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Un laboratorio dove si progettano computer e sensori elettronici di nuova generazione. “ Certo, continueremo a usare computer dalle dimensioni necessariamente simili a quelle attuali, ma la nuova frontiera delle telecomunicazioni e dell’elettronica è a livello delle nano e microscale”, racconta a Wired.it prima della lectio magistralis al Festival della Scienza di Genova: Il mio telefonino fa il caffè. Un titolo profetico? "Se 15 anni fa le avessi detto che avrei usato il telefono anche per fare fotografie mi avrebbe dato del matto, perché all’epoca il telefono era un oggetto ingombrante, che tenevamo in casa, in salotto sopra un mobile. Quello che sembrava assurdo però è diventato realtà. Oggi sembra assurdo sostenere che un telefonino possa fare il caffè, ma cosa succederà fra venti anni? Quale sarà l’evoluzione dei sistemi che usiamo per comunicare? Del resto esistono già dei prototipi che ci offrono uno squarcio sul futuro: sistemi di telecomunicazioni distribuiti ovunque e miniaturizzati in grado di interfacciarsi con noi esseri umani, ma anche di comunicare con gli oggetti e tra di loro". Computer sempre più piccoli necessariamente avranno bisogno di batterie miniaturizzate. È questa la sfida da affrontare? Cialtroni e creduloni Bufale 1 di 4 "L’alimentazione dei microcomputer è in effetti il collo di bottiglia: siamo in grado infatti di progettare computer piccoli quanto i granelli di polvere ma non sappiamo come 23/02/2014 20:48 Anniversari dell'innovazione Almanacchi Miaoooooo Gattini Il mondo dei maker Stampa 3D Ultime da Cupertino Apple Tutto sul presunto trattamento Stamina All Almanacchi (18) Amazon (9) Apple (42) Arte, grafica e fotografia (20) Bufale (8) Datagate (20) Facebook (40) Fantascienza (12) Forconi (5) Gattini (4) GIF (3) Google (54) Il Movimento 5 stelle e Beppe Grillo (2) Instagram (11) La cometa Ison (7) LeWeb (9) Meme (16) Microsoft (28) Nelson 2 di 4 Mandela (8) alimentarli. Non possiamo collegarli, infatti, a una normale presa di corrente. Servono sorgenti portabili di energia, come le batterie, ma è necessario pensare a batterie di nuova concezione, che non esauriscono la loro carica perché, potete immaginare, non sarebbe pratico sostituirle oltre a doverle poi smaltire come rifiuti". Quindi? "Quindi è necessario trovare soluzioni alternative per garantire energia elettrica ai microdispositivi elettronici. Per esempio possiamo ricorrere all’energia presente in varie forme nell’ambiente per costruire i generatori del futuro, per produrre cioè l’energia necessaria ad alimentare i computer di nuova generazione. Su questo fronte si sta lavorando a livello internazionale e Stati Uniti e Europa in particolare si contendono il primato. Si tratta di un settore indubbiamente strategico, perché studiare le microenergie significa in fondo studiare i principi fondamentali di funzionamento della natura con ricadute tecnologiche molto importanti, sia per realizzare sensori e alimentare computer microscopici, sia per ridurre il consumo di energia dei grandi computer aumentandone quindi la loro potenza. Pensate infatti quanta energia i computer attuali consumano scaldandosi - una grande quantità di energia si trasforma in calore, prodotto a livello microscopico, che non serve alla potenza di calcolo – e a quanti soldi vengono spesi per raffreddarli per evitare che brucino". Anche il suo laboratorio, all’Università di Perugia, è impegnato in questa corsa verso la miniaturizzazione dei computer sfruttando le microenergie? "Sì. Ci occupiamo dei principi di trasformazione dell’energia alle microscale sia a livello teorico sia sperimentale, per progettare nuovi tipi di transistor (in fondo i computer sono un insieme di porte logiche che utilizzano transistor) e costruire dispositivi elettronici che utilizzino le microvibrazioni ambientali per produrre energia elettrica, consumandone poca. E abbiamo fondato anche uno spin off universitario, Wisepower, per promuovere il trasferimento tecnologico delle nostre ricerche. In pratica noi cerchiamo di estrarre energia dalle vibrazioni meccaniche, come quelle che produce la carrozzeria di un auto quando è in movimento. È possibile infatti trasformare queste vibrazioni in energia elettrica per alimentare, senza bisogno di batterie, sistemi di sensori. Noi ne abbiamo realizzato uno, si chiama Hat ( Hybrid autonomous transceiver) ed è un sistema integrato che si autoalimenta sfruttando le vibrazioni della carrozzeria ed è in grado di monitorare la temperatura dell’auto e trasmettere le informazioni al computer centrale di bordo". Dunque si tratta di dispositivi piccoli ed ecosostenibili. Quali saranno secondo lei le più importanti applicazioni di dispositivi elettronici di questo tipo? "Possiamo sbizzarrirci con l’immaginazione. Per esempio sensori di questo tipo potranno essere utilizzati per monitorare la stabilità di edifici e ponti stradali e verificare che infiltrazioni d’acqua non ne indeboliscano la struttura. Oppure potranno essere utilizzati per controllare le condizioni di salute di una persona, semplicemente spalmandoli sulla pelle o ingerendoli, così come potranno essere usati per la produzione di tessuti innovativi in grado, per esempio, di cambiare il grado di permeabilità in relazione alla temperatura esterna o all’umidità". (Credit per la foto: Getty Images) 23/02/2014 20:48
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