A Giancarlo Io penso che oggi noi non dobbiamo piangere per la dipartita del nostro Giancarlo, perché in realtà Giancarlo da questi luoghi mai se ne è andato né mai se ne andrà, in quanto lui non abbandonerebbe mai San Giuseppe e la sua amatissima Gianesini. Anche quando i suoi guai fisici e successivamente la malattia lo costringevano lontano dal patronato di San Giuseppe, lui era sempre presente con la sua saggezza e la sua forza morale. Io l’ho conosciuto alla fine degli anni 90 quando letteralmente mi trascinò nel direttivo della Gianesini con le parole Dobbiamo e Bisogna. Con Giancarlo ho condiviso nella Gianesini più di un decennio e lui per me è sempre stato come un fratello maggiore, a cui far riferimento nei momenti più complicati perché la sua determinazione e positività erano la molla che faceva superare qualunque difficoltà. Con lui ho passato interminabili serate dopo ogni direttivo a discutere animatamente su tutto (sullo sport, sulla politica, sui figli e sul futuro dei giovani in generale a cui lui teneva molto). La sua sferzante ironia e capacità di mediazione lo facevano entrare nel cuore di tutti. Dobbiamo-Bisogna fare erano le sue parole chiave , un imperativo categorico che non ammetteva repliche. Dobbiamo-Bisogna fare: quando nelle sere d’estate passava da solo ore ed ore ad inaffiare il campo da calcio, perché nessun’altro era disponibile. Dobbiamo-Bisogna fare: quando al sabato lo vedevi da solo, pur con i suoi problemi fisici, a tracciare le linee del campo per prepararlo alla gara del giorno successivo, in quanto nessun altro si era reso disponibile. Dobbiamo-Bisogna fare: quando alla domenica mattina si presentava ad aiutare per le pulizie degli spogliatoi in quanto voleva che la Gianesini apparisse al meglio alle squadre ospiti. Dobbiamo-Bisogna fare: quando con veemenza insisteva perché la Gianesini accogliesse e sostenesse i ragazzi problematici del quartiere, perché diceva “ la Gianesini può essere per loro un’ancora di salvezza ”. Devo-Bisogna che vada : diceva alla amata moglie Carla ed ai cari figli Chiara e Filippo,perché sentiva l’obbligo di essere presente in patronato per dare una mano e mai si sarebbe tirato indietro. Però questo Bisogna-Dobbiamo fare mai era accompagnato da un sentimento di tristezza o sfiducia, ma sempre da un sorriso e da una estrema positività e forza propositiva che non vedeva mai ostacoli insormontabili. Anche quando la malattia si faceva sempre più aggressiva e fastidiosa alla domanda “come va Giancarlo ? ” la risposta secca era sempre “ bisogna… che la vada ben ! ”. Giancarlo non ha mai mollato. Questa sua irrinunciabile positività era contagiosa e lui con il suo comportamento riusciva a trasmettere energia positiva a tutti. Ricordo poi la gioia sincera che Giancarlo provava e trasmetteva quando vedeva i suoi ragazzi comportasi bene in campo e vincere le partite ed anche quando le nostre squadre meno performanti perdevano Giancarlo aveva sempre una parola di sostegno ed incitamento e diceva ai ragazzi “ su dai pazienza sarà per la prossima volta ..non si può sempre vincere” al chè i ragazzi sconsolati gli rispondevano “… si però non si può neanche sempre perdere” . Ciao Giancarlo ci vediamo domani in patronato alla solita ora.
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