A Tat’jana Stupnikova Tutta la verità nient’altro che la verità Il processo di Norimberga con gli occhi di un’interprete russa Traduzione di Chiara Panfili Niˇcego krome Pravdy Copyright © Vozvrašenije Copyright © MMXIV ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: giugno Indice Prefazione Introduzione Capitolo I Il mio viaggio a Norimberga Capitolo II Qualche parola sull’autore Capitolo III Da cosa iniziare? Capitolo IV In prigione Capitolo V Lasciapassare Capitolo VI Due cani Capitolo VII Sul lavoro del vigilante Indice Capitolo VIII Nell’aula udienze Capitolo IX Fratelli gemelli Capitolo X Gli imputati Kaltenbrunner e Schreicher Capitolo XI Come Schreicher mi diede una mano Capitolo XII Le mogli Capitolo XIII La nostra vicina Capitolo XIV Hess il pazzo Capitolo XV Il carattere dei capi e dei loro scagnozzi Capitolo XVI Hjalmar Schacht Capitolo XVII Imputati assolti e criminali non condannati Capitolo XVIII Chi è l’imputato n. ? Indice Capitolo XIX Su chi abbiamo vinto? Capitolo XX Goering all’interrogatorio incrociato Capitolo XXI Bilancio dei delitti Capitolo XXII L’interesse verso Goering Capitolo XXIII L’ultima donna che abbracciò Goering Capitolo XXIV Sul suicidio di Goering Capitolo XXV Germania, Capitolo XXVI Di nuovo nella sala udienze Capitolo XXVII Ribbentrop Capitolo XXVIII Il reciproco amore tra dittatori Capitolo XXIX Protocolli segreti Indice Capitolo XXX La cavalcata delle valchirie Capitolo XXXI Fine di un’amicizia criminale Capitolo XXXII Il ragazzo della caserma della NKVD Capitolo XXXIII Ancora su Ribbentrop Capitolo XXXIV Morte dell’accusatore sovietico Capitolo XXXV Il giorno di Katyn Capitolo XXXVI Ma chi sono i giudici? Capitolo XXXVII Imputati: Keitel e Jodl Capitolo XXXVIII Il nostro « conterraneo » Rosenberg Capitolo XXXIX Come nascono i criminali Capitolo XL Il giurista Frank Indice Capitolo XLI Frick, Funk e Sauckel Capitolo XLII Nei panni di Sauckel Capitolo XLIII Due ammiragli Capitolo XLIV Il capo della « Hitlerjugend » Baldur Von Schirach Capitolo XLV Veterani Capitolo XLVI Su Speer Capitolo XLVII Tristi associazioni Capitolo XLVIII Ancora su Speer e Fritzsche Capitolo XLIX Ma Borman c’era? Capitolo L Organizzazioni criminali Capitolo LI Cose che capitano Indice Capitolo LII Un incontro indimenticabile Capitolo LIII La chiocciola la aiuterà Capitolo LIV Traduttori Capitolo LV Incontro alla Butyrka Capitolo LVI Sono io, stiamo cantando! Capitolo LVII Non ho avuto pietà di loro Capitolo LVIII Il testimone dell’accusa Capitolo LIX Le riflessioni dei colleghi tedeschi Capitolo LX Nei giorni dell’interrogatorio a Paulus Capitolo LXI Il testimone della difesa Capitolo LXII La corte divina esiste! Indice Capitolo LXIII Noi e loro Capitolo LXIV L’incarnazione dell’equità terrena Capitolo LXV Corso di storia della dittatura Capitolo LXVI È solo la fine del principio... Capitolo LXVII Sugli stenogrammi Capitolo LXVIII Omnia mea mecum porto Postfazione Prefazione La verità e solo la verità. Una testimonianza inedita sul processo di Norimberga Il novembre del a Norimberga il Palazzo di giustizia assomiglia a un alveare. Sulla tribuna della stampa sono presenti giornalisti venuti da tutto il mondo, ma solo rappresentanti della stampa tedesca vengono ammessi al processo. Sono presenti anche alcuni scrittori come Dos Passos, Erika Mann, Erich K¯astner. Sta per iniziare il più importante processo contro i principali accusati della Seconda guerra mondiale che sono seduti in due file su lunghe panche di legno. Davanti a loro, dietro a tavolini di legno, sono disposti i loro difensori. In cima alla sala, su un palco, sono seduti i giudici e loro sostituti e alle loro spalle, alle finestre, sventolano le quattro bandiere dei vincitori, quella degli Stati Uniti, dall’Inghilterra, della Francia e dell’Unione Sovietica. Davanti al tavolo dei giudici, ma all’altezza del pavimento, stanno gli stenografi per le quattro lingue del processo: tedesco, inglese, francese e russo. A destra dagli accusati è stata costruita una tribuna per la stampa e per gli spettatori, ai loro piedi stanno gli accusatori. Sul davanti, sporgente verso la sala, è disposto un tavolo con un pulpito per gli accusatori e difensori. A sinistra degli accusati, dietro pareti di vetro, stanno i traduttori per le quattro lingue, che traducono immediatamente ogni parola in tre lingue. In questo processo viene Prefazione utilizzata per la prima volta su ampia scala la traduzione simultanea, prassi comune nei decenni seguenti. Ogni posto è corredato di cuffie con un dischetto per la scelta della lingua. Subito accanto alle cabine dei traduttori — un podio sollevato leggermente per i testimoni. Sul podio dei testimoni, sul tavolo dei giudici, sul posto degli avvocati sono fissate due lampadine, una gialla e una rossa che possono essere manovrate dai traduttori con il significato di invito a parlare più lentamente o dell’impossibilità della traduzione. Il tipo di traduzione richiesta, rapida e letterale, risulta particolarmente complesso quando si tratta della lingua tedesca che relega il verbo al termine della frase. Il processo durerà giorni e riempirà . pagine, verranno sentiti testimoni. Gli accusati hanno a disposizione difensori, assistenti e segretarie. Sono gli americani ad avere il ruolo principale nella conduzione del processo e la procedura seguita è di impronta anglosassone: il processo consiste quindi in uno scontro tra l’accusa e la difesa basato su documenti scritti e testimonianze orali. Alle ore viene annunciato l’inizio del processo: in sala entrano i quattro giudici e i loro quattro sostituti: per la parte sovietica Jola T. Nikitˇcenko e Aleksandr F. Volkov, per la parte americana Francis A. Biddle e John J. Parker, per la parte inglese Sir Norman Birkett e Sir Geoffrey Lawrence e per la parte francese Henri Donnedieu de Vabres e Robert Falco. Sul banco degli accusati sono seduti: a) Hermann G˝oring, il maresciallo del Reich e comandante dell’aviazione b) Julius Streicher, direttore della rivista “Der St˝urmer” e il principale responsabile della propaganda antisemita c) Rudolf Hess, il successore di Hitler Prefazione d) Wilhelm Keitel, feldmaresciallo e capo dello stato maggiore della Wehrmacht e) Hans Frank, ministro della giustizia del Reich e il governatore generale della Polonia f ) Ernst Kaltenbru˝ nner, capo della Gestapo g) Joachim von Ribbentrop, ministro degli esteri h) Albert Speer, ministro degli armamenti e dell’industria bellica i) Il generale colonnello Alfred Jodl j) Alfred Rosenberg, ideologo e architetto del Terzo Reich, ministro per i territori occupati dell’Est k) Hjalmar Schacht, ministro delle finanze, internato nel lager di sterminio di Flossenburg dopo l’attentato a Hitler il luglio l) Wilhelm Frick, ministro degli Interni m) Konstantin von Neurath, ministro degli Esteri fino al e successivamente governatore della Boemia e Moravia n) Fritz Sauckel, capo dell’organizzazione per il lavoro coatto in Germania o) Arthur Seyss–Inquart, governatore dell’Olanda p) Wilhelm Keitel, ministro dell’Economia e presidente della Reichsbank q) Karl D˝onitz, capo supremo della marina di guerra r) Baldur von Schirach, capo della Gioventù hitleriana s) Hans Fritzsche, capo della propaganda radiofonica t) Franz von Papen, cancelliere del Reich prima di Hitler e ambasciatore in Austria e Turchia. Inizia il processo, a un certo punto della seduta Hess viene portato fuori dalla sala per un malessere e anche von Ribbentrop ha un leggero svenimento nel pomeriggio. Poco dopo finisce la prima giornata del processo a cui ne Prefazione sarebbero seguite tantissime altre... Alla foltissima letteratura sul processo di Norimberga si aggiunge dopo più di cinquant’anni dalla sua conclusione l’importante testimonianza di Tat’jana Stupnikova che come traduttrice sincronica, insieme a tre altri traduttori russi, giungerà a Norimberga solo nel gennaio del . Le circostanze della sua chiamata a questo ruolo sono fuori della consuetudine: Tat’jana lavorava come interprete presso il quartier generale dell’amministrazione militare sovietica in Germania, la cosiddetta SVAG quando le perviene l’ordine di immediata comparsa davanti al vice di Berja, il generale Serov. Come lei stessa afferma nel libro, restano alcuni dubbi per la sua chiamata urgente al processo: in altre circostanze avrebbe pur dovuto riempire i soliti moduli politici e dichiarare di essere figlia di due “nemici del popolo”, in quanto entrambi i suoi genitori erano stati arrestati nel e accusati di spionaggio. Sua madre sarebbe stata poi internata per sette anni nel lager di Kolyma e suo padre, un noto chimico, avrebbe scontato anche lui sette anni in una “šaraška” (prigione–laboratorio) nei pressi di Mosca (Tat’jana al momento dell’arresto dei genitori aveva solo anni e sua sorella ). Proprio quando la famiglia è riuscita a riunirsi nella vecchia casa di Mosca nel , Tat’jana deve partire per il fronte e da lì viene richiamata per assistere al processo più famoso del secolo, in quanto mancavano alcuni traduttori e dovevano essere trovati entro poche ore. Il generale le promette che sarebbe tornata dopo un mese, ma sarà passato esattamente un anno quando Tat’jana si ritroverà sul treno per Mosca. La pubblicazione delle sue memorie porta una ventata di domande: chi è veramente? Perché proprio lei viene scelta per tale compito data la sua giovane età ( anni)? Perché ha atteso più di cinquant’anni prima di pubblicare Prefazione la sua testimonianza del processo? Questioni di storia? Tat’jana Stupnikova, come tutti coloro della sua generazione, ha dovuto strappare l’involucro della paura che l’ha tenuta prigioniera per tanti anni. cosciente di ogni sua parola, di ogni sua azione e potrà sentirsi sicura solo dopo la ventata di libertà della perestrojka per ricuperare la propria voce, soffocata per molti decenni. Non sono tanto i fatti che vuole narrare nel suo libro quanto i pensieri e le sensazioni di una giovane immersa in una situazione straordinaria che le avrebbe sconvolto e forse rovinato la vita. Tat’jana Stupnikova aveva imparato il tedesco da bambina; infatti suo padre, un giovane ed eccelso chimico, era stato inviato per un periodo piuttosto lungo in Germania per lavoro e studio all’inizio degli anni Trenta dove lei frequentò la scuola elementare a Berlino per poi continuare con la lingua alla scuola di Karl Liebknecht a Mosca; in seguito dovette fingere di aver dimenticato la sua conoscenza della lingua per la propria sicurezza (avrebbero potuto accusarla di contatti con il nemico) per usarla di nuovo quando venne richiesta urgentemente al quarto fronte ucraino per il controspionaggio e successivamente al processo di Norimberga. È chiaro che i primi giorni d’orientamento a Norimberga sono oltremodo gravosi e soffocanti: “il lavoro richiedeva da parte di tutti senza eccezione, uno impiego illimitato di sforzi fisici e spirituali”, era l’ultima battaglia della Seconda guerra mondiale che doveva punire il colpevoli e dimostrare al mondo e alla Storia l’essenza patologica e criminale del nazifascismo. Alcuni, forse i più importanti creatori della Germania nazista, non si trovano sui banchi degli imputati, avevano scelto la via più semplice per sottrarsi al giudizio universale, il suicidio (Adolf Hitler e Josef Prefazione Goebbels si erano tolti la vita con il cianuro nel bunker della Cancelleria a Berlino, Heinrich Himmler si era avvelenato in un campo di prigionia inglese, Martin Bormann, segretario di Hitler, non verrà più trovato a Berlino, Robert Ley si era impiccato nella sua cella di Norimberga alla vigilia del processo, mentre Hermann G˝oring si sarebbe avvelenato nella notte prima dell’esecuzione). I giudici sovietici assistono al processo con volti impenetrabili, “pietrificati”, per quanto osserva Tat’jana Stupnikova, ad eccezione di due sole occasioni: la prima quando si parlerà degli accordi segreti del agosto e settembre del tra la Germania e Unione Sovietica (era rimasto fino a quel momento segreto un protocollo che definiva la spartizione della Polonia tra i potenti vicini) e la seconda relativa alle fucilazioni degli ufficiali polacchi a Katyn che i sovietici volevano addossare ai nazisti, fatti che i cittadini sovietici presenti al processo sentiranno per la prima volta. Osservando giorno dopo giorno gli accusati Tat’jana non può non notare la mediocrità o “normalità” del loro aspetto così diverso dal modello della razza ariana, e il loro comportamento di piccoli uomini meschini: sono impauriti, cinici, alcuni pentiti,non vogliono assumersi la responsabilità storica dell’annientamento di milioni di esseri umani, della sofferenza cosmica che hanno causato e si barricano dietro la loro esecuzione cieca degli ordini ricevuti. Le valutazioni di Hannah Arendt sul male come banalità trovano sulle pagine di Tat’jana Stupnikova delle continue conferme. Stalin, che l’autrice considera il gemello di Hitler, ha un’opinione a riguardo molto diversa. Viene riferito a proposito un episodio curioso, quando Boris Polevoj, il corrispondente della “Pravda” al processo, parla con Stalin della ristretta intelligenza degli accusati, sente un commento fulminante: ”Allora pensa che abbia- Prefazione mo combattuto contro idioti completi.. Si sbaglia! I nostri nemici erano intelligenti con conoscenze di causa. Ecco contro chi abbiamo vinto!” Quali sono i capi d’imputazione? Cospirazione, crimini contro la pace e guerra d’aggressione, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e proprio in base a questi principi vengono pronunciate le condanne. Tre piccoli episodi di esperienza quotidiana del secolare processo ci vengono narrati da Tat’jana Stupnikova, in tono quasi divertito filtrato attraverso anni di paura, come quello in cui correndo con leggero ritardo al processo inciampa e viene sollevata dalle braccia forti di G˝oring che le sussurra all’orecchio: ”Attenzione, bambina” (Vorsicht, mein Kind). I giornalisti francesi avrebbero potuto scrivere un articolo dal titolo “L’ultima donna nelle braccia di G˝oring”, ma poi cosa le sarebbe successo in Unione Sovietica? Un altro episodio è legato alla traduzione dell’interrogatorio di Sauckel che, perso i nervi, comincia a gridare e la nostra traduttrice insieme a lui si è pure alzata dal suo posto nell’”acquario” e in lacrime grida traducendo : “Non mi si deve impiccare! Sono un operaio, un marinaio!”. L’episodio viene poi denunciato ai servizi segreti e solo dopo molti decenni il delatore, un collega, chiederà perdono a Tat’jana. Singolare resta anche l’incontro con il boia giunto a Norimberga molto prima dell’esecuzione dei condannati. Tat’jana distrattamente si siede durante il solito pranzo alla mensa al tavolo occupato solo da una persona, un ufficiale americano, che si comporta nei suoi riguardi con estrema amabilità: passa il sale, procura una doppia razione di gelato, la prega di fermarsi un attimo per conversare. Solo più tardi saprà che si tratta del famoso boia Prefazione americano, il sergente John Woods che vantava anni di esperienza e esecuzioni e che avrebbe poi dichiarato, valutando così il suo impegno a Norimberga: “Dieci uomini in minuti, un lavoro fatto alla svelta”. Oppure un ulteriore fatto accaduto durante l’interrogatorio di Rosenberg in cui egli stesso corregge l’espressione non adeguata di una traduttrice in un perfetto russo senza l’ombra di accento straniero (si è laureato a Mosca alla Facoltà di architettura). Potenti restano le pagine che Tat’jana Stupnikova dedica all’interrogatorio degli accusati e ai due testimoni particolari, Rudolf H˝oss comandante del lager di Auschwitz e il generale Friedrich von Paulus, esecutore del piano “Barbarossa”, portato di sorpresa dalla sua prigionia sovietica al processo di Norimberga. Le due testimonianze si imprimeranno nella storia del processo: la prima per la fredda follia della distruzione, la seconda per la tragicità della storia. Una volta rientrata a Mosca Tat’jana si sarebbe iscritta alla Facoltà di biblioteconomia, avrebbe finito con eccellenza i suoi studi e sostenuto anche il dottorato per lavorare poi nella più prestigiosa biblioteca “Lenin” a Mosca. La scelta della sua futura professione verrà dettata soprattutto dalle esperienze vissute a Norimberga: vuole saperne di più, studia la storia del nazismo e le sue conseguenze, legge appassionatamente tutte le memorie possibili sul periodo che riguardano sia la Germania che l’Unione Sovietica. Lo può fare in quanto in veste di bibliotecaria ha libero accesso al “fondo della conservazione speciale” (dove si conservano i libri vietati dalla censura e che si possono consultare solo con un permesso speciale); queste letture sono più che tangibili nel suo libro e si potrebbero addirittura indicare con i rispettivi titoli. Prefazione Come un filo rosso percorrono immagini della sua infanzia e giovinezza (come anche quelle di molti suoi coetanei) trascorse sotto il segno della paura e della disperazione per tanti motivi, con un senso di colpevolezza davanti allo stato onnipotente e punitivo che il lettore contemporaneo difficilmente potrà capire, come figlia di “nemici del popolo”, come orfana per tanti anni e responsabile della sorella minore, come testimone al processo di Norimberga, obbligata a tacere per molti decenni. Vari capitoli del suo libro sono dedicati al parallelismo tra i due ordini statali, quello nazista e quello comunista; vengono messi a confronto i rispettivi leader, Stalin e Hitler, con la loro preferenza per il lavoro notturno e l’amore per il cinema, i rituali esterni, i sistemi giudiziari e punitivi, la vita quotidiana, il sistema della censura culturale e politica, la costante presenza dei delatori ovunque. Ma per Tat’jana Stupnikova qualche differenza dovuta all’indole femminile è inevitabile e riguarda ad esempio il comportamento delle mogli degli accusati nazisti e dei funzionari sovietici: accanto a Henriette von Schirach viene presentata l’ex attrice Emma Sonnenman, seconda moglie di G˝oring, la squallida moglie del comandante del lager a Buchenwald, nota per i suoi paralumi di pelle umana, o la moglie del comandante di Auschwitz H˝oss, che pur a conoscenza dal delle attività del marito, continuava come se niente fosse nell’educazione dei figli e nella cura del giardino, sostenuta in questo lavoro dai prigionieri del lager. A loro viene contrapposta la figura di Kapitolina, moglie del primo procuratore nei processi pubblici dell’Unione Sovietica, Andrej J. Vyšinskij, una donna profondamente credente che all’insaputa del marito aiutava i prigionieri del Gulag e le loro famiglie, ma c’erano innumerevoli altre mogli di funzionari sovietici non molto Prefazione diverse da quelle degli accusati a Norimberga... La mattina di martedì ottobre vengono pronunciate le condanne relative ai singoli imputati con riferimento ai capi d’accusa e i verdetti vengono letti a turno dai quattro giudici del processo. Vengono accolte con sorpresa le assoluzioni di von Papen, Schacht e Fritzsche. Vengono invece condannati alla pena di morte tramite impiccagione G˝oring, von Ribbentrop, Keitel, Kaltenbrunner, Rosenberg, Frank, Frick, Streicher, Sauckel, Jodl e Seuss–Inquart. L’impiccagione sarà eseguita nella notte tra il ed il ottobre. Schacht, Funk, Raeder sono condannati all’ergastolo; von Schirach e Speer a vent’anni, von Neurath a anni e D˝onitz a anni di detenzione e, nove mesi dopo la chiusura del processo, verranno tutti trasferiti alla prigione di Berlino Spandau, sotto la custodia delle potenze vincitrici. Il processo di Norimberga offre ai vincitori e ai colpevoli una possibilità di autoassoluzione collettiva per il sangue versato più che altro sul piano psicologico. Le condanne a morte o a lunga detenzione degli accusati permetterà la circoscrizione del male “assoluto” nel quale annegare la colpa degli orrori accaduti. J S
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