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Periodico
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Associazione Nazionale
Terza Età Attiva per la
Solidarietà promossa da
FNP
Federazione Nazionale
Pensionati Cisl Lombardia
PENSIONATI
LOMBARDIA
Anno XVIII
LUGLIO 2014
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FNP
Periodico dell’Associazione Nazionale Terza Età Attiva per la Solidarietà,
promossa dalla Federazione Nazionale Pensionati Cisl della Lombardia
Sommario
29 Brevi considerazioni
sulla non autosufficienza
Tino Fumagalli
3
Editoriale
Valeriano Formis
6
Una buona casa per
giovani sindacalisti
Anna Matilde Tombini
30 Il primo Bilancio Sociale
Sofia Rosso
La mia “casa” alla Fnp Lombardia
Adriana Coppola
31 La forza dei mulini
Angelo Motta
8
10 Abitare in Lombardia
ai tempi della crisi
Pier Luigi Rancati
20 Vivere il cambiamento,
agire l’innovazione
Flavio Sangalli
22 Le ragioni di
una politica dei quadri
Adriana Coppola
33 La proposta del convivialismo
Sandro Antoniazzi
35 Sicurezza senza tempo
Antonio Pintori
39 Solidarietà internazionale
Anna Matilde Tombini
45 Un treno per Auschwitz
47 2° Festival delle generazioni
25 I Raggruppamenti Tecnici
Mario Clerici
27 I percorsi della formazione
Angelo Motta
49 Anteas ed Expo 2015
50 Programma Labour Film Festival
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FNP
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INFORMA Periodico dell’Associazione
Nazionale Terza Età Attiva per la
Solidarietà, promossa dalla Federazione
Nazionale Pensionati Cisl della Lombardia
1
Numero
Settembre 2014
Registrato al Tribunale di Milano il 23 marzo 1998 al n. 202
Finito di stampare nel mese di Settembre 2014
Direttore
Valeriano Formis
Segretario Generale Fnp Cisl Lombardia
Direttore Responsabile
Stefania Olivieri
Responsabile Ufficio Stampa Cisl Lombardia
Vice Direttore Responsabile
Anna Matilde Tombini
Segretario Fnp Cisl Lombardia
Comitato di redazione
Mario Clerici
Segretario Generale Aggiunto Fnp Cisl Lombardia
Faustino Gritti
Segretario Fnp Cisl Lombardia
Sofia Rosso
Presidente Anteas Nazionale
Hanno collaborato
Sandro Antoniazzi
Presidente Associazione Convivialità
Marco Barzaghi
Collaboratore Fnp Cisl Lombardia
Adriana Coppola
Collaboratore Fnp Cisl Lombardia
Tino Fumagalli
Collaboratore Fnp Cisl Nazionale
Angelo Motta
Collaboratore Fnp Cisl Lombardia
Antonio Pintori
Collaboratore Fnp Cisl Lombardia
Pier Luigi Rancati
Segretario Generale Sicet Lombardia
Flavio Sangalli
Consulente di direzione e di apprendimento organizzativo
Stampa
Larioprint snc - Como
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Numero 1 • Settembre 2014
Sede e redazione
Via Gerolamo Vida, 10 - 20127 Milano - MI
Tel. 02.89.35.53.00 - Fax 02.89.35.53.50
www.fnplombardia.cisl.it - [email protected]
Editoriale
L’INNOVAZIONE
NON HA ETA’
Valeriano Formis
nascite, allungaC alomentodelledella
vita, meno
opportunità di lavoro e più
precarietà, sono alcuni dei fenomeni che hanno concorso al
cambiamento della struttura
demografica, della cultura e
dei bisogni della nostra società.
L’argomento sul quale molti
osservatori insistono riguarda
l’impatto e le conseguenze di
queste trasformazioni sul sistema di welfare, per sottolinearne la insostenibilità. Tra le molte strategie di cui si sente parlare,
vogliamo sperare che non venga importata l’idea, corrente in alcuni paesi del nord Europa, di
risolvere i problemi delle persone anziane non
curando, dopo i sessant’anni, alcune malattie!
Spesso si sottolinea che l’invecchiamento della
popolazione impoverisce la società delle energie
sociali ed economiche necessarie per innescare
processi di crescita: mancherebbero quell’energia
e quella dose di fiducia che il nostro paese ha
saputo esprimere nella fase della ricostruzione
postbellica e che ha contribuito al miracolo economico. Preoccupa il fatto che alcune tesi, riguardo all’insignificanza e al ruolo frenante della
popolazione anziana, siano radicate nella società.
Infatti le valutazioni del leader pentastellato, che
ha spiegato il deludente risultato elettorale del
suo movimento rispetto alle
attese con il fatto che ci sono
troppi anziani, i quali sono,
per definizione, conservatori e
riluttanti al cambiamento,
hanno trovato comprensione e
qualche consenso sociale. Tuttavia, come ha scritto Luigino
Bruni nel suo editoriale su
“Avvenire” del 9 giugno scorso,
“non stimando e non amando
la vecchiaia nostra e quella degli altri, non stimiamo e non amiamo i vecchi,
che sono diventati una immensa “periferia” del
nostro tempo; e così la società e l’economia dilapidano un patrimonio di grande valore e valori”.
Così come preoccupa il pregiudizio riguardo ai
pensionati organizzati nelle grandi confederazioni, considerati un’anomalia o una devianza rispetto alle peculiarità e ai caratteri originali del
movimento sindacale! Si trascura e non si comprende il valore di un’aggregazione su base anagrafica (i simili rappresentano i simili) che realizza una continuità di valori, di azioni e di
obiettivi di tutela consolidati nella tradizione. I
Sindacati dei pensionati, in questo, promuovono
i valori della responsabilità e della solidarietà che
erano, e sono, il connotato del sindacalismo confederale. I pregiudizi nascono perché non si analizzano le funzioni svolte da un cospicuo numero
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FNP
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di persone anziane nelle famiglie e nella società.
Si dimentica che i pensionati organizzati, inseriti
nel sindacato confederale, sono portatori della
cultura maturata negli anni del protagonismo
sindacale, quando il sindacato è stato capace di
andare oltre i confini dei propri rappresentati,
coniugando gli interessi specifici con quelli generali del Paese. In questo, soprattutto La Cisl è
stata portatrice di proposte innovative negli assetti contrattuali, nei modelli di relazioni sindacali, nella partecipazione ai processi di accumulazione, con apporti decisivi al consolidamento
della democrazia, alla coesione sociale, alla lotta
contro la follia del terrorismo. La rilevante presenza dei pensionati organizzati nelle confederazioni è spesso argomento di polemica contro il
sindacato e la sua rappresentatività; un approccio fuorviante per alimentare presunti conflitti
generazionali, mentre le difficoltà del movimento sindacale stanno altrove. I veri problemi sono
riconducibili ai cambiamenti degli assetti produttivi, sociali e culturali, che hanno eroso e indebolito gli obiettivi di progresso, di giustizia
sociale, di uguaglianza, di fiducia nell’azione collettiva, cioè quei valori che hanno dato forza e
rappresentatività all’esperienza sindacale italiana. La situazione odierna rende più difficile che
in passato affermare l’intima connessione tra
progresso economico e progresso sociale, più
complesso proporre un modello diverso di sviluppo e di società, definire una politica sindacale
propositiva, realizzare obiettivi negoziali e tutele
unificanti in un mondo del lavoro disarticolato e
disperso. Secondo Giulio Pastore i lavoratori organizzati nel movimento sindacale devono saper
formulare ed esprimere giudizi sulla politica economica, possedere l’indispensabile patrimonio
di idee sull’organizzazione economica e giuridica
della società, interpretare la realtà storica, indicare i metodi dell’azione politica: in sostanza, affermava che era necessario che i lavoratori cominciassero a pensare in termini di classe dirigente.
Per essere protagonista e contrastare la progressiva marginalizzazione, il sindacato deve battersi
per il superamento delle irragionevoli politiche
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Numero 1 • Settembre 2014
di austerità che hanno prodotto stagnazione, disoccupazione, precariato, enfatizzato squilibri e
diseguaglianze; deve ripensare il rapporto con il
quadro politico, rafforzare la capacità di rappresentare efficacemente tutti i settori del mercato
del lavoro, con priorità ai più deboli, riconsiderare e valorizzare l’apporto e le sinergie con la
popolazione anziana. Il perseguimento degli
obiettivi implica il rafforzamento delle competenze individuali, il consolidamento di processi
organizzativi efficienti ed efficaci, l’adeguamento
delle forme di rapporto con gli iscritti e i modelli di partecipazione dal basso: sono questi i presupposti del radicamento e della ripresa di protagonismo sindacale richiamati nel documento del
Comitato Esecutivo Confederale del 18 luglio
2012, e ripresi nel XVII Congresso Confederale
in tema di “statuto dei diritti dell’iscritto”. È
chiara la via da percorrere: ripensare il modello
organizzativo partendo dall’affermazione di una
concezione dell’organizzazione che rovesci gli attuali verticalismi, che esalti i principi di sussidiarietà, che valorizzi gli ambiti territoriali, che riprenda una politica dei quadri attraverso
percorsi formativi ed esperienziali significativi!
Per essere fattore di cambiamento, il sindacato
deve essere inattaccabile nei suoi comportamenti
organizzativi e strategici. Ce lo ricorda uno studioso del nostro tempo, Aldo Carera, quando
dice: “La qualità morale – in prima istanza sul
piano individuale, in seconda istanza sul piano
della vita associativa – è la premessa per mobilitare e accompagnare le persone ad agire come
una sola organizzazione”. E poi ci accompagna il
monito ancora attuale del fondatore della Cisl,
Giulio Pastore, nel suo discorso ai lavoratori di
Monza del novembre 1947: “È evidente che i lavoratori giudicano gli uomini non tanto per
quello che dicono quanto per quello che fanno”.
G.Pastore “I lavoratori nello Stato”. Dobbiamo
rivedere il rapporto tra l’attività negoziale e un
sistema servizi da ristrutturare. I servizi, nella
loro differente configurazione, sono stati prima
negletti, poi considerati fondamentali al punto
da oscurare la ragione primaria del nostro “me-
stiere”, la contrattazione. Dobbiamo superare la
propensione all’ipertrofia elaborativa cui fa riscontro una insufficiente capacità realizzativa,
con relative implicazioni sull’efficacia, intesa
come capacità di conseguire gli obiettivi, e
sull’efficienza, intesa come criterio di valutazione
dei costi e dei benefici, per i soci, nell’uso delle
risorse. Gli argomenti di questo numero di “Informa” esplicitano il nostro percorso organizzativo e di senso: sono la sintesi di un coerente rapporto tra il dire e il fare. La predisposizione del
primo “Bilancio sociale” non ha implicato la
mobilitazione di grandi risorse normative e culturali, trattandosi di un obiettivo che presuppone, anzitutto, una scelta etica da cui consegue un
deciso orientamento alla trasparenza, il coinvolgimento degli organi e delle persone che a vario
titolo operano nella Fnp lombarda. Abbiamo voluto e promosso la valorizzazione dei giovani,
coinvolti in un piano formativo collegato a un
percorso esperienziale nelle strutture territoriali:
è stata una scelta compiuta per fruire di nuove
energie e di aggiornate competenze informatiche, linguistiche e culturali, necessarie a supportare la dirigenza della Fnp nello svolgimento di
compiti sempre più complessi. La valorizzazione
dei “super senior”, attraverso Convivialità, recupera disponibilità e volontà di ex dirigenti a partecipare alla vita dell’organizzazione: è stata una
scelta coerente con l’obiettivo di valorizzare le
esperienze attraverso il coinvolgimento degli attori, un modo per rendere coerente e concreta la
nostra adesione agli obiettivi proclamati per l’anno europeo per l’invecchiamento attivo. Il progetto di sviluppo organizzativo indica obiettivi e
percorsi per costruire un’organizzazione intraprendente: è un intervento complementare alla
riforma organizzativa imperniata sugli aspetti
macro, riguardanti le aggregazioni merceologiche delle categorie, i confini delle nuove aggregazioni territoriali, le risorse e loro ripartizione. Il
progetto ed il conseguente intervento si soffermano sulle modalità relazionali, sui meccanismi
operativi, sul ruolo delle persone, sui rapporti tra
i livelli ed i servizi, sulla politica dei quadri. Nel
progetto, gli aspetti riguardanti le risorse umane
sono indicati all’unisono, come priorità, nelle
elaborazioni delle strutture Fnp. C’è in noi la
consapevolezza che, per affrontare efficacemente
situazioni individuali e collettive sempre più
complesse, la qualità delle persone è fondamentale e implica una nuova capacità di pensare, di
interpretare, di esprimersi, di comunicare e di
operare in una logica proattiva. Pretendere che
siano la popolazione anziana e i pensionati organizzati a guidare il cambiamento non è appropriato: vanno comunque superati stereotipi e
pregiudizi! Nel percorso di innovazione della nostra organizzazione, i pensionati sono partecipi
con elaborazioni e con impegno per rispondere
anche alle sfide che la stessa politica ci pone. Per
riproporsi come agente di progresso sociale, al
Sindacato serve il coraggio dimostrato agli albori
della nostra esperienza. Dobbiamo ripensare gli
obiettivi, i modelli di democrazia e di coinvolgimento, superando anche i confini degli iscritti, e
ridisegnare il profilo della Confederalità conseguente alla nuova configurazione delle categorie.
La peculiarità e il protagonismo dei pensionati,
la loro capacità di presidio del territorio e le loro
efficaci sinergie con il sistema servizi realizzano
una intensa, qualificata, attività negoziale in rapporto con la confederazione e rappresentano un
fenomeno positivo e consolidato. Una riflessione
sul ruolo delle persone anziane, nella nuova configurazione organizzativa scaturita dalla riforma,
può trovare corretta collocazione nell’ambito del
complessivo e urgente ripensamento del modello
organizzativo della Cisl. Serve anche ritrovare la
ricomposizione tra le grandi confederazioni, sulla base di una visione autonoma, pluralista e partecipativa del sindacato. Il movimento sindacale,
e la Cisl in primis, ha il compito e la responsabilità di continuare a svolgere il peculiare ruolo
innovatore che ha connotato la nostra esperienza
storica. Le nuove sfide richiedono di essere affrontate con impegno e con rinnovato spirito
costituente: in tutto questo, siatene certi, l’apporto delle persone anziane e dei pensionati sarà
decisivo.
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FNP
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UNA BUONA CASA PER
GIOVANI SINDACALISTI
Anna Matilde Tombini
per la tornata congressuaN atole delcome2013,slogan“Unire
le generazioni” si sta
rivelando per la Fnp molto più che un motto
di successo. Continua infatti a funzionare come
punto di riferimento quotidiano, nello svolgi-
mento delle attività consuete così come nella
progettazione di più ampio respiro.
Grazie a questo progetto, sono stati assunti 15
giovani, distribuiti nei vari territori della Lombardia.
Tutti i “giovani” del corso BiblioForma (Fnp e Cisl Scuola) in visita al bunker della ex Breda al Parco Nord
di Milano.
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Numero 1 • Settembre 2014
Il modo del lavoro è in totale rivoluzione, i posti
di lavoro largamente insufficienti, in pochi anni
si sono ridotti di un milione e trecentomila. Le
start up, nuove imprese che nascono, richiedono idee, coraggio, finanziamenti e non possono
coprire la carenza di posti di lavoro. La tecnologia, l’automatismo avanzano a grandi passi, gli
sportelli dei servizi pubblici chiudono, affidando alla telematica la compilazione e l’invio di
moduli vari. Gli anziani che non conoscono la
tecnologia, sono in grave difficoltà e rischiano
di non sapere dove e a chi rivolgersi.
Nei Centri più importanti, così come nelle piccole località chi può dare le risposte è in prima
linea il Sindacato, la Cisl con i suoi servizi, insieme ai pensionati della Fnp. Il sindacato dei
pensionati, si avvale di esperti in materia fiscale
e previdenziale e la maggior parte delle sedi è
presidiata da volontari, che cercano di portare
a soluzione i problemi che la burocrazia imperante, pone quasi quotidianamente agli iscritti
come ai non iscritti. La contrattazione sociale
nei territori minori, viene sostenuta dai rappresentanti sindacali dei pensionati, che affrontano
un notevole lavoro, forti di una grande esperienza sul campo, ma a volte carenti di dimestichezza con la tecnologia. È in questo contesto che
è nato il progetto: “una buona casa per giovani
sindacalisti”. Unire l’esperienza degli anziani
alla freschezza di idee e conoscenze telematiche
dei giovani. Con questo progetto la Fnp Lombardia, si è posta due obbiettivi; dare più forza
ai territori con l’inserimento di nuove energie
al servizio degli iscritti e dell’Organizzazione, e
in questo momento di difficoltà occupazionale, offrire una opportunità di lavoro e crescita
professionale a dei giovani volenterosi. Ogni
territorio si è poi mosso in autonomia, sia nella
ricerca e selezione dei candidati, che nella loro
collocazione all’interno delle varie strutture. Da
alcuni mesi, esattamente dal mese di marzo,
stanno frequentando il percorso formativo specifico, studiato per loro da Fnp e Bibliolavoro e
localmente sono affiancati da un/a tutor.
Lavorare nel sindacato non è un’esperienza
qualsiasi, i giovani neoassunti se pur in alcuni
casi si occupino in prevalenza di previdenza e
fisco, sono inseriti in un percorso che potrebbe
portarli a svolgere un ruolo più complesso da
vero/a sindacalista. Come scriveva il Direttore di
Bibliolavoro, il loro percorso è quello di compiere un “viaggio” nell’esperienza sindacale
della Cisl e nelle sue strutture, per comprendere le diverse dimensioni della rappresentanza attraverso la conoscenza degli elementi
fondamentali, partendo dall’area culturale e
dalle convinzioni etiche, il substrato decisivo
dell’impegno a qualsiasi livello e nei diversi
ruoli di responsabilità.
Chiaramente questo periodo della loro vita, potrà essere solo una parentesi in attesa di altro,
ma, come ci auguriamo, potranno emergere le
loro capacità o le predisposizioni verso questo
che non è un lavoro qualsiasi, dove terminate
le tue ore, sei libero di mente e di cuore. Fare
sindacato è totalizzante, è un lavoro nel quale
ti ci devi ritrovare ed avere passione. Essere sindacalista oggi è ancora più complesso di alcuni
decenni fa, quando il sindacalista nasceva dalla
fabbrica, un luogo dove ci si conosceva, si vivevano gli stessi problemi, si raggiungevano le
stesse conquiste. Oggi, “la fabbrica” è il territorio con la sua complessità e diversità, ma sempre un luogo dove il sindacalista si distingue per
essere al servizio degli altri e per la giustizia sociale. L’augurio è che la sfida lanciata dalla Fnp
risulti una sfida vincente, a dimostrazione che le
diverse generazioni unite, possono superare gli
stereotipi del supposto conflitto generazionale e
progredire insieme.
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LA MIA “CASA”
ALLA FNP LOMBARDIA
Adriana Coppola
quasi nove mesi lavoro presso la Fnp Cisl
D aLombardia.
Sono assunta con un contratto
a tempo determinato di un anno, con mansioni
di supporto alla Segreteria Regionale. Quando
ho fatto il colloquio, a dicembre dello scorso
anno, non avevo un’idea ben precisa di cosa
fosse in realtà il sindacato dei pensionati: per
esperienze, per studi e per la mia predilezione
storica mi ero sempre occupata del sindacato
classico, quello così appassionante delle fabbriche, o quello delle campagne, con la sua carica
di umanità e di condivisione. Della Cisl, poi,
avevo studiato tutto il processo di costituzione e
tutta la strategia politica del secondo dopoguerra, ma nella federazione che organizza i lavoratori pensionati non mi ero mai imbattuta. Perciò mi chiedevo con una certa preoccupazione
cosa “nascondesse” questo universo della Fnp.
Con l’andare dei giorni, raccogliendo informazioni qui e là, leggendo il più possibile di quanto
arriva qui al Regionale, sono lentamente riuscita
– per prima cosa – a farmi un’idea dell’organizzazione della struttura della Cisl Lombardia, dei
ruoli e dei rapporti che la Fnp ha con le varie
federazioni.
Poi mi sono accorta che si tratta di un tipo di
sindacalismo del tutto diverso da quello dei lavoratori attivi: diverso ma non meno interessan8
Numero 1 • Settembre 2014
te, anzi. Intanto non è semplicemente un’associazione tra pensionati, e non sono semplici le
questioni di cui si occupa. La sua azione copre
tantissimi ambiti rilevanti dal punto di vista sociale, e non esclusivamente legati agli anziani: il
lavoro di cura, l’assistenza domiciliare, ma anche l’approfondimento culturale e l’attenzione
per la formazione continua. E poi viene la parte più complessa, e cioè il servizio di assistenza
dal punto di vista fiscale e previdenziale, oltre
alla delicata partita della contrattazione sociale,
cioè dei rapporti negoziali con i Comuni, per
contrattare servizi alla persona, per spingere gli
amministratori locali a non puntare sempre e
soltanto su opere “elettoralmente redditizie”,
ma ad operare concretamente per quelle categorie di persone più deboli o svantaggiate, e
cioè meno visibili ma altrettanto bisognose di
dignità e di inclusione. Fare sindacato in questa federazione ha due aspetti positivi: mette
alla prova e valorizza le competenze acquisite
con l’esperienza, e inoltre costringe ad ampliarle
costantemente per tener testa ai cambiamenti –
specialmente negativi – che stanno avvenendo
in questi ultimi anni.
Già, ma cosa c’entro io in tutto questo? Come
può una trentaquattrenne – la cui pensione è
ambizione quanto mai aleatoria – rendersi utile
in questo contesto? Quando mi hanno spiegato
le motivazioni e gli obiettivi del progetto “Una
buona casa per giovani sindacalisti” li ho subito condivisi; non tanto per principio, ma perché sto sperimentando in prima persona che una
persona più fresca di studi, che ha un contatto
più recente con il mercato del lavoro odierno,
che ha più familiarità e abitudine all’uso degli
strumenti informatici, può sveltire e rendere più
efficace il lavoro di questa Federazione.
Conoscendo sempre più gli altri ragazzi e ragazze che fanno parte di questo progetto, e che
sono stati assunti nei diversi territori lombardi
mi sono anche accorta che diverse caratteristiche, anche caratteriali, ci accomunano: l’interesse per il sociale, la voglia di fare qualcosa per
gli altri, di offrire un servizio che sia utile per le
persone ma con il valore aggiunto della volontà
di fare bene il proprio lavoro. Questo si ottiene coinvolgendo e formando le persone, ed è
particolarmente importante per la Cisl, che ha
una sua identità e si fa interprete di una cultura sindacale ben precisa, figlia della dottrina
sociale della Chiesa così come della laicità delle
influenze anglosassoni. Se dunque inizialmente
reputavo un po’ una forzatura il nome del progetto, perché il sindacalista vero è solo colui (o
colei) che si è sudato la sua esperienza in fabbrica, credo ora che sia possibile – e necessario, per
tutto il sindacato – allargare il significato del
termine a questa nuova generazione che comincia ora il suo viaggio in Cisl, che sia possibile
affidare a queste nuove risorse compiti sempre
più complessi, che li portino ad operare in progressiva autonomia, da veri sindacalisti.
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ABITARE IN LOMBARDIA
AI TEMPI DELLA CRISI
Pier Luigi Rancati
insieme alla Fnp,
L aal Cisl,
Sicet e alla Filca, ha
realizzato una ricerca sull’offerta e il fabbisogno di alloggi
in Lombardia valendosi della
collaborazione scientifica del
Politecnico di Milano, allo
scopo di definire il quadro
di riferimento per la contrattazione sociale sulle politiche
abitative nella regione e nei
territori.
Nessuna politica abitativa, soprattutto in tempi di crisi, può
eludere la questione di quante
case servono e per quali fasce
di popolazione devono essere
predisposte. E, tuttavia, non c’è urgenza più ovvia e paradossalmente più trascurata di quella
di misurare il fabbisogno per farne discendere
politiche d’offerta proporzionate e differenziate rispetto alla cifra e alla composizione sociale
della domanda.
La nostra indagine ha misurato il fabbisogno
d’abitazioni esistente e la sua dinamica evolutiva, stimata al 2018, mettendo a confronto i
fabbisogni pregressi e le nuove domande con la
capacità di risposta del territorio in base alle aree
di espansione residenziale (per l’edilizia libera,
sociale e convenzionata) e allo stato di attuazio10
Numero 1 • Settembre 2014
ne delle previsioni insediative
degli strumenti urbanistici vigenti.
I risultati dell’indagine sono
presentati nel libro “Abitare in
Lombardia ai tempi della crisi”, curato da Antonello Boatti, docente del Dipartimento
di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano,
con il contributo del gruppo
di ricercatori che hanno collaborato al progetto, di altri
studiosi della materia e dei
dirigenti sindacali delle Strutture Cisl coinvolte.
La misura del problema abitativo
Il punto sul quale i risultati della ricerca sollecitano la riflessione è il rapporto che si deve
stabilire nelle condizioni date fra la dimensione
effettiva del fabbisogno - la cui gravità emerge
inconfondibile quando la si misura in modo
oggettivo - e l’azione pubblica per soddisfarlo.
Il sistema abitativo in Lombardia deve risolvere gravi problemi di accessibilità. Gli alti prezzi
delle case, sia per l’acquisto che per l’affitto, e
il diffuso impoverimento delle famiglie a causa
della crisi economica impediscono a una larga
parte di popolazione in condizioni di svantag-
gio sociale o di vulnerabilità di soddisfare il bisogno primario di un alloggio.
Nei prossimi dieci/quindici anni, sia nelle città
capoluogo sia nelle aree di minore densità urbana, sulle quali in parte si rovesceranno fasce
povere di popolazione alla ricerca di sbocchi insediativi di minor costo, uno dei problemi più
pressanti sarà quello di contrastare l’esclusione
abitativa e il diffuso rischio sociale ad essa collegato.
La domanda da farsi è: può lo Stato in questa
fase – senza nuova spesa – intervenire per contrastare la crisi abitativa in atto, assicurando
migliori condizioni di accesso alla casa ai molti
che oggi ne sono esclusi o che lo saranno presto
per effetto di uno sfratto o di un pignoramento
immobiliare? Sì, a patto che si faccia subito la
riforma della normativa sulle locazioni (la legge
n. 431 del ‘98).
Lo Stato dovrebbe preoccuparsi di dare al mercato delle locazioni una decente regolazione per
moderare i canoni e promuovere offerte abitative più accessibili, e potrebbe altresì ripristinare
un dispositivo per la graduazione e programmazione della concessione della forza pubblica su
tutti gli sfratti, anche quelli per morosità, considerando le possibilità di rialloggio e la cronologia del titolo di rilascio. Nulla, però, di ciò che
si sarebbe dovuto fare per assicurare le dovute
tutele è stato fatto: il “blocco immobiliare” in
Italia sa essere molto dissuasivo quando si comincia a discutere di provvedimenti che possono incidere sui diritti proprietari.
E tuttavia, aggiustare la legge sulle locazioni,
per quanto utile e necessario, sarebbe oggi una
risposta largamente insufficiente. C’è infatti, a
causa della crisi economica, uno scenario nuovo del bisogno, per dimensioni e profili sociali
della domanda, in progressivo e persistente peggioramento, che sollecita un rilancio dell’azione
pubblica con politiche di protezione sociale ad
alta intensità.
Non ci si può limitare a erogare qualche sussidio, perché il problema casa può essere affrontato dal lato della domanda in condizioni di
maggiore svantaggio e disagio solo riavviando
la realizzazione di case popolari su larga scala,
con programmi pubblici di nuova costruzione
e di recupero di aree e patrimonio esistente, per
assicurare nel tempo offerte abitative in affitto
accessibili e nondimeno caratterizzate da buona
qualità edilizia, energetica ed urbanistica.
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Tab. 1: Nuova domanda abitativa 2009-2018
domanda da matrimonio
domanda da convivenze
domanda da separazioni
domanda da divorzi
domanda da persone che vivono sole
domanda da studenti
domanda da anziani soli con età superiore a 65 anni
domanda determinata da migranti
• periodo 2009/2013:
- ricongiungimenti familiari
- persone che vivono sole
- nuove coppie
• periodo 2014/2018:
- ricongiungimenti familiari
- persone che vivono sole
- nuove coppie
• incremento medio annuo irregolari
domanda determinata da disagio abitativo
TOTALE DOMANDA ABITATIVA 2009-2018
di cui:
domanda di edilizia sociale (case popolari)
domanda di edilizia convenzionata
(con affitto sostenibile e in proprietà)
domanda di edilizia libera
(in proprietà a prezzi di mercato)
Oltre alla domanda insorgente si dovrà poi tenere conto anche del fabbisogno pregresso che
è quanto resta da soddisfare della domanda generatasi nel periodo precedente il 2009, stante
l’offerta insufficiente di alloggi resi disponibili
fino alla stessa data.
In sintesi, nel caso siano confermate le attuali tendenze demografiche, sociali ed economiche, la regione Lombardia sarà interessata nel
periodo 2009-2018 da una forte crescita della
domanda abitativa e la più parte di essa (il 46%
del totale) farà assegnamento sulla disponibilità
12
Numero 1 • Settembre 2014
n° di stanze
350.881
109.334
74.033
51.718
117.130
48.468
39.755
n° di abitazioni
159.491
49.697
33.651
23.508
53.241
22.031
18.070
93.628
8.713
34.796
42.558
3.960
15.816
37.041
14.303
49.350
8.833
192.094
16.837
6.501
22.432
4.015
87.315
1.230.067
559.123
566.085
336.655
257.312
153.026
327.327
148.785
d’alloggi di edilizia pubblica a canone sociale e
di edilizia convenzionata a canone sostenibile.
Ci sono le condizioni per una risposta concreta
ad una domanda abitativa che per capacità di
spesa può permettersi l’accesso ai soli comparti
d’offerta sociale o protetta?
Considerando le quantità d’offerta realizzabile
sulla base delle aree previste per l’edilizia residenziale e dei carichi insediativi ammessi nei
piani urbanistici vigenti la risposta è negativa in
tutti i territori lombardi.
Tab.2: Nuova offerta residenziale 2009-2018 (espressa in n° di stanze)
TOTALE OFFERTA 2009-2018
di cui:
Edilizia sociale (case popolari)
Edilizia convenzionata (con affitto sostenibile e in proprietà)
Edilizia libera (in proprietà a prezzi di mercato)
Costruire case, ma non a caso
La ricerca dimostra non solo che i sistemi abitativi locali in Lombardia denotano un’insufficienza cronica di risposta per la domanda d’edilizia sociale (case popolari) e, in misura minore,
d’edilizia convenzionata, ma che, paradossalmente, in base alle aree d’espansione residenziale previste dagli strumenti urbanistici comunali
vigenti si avrebbe un eccesso diffuso d’offerta
per la domanda più agiata. È un eccesso d’offerta costituito da edilizia libera (in proprietà
a prezzi di mercato), mentre resta gravemente
irrisolta la componente principale del fabbisogno.
In sostanza, si prevede di costruire per una domanda che non c’è e si organizzano nel territorio politiche d’offerta senza alcuna coerenza
con la reale dimensione dei bisogni e la concreta
composizione della domanda abitativa. All’urgenza di politiche d’offerta per un fabbisogno
preponderante d’edilizia residenziale pubblica e
in misura minore d’edilizia sociale, il territorio
risponde con un surplus d’offerta d’edilizia libera di dimensioni clamorose. In cifre le conclusioni dell’indagine si possono brevemente
riassumere in questo modo:
- su un fabbisogno complessivo di abitazioni
in Lombardia stimato al 2018 in 1,2 milioni
di stanze, pari a 565 mila abitazioni, il 74%
975.098
64.018
145.326
765.751
(in valori assoluti 922 mila stanze, pari a 419
mila abitazioni) grava sull’edilizia residenziale
pubblica, vale a dire case popolari a canone
sociale;
- il 26% del fabbisogno complessivo è una domanda che può rivolgersi all’edilizia convenzionata, in valori assoluti 324 mila stanze, pari
a 147 mila abitazioni, da destinare, però, in
via prevalente alla locazione con affitto moderato o sostenibile, perché trattasi di una quota di fabbisogno costituita principalmente da
persone o nuclei familiari in condizioni socioeconomiche fragili o, nel caso di giovani e famiglie di nuova formazione, con prospettive
di stabilizzazione del reddito assai meno brevi
e sicure che in passato. Per questa domanda
l’affitto con canone calmierato è una soluzione
più sostenibile ed efficiente dell’offerta di una
casa in proprietà, sia pure a prezzi convenzionati, o del sostegno pubblico per l’acquisto a
debito.
- E, per finire, l’offerta di edilizia libera, considerando quella realizzata nei periodi precedenti
e solo in parte assorbita dalla domanda fino
al 2009, e l’offerta potenzialmente realizzabile
secondo le aree d’espansione previste per questa destinazione dai piani urbanistici, risulta
in eccesso rispetto al fabbisogno di circa 809
mila stanze, pari a 368 mila abitazioni inutili.
f
in orm
FNP
13
Tab. 3: Fabbisogno abitativo al 2018 per tipologia d’offerta nelle Province
lombarde e in Lombardia
Province
Bergamo
Brescia
Como
Cremona
Lecco
Lodi
Mantova
Milano + Monza
Pavia
Sondrio
Varese
fabbisogno al 2018
Edilizia Sociale
n° stanze n° alloggi
85.377
38.808
129.024
58.647
42.964
19.529
28.410
12.914
22.383
10.174
17.109
7.777
45.532
20.696
431.816
196.280
49.719
22.600
11.036
5.016
59.044
26.838
fabbisogno al 2018
eccesso di offerta al 2018
Edilizia Convenzionata
Edilizia Libera
n° stanze n° alloggi
n° stanze n° alloggi
19.331
8.787
138.263
62.846
37.216
16.916
107.518
48.872
27.089
12.313
66.240
30.109
13.119
5.963
28.381
12.900
17.149
7.795
24.571
11.169
8.343
3.792
25.357
11.526
20.414
9.279
102.556
46.616
106.225
48.284
89.115
40.507
27.155
12.343
99.393
45.179
5.598
2.545
54.259
24.663
42.191
19.178
73.195
33.270
Totale Regione
922.414
323.780
419.279
La tendenza di fondo che gonfia la cifra del fabbisogno di edilizia residenziale pubblica in tutte
le province lombarde, più che a un cambio di
ritmo nella formazione di nuova domanda debole, è riferibile alla persistente sproporzione tra
questa e la quantità d’offerta di alloggi sociali
che si mantiene stabilmente su valori minimi o,
in alcuni ambiti territoriali, perfino nulli.
Infatti, a livello regionale, considerando il periodo dal 2002 al 2008, solo il 7,6% dell’offerta
abitativa è destinata all’edilizia residenziale pubblica; il 18% dell’offerta è edilizia convenzionata
o sociale, mentre il restante 74,4% è edilizia libera. Le proporzioni fra le tre tipologie d’offerta
andrebbero rovesciate: questo è il problema che
in Lombardia ma, probabilmente, anche nel resto del Paese, la politica abitativa deve risolvere.
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Numero 1 • Settembre 2014
147.195
808.848
367.657
Fermare il consumo di suolo
C’è però un criterio di limite dell’urbanizzazione e del consumo di suolo che la politica
abitativa deve assumere nel proprio sistema di
obiettivi.
In una regione come la Lombardia che ha un
consumo di suolo sette volte maggiore rispetto
alla media nazionale senza che ciò riesca a ridurre il disagio, specie quello più grave, lasciando
irrisolti i fabbisogni pregressi e la nuova domanda di casa, s’impone un cambiamento di prospettiva delle politiche abitative e di sviluppo
urbano, perché servono sì nuove case popolari
ma anche qualità abitativa e urbana, in una visione più completa di sostenibilità dell’abitare,
d’integrazione sociale e di cura del territorio.
Tab. 4: Indici di consumo annuo di suolo nelle Province lombarde e
in Lombardia
Province
Monza e Brianza
Milano
Como
Varese
Lecco
Bergamo
Pavia
Sondrio
Brescia
Lodi
Cremona
Mantova
Lombardia
consumo di suolo 1999-2007
(ettari ogni anno)
consumo di suolo annuo
pro capite (mq per abitante)
164
745
152
230
121
548
296
106
840
166
271
631
4.270
2
2,4
2,6
2,6
3,6
5,1
5,5
5,8
6,9
7,5
7,6
15,5
4,4
Aumentare l’offerta sociale con più case popolari per dare risposte utili al fabbisogno non
significa accrescere il consumo di suolo libero,
consentendo l’edificazione su nuove aree d’espansione rispetto a quelle già destinate alla funzione residenziale dal piano urbanistico vigente.
Il primo modo di risparmiare territorio è quello
di interromperne lo spreco, orientando l’edificazione sui bisogni più urgenti, vale a dire quelli
che nascono dalle fasce più deboli e svantaggiate, e sul riuso urbano, privilegiando il recupero di patrimonio edilizio esistente e il riuso dei
nuovi “vuoti urbani” (aree industriali dismesse,
aree o edifici di proprietà pubblica inutilizzati).
E si può risparmiare suolo, come si è già detto,
anche trasferendo al mercato l’onere di assicurare più offerta accessibile dal patrimonio abitativo esistente e da quello sfitto e invenduto,
con la riforma della legge 431/98 sulla disciplina delle locazioni private e con il riordino della
fiscalità urbanistica e immobiliare.
Invece, dal 2008 ad oggi, si mettono in campo
“piani casa” sbagliati e inutili perché di nessuna
efficacia sociale, stante che l’obiettivo primario
dell’azione pubblica in questa fase è di incoraggiare un’improbabile ripresa dell’attività edilizia
e del mercato, per assorbire l’eccesso d’offerta
invenduta e rilanciare il ciclo degli affari, anziché prestare il dovuto rimedio al disagio e al
fabbisogno abitativo.
Disagio abitativo e fabbisogno di alloggi non
sono nozioni equivalenti: il disagio reclama anche altre misure di politica sociale ed urbana,
non solo politiche della casa o d’offerta abitativa in senso stretto. Ma, dopo avere ampiamente
negato per oltre un decennio − nel corso degli
anni ‘90 − la persistenza nel nostro Paese di una
grave crisi abitativa per mancanza d’offerta accessibile, oggi si fanno descrizioni del problema
abitativo che sembrano contrapporre la nozione
“moderna” di disagio a quella più “tradizionale”
di fabbisogno, così da mettere in secondo piano
l’urgenza di un’azione pubblica volta ad aumentare il patrimonio di edilizia sociale.
L’impatto delle dinamiche demografiche e della
crisi economica sulla domanda e l’offerta abita-
f
in orm
FNP
15
tiva, più che averne determinato una maggiore
complessità e stratificazione, ha spinto a forza
nell’area del rischio, dell’esclusione o della quasi
esclusione, ampi strati sociali sempre più poveri o impoveriti a cui resta inaccessibile l’offerta
abitativa esistente.
Fosse vero che il problema della casa è soddisfare una domanda divenuta per effetto della crisi e
dei mutamenti demografici e migratori sempre
più “liquida”, complessa e stratificata, senza un
preciso profilo sociale collegato allo svantaggio
economico, che tutt’al più vivrebbe il disagio
abitativo solo come stato di vulnerabilità o di
difficoltà temporaneo, allora potrebbe giustificarsi l’odierna politica di comparto: si mettono in campo più modelli di risposta in ragione
della supposta varietà del bisogno, ancorché si
tratti di risposte scarse in rapporto all’effettiva
quantità dei soggetti tutelati e asfittiche per dimensione della spesa pubblica impegnata.
La nostra ricerca dimostra che questo approccio
è sbagliato. La politica per la casa dovrà sì tenere
conto delle mutate strutture familiari, del fatto
che se ci sono più single o anziani o nuclei monogenitoriali o famiglie di minori dimensioni
anche gli alloggi che si offrono dovranno avere
conformi caratteristiche funzionali e che l’abitare delle persone dovrà essere accompagnato da
politiche integrate di welfare a scala urbana o di
quartiere.
16
Numero 1 • Settembre 2014
Tuttavia il fattore di rischio e d’esclusione abitativa che predomina è lo svantaggio economico
della cui supposta differente natura permanente
o transitoria sarebbe arbitrario discettare, stante
che l’impatto della crisi sui redditi delle famiglie
lombarde non si potrà risolvere nel breve o medio periodo ed anzi, considerando i mutamenti
della base produttiva e dei livelli occupazionali,
del sistema previdenziale e di welfare, e gli effetti delle dinamiche demografiche in atto, è più
facile che si debbano rivedere le stime in direzione di un netto aumento delle fasce di povertà
e svantaggio economico e, quindi, di rischio e
d’esclusione abitativa. Condizioni di esclusione
o di rischio e quasi esclusione abitativa, che insieme fanno la parte prevalente del fabbisogno
pregresso e della domanda casa insorgente, non
sono rimediabili senza nuovi programmi per la
costruzione e il recupero di case popolari.
Dai primi anni ‘90 ad oggi l’impegno pubblico
sul problema casa si è via via dissolto, sia sotto
il profilo della quantità della spesa per le prestazioni di welfare abitativo, sia sotto il profilo
delle politiche legislative per la tutela dell’accesso alla casa.
Il taglio della spesa per programmi di sviluppo
e riqualificazione del patrimonio di alloggi pubblici non sta penalizzando solo un’ampia fascia
di popolazione, esso è parte integrante del ge-
nerale processo di disinvestimento sulla qualità
urbana e sulla coesione sociale e territoriale.
Dalle politiche inutili a un piano vero
per l’edilizia residenziale pubblica
Nel campo della politica urbanistica gli anni
dell’ultimo ciclo delle costruzioni sono stati anche gli anni di una più marcata deregolazione.
Messo interesse pubblico e interesse privato sullo stesso piano, si è svalutato il primo, delegitti-
mando e svuotando il potere pubblico di ruolo
e di capacità di governo delle trasformazioni territoriali. Il “sistema Italia” negli ultimi vent’anni
ha investito poco sulle città, ciò non è dipeso
dalla crisi fiscale dello Stato e dalle politiche di
riduzione del debito.
Di fatto, anche nella fase di massima espansione
del mercato edilizio (1995-2006), si è rinunciato a fare investimenti per accrescere qualità,
coesione sociale e sostenibilità delle nostre città,
benché si sarebbe potuto in quel periodo finanziare politiche di sviluppo territoriale e di welfare con una più equa ripartizione fra pubblico
e privato dei plusvalori fondiari e immobiliari
generati dalla trasformazione urbana.
Con l’inizio della crisi, nel 2008, si torna a parlare di piani-casa, ma si è visto subito che con i
piani del passato (Piano Ina-casa, Piano Gescal,
Piano decennale) quello nuovo, come i piani
che lo seguiranno, ha poco o nulla in comune,
sia per il basso impegno finanziario, sia per la
limitata quantità di alloggi, ma soprattutto per
la diversa destinazione sociale degli interventi.
Si costruiscono case in affitto convenzionato e
in proprietà, rinominate per l’occasione “edilizia sociale” o “housing sociale”, con la speranza
di una prevalente mobilitazione di capitali privati, per una fascia di domanda ai margini del
mercato ma più abbiente di quella che partecipa
ai bandi per l’assegnazione delle case popolari.
Tuttavia non propone una nuova stagione d’espansione urbana e ulteriore consumo di suolo
a favore dell’edilizia pubblica e sociale.
Nemmeno vogliamo ignorare i limiti attuali della finanza pubblica, rispetto ad obiettivi di politica abitava che invece richiederebbero il ritorno
di robusti investimenti di risorse pubbliche per
aumentare il patrimonio abitativo sociale e per
la rigenerazione urbana.
Però, delle due l’una: o si continuano a fare politiche di nessun peso sociale, per rapporto alla
dimensione e alla struttura della domanda, oppure si prepara una nuova stagione di politica
della casa e della città, per fronteggiare l’attuale
crisi abitativa e migliorare l’efficienza e la sostenibilità dei nostri sistemi territoriali.
A questo fine, serve un vero “piano per l’edilizia
residenziale pubblica” dell’importanza di quelli
realizzati in altre stagioni della crisi abitativa (ed
economica) in Italia, finalizzato ad aumentare
l’offerta accessibile, per uno sviluppo urbano inclusivo e sostenibile, e per la ripresa economica
e la crescita dell’occupazione.
A questo fine, se si vuole agire con qualche efficacia sulla dimensione e la composizione del
fabbisogno, è oggi necessaria la ripresa dell’investimento pubblico sul comparto: economie di
bilancio o interventi di razionalizzazione e redistribuzione della spesa, pur indispensabili, in
questa fase non sarebbero, specie sul livello regionale, sufficienti né agevoli; meno che mai sarebbero sostenibili operazioni di valorizzazione
del patrimonio d’edilizia pubblica esistente, immaginando possibili vasti piani di dismissione o
ridestinazione di quote rilevanti del già deficitario patrimonio di case popolari per sopperire
alle più svariate condizioni di rischio o vulne-
f
in orm
FNP
17
rabilità abitativa. Strumenti e fonti finanziari
per ripristinare un flusso certo e continuativo
di spesa da destinare ad un piano per l’edilizia
residenziale pubblica e la rigenerazione urbana
si devono trovare anzitutto all’interno del comparto immobiliare:
- impegnando le maggiori entrate erariali derivanti dalla lotta all’evasione fiscale nel settore
immobiliare, compreso il recupero di gettito
da imposte evase negli anni precedenti su immobili non dichiarati;
- destinando una frazione del complesso delle
entrate fiscali sugli immobili al finanziamento del “Piano” e delle altre misure di welfare
abitativo;
- prevedendo una più equilibrata fiscalità urbanistica e immobiliare, anche sotto forma di
fiscalità di scopo, a partire da una tassazione
più incisiva sui valori che si generano nello
sviluppo urbano;
- utilizzando il finanziamento dei fondi europei
per azioni integrate a favore dello sviluppo urbano sostenibile;
- riordinando il sistema degli incentivi per determinare una fiscalità di vantaggio più selettiva a favore dei gestori di edilizia residenziale
pubblica sugli interventi di riqualificazione
del patrimonio pubblico che prioritariamente
mirano al miglioramento dell’efficienza energetica;
- prevedendo che una parte del vasto patrimonio dismesso del demanio statale sia trasferita ai comuni per la formazione di una riserva
d’aree da destinare all’edilizia pubblica.
Edilizia pubblica e città possono essere nel quadro che abbiamo delineato due chiavi indispensabili in questa fase per riaprire prospettive di
rilancio dell’economia e di sviluppo del Paese
ma diversi devono essere l’approccio e gli obiettivi delle politiche d’investimento e d’offerta. E
molto deve cambiare nel sistema di regolazione
e di gestione del territorio. Diversamente c’è il
rischio, sempre più concreto, che la prospettiva del problema abitativo pur già grave che la
ricerca ci ha mostrato per la Lombardia evolva
18
Numero 1 • Settembre 2014
rapidamente verso un ulteriore peggioramento,
con prevedibili e più pesanti ricadute sul piano
degli squilibri sociali e urbani e della stessa coesione sociale.
Edilizia pubblica e sviluppo locale
L’efficacia di un modello di politica sociale per
la casa dipende non solo dal quadro delle norme
vigenti, ma anche dalle scelte che i comuni fanno in sede di formazione del piano urbanistico
e di gestione dei processi negoziali per l’attuazione delle trasformazioni urbane nel proprio
territorio.
Al livello della pianificazione comunale è necessario riequilibrare le previsioni di sviluppo
rispetto ai bisogni rilevati nel territorio in base
ad un’esplicita individuazione e misura dei fabbisogni abitativi.
Tutti i piani urbanistici dovrebbero muoversi nel senso di riproporzionare l’offerta sociale
(case popolari e edilizia convenzionata in affitto) e quella di edilizia libera in surplus, con
quote almeno paritarie:
- spostando sul comparto dell’edilizia pubblica
e dell’edilizia convenzionata parte delle destinazioni fondiarie per le tipologie residenziali
inutili, frenando l’eccesso d’offerta e di consumo di suolo per la costruzione d’edilizia libera, stante che il fabbisogno per questa tipologia è pressoché ovunque sovradimensionato;
- garantendo sulle quote o le aree cedute la pre-
valenza della parte destinata all’edilizia residenziale pubblica rispetto a quella per l’edilizia convenzionata.
I programmi di recupero e nuova costruzione
di edilizia pubblica devono assicurare standard
qualitativi elevati, sia in termini di maggiore
quantità e prossimità delle dotazioni in verde,
attrezzature e servizi pubblici; sia rispetto all’efficienza energetica degli edifici.
Al rilancio di una politica per l’edilizia pubblica
deve accompagnarsi lo sviluppo di un sistema
più ampio di welfare locale, con azioni integrate
di contrasto alla povertà economica, al disagio
sociale e alla carente disponibilità e accessibilità
della rete dei servizi collettivi o alla persona a
scala urbana o di quartiere, perché nel territorio bisogna organizzare la risposta del sistema di
protezione sociale alle molte sfide di un abitare
inclusivo e sostenibile, ai problemi dell’invecchiamento, per un’effettiva presa in carico della
persona, con la prevenzione, la riabilitazione, le
facilitazioni ambientali, il sostegno economico,
il coinvolgimento e la partecipazione sociale
dell’anziano e della sua famiglia, nel suo contesto di vita.
f
in orm
FNP
19
VIVERE IL
CAMBIAMENTO,
AGIRE L’INNOVAZIONE
Flavio Sangalli
I
l Sindacato, nelle sue diverse espressioni
categoriali e settoriali, vive un momento di
profondo cambiamento.
Possono essere utili al dibattito (e soprattutto
a una nuova pratica sindacale) alcune considerazioni su come affrontare le trasformazioni,
come reinterpretare la leadership di scopo del
sindacato, come costruire un nuovo paradigma
sindacale e ultimo, ma non meno importante,
su come si sono svolte le nuove pratiche di sviluppo organizzativo nel sistema Fnp Lombardia. Un’esperienza che ha stimolato l’adozione
di questi approcci in altri sindacati regionali e
territoriali (quali Fit, Fim, Fai/Filca, Cisl Milano Metropoli e anche enti bilaterali quali Ebiter Milano). La considerazione iniziale attiene
alla relazione con il cambiamento dei contesti
globali in cui il sindacato opera. La prima opzione è di non essere reattivi ma proattivi, e ciò
significa avere proposte e posizioni in grado di
anticipare le scelte della politica dando del sindacato la percezione di agente innovatore – e
non conservatore, come invece succede.
La seconda opzione è di non aver paura di cambiare, sapendo, produttivamente e saggiamente,
che una rinuncia al particolare e al contingente
20
Numero 1 • Settembre 2014
a favore del prioritario e della prospettiva porta
ad una maggiore credibilità e utilità percepita
del sindacato stesso.
Una seconda considerazione è relativa alla riscoperta della leadership di scopo del sindacato.
Ciò significa in primo luogo riscoprire il valore
e la bellezza dell’azione sindacale quando persegue innanzitutto la giustizia sociale e la solidarietà a cui ispira le sue politiche e le sue azioni.
In secondo luogo la leadership di scopo del sindacato aumenta la sua autorevolezza sociale perché dà la percezione di essere concretamente al
servizio dei lavoratori, dei pensionati, dei ceti
deboli. Con una battuta, il sindacato è per loro,
non per i sindacalisti.
La terza considerazione riguarda il nuovo paradigma sindacale che si deve affermare, trasformando il cambiamento da problema a opportunità. Per evidenziare le caratteristiche di questo
paradigma potremmo dire che i punti cardinali
devono essere definiti dai seguenti aggettivi:
- esemplare, perché il sindacato può essere autorevole attore del cambiamento se è inattaccabile nei suoi comportamenti organizzativi e
strategici;
- eteroriferito, perché il sindacato deve creare
valore aggiunto percepito per chi rappresenta
e per la società;
- efficace, perché il sindacato in questo momento più che mai deve usare al meglio le capacità umane e le risorse che gli vengono affidate
dagli iscritti;
- entusiasta, perché la passione per i propri valori e per la propria missione costituisce l’energia vitale per fare al meglio.
Porsi in modo innovativo verso il cambiamento, vivere una forte leadership di scopo e dotarsi
di un nuovo paradigma sono oggi le condizioni
per essere protagonisti e creatori di valore. Ciò
detto, la grande forza del sindacato si attiva,
come nei momenti migliori della Cisl, nella capacità di fare, nelle esperienze e nei percorsi di
miglioramento, insomma nell’agire e non solo
nel sapere.
A questo scopo può essere interessante citare per
grandi linee il Percorso di Sviluppo Organizzativo messo in atto da Fnp Lombardia dal 2012,
evidenziandone le “tappe” principali.
L’attività è iniziata con una ricerca/intervento a
livello della struttura regionale e nei 14 territori
di allora, dove con le Segreterie si è svolto un
lavoro collettivo di confronto tra lo stato organizzativo/strategico e un modello di eccellenza
delle associazioni di rappresentanza, predisposto integrando le migliori pratiche di questo
tipo di organizzazioni. I risultati principali sono
stati anche descritti nel libro “Grigio brillante”
pubblicato da FrancoAngeli.
La seconda tappa è stata la stesura dei piani realizzativi nella struttura regionale e nelle nuove
strutture territoriali, dove sono stati definiti i
termini comuni dei valori, della missione e della visione futura di Fnp. Tale lavoro è capitato
a proposito perché ha favorito il processo di aggregazione delle 8 nuove Fnp territoriali, usando anche le indicazioni emerse dalla precedente
ricerca/intervento.
Tutta la pianificazione svolta è stata raggruppata in una sintesi a livello di sistema come Fnp
Lombardia per evidenziare i tratti comuni (i valori di riferimento e gli obiettivi prioritari) su
cui la struttura regionale ha indirizzato la sua
diretta attività e il sostegno alle strutture territoriali.
Ciò ha consentito di arrivare alla terza tappa,
attualmente in corso, in cui ci si è focalizzati
sull’obiettivo considerato prioritario e leva causale per la realizzazione degli altri, e cioè la politica dei quadri: quest’area di miglioramento/
innovazione è stata affrontata con due iniziative
specifiche.
La prima iniziativa riguarda le schede quadri.
Esse forniscono in modo esauriente le informazioni sul gruppo dirigente (caratteristiche, interessi prioritari e aspettative di sviluppo, valutazioni sull’azione sindacale) e consentiranno per
la prima volta di attivare una valida politica dei
quadri nel sistema Fnp Lombardia in tutte le
sue principali fasi (reclutamento, apprendimento, collocazione, ricambio). In questo modo si
attivano al meglio le risorse più importanti del
sindacato: i suoi dirigenti, i suoi operatori e i
suoi militanti.
La seconda iniziativa prende direttamente spunto dalla ricerca/intervento svolta e dal piano di
sistema di Fnp Lombardia (che raccoglie gli input dei piani delle strutture territoriali e regionale) e si collega alla qualificazione dei dirigenti
e di quanti operano a vario titolo nel sistema.
In questo caso a livello territoriale si svolgono
per tutto l’anno interventi di apprendimento
organizzativo mirati a ravvivare il senso di scopo
dell’azione sindacale e ad incrementare capacita
diffuse di tipo gestionale, relazionale e comportamentale perché siamo convinti che il sindacato è una grande organizzazione che può creare
valore per chi rappresenta e per la comunità.
E per farlo trova in una consapevole “militanza
intraprendente” le ragioni e le condizioni della
sua autorevolezza sociale e del successo del suo
agire.
f
in orm
FNP
21
LE RAGIONI DI UNA
POLITICA DEI QUADRI
Adriana Coppola
Cisl può contare su un invidiabile pa«L atrimonio
di energie umane, volontarie e
professionali. Esse costituiscono la risorsa decisiva dell’organizzazione nel suo impegno tra i
lavoratori e al loro servizio.
La condizione prima perché questa grande risorsa umana e politica produca effetti positivi è
che ci siano convinzioni comuni, vissute e praticate, ancorate ai valori della solidarietà, dell’uguaglianza, della responsabilità, dell’autonomia.
La seconda condizione è che tale grande risorsa
venga continuamente valorizzata, arricchita e
impiegata in modo adeguato e corrispondente ai
compiti propri del sindacato favorendo la mobilità dei quadri con una circolarità più ampia tra
ruoli di direzione politica, di staff e nei servizi.
L’impegno ideale degli uomini e delle donne che
lavorano nella Cisl, la loro preparazione professionale nonché il loro razionale utilizzo decidono
della concreta possibilità di tradurre nella realtà
le idee, le proposte, le politiche della Cisl1.»
Sono parole messe agli atti durante la VI Assemblea dei quadri Cisl del luglio 1987. Approfondendo la riflessione sul funzionamento dell’organizzazione, si riscontrava allora l’esistenza di
«un evidente difetto di organicità, […] di una
mancanza di conoscenze complete e aggiornate
su cui basare iniziative razionali e coordinate» e
si proponevano alcune soluzioni. La principale era la creazione, a livello confederale, di una
«anagrafe dei quadri Cisl», intesa come «sistema
dinamico di conoscenza e aggiornamento», in
modo da agire su due importanti leve di gestione delle risorse interne: il reclutamento (di nuovi operatori e di nuovi quadri) e la mobilità dei
quadri esistenti.
Combinata al supporto della formazione, tale
politica di conoscenza e di analisi delle competenze avrebbe permesso – in particolare per
quanto riguardava i quadri – non solo di «realizzare un migliore equilibrio nella distribuzione
tra ruoli dirigenziali e ruoli di staff», garantendo che «l’assunzione di compiti, ruoli e responsabilità nell’organizzazione» fosse preceduta e
accompagnata da corrispondenti «esperienze
formative, di aggiornamento e qualificazione»,
ma soprattutto di sfruttare meglio le competenze presenti, favorendo «l’utilizzo dei quadri più
con riferimento a specifici progetti di lavoro che
a ruoli fissi». Il coordinamento per una «politica
dei quadri integrata tra tutte le strutture» veniva
affidato al livello regionale.
__________
1
Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori, La Cisl dal X all’XI congresso, Edizioni Lavoro, Roma, 1989, vol. II, pp. 58-59. Dallo stesso
testo sono tratte anche le citazioni seguenti.
22
Numero 1 • Settembre 2014
Quasi trent’anni dopo, questa valutazione rimane condivisibile sotto molti aspetti e la Segreteria della Fnp Lombardia ha trovato in essa un
punto di riferimento importante – sia sotto l’aspetto storico che teorico – quando, nel 2012,
ha avviato il grande progetto di analisi interna
denominato “La militanza intraprendente”.
L’obiettivo, ambizioso, è quello di aiutare le
strutture Fnp della regione a operare al meglio
attraverso un processo di razionalizzazione non
delle fonti economiche ma del capitale umano.
Il contesto attuale presenta infatti evidenti elementi di difficoltà, spesso inediti anche per chi
ha vissuto le grandi ristrutturazioni industriali
degli anni Ottanta e, soprattutto, estremamente
lontani rispetto alle rosee prospettive di inizio
millennio.
Nella Federazione dei pensionati la classe dirigente è chiamata oggi a stare al passo di una
società che richiede il massimo della specializzazione tecnica e tecnologica, dell’informazione e
della disponibilità mentre riduce, al contempo,
le risorse morali dell’impegno gratuito e della
solidarietà.
Tali risorse diventano perciò estremamente preziose e, se si vuole perpetuare l’organizzazione,
non è più possibile permettere che siano impiegate in maniera inadeguata.
Deriva da qui lo sforzo – che la struttura Regionale si è assunta l’onere e l’onore di sostenere
e coordinare – richiesto ai dirigenti di ciascuna Fnp territoriale di dedicare del tempo a una
riflessione collettiva che parta dalla definizione
dei fondamenti culturali condivisi per sfociare
poi in un miglioramento dell’attività della struttura, sia nei confronti degli iscritti sia in rapporto ai dirigenti, agli operatori e agli attivisti.
Allo Studio Sangalli e Associati di Monza è stato
dunque affidato il compito di seguire le strutture territoriali e quella regionale nelle due fasi
del lungo percorso che dovrebbe concludersi
quest’anno; la prima si è completata a fine 2013,
con la predisposizione di otto piani territoriali e
di quello regionale che, raccolti nel “Report di
sistema”, sono stati presentati durante il Comi-
tato Esecutivo del 29 gennaio 2014. In essi il
gruppo dirigente Fnp identificava e descriveva i
valori di riferimento per l’azione quotidiana, gli
obiettivi di lungo periodo e le potenzialità da
sviluppare per dare respiro alla Federazione nel
prossimo futuro.
Il lavoro svolto dal prof. Flavio Sangalli insieme
alle Segreterie si è focalizzato inoltre sull’acquisizione di un metodo diverso di decisione e realizzazione basato sull’individuazione delle priorità e sulla determinazione di tappe ben definite
all’interno dei progetti operativi.
Processi più sistematici di decisione e di verifica
incidono infatti sulla cosiddetta “capacità realizzativa” dell’organizzazione, e portano a concretizzare con maggiore facilità i risultati auspicati
nella programmazione nonostante il ricorrere di
“periodi di urgenza” (come le scadenze nel servizio fiscale) tipici dell’impegno sindacale e dei
pensionati in particolare.
Durante la scorsa primavera si è invece passati
alla seconda fase, basata sulla conoscenza e sulla
valorizzazione del capitale umano di cui la Fnp
dispone.
Partendo dalla classe dirigente, si è constatato
che le informazioni disponibili sui componenti
degli organismi decisionali della Federazione si
limitavano a dati di tipo anagrafico (età e scadenze dei mandati) ed erano dunque del tutto
insufficienti a dare conto dei profili delle persone, della loro storia lavorativa e sindacale, delle
loro competenze e dei loro interessi.
Tutti elementi che invece contribuirebbero a
qualificare in maniera rilevante il lavoro dirigenziale, a partire dalla scelta del ruolo da svolgere.
Un’organizzazione complessa come la Cisl – e
come la Fnp di conseguenza – può sostenere
al meglio il proprio impegno nei confronti dei
lavoratori e dei pensionati solo se conosce davvero le risorse che ha al suo interno; per sanare
le lacune si è dunque pensato a impostare – ampliandone però le finalità – quella «anagrafe dei
quadri» auspicata nel documento del 1987.
È stato così condotto un censimento di tutti i
componenti dei Comitati Esecutivi territoriali,
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FNP
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richiedendo la compilazione di una scheda personale articolata in sedici domande, attraverso
la quale tracciare, per ciascuno, un preciso profilo delle competenze, delle aspettative prioritarie e della disponibilità operativa.
Oltre 130 schede sono state recapitate ai territori e riconsegnate alla struttura regionale, che
ha provveduto a inoltrarle allo Studio Sangalli
per l’elaborazione numerica e la sintesi interpretativa.
Dalla lettura incrociata di queste esperienze si
vuole ottenere un quadro aggiornato e affidabile
della composizione e delle abilità degli attuali
dirigenti Fnp. I dati sull’anzianità associativa,
sul rapporto con la tecnologia, sul settore pro-
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Numero 1 • Settembre 2014
fessionale di provenienza, sugli interessi dentro
e fuori l’organizzazione permetteranno alla Federazione Regionale di utilizzare con maggiore
efficacia leve importanti come quella della formazione, ad esempio organizzando corsi che
rispecchino le aspettative di apprendimento,
promuovendo così non soltanto la suaccennata
«mobilità dei quadri», ma anche l’allargamento e il rafforzamento dei ruoli di responsabilità,
rendendoli più rispondenti alle inclinazioni personali e consentendo – tra l’altro – di ampliare
la partecipazione della componente femminile,
che continua a rappresentare una criticità non
ancora risolta in modo soddisfacente.
I RAGGRUPPAMENTI
TECNICI
Mario Clerici
la riorganizzazione definita nei conD opo
gressi della Fnp ai vari livelli, è ripresa l’attività dei Raggruppamenti Tecnici che può essere circoscritta in due vaste aree e precisamente:
• l’attività di informazione, consultazione tecnica, promozione ed assistenza agli iscritti e più
in generale ai pensionati,
• partecipare e sostenere, per quanto possibile,
questa fase transitoria di unificazione dei sistemi pensionistici nell’Inps assicurando tutele ed equità ai pensionati provenienti da particolari settori pubblici o dei servizi.
Ricordiamo che la Fnp lombarda ha strutturato
i raggruppamenti tecnici su tre livelli, e precisamente:
1. fondi speciali Inps;
2. dipendenti pubblici: ex Inpdap nell’Inps, articolati in tre settori enti locali e sanità, scuola, comparto sicurezza;
3. comparto ex Ipost.
Per quanto attiene ai fondi speciali Inps questa
segreteria è intervenuta presso la segreteria nazionale in merito alle pensioni dei dipendenti
“ex elettrici” (armonizzazione della normativa
del Fondo con quella dell’Ago) e ora purtroppo
definita nella legge 111/2011 (decadenza in materia previdenziale) diffondendo puntualmente
ogni informazione opportuna e assistendo gli
iscritti che ne facevano richiesta, come pure ab-
biamo fornito ogni utile e puntuale supporto
agli ex dipendenti delle aziende elettriche per
quanto attiene ai benefit sul consumo di energia elettrica.
Per gli ex dipendenti pubblici iscritti all’Inpdap
i temi affrontati sono più complessi in quanto attengono alla giacenza di numerose azioni
legali promosse tramite l’Inas attinenti principalmente l’indennità integrativa speciale, il calcolo della pensione oltre 40 anni di anzianità, il
riconoscimento di congedi vari e l’indennità di
fine servizio, tutte problematiche parzialmente
definite poi anche con successivi provvedimenti
legislativi.
Evidenziamo inoltre che per il settore scuola
prosegue proficuamente l’attività del raggruppamento tecnico anche tramite l’utilizzo del sito
web specifico.
Per tutta questa attività è nostro costante impegno rafforzare la collaborazione con l’Inas. All’inizio dell’anno corrente è stato poi realizzato il
comparto sicurezza non solo per assicurare assistenza agli ex lavoratori provenienti dal settore
(requisiti pensionistici per lavoratori polizia di
stato, pensioni privilegiate) ma anche per utilizzare e disporre delle loro competenze in tema di
sicurezza per gli anziani.
Per gli ex lavoratori ex Ipost sono tutt’ora in discussione (ed insoluti) i temi attinenti gli anni
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in orm
FNP
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dei riscatti coperti da assicurazione obbligatoria
(L. 4/60) e gli indebiti su I.I.S.
Tutti questi argomenti sono stati oggetto di
costante informazione ai coordinamenti territoriali ed alle rispettive segreterie locali e sono
ampiamente ripresi e trattati nel quaderno
“Speciale Raggruppamenti Tecnici” edizione
2014 recentemente diffuso.
Infine tre temi regionali sono ampiamente insoluti o in ritardo per la loro complessità e la
continua modifica delle varie normative, e precisamente:
• i tempi e le modalità della definizione delle
pratiche arretrate presso le varie sedi ex Indap
per la liquidazione dei riscatti, delle ricon-
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Numero 1 • Settembre 2014
giunzioni della corresponsione delle pensioni
definitive e di reversibilità;
• la corresponsione dei benefici in tema di welfare a suo tempo definiti con bandi nazionali
dall’Inpdap (es. dote Inpdap Lombardia – tre
progetti di assistenza);
• unificazione sportelli (progetto di integrazione logistica Inps – Inpdap – Enpals Lombardia; l’attività principale è stata avviata presso le sedi di Mantova e solo parzialmente a
Como e Milano).
Su queste problematiche avvieremo quanto prima unitamente alla Cisl, all’Inas e alla Funzione
Pubblica, una verifica con gli enti previdenziali.
I PERCORSI DELLA
FORMAZIONE
Angelo Motta
Tempo di verifica
Dopo il Congresso, la Segreteria e l’Ufficio Formazione della Fnp Regionale hanno avviato una
serie di contatti con le Strutture Territoriali,
alle quali è stato chiesto di operare una verifica
sui reali e sentiti bisogni, anche tenendo conto
delle esperienze precedenti. Gli otto Territori
lombardi hanno operato in tal senso ed hanno
successivamente elaborato un piano formativo
per il 2014: il documento presentato indicava
i temi, gli obbiettivi e l’utenza ipotizzati, le date
indicative ed il livello di coinvolgimento richiesto all’Ufficio Regionale.
Tempo di elaborazione
Dalla lettura e dalla tabulazione dei dati segnalati, è stato possibile evidenziare con chiarezza
due diffusi bisogni formativi, sui quali era sollecitato un intervento dello stesso Ufficio Regionale:
- il primo è relativo ai temi legati alla riforma organizzativa della Cisl ed in particolare al ruolo delle RLS: le Segreterie Territoriali hanno
chiesto corsi che facessero meglio comprendere il collegamento tra i cambiamenti operativi
e statutari ed i nuovi bisogni degli anziani, per
i quali avviare pratiche di contrattazione sociale;
- il secondo, necessariamente più tecnico e comunque collegato al primo, riguarda una
conoscenza aggiornata dei bilanci comunali,
delle politiche fiscali locali e di quanto altro
fosse necessario conoscere in tema di leggi e regolamenti per positivamente regolare il nostro
rapporto locale con Enti ed Istituzioni.
Sulla prima segnalazione, l’Ufficio Regionale ha
corrisposto con la stesura di uno specifico percorso formativo, da realizzare con l’apporto di
esperti dei settori toccati: la proposta, richiesta
da quattro Strutture, è stata comunque fatta conoscere anche alle altre realtà, per verificare un
eventuale interesse.
Per la seconda segnalazione, su bilanci, patto di
stabilità, fisco locale ed altre correlate questioni,
è stato elaborato un percorso di aggiornamento
da realizzare prioritariamente a livello regionale,
con la partecipazione di esperti e responsabili
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FNP
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dei soggetti socio-politici operanti nel Territorio.
Tempo di lavoro
A partire dall’inizio del 2014, sono partiti alcuni
percorsi concordati con le Strutture Territoriali
della Fnp sui due temi particolarmente sollecitati. Nello stesso tempo, l’Ufficio Regionale ha
collaborato anche con altre iniziative di formazione avviate dai singoli Territori, con proprie
partecipazioni.
Tempo di confederalità
La Fnp Regionale ha partecipato ad un progetto
teso alla apertura del Sindacato all’apporto dei
giovani: volendo conoscere e rappresentare l’intera società, per recuperare una coesione sociale
anche tra le generazioni, ci riguarda direttamente ogni sforzo di apertura al mondo giovanile.
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Numero 1 • Settembre 2014
Lo stesso titolo indica la sostanza del progetto
“Una buona casa per giovani sindacalisti” e propone la Cisl come un luogo di formazione di
nuove personalità.
Insieme ai percorsi formativi interni alla Fnp,
quelli che partono dai nostri bisogni e tendono a qualificare il nostro specifico operato, è
continuato il nostro impegno di collaborazione e di partecipazione alla formazione sindacale
che la Cisl affida a Bibliolavoro. La Segreteria e
l’Ufficio Regionale Fnp hanno partecipato agli
incontri in Università Cattolica con Altis (Alta
Scuola Impresa e Società), per la costruzione di
un percorso per esperti di contrattazione sociale, che è già partito e sarà realizzato nell’arco di
7/8 mesi. L’impegno di Fnp a sostegno della
iniziativa trova significativa misura nei 20 (su
34 partecipanti) propri iscritti che partecipano
al corso.
BREVI CONSIDERAZIONI
SULLA NON
AUTOSUFFICIENZA
Tino Fumagalli
la stampa quotidiana, ascoltando i
L eggendo
vari dibattiti radiotelevisivi, appare evidente come nella vita politica/sociale in Italia sono
almeno vent’anni che si parla costantemente di
problemi “prioritari” dando per scontato l’imminente attuazione; abbastanza facile osservare
che l’intenzione corrisponde sempre più ad una
vecchia canzone di Mina (parole, parole….).
Tutto ciò risulta perfettamente sovrapponibile a
quanto non sta succedendo sulla tematica relativa alla non autosufficienza o per meglio specificare la totale assenza di un qualsivoglia progetto relativo alle cure a lungo termine. Pescando
nella memoria e facendo tesoro delle esperienze
vissute mi sono ricordato di alcuni eventi che
proverò velocemente a riprendere. Nel 2008 la
AXA assicurazioni organizzò a Milano, presso la
Borsa Valori, un convegno che ebbe una discreta risonanza sulla stampa nazionale il cui titolo
era: Protezione della persona e cambiamenti
demografici; nuove frontiere e prospettive.
Come facilmente rilevabile, a distanza di 6 anni
i temi affrontati allora sono più che mai attuali. In particolare voglio porre in rilievo 3 quesiti
presenti sia allora che oggi.
1. Welfare: nel 2008 il 25% del PIL era riservato alla spesa sociale. Per mantenere analogo
livello di protezione nel 2050 occorrerà investire il 36,6% sempre del PIL. Sarà sostenibile
questa spesa?
2. Pensioni: nel 2050 diverse e numerose pensioni potrebbero valere un terzo dell’ultimo stipendio. La riforma Fornero (era una relatrice
al convegno) ha ulteriormente appesantito il
dato. I lavoratori sono consci di ciò?
3. Long Term Care: in Italia nel 2008 le persone
non autosufficienti erano circa 2,1 milioni, il
dato è riferito ai soli anziani disabili; attualmente sono oltre 2,7 milioni, le risorse economiche destinate al tema sono insufficienti
e soprattutto non esiste nessun progetto di
intervento. Questa situazione è destinata a durare per sempre?
Prima di tentare qualche risposta insisto nel
fornire alcuni dati, non per impressionare,
bensì per provare a render tutti coscienti della
gravità nella quale ci troviamo. Un’elaborazione fatta 10 anni fa dalla assemblea degli assessori regionali dei servizi sanitari sosteneva che:
• nel 2003 gli over 65 erano 10,4 milioni
• nel 2030 saranno 16 milioni
• nel 2050 saranno 18 milioni
Gli over 75 erano 4,5 milioni nel 2003
• saranno 8,2 milioni nel 2030
• saranno11,1 milioni nel 2050.
In ragione di ciò il n° dei disabili anziani che
era di 1.967 nel 2000
• è arrivato a circa 2.500.000 nel 2010
• arriverà a circa 3.200.000 nel 2020
• arriverà a circa 3.800.000 nel 2030
• arriverà a circa 4.400.000 nel 2040
Diventa obbligatorio ed indifferibile promulgare
un fondo obbligatorio per la non autosufficienza
a livello nazionale, creando nel contempo regole
certe per la gestione a livello regionale/territoriale.
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IL PRIMO
BILANCIO SOCIALE
Sofia Rosso
ha redatto il bilancio sociale relatiL avoFnpal 2013
che si configura come il primo
documento politico, economico e sociale, allo
scopo di fornire ai portatori d’interesse dell’organizzazione un rapporto sull’attività svolta
a favore dei pensionati e delle loro famiglie,
nell’ottica della trasparenza.
Il bilancio sociale è un documento con il quale
un’organizzazione, comunica periodicamente,
in modo volontario, gli esiti della sua attività
ai portatori d’interesse (stakeholder), rendendo
trasparenti e comprensibili all’interno e all’esterno i programmi, le attività e i risultati raggiunti non limitandosi ai soli aspetti finanziari
e contabili.
A differenza del bilancio preventivo, che definisce gli obiettivi da raggiungere e la formulazione di strategie o procedimenti idonei per il
loro raggiungimento, il bilancio sociale non si
esaurisce nella pubblicazione di un documento,
ma è il momento principale del processo di rendicontazione sociale che coinvolge la struttura
che lo realizza.
Il documento si articola in sezioni tematiche,
a partire dall’identità dell’organizzazione in termini di mission, valori di riferimento, storia e
regole, individuazione degli stakeholder e descrizione dei rapporti sindacali nazionali e internazionali.
Le sezioni successive sono dedicate alle risorse e
alla riorganizzazione territoriale della Fnp con
il passaggio da 14 a 8 territori, una nuova refe30
Numero 1 • Settembre 2014
renzialità geografica che ha richiesto la revisione
dei documenti statutari, la ridefinizione degli
organismi e della governance.
La relazione sociale descrive l’impegno e le attività realizzate nel corso dell’anno con riferimento, alla contrattazione, al ruolo delle donne, alla
formazione, ai progetti per “unire le generazioni” e alla solidarietà internazionale.
Il documento si conclude con l’analisi delle
criticità, le prospettive di miglioramento e gli
impegni per il futuro, tra i quali si evidenziano
il forte sostegno ai Territori per estendere e qualificare la contrattazione sociale, una presenza
maggiore dei giovani nelle strutture, la revisione
dell’organizzazione dei servizi per garantire interventi di qualità, la promozione della continuità associativa e il consolidamento concreto
dei rapporti intergenerazionali.
La Fnp ritiene la diffusione del bilancio sociale,
un processo ampio di condivisione e confronto
tra l’organizzazione e gli interlocutori di riferimento, un momento importante di legittimazione sociale, una comunicazione efficace se favorisce un percorso di autoanalisi organizzativa
e di scambio con il contesto di riferimento.
Il primo bilancio sociale 2013 è presentato integralmente in una pubblicazione inviata al gruppo dirigente Fnp della Lombardia e disponibile
sul sito www.fnplombardia.cisl.it, per chiunque abbia interesse a consultare il documento.
LA FORZA DEI MULINI
Angelo Motta
S
tiamo attraversando tempi difficili, a causa
di una perversa congiuntura che ha impoverito nello stesso tempo le risorse dell’economia,
della politica e dell’etica. E’ sempre più diffusa
la condizione di persone e famiglie che, dopo
aver perso il pane, rischiano di perdere anche il
gusto e le ragioni del mangiarlo, cioè del vivere
stesso. Per disperazione, ci attacchiamo ad ogni
minimo segnale di ripresa, che spesso appartiene ad un orizzonte che è troppo lontano per chi
soffre il dramma dell’oggi. Molti sociologi dicono che ci troviamo dentro una frenetica trasformazione epocale, cioè un cambiamento alla fine
del quale niente e nessuno saranno più quelli di
prima. Così, dopo i soldi, rischiamo di perdere
anche speranza e identità!
Siamo in preda alla paura e ci sentiamo soli
anche in mezzo alla ressa, perché ci rendiamo
conto che nessuno è lì per noi. Mancano oggi le
risorse con le quali, nel passato, abbiamo fronteggiato e superato le grandi difficoltà: la coesione sociale dei cortili e dei condomini, la pratica
di un vivere quotidiano nel quale la solidarietà e
la condivisione erano prassi costante, cioè erano
una cultura di vita. Nei rapporti umani, stiamo
passando dal mutuo soccorso che aggregava la
società nei tempi difficili del passato alla concorrenza dell’oggi, che contrappone le aspettative tra generi, ceti e generazioni.
Di fronte a questo, per trovare conforto e prospettiva, ci può aiutare la conoscenza di un proverbio spagnolo, che dice: “Quando sulla Meseta si scatenano le forze dei venti, ci sono molti
che, in preda alla paura, scappano in casa e si
barricano con porte e finestre chiuse; ce ne sono
altri che, invece, escono di casa per insieme costruire mulini”. Sono parole che ci invitano ad
affrontare la giusta via, quella del governare senza fughe il nostro tempo, del costruire luoghi
e soggetti che ci aiutino a recuperare le risorse, le ragioni e le speranze del vivere. Costruire
mulini, oggi, vuol dire promuovere luoghi nei
quali si sperimenti il gusto di vivere dentro una
solidarietà che toglie dalla solitudine uomini e
donne, giovani ed anziani, lavoratori e disoccupati, ricchi e poveri, italiani e stranieri e tutti
quelli che oggi, vivendo l’altro come un avversario, lo affrontano come una concorrenza da
sconfiggere. Lo spirito di chi costruisce mulini
sulla Meseta ci insegna a convivere in spirito solidale queste differenze, ad affrontarle come una
opportunità ed una risorsa per tutti.
Le sofferenze del nostro tempo hanno bisogno
di luoghi nei quali si sperimenti il gusto di una
compagnia tra soggetti diversi che vedono nel
reciproco servizio all’altro la scoperta del meglio
di sé: è questo il fondamento buono della coesione sociale che dobbiamo recuperare. L’Associazione “Convivialità” ha tutte le caratteristiche di un mulino a vento della Meseta: è stata
voluta per essere un luogo nel quale l’amicizia di
persone legate tra loro da significative esperienze di servizio sociale, affronta i venti e le tempeste del nostro tempo e li indirizza al sostegno di
un cambiamento che, “coltivi la memoria per
recuperare la speranza”.
Nel concludere, aggiungo una considerazione
che tocca la valenza pedagogica di “Convivia-
f
in orm
FNP
31
lità”, un aspetto che mi sembra scarsamente
valorizzato: un luogo nel quale tornano a vivere valori e collegamenti, coesione e solidarietà,
cioè le risorse che ci hanno sempre fatto uscire
migliorati dalle crisi sociali, non è un’isola felice
solo per i suoi abitanti! Un’associazione come
questa, nella misura in cui tiene fede alle sue
ragioni e testimonia il suo percorso, si propone come un luogo alternativo alla disperata solitudine della vita sociale, sia quella delle singole persone e sia a quella delle aggregazioni.
“Convivialità” risponde ad un bisogno grande e
specifico di coloro che ne fanno parte, ma nello
stesso tempo, può lanciare un messaggio che, in
questo tempo disperato, è per tutti: insieme si
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Numero 1 • Settembre 2014
può, insieme si vince, insieme si passa dalla solitudine alla compagnia, dalla concorrenza alla
solidarietà, dalla paura nel nascondiglio di casa
al gusto del servizio sociale per sé e per gli altri.
“Convivialità”, nel mio pensiero, può diventare
una “provocazione”, in senso etimologico, chiamando fuori dalla loro acquiescenza anche altri
soggetti, associazioni, corpi sociali o aggregazioni, con i quali costruire una rete di solidarietà in
opera. Pensare che “Convivialità” possa far bene
a quanti si impegnano è un pensiero scontato;
pensare che possa far bene anche alla Fnp ed alla
Cisl è un credibile progetto; pensare che possa
far bene alla società potrebbe essere un sogno,
ma perché non provarci?
LA PROPOSTA DEL
CONVIVIALISMO
Sandro Antoniazzi
recentemente in Italia, per le EdiÈ uscito
zioni ETS di Pisa, il “Manifesto convivialista”, documento nato in Francia l’anno scorso
per opera di un nutrito e variegato gruppo di
studiosi e di aggregazioni, di area sociale ed economica, uniti dalla comune convinzione della
necessità di contrastare il dominio pervasivo e
incontrastato dell’economia e della finanza.
Ispiratore primo dell’iniziativa è indubbiamente il MAUSS (Movimento Antiutilitarista nelle
Scienze Sociali), gruppo noto e stimato che da
anni con costanza e rigore conduce un argomentato lavoro critico e di elaborazione su questo fronte.
Il documento che viene ora proposto al pubblico ha il merito di costituire un tentativo non
velleitario volto a individuare una base culturale
comune su cui far convergere le infinite tesi e
iniziative che, da punti di vista diversi e con teorie differenti, si muovono nel medesimo senso.
È impossibile pensare che il progresso possa
andare avanti all’infinito. Diverse minacce si
delineano all’orizzonte: riscaldamento globale, inquinamento, rischi nucleari, riduzione
delle risorse energetiche, disoccupazione, immigrazioni di massa, fine delle forze politiche
tradizionali, crescente insicurezza, terrorismo
planetario, diffusione di reti criminali sempre
più potenti e violente. In mancanza di una capacità democratica mondiale è facile che alcune
di queste situazioni degenerino in modo incontrollato.
Eppure certamente il mondo ha conosciuto nel
corso del tempo importanti progressi, che però
ora fanno fatica ad essere ricondotti al bene di
tutti. Accanto alle difficoltà entropiche, la difficoltà prima sembra oggi essere costituita da un
fattore antropico: come vivere insieme (con-vivere) cooperando, unendo le energie per aiutarsi
a risolvere i problemi e non a contrapporsi per
distruggersi.
Il Manifesto indica quattro (più una) questioni
di base: questione morale, politica, ecologica,
economica (la quinta è quella religiosa o spirituale, che viene lasciata libera) asserendo la difficoltà delle varie teorie e ipotesi a individuare
risposte soddisfacenti. A tutte le diverse questioni si è supplito sostanzialmente con la cieca fiducia in una crescita infinita, in grado di coprire
ogni esigenza e di rispondere a ogni domanda.
Tale crescita di basa su due postulati oggi in discussione: il primato assoluto dei problemi economici su tutti gli altri e la disponibilità senza
limite delle risorse naturali.
Così la dimensione economica si è espansa ben
al di là del suo campo invadendo una larga parte delle attività umane; si è diffusa pertanto la
tendenza a guadagnare di più, sempre di più, a
scapito ad esempio del valore del lavoro in sé,
del rispetto della natura e della cultura, e di altre
f
in orm
FNP
33
dimensioni quali la cura nelle relazioni umane.
Il convivialismo vuol essere un tentativo di risposta a questa situazione. Non una nuova ideologia, ma una base essenziale su cui possano
ritrovarsi gli esseri umani, con il meglio delle
loro dottrine, che ritengano di poter collaborare e anche rivaleggiare, ma nella coscienza della
finitezza della natura e con la preoccupazione
condivisa per la cura del mondo.
La proposta centrale del “Manifesto convivialista”, è incentrata su quattro principi che costituiscono la base comune:
Principio di comune umanità. Al di là delle
differenze di pelle, di nazionalità, di lingua, di
religione, di ricchezza, esiste soltanto un’umanità che deve essere rispettata in ognuno dei suoi
membri.
Principio di comune socialità. Gli esseri umani sono esseri sociali e la loro più grande ricchezza sta nei rapporti sociali.
Principio di individuazione. Nel rispetto dei
due principi precedenti, ciascuno deve poter affermare la propria singolare individualità senza
nuocere agli altri, nella prospettiva di un’eguale
libertà.
Principio di opposizione controllata. È naturale che gli esseri umani si oppongano tra loro
e il conflitto va accettato, purché non metta in
pericolo il quadro di comune socialità.
Sulla base di questi principi si esprimono poi
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Numero 1 • Settembre 2014
delle indicazioni più concrete, ma a titolo esemplificativo, perché è compito di chi aderisce a
questo pensiero attuarlo nella pratica.
Questo documento può essere di grande interesse per noi per diversi motivi: innanzitutto si
tratta di principi che fanno parte della nostra
tradizione; in secondo luogo ci consentono di
costruire una base culturale e di idee di riferimento di cui abbiamo bisogno nella nuova situazione; e inoltre ci consente di stabilire rapporti culturali con altre realtà anche di carattere
internazionale, oggi essenziali e urgenti.
Dando vita lo scorso anno a “Convivialità” non
sapevamo dell’esistenza di questo Manifesto;
però questa coincidenza significa che si tratta di
idee che stanno maturando e circolano in diversi ambienti e realtà e il loro incontrarsi può dar
vita a una coscienza nuova, più matura, in un
momento in cui tutti i problemi stanno diventando mondiali.
Vorrei solo richiamare in chiusura ciò che già
Emmanuel Mounier, uno dei grandi maestri del
cattolicesimo democratico, affermava nel 1949:
“il primato dell’economia è una situazione storicamente anormale da cui bisogna uscire”. Chissà cosa direbbe oggi. Questo lascito ereditario di
uno dei nostri maestri è un motivo ulteriore e
uno sprone in più per metterci all’opera e portare il nostro contributo a questa comune impresa
umana, tanto impegnativa quanto necessaria.
SICUREZZA
SENZA TEMPO
Antonio Pintori
avigare su Internet è
N utile
ed importante,
ma nella rete si possono nascondere delle insidie. Qualsiasi computer connesso alla
rete internet deve essere munito di un buon antivirus,
che impedisca accessi sgraditi o dannosi. L’utilizzo di
dispositivi di filtraggio come
firewall, se opportunamente
configurati, offrono un discreto grado di protezione
contro tutta una serie di attività di aggressione online.
A titolo preventivo, è bene prestare molta attenzione al regolare funzionamento del sistema
operativo, ed individuare e correggere eventuali anomalie. Per proteggerli e conservarli, è
importante fare un backup regolare dei dati
sensibili e proteggerli dai virus informatici.
Poiché le infezioni da virus telematici sembrano
essere in aumento, dobbiamo aumentare le difese: si rendono necessari l’utilizzo di un software
di protezione dai virus, una conseguente e continua scansione del pc e un suo aggiornamento
periodico.
Quando non usate il computer, non tenetelo collegato alla rete. Non aprite allegati delle
e-mail provenienti da sconosciuti: verificate
sempre il mittente. Coloro che utilizzano una
connessione analogica o isdn (modem), possono incappare nei famosi dialer che effettuano
connessione a costi molto elevati. Scaricare loghi o suonerie per cellulari, software, mp3 o
materiale pornografico può essere molto peri-
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FNP
35
coloso. E’ possibile che si apra automaticamente
una finestra di avviso di protezione che invita
ad installare un certificato di protezione: in tal
caso, cliccate no, perchè basta un si per trovarsi
disconnessi e ricollegati a un numero a pagamento. Non guasterebbe installare un software
che blocchi la connessione verso altri numeri.
L’utilizzo di questo programma è utile per chi si
è avvicinato da poco a internet: non è semplice
capire subito se un sito fornisce programmi e
materiali gratis o a pagamento.
La password è la chiave di accesso alle informazioni personali pertanto, si consiglia di modificarla spesso e custodirla con grande attenzione. E’ conveniente utilizzare nomi di fantasia,
se possibile non presenti in dizionari-elenchi
italiani o esteri.
E’ consigliabile utilizzare combinazioni alfanumeriche, con numeri e lettere facilmente memorizzabili da chi li usa. Navigando nel web si
può finire accidentalmente in siti poco ortodossi sia dal punto di vista educativo che da quello
della sicurezza: anche in questo caso si possono
adottare diverse modalità di protezione. L’utilizzo di browser quali Explorer, Firefox, Chrome,
ecc. ben configurati e controllati regolarmente
nelle impostazioni e nella cronologia, permettono di monitorare il traffico dati.
Un sistema di trasmissione dati molto interessante è quello della tecnologia bluetooth: essa
permette di far dialogare ed interagire dispositivi diversi, telefoni, stampanti, notebook e computer palmari, senza l’esigenza di collegamenti
via cavo. In questo caso la trasmissione avviene
principalmente via radiofrequenza. Detta tecnologia però può essere fonte di virus. Infatti,
importanti aziende hanno evidenziato nume36
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rosissimi attacchi da malware. Diventa importante quindi, come consigliato precedentemente, porre la massima attenzione ai file scaricati
(download) e alla disattivazione del bluetooth
quando non utilizzato.
Un filone piuttosto ampio e ricco di pericolosi
tranelli riguarda le vendite online e le aste. In
generale si può dire che tutti i prodotti in vendita, di qualunque specie, se venduti a un prezzo molto inferiore rispetto a quello di mercato
rischiano di essere truffe.
Il prezzo delle automobili, ad esempio, ha un
chiaro range che viene più o meno rispettato: quindi trovare una macchina del costo di
30.000 € a 2.500 €, senza dubbi merita particolare prudenza.
Il bene proposto potrebbe essere in condizioni del tutto diverse rispetto a quelle descritte;
il prezzo parziale o tenuto basso fa da specchio
per le allodole per attirare possibili ingenui acquirenti; in ogni caso, si può trattare proprio di
una truffa.
In Italia, rispetto al resto d’Europa e del pianeta,
la pratica di utilizzo di carte di credito o in generale di acquisti online è limitata.
Probabilmente, da noi i sistemi informatici sono
di uso comune per attività piuttosto semplici e
intuitive: il pubblico del web non pone ancora
piena fiducia in questo strumento.
Il pregiudizio all’acquisto online, unito alla scarsa conoscenza dei sistemi informatici, di protezione e della rete in generale rende il web un
territorio apparentemente inesplorato, nel quale
tutto è concesso ed in balia del caso.
La giurisdizione parla chiaro ma è spesso poco
conosciuta: si ha difficoltà ad applicarla alle
operazioni svolte su internet in quanto percepita come esperienza virtuale e non reale.
Per ciò che riguarda l’acquisto online viene da
consigliare, non differentemente dal cartaceo,
una lettura attenta del contratto che si va a stipulare. Prima di inviare i quattrini, controllate
l’esistenza reale della persona. Giova ricordare
che, in caso di acquisti transfrontalieri, possono
entrare in gioco altri fattori da valutare: spese
di spedizione, dazi doganali, o applicazioni di
leggi e sistemi giuridici diversi dal nostro.
Carte di credito
Ormai da diversi anni, anche nel nostro paese
c’è stata l’introduzione della moneta elettronica. E’ stato fatto un grande salto in avanti per
effettuare pagamenti senza uso diretto di denaro
contante.
Detta novità, però ci ha posto la questione della
sicurezza. Infatti, sono stati inseriti diversi accorgimenti di garanzia, per evitare, ove possibile, truffe via etere e attacchi ai sistemi informatici. Le modalità per produrre e clonare le carte
di credito sono numerose e di diverso tipo. La
ragione è sempre la stessa; quella di impossessarsi dei dati contenuti nella banda magnetica
delle carte. Questo può succedere mentre si fa
un prelievo presso gli sportelli bancomat o nel
corso di transazioni commerciali via internet,
ma anche recuperando scontrini buttati incautamente dopo un acquisto. Spesso, il furto dei
dati avviene presso esercizi commerciali, con la
complicità di impiegati infedeli. Per clonare la
carta di credito viene utilizzata la tecnica dello
skimming, modalità in cui i dati contenuti nella banda magnetica di una carta originale vengono copiati. Questo può avvenire tramite un
lettore che al momento del pagamento cattura
i dati della banda magnetica, con una sola strisciata della carta.
I dati così copiati vengono poi trasferiti in supporti plastici simili ad una carta ed utilizzati dai
truffatori per effettuare transazioni fraudolente.
La polizia postale in questo campo ha comunque acquisito risultati eccellenti. In ogni caso è
consigliabile, non cedere la carta di credito ad
altre persone. Si deve prestare molta attenzione
alla propria carta al momento del pagamento,
diffidare di qualsiasi esercizio che afferma di
non avere apparecchiatura POS in prossimità
della cassa. Per le spese effettuate sulla rete internet è bene utilizzare siti conosciuti e sicuri
ed usufruire ove possibile delle varie soluzioni
home banking che le banche mettono a disposizione. Si ha così la possibilità di verificare
in tempo reale il proprio estratto conto. Bisogna fare attenzione ad occhi e presenze estranei
quando si digita il PIN per un prelievo presso
gli sportelli bancari. Sta accadendo che malfattori cerchino di individuare il numero PIN,
proprio mentre lo componete e cercate di nasconderlo con il palmo di una mano. Verificate
che nella cassa bancomat non vi siano anomalie, ad esempio che la tastiera sia ben fissa, che
nelle fessure dove viene inserita la carta non vi
siano manomissioni. Non dimenticate che in
quest’ultimo periodo, veri professionisti stanno
inserendo delle forcine da capelli nella sede della consegna delle banconote. In effetti questo
sistema serve per bloccare la somma richiesta.
Appena il cliente termina l’operazione e ritira la
propria carta, lascia la sede della banca convinto che l’operazione non sia riuscita: poco dopo
intervengono questi malfattori e si appropriano
del malloppo, togliendo le forcine inserite in
precedenza. Allora, prestiamo molta attenzione
in questi momenti e cerchiamo di non distrarci.
In caso di blocco della carta, ricordiamo, infine,
di tenere sempre a portata di mano il numero
telefonico gratuito che gli istituti di credito forniscono a tutti i clienti in caso di furto o smarrimento. Teniamo sempre ben presente che una
banda di truffatori organizzata, in pochi minuti
può svuotare la carta di credito, o prelevare soldi
dal conto corrente.
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in orm
FNP
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Furti in appartamento
Nel periodo estivo generalmente le città si svuotano, e come si suol dire “quando il gatto manca
i topi ballano”. Vivere rinchiusi in casa per terrore di essere derubati, non è certo una difesa
da consigliare. Chi ha subito un furto in casa,
poi diffida di chiunque non conosce. In queste
circostanze, si viene privati non solo dei propri
beni, ma si attacca anche la sfera degli affetti.
Negli ultimi anni i furti in appartamento sono
aumentati, e quando si viola il luogo simbolo
per eccellenza dell’intimità, della sicurezza e degli affetti, non per nulla garantito dalla nostra
Costituzione, il risultato inevitabile è quello di
amplificare l’allarme sociale.
In attesa dei dati ufficiali del Ministero dell’Interno per l’anno appena passato, possiamo dire
che dal 2004 al 2012 i reati predatori in appartamento sono raddoppiati con una crescita del
112%: stiamo parlando di circa 235mila furti
denunciati. Il tasso di rischio più elevato risulta nei maggiori centri urbani, in particolare in
zone e quartieri con abitazioni vulnerabili e allettanti, nelle quali i ladri spesso ritornano volentieri. A questo punto è importante cautelarsi
con semplici regole che ad ogni buon fine ribadiamo.
- Ricordarsi di chiudere bene la porta d’ingresso
e tutti gli altri possibili accessi, in particolare
finestre e finestrelle, attivando eventuali sistemi di antifurto elettronico.
- Non divulgare informazioni circa le date ed i
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Numero 1 • Settembre 2014
tempi di assenza attraverso chat e social network: potrebbe essere dannoso e favorire poi
delle spiacevoli sorprese.
- E’ consigliabile fotografare gli oggetti di valore
possibili oggetto di furto. Potrebbe servire in
caso di rinvenimento e sequestro di refurtiva
da parte delle forze dell’ordine, e per eventuali
rimborsi assicurativi.
- Chi si prepara per le meritate vacanze estive
potrebbe intrattenere rapporti con i vicini di
casa. E’ sicuramente buona idea sensibilizzare
i propri vicini verso una reciproca attenzione
in caso di rumori o persone sospette che sostano nelle scale o pianerottolo. In quel caso non
esitare a chiamare il 113 o 112.
- I topi d’appartamento a volte telefonano al
numero fisso dell’abitazione presa di mira per
verificare l’assenza dei proprietari: è consigliabile quindi non lasciare messaggi registrati
sulla segreteria telefonica, fornendo informazioni sul periodo delle vacanze.
- Un altro indicatore di assenza nell’appartamento è quello della posta accumulata nella
cassetta delle lettere. Chiedete al custode o
persona di fiducia di ritirarla.
- Per finire, se tornando a casa trovate sfortunatamente la porta di casa aperta o chiusa
dall’interno, non entrate. Evitate di suscitare
un’eventuale reazione istintiva dei ladri che se
colti in flagranza, potrebbero avere reazioni
pericolose. Non si sa cosa può succedere. E’
sicuramente meglio chiamare immediatamente le forze dell’ordine.
SOLIDARIETÀ
INTERNAZIONALE
Anna Matilde Tombini
S
ono due i progetti che la Fnp regionale
sta sostenendo in due diversi Paesi, collocati geograficamente, uno all’estremo opposto
dell’altro. In Perù, nell’America Latina ed in
Romania nel sud-est dell’Europa. Ambedue i
progetti, illustrati nelle pagine seguenti, sono
realizzati grazie all’impegno di due sacerdoti:
Padre Giorgio Barbetta in Perù, e Don Gino
Rigoldi in Romania.
Segretario Cisl Lombardia, che lo aveva sostenuto fin dalle fasi iniziali, alcuni anni fa.
Mantenere gli anziani al proprio domicilio, è
un nuovo progetto proposto a Don Gino Rigoldi, (cappellano del carcere minorile Beccaria)
dalla direzione di assistenza sociale del distretto
di Mehedinti in Romania, che si rende garante
della realizzazione dello stesso.
Don Gino è conosciuto in Romania, grazie agli
aiuti che invia, ma sopra tutto grazie alle spedizioni estive di giovani volontari, nei Centri
di accoglienza per giovani, orfani o disagiati,
dislocati in vari Distretti della Romania e della
Moldavia.
Il primo, dal titolo “Latte fonte di vita” è operativo da alcuni anni per volontà di Iscos (Istituto per la Cooperazione e Sviluppo internazionale) realizzato in memoria di Franco Giorgi,
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FNP
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PROGETTO
“LATTE FONTE DI VITA”
In memoria di Franco Giorgi
Obiettivi
A che punto siamo
Il progetto “Latte fonte di vita” mira ad aumentare le competenze dei giovani della zona di Pucayacu in ambito agro-zootecnico attivando una
stalla-modello. Lo scopo è promuovere la nascita di una rete di “stalle familiari” collegate alla
stalla-modello, cioè una serie di piccoli allevamenti bovini a conduzione familiare o vicinale
che sappiano autosostenersi economicamente.
A tal fine sono stati attivati corsi di formazione
in ambito zootecnico ed al termine del ciclo di
formazione ogni ragazzo riceverà un capo di bestiame di razza per poter iniziare insieme ad altri
giovani una “stalla familiare”.
“Latte fonte di vita” è un progetto ecosostenibile di cooperazione allo sviluppo che punta a
migliorare la qualità della vita delle comunità locali, fornendo ai giovani del luogo nuove
competenze e concrete opportunità lavorative,
evitando così che abbandonino le loro terre per
“cercare fortuna” nelle grandi città.
Tutte le attività sono svolte presso il Seminario
Senor de Pomallucay, gestito da padre Giorgio
Barbetta.
Grazie al sostegno delle strutture della Cisl, di
imprese e di molte persone, abbiamo realizzato la casa foresteria per i ragazzi coinvolti nelle
attività di formazione e la stalla “modello”, vero
e proprio cuore di tutto il progetto. Sono stati
preparati e coltivati i campi che danno gli alimenti necessari sia ai ragazzi, sia agli animali;
sono stati avviati i corsi di formazione per 30
ragazzi (10 in più delle previsioni); sono stati
realizzati campi di volontariato che hanno coinvolto tra le 200 e le 300 persone delle comunità
intorno a Pucayacu.
40
Numero 1 • Settembre 2014
Cosa resta da fare
Occorre ancora comprare alcuni
capi di bestiame per l’avvio di piccole imprese agricole o casearie. Vanno poi realizzati i locali per la lavorazione del latte, per la stagionatura
e la conservazione del formaggio,
strutture che saranno a disposizione
di tutti gli appartenenti alla rete di
stalle familiari. Si prevede di rendere
autonoma l’attività, ossia in grado
di autosostenersi, per il 2015-2016.
www.iscos.lombardia.cisl.it
http://lombardia.iscos.eu/
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PROGETTO
LA PROTEZIONE
DEGLI ANZIANI
IN CASA PROPRIA
La situazione geopolitica
La giurisdizione Mehedinţi si trova nella zona
sud-ovest della Romania, sulla riva sinistra del
Danubio, alla sua uscita dalla gola.
Ha una superficie di 493.289 ettari (2,1% del
territorio nazionale) e confina con le giurisdizioni di Caraş-Severin a ovest, Gorj a nord e
Dolj a sud-est. A sud confina con la Bulgaria
e la Serbia. Relativamente all’organizzazione
amministrativa la giurisdizione comprende 2
municipi (Drobeta-Turnu Severin e Orşova), 3
città (Baia de Arama, Strehaia e Vanju Mare),
61 comuni e 344 frazioni. La popolazione stanziale della giurisdizione Mehedinţi nel 2011 era
di 265.390 abitanti, di cui 124 224 persone in
zona urbana e 141 166 in zona rurale. Del totale degli abitanti, 265 390 persone, 64 987 persone hanno un’età superiore ai 60 anni.
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica del
numero medio dei pensionati del sistema delle assicurazioni statali, registrati nella giurisdizione Mehedinţi nel I trimestre 2013 è stato
58.763 persone, 12 persone in più rispetto al
trimestre precedente. Rispetto al primo trimestre del 2012 il numero medio dei pensionati
nel sistema di assicurazione sociale statale è diminuito di 105 persone. Per quanto riguarda la
pensione media questa, nel primo trimestre del
2013, è stata di 754 lei (169€ ca).
Possiamo dire che nella giurisdizione Mehedinţi
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Numero 1 • Settembre 2014
un totale di circa 6000 persone di età superiore
a 60 anni non ha pensione e non ha mezzi di
sussistenza.
La storia del progetto
In Romania, il Partito comunista romeno nel
periodo 1949-1962 ha attuato il processo di
collettivizzazione, consistente nella confisca di
quasi tutte le proprietà agricole private nel paese
e le loro fusione in fattorie agricole ad amministrazione statale. Il Partito Comunista Romeno
ha attuato in Romania una collettivizzazione
quasi totale su modello di quella stalinista, che
si è potuta evitare solo nelle zone di montagna
dove la collettivizzazione non era possibile. I
contadini, che non hanno potuto mantenere se
non la sola casa di abitazione, sono stati costretti
o a migrare in città per lavorare nelle fabbriche
aperte attraverso il processo di industrializzazione forzata o a rimanere nei villaggi lavorando
nelle Cap (cooperative agricole di produzione)
per salari molto più bassi.
Fino al 1989 la giurisdizione Mehedinţi era divisa in due parti: la zona Sud, dove la popolazione rurale era obbligata a lavorare nei collettivi e
la zona Nord in cui non esisteva la collettivizzazione.
Dopo la rivoluzione del 1989 una parte della
popolazione della zona sud, che aveva lavorato
nei collettivi è riuscita ad ottenere una pensione
minima pari a 350 lei (78€ ca).
Oggi siamo di fronte a una serie di sollecitazioni
in cui persone oltre i 60 anni, richiedono il ricovero in una casa di riposo per anziani, perché
non hanno reddito, non hanno parenti che si
prendano cura di loro e a causa della vecchiaia
e delle malattie non riescono più a badare a se
stessi da soli.
Queste persone non hanno pensione, non
hanno un medico di famiglia e non beneficiano di cure mediche e farmaci sovvenzionati o
gratuiti.
Obiettivo del progetto
Obiettivo del progetto è quello di identificare e
supportare il maggior numero possibile di anziani, che sebbene in grado di autogestirsi, non
hanno il reddito necessario per assicurarsi la sussistenza quotidiana.
L’assenza di reddito costringe queste persone,
ancora in grado di gestirsi da sole, a chiedere
aiuto e sostegno alle autorità locali e giurisdizionali, poiché non sono in grado di assicurarsi
cibo, vestiti, medicine, ecc.
Tali richieste aumentano nel periodo autunnoinverno, quando i vecchi non hanno legna per il
riscaldamento e rischiano di essere trovati congelati in casa, tenuto conto che nel nord della
giurisdizione gli inverni sono molto rigidi con
neve molto abbondante, gelo e bufere di neve.
Il contesto
Attualmente, nella Provincia di Mehedinti ci
sono tre case di riposo:
- Casa di riposo per anziani “SF.Maria” a Sisesti
nella zona nord della giurisdizione con una capienza di 30 posti;
- Casa di riposo per anziani “Sf.Iov” a Vinjulet, nella zona centrale della giurisdizione, con
una capienza di 40 posti;
- Casa di riposo per anziani di Strehaia nella
zona sud della giurisdizione, con una capienza
di 35 posti.
La quota di mantenimento, per persona, in casa
di riposo è di 529 lei (119 €) mensili, di cui
60% dalla pensione del beneficiario e il 40%
dai gestori.
Si precisa che il 20% della capacità di ogni casa
è riservato ai casi sociali, ovvero 6-8 persone,
che è molto poco rispetto ai casi sociali individuati nella giurisdizione.
Riteniamo che con una somma molto inferiore
si possano supportare un gran numero di persone anziane che possono continuare a rimanere
nella loro casa e il nostro sostegno possa offrire
loro il cibo, i medicinali e quant’altro necessario
per assicurare la vita quotidiana.
Si rileva un ulteriore problema nelle condizioni
di vita nel nord della giurisdizione Mehedinţi.
L’orografia della giurisdizione è costituita da
montagne, altipiani e pianure, si presenta nella
forma di un anfiteatro che si estende da nordnord-ovest a sud-sud-est.
Le altitudini maggiori del nord-ovest, si trovano
nelle montagne Mehedinţi e Cerna la zona intermedia comprende l’altopiano Mehedinti, le
colline Motru e l’alta pianura Bălăciţa, la zona
più bassa, la pianura Blahniţa consta principalmente delle terrazze del Danubio e delle ampie
valli Drincea e Blahniţa. La presenza di depressioni come Baia de Arama, Comăneşti - Halânga, di ampie vallate di tipo sub carpatico come
Topolniţa permettono insediamenti abitativi e
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condizioni di viabilità, compresi i collegamenti
con le zone montuose della giurisdizione. Il clima della giurisdizione Mehedinţi è temperato
continentale, con influenze mediterranee nella
zona delle Gole e del municipio Drobeta Turnu Severin. Il corso d’acqua più importante è il
fiume Danubio, che è il confine naturale della
giurisdizione per una lunghezza di 192 km. Sul
territorio della giurisdizione Mehedinţi sfociano nel Danubio: il Cerna, il Bahn, il Topolniţa,
il Blahniţa e il Drincea.
Nel nord-est della giurisdizione si estende il
bacino del Motru con gli affluenti Coşuştea e
Huşniţa.
Data l’orografia e il clima nel nord della Provincia, che è una zona di montagna, l’inverno
La frontiera del Danubio tra Serbia e Romania.
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Numero 1 • Settembre 2014
inizia a novembre e dura fino alla fine di marzo,
primi di aprile, il che rende molto difficile l’accesso nell’area.
Per monitorare e sostenere i beneficiari di questo progetto è necessaria un’auto 4x4 in grado
di affrontare la neve e le cattive condizioni di
viabilità della zona.
Nel nord della Provincia, le case sono sparse
sulle colline, spesso sono isolate, e gli anziani
soli non hanno neppure dei vicini che possano
dare una mano a spaccare e trasportare la legna,
all’acquisto del cibo, stante il fatto che i negozi
si trovano spesso al centro del paese il che fa sì
che si debbano percorrere diversi chilometri a
piedi per comprare un po’ di pane e dei prodotti
alimentari.
UN TRENO PER
AUSCHWITZ
quest’anno si è svolta l’iniziativa “Un
A nche
treno per Auschwitz”. Si tratta di una manifestazione organizzata dal comitato “In treno
per la Memoria” con la collaborazione di CISL
e CGIL. Alla proposta hanno aderito 640 persone, in grande preponderanza studenti, provenienti anche da Francia, Austria, Slovenia.
E’ forse inutile sottolineare il significato di questo viaggio che ha lo scopo di mantenere alta
la memoria sullo sterminio degli ebrei, insieme
agli zingari sulle sofferenze, sulla sopraffazione di uomini su altri uomini culminata nello
sterminio di milioni di persone, di cui si voleva
distruggere anche la cenere bruciando i loro gracili corpi ormai ridotti solo a scheletri, nei forni
crematori.
La giornata della memoria che ogni anno si celebra il 27 di gennaio non basta a raccontare
l’orrore di quello che è stato perché non si ripeta
più nella storia della civiltà, quello che è avvenuto nei campi di sterminio. Per questo Cgil e
Cisl, ogni anno promuovono “In Treno per la
memoria” alla quale partecipano studenti delle scuole medie superiori, ai quali è particolarmente rivolta insieme a lavoratori e pensionati.
Ripercorrere il viaggio senza speranza dei de-
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in orm
FNP
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portati ebrei verso i campi di sterminio nazisti,
è per tutti i partecipanti un’esperienza indimenticabile, vedere quei luoghi, sentire l’atmosfera
ancora impregnata di tanto dolore, sofferenza,
disperazione, dovrebbe essere di monito a tutti.
Durante il viaggio in treno, si sono tenuti laboratori in preparazione alla visita ai campi, laboratori di riflessione finale e, sia all’andata sia al
ritorno, sono stati proiettati film sul tema. Nel
corso del soggiorno si è visitato il ghetto ebraico
di Cracovia, il campo di Auschwitz ed il cam-
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Numero 1 • Settembre 2014
po di Birkenau, dove si è anche tenuta una breve ma commovente cerimonia di omaggio alle
vittime di tanta cieca ed inspiegabile violenza.
Nella mattinata dell’ultimo giorno c’è stata poi
la presentazione dei lavori preparati dagli studenti durante i sei mesi che hanno preceduto il
viaggio.
Questo materiale sarà pubblicato sul sito del Comitato www.untrenoperauschwitz.it.
Indubbiamente è stata un’esperienza educativa
di notevole spessore non facilmente archiviabile.
2° FESTIVAL
DELLE GENERAZIONI
Dal 2 al 4 ottobre 2014 - Firenze
al 4 ottobre per le strade e nei Palazzi
D aldi 2Firenze,
si respirerà un’aria nuova, favorita dalla presenza di “giovani” di ogni generazione, che parteciperanno alla seconda edizione
del “Festival delle Generazioni”.
L’evento, con il Patrocinio del Comune di Firenze e della Regione Toscana, sarà un’occasione
di incontro e confronto tra giovani e anziani,
in un’atmosfera serena e festosa, attraverso una
serie di eventi di eccellenza.
Il rapporto intergenerazionale e le prospettive
dell’edizione 2012 quest’anno 2014 saranno
declinati nel tema: “Né vecchi né giovani: cittadini”.
Come durante la prima edizione, si svilupperanno dibattiti, convegni, laboratori, concerti,
mostre fotografiche, appuntamenti con scrittori, giornalisti, cantanti, su diverse tematiche.
Spazieranno dalla tecnologia, alla cultura, alla
musica, dallo sport, al volontariato, dalla let-
f
in orm
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teratura, al cinema, all’ambiente, alla partecipazione sociale, alle relazioni familiari, alla
valorizzazione dei saperi, della tradizione e
dell’innovazione.
Il “Festival delle Generazioni” è un invito al
coinvolgimento e alla condivisione di idee e
passioni, l’energia dei giovani, unita all’esperienza degli anziani, come punto di partenza per
ricostruire il futuro dell’Italia.
Novità di questa seconda edizione, sarà la performance artistica “MaxiTela delle Generazioni” unire i giovani e gli anziani attraverso la Pittura, coinvolgendoli per stimolare la creatività
sul tema della “Intergenerazionalità”.
La performance si svilupperà in due fasi: la prima a partire già da giugno, per poi concludersi
a settembre. I singoli pezzi, saranno esposti a
Firenze durante i tre giorni del Festival, così da
unirli creando un’unica “MaxiTela”, nella quale
saranno inseriti dei pezzi di tela bianca che potranno essere dipinti durante il Festival.
La “MaxiTela” completa verrà poi donata a Papa
Francesco.
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Numero 1 • Settembre 2014
ANTEAS ED EXPO 2015
Anna Matilde Tombini
di un lavoro pressante durato olA ltretermine
un anno, il 25 luglio 2014 il Presidente
Anteas Lombardia, Marino Pattini, ha sottoscritto il Contratto per la gestione di uno spazio
esclusivo e per l’organizzazione di alcuni eventi
programmati ad Expo 2015.
A prima vista, potrebbe sembrare strano che
un’associazione di volontariato, partecipi ad una
esposizione universale, generalmente destinata
alle innovazioni produttive. Dobbiamo perciò
ricordare, che per la prima volta in assoluto ad
Expo 2015 parteciperanno anche organizzazioni della società civile, attraverso ad una Fondazione costituita allo scopo denominata: Cascina
Triulza, nome dell’antica cascina, già esistente
nello spazio riservato ad Expo.
Questa struttura è di proprietà del comune di
Milano che l’ha messa opportunamente a disposizione di organizzazioni operanti nel sociale. Fin dai primi passi, Anteas Lombardia e
Nazionale, hanno partecipato agli incontri preparatori, collaborando a tracciare le linee guida
ed i regolamenti sociali, dopo aver superato i
dubbi e le perplessità iniziali, hanno affrontato
questa nuova avventura, diventando soci fondatori della Fondazione Cascina Triulza.
A questa, aderiscono organizzazioni e associazioni impegnate in vari ambiti; dalla promozione di uno sviluppo umano e del patrimonio
naturale sostenibile, alla realizzazione di una
società più equa, dalla difesa dei diritti umani della pace e della cultura, alla promozione
di modelli economici ed etici inclusivi. I soci,
che inizialmente erano un numero esiguo, sono
andati via via aumentando di pari passo con la
consapevolezza del valore di quanto si andava
delineando. Cascina Triulza sarà un luogo dove
rappresentare le istanze e le proposte di tutta la
società civile e del volontariato, utile a favorire l’incontro tra culture diverse, dare valore alla
solidarietà, incoraggiare la partecipazione attiva
dei cittadini, in particolare dei più giovani, per
garantire l’inclusione sociale a partire dai più
svantaggiati, offrendo una vetrina unica nel suo
genere.
Anteas ha voluto essere tra i protagonisti di questo
evento, sottolinea Marino Pattini (ritratto qui a
fianco nell’atto della firma) oltre che per mettere
in vetrina le attività, le iniziative, i progetti legati
allla nostra cultura, storia e tradizione da mostrare
ai visitatori di tutto il mondo, anche per assicurare
successivamente alla manifestazione la conduzione
di Cascina Triulza, quale luogo di aggregazione e
confronto delle realtà sociali e dei cittadini. Conclusa la prima fase, il lavoro che riparte dalla
sottoscrizione del contratto di partecipazione,
dovrà vedere impegnati tutti i volontari Anteas
e Fnp per la buona riuscita della nostra partecipazione.
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FNP
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X EDIZIONE
ASSOCIAZIONI
CRISTIANE
LAVORATORI
ITALIANI
con il contributo di
CINEMA
LAVORO
AMBIENTE
SOCIETÀ
C
INEM
A T E A 4T2 5R, O S E RS TOO N D
I N EG I L
LA
V I A L E
M A T T E O T T I
S A N
O V A N N I
E
DALL’8 SETTEMBR
2014
AL 9 OTTOBRE4,00
€
Biglietto unico per tutte le proiezioni serali:
Biglietto unico per tutte le proiezioni pomeridiane:
LUNEDÌ 8 SETTEMBRE
ore 20.15
ore 21.15
IL PANE A VITA
SOTTO UNA BUONA STELLA
di Carlo Verdone, Italia, 2014, 106 min. Labour.film
In collaborazione con Studio Psicologico In Sesto, Monica Tessarolo e Carmen Vesci, guidano una riflessione sul tema “Conciliazione Lavoro Famiglia: I rischi di essere Iper-occupati o dis-occupati”
MERCOLEDÌ 10 SETTEMBRE
TRANSUMANZA
ore 15.30
SOTTO UNA BUONA STELLA
di Salvatore Mereu, Italia, 2013, 5 min. Labour.short
di Carlo Verdone, Italia, 2014, 106 min. Labour.film
MISSIONE PAKISTAN
di Stefano Fumagalli, Italia, 2013, 15 min. Labour.short
in collaborazione con i pensionati Cisl Lombardia
GIOVEDÌ 11 SETTEMBRE
SETTANTA
ore 15.30
SMETTO QUANDO VOGLIO
ore 17.15
SLOT, LE INTERMITTENTI
LUCI DI FRANCO
di Pippo Mezzapesa, Italia, 2013, 10 min. Labour.short
di Sidney Sibilia, Italia, 2013, 100 min. Labour.film
GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE
ore 20.00
TAVOLA ROTONDA
ore 21.00
MISSIONE PAKISTAN
ore 21.15
STILL LIFE
sul tema dell’anno europeo 2014 “Conciliazione Lavoro Famiglia”.
Proiezione di un’antologia filmica sul tema. Intervengono: Gianluca
Casadei (direttore artistico Labour Film Festival), Paola Gilardoni
(segretaria regionale Cisl), Delfina Colombo (resp. Coordinamento
Donne Acli Lombardia). Segue buffet.
di Stefano Fumagalli, Italia, 2013, 15 min. Labour.short
Interviene alla proiezione il regista del film Stefano Fumagalli
ore 20.00
TRANSUMANZA
ore 20.15
BRING THE SUN HOME
ore 21.15
TIR
di Salvatore Mereu, Italia, 2013, 5 min. Labour.short
di C. Andrich, G. Pellegrini, Italia, 2013, 68 min. Labour.doc
di U. Pasolini, Gran Bretagna, 2013, 87 min. Labour.film
In collaborazione con Studio Psicologico In Sesto, Monica Tessarolo
e Carmen Vesci, guidano una riflessione sul tema “Come prevenire
e affrontare lo stress occupazionale
LUNEDÌ 29 SETTEMBRE
di Alberto Fasulo - Italia, 2013, 85 min. Labour.film
LUNEDÌ 15 SETTEMBRE
ore 20.00
DAL PROFONDO
ore 20.00
THE HUMAN HORSES
ore 21.15
LOCKE
ore 21.15
LUNCHBOX
di R. Simanella, M. Landini, Italia, 2013, 70 min. Labour.doc
di Ritesh Batra, India, 2013, 105 min. Labour.film
La proiezione è accompagnata da una degustazione di piatti della
cucina indiana
MERCOLEDÌ 17 SETTEMBRE
ore 15.15
A PASSO D’UOMO
ore 15.30
LUNCHBOX
ore 17.15
IL PANE A VITA
CONTAINER 158
ore 21.15
LA GABBIA DORATA
LA JAULA DE ORO
ore 15.15
L’IMPRESA
ore 15.30
IL VENDITORE DI MEDICINE
ore 17.15
HAPPY GOODYEAR
di Davide Labanti, Italia, 2013, 16 min. Labour.short
ore 20.00
L’IMPRESA
ore 20.15
HAPPY GOODYEAR
ore 21.15
IL VENDITORE DI MEDICINE
di Davide Labanti, Italia, 2013, 16 min. Labour.short
GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE
ore 20.10
MERCOLEDÌ 1 OTTOBRE
GIOVEDÌ 2 OTTOBRE
di Stefano Collizzolli, Italia, 2013, 66 min. Labour.doc
in collaborazione con i pensionati Cisl Lombardia
SETTANTA
di Steven Knight, Gran Bretagna, 2013, 85 min. Labour.film
di L. Pesino, E. Ganelli, Italia, 2013, 54 min. Labour.doc
in collaborazione con i pensionati Cisl Lombardia
di Ritesh Batra, India, 2013, 105 min. Labour.film
ore 20.00
di Valentina Pedicini – Italia, 2013, 72 min. Labour.doc
di Antonio Morabito, Italia, 2013, 105 min. Labour.film
di Giovanni Aloi, Italia, 2013, 14 min. Labour.short
Grafica e stampa: SERCOM srl • Sesto San Giovanni (MI) • Tel. 0226224651
MERCOLEDÌ 24 SETTEMBRE
ore 15.15
di Dario Albertini, Italia, 2013, 60 min. Labour.doc
in collaborazione con i pensionati Cisl Lombardia
ore 15.15
ore 17.45
SMETTO QUANDO VOGLIO
di Sidney Sibilia, Italia, 2013, 100 min. Labour.film
di Stefano Collizzolli, Italia, 2013, 66 min. Labour.doc
a seguire inaugurano il LFF RITA INNOCENTI, Assessora alla Cultura di Sesto San Giovanni, LUIGI GAFFURINI, Presidente Acli Lombardia e GIGI PETTENI, Segretario Generale Cisl Lombardia
ore 21.15
3,00 €
di L. Pesino, E. Ganelli, Italia, 2013, 54 min. Labour.doc
di Pippo Mezzapesa, Italia, 2013, 10 min. Labour.short
di S. Liberti, E. Parenti, Italia, 2013, 62 min. Labour.doc
di Antonio Morabito, Italia, 2013, 105 min. Labour.film
Interviene alla proiezione il regista del film Antonio Morabito
GIOVEDÌ 9 OTTOBRE
ore 20.10
di D. Quemada-Diez, Messico, 2013, 102 min. Labour.film
LA CLASSE OPERAIA
VA IN PARADISO
RETROSCENA DI UN FILM NOVARESE
LUNEDÌ 22 SETTEMBRE
di S. Checcucci, E. Omodei Salè, Italia, 2006, 50 min. Labour.doc
Interviene alla proiezione il regista del film Enrico Omodei Salè
ore 20.00
A PASSO D’UOMO
ore 20.15
SLOT, LE INTERMITTENTI
LUCI DI FRANCO
di Giovanni Aloi, Italia, 2013, 14 min. Labour.short
di Dario Albertini, Italia, 2013, 60 min. Labour.doc
ore 21.15
LA CLASSE OPERAIA
VA IN PARADISO
di Elio Petri, Italia, 1971, 125 min. Labour.film
In collaborazione con la CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale di Roma
CON IL PATROCINIO DI:
SERVIZIO PER LA PASTORALE
SOCIALE E IL LAVORO
IN COLLABORAZIONE CON:
CIRCOLO ACLI
SAN CLEMENTE
LOMBARDIA
SERVIZI S.R.L.
Per informazioni: CINEMA TEATRO RONDINELLA
tel. 02.22.47.81.83 - [email protected] - www.cinemarondinella.it - www.lombardia.cisl.it
MEDIA PARTNER
50
Numero 1 • Settembre 2014
X EDIZIONE
CINEMA
LAVORO
AMBIENTE
SOCIETÀ
la sezione dedicata ai cortometraggi
Due giovani registi novaresi ritornano sulle tracce del film La classe
operaia va in paradiso di Elio Petri, tentando di ripercorrerne le fasi più
significative e curiose: come è nata l’idea dell’opera, la sua struttura,
i problemi legati alla produzione, la scelta delle locations novaresi, il
legame forte che ha stretto con il territorio…
TRANSUMANZA
di Salvatore Mereu, Italia, 2013, 5 min.
Labour.film
Labour.short
In una calda giornata estiva Elias accompagna suo zio capraio a transumare. Parecchio annoiato il ragazzo non fa altro che rimanere incollato allo schermo del suo telefonino. Rimproverato più volte dallo
zio, che comunque appare attratto dalla tecnologia dell’oggetto, decide
di fargli vedere cosa sta guardando: Vita di Pi…
MISSIONE
PAKISTAN
di Stefano Fumagalli, Italia, 2013, 15 min.
Un reportage sulle condizioni giovanili e lavorative in Pakistan, a cura
di Iscos e per la regia di Stefano Fumagalli.
A
PASSO D’UOMO
di Giovanni Aloi, Italia, 2013, 14 min.
Fiore, cassa integrato dell’ILVA di Genova, è uno dei tanti padri separati
sul lastrico: le spese legali per l’affido del figlio, il mutuo per la casa
dove il piccolo vive con la madre, gli alimenti da pagare. Si ritrova
dall’oggi al domani a vivere in automobile, costretto in una situazione
alla quale non riesce a reagire. E allora, complice una strisciante ludopatia e la perdita dell’impiego, il protagonista si rifugia nella bugia,
incapace di chiedere aiuto ad un mondo che l’ha rapidamente abbandonato…
SETTANTA
di Pippo Mezzapesa, Italia, 2013, 10 min.
Taranto, Rione Tamburi, il più vicino all’Ilva, il più inquinato d’Europa.
Qui, all’ombra delle ciminiere, Enzo “Baffone” e suo figlio Egidio decidono di “vendere il destino” a chi dal destino è stato tradito…
L’IMPRESA
di Davide Labanti, Italia, 2013, 16 min.
La storia di un uomo e dei suoi dipendenti per salvare il lavoro di una
vita: la loro impresa….
Labour.doc
la sezione dedicata ai film documentari
IL
PANE A VITA
di Stefano Collizzolli, Italia, 2013, 66 min.
A ottobre 2012 chiude, dopo 123 anni, il cotonificio Honegger di Albino, nella media Valle bergamasca, dove il lavoro è una religione. Al cotonificio il posto al telaio si passava di madre in figlia e le neoassunte
avevano la certezza di aver trovato “ol pà ‘n véta”, il pane a vita. Seguendo per un inverno la vita quotidiana di tre operaie in cassa integrazione, il film racconta il tramonto, ormai definitivo, di un modello di
lavoro e di società e il vuoto che ne segue. Un passaggio che riguarda
l’Italia intera, che ha perso un quarto della sua capacità industriale negli ultimi cinque anni…
BRING
THE SUN HOME
di Chiara Andrich, Giovanni Pellegrini, Italia, 2013, 68 min.
Maura e Rosa, due donne da un villaggio senza luce di El Salvador, sono appena arrivate in India alla ONG Barefoot College. Assieme ad altre
40 donne da tutto il mondo frequenteranno un corso per analfabeti per
imparare l’energia solare. Nello stesso momento dall’altra parte del
mondo Jeny e Paula viaggiano tra le comunità di alta quota del sud
del Peru per installare i pannelli solari che hanno imparato a costruire
al Barefoot College…
THE
HUMAN HORSES
di Rosario Simanella, Marco Landini, Italia, 2013, 70 min.
La storia di tre tiratori di rickshaw per le strade di Kolkata. Li chiamano
uomini cavallo, per via del lavoro che svolgono, in realtà sono gli ultimi
fra gli ultimi, una testarda testimonianza della vera essenza della dignità umana. In una città che, quasi tenuta insieme dalla sua agonia,
ha la vitalità spasmodica di chi è prossimo alla fine…
CONTAINER
158
di Stefano Liberti, Enrico Parenti – Italia, 2013, 62 min.
Giuseppe si alza ogni mattina e va in giro col furgone a cercare il ferro.
Remi è un meccanico senza officina: aspetta che qualcuno gli porti
una macchina da aggiustare. Miriana aspetta invece che nascano le
sue due gemelle. Brenda vorrebbe un lavoro ma è senza documenti:
è nata in Italia, ma non ha la nazionalità. Né ha quella del suo paese
di origine, il Montenegro, che l’ha “scancellata”, come dice lei. Sasha,
Diego, Marta, Cruis vanno a scuola ogni mattina. Ma non arrivano mai
in tempo: il campo dove vivono è a chilometri di distanza, il pulmino
fa ritardo e rimane spesso imbottigliato nel traffico. Attraverso le loro
storie, “Container 158” racconta la vita quotidiana al “villaggio attrezzato” di via di Salone, un campo in cui l’amministrazione di Roma ha
raggruppato più di 1000 cittadini di etnia rom. Fuori dal raccordo anulare, lontano da tutto e da tutti…
la sezione dedicata ai lungometraggi
di fiction
SOTTO
UNA BUONA STELLA
di Carlo Verdone, Italia, 2014, 106 min. Con Paola Cortellesi,
Carlo Verdone, Tea Falco, Fausto Maria Sciarappa
Federico Picchioni ha divorziato dalla moglie quando i loro figli erano
ancora piccoli. Il padre non ha mai fatto mancare nulla alla sua famiglia, tranne la propria presenza perché impegnato in una brillante carriera presso una holding finanziaria. A un certo punto, l’improvvisa
morte della ex moglie e uno scandalo finanziario che lo riduce praticamente in rovina, sconvolgono la vita di Federico...
TIR
di Alberto Fasulo, Italia, 2013, 85 min.
Con Branko Zavrsan, Lucka Pockja, Marijan Šestak
Branko, un ex professore di Rijeka, per guadagnare di più da alcuni
mesi lavora come camionista per un’azienda italiana. L’uomo trascorre
la maggior parte del suo tempo lontano da casa, a bordo di un camion,
percorrendo il “Corridoio 5” per trasportare merci da un capo all’altro
dell’Europa. Il suo è un universo fatto di autogrill, caselli, interporti e
chilometri di asfalto. Sotto ai suoi occhi sfilano città e sconfinate varietà di paesaggi; la sua vita è segnata da incontri imprevisti, originali,
spiazzanti, capaci di scardinare le aspettative dei rapporti e svelarci
l’umanità nascosta dietro a una strana tribù di nomadi moderni: i camionisti, metafora di una comunità europea in cui le scelte di vita individuali (spesso difficili, estreme, al limite della sopravvivenza) rivelano in modo drammatico le contraddizioni intrinseche ad una società
di consumo di cui questa tribù costituisce l’asse distributivo fondamentale…
LUNCHBOX
di Ritesh Batra, India, 2013, 105 min. Irrfan Khan, Nimrat
Kaur, Nawazuddin Siddiqui, Denzil Smith
Mumbai. Una consegna sbagliata nell’efficientissimo sistema di smistamento dei “portapranzo” (i famosi “Mumbai Dabbawallahs”, uomini
che corrono da una parte all’altra con i loro risciò pieni di contenitori
colorati), mette in contatto la giovane casalinga Ila - madre di una
bambina e moglie di un uomo che non la desidera più -, con Saajan,
un solitario e attempato funzionario di un ministero, in cerca di una
seconda opportunità. Da lì, un biglietto tira l’altro mentre ricette sempre più gustose solleticano il palato e pensieri amorosi iniziano a prendere forma...
LA GABBIA DORATA
LA
JAULA DE ORO
di Diego Quemada-Diez, Messico, 2013, 102 min. Con Brandon
López, Rodolfo Dominguez, Karen Martínez, Carlos Chajon
I 15enni Juan, Sara e Samuel fuggono dal Guatemala e si dirigono verso gli Stati Uniti. Nel loro viaggio attraverso il Messico, i ragazzi incontrano Chauk, un ragazzo indiano Tzotzil che non parla spagnolo e non
ha documenti ufficiali. Tutti loro sono convinti che al di là del confine
tra USA e Messico troveranno un mondo migliore, ma dovranno fare i
conti con una dura realtà...
SMETTO
QUANDO VOGLIO
di Sidney Sibilia, Italia, 2013, 100 min. Con Edoardo Leo, Valeria
Solarino, Valerio Aprea, Libero de Rienzo
Pietro Zinni, geniale ricercatore in Neurobiologia di 37 anni, viene licenziato a causa dei tagli all’università e deve improvvisamente trovare un modo per sopravvivere. Ma cosa può fare uno che nella vita
ha sempre e solo studiato? Semplice: organizzare una banda criminale
coi fiocchi. Pietro inizia così a reclutare i migliori tra i suoi ex colleghi,
grandi cervelli che ormai vivono ai margini della società facendo i mestieri più disparati. Le loro competenze - Semiotica interpretativa e
Epigrafia Latina, Archeologia Classica, Macroeconomia Dinamica, Chimica Computazionale, Antropologia culturale - si riveleranno incredibilmente perfette per il successo nel mondo della malavita. Ma riusciranno a gestire la loro nuova vita di criminali ricercati?
STILL
LIFE
di Uberto Pasolini, Gran Bretagna, 2013, 87 min.
Con Ediie Marsan, Joanne Froggatt
Meticoloso e organizzato al punto da rasentare l’ossessione, John May
è un lavoratore comunale incaricato di rintracciare il parente più vicino
di coloro che sono morti in piena solitudine, entrando a pieno nei dettagli delle loro esistenze. Quando il reparto per cui lavora viene sottoposto a dei tagli, John deve sforzarsi per portare a termine il suo ultimo caso, andando incontro a un liberatorio viaggio che gli permetterà
infine di cominciare a vivere appieno la sua vita…
SLOT,
LE INTERMITTENTI LUCI DI FRANCO LOCKE
di Steven Knight, Gran Bretagna, 2013, 85 min. Con Tom Hardy
di Dario Albertini, Italia, 2013, 60 min.
Franco carica la macchina di formaggio e lascia la Sardegna: deve ritrovare la sua famiglia dalla quale si sente abbandonato. Sia la moglie
che la figlia hanno deciso di raggiungere Civitavecchia, esasperate
dalla sua irrefrenabile dipendenza dalle slot machines, nel tentativo di
tornare a vivere una vita decente. Un viaggio senza filtri nell’oscuro e
contorto meccanismo del gioco d’azzardo, la storia di un uomo rimasto
solo e della sua mania per le macchine mangia soldi.
DAL
PROFONDO
di Valentina Pedicini – Italia, 2013, 72 min.
Una lunga notte senza fine, senza stagioni, senza tempo. Un lavoro secolare che e orgoglio, maledizione. Km di gallerie. Buio. Uomini neri.
Una donna. Patrizia, unica minatrice in Italia dialoga con un padre morto, un ricordo mai sepolto. 150 minatori, gli ultimi, pronti a dare guerra
al mondo “di sopra” per scongiurare una chiusura ormai imminente.
Dal Profondo girato interamente 500 metri sotto il livello del mare, una
“voce” che arriva dal centro della terra, una preghiera che ai morti è
dedicata, ai vivi chiede ascolto: “De profundis, clamavi ad te, O Domine…”
HAPPY
GOODYEAR
di Laura Pesino, Elena Ganelli, Italia, 2013, 54 min.
Tra gli anni ’60 e ’70 la società Good Year apre uno stabilimento a Cisterna di Latina, piccolo paese del basso Lazio, che fino ad allora aveva vissuto di agricoltura e piccolo artigianato. Anziché portare benessere e lavoro a tutta la comunità, la Good Year si rivela una fabbrica di
morte, una delle tante sparse per l’Italia. Più di 300 operai della società
sono morti di cancro ai polmoni e le loro famiglie aspettano ancora
giustizia e verità…
LA CLASSE OPERAIA
VA IN PARADISO
RETROSCENA
DI UN FILM NOVARESE
di Serena Checcucci, Enrico Omodei Salè, Italia, 2006, 50 min.
Ivan Locke ha una famiglia perfetta e un lavoro da sogno. Tuttavia, alla
vigilia della più importante sfida della sua carriera, una telefonata lo
costringerà a prendere una decisione che - in 90 minuti - metterà tutto
in discussione. La sequela di eventi scatenati, in questo modo, sconvolgerà la sua vita familiare e il suo lavoro, portandolo così a entrare
in crisi con se stesso e con il mondo intorno a lui…
IL
VENDITORE DI MEDICINE
di Antonio Morabito, Italia, 2013, 105 min. Con
Claudio
Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio
Il quarantenne Bruno lavora come informatore medico per la “Zafer”,
un’azienda che sta vivendo un momento difficile. Lui è l’ultimo anello
nella catena del “comparaggio” - una pratica illegale che molte case
farmaceutiche attua per convincere i medici a prescrivere i propri farmaci - e pur di non perdere il proprio posto di lavoro, Bruno è disposto
a corrompere medici, ingannare colleghi e tradire la fiducia delle persone a lui più vicine come sua moglie Anna, professoressa di liceo,
che non sa niente dei traffici illegali del marito, né delle pressioni che
sta subendo dall’azienda a causa della crisi...
LA CLASSE OPERAIA
VA
IN PARADISO
di Elio Petri, Italia, 1971, 125 min. Con Gian Maria Volonté,
Mariangela Melato, Flavio Bucci, Luigi Diberti
Lulù Massa è un campione del cottimo con cui mantiene due famiglie,
finché un incidente gli fa perdere un dito. Da ultracottimista passa a
ultracontestatore, perde il posto e l’amante, si ritrova solo. Grazie a
una vittoria del sindacato, è riassunto e torna alla catena di montaggio… “Scritto da Petri con Ugo Pirro, è il primo film italiano che entra
in fabbrica, analizzandone il sistema e mettendone a fuoco con smania
furibonda i vari aspetti, compresi i rapporti tra uomo e macchina, tra
sindacato e nuova sinistra, tra contestazione studentesca e lotte operaie, repressione padronale e progresso tecnologico. Un Volonté memorabile, una bizzarra Melato, un incisivo Randone. Suscitò molte polemiche, anche e soprattutto a sinistra. Palma d’oro a Cannes ex aequo con Il caso Mattei.”
f
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Numero 1 • Settembre 2014