quella dell’apprendistato e, soprattutto, quella dei corsi rivolti
generalmente ai disoccupati. In quest’ultima in particolare si concentrano quelli di durata
superiore alle 150 ore; si tratta tra l’altro della direttiva in cui si svolgono quasi tutti i corsi (pochi,
meno di 400 su 10.215) che prevedono il rilascio di una qualifica o di un titolo di specializzazione.
1.2. Le caratteristiche dei partecipanti
Ai 10.215 episodi formativi corrispondono 7.049 lavoratori. Uno su quattro ha svolto nel biennio di
osservazione almeno due distinti corsi per occupati, e uno su dieci ne ha svolti almeno tre. Diversa
è ovviamente la situazione degli apprendisti, tenuti a rispettare un certo piano formativo, per i
quali si osserva la frequentazione di più di un corso in un caso su tre2.
I 7.049 partecipanti ai corsi di formazione sono in uguale misura uomini e donne (Tabella 3), e
uno su otto è straniero. La distribuzione per età mostra una forte variabilità, e quasi un lavoratore
su quattro ha più di 45 anni. Per quanto riguarda il livello di istruzione, la popolazione si può
sostanzialmente suddividere tra un 40% di non diplomati e un 60% di diplomati.
Questa descrizione sintetica nasconde delle differenze non irrilevanti tra i partecipanti a
differenti tipologie di corso. Per esempio, se i lavoratori più giovani si trovano quasi
esclusivamente nei corsi per apprendisti, gli over 45 sono maggiormente concentrati nei corsi delle
direttive meno professionalizzanti (“occupati” e “formazione individuale province”, le direttive
classiche della formazione continua). Dall’altro lato, i corsi con contenuti generalmente più
professionalizzanti sono frequentati da una quota visibilmente maggiore di stranieri (il 20%).
Tabella 3. Caratteristiche demografiche e sociali dei partecipanti ai corsi di formazione
sesso
femmine
48%
straniera
12%
fino a 25
26-35
36-45
più di 45
totale
21%
28%
28%
22%
100%
titolo di studio
inferiore al diploma
diploma
laurea o superiore
totale
42%
43%
16%
100%
Totale
7.049
nazionalità
età
Nota: informazioni desunte dal sistema informativo della formazione professionale
2
Per tutti coloro (apprendisti e non) che hanno svolto più di un corso, l’analisi farà riferimento a quello più rilevante,
inteso come quello di maggiore durata.
6
A fianco della descrizione anagrafica dei partecipanti ai corsi è possibile, ricorrendo ai dati del SILP,
darne una della condizione lavorativa. I dati del SILP consentono di ricavare informazioni tanto
sulla storia lavorativa precedente all’inizio del corso quanto su quella successiva. Va tuttavia
evidenziato un rilevante problema nella fase di incrocio dei due sistemi informativi: di 7.049
lavoratori disponibili, solo 4.157 sono utilizzabili a seguito dell’incrocio con il SILP3. I problemi sono
dovuti in circa metà dei casi alla non rintracciabilità dei formati (non esistenza dell’anagrafica) sul
SILP, nell’altra metà a informazioni sulla condizione lavorativa non congruenti con la teorica
condizione di occupato a inizio corso. Ai problemi sui dati è dedicato maggiore spazio
nell’Appendice 1; in questa sezione ci si limita a evidenziare che rispetto al campione iniziale
quello utilizzato da qui in poi mostra una maggiore incidenza dei lavoratori più giovani e, dal lato
dei corsi, un aumento del peso dei corsi di apprendistato in luogo di quelli della direttiva
“occupati” (formazione continua a domanda aziendale).
Osservando il settore di impiego si notano, in linea di massima, deboli connessioni con il tipo di
formazione svolta. La Tabella 4 mostra che, almeno per quanto riguarda le principali direttive, la
suddivisione mantiene spesso le stesse proporzioni per i lavoratori occupati nei vari settori.
L’eccezione più evidente è rappresentata dagli occupati nell’ambito commerciale, concentrati in
misura molto maggiore nei corsi per l’apprendistato.
Tabella 4. Settore di impiego; distribuzione nelle principali direttive
formazione
direttiva
direttiva direttiva individuale
settore
apprendistato disoccupati occupati province
agricoltura
6%
0%
31%
60%
industria
25%
11%
3%
57%
costruzioni
31%
3%
4%
52%
commercio
52%
7%
3%
35%
servizi alle imprese
23%
9%
21%
40%
sociosanitario
3%
22%
27%
33%
altri servizi
30%
11%
6%
36%
Totale
28%
10%
9%
43%
altre
3%
4%
10%
3%
8%
15%
16%
10%
Totale
100% (35)
100% (779)
100% (608)
100% (551)
100% (418)
100% (441)
100% (1.011)
100% (3.843)*
* 314 osservazioni con dati mancanti sui settori di impiego
La particolarità dell’apprendistato si spiega anche osservando le qualifiche di lavoro (Tabella 5).
Quasi la metà dei formati ha una qualifica di livello impiegatizio o superiore, mentre la restante si
divide tra un 20% di addetti in attività commerciali e un 30% di operai. Il ricorso all’apprendistato è
molto più marcato per gli addetti del commercio, mentre gli addetti in altre mansioni si
concentrano maggiormente nella formazione a domanda individuale.
3
I lavoratori disponibili sono in verità 4.615. Dal momento che per produrre le successive stime degli effetti -a cui è
propedeutica l’attività qui descritta- sarà opportuno ridursi alle 4.157 persone che nello stesso periodo non hanno
svolto altri corsi non di interesse (corsi da disoccupati, o più spesso, corsi relativi a progetti anticrisi), le descrizioni
date nel seguito si basano direttamente sul campione definitivo.
7
Tabella 5. Qualifica di impiego; distribuzione nelle principali direttive
qualifica
impiegato (o qualifica superiore)
addetto in attività commerciali
operaio
Totale
formazione
direttiva
direttiva direttiva
individuale
apprendistato disoccupati occupati
province
14%
9%
13%
51%
53%
11%
6%
24%
27%
9%
8%
45%
27%
10%
10%
43%
altre
11%
6%
10%
10%
Totale
100% (1.897)
100% (909)
100% (1.351)
100% (4.157)
Per quanto riguarda i contratti di lavoro, c’è una forte polarizzazione dei lavoratori attorno alle
condizioni di apprendista (29% del campione) e di dipendente a tempo indeterminato (57%); del
14% restante, la metà è composta da dipendenti con contratto a tempo determinato.
Se è evidente che un lavoratore a termine inizia a formarsi quando ha un’anzianità aziendale
non superiore a qualche anno (lo stesso discorso vale per gli apprendisti), per gli assunti a tempo
indeterminato si nota che la formazione è svolta in qualunque momento della carriera (Tabella 6).
Tabella 6. Tipo di contratto e anzianità aziendale al momento della formazione
anzianità
1. max 6 mesi
2. fino a 1 anno
3. fino a 3 anni
4. fino a 10 anni
5. più di 10 anni
Totale
apprendistato
21%
30%
42%
6%
0%
100%
(1.196)
contratto di lavoro
tempo
indeterminato altro
6% 59%
6% 19%
25%
9%
39%
7%
24%
5%
100% 100%
(2.359) (602)
Totale
18%
15%
28%
25%
14%
100%
(4.157)
Il tipo di contratto posseduto veicola in parte anche la direttiva a cui si ha accesso: mentre gli
apprendisti sono coinvolti in corsi della omonima direttiva, gli altri lavoratori si concentrano
soprattutto nella formazione continua a domanda individuale, con l’unica visibile differenza tra
assunti stabili e altri lavoratori a termine (60% per i primi e il 50% per i secondi) colmata
soprattutto da una maggiore partecipazione ai corsi per disoccupati (Tabella 7).
Tabella 7. Tipo di contratto e direttiva di appartenenza del corso
direttiva
direttiva apprendistato
direttiva disoccupati
direttiva occupati
formazione individuale province
altre
Totale
contratto di lavoro
tempo
apprendistato indeterminato altro Totale
89%
1%
4%
27%
2%
12% 18%
10%
0%
14% 13%
10%
7%
60% 50%
43%
2%
12% 15%
10%
100%
100% 100%
100%
(1.196)
(2.359) (602) (4.157)
8
Al crescere dell’anzianità aziendale sembra inoltre che il ricorso alla formazione sia sempre più una
questione di iniziativa personale, stando almeno alle direttive di riferimento. Tra gli assunti stabili,
i corsi della direttiva a domanda individuale pesano meno del 40% per i lavoratori con anzianità
inferiore a 6 mesi e crescono progressivamente fino a superare il 65% per i lavoratori con anzianità
superiore a 10 anni.
9
2.
Le condizioni lavorative successive alla formazione
In questa sezione si presentano le condizioni lavorative di chi ha partecipato a corsi di formazione,
osservate a una distanza di 12 mesi dall’inizio del corso4.
La descrizione si concentra in particolare su tre aspetti:
- la probabilità di occupazione, che rappresenta la misura in cui un lavoratore già occupato si
è mantenuto tale;
- la probabilità di occupazione presso la stessa impresa in cui si lavorava all’inizio del corso;
- la probabilità di occupazione a tempo indeterminato, utile soprattutto a cogliere le
opportunità di stabilizzazione per chi lavorava con contratti a termine.
Dopo 12 mesi, l’86% dei formati è ancora occupato, in larga maggioranza (77%, cioè l’88% degli
occupati) presso l’impresa in cui lavoravano al momento di iniziare la formazione. Tre occupati
su cinque sono occupati a tempo indeterminato (Tabella 8).
Un secondo aspetto indagato è l’eventuale variazione, per gli occupati, della qualifica di lavoro.
Si tratta di un aspetto su cui è necessario porre cautela, dal momento che sono molto frequenti
tanto l’assunzione con una qualifica non conforme alle mansioni svolte quanto l’imprecisa
registrazione di tali qualifiche5. A questo proposito, a un anno di distanza si osserva una scarsa
variabilità: la qualifica del 94% degli occupati è la stessa.
Tabella 8. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la stessa impresa
percentuale di occupati a tempo indeterminato
86%
77%
57%
variazioni di qualifica (livello)
migliorata
invariata
peggiorata
3%
94%
3%
Questi risultati identificano una condizione media che, al suo interno, nasconde una serie di
situazioni piuttosto diverse. Una stratificazione dei risultati, presentata nel seguito, aiuta a
delineare un quadro più chiaro.
2.1. Le condizioni lavorative successive, per stato occupazionale iniziale
La discriminante di maggiore rilievo è rappresentata senza dubbio dalla condizione lavorativa, in
particolare contrattuale (Tabella 9), al momento di iniziare il corso. Le diverse tipologie
contrattuali individuano infatti non solo percorsi formativi differenti, come mostrato in
precedenza, ma anche un’evoluzione professionale ovviamente diversa.
4
L’85% dei corsi si conclude entro sei mesi, il 99% entro nove mesi.
Ci si basa sulla macroqualifica, individuata dalla prima cifra del relativo codice ISTAT. Questo permette di classificare
le qualifiche in otto categorie di differente livello (1=dirigente, 2=professione intellettuale di alta specializzazione, …,
7=operaio semiqualificato, 8=professione non qualificata).
5
10
In primo luogo, gli occupati a tempo indeterminato mostrano una condizione lavorativa ben
prevedibile, caratterizzata da una sostanziale invariabilità della condizione lavorativa.
Per certi aspetti gli apprendisti versano in una situazione simile: alta probabilità di occupazione
(80%) e di permanenza presso la stessa impresa (70%), a fronte però di una bassissima probabilità
di occupazione a tempo indeterminato, in linea con le aspettative per chi ha un contratto a
termine di lunga durata6.
Tabella 9. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per contratto di lavoro all’inizio
della formazione
Apprendistato
n=1.196
percentuale di occupati
80%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
70%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
12%
Tempo indeterminato
n=2.359
percentuale di occupati
93%
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
86%
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
90%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
3%
94%
4%
2%
96%
1%
Altro
n=602
percentuale di occupati
73%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
53%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
15%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
9%
83%
7%
I soggetti restanti sono solo il 14%, ma rappresentano la categoria di maggiore interesse per
l’analisi. Sono lavoratori con altri contratti a termine, la cui evoluzione professionale è meno
scontata. Nel loro caso, la metà lavora presso la stessa impresa di prima, e un altro 20% svolge un
nuovo lavoro. La percentuale di persone che hanno un’occupazione stabile è del 15%. Per quanto
riguarda il livello della mansione svolta, un’analisi delle qualifiche mostra una variabilità correlata
al grado di precarietà dell’impiego, ma comunque sempre contenuta: le variazioni di livello sono
inferiori al 4% per gli occupati a tempo indeterminato e arrivano quasi al 17% per gli occupati con
6
Tra coloro che sono al termine del percorso di apprendistato (anzianità aziendale superiore a 3 anni) si osserva un
anno dopo una probabilità di occupazione del 90% circa, di permanenza presso la stessa impresa dell’84% e di
occupazione a tempo indeterminato del 58%.
11
altri contratti a termine. In tutti i casi, chi cambia mostra una probabilità simile di transitare verso
qualifiche di livello superiore e inferiore.
I risultati della Tabella 9 sono sufficienti a spiegare buona parte delle dinamiche lavorative
successive, e ogni altro punto di vista può essere sostanzialmente ricondotto alla situazione
contrattuale iniziale. Nella Tabella 10 si presentano ad esempio i risultati divisi per anzianità
aziendale, riconducibili di fatto al contratto di lavoro: maggiore l’anzianità, maggiore la probabilità
di lavorare a tempo indeterminato; viceversa, le anzianità minori sono riconducibili ai lavori a
termine, mentre l’apprendistato rappresenta ancora una condizione di mezzo.
Tabella 10. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per anzianità aziendale
6 mesi o meno
n=748
percentuale di occupati
73%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
55%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
24%
fino a 1 anno
n=647
percentuale di occupati
78%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
66%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
28%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
8%
84%
7%
3%
93%
4%
fino a 3 anni
n=1.158
percentuale di occupati
88%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
80%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
52%
fino a 10 anni
n=1.015
percentuale di occupati
94%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
87%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
86%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
2%
95%
3%
3%
96%
1%
più di 10 anni
n=589
percentuale di occupati
95%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
91%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
89%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
1%
98%
1%
12
2.2. Le condizioni lavorative successive, per caratteristiche demografiche
Anche un’analisi per gruppi demografici restituisce risultati riconducibili in parte alla condizione
lavorativa all’ingresso. È soprattutto il caso dell’età (Tabella 11), che permette di identificare nelle
fasce più giovani gli apprendisti: questi sono l’81% tra gli under 25 e il 24% tra i 26-35enni. Nelle
fasce meno giovani, la popolazione si divide in quattro quinti di occupati stabili e un quinto di
occupati a termine (non apprendisti).
Tabella 11. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per età
fino a 25
n=1.106
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
Percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
36-45
n=1.073
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
20%
26-35
n=1.262
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
4%
91%
5%
variazioni di qualifica
migliorata
Invariata
peggiorata
79%
68%
78%
più di 45
n=716
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
2%
96%
2%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
91%
83%
86%
76%
59%
4%
93%
3%
89%
82%
76%
2%
96%
2%
Per quanto riguarda le altre caratteristiche demografiche, maschi e femmine mostrano condizioni
post formazione praticamente identiche. Dal lato della nazionalità, si osservano esiti mediamente
migliori per gli italiani, che si traducono in una probabilità media di occupazione superiore in
media di circa 10 punti percentuali (Tabella 12). Non si tratta in questo caso di una differenza
spiegabile né con differenti condizioni lavorative iniziali e tantomeno con altre differenze: un
confronto tra italiani e stranieri a parità di condizioni rispetto alle altre caratteristiche iniziali
restituisce sempre lo stesso risultato7.
7
Si può tentare di saggiare l’ipotesi che la differenza sia dovuta alla maggiore mobilità territoriale, andando a
osservare i motivi di cessazione per coloro che hanno concluso l’esperienza lavorativa in essere all’inizio del corso, e
verificando se gli stranieri danno le dimissioni più frequentemente degli italiani. Questo in verità non succede. Le
dimissioni sono per entrambi il motivo principale, con uguale frequenza (46%). Le uniche differenze evidenti
riguardano una maggiore incidenza dei licenziamento per “giustificato motivo oggettivo” per gli stranieri (22% contro
12%) e una minore incidenza della fine naturale dei contrati a termine (18% contro 25%).
13
Tabella 12. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per nazionalità
Italiani
n=3.482
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
59%
Stranieri
n=675
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
46%
3%
94%
3%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
3%
93%
3%
88%
78%
78%
70%
2.3. Le condizioni lavorative successive, per tipo di corso
A livello di direttiva (Tabella 13), gli esiti lavorativi sono sostanzialmente diversi tra i corsi per
l’apprendistato e gli altri corsi. Per i primi è inferiore la probabilità di essere occupati (e anche di
esserlo presso la stessa impresa), e soprattutto lo è la probabilità di lavorare a tempo
indeterminato, per i motivi già detti in precedenza. Gli altri corsi hanno esiti che sono una media di
quelli degli assunti stabili (più numerosi, e con esiti migliori) e quelli degli altri occupati a termine.
Tabella 13. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per direttiva del corso
Direttiva Apprendistato
n=1.123
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
Invariata
peggiorata
Direttiva Disoccupati – MdL
n=408
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
12%
Direttiva Occupati
n=422
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
3%
94%
4%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
79%
69%
64%
Formazione Individuale Province
n=1.805
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
7%
89%
4%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
85%
71%
89%
84%
77%
2%
95%
3%
91%
82%
76%
3%
95%
2%
14
Altre direttive
n=399
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
85%
72%
63%
2%
96%
2%
Riguardo ai corsi frequentati (Tabella 14), emerge prima di tutto la classe dei corsi di durata tra le
101 e le 150 ore, con esiti assimilabili a quelli visti in precedenza per i corsi di apprendistato. La
“coincidenza” è dovuta al fatto che effettivamente i corsi coincidono: la classe di durata fra le 101
e le 150 ore contiene quasi esclusivamente corsi di 120 ore svolti dagli apprendisti8.
Tabella 14. Condizioni lavorative 12 mesi dopo la formazione, per durata del corso
fino a 50 ore
n=1.547
percentuale di occupati
87%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
78%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
67%
da 51 a 100 ore
n=1.498
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
3%
95%
3%
da 101 a 150 ore
n=957
percentuale di occupati
80%
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
70%
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
20%
più di 150 ore
n=155
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
3%
94%
3%
89%
80%
69%
3%
94%
3%
83%
68%
56%
12%
86%
2%
8
Negli anni in cui si concentra l’analisi l’apprendistato era soggetto a formazione obbligatoria per un totale di 120 ore
l’anno. A seguito del dlgs 167/2011 le ore minime di formazione per gli apprendisti si sono successivamente ridotte:
nell’arco dell’intero periodo di validità del contratto di lavoro vanno svolte rispettivamente 40, 64 e 120 ore da
apprendisti laureati, diplomati o con livello di istruzione dell’obbligo.
15
Tra le altre tipologie di corso non si osservano grandi differenze. Resta da evidenziare una
caratteristica dei (pochi) corsi di maggiore durata. Si è fin qui osservata una variabilità molto
contenuta delle qualifiche nel tempo, fatta parziale eccezione per i lavoratori temporanei, per i
quali c’è una uguale probabilità di lavorare dopo la formazione con una qualifica di livello tanto
superiore (9%) quanto inferiore (7%) alla precedente. Quello dei corsi di maggiore durata (che
vedono una partecipazione maggiore di occupati a termine, circa il 26%, a fronte di una
percentuale media del 16% tra gli altri corsi per non apprendisti) è l’unico caso distintivo: tra
coloro per cui la qualifica è cambiata nel tempo (14%), la variazione è coincisa quasi sempre con
un miglioramento.
2.4. In che misura gli esiti dipendono dall’aver concluso il corso con successo?
I risultati presentati si riferiscono a tutti gli occupati che si sono iscritti a un corso di formazione.
Non si è data fin qui alcuna evidenza riguardo al fatto che questi lavoratori abbiano effettivamente
portato a termine con successo i corsi a cui si sono iscritti. La conclusione positiva del corso è però
una questione rilevante, dal momento che per verificare a quali esiti occupazionali conduce la
formazione sarebbe opportuno concentrarsi su chi l’ha svolta effettivamente, e non solo
nominalmente.
La scelta di osservare tutti gli iscritti dipende più che altro dal fatto che gli esiti finali dei corsi
(dove per esito si intende, in questo caso, la conclusione positiva del corso9) in alcuni casi non
sono registrati. È infatti un problema noto quello relativo ai corsi della direttiva “Formazione
Individuale Province”, per i quali gli esiti non sono mai registrati nel sistema informativo della
formazione professionale. A causa di questa lacuna si è scelto di non condizionarsi agli esiti in
nessun caso, con l’obiettivo di mantenere uniformità di trattamento dei vari corsi. È comunque
sensato dare evidenza della misura in cui gli esiti lavorativi successivi dipendono dalla conclusione
positiva dei corsi, anche per riflettere sull’opportunità di restringere l’osservazione, in fase di stima
degli effetti, ai soli casi che si configurano come concreto “trattamento”.
La percentuale di corsi conclusa con successo è intorno all’85%, con una variabilità contenuta
fra le varie direttive. Un caso a parte è rappresentato dall’apprendistato, dove la probabilità che
un corso si concluda positivamente è solo del 71%.
Come mostrato nella Tabella 15, gli esiti lavorativi cambiano sensibilmente con l’esito del corso,
e sono generalmente migliori per chi ha concluso il corso positivamente10. Questa non è una prova
a favore dell’efficacia dei corsi: un corso concluso negativamente potrebbe ad esempio essere il
risultato (e non la causa) dell’interruzione di un rapporto di lavoro. Le differenze tra le condizioni
lavorative di chi ha concluso il corso con e senza successo suggeriscono in ogni caso di usare
particolare cautela nella stima degli effetti della formazione, indagando la misura in cui tali stime
variano al variare del gruppo di partecipanti considerato.
9
Quando registrate, le informazioni sugli esiti del corso permettono di osservare eventuali abbandoni, lo stato di
“idoneità” (cioè il completamento del corso) e, laddove previste, il conseguimento della qualifica o specializzazione.
10
Una stratificazione per contratto iniziale (non presentata qui per necessità di sintesi) mostra che le differenze di
esiti lavorativi sono, come prevedibile, meno evidenti per gli occupati a tempo indeterminato.
16
Tabella 15. Esiti dei corsi ed esiti lavorativi
Direttiva Apprendistato
n=1.123
percentuale di occupati
percentuale di occupati
presso la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
Direttiva Occupati
n=422
esito
esito
positivo negativo
(71%)
(29%)
88%
58%
80%
42%
9%
19%
Direttiva Disoccupati – MdL
n=408
percentuale di occupati
percentuale di occupati
presso la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
percentuale di occupati
percentuale di occupati
presso la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
esito
positivo
(85%)
89%
esito
negativo
(14%)
87%
84%
86%
76%
81%
Formazione Individuale Province
n=1.805
esito
esito
positivo negativo
(80%)
(20%)
88%
75%
74%
60%
66%
58%
percentuale di occupati
percentuale di occupati
presso la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
esiti non registrati
91%
82%
76%
Altre direttive
n=399
percentuale di occupati
percentuale di occupati
presso la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
esito
positivo
(88%)
87%
esito
negativo
(12%)
67%
74%
57%
65%
48%
17
3.
Come stimare gli effetti della partecipazione a un corso
I risultati presentati nelle sezioni precedenti offrono un panorama descrittivo della formazione per
occupati. Essi illustrano in prima istanza cos’è la formazione per occupati e chi vi partecipa;
secondariamente, mostrano cosa succede, dal punto di vista professionale, dopo la
frequentazione di un corso.
Riguardo a ciò che succede dopo un corso di formazione, una descrizione degli esiti non è
sufficiente a trarre indicazioni sull’effetto che la partecipazione a un corso può produrre. La
condizione lavorativa osservata dopo il corso può essere, sia per esiti positivi che negativi, il
semplice risultato dell’evoluzione della storia individuale che si sarebbe manifestato anche in
assenza del corso.
Per cercare di stimare l’effetto prodotto dalla partecipazione a un corso (o, in altri termini, in
che misura la partecipazione a un corso ha prodotto esiti lavorativi che in sua assenza non si
sarebbero osservati) si confrontano gli esiti lavorativi dei formati con quelli di un gruppo di
lavoratori che nello stesso periodo non hanno svolto alcun corso. Questo approccio è noto come
control group design.
3.1. Il control group design: potenzialità e limiti
L’idea alla base del control group design, cioè del confronto degli esiti di un gruppo di “trattati”
con un gruppo di “controlli” (nel nostro caso partecipanti e non partecipanti alla formazione, che
qui rappresenta il “trattamento”), è che i secondi forniscano un buon termine di paragone per i
primi, rappresentando ciò che sarebbe successo loro se non avessero ricevuto il trattamento
(“cosa sarebbe successo se…” viene chiamato situazione controfattuale). Se gli esiti dei due gruppi
sono diversi, la differenza è quindi da addebitare al trattamento che un solo gruppo ha ricevuto. È
cioè l’effetto ricercato.
L’idea, per quanto semplice, non è facilmente applicabile. Il fatto stesso che alcuni soggetti
siano trattati e altri no, sia ciò dovuto alla propria volontà piuttosto che a meccanismi di selezione
esterni, può rendere i due gruppi differenti in partenza, col risultato che gli esiti dei due gruppi
avrebbero potuto essere diversi anche se nessuno dei due fosse stato trattato. In altri termini, il
gruppo di controllo non fornisce un buon controfattuale per i trattati, e la stima degli effetti può
non essere corretta.
Il rischio di differenze di partenza può essere scongiurato solo nel caso in cui la distinzione tra
trattati e non trattati sia avvenuta a seguito di un processo puramente casuale. Quando (molto
spesso) ciò non succede, bisogna cercare delle soluzioni alternative per ristabilire a posteriori la
somiglianza.
Una possibilità è quella del matching, o abbinamento: esso consiste nell’abbinare, per
effettuare i confronti, ogni trattato con uno o più trattati ad esso molto simili, seguendo il
ragionamento che due soggetti molto simili avrebbero mostrato, in assenza di trattamento, gli
stessi esiti. La credibilità dei risultati così ottenuti dipende in questo caso dalla qualità degli
18
abbinamenti: maggiore è il numero di caratteristiche individuali sulla base delle quali si verifica la
somiglianza dei soggetti, più credibili sono le stime degli effetti11.
Se si dispone di poche informazioni sui soggetti, può darsi che essi siano simili rispetto ad
alcune caratteristiche, ma diversi rispetto ad altre non osservabili, e le stime degli effetti non
sarebbero in tal caso corrette. Non solo le informazioni devono essere osservabili: può anche darsi
che alcuni fattori che creano selezione non siano osservabili né misurabili per loro natura. In tal
caso bisogna da un lato domandarsi se esistano delle informazioni che in una certa misura
approssimino quella non osservabile, dall’altro tenere in considerazione che in una certa misura
una distorsione residua nelle stime potrebbe permanere.
3.2. Il disegno di ricerca per stimare gli effetti della formazione per occupati
Va prima di tutto detto che il confronto va condotto fra due gruppi di lavoratori occupati: i primi lo
sono al momento della formazione, i secondi devono esserlo nello stesso periodo.
Fatta questa premessa, è il caso di riflettere su quali siano le possibili fonti di distorsione in
questo specifico caso: che cosa in particolare potrebbe essere alla base di differenze negli esiti dei
due gruppi, indipendentemente dalla frequentazione di un corso? La risposta a questa domanda
non aiuta necessariamente a migliorare la qualità delle stime: l’analisi si basa sui dati
amministrativi, i cui contenuti non sono ampliabili. Si tratta quindi di usare, quali che siano le fonti
di distorsione, i dati disponibili il meglio possibile. Porsi la domanda aiuta però, se non altro, a
capire quale potrebbe essere la direzione della distorsione e in quale misura questa potrebbe non
essere controllabile con le informazioni disponibili. I potenziali fattori distorsivi sono ovviamente
molti. In questa sede ci si limita a riflettere sui possibili principali meccanismi alla sua base.
Un primo fattore di distorsione potrebbe riguardare gli aspetti motivazionali: nella misura in cui
un partecipante a un corso è più motivato di un altro (possibile, almeno nei casi in cui la decisione
di frequentare un corso è del lavoratore), il primo potrebbe mostrare esiti migliori anche in
assenza di formazione. Per quanto riguarda le altre caratteristiche individuali, potrebbe succedere
che la propensione alla formazione dipenda anche dal livello di professionalità del lavoratore; in
questo caso la direzione della distorsione è, senza dati alla mano, meno prevedibile.
Un secondo fattore riguarda il lavoratore indirettamente, ed è la volontà del datore di lavoro di
continuare il rapporto, che potrebbe essere correlata positivamente con la probabilità di
partecipare a un corso (in particolare nei casi in qui questo è a carico del datore). Si tratta di una
distorsione che può assumere una certa importanza dal momento che, come mostrato in
precedenza, gli occupati a un anno di distanza lo sono spesso (indipendentemente dal contratto di
lavoro) presso la stessa impresa.
Le stime degli effetti dovrebbero, per essere credibili, essere ottenute confrontando soggetti
formati e non formati a parità di condizioni rispetto a (cioè simili rispetto a) tutti i fattori iniziali,
inclusi quelli appena descritti. Per tentare di fare questo si dispone del SILP.
L’abbinamento di trattati e controlli è solitamente effettuato in modo probabilistico: per ogni
trattato non si cercano controlli identici rispetto a tutte le caratteristiche osservabili (sarebbe
11
Maggiore il numero di caratteristiche sulla base delle quali si verifica la somiglianza, maggiore la misura in cui i
soggetti abbinati saranno realmente simili. Di conseguenza sarà più credibile l’ipotesi che due soggetti ritenuti simili
avrebbero mostrato, in assenza di trattamento, simili esiti.
19
molto difficile, al crescere del loro numero). Si preferisce invece creare delle variabili di sintesi, e
verificare la somiglianza tra soggetti rispetto a queste informazioni sintetiche. La più comune di
queste variabili di sintesi è il propensity score. Questa è costruita in modo che due individui simili
rispetto a tale score, anche se non identici rispetto a ogni singola caratteristica, si possano
considerare abbastanza affini da poter dire che in assenza di trattamento avrebbero mostrato gli
stessi esiti12.
Dal momento che per l’analisi qui descritta si teme in particolare la distorsione che può
derivare da fattori strettamente connessi alla condizione lavorativa iniziale dei lavoratori, si ritiene
opportuno operare un controllo più stringente: ogni lavoratore formato e i suoi controlli abbinati
devono essere identici rispetto a una serie di caratteristiche di primaria importanza, relative al
lavoro in corso. Si parla in questo caso di abbinamento esatto.
La procedura di stima è quindi la seguente:
- prima fase: abbinamento esatto. Per ogni formato, si crea un proprio gruppo di controllo
formato da tutte le persone (estratte dall’archivio delle comunicazioni obbligatorie del
SILP) con queste caratteristiche:
- assunte nello stesso periodo del formato (con una tolleranza massima di 3
mesi), ancora occupate al momento in cui il formato ha iniziato il corso;
- operanti nello stesso settore (controllo effettuato sulle prime due lettere del
codice ATECO);
- operanti con la stessa qualifica (controllo effettuato sulla prima cifra del codice
ISTAT);
- assunte con lo stesso contratto.
- seconda fase: affinamento stime. Al termine della prima fase si ottiene per ogni formato
un gruppo di controlli abbinati che sono identici rispetto ad alcune caratteristiche. Possono
ovviamente restare delle differenze in altri aspetti, ma un abbinamento esatto rispetto a
tutte le caratteristiche note sarebbe impensabile. Per questo motivo si segue una strada
diversa: si analizza sul campione totale (separatamente per gruppi di assunti con diversi
contratti) la misura in cui gli esiti lavorativi successivi sono influenzati in media dall’insieme
delle altre caratteristiche. Le influenze così stimate sono utilizzate per stimare un “esito
netto”, che rappresenta quale sarebbe stato l’esito dei lavoratori se essi avessero avuto
tutti le medesime caratteristiche. Queste caratteristiche (o variabili di controllo) sono, oltre
a quelle già citate nella prima fase:
- le anagrafiche (età, sesso, nazionalità);
- la residenza (circoscrizione del lavoro di riferimento);
- il titolo di studio13;
12
Per una trattazione più esaustiva della tecnica si rimanda a Martini A. e Sisti M. (2009), Valutare il successo delle
politiche pubbliche, Il Mulino.
13
Il titolo di studio dei formati è stato fin qui descritto ricorrendo agli archivi amministrativi della formazione
professionale, in cui questo è registrato per tutti al momento dell’iscrizione al corso. Dal momento che questo archivio
non contiene le informazioni sulle unità di controllo, si ricorrerà da qui in poi al titolo di studio registrato sul SILP. Per
coloro che compaiono in entrambi i database, i titoli possono non essere allineati (e talvolta su SILP sono mancanti,
dal momento che in linea di massima sono registrati solo per chi si è iscritto a un Centro per l’Impiego). Per mantenere
uniformità di trattamento tra trattati e controlli, si utilizzerà per tutti l’informazione presente nel SILP.
20
- l’essersi o meno iscritto a un Centro per l’Impiego;
- l’essere stato occupato o non occupato n mesi prima, con un’osservazione a
cadenza semestrale (fino a 48 mesi prima);
- l’essere stato occupato o non occupato presso la stessa impresa n mesi prima,
con un’osservazione a cadenza semestrale (fino a 48 mesi prima).
Mettendo in secondo piano gli aspetti tecnici della procedura, e traducendola in risultati, si può
dire che al termine si hanno, per ogni formato, i) un esito lavorativo (osservato) e ii) un
controfattuale (osservato sui controlli ad esso abbinati) “netti”, cioè stimati come se tutte le unità
coinvolte fossero uguali rispetto a tutte le variabili di controllo.
Confrontando gli esiti medi dei formati con il controfattuale medio si può infine stimare
l’effetto medio della formazione sugli occupati. Le stime sono credibili nella misura in cui l’insieme
delle variabili di controllo può spiegare le differenze di partenza tra i due gruppi.
21
4.
I risultati dell’analisi
In questa sezione si sintetizzano le stime degli effetti della formazione per occupati. Prima di
presentare i risultati sono opportune due osservazioni.
La prima osservazione riguarda la popolazione analizzata. A partire da un ampio insieme di formati
nel 2010-2011 si sono selezionati i partecipanti a corsi di interesse, in particolare escludendo chi
ha partecipato a (brevi) corsi di formazione in adempimento alla partecipazione a interventi
anticrisi, e poi escludendo una parte dei lavoratori restanti a causa di lacune o errori nei dati.
Questi 4.157 lavoratori sono classificabili secondo varie dimensioni; si è dato ampio risalto a
quella relativa al contratto di lavoro al momento della formazione (assunti a tempo indeterminato,
apprendisti, altri), che da un lato è parzialmente riconducibile alle altre, dall’altro è quella che più
di tutte permette di distinguere tra gruppi con marcate differenze. Le stime degli effetti saranno
presentate secondo questa classificazione, tenendo in considerazione che:
- i dipendenti a tempo indeterminato sono i più numerosi, ma rappresentano un gruppo di
minore interesse, dal momento che è prevedibile una scarsa variabilità nel tempo della
loro condizione (compresa la qualifica, come si appura dalla Tabella 9);
- gli assunti a termine, apprendisti esclusi, sono solo il 14% della popolazione, ma sono
soggetti alla maggiore indeterminatezza nel futuro prossimo, e rappresentano quindi il
gruppo su cui concentrare l’interesse;
- tutti gli apprendisti devono partecipare a corsi di formazione (almeno negli anni
considerati); visto che il gruppo di controllo si dovrebbe basare su apprendisti non formati,
non è possibile crearlo. Un eventuale apprendista che non risulti partecipare a un corso
sarebbe frutto di un errore nei dati (quindi un trattato) o di un contratto interrotto
prematuramente (quindi caratterizzato da condizioni di partenza difficilmente assimilabili a
quelle del trattato). Per questo motivo la stima degli effetti non tiene in considerazione gli
apprendisti.
La seconda osservazione riguarda un’ulteriore perdita di unità di analisi in questa fase, dovuta al
fatto che per alcuni formati non si trova nessun controllo adatto nella fase di abbinamento esatto.
La perdita è contenuta, e riguarda 334 soggetti.
Nella Tabella 16 sono presentate, a scopo descrittivo, le differenze tra il gruppo delle
osservazioni perse e del gruppo analizzato. Le caratteristiche del gruppo di analisi (“con controlli”)
sono sostanzialmente le stesse di quello iniziale, anche per via della scarsa incidenza sul totale
delle perdite (i “senza controlli” pesano per l’8% circa). Per quanto riguarda le caratteristiche
distintive delle unità escluse, si nota una sovrarappresentazione di italiani, degli over 45 (e quindi
non apprendisti), e dei lavoratori con alto livello di istruzione.
Per quanto riguarda i contratti di lavoro all’ingresso, le perdite riguardano 40, 219 e 75 soggetti
rispettivamente per apprendistato (comunque escluso), tempo indeterminato e altri contratti. Le
unità restanti sono 1.156, 2.140 e 527.
22
Tabella 16. Caratteristiche demografiche e sociali dei partecipanti ai corsi di formazione
senza
controlli
con
controlli
sesso
femmine
49%
50%
straniera
5%
17%
fino a 25
26-35
36-45
più di 45
totale
13%
29%
34%
24%
100%
28%
30%
25%
17%
100%
31%
46%
22%
100%
42%
43%
15%
100%
12%
66%
22%
100%
30%
56%
14%
100%
334
3.823
nazionalità
età
titolo di studio
inferiore al diploma
diploma
laurea o superiore
totale
contratto di lavoro
apprendistato
tempo indeterminato
altro
totale
Totale
4.1. I risultati
In estrema sintesi, si può affermare che l’effetto stimato dei corsi di formazione per occupati è, se
non nullo, di entità modesta (Tabella 17).
Tabella 17. Stima degli effetti della formazione, per tipo di contrato all’inizio del corso
Tempo indeterminato
n=2.140
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
** stime significative per α=5%
Contratti a termine (escluso
apprendistato)
93%
86%
effetto
stimato
+1%
+2%**
90%
0
2%
96%
1%
0
0
0
n=527
percentuale di occupati
percentuale di occupati
presso la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
73%
53%
effetto
stimato
+4%*
+2%
15%
-1%
9%
83%
7%
+1%
-1%
0
* stime significative per α=10%
23
Le variazioni nelle condizioni lavorative imputabili al corso sono marginali. Per quanto riguarda le
qualifiche rivestite, non si stima alcun cambiamento. La formazione sembra però aumentare tanto
la probabilità di occupazione quanto quella di permanere presso la stessa azienda. Per quanto
riguarda chi era occupato a tempo indeterminato, si stima una lieve variazione positiva nella
probabilità di permanere presso la stessa azienda. Tuttavia, come evidenziato in precedenza, è il
gruppo dei lavoratori a termine quello su cui va concentrata maggiormente l’attenzione. Per
questi, il risultato più evidente (e l’unico la cui stima sia in una certa misura significativa) è un
aumento di quattro punti percentuali nella probabilità di essere occupati dopo un anno.
Come detto in precedenza, la divisione della popolazione dei formati basata sul contratto di lavoro
a inizio corso è quella che permette di identificare con più chiarezza gruppi in condizioni diverse,
ragione per cui è stata adottata per separare le stime degli effetti. Stratificazioni alternative non
mettono in luce situazioni particolarmente diverse.
Partendo dalla classificazione proposta si può cercare di indagare in maggiore dettaglio gli
effetti stimati, ricorrendo a una doppia stratificazione. È però un’operazione che va fatta con
parsimonia, considerato il basso numero di osservazioni disponibili. Qui si propone un dettaglio
basato sulle principali direttive di appartenenza del corso.
Tabella 18. Stima degli effetti della formazione, per tipo di contrato all’inizio del corso e direttiva
DIRETTIVA DISOCCUPATI - MDL
Tempo indeterminato
n=266
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
Contratti a termine (escluso
apprendistato)
92%
80%
effetto
stimato
0%
-3%
86%
-3%
1%
93%
6%
-1%
-3%
+4%
n=101
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
Invariata
peggiorata
effetto
stimato
69% +3%
49% -1%
12%
-2%
11%
74%
14%
+3%
-8%
+5%
24
DIRETTIVA OCCUPATI
Tempo indeterminato
n=281
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
Contratti a termine (escluso
apprendistato)
94%
89%
effetto
stimato
+2%
+5%**
92%
+1%
1%
96%
3%
-1%
-1%
+2%
FORMAZIONE INDIVIDUALE
PROVINCE
Tempo indeterminato
n=1.294
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
** stime significative per α=5%
n=66
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
Invariata
peggiorata
effetto
stimato
74% +10%*
64% +10%*
17%
+2%
16%
82%
2%
+6%
-5%
-1%
Contratti a termine (escluso
apprendistato)
94%
87%
effetto
stimato
+1%**
+2%**
91%
+1%
1%
97%
2%
0
0
0
n=260
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
Invariata
peggiorata
effetto
stimato
72% +2%
53% +1%
20%
+4%*
6%
81%
13%
-1%
-1%
+2%
* stime significative per α=10%
Come mostrato nella Tabella 18, le conclusioni che si possono trarre da una ulteriore
stratificazione non sono molto diverse da quelle generali. Per quanto riguarda gli assunti a tempo
indeterminato, le stime sono perlopiù non significative. Quando lo sono, si stima un
miglioramento lieve nella probabilità di occupazione e permanenza presso la stessa impresa.
Resta, nonostante tutte le cautele adottate in fase di stima, il dubbio che queste differenze
positive possano rappresentare il frutto di differenze a priori nelle intenzioni dei datori di lavoro.
Nel caso dei lavoratori a termine le stime sono decisamente più variabili. Questa alta variabilità
va vista anche alla luce dello scarso numero di osservazioni, ragione per cui le stime risultano
essere anche in questo caso poco significative. A questo proposito appare emblematica la
situazione di chi svolge corsi della direttiva Occupati, per cui si stimano differenze positive di
notevole entità. Secondo le stime, per quanto significative al margine, le probabilità di
occupazione e permanenza presso la stessa impresa aumentano di 10 punti percentuali (con una
25
probabilità media di permanenza decisamente superiore a quella di chi frequenta altri corsi)14.
Vanno però fatte due osservazioni. La prima, di maggiore importanza, è che il gruppo è composto
da poche decine di lavoratori, ragione per cui variazioni anche visibili rappresentano in ogni caso
una differenza osservata su poche unità. In secondo luogo, sorprende il fatto che i risultati migliori
si osservino per i corsi afferenti a tale direttiva, che non hanno un particolare contenuto
professionalizzante. Questo fa emergere il sospetto che di nuovo l’eventuale legame di causaeffetto sia inverso: data l’intenzione del datore di lavoro di proseguire il rapporto, aumenta la
probabilità di finanziare la formazione del lavoratore.
4.2. In che misura gli effetti stimati dipendono dall’aver concluso il corso con successo?
Nella Sezione 2 si è detto che il lavoro considera tutti gli iscritti ai corsi di formazione, senza
distinguere tra chi ha e non ha concluso il corso con successo. La scelta si basa su semplici motivi di
opportunità, dal momento che per i corsi afferenti alla direttiva “Formazione Individuale
Province”, che è la più numerosa in assoluto, le informazioni sugli esiti dei corsi sono
completamente mancanti.
Si è visto in precedenza che restringendo l’osservazione a chi conclude un corso con successo si
ottengono esiti lavorativi abbastanza differenti. In questo paragrafo, ferme restando le cautele
interpretative già stressate, si presentano le stime degli effetti relative a coloro per cui è registrata
una conclusione positiva del corso.
Il numero di osservazioni si riduce drasticamente, ma soprattutto a causa della perdita della
direttiva “Formazione Individuale Province”. Per quanto riguarda le altre direttive, si mantiene
almeno l’80% di osservazioni. Come si può osservare nelle Tabelle 19 e 20, le conclusioni non
cambiano rispetto a prima. Limitando l’osservazione alle stime significative, i risultati subiscono
variazioni non superiori a due punti percentuali.
Tabella 19. Stima degli effetti della formazione, per chi ha concluso con successo il corso
Tempo indeterminato
n=692
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso
la stessa impresa
percentuale di occupati a
tempo indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
** stime significative per α=5%
14
Contratti a termine (escluso
apprendistato)
92%
84%
effetto
stimato
0%
+1%
89%
0
1%
96%
2%
-1%
-1%
+2%
effetto
n=213
stimato
77% +5%*
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso 56% +3%
la stessa impresa
percentuale di occupati a tempo 11% -3%
indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
7%
83%
9%
+1%
-2%
+1%
* stime significative per α=10%
Si è verificato che questo non è dovuto a una semplice maggiore durata dei contratti all’ingresso.
26
Tabella 20. Stima degli effetti della formazione, per chi ha concluso con successo il corso (per
direttiva)
DIRETTIVA DISOCCUPATI - MDL
Tempo indeterminato
n=220
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
Contratti a termine (escluso
apprendistato)
92%
80%
effetto
stimato
-1%
-4%
86%
-3%
2%
92%
6%
-1%
-3%
+4%**
DIRETTIVA OCCUPATI
Tempo indeterminato
** stime significative per α=5%
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
effetto
stimato
74% +5%
55% +2%
14%
0%
11%
75%
14%
+3%
-7%
+3%
Contratti a termine (escluso
apprendistato)
n=233
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
n=77
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
96%
90%
effetto
stimato
+3%**
+6%**
93%
+3%
1%
96%
3%
-1%
-2%
+2%
n=62
percentuale di occupati
percentuale di occupati presso la
stessa impresa
percentuale di occupati a tempo
indeterminato
variazioni di qualifica
migliorata
invariata
peggiorata
effetto
stimato
74% +11%*
63% +11%**
16%
+2%
17%
80%
2%
+9%
-7%
-1%
* stime significative per α=10%
27
5.
Conclusioni
Questo rapporto presenta evidenza su un ambito scarsamente esplorato, relativo agli effetti che
può produrre (sulle carriere) lo svolgimento di un corso di formazione da occupati. Il motivo dello
scarso approfondimento sul tema è da addebitarsi da un lato alla maggiore importanza attribuita
alla formazione intesa come strumento per aiutare i disoccupati a trovare lavoro, dall’altro al fatto
che gli abituali outcome di una valutazione (come la percentuale di occupati) sono considerati
scarsamente rilevanti per una popolazione già occupata all’ingresso. È un punto di vista che trova
supporto anche nel fatto che la maggior parte dei formati è costituita da lavoratori stabili, per i
quali la probabilità di cambiamento è minima, per cui può essere al più di interesse approfondire
ambiti secondari (e difficilmente analizzabili, a causa della qualità dei dati) quali le variazioni di
qualifica. Un altro argomento a favore dello scarso interesse sull’argomento è che spesso i corsi
svolti da occupati hanno contenuti scarsamente professionalizzanti.
La formazione per occupati non è però solo svolta da occupati stabili, e non riguarda solo brevi
corsi non professionalizzanti. Questo è motivo sufficiente per studiare il legame tra formazione ed
esiti lavorativi, soprattutto per quelle persone che non hanno una situazione lavorativa definita.
I risultati dell’analisi parlano di un beneficio dubbio: data una certa condizione lavorativa
all’ingresso (definita da settore, qualifica, anzianità aziendale e contratto di lavoro), svolgere o
meno un corso di formazione non modifica sensibilmente la condizione lavorativa futura.
Per quanto riguarda eventuali variazioni di qualifica, la qualità e la numerosità dei dati non
permettono di giungere a conclusioni chiare.
Per quanto riguarda gli outcome di base come la probabilità di occupazione successiva e la
probabilità di restare presso la stessa impresa, i risultati più rilevanti si osservano in situazioni di
scarsa rilevanza o interpretabilità. Più in generale, l’effetto stimato della formazione per un
occupato è positivo, ma di entità contenuta.
28
Appendice 1. I problemi da affrontare nell’utilizzo dei dati amministrativi
Il campione di formati utilizzato per l’analisi descritta è costruito a partire da un più ampio insieme
di persone che hanno terminato un corso di formazione in Provincia di Alessandria, estratto dal
sistema informativo regionale della formazione professionale. In questa appendice si descrivono
con maggiore dettaglio i passi effettuati per la costruzione del campione, evidenziando le
eventuali criticità incontrate.
La procedura prende le mosse da un’estrazione dal sistema informativo della formazione
professionale relativa a tutti gli episodi formativi (cioè i binomi corso-partecipante) gestiti dalla
Provincia di Alessandria e terminati nel 2009-2011. Questa estrazione, che conta 70.758 record
(coppie corso-partecipante), è già stata depurata da tutti quei corsi registrati nel sistema ma mai
avviati o non terminati (per i quali lo stato di avanzamento registrato a sistema non ha raggiunto la
condizione di “attività a fine corso”).
A partire da questo insieme si effettua una serie di restrizioni che circoscrivono l’osservazione ai
dati di interesse per l’analisi:
- si limita l’osservazione ai corsi terminati nel biennio 2010-2011;
- nel caso dei (pochi) corsi pluriennali, si considerano i soli record riferiti all’ultima annualità del
corso;
- vengono conservati i soli record relativi a persone che erano occupate a inizio corso (condizione
occupazionale dichiarata uguale a “occupato” o “apprendista”);
- si limita l’osservazione ai corsi di interesse (questa restrizione ha soprattutto l’effetto di
eliminare i record relativi ai lavoratori inseriti nelle misure anticrisi); questi sono individuati
sulla base delle direttive che li finanziano:
- “Bando piani formativi di area provinciali”;
- “Bando piani formativi sicurezza”;
- “Corsi riconosciuti”;
- “Direttiva apprendistato province”;
- “Direttiva disoccupati – mercato del lavoro”;
- “Direttiva occupati”;
- “Formazione continua – l. 236/93”;
- “Formazione individuale province”.
Al termine di questa procedura si ottiene un gruppo di 10.215 episodi formativi, corrispondenti a
7.049 persone.
Altre successive restrizioni (ad esempio l’eliminazione di persone per le quali si osserva nello
stesso periodo la partecipazione ad altri corsi per disoccupati, oppure in misure anticrisi) svolgono
un ruolo di minore importanza. Esiste tuttavia un ulteriore passaggio fondamentale per giungere al
campione finale, ed è l’incrocio dei dati fin qui utilizzati con quelli del SILP. L’incrocio con il SILP è
necessario soprattutto per ricavare le informazioni sulla storia lavorativa, sia precedente (in
particolare per ricavare le informazioni sul lavoro svolto al momento della partecipazione al corso)
che successiva (che rappresenta l’outcome dell’analisi).
29
La fusione tra i dati fin qui utilizzati e quelli del SILP si basa sul codice fiscale, identificativo
individuale disponibile in entrambe le banche dati. A questo stadio si evidenzia la vera criticità del
processo di predisposizione del campione: dei 7.049 individui disponibili, solo 5.893 sono
rintracciabili sul SILP. Degli altri 1.556 non è possibile trovare il nominativo: sembrano non essersi
mai iscritti a un Centro per l’Impiego, né esiste alcuna comunicazione obbligatoria di rapporti di
lavoro che li coinvolga, né altri eventi che ne comportino la presenza nel sistema.
Una esplorazione dei motivi alla base di questo problema può essere condotta entro certi limiti,
verificando quali caratteristiche hanno le persone (e i corsi da loro frequentati) che non sono
rintracciabili, come mostrato nella Tabella APP1.
Un primo, chiaro motivo di non rintracciabilità è l’età dei lavoratori. Sono persone che
presumibilmente lavorano da molti anni presso la stessa impresa, ragione per cui la relativa
comunicazione di avviamento non è mai entrata nel sistema informativo. La percentuale totale di
soggetti non rintracciabili è del 16%, ma è pari al 9% tra gli under 40 e al 30% tra gli over 40.
Restringendo l’attenzione agli over 50, questa supera il 40%.
Per quanto riguarda le altre caratteristiche individuali, la percentuale di soggetti non
rintracciabili è superiore tra gli uomini e gli italiani, ma si tratta di un mero riflesso dell’effetto
dell’età. Prima di tutto gli italiani sono mediamente meno giovani; questa spiegazione non vale
però nel confronto tra uomini e donne, che hanno in media la stessa età. Ciò che spiega questa
situazione è il fatto che gli uomini italiani hanno, rispetto agli altri (e ciò vale di conseguenza, a
livello medio, anche per gli uomini rispetto alle donne e per gli italiani rispetto agli stranieri), una
minore rintracciabilità, da addebitare presumibilmente alla maggiore stabilità (o anzianità)
lavorativa, e al conseguente maggior rischio che la comunicazione relativa alla propria assunzione
non sia mai stata inserita nel SILP. Come mostrato nella Tabella 1, limitando l’osservazione ai
soggetti più giovani si osserva un riallineamento della probabilità di non essere rintracciati per
tutte le categorie.
Tabella APP1. Percentuale di persone non rintracciabili in SILP, per caratteristiche individuali e
del corso frequentato
popolazione
totale
N
direttive dei corsi frequentati
bando piani formativi di area provinciali 373
213
bando piani formativi sicurezza
372
corsi riconosciuti
1.412
direttiva apprendistato province
816
direttiva disoccupati – mdl
758
direttiva occupati
91
formazione continua - l 236
3.014
formazione individuale province
formati con
40 anni o meno
percentuale
di non
rintracciabili
sul SILP
N
percentuale
di non
rintracciabili
sul SILP
31%
25%
26%
2%
17%
29%
12%
16%
205
40
264
1.412
500
339
49
1.739
22%
3%
17%
2%
14%
20%
16%
8%
formati con
30 anni o meno
N
percentuale
di non
rintracciabili
sul SILP
63
7
124
1.387
206
110
16
641
22%
0%
18%
2%
18%
13%
19%
6%
30
popolazione
totale
N
percentuale
di non
rintracciabili
sul SILP
1.509
2.014
1.948
1.577
formati con
40 anni o meno
formati con
30 anni o meno
N
percentuale
di non
rintracciabili
sul SILP
4%
10%
18%
35%
1.509
2.014
1.025
4%
10%
14%
1.509
1.045
4%
9%
839
6.210
10%
17%
699
3.849
9%
9%
443
2.111
8%
6%
Maschio
Femmina
3.644
3.405
19%
14%
2.383
2.165
10%
7%
1.340
1.214
6%
6%
Totale
7.049
16%
4.548
9%
2.554
6%
N
percentuale
di non
rintracciabili
sul SILP
Età
25 o meno
26-35
36-45
46 o più
nazionalità
Straniera
Italiana
genere
Un confronto rispetto ai tipi di corso frequentati mostra una certa variabilità nei tassi di non
rintracciabilità, più difficilmente spiegabile con i dati disponibili. La responsabilità dell’età in
questo caso sembra infatti solo parziale. Per quanto riguarda ad esempio i corsi connessi agli
apprendistati, la percentuale di non rintracciabili è minima ed è palesemente correlata a una bassa
età all’ingresso. In altri casi questa relazione non è scontata; si possono ad esempio porre a
confronto le direttive “Occupati” e “Formazione Individuale Province”, scoprendo che la prima ha
un tasso di non rintracciabili sistematicamente maggiore. È del 29% contro il 16% se osservata su
tutta la popolazione, 20% contro 8% e 13% contro 6% se si restringe l’osservazione alle classi di età
più giovani. Il motivo non è una differenza di età residua all’interno delle classi considerate, dal
momento che questa tende progressivamente a zero: tra gli under 40 l’età media nei due gruppi è
rispettivamente di 33 e di 32, tra gli under 30 è di 27 in entrambi. Non si hanno neppure
indicazioni rispetto all’eventualità che, a parità di età, siano anzianità aziendali diverse a spiegare
la differenza osservata; un’osservazione dei soggetti rintracciabili sin SILP e della loro storia
lavorativa mostra infatti che i contratti mediamente meno recenti sono quelli della direttiva col
minore tasso di non rintracciabili.
A proposito dei contratti di lavoro, è a questi che si lega l’ultima, rilevante criticità nella
costruzione del campione.
Una volta ristretta l’attenzione ai rintracciabili in SILP è necessario verificare che, stando alla
banca dati delle comunicazioni obbligatorie sui rapporti di lavoro, questi fossero effettivamente
occupati al momento dell’inizio del corso. Non si tratta di una mera verifica della corrispondenza
dei requisiti formali: il controllo va fatto perché solo sui lavoratori che soddisfano questa
condizione si svolgerà l’analisi. Le ragioni sono due:
31
-
-
l’analisi si concentra sulla condizione lavorativa, e per verificare cosa succede dopo il corso
di formazione è preferibile avere una certa fiducia che i dati rispetto al prima siano corretti.
Inoltre, eventuali trasformazioni o cambi di lavoro sono individuabili solo rispetto a una
condizione di occupazione (nota) al momento dell’iscrizione al corso;
l’analisi controfattuale si baserà sul confronto tra i formati e un gruppo di non formati,
scelti tra coloro che al momento dell’iscrizione dei primi avevano in essere contratti
lavorativi simili ai loro. Queste condizioni possono essere verificate solo per i formati che
effettivamente risultavano (secondo il SILP) occupati in quel momento.
Dei 5.893 lavoratori rintracciabili in SILP, un altro migliaio va perso in questa operazione: restano
4.615 persone. Solo un decimo dei dati mancanti è dovuto all’assenza di qualsiasi comunicazione
obbligatoria relativa al lavoratore. Per gli altri, è semplicemente assente una comunicazione
aperta a cavallo dell’iscrizione15.
In questo caso una spiegazione dei problemi è ancora meno chiara. Come si vede nella
Tabella APP2, c’è ancora un evidente legame tra le caratteristiche individuali e (soprattutto) del
corso e la probabilità di avere dati errati. Si osserva una certa correlazione positiva tra probabilità
di non rintracciabilità e di errore: per sei direttive su otto, al crescere di una probabilità cresce
l’altra. A livello di caratteristiche del lavoratore, ciò che incide maggiormente è l’età, che però
svolge un’influenza differente da quella descritta in precedenza. In questo caso non si osserva una
probabilità che varia progressivamente con l’età: questa è simile per tutti tranne che per gli under
25, per i quali è decisamente inferiore. La ragione è da addebitare al tipo di corso svolto: i
lavoratori più giovani partecipano in massa ai corsi legati allo svolgimento di un apprendistato, i
quali (forse a causa del fatto che il contratto ha una data di inizio molto recente) hanno un tasso di
errore minimo. Concentrando l’attenzione sulle altre direttive, il rapporto tra età e probabilità di
errore è addirittura (lievemente, dal 28% degli under 25 al 23% degli over 45) decrescente con
l’età. Le differenze descritte potrebbero essere addebitabili a vari fattori, tra questi una diversa
incidenza dei lavori in proprio, non presenti sul SILP, ma con le informazioni a disposizione non è
possibile fare ulteriori indagini.
15
A questo proposito va specificato che i dati delle comunicazioni obbligatorie sono sottoposti a pulizia e correzione
preventiva prima delle analisi. Una delle correzioni riguarda la chiusura di episodi lavorativi rimasti aperti a cui
seguono altri episodi lavorativi. Tale correzione è però fatta nel rispetto dei criteri legislativi: due episodi si
considerano non sovrapponibili (e quindi si chiude il più vecchio a ridosso dell’apertura del secondo) solo nel caso in
cui siano entrambi contratti di lavoro dipendente e almeno uno sia full time.
32
Tabella APP2. Percentuale di persone rintracciabili in SILP ma con dati errati sul rapporto di
lavoro all’inizio del corso, per caratteristiche individuali e del corso frequentato
popolazione
totale
direttive dei corsi frequentati
bando piani formativi di area provinciali
bando piani formativi sicurezza
corsi riconosciuti
direttiva apprendistato province
direttiva disoccupati – mdl
direttiva occupati
formazione continua - l 236
formazione individuale province
età
25 o meno
26-35
36-45
46 o più
nazionalità
Straniera
Italiana
genere
Maschio
Femmina
Totale
formati con
40 anni o meno
formati con
30 anni o meno
N
percentuale
di errori
N
percentuale
di errori
254
159
273
1.382
675
537
80
2.533
52%
24%
55%
4%
29%
15%
11%
22%
155
39
216
1.382
427
271
41
1.614
59%
15%
55%
4%
29%
16%
10%
22%
45
7
101
1.360
165
93
13
615
1.443
1.819
1.606
1.025
11%
23%
26%
23%
1.443
1.819
883
11%
23%
25%
1.443 11%
956 21%
757
5.136
21%
21%
634
3.511
18%
19%
409 13%
1.990 15%
2.948
2.945
22%
20%
2.140
2.005
20%
18%
1.259 15%
1.140 15%
5.893
21%
4.145
19%
2.399 15%
N
percentuale
di errori
58%
0%
54%
4%
33%
16%
8%
24%
33