8 IL CAFFÈ 9 febbraio 2014 attualità T ra opere false e autentiche, c’è una terza via: le opere rubate. Se da una parte si discute sull’origine del Van Gogh con la pipa, dall’altra la polizia federale insegue quotidianamente i ladri d’arte. E la Svizzera, in queste operazioni, è un importante crocevia per i trafficanti. Così come il Ticino, dove periodicamente spuntano quadri o sculture rubati, intercettati da investigatori specializzati in questo genere di reati. Il più delle volte tutto passa sotto I furti I quadri del ‘600 erano nascosti dentro il caveau silenzio. Tanto che l’ultima grande operazione di cui si è sentito parlare risale a tre anni fa, quando in una cassetta di sicurezza di una banca luganese vennero trovate tre tele del Seicento, due di Gaspare Vanvitelli e una di Gaspar Dughet. Senza dimenticare quanto accaduto a Locarno negli anni Settanta, quando in un hotel vennero recuperati due tele di Piero della Francesca e una di Raffaello. O quando, a Monza, venne trovata un’opera di Giovanni Battista Discepoli, detto “lo zoppo di Lugano”, pronta a essere spedita in Svizzera. m.sp. Quel Van Gogh con la pipa forse è il falso di un francese Dubbi sulla famosa tela del pittore olandese esposta a Zurigo FRANCO ZANTONELLI LA VENDITA L’uomo con la pipa, autoritratto di Vincent Van Gogh, è stato venduto per tremila franchi francesi nel lontano 1902 U n falso Van Gogh sarebbe esposto, al Kunsthaus di Zurigo, in occasione della mostra “Da Matisse al Cavaliere blu, l’espressionismo in Germania e in Francia”, aperta dal 7 febbraio all’11 maggio. Accanto ad opere di Matisse, Cezanne e Gauguin c’è, infatti, un celebre autoritratto del grande maestro olandese che, stando a quanto sostiene la Weltwoche, potrebbe non essere autentico. Si tratta del celebre dipinto “L’uomo con la pipa”, che mostra Van Gogh con l’orecchio destro bendato, mentre fuma la pipa. Sotto la benda una ferita che l’artista si auto inferse, mozzandosi l’orecchio, al termine di una violenta lite con l’amico Paul Gauguin. Il quadro è di proprietà di Philip Niarchos, figlio del celebre armatore greco, Stavros Niarchos, il quale l’ha lasciato in esposizione al Kunsthaus. Ma su quali basi la Weltwoche è convinta della non autenticità dell’autoritratto? Il settimanale ritiene che l’autore sia, in realtà, un certo Emile Schuffenecker, un pittore francese, anche lui grande amico di Gauguin, sul quale gravava già il sospetto di aver dipinto altri due falsi Van Gogh. “L’uomo con la pipa” lo avrebbe ricavato, nel 1893, da una foto in bianco e nero dell’originale e, quindi, venduto per tre mila franchi francesi, nel 1902, ad un mercante di vini, Gustave Fayet. Dal quale L’ACQUISTO Ad acquistare l’opera è stato un mercante di vini francese, Gustave Fayet che poi l’ha rivenduta ad un ricco americano LA PERIZIA Dagli Usa la tela è arrivata all’armatore greco Niarchos e sarebbe stata periziata dalla stessa Fondazione Van Gogh IL SOSPETTO Un esperto di Van Gogh sostiene che in realtà l’opera sia di un altro pittore e sarebbe stata dipinta nel 1893 La vicenda lo acquistò, successivamente, il magnate di Chicago, Albert Lasker. Da Chicago, infine, il dipinto ritornò in Europa, grazie all’armatore Niarchos. La direzione del Kunsthaus non è, però, per nulla d’accordo con la ricostruzione della Weltwoche. E, al sospetto di avere in casa un falso, replica in modo deci- L’esperto so. “Siamo convinti si tratti di un originale e la nostra convinzione è supportata dalla perizia di un esperto di Van Gogh, Walther Feilchenfeldt”, ha dichiarato il portavoce del museo zurighese, Björn Quellenberg. Fatto sta che, già nel ’97, un altro esperto di Van Gogh, Benoît Landais, se ne uscì con un “quel Van Gogh è un falso”, di fronte allo stesso dipinto, esposto a Firenze. Landais, tuttavia, non lo attribuì a quell’Emile Schuffenecker, tirato in ballo dalla Weltwoche, bensì al medico omeopata francese e pittore dilettante, Paul Gachet, che ospitò Van Gogh, nei suoi ultimi giorni di vita. L’artista olandese morì Il parere di Gimmi Stefanini, perito del Ministero pubblico “Stabilire l’origine è un rompicapo” “N on so se quello al Kunsthaus di Zurigo sia un falso o meno. So invece che in molti musei tante opere non sono autentiche”. Gimmi Stefanini, storico gallerista di Brera, a Milano, e perito per la magistratura italiana e la Procura ticinese, è sarcastico: “Il mondo dell’arte è un mondo strano, dove girano molti interessi. Ogni tanto sorgono dubbi sull’autenticità di un’opera che è stata esposta in mezzo mondo, ammirata da milioni di persone. Ogni tanto affiora uno scandalo. Non c’è da meravigliarsi, anche perché non è facile verificare sempre al cento per cento l’origine di una tela o di una scultura, specialmente di artisti importanti che hanno avuto una produzione vasta. È un rompi- capo. Bisogna vedere caso per caso”. Già, e nel caso dell’uomo con la pipa di Vincent Van Gogh c’è una accesa disputa tra critici. “Il problema - sottolinea Stefanini, terza generazione di galleristi - è che non può esistere un perito universale, un tecnico che conosce tutto. Ogni periodo, meglio ancora ogni artista, ha un ristretto numero di esperti che conoscono la sua vita, sanno tutto delle diverse opere che ha realizzato”. Hanno dunque gli strumenti critici per poter dire se ci si trova davanti a un’opera vera o falsa. “Io, ad esempio, tempo fa sono stato chiamato dal Ministero pubblico ticinese per una perizia su due autori, Remo Brindisi e Roberto Crippa. Li conosco bene perché curo anche il loro archivio generale”. Nel caso del Van Gogh ci sono diverse complicazioni. Non è in ballo l’accertamento del periodo in cui è stata realizzata la tela, ma il sospetto è che l’opera sia stata fatta in realtà da un pittore francese amico di Paul Gauguin. Di quest’ultimo, peraltro, collezionava opere Theo Van Gogh, che vendeva pure le tele del fratello Vincent. Un intreccio dunque che si perde nel tempo. Che si fa in questi casi? “Bisogna andare alla fonte, alla Fondazione Van Gogh. Verificare eventuali documenti - spiega Gimmi Stefanini -, sentire chi ha fatto i cataloghi dell’artista e mettere insieme le proprie conoscenze. Ma non è un lavoro che si fa in poco tempo ed è pure molto complicato”. m.sp. nella notte tra il 28 ed il 29 luglio del 1890, dopo essersi sparato. “È probabile che l’opera sia stata iniziata da Van Gogh e completata da Gachet, un bravo imitatore”, relativizzò la tesi del falso, in occasione della mostra di Firenze, un esperto italiano di Van Gogh, Antonio de Robertis. Insomma, “L’uomo con la pipa” si porta dietro un alone di mistero, assolutamente in sintonia con i fantasmi che tormentarono la breve vita di Vincent Van Gogh. D’altronde questa non è la prima volta che l’opera di un grande artista si trova confrontata con il sospetto di falsificazioni. “Ci sono anche altre storie e leggende simili, ad esempio su Modigliani”, spiega Rudy Chiappini, curatore di mostre internazionali. “Nel caso di Modigliani- aggiunge - c’è chi sostiene che alcune delle sue opere siano state terminate da un altro pittore, che faceva parte della scuderia dello stesso mercante d’arte”. Quanto al Van Gogh? “Io sono tranquillo, esattamente come i curatori del Kunsthaus. Comunque, va detto che se si trattasse di un falso, sarebbe già stato smascherato”. Inoltre, afferma Rudy Chiappini, “direi che si devono relativizzare certe affermazioni di quegli esperti e critici in cerca del loro quarto d’ora di celebrità. Al riguardo, tornando a Modigliani, basta ricordare la figuraccia che fecero coloro che spergiurarono sull’autenticità delle teste, fatte ritrovare nel porto di Livorno, da un gruppo di burloni”. 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