Dott. A. Cirincione - Le competenze non tecniche

NTS
Non Technical Skills
Le competenze non tecniche
La prima linea per le performance vincenti
Conduce:
Sabato 10 maggio 2014
Scuola di Applicazione dell’Esercito
Via Arsenale 22, Torino
Obiettivo del corso
Migliorare la gestione dei rischi da nonconformità mediante le capacità cognitive,
personali e sociali.
Riflettere su un set di abilità non tecniche e
relazionali che integrino in bagaglio di
competenze tecnico-professionali.
“Dai forma ai tuoi pensieri
e sostanza alle tue azioni”
Il programma del corso NTS
-  La consapevolezza situazionale quale
precondizione della performance
-  La presa di decisioni in situazioni incerte
-  La comunicazione come strumento per
superare le barriere
-  Il lavoro di gruppo per produrre
coordinamento
-  La leadership nei contesti relazionali
complessi
-  Coltivare la resilienza per produrre benessere
organizzativo
-  Le strategie per superare la fatica mentale
Premesse
La dimensione umana è sempre presente a
fianco di quella tecnologica.
L'errore umano è ineliminabile ma lo si può
contenere mediante la diffusione delle
competenze non tecniche.
“Competenze cognitive, sociali e personali,
complementari alle competenze tecniche,
che contribuiscono all'attivazione di
performance lavorative sicure ed efficaci”
(Flin 2003)
Premesse
Ne prendiamo in esame 7, sapendo che la strategia
preventiva efficace tiene in considerazione tutte le falle di
un'organizzazione, non solo le NTS.
Il GEMS evidenzia come dal pericolo al danno si debba
verificare una sequenza di falle “allineate”, frutto di errori
attivi o di condizioni latenti presenti nel sistema.
G.E.M.S. di James Reason
Generic
Error-Modelling
System
Premesse
In Sanità si è calcolato nei due decenni precedenti che il
tasso di danni da errore dell’operatore vengono ascritti a:
- errata consapevolezza situazionale
- fallimenti comunicativi
- collasso nel coordinamento
- processi di decision making inefficienti
Si deve al mondo dell'aviazione la consapevolezza che la sicurezza
non è solo tecnologia, non è solo competenza tecnica ma
attiene molto allo human factor.
Le non technical skills sono appropriate trasversalmente e non solo
in certe organizzazioni.
Commissione tecnica sul rischio clinico
DM 5/3/2003
Precisazione
Parliamo di competenze della persona
non del gruppo
Parliamo di competenze agite
non di personalità
Parliamo di competenze della quotidianità
non dell'eccezionalità
Parliamo di competenze cosiddette “soft” o trasversali
che non sono meno importanti di quelle tecniche
SI PUO’ PARTIRE DA UNA POESIA ?
…e mentre marciavi con l'anima in spalle vedesti un
uomo in fondo alla valle, che aveva il tuo stesso
identico umore ma la divisa di un altro colore
sparagli Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli
ancora, fino a che tu non lo vedrai esangue, cadere
in terra coprire il suo sangue
e se gli spari in fronte o nel cuore soltanto il tempo
avrà per morire ma il tempo a me resterà per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore
e mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede
e ha paura ed imbracciata l'artiglieria non ti ricambia
la cortesia
cadesti in terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chiedere perdono per ogni peccato
La guerra di Piero,
Fabrizio De André,1964
9 Ambito militare e oltre
Gilson (1995) rileva l’importanza per i soldati della 1a
Grande Guerra di: “acquisire consapevolezza del
nemico prima che lo facesse il nemico stesso”.
Dal primigenio ambito militare, la capacità di
elaborare informazioni ha preso piede in molti altri
settori.
In aeronautica si calcola che oltre l’80% degli
incidenti è attribuibile a fattore umano. Il 12% errori in
manutenzione. (Fonte ENAC). I programmi di Crew &
Mainteinance Resource Management sono rivolti ad
incrementare le NTS del personale !
10 La consapevolezza situazionale
precondizione della performance
Conoscere cosa sta accadendo intorno.
“la percezione degli elementi
dell'ambiente presenti in un tempo ed in
uno spazio, la comprensione del loro
significato e la proiezione del loro
status nell'immediato futuro”
(Endsley, 1995)
Modello di consapevolezza situazionale di Endsley (1995)
Modello di consapevolezza situazionale di Endsley (1995)
I 3 elementi della
consapevolezza situazionale
1) Raccolta di informazioni
– 
abilità cognitiva su base attenzionale
Frasi esemplificative di errore:
- Non avevo realizzato; non avevo notato; non ero
consapevole che; ero sorpreso da; ero così
impegnato che non; ero convinto che.
Sono coinvolti i sensi, la memoria sensoriale, la MBT,
la MLT. La MBT è particolarmente importante.
Attenzione all'effetto tunnel, che limita la percezione.
I 3 elementi della
consapevolezza situazionale
2) Interpretazione delle informazioni
– 
elaborazione per dare un senso all'info
Distorsioni:
- informazioni precedenti; contesto
Sono coinvolti i modelli mentali. Uso di briefing
accurato per evitare mancanza di modelli, oppure
modelli errati, o troppa fiducia nel modello o fallimenti
mnestici.
I 3 elementi della
consapevolezza situazionale
3) Anticipazione degli stati futuri
– 
capacità di considerare le conseguenze
I segnali deboli:
- ambiguità; fissazione; confusione
Servono: info corrette, capacità tecnica di esecuzione;
segnali intermedi; autostima
Sulla
consapevolezza situazionale
Ha a che fare con la capacità di contenere e
gestire il contenuto.
Stato mentale ideale: non saturo
Le 5 domande:
1) Quale obiettivo ?
2) Come lo supporti ?
3) Cosa ti preoccupa ?
4) C'è un problema corrente ?
5) Come sarà a breve la situazione ?
La presa di decisioni
in particolare nelle situazioni incerte o critiche
Scegliere un'opzione per agire.
“valutare la situazione, considerare (e/o
generare) le alternative, selezionare
una scelta, revisionare in base agli
esiti”
Modello di presa di decisione semplificato
Presa di decisione
1) Valutazione = Qual è il problema ?
– 
Esame del senso della situazione
In ballo c'è il rapporto tempo/rischio
NB: l'inesperto tende a sottostimare il tempo
2) Selezione = Cosa fare ?
- Ci sono 4 metodi di scelta:
Intuito / Regole / Analisi / Creatività
Applicare la metacognizione
Presa di decisione
Intuito = riconoscimento intuitivo, emotivo, viscerale =>
bassa coscienza
– 
Va bene per esperti in contesti noti
Regole = ricordo o lettura di una procedura
– 
Va bene per novizi
Analisi di opzioni = comparazione di alternative
– 
Va bene se hai tempo
Creatività = uso di un percorso nuovo
– 
Va bene per casi rari o molto urgenti
Il dilemma amletico pone di fronte a due forme dell’agire:
farlo o non farlo.
“Non ho sufficienti informazioni”
=> verso maggiore consapevolezza
Il conflitto pone di fronte al differimento e/o all’inazione.
“Le alternative sono equivalenti”
“Le opzioni hanno tutte pro&contro”
“Non ci sono le condizioni per decidere”
La percezione di sé come sfortunato o fortunato.
- Bisogna evitare attribuzioni causali indebite (locus of
control esterno)
L’azzardo del decisionista.
-  A volte l’esperto nel decidere prende iniziative in
campi non propri, grazie alla non-paura di decidere
-  Il decisionista esperto invece calcola quale sia il
rischio che vale la pena di correre.
Spesso negate a favore del
modello di “decisore freddo”,
le emozioni giocano invece
un ruolo costruttivo:
-  l’elaborazione emotiva è
alla base delle scelte
normali
-  l’emozione accompagna
ed influenza il processo
decisionale
-  essa segnala se la scelta
intrapresa provoca
piacere o dispiacere
1) il regret
-  Teoria “razionale” in base
alla quale la scelta va fatta
minimizzando il dispiacere
massimo possibile
2) la comparazione
-  La scelta è influenzata non
tanto dal risultato ottenuto
quanto da quello atteso
3) la dissonanza cognitiva
-  La scelta spesso affronta
conflitti decisionali, che si
risolvono cambiando
l’opinione su una scelta
La comunicazione
strumento per superare le barriere
Scambiare informazioni, feedback,
risposte, idee, opinioni.
“inviare informazioni chiare, tenendo
presente il contesto e le intenzioni,
sapendo ascoltare, e risolvendo le
barriere che si frappongono”
Modello di comunicazione bidirezionale
La comunicazione
- Chi comunica a chi cosa come perché
- Errore dell'emittente, nell'informazione o nel
tempo
- Pro e contro delle comunicazioni uni e bi
direzionali
- Il feedback informativo, correttivo e
rafforzativo
- Le varie forme di comunicazione (V-NonV-P)
La comunicazione:
le barriere
le risorse
- di sistema: canali
non presenti, non
funzionanti o non
usati
- chiarezza
- di scambio: info non
trasmessa
- ascolto attivo
- di ricezione: info
non ricevuta, mal
interpretata o
arrivata tardi
- tempistica
- assertività
- briefing (chi;
quando; dove;
come; che cosa)
- debriefing
Il lavoro di gruppo
per produrre coordinamento
Cooperare tra persone con esperienze e
professionalità eterogenee per uno stesso
compito.
“insieme di persone che interagiscono in modo
dinamico-interdipendente-adattivo per un
obiettivo comune, nel quale ciascuno ha un
ruolo e funzione specifici”
(adattato da Sales, 1992)
Modello della performance di gruppo
Il lavoro di gruppo
- L'efficienza del singolo nel lavoro di gruppo è
preferibile al consolidamento di un gruppo
- I fattori individuali e strutturali influenzano le dinamiche
del gruppo che a loro volta influenzano i risultati
- I 3 processi di input individuale:
– 
a) impegno al lavoro collettivo
– 
b) strategie di performance
– 
c) conoscenze e abilità da mettere in campo
I 9 ruoli di Belbin
Il lavoro di gruppo
- Servono 9 ruoli non 9 persone
- Un gruppo efficiente si avvale di persone con qualità e
punti di vista differenti
- La strategia è attuabile se si realizza una convergenza
tra obiettivi / ambiente / procedure
- L'efficienza riduce i costi
- Le idee innovative devono viaggiare trasversalmente
al gruppo
- Le persone in gruppo lavorano con maggiore impegno
e minore stress di chi opera indipendentemente
Il lavoro di gruppo
1) a supporto degli altri
- Fare insieme e condividere produce legame
ed attaccamento, oltre ad un background
emotivo
- Il gruppo si suddivide il carico di lavoro
- La responsabilità individuale è meno gravosa
- I supporti informatici fanno il loro dovere
quando il gruppo funziona, non viceversa
Il lavoro di gruppo
2) per risolvere i conflitti
- Il conflitto è positivo in varie forme:
– 
promuove il dibattito;
– 
consente di risolversi affrontando il problema
– 
È sano quando costruttivo (win-win)
- I consueti motivi del conflitto:
– 
Che cosa fare; Chi lo fa; Fallo tu
- Serve una comunicazione assertiva
– 
focalizzata; obiettiva; autocritica; concreta; e talvolta
dotata di sense of humor...
Il lavoro di gruppo
3) per scambiare informazioni e
4) per coordinare le attività
- A volte è utilissimo rivedersi e sentirsi, per
capire cosa e come si comunica
- Il flusso comunicativo aperto alimenta
continuamente la performance
- Il coordinamento = organizzazione del lavoro
è generatore di performance ottimali
Il lavoro di gruppo
trucchi al servizio dell'efficacia
- gli obiettivi sono condivisi e la mission
comune
- la condivisione viene usata per anticipare i
bisogni altrui
- la flessibilità mentale ed operativa
- una dose di complicità
- la capacità di autocorreggersi
Taskwork e Teamwork
- Gli aspetti tecnici
del compito
a) comprensione
della richiesta
b) adozione
procedure
c) scambio
informazioni
- Interazioni e
attitudini, aspetti di
modo
a) comportamenti
b) norme
prestazionali
Teamwork
Comportamenti di teamwork
– 
Monitoraggio delle performance (reciproco)
– 
Feedback (libero e accettato)
– 
Comunicazione a circuito chiuso (messaggiofeedback-verifica)
– 
Rinforzo della propensione ad aiutare ed essere
aiutati
Norme prestazionali
– 
Auto-consapevolezza del gruppo (prima membri del
gruppo poi individui)
– 
Interdipendenza (il successo singolo dipende dal
successo del gruppo)
Il modello di competenze CAA
Conoscenza Abilità Atteggiamenti
C=knowledge= competenze di ruolo; serve la
consapevolezza, che crei corrette aspettative
A=skill= coordinare, comunicare, sincronizzare,
adattare
A=attitude= coesione, motivazione
Serve una compatibilità coi ruoli e le CAA altrui,
non necessariamente uguaglianza
Il concetto di “identità di gruppo”
I membri del team si identificano in quanto
– 
Interdipendenti
– 
Collegati al compito
a) Coinvolgimento: tutti devono avere responsabilità,
coinvolgimento e ricevere/dare incoraggiamento
b) Compensazione & Addestramento: ciascuno può
coprire aree non “proprie”, aiutando il gruppo ed
allargando il proprio spettro d'azione
c) Aspetti interpersonali: stile armonico/conflittuale
Decision-Making di gruppo
- Le fonti informative e le prospettive sono maggiori
rispetto al D-M individuale
- Talvolta i membri forniscono informazioni ad un leader
che decide, altre volte è il gruppo stesso che produce
una decisione
- La collaborazione al D-M prevede
– 
Appropriata partecipazione di ciascuno
– 
Corretta interazione tra i soggetti
Il gruppo e la necessità di una
consapevolezza situazionale condivisa
- Condivisione dell'interpretazione = sviluppo di una
comprensione comune a seguito di raccolta ed
utilizzo di informazioni
- Il conflitto spesso dipende da mancanza di
informazioni, da consapevolezze differenti o da
sovraccarico informativo
- E' necessario avere un modello mentale condiviso del
gruppo, da coltivare mediante revisioni periodiche su
come ci si adatta
Cause di fallimento nel
Decision Making di gruppo
- Scarsa
comunicazione
- “Pensiero di gruppo”
- Errori logici
- Evitare le discussioni
- Inadeguata
valutazione della
situazione
- Illusione di
comprensione
condivisa
- Pressione al
conformismo
- Inibizione
- Rifiuto di info per
differenze di status
- Politica organizzativa
Il Modello Decisionale di Gruppo Avanzato
MDGA
La leadership
in contesto relazionale complesso
Leader è chi viene nominato, eletto o
informalmente scelto per dirigere e coordinare
il lavoro di altri membri di un gruppo.
Le abilità della leadership non si applicano solo
al team leader, ma servono anche ai membri
del gruppo.
=self-leadership
Leadership e potere
- L'arte di indurre gli altri a fare qualcosa che il leader crede che deve
essere fatto, mediante
– 
Influenza interpersonale e Comunicazione = persuasività
– 
Definizione degli obiettivi e Coordinamento
- L'esercizio del potere
– 
Coercitivo = posso punire
– 
Premiante
– 
Esperto = ho le competenze
– 
Referenziale = ho chi mi segue
Elementi della leadership
1.  Autorevolezza ed assertività
2.  Mantenimento degli standards
3.  Pianificazione e definizione delle priorità
4.  Gestione del carico di lavoro e delle risorse
- Capacità di analisi e gamma di stili da
adattare alla situazione (Flin 1996)
La leadership sotto stress elevato
è 
è 
è 
Il L. transazionale sa mantenere uno scambio tra dare
e avere
Il L. trasformazionale ha una chiara visione ed
incoraggia lo sviluppo degli altri
Deve saper modificare lo stile di leadership in
funzione dello scenario operativo
è 
Da Direttivo a Consultivo e ritorno
è 
Si avvale di una buona followership
La gestione dello stress
coltivare la resilienza per produrre benessere organizzativo
Stress è una reazione particolare che si
instaura tra la persona e l'ambiente, che
determina una condizione di eccessivo sforzo
e di impiego di risorse, capace di mettere in
pericolo il benessere individuale.
Lazarus e Folkman, 1984
Lo stress
- Stress acuto = provocato da incidenti, emergenze; intenso e breve
- Stress cronico = provocato dal mix di condizioni ambientali e reazioni
personali; si produce in tempi lunghi
- Le richieste, o fattori di stress, sono considerati la causa (stressor)
- Le risorse sono gli strumenti per affrontare le richieste: addestramento,
esperienza, competenze
- I fattori di mediazione sono i catalizzatori: personalità. Buona salute,
coping, sostegno sociale
- Il giudizio è determinante: la sensazione di avere il controllo dipende da
quanto le risorse sono considerate idonee. Non esiste un equilibrio
ideale tra richieste e risorse; l'equilibrio reale invece riguarda le
discrepanze tra richieste e possibilità di coping
Sintomi individuali da stress
B.E.S.T.
B= behaviour = indicatori comportamentali
– 
scontrosità/fuga; freddezza ...
E= emotion = indicatori di emotività
– 
paura, ansia, panico, non controllo ...
S= somatic = indicatori somatici
– 
tensione, cuore, digestione ...
T= thinking = indicatori cognitivi
– 
memoria, concentrazione, indecisione ...
Cos'è la resilienza
Le difficoltà rafforzano
- E' l'arte di “risalire dalla barca rovesciata”
- L'homo sapiens è resiliente per natura
- E' la perseveranza che fronteggia le difficoltà, quindi richiede:
– 
Motivazione salda
– 
Ottimismo = la negatività è momentanea, la
frustrazione è circoscritta e tollerabile
– 
Controllo = margine su di sé e sull'ambiente, locus of
control interno
– 
Sfida = la crisi è un'opportunità, so ristrutturare
cognitivamente la situazione
– 
Speranza = non viene meno
Aumentare la resilienza
Non chiedere agli dei dell'Olimpo quel che puoi fare da solo
- Identificare e modificare le modalità distorte o disfunzionali di valutazione
– 
Tecnica abcde: adversity; beliefs; consequences;
discussion; effects
– 
Meditazione / Training Autogeno
- Aumentare il senso di controllo e di autoefficacia
– 
Tecnica degli obiettivi reali: specifici, definiti, imparabili,
sfidanti ma non troppo, graduali, ristrutturabili
- Regolare il rapporto tra piano cognitivo e fisiologico = migliorare
l'attenzione e l'efficienza
– 
La consolazione emotiva ed alimentare va limitata
– 
Il cibo influenza il bilancio della serotonina e delle betaendorfine
– 
Usare invece lo “zucchero cognitivo”
I “4 DPI antistress”
A. Cirincione, “Lavori o scleri ?”, in pubblicazione
- Clima organizzativo e stress organizzativo
DPI #1: la presa di coscienza che ciascuno di noi può fare su quali
siano le proprie modalità abituali di essere-nel-gruppo.
Il rischio di strain aumenta al diminuire dell'energia che
impiego per stimolare il problem solving di gruppo (= lascia
stare, faccio io...).
E' utilissimo imparare dagli errori propri ed altrui. L'errore va
studiato e capito, non coperto ed ignorato. L'errore
andrebbe permeato di valore invece che essere confinato
nella stigmatizzazione o nella sanzione.
I “4 DPI antistress”
A. Cirincione, “Lavori o scleri ?”, in pubblicazione
-  Oggettività e soggettività
DPI #2: lo scambio collaborativo che ciascuno di noi mette in atto
con gli altri. Esso prevede uno scambio, una condivisione di azioni
e idee, che è la vera leva motivazionale.
Lo stress si innesca quando le energie prodigate risultano
disperse, cioè quando non ne vediamo un ritorno.
La natura è permeata dal criterio del minor dispendio
energetico per il maggior risultato. L'uomo, compreso ciò,
dovrebbe mettere il massimo dell'impegno per il minor
spreco di energie psicofisiche.
I “4 DPI antistress”
A. Cirincione, “Lavori o scleri ?”, in pubblicazione
-  Delega, organizzazione e controllo
DPI #3: la parola magica è controllo. Delega, responsabilità,
miglioramento continuo, questi sono i “misteriosi” segreti.
Lo stress genera strain quando il nostro sistema cortocircuita.
E' necessario che ognuno abbia delineato un proprio spazio
isolato di azione, perché l'eccesso di contatto espone a
rischi spesso imprevedibili.
I “4 DPI antistress”
A. Cirincione, “Lavori o scleri ?”, in pubblicazione
-  La forza del campo C=f(A;P;G)
DPI #4: la comunicazione: fatta di energia, persuasione,
coinvolgimento, ascolto, empatia
Lo stress è la naturale spinta risolutiva dell'organismo biopsichico; lo “sclero” è una modalità che l'organismo sceglie
per difendersi da stimoli soverchianti.
L'equilibrio biopsichico ha origine nella consapevolezza della
natura delle nostre scelte.
Fatica
strategie per superarla
Stato di stanchezza associato alle lunghe ore di
lavoro, ai periodi prolungati senza dormire o a
richieste di lavoro che non sono in “sincronia”
con i ritmi biologici e circadiani del corpo.
Caldwell, 2003
La fatica
- Ha un ruolo importante in molti incidenti
- Nel settore trasporti è la causa più identificabile e prevenibile
- In sanità è alla base di una percentuale di errori che oscilla tra il
40-60% del totale
- E' molto influenzata dalla motivazione
- Non dà segni biochimici
– 
Sensazione soggettiva
– 
Segni comportamentali (sbadigli, colpi di sonno,
abbassamento palpebre, diminuzione d'interazione)
– 
Test Multiplo di Latenza del Sonno
– 
Misure cognitive
La fatica: cause & effetti
- Orario prolungato; Mancanza di ore di
sonno; Stress; Temperatura; Rumore
>80dB; Lavoro fisico; Vibrazioni
- Cognitivi; -Motori; -Comunicativi; -Sociali
- Peggioramento delle condizioni di sicurezza
e produttività
Riposo fisico
- La soluzione unica è dormire
- Attenzione al “mix terribile”
– 
sonno + demotivazione
- L'omeostasi veglia-sonno, la qualità del
sonno, l'attività, l'interesse, la luminosità
- Il “cronotipo” (allodole Vs gufi)
– 
Il test TMLS evidenzia max bisogno
quando la caduta nel sonno è entro i 5
minuti
Turni di lavoro
- Il profilo della persona con problemi da turno di lavoro
– 
>50anni; disturbi gastrointestinali; mattinieri
- Nessun sistema di turnazione è privo di svantaggi, comunque:
– 
Meglio proiettare in avanti M-P-N che indietro (N-P-M)
– 
Meglio che un turno diurno inizi alle 6 che alle 5
– 
Tra turni adeguato tempo libero (almeno 11 ore)
– 
La programmazione ergonomica dei turni prevede
un compromesso tra bisogni organizzativi e desideri
del lavoratore
Le 8 contromisure alla fatica
1) 
2) 
3) 
Educazione: manager e turnisti devono essere informati e formati
Igiene del sonno: stanza tranquilla, scura e fresca, letto confortevole; abitudini
alimentari e attività pre-sonno
Pause (min 10 minuti), rotazioni, cambi di postura, semplici esercizi
4) 
Brevi sonnellini (anche solo 10 min): in fasi di calo del ritmo circadiano; prima
dell'inizio di un turno lungo (prevenire): attenzione all'inerzia postsonno
5) 
Dieta: No grassi, alcool; ok la caffeina ma attenzione agli effetti individuali
(emivita tra 2,7 a 9,9 ore !)
6) 
Farmaci: esistono prodotti che però vanno attentamente monitorati sotto
controllo medico; famosa la melatonina
7) 
8) 
Luce: ottima misura per aumentare l'adattamento
Pianificazione: la programmazione deve tener conto della fatica; esistono
software come il FAST, perfezionato dall'uso di accelerometri; esiste uno
strumento dell'HSE per la misura in formato excel
[email protected]
www.psicologocompetente.it
Riferimenti:
Grassani “L'errore come causa di infortunio”
Trabucchi “Resisto dunque sono”
Flin et al. “Il front-line della sicurezza”
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