Periodico dell’Associazione Maggio Eugubino Pro Gubbio - Gubbio Perugia Anno LXV, n. 2 - Maggio 2014 - Sped. in abb. 45%, Legge 662/96, at. 2, comma 20/B, Filiale di Perugia. fondato nel 1950 www.maggioeugubino.com www.maggioeugubino.com Pubblicità editoriale l’eugubino Repetita Iuvant In ordine sparso ma in una trama alcune dichiarazioni ed alcune considerazioni sulla Festa con tanti puntini al termine per aprire ed aprirsi: - una gara che non scavalca nessuno, una corsa il cui traguardo è un tempio ( Don Origene Rogari)…….. - una corsa forte, una prova possente ed una espressione di energia che mettono a dura verifica corpo ed anima, dove però tutti sono vincitori e senza ricevere alcun premio ( Don Angelo Fanucci)………. - una grande sinfonia sociale (Vescovo Emerito Mons. Pietro Bottaccioli) - una esperienza dove non si esita a chiedere aiuto agli altri quando vi è necessità e dove quindi la solidarietà è la regola… - il cimentarsi in aggregazioni, colori, se non fazioni, diversi, esprimendo in questo tutta la propria vitalità e passione, ma vivendolo come patto e momento per un fine ed un bene superiore collettivo: sulla porta della basilica finisce l’uomo che si misura anche con gesti sacrali e torna il sacro, l’uomo che prega, l’omaggio al Santo della Mitezza ……… - un atto di fede e di offerta attraverso il cero portato ai piedi di S. Ubaldo………. - la rappresentazione della formidabile forza dell’aggregazione, della integrazione, della coralità, espressa nelle mute, nei cambi, nei bracceri, “il cero non si porta da soli”……….. - la rinuncia al personalismo ed al protagonismo: senza l’aggregazione di forze fisiche e mentali il Cero non si muove, cioè l’offerta viene meno……….. - la solidarietà e la condivisione: portatori e non portatori tutti sono ceraioli, uomini e donne, tutti coloro che in qualsiasi modo e secondo le loro capacità partecipano al raggiungimento del fine comune……… - nella Festa dei Ceri tutti sono ceraioli, non c’è delega né a fantini, né a cavalli, nè a cavalieri…….. - l’abbattimento dei paletti sociali, delle classi, delle diversità…….. - la simbiosi con il cero nel quale ci si immedesima, il rapporto della spalla con la stanga, l’odore del cero……… - vincono sempre i ceri, se cadono la delusione è di tutti e da tutti vengono rialzati……… - si può pendere o cadere ma ci si rialza……….. - la forza, lo spasimo, la passione e l’ebbrezza che emanano tutti e che tutti contagia; anche i meno coinvolti ed i meno coinvolgibili avvertono una innegabile emozione ed un sottile turbamento ……. “I Ceri enno i Ceri” BUONA FESTA A TUTTI !!! Abbiamo deciso di cambiare formato e grafica, ma non vogliamo cambiare il nostro stile giornalistico, che asseconda la storia dell’Associazione Maggio Eugubino. Abbiamo deciso di dedicare questo cambiamento a tutti coloro che si impegnano ogni giorno per la nostra Associazione, per le sue iniziative, ma soprattutto per la nostra Città. Cercheremo ancora di Lucio Lupini Presidente Associazione Maggio Eugubino metterci a disposizione dei nostri soci e dei nostri concittadini: per noi L’Eugubino è una straordinaria occasione per comunicare cultura e condividere una eccezionale esperienza di vita. sommario Attualità/Ceri Storia, Arte e Cultura Prima di tutto Gubbio 5 ... A la ceraiola! 6 Come si vota 7 la vecchia signora È negletta e maltrattata 8 San Giorgio il grande martire 10 L’arca vecchia del patrono 10 Speciale Ceri 11 1835: un progetto non realizzato per la sicurezza dei campanari Vita dell’Associazione Vita dell’Associazione 29 - 35 23 Vita cittadina Comprotettori miracolosi contro il flagello dei terremoti 24 Benedetto Nucci 26 Vita cittadina 36 - 43 Direttore Editoriale Lucio Lupini Grafica L’Arte Grafica Gubbio Stampa Tipografia Donati Direttore Responsabile Ubaldo Gini redazione Michela Biccheri Anno LXV, n. 2 maggio 2014 Cover PhotoStudio Foto Marco Menichetti (copertina dello speciale Ceri) L’Eugubino - Periodico di attualità, informazione e cultura dell’Associazione Maggio Eugubino Pro-Loco Redazione: Piazza Oderisi - 06024 Gubbio (Pg) - Tel. e Fax 075 9273912 - CC Postale n. 15463060 Aut. Trib. Perugia n°. 334 del 15/01/1965. Sped. in abb. postale 45%, comma 20/B, legge 662/96, filiale di Perugia. Il periodico viene inviato a tutti i soci dell’Associazione Maggio Eugubino. Le opinioni espresse negli articoli impegnano unicamente le responsabilità dei singoli autori. 3 attualità l’eugubino a cura della Redazione prima di tutto gubbio I candidati a sindaco Francesco Gagliardi Pavilio Lupini M olteplici gli incontri con i vari settori legati all’economia e al sociale. Altrettante le richieste sollevate dai cittadini. Le domande innumerevoli. Tantissima la stanchezza. Forte il desiderio di uscire dall’impasse generale. E allora nel dettaglio abbiamo il settore primario che invoca lo snellimento dei vincoli del Prg, il commercio insieme al turismo e ai servizi denuncia la necessità di investire su questo settore nel breve periodo e di istituire un assessorato specifico al terziario con consuta sul turismo. L’artigianato, risorsa peculiare di Gubbio, accusa una mancanza di attenzione ai bisogni reali, pratici della produzione puntando il dito alla forte tassazione sugli immobili e sui rifiuti. L’industria chiede spiegazioni sul progetto di San Pietro e dell’ex ospedale (Puc1 e Puc2) e sui centri commerciali. Disoccupazione e welfare: quale l’antidoto per concretizzare un equilibrio stabile. Equilibrio costruibile solamente con la consapevolezza che pare germogliare con A l di là delle previsioni, dei commenti politici, dell’elenco dei candidati e delle liste di cui abbiamo già preso visione, possiamo invece auspicare che le gravissime situazioni di cui c’è espresso bisogno di soluzione, vengano costruttivamente prese in esame una ad una, a cominciare dal lavoro. La nostra Associazio- Ennio Palazzari Rodolfo Rughi lentezza, ma che provoca quella spinta necessaria a creare. Spinta che si genera spremendo le meningi e investendo sulle nostre ricchezze eugubine: storia, arte, cultura, tradizione e folklore, scienza tutte a disposizione. Emerge il bisogno di agire in sinergia per l’unico bene che sono i cittadini. ne pur occupandosi delle tradizioni e del folklore, ascolta e vive in maniera diretta l’allarme economico e sociale in cui versa la nostra città. È coinvolta emotivamente in tutte le vicissitudini del quotidiano vivere e non si dà per vinta. Essa vuole offrire la serenità e anche la leggerezza amichevole di una lettura che sia mirata Filippo Stirati Gubbio Palazzo Pretorio all’informazione, ma anche all’evasione. Non si dà per vinta. Essa vuole risvegliare il ricordo confortante della nostra fede, del nostro passato e attingere da esso la forza. E lo fa in coincidenza del periodo più vivo per il nostro spirito e la nostra fede (ancora), cosicchè possiamo non dimenticarlo. 5 6 attualità l’eugubino di Riccardo Farneti ...a la ceraiola! “una volta eletti vi rimboccherete le maniche e uniti formerete una ideale “muta”, dimenticandovi e, se necessario, mandando a quel paese capetti e politicanti in servizio permanente effettivo” I l 9 aprile u.s. ho presenziato all’incontro presso i locali della Parrocchia di S. Domenico indetto da vari enti operanti nel territorio, compresa la nostra Associazione. Argomento: la tutela delle cd. “Feste e Tradizioni Minori”, dopo il provvedimento delle Autorità competenti che la sera del 18 marzo ha impedito la tradizionale accensione dei “Focaroni di S. Giuseppe”. Presenti i cinque candidati alla carica di primo cittadino che, coordinati dal direttore di TRG Giacomo Marinelli Andreoli, hanno risposto a turno alle domande loro rivolte dai rappresentati delle Associazioni e dai singoli privati cittadini ed espresso all’unisono valutazioni positive in ordine al mantenimento e anzi alla valorizzazione delle nostre tradizioni. Molto apprezzato è risultato l’intervento dell’amico Robert che a nome del “Maggio” è riuscito nell’intento di far accogliere ai candidati sindaco l’impegno finalizzato ad integrare la denominazione dell’assessorato alla Cultura e o Turismo con l’aggiunta delle parole folklore e tradizione. Come un lampo m’è balenata in testa questa considerazione: i Ceri mezzani e i Ceri piccoli vanno di sicuro annoverati tra le manifestazioni di carattere “minore”. Per cui ho ritenuto sì, di intervenire, ma in forma scritta qui, sul nostro “L’Eugubino” la cui uscita avverrà poco prima dei Ceri e delle elezioni. Uno stimatissimo ceraiolo e capodieci soleva dire che il Cero è maestro di vita. Cosa avrà voluto dire? Provo ad interpretare: Il Cero e quindi l’essere Ceraiolo, grande mezzano o piccolo che sia, significa essere dotati di: entusiamo, coraggio, amore e solidarietà. E allora cari Sindaci quella sera avrei voluto strapparvi una promessa solenne al mondo dell’associazionismo e alla Città tutta: una volta eletti vi rimboccherete le maniche e uniti formerete una ideale “muta”, dimenticandovi e, se necessario, mandando a quel paese capetti e politi- canti in servizio permanente effettivo e comincerete a sobbarcarvi il grave peso dei problemi della Comunità eugubina con celerità, entusiasmo, coraggio e amore. Come fanno i Ceraioli, senza mai dimenticare, nemmeno un momento la Solidarietà (e su questo …manco una penduta è ammessa!) È utopico pensare ad un Sindaco- Capodieci, ai perdenti che, finita la competizione, trovano sintesi e unità d’intenti e diventano Assessori-Capimuta e tutt’intorno cittadini-ceraioli partecipativi sempre, su tutti gli argomenti, con la loro spallata! E perché no, accanto ai valori caratterizzanti della Festa dei Ceri, riscontrabili anche nelle due versioni minori, metteteci pure quel pizzico di follia eugubina grazie alla quale in passato illustri concittadini, anche nell’ambito dell’associazionismo presente quella sera, hanno potuto partorire iniziative illuminate che tanto lustro hanno dato a Gubbio. attualità l’eugubino come si vota Elezioni Amministrative 2014 L e elezioni Amministrative del 2014 si terranno domenica 25 maggio in concomitanza con le europee e coinvolgeranno 4.106 comuni. Per effetto del contenimento delle spese degli enti locali, avremo 24 Consiglieri escluso il Sindaco e 7 Assessori Comunali. Come si vota: con una sola scheda sulla quale saranno già riportati i nominativi dei candidati alla carica di Sindaco e, a fianco di ciascuno, il simbolo o i simboli delle liste che lo appoggiano. Possiamo esprimere il voto in tre modi diversi: 1. tracciando un segno solo sul simbolo di una lista, assegnando in tal modo la propria preferenza alla lista contrassegnata e al candidato Sindaco da quest’ultima appoggiato; 2. tracciando un segno sul simbolo di una lista, eventualmente (novità 2014) indicando anche 2 preferenze per i candidati della medesima lista, purchè non siano dello stesso genere sessuale (un maschio e una femmina, no due maschi o due femmine) e sul nome di un candidato Sindaco non collegato alla lista votata: così facendo si ottiene il cosiddetto “voto disgiunto”; 3. tracciando un segno solo sul nome del Sindaco, votando così solo per il candidato Sindaco e non per la lista o le liste a quest’ultimo collegate. È eletto Sindaco il candidato che ottiene la maggioranza assoluta dei voti validi (almeno il 50% più uno), in caso contrario è previsto il ballottaggio. In base alle disposizioni di legge in materia, è prevista la possibilità per gli elettori affetti da infermità, di esprimere il proprio voto a domicilio. Tutti coloro che sono interessati dovranno inviare la dichiarazione di infermità entro lunedì 5 maggio con allegata obbligatoriamente la certificazione medica rilasciata dal funzionario designato dall’Azienda Sanitaria competente. La maggioranza assoluta decreta il sindaco (50%+1) QUOTE ROSA La normativa attualmente vigente stabilisce che nelle liste dei candidati nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati: tradotto significa che le donne dovranno essere perlomeno un terzo del totale dei componenti della lista, numero che peraltro sarà ridotto visto il diminuire dei Consiglieri comunali. Oltre a ciò ciascun elettore potrà esprimere uno o due voti di preferenza: nel caso di espressione di due preferenze, esse devono riguardare candidati di sesso diverso della stessa lista. Quindi si può votare un uomo oppure una donna, oppure uomo e una donna insieme. Parità di uomini e donne nell’accesso alle cariche elettive comunali. 7 8 attualità l’eugubino di Giovanni Rampini LA VECCHIA SIGNORA é negletta e MAltrattata L a sua condizione fa pensare a quegli anziani che, nell’incivile ed aberrante presupposto che abbiano ormai in quanto tali poco o nulla di utile da offrire ai familiari, vengono da questi disinvoltamente spediti in un cronicario a terminare i propri giorni, dimentichi di tutto ciò che hanno da essi un giorno ricevuto in termini di insegnamento, civiltà, affetti e sostentamento. Noi ovviamente non possiamo materialmente fare altrettanto con la nostra antica città, anche se per altro verso è come se lo facessimo ogni volta che mostriamo disinteresse, disattenzione, noncuranza verso quella che era vissuta un giorno come una parte di noi stessi, un grembo materno, un porto rassicurante e felice, un segno irrinunciabile della nostra identità e pur’ anche una risorsa di carattere materiale se fino all’altro ieri ci ha accordato qualche soddisfazione economica attirando a sé non indifferenti flussi turistici. Eppure la vegliarda è di sana e robusta costituzione, le sue membra sono salde e tenaci non meno di quanto lo siano state nel passato ad onta di tutti maltrattamenti e di tutte le sciagure subite nel corso dei secoli, la sua ossatura é robusta ed esente da qualunque forma di osteoporosi, il suo aspetto sempre aristocratico e superbo, arricchito casomai da quel fascino inconfondibile che é proprio di tutte quelle anziane signore dal cui volto, dalla cui acconciatura, dal cui portamento traspaiono i segni di una gelosa mai estinta nobiltà. Vogliamo tutti quanti auspicare che Eppure la vegliarda è di sana e robusta costituzione, le sue membra sono salde e tenaci non meno di quanto lo siano state nel passato. attualità le forze politiche chiamate a prendere le redini della nuova amministrazione comunale (che ci auguriamo nasca coesa e vitale), dimostrino con iniziative concrete e non con vacui sterili proclami, la volontà di affrontare i problemi. La vecchia signora è ancora ben dotata di dovizie, garanzia assoluta di restituzione di ogni beneficio che le si accordi. I suoi gioielli non sono oc- l’eugubino In tempo di vacche magre e di gravi afflizioni come quelle che vedono oggi coinvolti ampi strati della popolazione dell’intero paese è fin troppo facile obiettare che la esiguità delle risorse disponibili rende improponibile finanche la semplice formulazione di programmi che non siano diretti a soddisfare quelle che si pongono come esigenze primarie. Non sempre città, in primis la difficile circolazione dei mezzi, impongono alla mobilità delle persone e di riflesso alla vitalità di molte iniziative private. E’ del tutto superfluo notare che è molto più agevole accedere per gli acquisti ai grandi empori fuori porta o raggiungere uno studio professionale o un laboratorio artigianale o qualsivoglia altra struttura dislocati nel piano piuttosto che muoversi per le proibite e proibitive vie del centro, sfornite peraltro di ogni forma di servizio pubblico di trasporto. Il nostro centro storico è stato sempre un indispensabile e gratificante riferimento per tutta la città oltre che un efficace strumento di unificazione. I nuovi quartieri, sorti senza alcun legame tra loro e privi in genere di significativi strumenti di aggregazione sociale, hanno continuato fino ad oggi, in misura maggiore o minore, a riconoscersi in quello che era considerato il cuore di tutta la comunità. Con il venir meno di questa sua funzione ciascuno di noi verrebbe fatalmente a precipitare in una alienante solitudine. Veduta del centro storico di Gubbio cultati in segreti e inaccessibili forzieri ma tutti quanti apertamente sfoggiati ad ornamento delle sue membra: i palazzi, le chiese, i dipinti brillano come gemme alla luce del sole sempre pronti ad attrarre e stupire qualunque forestiero a condizione che vengano essi esibiti in un gradevole e appropriato contesto e non in mezzo a un desolato deserto umano, reso ancor più squallido dalla trascuratezza con cui sempre più spesso si provvede alla manutenzione di taluni importanti settori della città. Le riviste specializzate in materia turistica, nell’assegnare le pagelle alle varie località, annoverano giustamente tra i fattori negativi di demerito oltre che lo spopolamento anche la sciatteria nella loro cura. però è necessario fare ricorso a massicci investimenti, a gravosi impegni finanziari. Talora altri strumenti, quali per esempio il ricorso a una saggia leva fiscale, possono sortire risultati notevoli ed insperati. Si pensi a quanti cittadini potrebbero essere indotti, malgrado le difficoltà del momento, a tenere in vita nel centro storico le proprie attività professionali e commerciali nonché essere incoraggiati a intraprenderne di nuove (e forse anche a riaccasarsi entro le vecchie mura) solo che fossero, se non esentati, almeno in parte sollevati, quanto all’ammontare, dai vari balzelli locali e ciò non per inammissibile disparità di trattamento ma come giusto e doveroso indennizzo per tutti quei limiti che le caratteristiche della vecchia Il nostro centro storico è stato sempre un indispensabile e gratificante riferimento per tutta la città oltre che un efficace strumento di unificazione. 9 10 attualità l’eugubino san giorgio il grande martire Un volume che ci offre l’occasione di rinvenire le origini della devozione a S. Giorgio U n libro prezioso che ci offre l’occasione di rinvenire le origini della devozione a san Giorgio tributata dagli eugubini a questo megalomartire proveniente dalla Cappadocia, conosciuto, pregato in ogni parte del mondo cristiano e ortodosso ed accolto con tanta certezza a Gubbio. Una sorta di mappa per coloro che dimostrano nella fede, la ricerca intima di un qualsiasi frammento di storia e di arte per continuare L’arca vecchia del patrono a saziarla. Insieme alla prof. Proietti, docente di Storia della Chiesa presso l’Università di Perugia sono intervenuti alla realizzazione del libro attraverso ricerche approfondite e contributi personali, gli autori Ettore A. Sannipoli, Francesco Mariucci, Don Pietro Vispi, il cappellano della Famiglia dei Ceraioli di San Giorgio Don Stefano Bocciolesi e i curatori Silvia Alunno e Filippo Paciotti. L’ArteGrafica edizioni. È un’approfondita ricerca storicoartistica quella di Francesco Mariucci, un’iniziativa della Famiglia dei Santubaldari in occasione del 40° anno di fondazione, dedicata all’artistico sarcofago in legno del corpo incorrotto del patrono che per circa quattrocento anni ha raccolto le speranze, la devozione e la pietà di tutti gli eugubini (ora esposto presso la Raccolta di Memorie Ubaldiane). A sottolineare il valore dell’opera, oltre allo studioso eugubino Ettore A. Sannipoli, anche il professor Andrea De Marchi, docente di Storia dell’Arte Medioevale dell’Università di Firenze. I CERI Fede che tieni, le corde del tempo... legate nell’infinito corsa dei tempi, turbinio della vita. Balugginare, in un fiume colorato, che si distende volteggiando, in onde infinite. Vena propizia, svanisce nel tramonto, che delicato rosseggia sulle colline. Proietta ombre di evanescente ametista. Maggio, colorato,odoroso, di fiori rupestri. Felice, salire, inerpicarsi, per congiungersi in un unico inno. Patrizia Gaggioli Premio speciale Novello Bosone xxx edizione, poesia pubblicata edizioni Ape associazione Agostino Pensa Francesco Mariucci L’arca vecchia di Sant’Ubaldo Memoria e rappresentazione di un corpo santo con un saggio di Andrea De Marchi l’eugubino La grande sfida della nostra generazione I Ceri mostrano e delineano un insieme denso di fattori corporei ed immateriali, sacri e profani, differenti ma unici ed irripetibili, disseminati ma organici, all’interno di un grandioso progetto di fede, devozione ed amore; una alleanza per salire alla Basilica di S. Ubaldo che ci piace pensare rimarrà tale anche tra mille o duemila anni magari con Ceri in fibra di rame o vetroresina o titanio o chissà cosa altro e con una muta di marziani ed una di venusiani. Lo sforzo che va fatto allora è quello di soffermarsi ed indugiare su tali aspetti non come memoria ma come espressione e manifestazione per verificarne la continuità e la persistenza, la vivificazione e l’impulso e per arginare almeno ogni rischio di dispersione. Una eventualità, quest’ultima, che nel passato si correva molto meno perché i mutamenti erano deboli e lenti e perché consuetudini, modelli di famiglia, atteggiamenti, comportamenti, educazione, istruzione e stili di vita erano stabili e modificabili solo a lungo termine. Ora è tutto più incalzante, le modifiche rapidissime, le innovazioni tecnologiche pressanti, i media e la spettacolarizzazione dominanti, la supremazia delle emozioni rispetto ai sentimenti una dato regolare, la integrazione culturale ed etnica un fatto ineludibile ! I Ceri sono o saranno immuni da influenze in particolare di modelli discutibili? La grande sfida che attende questa nostra generazione, costretta a rapidissimi cambiamenti e stretta tra fretta, urgenza ed anticipi, è ardua e difficile più che nel passato; siamo però convinti che troveremo nei Ceri la forza per trasmettere i Ceri e nell’amore e nella devozione per S. Ubaldo il cuore e l’anima per tramandarne i valori. Queste le conclusioni , leggermente riadattate per una loro lettura anche fuori contesto , di un documento condiviso da tutte componenti in una tavola rotonda del 2006 sulla tutela dell’immagine della Festa. BUONA FESTA A TUTTI !!! Lucio Lupini Il saluto del commissario F inalmente siamo giunti all’imminente Festa dei Ceri ed anche per me che non sono eugubina, risulta evidente come già l’aria di Gubbio si stia arricchendo di suoni, odori e sensazioni cariche di festosa attesa ed intensa trepidazione. Gubbio sa comunicare molto bene la propria identità attraverso le tradizioni che la caratterizzano in modo unico e particolare, soprattutto con i Ceri, la cui contagiosità va oltre i confini territoriali spingendosi in tutto il mondo dove gli Eugubini sono emigrati ed hanno lasciato un’impronta indelebile nelle comunità che li hanno accolti o semplicemente nei luoghi, che anche solo di passaggio, li hanno conosciuti senza dimenticare che, il loro essere, rappresenta la collettività umbra nello stemma regionale. Anche il mio ruolo istituzionale e il mio vivere questa stupenda città potrebbe risultare veloce e di passaggio, ma non lo è stato e non lo sarà proprio grazie a questa straordinaria festa di popolo che da subito mi ha comunicato nella quotidianità i valori fondati nella figura sempre viva del Patrono: amore, onestà e pace nel segno della riconciliazione. Auguro dunque a tutti di poter vivere questo prossimo 15 Maggio e tutti i successivi, “hilariter”, cioè gioiosamente come suggerì Celestino III nella Bolla di Canonizzazione di S.Ubaldo, con lo spirito di devozione verso il Patrono e con la spontaneità ed il rispetto che ho potuto assaporare in città quale elisir di un’eterna autenticità che ogni singolo angolo di Gubbio testimonia da secoli. Maria Luisa D’Alessandro IL saluto del vescovo Q uest’anno la festa di sant’Ubaldo verrà ricordata per una coincidenza straordinaria e tanto significativa per la diocesi e la città di Gubbio. Infatti proprio il 16 maggio di venticinque anni fa venne consacrato successore di sant’Ubaldo un figlio di questa Chiesa, il vescovo Pietro Bottaccioli. Ricorderemo questa data in Cattedrale con una solenne concelebrazione che prevede la partecipazione di tre cardinali, dei Vescovi delle Chiese dell’Umbria e dei sacerdoti della diocesi eugubina. Anche Ubaldo, il Vescovo santo e nostro amato patrono, sarà impegnato nell’organizzare in Paradiso una bella festa per il suo 58° successore! Io spero, anzi sono certo, che ci aiuterà anche a risolvere i molteplici problemi in cui si dibattono da tempo la nostra città e il suo territorio illuminando gli amministratori della cosa pubblica nella ricerca del bene comune. + Mons Mario Ceccobelli 11 Speciale Ceri l’eugubino CERI Grandi 12 Luca grilli Secondo Capitano Marco Tasso Trombettiere Luigi Pierucci Capodieci Sant’Ubaldo Massimiliano Tosti Capodieci San Giorgio Fabio LatinI Capodieci Sant’Antonio Lorenzo Calzuola Capodieci Sant’Ubaldo Nicolò Vagnarelli Capodieci San Giorgio FRANCESCO CIPICIANI Capodieci Sant’Antonio CERI Mezzani Mauro Tognoloni Primo Capitano “Al Sor Checchino Cipiciani” “Caro Checchino, quando eri nella pancia di tua madre certamente avrai sentito tante volte parlare de tu padre che st’anno che viene, alzera’ il Cero de Sant’Antonio. Tu quel giorno invece pierai la “poccia”. Poi quando sarai più grande ascolterai i racconti su tu padre che è stato un capodieci grande, grosso...” Il Maestro Pietrangelo Farneti, 1992 Ora invece questa emozione la vivrai in prima persona. Crediamo che sia il migliore augurio che possiamo farti con la stessa emozione, con la stessa inten- sità che potrai vivere, questa volta Tu Francesco, in prima persona nel ricordo di quel 1993, quando tuo padre ebbe l’onore di essere il primo capodieci di Sant’Antonio. Con tutto l’affetto del cuore Donatella, Tonino e Giordano Speciale Ceri dell’associazione 13 CERI piccoli l’eugubino Manuel Ridolfi Primo Capitano alessandro m. minelli Secondo Capitano Filippo Allegrucci Trombettiere francesco s. figoli Capodieci Sant’Ubaldo matteo ciammarughi Capodieci San Giorgio lorenzo biagiotti Capodieci Sant’Antonio luca valentini Alfiere Il Comitato dei Ceri Piccoli dell’Associazione Maggio Eugubino, come ogni anno, ha definito il programma per l’edizione 2014 della Festa dei Ceri Piccoli come segue: Ore 8,30 S. Messa presso la Chiesetta e a seguire sfila dei Santi Ore 5,45 Raduno tamburini (a seguire sveglia dei Capodieci) Ore 11,00 Alzata Ore 6,15 Sveglia cuochi (sotto gli Arconi) Ore 6,30 Sveglia dei Capitani Ore 6,45 Colazione presso gli Arconi (a seguire sfilata fino all’arco di Sant’Agostino) Ore 7,30 Cerimonia Cimitero Ore 8,00 Raggruppamento Porta San Pietro e sfilata fino Chiesetta dei Muratori Ore 10,00 S. Lucia – consegna mazzolino e sfilata ceraioli Ore 13,30 Pranzo* presso gli Arconi Ore 18,00 Partenza Corsa dei Ceri Ore 20,00/20,30 Discesa dei Santi in città * i biglietti sono disponibili presso la sede. Come da tradizione, la nostra Associazione è orgogliosa di organizzare il pranzo dei piccoli ceraioli presso gli arconi. GIOIELLERIA Bedini Celso C.so Garibaldi, 40 - 075 927 3801 autocarrozzeria bei & sannipoli e C. snc soccorso stradale • verniciatura garantita Via Caravaggio, 3 - 06024 Gubbio (PG) [email protected] - Tel & fax 075.927.5638 L’ACINO Centro Comm.le Le Mura, via B. Ubaldi - Gubbio - Tel. 075 922 1688 Speciale Ceri l’eugubino di Alessio Salciarini il primo 15 maggio senza nello Q uesto è il primo 15 Maggio senza Nello. È il primo 15 Maggio senza la tua imponente presenza. Caro amico mio, come faremo noi, delle Tue Mute, a vivere questo giorno senza te? Come diceva in un articolo la “Pacetta” (Sofia Farneti n.d.r.), con il trascorrere degli anni i Ceri sono anche il ricordo di chi non è più tra noi, ma con te è diverso. Mi torna alla mente quando dentro la tua Innocenti 1000 rossa, mi riportavi a casa dopo qualche riunione del Mezzano ed io giovanissimo santantoniaro ti ascoltavo. In maniera poco ortodossa mi spiegavi: «A Capodieci il Cero lo pjo co’ le mani sopra e no’ sotto. Quando pij un secchio co’ le mani come lo pij?». Ti ascoltavo ammirato e divertito. Nelle mie prime esperienze in mezzo le stanghe e io le mani le tenevo sotto, ironicamente avevi sentenziato: «Ma tanto te sj bassotto (1 e 75), fa come te pare!». Un anno ti dissi che avrei lasciato il Mezzano perchè ormai ero “entrato “ col Grande. Di parere contrario mi mettesti a ceppo sul Monte “a garanzia”. La muta era molto giovane. Infatti, anche se non dipese direttamente da noi, purtroppo ci fu una brutta penduta, poi recuperata. Risultato? non mi parlasti per una settimana, tranne poi salutarmi con la frase di chi vuol mettere una pietra sopra l’accaduto: «T’amazzerja!». La prima volta col Cero Grande feci la punta davanti su la Terza Capeluccia. Uscito dalla muta mi abbracciasti e con le lacrime agli occhi arrivò subito il tuo giudizio tecnico: «La prossima volta stà a bocca chiusa che è mejo!». Eri così! Estremamente buono e burbero. Duro e di gran cuore. Non un oratore, ma uomo di parola e onesto. In una parola “vero”. Commentatore ironico, emetico e sornione, per citare due brevissimi esempi, quando mi hanno messo a fare il capomuta della muta di Cornazzani hai com- mentato: «và bene tanto te sei chiacchiarino! » oppure quando sono entrato a fare il barelone, ed entusiasta ti chiamai alle sette e ½ di mattina per comunicartelo, hai sentenziato sorridendo: «si te piace come mestiere?! » Ci tenevi ad andare a portare i saluti durante l’anno ai ceraioli della nostra zona. Ceraioli a te vicini anche per l’età. Quante volte siamo stati da Tito de Chiocci, dai Gambalesta oppure da «Cicilioni»? (Cecilioni n.d.r.) E quante volte ti sei adoperato nei trasporti dei “nostri bambini” per portarli alle riunioni del Cero Piccolo o per sistemare le Mute e poi i biscotti all’anice che regalavi la sera sul monte ……… noi tutti della mia generazione ma anche le precedenti e le successive ci ricordiamo la tua imponente figura vista dalla prospettiva di piccolissimi santantoniari. E quanti incontri serali abbiamo fatto giù da Mauro “Pinca” Cardoni, dalle riunioni, alle magnate o giù da Michele Gaggiotti (quel capoccione!!) e quanto di sei dato da fare per il “pennone sulla terza capeluccia”. Quante sere ti sono passato a prendere sotto casa per andare al «Consiglio de la Famija!», una sera mi hai rotto il sedile della macchina perché non c’entravi, bè io quel sedile non l’ho mai voluto aggiustare, perché magari una sera mi potrebbe arrivare una telefonata che mi dice : «Salce! Passi su??» Fondamentale era il pranzo di giugno delle nostre Mute. Nel menù tassativo i maccaroni n’cò l’oca. Un anno ti ho regalato durante il pranzo proprio un oca di plastica con il fazzolettone rosso. Era uno scherzo ma Tu l’hai conservata e tenuta sulla credenza della tua cucina come fosse un vero soprammobile. Quando sono nati i miei due figli maschi ti sei presentato a casa mia con tanto di bavaglini e bottigliette mignon di liquore. Semplicemente Mitico! Grazie a te, che mi ci hai portato, sono diventato anche Alberaiolo. Con la clausola: «Se fa tutto per Gubbio e S.Ubaldo senza paga, senza targhe o premi ‘nsomma senza tante fregne!». Una sera a casa tua scegliemmo una foto in cui tu eri punta davanti ed il Pacio a barelone su l’Alzata. Al Pacio l’avremmo regalata anche se era molto malato. Non abbiamo fatto in tempo. Giuro! ne farò due copie una per uno. Negli ultimi anni, scherzando, qualche amico santantoniaro mi ha definito nel Cero il tuo “braccio sinistro” assieme a Mauro Rossi, ovvero il tuo “braccio destro”. Ne sarò per sempre fiero! Concludo queste poche righe con un saluto alla tua Famiglia, che mi ha sempre trattato come un parente aggiunto. A tuo fratello Adriano, a tua sorella Dina e a tutti i tuoi splendidi nipoti ( Giambaldo, Fabio, Luca, Roberto, Simone, Massimiliano Matteo e Cinzia) un abbraccio forte dato assieme a tutti i Ceraioli delle nostre Mute. Le Mute de Ontano. ...e la vita passa, ma non lo spirito, che si ritrova nel tempo, attraverso ognuno di noi... Grazie! 15 mo per l’affetto che ci lega a lui e per la condivisione di una do Gini. Senato santantoniaro lo ha proclamato Una lungaIlcarriera ceraiola degnamente coronata,Primo un maniCapodieci del Cero di Sant’Antonio per l’anno 2013! Una lunga carriera ceraiola degnamente coronata, un mani- passione comune verso la Festa più bella del mondo. io Maggio Eugubino-Colacem o Psico Pedagogico), GreLiceo Classico-Scientifico), oni (IPSIA), Elisa Monacbel Poeta (ISA); i vincitori Studio per l’anno scolastico infissi · porte · arredamenti su misura portoni blindati · semilavorati e porte in massello da oggi anche infissi in legno, alluminio e PVC Gubbio - Fraz. S. Marco Tel. 075 922 9310 - Fax 075 922 3035 - mail: [email protected] infisso certifi c per il r ato ecuper fiscale o Vita dell’associazione A A 2010-2011: Angela Binacci (ITIS), Federica Rossi (Liceo Socio Psico Pedagogico), Davide Lispi (Liceo Classico-Scientifico), Laura Ferranti (IPSIA), Valerio Miozzi (ITC), Hafid Assia (ISA). A 21 Valigeria - Pelletteria Corso Garibaldi, 46 tel. 075 927 3991 Corso Garibaldi, 43 - Gubbio (PG) tel. 075 922 0887 i lazion agevo l oci de per i s io magg o in eugub Via Cairoli, 23 - 06024 Gubbio (PG) - Tel. 075 922 0714 Presenti con oltre 40 centri nelle province di Ancona, Arezzo, Perugia, Pesaro Urbino, Rieti, Siena, Terni Speciale Ceri l’eugubino di Paolo Salciarini Le Statue dei Santi utilizzate fino al 2010 I “Ceri” e “Santi” sono lì a ricordare l’imponente Luminaria che si protrasse per molti mesi dopo la morte del nostro Protettore tra l’intensa emozione dei fedeli. La collocazione delle vecchie Statue dei Santi T orna come un appuntamento primaverile la protesta di chi non vuole le Statue dei Santi dei Ceri, non più utilizzate, nella Raccolta di Memorie Ubaldiane ma nella chiesa dei Muratori. Si raccolgono firme, si scrivono proclami, appaiono articoli sui giornali e interventi su un anonimo sito “Associazione Ceraioli” su Face book. Credo opportuno dire subito che i Santi dei Ceri “messi a riposo” devono restare e resteranno dove si trovano, con una decisione concordata alla presenza dell’assessore comunale, della rappresentante della Soprintendenza, del rappresentante della Curia Diocesana, dei Dirigenti l’Università dei Muratori e i rappresentanti delle Famiglie Ceraiole, quindi senza rinviare le motivazioni ad altra occasione; ne do subito le spiegazioni. Il Museo o meglio la Raccolta di Memorie Ubaldiane è il luogo in cui la memoria del patrono della città e dell’intera diocesi non è scritta, ma è mostrata. E’ il luogo per raccontarsi e recuperare così la memoria storica rendendo un servizio all’uomo contemporaneo, perché lo ricollega alle sue Radici, lo rende più informato…Realizzando tale Raccolta, il Comune di Gubbio e la Chiesa Eugubina hanno dato compimento innanzitutto a un auspicio formulato da tutti, colmando una lacuna che tanto tempo veniva sollecitata e prevista anche dall’ultima convenzione firmata tra Comune e Diocesi per la gestione della Basilica del Patrono e dei locali annessi: avere un luogo in cui raccontare se stessi, nel rapporto con il nostro Santo Patrono, con la testimonianza dei cosiddetti beni culturali nella loro molteplice articolazioni... I “Ceri” e “Santi” sono lì a ricordare l’imponente Luminaria che si protrasse per molti mesi dopo la morte del nostro Protettore tra l’intensa emozione dei fedeli, sono lì a ricordare la Corsa verso il Patrono, un incredibile grande rito colmo di entusiasmo per la velocissima corsa che porta i Ceri sulle pendici del monte, con il cuore gonfio di gioia, consapevoli che il solo premio sarà la soddisfazione di aver onorato la memoria del Santo Protettore... I tre Santi, non più utilizzati nella grande Corsa, stanno nel luogo più consono alla loro storia, qualsiasi altro luogo diverso da quello snaturerebbe la loro stessa presenza. Trasferirli nella chiesa di S. Francesco della Pace detta dei Muratori, dove già son presenti altre tre identiche raffigurazioni degli stessi Santi, trasformerebbe la chiesa stessa da luogo di culto a magazzino di “pupari”, perché non ci sono le ragioni logiche alla loro doppia presenza. E’ antipatica, per la verità, anche la diceria che nel Museo delle Memorie Ubaldiane non li vede nessuno perché son sempre chiuse; diceria rivelatrice di qualcosa di più grave, perché significa che la lunga serie di firmatari della petizione non salgono mai in cima al “Colle Eletto” altrimenti si sarebbero accorti che i locali del “Museo” sono sempre aperti anche nei giorni di neve, mentre, con sicurezza, possiamo affermare che, oltre 50.000 persone all’anno, entrano, ammirano e leggono le didascalie esplicative anche sui tre Santi. L’uso delle statue e delle immagini nel culto cristiano hanno un valore estrinseco, possiamo dire che tale uso è utile per il culto esteriore e comunitario, dato che questo ha bisogno di “simboli del culto”, intorno a cui esprimersi; tuttavia senza il culto interiore e personale, improntato a retta fede e a vera ricerca di Dio, l’uso di questi simboli non esprime alcun autentico culto e scade facilmente in superstizione, in Magia o in adempimento di tradizioni umane. Ciò che di sacro hanno non è la loro rappresentazione materiale, ma il loro significato simbolico, che crea unione tra il fedele e il mondo celeste. Per questo icone, statue sacre e altri oggetti di culto hanno forme e adornamenti, che derivano dal loro valore simbolico e non naturale. 17 Approfitta dei nostri incentivi fiscali 50% per la ristrutturazione edilizia 65% per il recuperi energetico Gubbio, Madonna del Ponte Tel. 075 9273411, Fax. 075 9229270 [email protected] La Bottega di Lugni Renato •Salumi e formaggi •Specialità al tartufo •Vini e prodotti tipici umbri ne Conseg io cil a domi Corso Garibaldi, 79 - Gubbio - tel. 075 927 4788 www.saporidigubbio.net - [email protected] Speciale Ceri l’eugubino di Sergio Matteini Chiari COMPARVERO DELLE GRANDI E PESANTI “COSE DI LEGNO” Di recente ho trovato uno scritto, senza data né firma, contenente «rapporto» a soggetti non identificati, ma che, per ciò che risulta, avevano alto incarico in un alto consesso, di colorazione ideologica presuntivamente, nel linguaggio attuale,«rossa». Ivi si legge: «Andai in quel luogo che mi diceste, alle falde delle rosse colline umbro-marchigiane, per verificare ciò che ivi accade il 15 di maggio e darvi elementi per stabilire se l’ipotesi di collocarvi una testa di ponte fosse davvero realizzabile. Al primo approccio, alle 5 del mattino, fui speranzoso. Constatai che molti baldi giovani in divise anche rosse sfilavano ordinatamente per le vie della città, tambureggiando per dare la sveglia ai capi del popolo e al popolo stesso. Accettabile, anche per i nostri costumi, fu la successiva cerimonia di saluto ai «ceraioli» defunti. Peraltro, di lì a poco, cominciai a dubitare sulla realizzabilità dell’ipotesi. Si svolse, infatti, solenne celebrazione religiosa (chiamata «Messa»), cui assistei da lontano, anche in ragione della moltitudine astante. Le speranze tornarono, poi, a rifiorire. La città fu invasa da una marea di persone, tutte assai baldanzose, con divise di tipo coloniale, a più colori. Notai, con qualche dispiacere, che non poche erano le camicie azzurre e le camicie nere. Vi erano, comunque, anche parecchie camicie dei colori a noi più graditi, cioè gialle e, pur se in numero ridotto, rosse. Mi fu detto che le persone con le divise gialle, azzurre e nere erano i «ceraioli», mentre quelle con le divise rosse erano i «cap’accetta», una sorta di «protettori»delle «cose di legno» di cui dirò appresso. Tutti costoro presero a sfilare tra due ali di folla, con tipici musiche e canti, tamburi e bandiere. Alla guida del corteo si posero due cavalleggeri, in camicia bianca, ma ornata di rosso, con sciabole sguainate, scortati da un trombettiere. Partecipai alla sfilata e mi trovai, infine, circa alle ore 11, in una delle piazze più degne di vista del mondo. Qui il popolo si era adunato osannante. Constatai, con grande soddisfazione, che la più alta autorità religiosa locale, pur sorridendo, venne a rendere omaggio ed a cedere i suoi poteri a quei due cavalleggeri, nel frattempo appiedatisi. Udii e vidi i rintocchi del campanone del venusto grande palazzo (dei Consoli) che si erge sulla detta piazza, manovrato con indicibile maestrìa da campanari in divisa rossa. Tutto era ormai pronto per l’osanna finale, che ritenevo dedicato a rendere gloria ai «rivoluzionarculturali» del luogo. Apertesi le porte del grande palazzo, comparvero, invece, delle grandi e pesanti «cose di legno», portate in corsa dai «ceraioli» divisi in tre gruppi di colore, giallo, azzurro e nero. Le «cose di legno», tre in tutto, furono recate in mezzo alla piazza ed assicurate (anche con acqua versata da tre grandi brocche) a supporti chiamati barelle, sulle quali presero posto tre «capi di guerra» denominati «capodieci». A tal punto, accadde un fatto del tutto sconcertante. Dal palazzo uscirono, tra grandi osanna, tre piccole statue raffiguranti quelle cose che in questi paesi dell’ovest chiamano Santi (mi fu detto trattarsi di certi S. Ubaldo, S. Giorgio e S. Antonio). Continuando gli osanna, le statue furono assicurate in cima alle grandi «cose di legno». Subito dopo, lanciate tra la folla le brocche di cui ho detto, le tre grandi «cose di legno» (che infine appresi essere denominate «Ceri»), che si trovavano in parallelo al piano della piazza, furono «alzate» da braccia possenti e dalla spinta data (in avanti, in plastico volo, sulle stanghe delle barelle) dai tre «capi di guerra», sino a porsi a perpendicolo rispetto alla stessa e fu dato inizio a quello che mi diceste essere un rito, ripetuto da secoli, per raffigurare quel che in questa terra era avvenuto ben prima di ciò che da noi è occorso pochi anni or sono, la vittoria del rivoluzionario giallo culturale sul celeste e sul nero. Constatai, con soddisfazione, che i gialli procedevano sempre in testa, fendendo la folla, abbattendo ogni ostacolo che si parava loro innanzi, azzurro o nero che fosse. La vicenda si risolse in tre giri, compiuti intorno ad un grande pennone di color rosso. I neri furono costretti ad un tragitto di penitenza. Poi tutti si recarono nelle sale del grande palazzo per inneggiare e per bere e il seguito del rito fu rinviato alle ore 18. Subito prima di tale ora ebbi a subire ulteriore sconcerto, constatando che l’intero popolo aveva preso ad osannare la statua raffigurante S. Ubaldo, che, in gran pompa e con gran seguito, veniva recata incontro ai «Ceri», al momento in riposo, per dare il via al rito della corsa. Assistei a scene impensabili: gialli, azzurri e neri, uniti fra loro, rendevano omaggio alla statua e ne baciavano, inneggiando, il mantello. Infine, la corsa: gialli, baldanzosi, sempre in testa; azzurri e neri arrancanti a retro. Non riuscii a seguire tutto il percorso, che, tra calate, pianori ed ascese, si svolge, tra ali di folla festante, per lungo tragitto e mi recai sul luogo di arrivo, «stranamente» posto in una di quelle cose che qui chiamano Chiesa, nel caso concreto una Chiesa importante, denominata Basilica e intitolata a S. Ubaldo. Qui, nel chiostro, con non celata soddisfazione, constatai la vittoria dei gialli, che, fatta varcare al loro «Cero», chinandolo, la porta della Basilica, la chiusero in faccia, così come secondo il mio parere del momento (che ho, però, poi rivisto) meritavano, ad azzurri ed a neri, fatti, tuttavia, entrare poco dopo. Infine, recatomi all’interno della Basilica per assistere alla glorificazione finale dei gialli, i «sospetti» che episodicamente mi avevano assalito durante la giornata furono definitivamente confermati. Accertai che il luogo poteva certamente dirsi immaginario, ma per ragioni affatto diverse da quelle che voi, grandi miei Capi, pensavate. Altro che rito per celebrare la vittoria dei gialli e la sconfitta dei celesti e dei neri, altro che rito “pagano”. Qui tutto si svolge, in lealissimo agone, per dare gloria ai Santi. Qui, in questa giornata, «ceraioli» e popolo non soltanto danno testimonianza di antica civiltà, ma manifestano i più grandi valori che ogni essere umano insegue da sempre: fratellanza, solidarietà e amore per il prossimo. Non mi vedrete più. Sono divenuto cittadino di questa magnifica città e parte di questa meravigliosa gente e ogni domenica, con tanti altri, mi reco in Basilica per rendere omaggio a S. Ubaldo, a S. Giorgio e a S. Antonio, e rivolgere loro preghiera, per noi tutti». 19 L’e a 0,55€ to esso perfe r t sp Speciale Ceri l’eugubino I RICORDI SVANITI Svaniti, i ricordi non avevano lasciato traccia, cosicchè gli eugubini vivevano quella vigilia nel modo più semplice di questo mondo Q uando era successo? Nessuno lo sapeva o ricordava vagamente: i ricordi sia individuali che collettivi si erano dileguati come i ladri della notte nell’ombra diventata sempre più fitta ed impenetrabile, inghiottiti da una nebbiolina persistente ed invadente. Cancellati ugualmente anche i segni esteriori, archivi fotografici, filmati manifesti giornali libri ed anche tutto ciò che era nella rete. Insomma era svanito tutto, come se la Festa dei Ceri non fosse mai esistita. Dopo quell’evento inspiegabile di tanto tempo fa la vigilia della festa di S. Ubaldo era ritornata anonima. Svaniti, i ricordi non avevano lasciato traccia, cosicchè gli eugubini vivevano quella vigilia nel modo più semplice di questo mondo, volgendo piuttosto gli occhi sulla realtà di tutti i giorni, e si erano dati da fare, scoprendo abilità e fantasia prima ignorate o ritenute appannaggio dei vicini di geografia. Insomma la città nel suo complesso era uscita dalla prigione dell’isolamento e specialmente i giovani avevano trovato o ritrovato la voglia di agire, di realizzarsi, riuscendo a rimanere e non a fuggire per altre de- Archivio fotografico Famiglia dei Santantoniari di Pina Pizzichelli Festa dei Ceri anni ‘70 alcuni momenti di euforia stinazioni come prima. In una parola gli eugubini, in maggioranza, erano diventati “normali”. Solo un vecchio, che sembrava uscito da un racconto di Hemingway, farfugliava di cose strampalate, che lui diceva di aver vissuto in gioventù, di quei lontani ed evanescenti 15 maggio, ora cancellati dal calendario. A dire il vero sia i discorsi che i ricordi non erano suoi, ma li aveva avuti in eredità, come si eredita un appartamento, dai suoi vecchi. Le cose fuori senno riguardavano non solo il 15 maggio – una data che nella memoria bislacca del vecchio spesso oscillava – ma mesi e mesi spesi a pensare alla Festa in un clima, come dire, di effervescente rivalità. Allora, il vecchio lo ripeteva spesso anche quando era solo, gli eugubini si sentivano molto molto diversi dal resto del mondo, superiori forse? Ritenendo la loro città e la loro festa che occupava i loro pensieri ed anche le loro passioni per 12 mesi l’anno, al di sopra di tutto. Con questi presupposti pericolosi, ma ritenuti innocui, sentirsi al di sopra di tutto e di tutti avevano reso la loro Festa una specie di culto perpetuo – senza accorgersi che la festa stessa era diventata, con il passare del tempo, altro. “Perché ete da sapè” - rivolgendosi ad uno che per caso si era fermato ad ascoltarlo, magari per riderci su - “che il giorno avanti S. Ubaldo se facea ‘na festa strana, bella, me l’arcontava anche la pora mamma”. A questo punto al ricordo della madre defunta, piangeva. Cambio improvviso di umore e terminava sempre con: “Io m’arcordo cossì” e lì finiva perché non ammetteva repliche. I Ceri? Ricomparvero, dopo un vuoto necessario che fu riempito dalla realtà di tutti i giorni e dalle sue necessarie aspettative. Poi una bella notte la nebbiolina aveva riportato silenziosa tutto ciò che chissà quando si era portata via: il 15 maggio i Ceri appunto e tutto il resto. Ma. Ma alla fine qualcosa era cambiato, anzi erano cambiati gli eugubini: alla loro Festa dedicavano ora amore passione tempo “normali”, come nel resto dell’universo. E quella Festa seppure grande, e non solo per gli eugubini, era ritornata ad essere una festa attorno a cui non girava più tutto il mondo di un anno. 21 Piante & Fiori Antonella Passeri Fiori e Piante Addobbi per ogni occasione Consegna a domicilio B.go Crocesfisso - P.le Cimitero 06024 GUBBIO (PG) Tel. Abit. 075 9274651 - Tel. 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IV, art. 6. di Fabrizio Cece 1835: un progetto non realizzato per la sicurezza dei campanari I l 1834 e il 1835 furono anni molto funesti per la storia del Campanone e dei campanari. Ce lo rammentano due brevi memorie del notaio Luigi Lucarelli. 14 maggio 1834: “Questa sera nel mandare il Campanone alla lunga per le solite allegrezze preventive la festa di Sant’ Ubaldo un certo Ubaldo Ercoli detto Faggiuolo, macellajo, che stava sul campanile hà voluto passare sotto il Campanone che andava alla stesa ed è rimasto colpito dal battocco che gli ha fracassato la regione frontale. Portato allo Spedale morì nove giorni dopo, e così il giorno 23, senz’aver più parlato”. 18 giugno 1835: “Giovedì. Festa del Corpus Domini. Durante la Processione un certo [Andrea] Ronchi detto Tittone che mandava alla lunga la campana maggiore del Pubblico Palazzo, avendo spinto il ceppo con troppa violenza, rovesciò il Campanone e restò schiacciato fra una colonna, o stipite del campanile, per il che morì sul momento”. Il Consiglio Comunale, visto il ripetersi a così breve distanza di tali tragici eventi, incaricò immediatamente l’ingegnere comunale Giovanni Nini di trovare una soluzione valida per consentire ai campanari di svolgere in sicurezza il loro incarico. Nini elaborò un progetto che prevedeva la realizzazione di una pedana-ringhiera esterna alla cella campanaria per “le persone che devono far agire la Campana nella parte del Campanile che guarda il Mezzogiorno, giacché per l’angusta località non possono queste ripararsi da qualunque avvenibile pericolo”. La struttura, realizzata interamente in ferro per limitare la grandezza delle forazze di ancoraggio, fu però giudicata dal Magistrato negativamente in quanto recava “deformità all’esterno del Campanile”, era costosa e non dava garanzia totale di sicurezza. Nini, al quale era stato chiesto anche di studiare un sistema che impedisse il rovesciamento del Campanone durante il suono alla stesa – circostanza temutissima e pericolosissima – rispose al Gonfaloniere il 20 settembre 1835 in maniera ferma e un po’ risentita. Per l’indubbia importanza storica e tecnica del documento riporto di seguito la trascrizione della lettera dell’ing. Nini nella sua parte centrale, la più significativa. “(...) Riguardo poi all’altro oggetto, cioè ‘d’ideare un mezzo che impedisca lo alzamento del Campanone oltre un certo punto, onde non avvenga che si rovesci, e riproponga la fatalissima disgrazia ultimamente avvenuta’, ne pure questo saprei imaginarlo, impercioché praticando un ritegno adderente al castello e nel sito più conveniente, alcun poco sotto i bilinghi del Campanone che sia atto a trattenere nel suo corso il Campanone medesimo, non può a meno di non apportarre nel momento del contatto una forte comozzione al castello, e quindi per la intempestiva reazione la rottura dell’istesso Campanone, lo che potrebbe di leggieri avvenire quando questo non sia regolato da persone capaci e non dominate dai vapori del vino. Ovvero nella ragione inversa che i detti ritegni fossero stabiliti in modo di non opporre una resistenza tale da danneggiare il castello, né tampoco di trattenere il Campanone dal compiere la sua evoluzione, ed allora, non solo innutili, ma anzi dannosi, poiché dall’apparenza dei predetti rittegni più baldanzosi si renderebbero quelle persone che nel suonarlo non conoscono i limiti della moderazione. La disgrazia ultimamente avvenuta tanto è da deplorarsi altre tanto è da ritenersi affatto indipendente, e dalla costruzione del castello e dalla colocazione del Campanone, ne può a tali materiali minomamente attribuirsi, ma sol tanto alla volontà e sconsideratezza di chi ne fu vittima. Di fatti delle tante migliaia di evoluzioni che pure ha fatto il ridetto Campanone nei buoni ¾ di secolo che in diversi incontri si è suonato alla stesa, questo è il solo caso che siasi rovesciato, o per meglio dire abbia radoppiato la consueta evoluzione per cui duopo è stato di uno sforzo straordinario che qualunque ritegno non potrebbe trattenere e come di sopra dissi, e nel caso inverso ne sarebbe seguita la sconessione del castello e la rottura della campana ed altre spiacevoli conseguenze (...)”. Di un’ulteriore progetto per realizzare una struttura esterna al campanile o di ipotesi per ideare uno strumento che potesse impedire il ribaltamento del Campanone – cioè la prosecuzione del suo moto circolare anche dopo aver raggiunto la massima altezza – non se ne hanno ulteriori tracce, anche se una ricerca archivistica, meticolosa e sistematica, come richiede l’importanza dell’argomento, resta ancora da compiere. 23 24 storia arte cultura l’eugubino di Ettore A. Sannipoli Comprotettori miracolosi contro il flagello dei terremoti «N ell’Occidente cristiano il culto di santi specializzati nella difesa dai terremoti è un fenomeno relativamente recente. Nel medioevo e fino a tutto il Cinquecento le figure di cui si invoca il patrocinio in caso di terremoto sono in genere la Vergine e/o il santo patrono di una località (cioè, rispettivamente, l’intermediaria più potente in assoluto e l’intercessore ufficiale di una comunità). Le poche eccezioni a questa regola riguardano sporadici casi di ricorso a santi noti per doti taumaturgiche a largo spettro […] e, più frequentemente, al santo del giorno in cui si è verificato un dato terremoto. […] In Italia, per quanto ci consta, le prime tracce documentarie di culti tributati a santi specialisti in terremoti risalgono alla seconda metà del Seicento. Ne sono oggetto due quasi contemporanei, membri di ordini religiosi di recente istituzione e grande diffusione sul territorio: Filippo Neri, fondatore dell’ordine oratoriano (canonizzato nel 1622) e il gesuita Francesco Borgia (canonizzato nel 1671)». (Castelli, Camassi 2007). Dopo i terribili terremoti del 1703 che interessarono l’appennino umbro-reatino, si sviluppò inarrestabilmente il culto antisismico di Sant’Emidio vescovo di Ascoli: «un fenomeno non ancora ricostruito nei dettagli (specie per quanto riguarda la sua diffusione all’estero) ma che anche allo stato preliminare delle conoscenze attuali si rivela come estremamente interessante da un punto di vista antropologico» (Ibid.). Anche a Gubbio, affidata alla protezione potentissima del patrono Sant’Ubaldo e della Vergine Immacolata, si decise nel corso del Settecento – secolo funestato da sismi intensi e frequenti – di eleggere come speciali comprotettori della città alcuni santi miracolosi contro il flagello dei terremoti e d’introdurre particolari devozioni antisismiche. San Filippo Neri (FIG. 1) Nella seduta del consiglio comunale del 19 marzo 1703, fu letto un memoriale dei «Padri di San Filippo Nerj di questa Città»: dimostrazioni di speciale divotione, e fiducia verso San Filippo, ma di Roma ancora, dove il Sommo Pontefice facendo fare nella chiesa nuova espositione solenne del Santissimo, et assistendovi con la sua Sagra persona, ha dato à conoscere di volerlo per Avvocato, et Intercessore apresso à Dio nel più estremo bisogno dell’Alma Città, e della Christianità tutta. Dalla segnalata pietà delle Signorie Vostre Illustrissime attendono gl’Oratori questa maggior gloria e honore sì meritata dal loro Santo Protettore, et al commune beneficio sì profittevole, non lasciando di protestare, che saranno per riceverlo con molta loro consolatione spirituale, et con sentimento di una divota, e riverente gratitudine. Che etc.». La richiesta fu accolta a pieni voti, e San Filippo Neri «accettato per Protettore». Santa Teresa d’Avila (FIG. 2) Fig. 1. San Filippo Neri comunica due ebrei convertiti, pala attribuita a Giacinto Boccanera, inizi del XVIII sec. Gubbio, chiesa di San Filippo Neri. (Ph. Diocesi di Gubbio). «Vedendosi à Segni pur troppo manifesti l’Ira di Dio sopra degl’Huomini nelle scosse replicate de Terremoti, e parendo, che in occasione di sì spaventoso flagello siasi compiaciuta la Divina Bontà di glorificare in modo particolare San Filippo Neri, preservando miracolosamente vivi tra le ruine di Benevento quanti hanno custodito appresso di se l’Immagine del Santo, […], o invocato il suo nome. I Preti di questa Congregatione dell’Oratorio si fanno lecito di proporre humilmente alla considerazione, e pro zelo delle Signorie Vostre Illustrissime, se per assicurare sempre più il Patrocinio di San Filippo in preservamento della Città, giudicassero opportuno di conservarlo tra i Santi Comprotettori della medesima, che sono San Michel’Arcangelo, San Giovanni Battista Precursore, San Giacomo, e San Mariano Martiri, Sant’Ubaldo nostro Concittadino, e Vescovo, e San Francesco d’Assisi, o per dir meglio di unir i communi voti à supplicare il Santo istesso, che voglia inclinarsi à prenderla in protettione, e ciò tanto più, quanto che si tengano riscontri non solo delle Città vicine, nelle quali si sono fatte pubbliche N el consiglio comunale del 14 ottobre 1731, il conte Girolamo Gabrielli disse: «Domani, o Signori, ricorre l’Aniversario di quel giorno, nel quale Iddio l’anno 1693 minacciò così altamente questa Città, facendola tutta Crollare con oribile Fig. 2. Santa Teresa d’Avila, statua di autore ignoto, 1731. Gubbio, chiesa di Santa Maria della Piaggiola. (Il simulacro fu benedetto il 7 ottobre 1731 e portato processionalmente alla chiesa della Piaggiola il 15 successivo, per celebrare la festa della santa). (Ph. Diocesi di Gubbio). storia arte cultura Terremoto, come a ciascheduno di Noi è ben manifesto, o per essersi trovato vivente, come Io in quel momento d’angustia, o per averlo ascoltato dalle spaventose relazioni de proprj Genitori. E guai a Noi se allora la Santa Vergine, e Martire di desiderio Santa Teresa non si univa appresso l’Immacolata Gran Vergine Madre di Dio con il nostro Sant’Ubaldo, e con gl’altri Nostri Santi Protettori a far sì, che la Divina Clemenza scaricasse a vuoto il flagello contro Noi preparato. Di questo segnalatissimo beneficio (Grazie a Dio, à quo omne bonum) per lo spazio di 38 anni sino al dì d’oggi abbiamo dimostrato sempre distinta gratitudine verso la sopra laudata nostra Ausiliatrice». Lo stesso Gabrielli propone subito dopo la nomina di Santa Teresa a comprotettrice della città, la quale viene accolta con 43 voti favorevoli e solo uno contrario. Sant’Emidio (FIG. 3) G ià nel consiglio dei deputati del 6 maggio 1741, ma soprattutto in quello generale di due giorni dopo, il gonfaloniere propose di eleggere Sant’Emidio comprotettore della città: «Vedendosi non senza stupendo miracolo, che la divina onnipotenza preserva dall’orribil flagello del terremoto quelle città, che Fig. 3. Sant’Emidio, laterale di altare di autore ignoto, prima metà del XVIII sec. Gubbio, chiesa di San Pietro. (Ph. Diocesi di Gubbio). hanno la bella sorte di stare sotto la gloriosa protezzione del gran vescovo Sant’Emidio, come con evidenza si è riconosciuto in Norcia, che quantunque per l’adietro abbia sofferto gravissimi danni dalle scosse dei terremoti ogni volta, che in altri luoghi s’intesero, nulla di meno n’è rimasta ultimamente immune ed illesa da quella spaventosa scossa sentita li 24 dello scaduto aprile con pregiudizio notabile di più città dell’Umbria, Stato d’Urbino, Marca, e Romagna, onde per l’affetto filiale, che porto à questa stimatissima patria propongo alle signorie loro d’acclamare colla più sommessa divozione dei nostri cuori in conprotettore di Gubbio il glorioso Sant’Emidio vescovo d’Ascoli». Subito dopo «i signori deputati, e consiglieri tutti ad’una voce elessero, ed acclamarono per conprotettore Sant’Emidio vescovo d’Ascoli, e subito d’ordine dell’illustrissimo magistrato furono fatti dare i segni d’allegrezza col suono delle trombe, e delle campane». Santissimi cuori di Gesù e Maria (FIG. 4) N el consiglio generale del 25 febbraio 1752, il gonfaloniere propose d’intraprendere anche in Gubbio la devozione «à Santissimi cuori di Gesù, e di Maria». Ecco come riassume la vicenda un giornale del tempo (da un ritaglio stampa incollato in una pagina delle Riformanze eugubine): «Viveva questa città sommamente agitata e intimorita dalle frequentissime, e sensibilissime scosse de’ tremuoti, dalle quali per intercessione di Maria Santissima, e del suo glorioso protettore S. Ubaldo è stata fin qui miracolosamente preservata, mentre a tali percosse era naturalmente impossibile potessero più reggere le fabbriche. Questo vigilantissimo, ed amorosissimo Vescovo insinuò, che la città si dedicasse al Sacro Cuore di Gesù, e di Maria, ed in detto giorno convocato il pubblico generale consiglio, ne fu in esso dal sig. Gonfaloniero fatta proposta, ed i consiglieri tutti mossi da viva tenerezza, e divozione, non lasciata né men questa terminare, si gettarono inginocchione, e dedicandosi a’ detti Sacri Cuori, esclamarono ad un tuono di voci: E viva il Cuor di Gesù e di Maria; e subito dall’illustrissimo Magistrato furono fatti dare segni d’allegrezza col suono delle trombe, e campane di palazzo, al che fu subito sentito l’eugubino il rimbombo del suono ed allegrezza delle campane della cattedrale, e di tutte le altre chiese della città, e in questo instante apparve sopra di essa un risplendentissimo raggio di sole, quantunque quella giornata fosse nuvolosa, e piovosa. La domenica seguente detto monsig. Vescovo, ed il magistrato colla Fig. 4. I Santissimi cuori di Gesù e Maria, matrice a bulino su rame di autore ignoto, XVIII sec. (?). Gubbio, Sezione di Archivio di Stato. (Da Armeni, Falcucci 1993, p. 125). sua uffizialità si portarono alla chiesa di questo venerabil monistero di S. Pietro, ove si è eretta la compagnia sotto questa invocazione, e comunicato il magistrato, e gli altri, fu rivestito de’ sacri abitini del Cuor di Gesù, e di Maria, e cantato il Te Deum. Dopo detto consiglio non si sono sentite più le scosse de’ tremuoti, onde il popolo vive in ferma fiducia d’esserne da Dio liberato mercé la suddetta intrapresa divozione». Bibliografia essenziale V. Castelli, R. Camassi, A che santo votarsi. L’influsso dei grandi terremoti del 1703 sulla cultura popolare, Atti del Convegno di Studi Settecento abruzzese. Eventi sismici mutamenti economico-sociali e ricerca storiografica (L’Aquila, 29-31 ottobre 2004), L’Aquila 2007 (http://www.earth-prints.org/bitstream/2122/2549/1/1177.pdf). P.L. Menichetti, Storia di Gubbio dalle origini all’Unità d’Italia, Città di Castello 1987, vol. II, pp. 269-275, 363. E.A. Sannipoli (a cura di), Il “flagello de’ terremoti” a Gubbio: due casi esemplari, Gubbio 2014 (http:// www.maggioeugubino.com/biblioteca/libri/flagelloterremoti-gubbio-sannipoli.pdf). Grazie a Fabrizio Cece e a Paolo Salciarini. Le foto delle figg. 1, 2 e 3 sono pubblicate per gentile concessione dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Gubbio. 25 26 storia arte cultura di Ilias Tasias l’eugubino il rinascimento eugubino e i cinquecento anni dalla nascita del “migliore de’ pittori eugubini” BENEDETTO NUCCI L Benedetto Nucci, Sant’Anna metterza Gubbio, Museo Diocesano ’intenso impegno speso in questi ultimi anni da attori economici pubblici e privati e da numerosi enti locali umbri per valorizzare il patrimonio culturale del territorio, ha dato la possibilità di far conoscere le opere del “divin pittore” e ha dato la possibilità ad un vasto pubblico di ammirare la splendida rassegna monografica sul “Pintoricchio”, l’artista simbolo della città di Perugia e successivamente la mostra del Signorelli, un altro grande maestro e protagonista della pittura rinascimentale, attirando l’attenzione di appassionati e cultori a livello mondiale. Il successo di questi eventi è stato reso possibile grazie al grande momento di coralità che ha visto coinvolti i molteplici attori culturali, economici e sociali della regione. Spesso si dimentica che anche artisti meno conosciuti dal vasto pubblico, ma non per questo meno intensi e bravi di altri più noti, possono diventare elemento portante di un piano organico e di una strategia che sia capace di non solo far conoscere e valorizzare la loro opera, ma di contribuire a tessere e a rafforzare reti sul territorio che mirino al suo riscatto e favoriscano la sua uscita da situazioni di criticità economica e sociale. Sulla scorta di queste esperienze e di analoghe di altre regioni, è ora possibile portare in luce una ricchezza di personalità artistiche, botteghe, scuole e opere, finora inaspettata per una porzione di territorio umbro, quello eugubino, talvolta ingiustamente percepito come periferico e marginale rispetto a più vitali storia arte cultura l’eugubino Benedetto Nucci, Sant’Ubaldo, 1560. Gubbio, Cattedrale centri culturali e artistici. Questo territorio dell’Umbria, fra il ‘400 e il ‘500, ha costituito un’area ad alta intensità di produzione artistica con una nutrita rete di botteghe d’arte in grado peraltro di cogliere e sintetizzare con modernità e originalità la cultura artistica rinascimentale in tutte le sue espressioni: dall’arte pittorica a quella dell’intaglio e della tarsia, all’arte della ceramica. L’opportunità ora fornita dal prossimo cinquecentenario (1516 - 2016) della nascita di Benedetto Nucci, chiamato dagli storici il migliore de’ pittori eugubini (la maggioranza degli storici e degli studiosi dell’arte concorda sull’anno di nascita 1516), assolutamente non può e non dovrà passare inosservata e, anzi, potrà essere un’occasione straordinaria: una vicenda artistica e un onore per Gubbio e per l’Umbria. La conoscenza della cultura artistica di Benedetto Nucci, da inserire tra i “pittori devoti” per la sua attività rivolta precipuamente agli altari, agli interni di chiese e monasteri di Gubbio, ma anche di città e regioni vicine dell’Appennino, l’esplorazione del suo contesto di formazione, potranno permettere di far emergere tutto il fascino di una personalità assai originale, una personalità artistica il cui rilievo va ben oltre il confine regionale. Ad oggi, dell’artista che lavorò per tutto il ‘500, sono state catalogate solo circa 60 opere, di proprietà pubblica e privata, delle quali più della metà già restaurate e quindi pronte per una qualificata esposizione, altre attendono ancora il restauro. Organizzare un evento sul Nucci e il ‘500 eugubino significa coinvolgere molteplici realtà istituzionali, culturali, accademiche, economiche e sociali in un percorso di promozione dell’arte e di sviluppo anche economico del territorio e soprattutto, significa reperire le necessarie risorse. L’attuale congiuntura economica, non particolarmente positiva, e i continui tagli al settore culturale richiedono interventi capaci di “prenotare” in tempo utile le relative risorse. Partire in anticipo, attraverso tutte le funzioni propulsive e di comunicazione, significa avere tutto il tempo per costruire il giusto partenariato di progetto, individuare tempestivamente gli strumenti finanziari necessari e specialmente tentare di superare il mero evento espositivo verso azioni integrate di tutela e valorizzazione, di riscoperta di luoghi straordinari per l’offerta culturale del territorio, fatta non solo di arte, storia e paesaggio, ma anche di enogastronomia e artigianato. Un approccio ragionato, che non si identifichi come iniziativa di una singola istituzione ma come un progetto per la città e per il territorio, potrebbe anche avviare un confronto sulla necessità della messa a sistema e in rete dei risultati di tutte le azioni di tutela e conservazione di beni culturali realizzati negli ultimi anni. Studiosi locali (che fanno parte della nostra Associazione, il Maggio Eugubino), da tempo stanno lavorando sulla pittura della Tarda Maniera a Gubbio della quale il “patriarca” è proprio il pittore Benedetto Nucci. 27 events wedding Esperienza, professionalità, qualità Gli ingredienti di un’organizzazione flessibile e dinamica, capace di soddisfare tutte le vostre esigenze, rendendo il vostro evento unico e speciale. Via Ansidei, 6 - 06024 Gubbio (PG) tel. + 39 075 9273291 - fax +39 075 9271269 www.mencarelligroup.com - [email protected] Via Yuri Gagarin, 10 - 06070 Ellera di Corciano (PG) tel. +39 075 5171607 - cell. +39 327 2443564 www.grangalaeventi.com - [email protected] vita dell’associazione l’eugubino di Massimo Bei Annullo Ceri 2014 Luigi Menichetti Pittore autodidatta con Gubbio nel cuore L ’annullo postale e la cartolina commemorativa della festa dei Ceri 2014 sono tratti da un soggetto di Luigi Menichetti, per tutti Gigino. Pittore autodidatta con Gubbio nel cuore. Il poliedrico Gigino ha rappresentato molti soggetti tratti dalla sua vita ed espressivi della sua eugubinità. Così la filastrocca dei mesi, le quattro stagioni, la favola di Pinocchio, la sua infanzia a Sant’Agostino, gli scorci di Gubbio e naturalmente i Ceri – con una ‘faziosa’ preferenza per San Giorgio –, prendono vita attraverso il suo colorato pennelleggiare, suscitando nell’osservatore sensazioni di rassicurante pacatezza. Il soggetto dell’annullo e della cartolina stampata in 150 esemplari, raffigura l’ascesa al monte Ingino, in un paesaggio irradiato dalla “luce” della Basilica del Patrono con i Ceri che corrono nel tratto dello stradone dei pinoli. Un rimando al suo passato di ceraiolo. Per il lavoro tipografico e dei bozzetti, ringraziamo Alessandro e Fabio della Tipografia Eugubina, per le fotografie l’amico Simone Minelli. La mattina del 15 maggio funzionerà uno sportello postale temporaneo presso la sede del Maggio Eugubino in Piazza Oderisi 6. Tradizionale convivio degli eugubini vicini e lontani C ome di consueto siamo lieti di annunciare il Convivio degli eugubini, un incontro ormai storico e atteso. L’appuntamento è per il 16 maggio 2014 alle ore 20:30 presso il Park Hotel ai Cappuccini dove consegneremo gli attestati di attaccamento a Gubbio a coloro che si sono distinti per il legame particolare alle tradizioni eugubine e alla nostra città e insieme ripercorreremo le tappe della giornata più importante dell’anno appena trascorsa; un momento per condividere i ricordi e per approntare progetti utili alla nostra Città e alla Festa più bella del mondo. Per info e prenotazioni chiamate la segreteria del Maggio Eugubino allo 075 927 3912. 29 vita dell’associazione l’eugubino di Robert Satiri conoscere gubbio 14° edizione Foto della Redazione 30 Domenica 30 marzo si è tenuto un nuovo appuntamento, il quattordicesimo, di “Conoscere Gubbio” la splendida iniziativa esplorativa delle bellezze cittadine fortemente voluta e promossa nelle sue prime edizioni dal compianto Presidente Onorario del Maggio Eugubino Maestro Pietrangelo Farneti. Protagonista della giornata la pittura gotica a Gubbio. L’itinerario ha riguardato affreschi e quadri presenti presso la Chiesa di San Francesco, Il Museo Diocesano, Il Palazzo dei Consoli e la Chiesa di San Domenico. Una piacevole appendice, chiaramente al di fuori dell’argomento e del periodo storico trattato, è stata la visita alla sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso ed alla sua raccolta fotografica e documentale, resa possibile dalla generosa disponibilità del Presidente Ulisse Fata. Silvia Alunno ha illustrato e contestualizzato le opere pittoriche ad un attento gruppo di partecipanti nelle varie epoche e nei vari edifici, facendone cogliere i particolari artistici e tecnici, ricostruendone la genesi ed il contorno socio-politico della Gubbio del tempo. La serata si è conclusa nei locali dell’Oratorio di San Martino con la de- gustazione di alcuni piatti caratteristici della nostra tradizione gastronomica. Un ringraziamento a tutti i partecipanti ed a coloro che hanno collaborato alla riuscita della giornata, in particolare i Consiglieri e soci del Maggio Eugubino, Silvia Alunno, esperta preziosa e ricca di notizie e particolari, la Parrocchia di San Martino, Mencarelli Group per le pietanze e l’Enoteca Calzuola per le bevande. Appuntamento a tutti all’edizione numero quindici, nel prossimo autunno; percorso a sorpresa tra le meraviglie della nostra Gubbio. vita dell’associazione l’eugubino Alcuni momenti della visita alla riscoperta del gotico eugubino S icuri del vostro apprezzamento per le attività di cui il Maggio si fa fiero promotore e accompagnatore, siamo altresì convinti che ci sosterrete sempre sia rinnovando la quota associativa della quale vi ringraziamo anticipatamente, sia sostenendoci attraverso il 5 per mille di cui trovate le coordinate nel volantino inserito nel giornale e nel sito. Grazie dunque anche al vostro sostegno!!! Rinnovo quota associativa Maggio Eugubino 31 32 vita dell’associazione l’eugubino di Ettore A. Sannipoli brocche d’autore Gubbio, Palazzo dei Consoli Sezione Archeologica del Museo Comunale Via Gattapone e vetrine dei negozi del Centro Storico 10 maggio – 2 giugno Inaugurazione 10 maggio, ore 17 L a mostra Brocche d’autore, organizzata dall’Associazione Maggio Eugubino, è giunta alla tredicesima edizione. Con le finalità di sempre: allestire una significativa esposizione tesa a sottolineare il rapporto tra i Ceri e la ceramica d’arte contemporanea. L’intento della mostra è infatti quello di «arricchire le tradizionali manifestazioni di maggio per mezzo di un’iniziativa culturale pertinente al clima festivo, tale da destare l’interesse sia dei visitatori sia degli eugubini, ma anche opportunamente legata al settore della ceramica di artigianato artistico, assai rilevante nella nostra città, con delle proposte di alta qualità relative a uno dei prodotti tipici - anzi emblematici - dell’odierna maiolica eugubina, vale a dire le brocche dei Ceri. L’iniziativa consiste nella creazione di inedite brocche dei Ceri da parte di artisti della ceramica informati sulla tipologia di questi manufatti, nonché sulla funzione e sul valore simbolico dei ‘contenitori rituali’, secondo le interpretazioni fornite dai principali studiosi della Festa dei Ceri dall’Ottocento ai nostri giorni. Essa rappresenta, quindi, anche un terreno di ricerca intorno a uno specifico e caratteristico oggetto, sul quale potranno via via intervenire numerosi artisti della ceramica, interpretandone forme e decorazioni, tanto da rendere possi- bile nel tempo la costituzione di una collezione a testimonianza di un gusto e di una creatività che proprio iniziative del genere intendono stimolare e favorire». Anche quest’anno si è deciso di esporre nelle vetrine dei negozi del Centro Storico, grazie alla disponibilità dell’Associazione Gubbio fa Centro, tutte le brocche realizzate nel corso delle precedenti edizioni della mostra. La creazione delle brocche d’autore 2014 è stata affidata all’eugubino Luigi Stefano Cannelli, al sigillano Roberto Fugnanesi e alla colombiana naturalizzata brisighellese Martha Pachon Rodriguez. vita dell’associazione Luigi Stefano Cannelli Nato a Roma nel 1956, ha compiuto in questa città gli studi artistici, diplomandosi in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti. Importante per la sua formazione l’incontro con gli ideali estetici di Yannis Tsarouchis e Balthus, che proponevano un sincero e originale ritorno alla pittura e al figurativo. Negli anni ’80 completa la sua formazione di Scenografo nell’ambito del Teatro Lirico e di Prosa. Dal 1990 inizia la sua collaborazione con Tito Schipa jr. Nel settore delle arti figurative, ha avuto un primo periodo interpretabile in chiave citazionista, ma che, in effetti, è stato un periodo fecondo di ricerca stilistica di studio delle molteplici tecniche d’immagine esperite dal Medioevo ai nostri giorni; a tal proposito, significativi sono stati gli incontri durante gli anni Settanta con gli artisti Giovanni Barbisan, che lo ha avviato alla tecnica dell’incisione ad acquaforte, e Romano Parmeggiani che lo ha introdotto allo studio delle antiche tecniche della tradizione italiana, come ad esempio la ‘tempera all’uovo’. Ma l’incontro che è stato determinante per la sua formazione è stato nei primi anni Ottanta quello con Giorgio Tempesti, storico e critico d’arte, che lo ha aiutato, attraverso una ricerca durata quasi vent’anni, ad approdare a risultati interessanti ed originali che definiscono l’attuale linguaggio stilistico e poetico. Ricorrenti e qualificate sono le sue esperienze nel campo della maiolica d’arte, condotte prevalentemente nella bottega ceramica eugubina di Giampietro Rampini. Roberto Fugnanesi Nato nel 1965 a Sigillo, si diploma nel 1983 presso l’Istituto Tecnico Agrario di Fabriano. Frequenta la Facoltà di Agraria, corso di laurea in Scienze Forestali, a Firenze. Inizia la sua carriera artistica come pittore, partecipando ad alcune estemporanee e collettive, per poi approdare a mostre personali nella natia Sigillo, a Gualdo Tadino e a Cagli. Dopo aver lavorato per diversi anni come responsabile commerciale in un’azienda di ceramica artistica umbra, nel 2002, assecondando il suo talento creativo e la volontà di esprimersi in prima persona nel campo della ceramica, inizia la propria attività impiantando un piccolo laboratorio artigianale nel cuore del parco di Monte Cucco, dove crea oggetti unici, pulsanti di vita e raffinata ironia, frutto di una continua appassionata ricerca tecnica e formale, che gli permette di giocare a proprio piacimento e in modo confidenziale con la materia. Nel 2009 partecipa alla Triennale della Ceramica di Gualdo Tadino con due opere, venendo inserito nel catalogo, e a diverse edizioni del concorso internazionale di Carouge, in Svizzera. È invitato alla mostra “Chicchere oggi. La cioccolata in tazza nel segno della ceramica contemporanea”, organizzata dalla Fondazione Lungarotti nel Museo del Vino di Torgiano (ottobre - novembre 2011). La sua ceramica è presente in gallerie d’arte contemporanea a San Gimignano, Todi, Roma. Dal 2013 inizia la collaborazione con un’importante azienda negli Stati Uniti, per la quale realizza manufatti per eventi artistico culturali. l’eugubino Martha Pachon Rodriguez Nata a Santa Fe de Bogotà, in Colombia, si è laureata in Educazione per l’Infanzia e successivamente in Belle Arti all’Università Surcolombiana di Neiva nel 1995. Si è perfezionata in Italia all’Istituto d’Arte per la Ceramica di Faenza, acquisendo la specializzazione in Gres e Porcellana. Ha iniziato la sua carriera come docente di Educazione Artistica nel 1990, proseguendo fino al 2000, presso l’Istituto Superiore INEM di Neiva, Colombia. Contemporaneamente, dal 1996 al 2000, ha insegnato Scultura e Progettazione presso l’Università Surcolombiana e, dal 1997 al 1999, è stata docente di Teoria del Colore e Design di Tessuti alla Facoltà di Design e Moda della “Corporaciòn Universitaria” di Neiva. Attualmente è membro dell’IAC International Academic of Ceramics, collabora come assistente editoriale della rivista italiana e internazionale d’arte ceramica e cultura “La Ceramica in Italia e nel mondo” di Milano. Tra le sue più recenti mostre personali ricordiamo: “Containers and Instruments”, Galleria L’Évènement, Vallauris (2006); “Hilos” Banca di Romagna, Faenza (2008); “Il giardino Invisibile, Istallazioni”, Oratorio di San Sebastiano, Forlì (2010); 2010 “Hilos –Istallazioni”, Chiesa di S. Croce, Avigliana, Torino (2010); “Porcelaines” Atelier Orange, Parcours Céramique Carougeois, Ginevra (2011); “Martha Pachon Rodriguez” Galleria “Ancienne Poste”, Toucy (2012); “Martha Pachon Rodriguez”, AbOvo Gallery, Todi (2012); “l’Abito della Festa” Installazioni, Museo della porcellana Gianetti, Saronno (2013). 33 vita dell’associazione l’eugubino di Carlo Rogari progetto imbandieramento I volontari del Maggio Eugubino sono già al lavoro! È la storia di ogni anno: si preparano ad affrontare con allegria un impegno gravoso, ma ricco di soddisfazioni. Hanno già dedicato i primi mesi dell’anno a controllare eventuali danni subìti dai pennoni per le intemperie o per il passaggio di qualche vandalo (purtroppo ce ne sono) e a verificare se le bandiere siano da rammendare o da sostituire perché ormai inutilizzabili. Un impegno che quindi ha il suo culmine a maggio, ma che dura tutto l’anno, quando spesso ci si confronta per impostare i progetti per l’anno successivo: quest’anno, per esempio, si è pensato di sostituire le quattro vecchie bandiere di piazza Oderisi, in attesa di ottenere fondi per completare il progetto dell’imbandieramento integrale della piazza. Questi volontari hanno ancora tante idee per rendere più bella la città e le hanno raccolte in un progetto a lungo termine che, di volta in volta, viene presentato alle autorità per essere finanziato. Spesso, vista la cronica carenza di risorse economiche, queste idee rimangono nel cassetto, ma la nostra Associazione non si scoraggia e continua pazientemente il suo compito specifico all’interno del Tavolo dei Ceri, che riunisce tutte le associazioni e gli enti preposti ad organizzare la Festa dei Ceri. L’Associazione Maggio Eugubino coglie questa occasione per ringraziare questi volontari per il loro prezioso lavoro, e allo stesso tempo ringrazia tutte quelle aziende che con grande spirito ceraiolo si rendono disponibili a dare il loro contributo disinteressato a realizzare l’abbellimento della città. I volontari del Maggio Eugubino al lavoro! Piazza Grande L’imbandieramento V i ricordiamo che presso la nostra sede è possibile acquistare gli stendardi e i fazzolettoni originali della Festa dei Ceri. L’originalità deriva dalla tradizione che abbiamo voluto rispettare. Inoltre gli stendardi e i fazzolettoni sono finemente lavorati con le migliori stoffe. Stendardi e fazzolettoni originali 35 36 vita cittadina l’eugubino di Moreno Morena “GIGETTINO” GAOTI “In memoria del valoroso Aiutante di Battaglia – Gaoti Luigi – del 27° Battaglione d’Assalto nato il 31/12/1896, morto eroicamente combattendo per la grandezza d’Italia nei pressi di Casa Zaninelli, sul Montello il 16/06/1918. La famiglia inconsolabile orgogliosa” Sono queste le parole tributate nel 1924 a Gaoti Luigi, per tutti “Gigettino”,classe 1896, dalla adorata Famiglia, che dopo alcuni sospirati anni, ebbe finalmente il nullaosta per riportare le spoglie dell’eroico militare, caduto sul Montello, nella città natale: Gubbio. Tali parole sono incise a perenne memoria sulla sua lapide presso il Civico Cimitero della nostra città. Gigettino morì in guerra, sul Montello, nel 1916 e solo nel 1924 il corpo fu finalmente riportato a Gubbio, con grandi onoranze e celebrazioni cittadine, come ben documentato tra l’altro dal sito cimeetrincee.it/decorati. Lo zio “Gigettino”, tutti in famiglia lo ricordano così, era il fratello di mia nonna paterna, Concordia Gaoti, moglie di Tito Morena, eugubino verace, di umili origini e di famiglia numerosissima ( la nonna mi raccontava che erano 14 fratelli, diversi dei quali morti purtroppo prematuramente come era solito verificarsi in quei tempi). Abitavano nel quartiere di S. Pietro, in Via Cantalmaggi 28. Da piccolo era andato poco a scuola e passò la fanciullezza vivace e ardimentosa, illuminata da quel suo prodigo e simpatico sorriso. Da ragazzetto fece l’operaio e, forse per il socialismo che spirava nell’aria anteguerra, si era subito sentito contrario all’intervento dell’Italia nel conflitto. Era solito vestire con una tuta da operaio, e indossava un berrettino calato “in su le ventitre” e la sigaretta pendente sulle labbra sempre sorridenti. Finché scoppiò la Prima Guerra Mondiale e si ritrovò sul Montello. Appena raggiunto il reggimento al fronte, comprese, mentre prima era ignaro, il perchè della guerra. E quindi la fece bene. Nelle numerose azioni in battaglia, si comportò sempre con leonino coraggio e fu costantemente un’ottima guida e magnifico esempio ai propri sottoposti. Fu ferito tre volte ma malgrado ciò seppe sempre ben comandare il suo plotone, dimostrandolo in più situazioni al Comando. E’ per questo che fu promosso sul campo Aiutante di Battaglia. Si confidava con i commilitoni e ripeteva spesso che se la Guerra fosse perdurata, sarebbe diventato Generale. Ritornò a Gubbio in licenza per un breve periodo, e fu accolto calorosamente dai genitori, dai fratelli e da tanti amici e concittadini. Il giorno che ripartì per il fronte, presso la stazione ferroviaria, al momento dei saluti con i familiari, vide le lacrime sui visi dei congiunti così che per sdrammatizzare e fare loro coraggio, disse con il suo inconfondibile modo schietto e diretto: “ ohè! Non famo tante noie!” Dopo poco tempo si ritrovò ancora sul Montello, arditissimo tra gli Arditi, nella difesa eroica del suolo italiano. Assunse il comando di una pattuglia di punta di una fortissima Compagnia, la Aosta, e condusse numerose incursioni tra le linee nemiche. Una mattina di giugno comandando la Sua pattuglia puntò sulla famosa Casa Bianca, detta poi Casa Zaninelli, in memoria della morte di un Capitano con questo cognome. Dovevano catturare una mitragliatrice Austriaca nemica che sparava contro le nostre linee. Gigettino fu colpito per primo, ma avvezzo alle ferite, e conscio che il momento cruciale esigeva rapidità e decisione, non si fermò, ma continuò a correre verso il nemico, incitando i compagni al grido di : “A voi Arditi!” Fu colpito di nuovo da una tremenda fucilata ravvicinata e subito un nuvolo di nemici lo circondò, inferendogli numerosi colpi di pugnale e baionetta. Morì all’istante. La storia delle innumerevoli Gigettino morì sul Montello nel 1916. Solo nel 1924 il corpo fu riportato a casa. pugnalate mi e’ stata più volte raccontata da nonna Concordia, poiché i commilitoni riferirono il tragico evento, paragonandolo al supplizio di Giulio Cesare. I compagni del Battaglione della Morte (così venivano anche indicati gli Arditi), raccontarono spesso che Gigettino affermava con estrema convinzione, vita cittadina l’eugubino 1924 - Comitato celebrazioni storiche nel nome di Grappa che le forze del nemico non avrebbero mai prevalso. E così fu. La Grande Guerra fu vinta. Da aneddoti di famiglia e scritti vari, sono venuto a conoscenza del fatto che nell’aprile del 1918 Gigettino era in licenza a Gubbio, ove incontrò Don Luigi Rughi. Gigettino infatti un pomeriggio si intrattenne con il prete e quest’ultimo gli offrì un caffè. Luigi fece vedere al sacerdote il foglio di licenza straordinaria, premio per aver compiuto un alto atto di valore sul campo e dopo vari convenevoli gli confidò anche che era la prima volta che a Gubbio gli si erano fatti atti di gentilezza (un caffè..)per i suoi atti di valore. E con lui, tanti altri Eugubini, più e più volte decorati e feriti, erano passati inosservati. Si lamentava del fatto che a Gubbio, come in tutte le città d’Italia, c’e’ della gente che faceva molto per i nostri soldati, mentre altri facevano poco. E in più aggiungeva che non mancavano quelli che non facevano nulla, ma che purtroppo il mondo era stato sempre così. Nella rivista “L’Ingino”, a. XI (1918, n. 4), Don Rughi afferma queste parole: “….. Ecco perchè anch’io, proprio perchè odio la guerra, proprio perchè voglio la pace e proprio perchè sono convinto che dall’attuale conflitto dei popoli sorgerà uno stato di cose che renderà impossibili altre guerre in avvenire, ancora una volta mi rallegro con Gigettino e con tutti gli altri valorosi gigettini del nostro paese, oggi più o meno ricordati, forse troppo presto dimenticati, ma che domani Gubbio e l’Italia non dimenticheranno,no; giammai!” Note: Motivazione medaglia d’argento - Gaoti Luigi Comandante di una pattuglia si slanciava con ammirevole valore e serenità alla cattura di una mitragliatrice nemica in azione contro di lui e cadeva colpito a morte al grido di “ A voi, Arditi!”. Casa Zaninelli o Casa Bianca “Me ne frego!” - Motto “crudo” come lo definì lo stesso poeta ( D’Annunzio), tratto dal dialetto romanesco. Il motto apparve per la prima volta nei manifesti lanciati dagli aviatori del Carnaro su Trieste. Il motto era ricamato in oro al centro del gagliardetto azzurro dei legionari fiumani. In seguito venne utilizzato dalle Squadre d’azione fasciste. Sembra che il motto sia stato ripreso da un discorso avvenuto il 15 giugno 1918 a Giavera del Montello tra il Capitano Zaninelli e il Maggiore Freguglia, suo comandante durante la battaglia del Solstizio. Freguglia chiamò Zaninelli e gli disse che con la sua Compagnia doveva attaccare un caposaldo Austriaco a Casa Bianca; Freguglia aggiunse che era una missione suicida, ma che andava portata a termine ad ogni costo. Zaninelli guardò Freguglia e rispose : “Signor Comandante io me ne frego, si fa ciò che si ha da fare per il Re e per la Patria”. Si vestì a festa e andò incontro alla morte. Ora Casa Bianca si chiama Casa Zaninelli proprio in suo onore. 37 38 vita cittadina l’eugubino a cura della Redazione L’estasi di San Francesco del caravaggio L a tela che vedete è un’opera grandiosa e allo stesso momento delicata del Caravaggio; si tratta de “L’estasi di San Francesco” (1594/1595) e fa parte del Sumner Collection Fund, conservata nel Wadsworth Atheneum di Hartford, Connecticut. Presto giungerà in Umbria per una lunga sosta espositiva. Al momento sappiamo che alla conferenza indetta dalla CARISP, il 15 aprile, presso la sala convegni di Palazzo della Porta, il presidente Carlo Colaiacovo ha espresso vivo interesse e chiara intenzione a riguardo ed effettuato la richiesta necessaria alla SCF per ospitare l’opera. L’obiettivo potrebbe essere quello di ospitare l’opera a Gubbio accogliendola nei rinnovati locali delle Logge dei Tiratoi. Un progetto importante e di spessore culturale degno della nostra città, messa al confino troppo spesso dal mondo politico e culturale esterno, ma che trova impedimenti e rallentamenti anche a Gubbio. Un progetto che attende, dunque, tempi migliori per la realizzazione, sia essa legata ai lavori veri e propri delle Logge, sia collegata al coinvolgimento della tela del Caravaggio che troverebbe un’allocazione pertinente dato il fortissimo legame che San Francesco ha avuto con Gubbio e che convoglierebbe turismo, cultura, visibilità. Caravaggio, L’Estasi di San Francesco 1594/1595 L’obiettivo potrebbe essere quello di ospitare l’opera a Gubbio accogliendola nei rinnovati locali delle Logge dei Tiratoi. L’universo nel mio giardino di Mario Pierotti Questo libro nasce dall’incontro tra un fotografo e un editore nell’ambito dell’ottava “Giornata per la custodia del creato” del settembre 2013 e dalla comune scommessa che anche in un frammento del mondo a noi più prossimo e familiare sia possibile trovare una scuola di custodia e di sapienza ambientali. Prima perla della collana “Fotografia” dell’eugubina EFG (Edizioni Fotolibri Gubbio). Mario Pierotti affida alla tecnica e all’arte della macrofotografia naturalistica il compito alimentare quel senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente debitore della grande lezione di Francesco d’Assisi, che ci spinge a cogliere la continuità tra mondo spirituale e mondo materiale. vita cittadina l’eugubino di Pina Pizzichelli GUBBIO, CITTÀ TURISTICA? Q uel punto interrogativo del titolo non è un errore della tipografia, ma indica lo sgomento per un mondo che giace inutilizzato, un forziere con tanti tesori, tenuti nascosti magari in disordine, senza nessuna ragione valida. Se la parola turismo significa anche valorizzazione promozione di un luogo, signori, Gubbio non è una città turistica. Naturalmente nelle scelte o non scelte degli eugubini non quello che è contenuto nella parola Gubbio. Un solo esempio: Gubbio è considerata la seconda città francescana perché ha segnato una tappa fondamentale del cammino spirituale di Francesco. Per non parlare dell’ammansimento del lupo. “Fioretto” conosciuto in tutto il mondo unicamente perché legato alla universalità di S. Francesco. Non certo per noi. Da questo numero focalizzeremo in una serie di incontri le varie pecularietà non valorizzate di Gubbio; iniziando dalla scuola, perché dalla scuola dovrà nascere quella mentalità “diversa” tanto necessaria per cambiare, valorizzare capire il turismo a Gubbio. Nostro ospite di questo numero è il prof. David Nadery, Dirigente scolastico ITS “M.L.Cassata” e “M. Gattapone” di Gubbio. Laureato in Lettere moderne, indirizzo storico, in precedenza docente di materie letterarie negli istituti superiori e alle scuole medie. Professore, Gubbio, città turistica? Se per turistica intendiamo una città dotata di attrattive paesaggistiche, culturali e monumentali, certamente Gubbio lo è. Se invece voglia intendere per turistica una città che sappia fare dell’accoglienza all’ospite un’economia, un’azienda, un modo di valorizzare il proprio patrimonio anche dal punto di vista economico, allora credo che Gubbio abbia da fare passi avanti in questa direzione. Quali passi avanti? Bisognerebbe innanzi tutto creare sul territorio le capacità, le abilità nei giovani necessarie per mettere in atto le strategie dell’ospitalità e attivare idee nuove nel campo del turismo. Gli stessi operatori (alberghi, ristorazione, ricettività) devono da un lato essere messi in grado di lavorare in sinergia tra di loro e con gli enti locali, per promuovere il territorio; dall’altro il concetto di “rete”, soprattutto nel turismo tipico di regioni come l’Umbria, diventa la carta vincente: per far sì che in Umbria il turismo non sia solo “mordi e fuggi”, bisogna che i singoli distretti e l’intera regione producano pacchetti condivisi e non limitati ai singoli territori. Spesso nei nostri territori, invece, prevale una sorta di concorrenza anche sul turismo, che produce soltanto una frammentazione dell’offerta, a cui corrisponde purtroppo una frammentazione anche delle presenze turistiche. In particolare Gubbio sconta da questo punto di vista uno svantaggio logistico che non deve essere aggravato anche da una resistenza culturale ad aprirsi alla collaborazione con territori contigui: i dati statistici messi a disposizione dalla regione Umbria sottolineano come in questi anni di crisi le presenze sul territorio eugubino siano diminuite in misura maggiore che negli altri territori umbri. Questo segnala di certo un problema, ma indica anche una soluzione. A che tipo di soluzioni allude? Penso che proprio partendo da questi dati poco confortanti, si possa cogliere un’opportunità: lavorare ora per costruire su questo territorio le capacità e le competenze in grado di risollevarne l’economia quando la crisi in atto avrà terminato i suoi effetti negativi. Sarebbe infatti un errore non investire in idee innovative ora: è proprio adesso, invece, che sul turismo vanno strutturate e realizzate nuove proposte, che possa fungere da volani per l’economia locale nel momento in cui anche il turismo dovesse ricominciare a presentare dati più confortanti. A quel punto solo i territori che avranno saputo investire in anticipo su idee e giovani, potranno sfruttare a pieno la leva economica che l’industria del turismo può attivare. Perché da tanti anni la richiesta di attivare su questo territorio un corso di studio “alberghiero” non viene accolta? Per rispondere a questa domanda servi- rebbe probabilmente un excursus storico sulle scelte formative fatte in questo territorio nel corso degli anni. È evidente che su tanti indirizzi di studio i territori non abbiano saputo in passato dialogare in modo costruttivo per rendere più omogenea ed efficace l’offerta formativa, nell’interessa innanzi tutto degli alunni. Questa è probabilmente la radice “storica” che ha reso difficile attivare a Gubbio anche un indirizzo “Alberghiero”. In realtà con l’apertura di credito che la delibera regionale ha concesso, ipotizzando l’attivazione dell’”alberghiero” su questo territorio a partire dall’a.s. 2015/2016, si è aperta una nuova fase: adesso starà ai responsabili degli istituti scolastici e agli amministratori del territorio costruire un progetto solido, credibile anche dal punto di vista tecnico, in modo da vincere anche le eventuali resistenze e portare finalmente a Gubbio l’indirizzo che, tra i tanti, forse meglio interpreta la vocazione di questo territorio all’ospitalità e al turismo. Il tutto dovrà essere condiviso a livello di tavolo di concertazione con i territori interessati, tavolo che al più presto andremo a chiedere all’istituzione regionale. Avete già in mente dove potrà nascere questo indirizzo “alberghiero”? L’idea sarebbe quella di utilizzare l’ex Centro servizi santo Spirito come sede stabile del corso di studi. La struttura è di assoluta eccellenza, attualmente non utilizzata dal Comune di Gubbio e fatta oggetto di recente di importanti lavori di riqualificazione del parcheggio esterno e di ottimizzazione delle coperture (tetto). È stata già firmata una convenzione con il Comune di Gubbio per l’utilizzo di quegli spazi come sede di un istituto alberghiero, ed ora bisogna dare a quel progetto, nato un po’ di fretta a causa delle scadenze previste dall’approvazione del piano dell’offerta formativa regionale, una definizione più concreta e convincente. Tra l’altro sarebbe un modo intelligente di contrastare il depauperamento del centro storico: un indirizzo alberghiero nel cuore della città sarebbe veramente il modo migliore per cominciare ad investire sui giovani e su un possibile futuro occupazionale nel settore del Turismo. Alla prossima amministrazione, che tra poco si andrà ad eleggere, il compito di fare di questo progetto una delle priorità da perseguire. 39 40 vita cittadina P resso la sala della Vaccara è stato presentato dal sindaco di Perugia Wladimiro Boccali il libro, curato dall’architetto Stefano Barcaccia del Comune di Perugia, “Temi di Città”, Perugia/architetture 19502014. La pubblicazione raccoglie le più importanti architetture e lo sviluppo edilizio del tessuto urbano dal 1950 ai nostri giorni, raccolte e divise per aree tematiche e cronologiche. Lo studio eugubino Menichetti+Caldarelli Architetti è presente con il lavoro parafarmacia verde cuore a Strozzacapponi e risulta essere il team di architetti più giovane pubblicato nel libro. Tra i vari lavori pubblicati anche nomi prestigiosi nel panorama internazionale come l’architetto francese Jean Nouvel autore del minimetrò, i progetti di Aldo Rossi a Fontivegge e la Bibliomediateca Sandro Penna di Italo Rota. Sono intervenuti all’incontro anche l’architetto Paolo Vinti presidente dell’ordine degli architetti di Perugia e l’ingegnere Baliani presidente dell’ordine degli ingegneri di Perugia. l’eugubino temi di città Progetto Parafarmacia Verde Cuore dello Studio Menichetti+Caldarelli vita cittadina l’eugubino edizione Premio Bandiera 2013 I l premio “Bandiera di Gubbio 2013” è giunto alla 28esima edizione. Quest’anno consegnato al Prof. François Dolbeau, storico Medievalista francese, specializzato nella lessicografia latina, studioso e profondo conoscitore della letteratura latina e medievale e Direttore degli studi presso l’Ecole Pratique des Hautes Etudes di Parigi. Il Professore Dolbeau, ha riportato alla luce il testo integrale de “La Vita di Sant’Ubaldo”, scritto dal confratello Giordano da Città di Castello. La cartella di presentazione della 28esima edizione del Premi Bandiera portava la firma di Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997. Consegnato anche il premio “Gabriele Bettelli” allo sbandieratore Simone Minelli. Prof. François Dolbeau Medievalista francese Premio Bandiera 2013 Funivia D opo i lavori di manutenzione straordinaria che hanno consentito di migliorare sicurezza ed efficienza, ha riaperto ieri al pubblico la Funivia Colle Eletto, il caratteristico impianto di risalita che collega la città con il Monte Ingino. Eseguiti dalla ditta C.c.m. di Torino, sono durati tre mesi, hanno visto la sostituzione di diverse componenti, l’intervento di un elicottero per trasporto e montaggio “rulliere”, il completo rinnovo dell’impianto elettrico. La spesa è stata di circa 500 mila euro. L’ultimo intervento del genere – previsto per legge ogni 15 anni - era stato effettuato nel 1999. La Funivia trasporta mediamente circa 85.000 passeggeri l’anno. Congratulazioni Capitano I l comandante della compagnia carabinieri Piergiuseppe Zago è stato nominato Capitano. Le congratulazioni ed i complimenti sono cordiali, al pari degli auguri di buon lavoro sono sinceri e cordiali. 41 42 vita cittadina Il compianto prof. Filippo Meli l’eugubino Cia! Ciao... A tutti un arrivederci vicino alla CROCE: arrivavamo a Te con tanta sete che ci faceva girare lo sguardo per ringraziarti. N onostante le settimane trascorse, restano immutate la commozione ed il cordoglio per la scomparsa, dopo una lunga malattia, del prof. Filippo Meli, unanimemente stimato per le sue doti umane, morali e professionali. E’ stato per tanti anni protagonista della vita cittadina grazie alle le sue doti di imprenditore e soprattutto di insegnante negli istituti superiori, amato ed apprezzato dai suoi studenti. In gioventù ha indossato con successo anche la maglia rossoblù del Gubbio. In prima fila nel valorizzare il, patrimonio folkloristico tradizionale eugubino; è stato a lungo Presidente della Società Balestrieri, che sotto la sua guida ha saputo ulteriormente crescere nella considerazione complessiva. Bello ed efficace il ritratto delineato al termine della cerimonia funebre dall’attuale Presidente Marcello Cerbella. Ai familiari i sensi del più profondo cordoglio. Gassosa mista a vino prima, e dopo il caffè ben poca cosa, ma desiosa. Quando Ti sei ammodernata continuavano i ricordi degli eugubini nel mondo che ricordavano i Ceri nel piccolo magazzino laterale e la benedizione impartita dal frate cuoco. Il magazzino a sinistra della scala era pieno di piatti, dolci piatti di Ferragosto. NOI arrivavamo con i piatti nel cesto; Mentre le tovaglie brillavano al sole dovevamo assicurarci un posto che guardava la campana... Carlo Farneti Nozze d’oro U baldina e Giuseppe Cambiotti hanno appena festeggiato i 50 anni di matrimonio! Vanno alla bellissima coppia, alle figlie Anna Rita e Paola, al figlio Andrea e ai nipoti le nostre più sentite felicitazioni. Grazie per l’esempio, la cordialità e la veracità eugubina da sempre dimostrata. Lettera al direttore N ella nostra città siamo stati in grado di creare una vera e propria situazione paradossale, ovvero trasformare l’unico parcheggio multipiano realizzato e pienamente funzionante, in un parcheggio vuoto (almeno dalle 8 alle 20 di ogni giorno). Il parcheggio è quello chiamato “della Funivia” (già a suo tempo oggetto di un intervento che potremmo definire “avveniristico” purtroppo fallito, del quale restano visibili pali e “vasi” e che avrebbe dovuto portare alla crescita di piante destinate a costituire un riparo naturale dal sole), parcheggio che sino a pochi mesi fa serviva gli utenti della Funivia, i residenti del centro storico e tutti coloro che dovevano recarsi agli Uffici del Comune o del Tribunale e Giudice di Pace siti in Via XX Settembre. All’improvviso il parcheggio (salvo la zona adiacente l’Orto dei Balestrieri ed il primo piano interrato) è stato dotato di righe blu ed è diventato a pagamento tutti i giorni dalla 8 alle 20: orario nel quale ora è quasi sempre vuoto! Per di più, ciò è avvenuto nel periodo dell’anno in cui non vi è afflusso di turisti verso la Funivia (peraltro interessata da lavori di straordinaria manutenzione), e contemporaneamente alla chiusura sia della Piazza di San Pietro che del parcheggio c.d. di Santo Spirito per lavori: l’unica zona di sosta che avrebbe quindi potuto servire la zona est del centro storico, è diventata un parcheggio inutilizzato. Trasformare l’area in questione a pagamento non ha tenuto in debito conto i disagi e le necessità dei cittadini, e parrebbe (al momento) non aver portato alcun beneficio alle casse del Comune, considerando lo scarso utilizzo. Sarebbe opportuno trovare soluzioni appropriate che tengano conto anche delle esigenze dei cittadini dal momento che, come è facile prevedere, i disagi si acutizzeranno nel periodo estivo, aumentando l’afflusso di turisti e prolungandosi gli orari delle zone pedonali e divieti di sosta nel centro storico. Una città ad indubbia vocazione turistica come Roma ad esempio, ha adottato soluzioni differenziate, come parcheggi a pagamento con obbligo di ticket soltanto per i non residenti, tariffe agevolate per le lunghe soste (ad es. 4 € per otto ore), oppure zone non a pagamento ma riservate ai residenti e con obbligo di disco orario per gli altri, con efficaci controlli sul rispetto delle zone. Nella nostra città potrebbe anche essere prevista una soluzione flessibile, già presente in altre zone a tutela dei residenti, contemperando così le diverse esigenze, ma di certo sarebbe opportuno trovare il modo per favorire il ritorno all’utilizzo del parcheggio. Cr.Ci. 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