Periodico f in orm Associazione Nazionale Terza Età Attiva per la Solidarietà promossa da FNP Federazione Nazionale Pensionati Cisl Lombardia PENSIONATI LOMBARDIA Anno XVIII LUGLIO 2014 1 f in orm FNP Periodico dell’Associazione Nazionale Terza Età Attiva per la Solidarietà, promossa dalla Federazione Nazionale Pensionati Cisl della Lombardia Sommario 29 Brevi considerazioni sulla non autosufficienza Tino Fumagalli 3 Editoriale Valeriano Formis 6 Una buona casa per giovani sindacalisti Anna Matilde Tombini 30 Il primo Bilancio Sociale Sofia Rosso La mia “casa” alla Fnp Lombardia Adriana Coppola 31 La forza dei mulini Angelo Motta 8 10 Abitare in Lombardia ai tempi della crisi Pier Luigi Rancati 20 Vivere il cambiamento, agire l’innovazione Flavio Sangalli 22 Le ragioni di una politica dei quadri Adriana Coppola 33 La proposta del convivialismo Sandro Antoniazzi 35 Sicurezza senza tempo Antonio Pintori 39 Solidarietà internazionale Anna Matilde Tombini 45 Un treno per Auschwitz 47 2° Festival delle generazioni 25 I Raggruppamenti Tecnici Mario Clerici 27 I percorsi della formazione Angelo Motta 49 Anteas ed Expo 2015 50 Programma Labour Film Festival f in orm FNP 1 INFORMA Periodico dell’Associazione Nazionale Terza Età Attiva per la Solidarietà, promossa dalla Federazione Nazionale Pensionati Cisl della Lombardia 1 Numero Settembre 2014 Registrato al Tribunale di Milano il 23 marzo 1998 al n. 202 Finito di stampare nel mese di Settembre 2014 Direttore Valeriano Formis Segretario Generale Fnp Cisl Lombardia Direttore Responsabile Stefania Olivieri Responsabile Ufficio Stampa Cisl Lombardia Vice Direttore Responsabile Anna Matilde Tombini Segretario Fnp Cisl Lombardia Comitato di redazione Mario Clerici Segretario Generale Aggiunto Fnp Cisl Lombardia Faustino Gritti Segretario Fnp Cisl Lombardia Sofia Rosso Presidente Anteas Nazionale Hanno collaborato Sandro Antoniazzi Presidente Associazione Convivialità Marco Barzaghi Collaboratore Fnp Cisl Lombardia Adriana Coppola Collaboratore Fnp Cisl Lombardia Tino Fumagalli Collaboratore Fnp Cisl Nazionale Angelo Motta Collaboratore Fnp Cisl Lombardia Antonio Pintori Collaboratore Fnp Cisl Lombardia Pier Luigi Rancati Segretario Generale Sicet Lombardia Flavio Sangalli Consulente di direzione e di apprendimento organizzativo Stampa Larioprint snc - Como 2 Numero 1 • Settembre 2014 Sede e redazione Via Gerolamo Vida, 10 - 20127 Milano - MI Tel. 02.89.35.53.00 - Fax 02.89.35.53.50 www.fnplombardia.cisl.it - [email protected] Editoriale L’INNOVAZIONE NON HA ETA’ Valeriano Formis nascite, allungaC alomentodelledella vita, meno opportunità di lavoro e più precarietà, sono alcuni dei fenomeni che hanno concorso al cambiamento della struttura demografica, della cultura e dei bisogni della nostra società. L’argomento sul quale molti osservatori insistono riguarda l’impatto e le conseguenze di queste trasformazioni sul sistema di welfare, per sottolinearne la insostenibilità. Tra le molte strategie di cui si sente parlare, vogliamo sperare che non venga importata l’idea, corrente in alcuni paesi del nord Europa, di risolvere i problemi delle persone anziane non curando, dopo i sessant’anni, alcune malattie! Spesso si sottolinea che l’invecchiamento della popolazione impoverisce la società delle energie sociali ed economiche necessarie per innescare processi di crescita: mancherebbero quell’energia e quella dose di fiducia che il nostro paese ha saputo esprimere nella fase della ricostruzione postbellica e che ha contribuito al miracolo economico. Preoccupa il fatto che alcune tesi, riguardo all’insignificanza e al ruolo frenante della popolazione anziana, siano radicate nella società. Infatti le valutazioni del leader pentastellato, che ha spiegato il deludente risultato elettorale del suo movimento rispetto alle attese con il fatto che ci sono troppi anziani, i quali sono, per definizione, conservatori e riluttanti al cambiamento, hanno trovato comprensione e qualche consenso sociale. Tuttavia, come ha scritto Luigino Bruni nel suo editoriale su “Avvenire” del 9 giugno scorso, “non stimando e non amando la vecchiaia nostra e quella degli altri, non stimiamo e non amiamo i vecchi, che sono diventati una immensa “periferia” del nostro tempo; e così la società e l’economia dilapidano un patrimonio di grande valore e valori”. Così come preoccupa il pregiudizio riguardo ai pensionati organizzati nelle grandi confederazioni, considerati un’anomalia o una devianza rispetto alle peculiarità e ai caratteri originali del movimento sindacale! Si trascura e non si comprende il valore di un’aggregazione su base anagrafica (i simili rappresentano i simili) che realizza una continuità di valori, di azioni e di obiettivi di tutela consolidati nella tradizione. I Sindacati dei pensionati, in questo, promuovono i valori della responsabilità e della solidarietà che erano, e sono, il connotato del sindacalismo confederale. I pregiudizi nascono perché non si analizzano le funzioni svolte da un cospicuo numero f in orm FNP 3 di persone anziane nelle famiglie e nella società. Si dimentica che i pensionati organizzati, inseriti nel sindacato confederale, sono portatori della cultura maturata negli anni del protagonismo sindacale, quando il sindacato è stato capace di andare oltre i confini dei propri rappresentati, coniugando gli interessi specifici con quelli generali del Paese. In questo, soprattutto La Cisl è stata portatrice di proposte innovative negli assetti contrattuali, nei modelli di relazioni sindacali, nella partecipazione ai processi di accumulazione, con apporti decisivi al consolidamento della democrazia, alla coesione sociale, alla lotta contro la follia del terrorismo. La rilevante presenza dei pensionati organizzati nelle confederazioni è spesso argomento di polemica contro il sindacato e la sua rappresentatività; un approccio fuorviante per alimentare presunti conflitti generazionali, mentre le difficoltà del movimento sindacale stanno altrove. I veri problemi sono riconducibili ai cambiamenti degli assetti produttivi, sociali e culturali, che hanno eroso e indebolito gli obiettivi di progresso, di giustizia sociale, di uguaglianza, di fiducia nell’azione collettiva, cioè quei valori che hanno dato forza e rappresentatività all’esperienza sindacale italiana. La situazione odierna rende più difficile che in passato affermare l’intima connessione tra progresso economico e progresso sociale, più complesso proporre un modello diverso di sviluppo e di società, definire una politica sindacale propositiva, realizzare obiettivi negoziali e tutele unificanti in un mondo del lavoro disarticolato e disperso. Secondo Giulio Pastore i lavoratori organizzati nel movimento sindacale devono saper formulare ed esprimere giudizi sulla politica economica, possedere l’indispensabile patrimonio di idee sull’organizzazione economica e giuridica della società, interpretare la realtà storica, indicare i metodi dell’azione politica: in sostanza, affermava che era necessario che i lavoratori cominciassero a pensare in termini di classe dirigente. Per essere protagonista e contrastare la progressiva marginalizzazione, il sindacato deve battersi per il superamento delle irragionevoli politiche 4 Numero 1 • Settembre 2014 di austerità che hanno prodotto stagnazione, disoccupazione, precariato, enfatizzato squilibri e diseguaglianze; deve ripensare il rapporto con il quadro politico, rafforzare la capacità di rappresentare efficacemente tutti i settori del mercato del lavoro, con priorità ai più deboli, riconsiderare e valorizzare l’apporto e le sinergie con la popolazione anziana. Il perseguimento degli obiettivi implica il rafforzamento delle competenze individuali, il consolidamento di processi organizzativi efficienti ed efficaci, l’adeguamento delle forme di rapporto con gli iscritti e i modelli di partecipazione dal basso: sono questi i presupposti del radicamento e della ripresa di protagonismo sindacale richiamati nel documento del Comitato Esecutivo Confederale del 18 luglio 2012, e ripresi nel XVII Congresso Confederale in tema di “statuto dei diritti dell’iscritto”. È chiara la via da percorrere: ripensare il modello organizzativo partendo dall’affermazione di una concezione dell’organizzazione che rovesci gli attuali verticalismi, che esalti i principi di sussidiarietà, che valorizzi gli ambiti territoriali, che riprenda una politica dei quadri attraverso percorsi formativi ed esperienziali significativi! Per essere fattore di cambiamento, il sindacato deve essere inattaccabile nei suoi comportamenti organizzativi e strategici. Ce lo ricorda uno studioso del nostro tempo, Aldo Carera, quando dice: “La qualità morale – in prima istanza sul piano individuale, in seconda istanza sul piano della vita associativa – è la premessa per mobilitare e accompagnare le persone ad agire come una sola organizzazione”. E poi ci accompagna il monito ancora attuale del fondatore della Cisl, Giulio Pastore, nel suo discorso ai lavoratori di Monza del novembre 1947: “È evidente che i lavoratori giudicano gli uomini non tanto per quello che dicono quanto per quello che fanno”. G.Pastore “I lavoratori nello Stato”. Dobbiamo rivedere il rapporto tra l’attività negoziale e un sistema servizi da ristrutturare. I servizi, nella loro differente configurazione, sono stati prima negletti, poi considerati fondamentali al punto da oscurare la ragione primaria del nostro “me- stiere”, la contrattazione. Dobbiamo superare la propensione all’ipertrofia elaborativa cui fa riscontro una insufficiente capacità realizzativa, con relative implicazioni sull’efficacia, intesa come capacità di conseguire gli obiettivi, e sull’efficienza, intesa come criterio di valutazione dei costi e dei benefici, per i soci, nell’uso delle risorse. Gli argomenti di questo numero di “Informa” esplicitano il nostro percorso organizzativo e di senso: sono la sintesi di un coerente rapporto tra il dire e il fare. La predisposizione del primo “Bilancio sociale” non ha implicato la mobilitazione di grandi risorse normative e culturali, trattandosi di un obiettivo che presuppone, anzitutto, una scelta etica da cui consegue un deciso orientamento alla trasparenza, il coinvolgimento degli organi e delle persone che a vario titolo operano nella Fnp lombarda. Abbiamo voluto e promosso la valorizzazione dei giovani, coinvolti in un piano formativo collegato a un percorso esperienziale nelle strutture territoriali: è stata una scelta compiuta per fruire di nuove energie e di aggiornate competenze informatiche, linguistiche e culturali, necessarie a supportare la dirigenza della Fnp nello svolgimento di compiti sempre più complessi. La valorizzazione dei “super senior”, attraverso Convivialità, recupera disponibilità e volontà di ex dirigenti a partecipare alla vita dell’organizzazione: è stata una scelta coerente con l’obiettivo di valorizzare le esperienze attraverso il coinvolgimento degli attori, un modo per rendere coerente e concreta la nostra adesione agli obiettivi proclamati per l’anno europeo per l’invecchiamento attivo. Il progetto di sviluppo organizzativo indica obiettivi e percorsi per costruire un’organizzazione intraprendente: è un intervento complementare alla riforma organizzativa imperniata sugli aspetti macro, riguardanti le aggregazioni merceologiche delle categorie, i confini delle nuove aggregazioni territoriali, le risorse e loro ripartizione. Il progetto ed il conseguente intervento si soffermano sulle modalità relazionali, sui meccanismi operativi, sul ruolo delle persone, sui rapporti tra i livelli ed i servizi, sulla politica dei quadri. Nel progetto, gli aspetti riguardanti le risorse umane sono indicati all’unisono, come priorità, nelle elaborazioni delle strutture Fnp. C’è in noi la consapevolezza che, per affrontare efficacemente situazioni individuali e collettive sempre più complesse, la qualità delle persone è fondamentale e implica una nuova capacità di pensare, di interpretare, di esprimersi, di comunicare e di operare in una logica proattiva. Pretendere che siano la popolazione anziana e i pensionati organizzati a guidare il cambiamento non è appropriato: vanno comunque superati stereotipi e pregiudizi! Nel percorso di innovazione della nostra organizzazione, i pensionati sono partecipi con elaborazioni e con impegno per rispondere anche alle sfide che la stessa politica ci pone. Per riproporsi come agente di progresso sociale, al Sindacato serve il coraggio dimostrato agli albori della nostra esperienza. Dobbiamo ripensare gli obiettivi, i modelli di democrazia e di coinvolgimento, superando anche i confini degli iscritti, e ridisegnare il profilo della Confederalità conseguente alla nuova configurazione delle categorie. La peculiarità e il protagonismo dei pensionati, la loro capacità di presidio del territorio e le loro efficaci sinergie con il sistema servizi realizzano una intensa, qualificata, attività negoziale in rapporto con la confederazione e rappresentano un fenomeno positivo e consolidato. Una riflessione sul ruolo delle persone anziane, nella nuova configurazione organizzativa scaturita dalla riforma, può trovare corretta collocazione nell’ambito del complessivo e urgente ripensamento del modello organizzativo della Cisl. Serve anche ritrovare la ricomposizione tra le grandi confederazioni, sulla base di una visione autonoma, pluralista e partecipativa del sindacato. Il movimento sindacale, e la Cisl in primis, ha il compito e la responsabilità di continuare a svolgere il peculiare ruolo innovatore che ha connotato la nostra esperienza storica. Le nuove sfide richiedono di essere affrontate con impegno e con rinnovato spirito costituente: in tutto questo, siatene certi, l’apporto delle persone anziane e dei pensionati sarà decisivo. f in orm FNP 5 UNA BUONA CASA PER GIOVANI SINDACALISTI Anna Matilde Tombini per la tornata congressuaN atole delcome2013,slogan“Unire le generazioni” si sta rivelando per la Fnp molto più che un motto di successo. Continua infatti a funzionare come punto di riferimento quotidiano, nello svolgi- mento delle attività consuete così come nella progettazione di più ampio respiro. Grazie a questo progetto, sono stati assunti 15 giovani, distribuiti nei vari territori della Lombardia. Tutti i “giovani” del corso BiblioForma (Fnp e Cisl Scuola) in visita al bunker della ex Breda al Parco Nord di Milano. 6 Numero 1 • Settembre 2014 Il modo del lavoro è in totale rivoluzione, i posti di lavoro largamente insufficienti, in pochi anni si sono ridotti di un milione e trecentomila. Le start up, nuove imprese che nascono, richiedono idee, coraggio, finanziamenti e non possono coprire la carenza di posti di lavoro. La tecnologia, l’automatismo avanzano a grandi passi, gli sportelli dei servizi pubblici chiudono, affidando alla telematica la compilazione e l’invio di moduli vari. Gli anziani che non conoscono la tecnologia, sono in grave difficoltà e rischiano di non sapere dove e a chi rivolgersi. Nei Centri più importanti, così come nelle piccole località chi può dare le risposte è in prima linea il Sindacato, la Cisl con i suoi servizi, insieme ai pensionati della Fnp. Il sindacato dei pensionati, si avvale di esperti in materia fiscale e previdenziale e la maggior parte delle sedi è presidiata da volontari, che cercano di portare a soluzione i problemi che la burocrazia imperante, pone quasi quotidianamente agli iscritti come ai non iscritti. La contrattazione sociale nei territori minori, viene sostenuta dai rappresentanti sindacali dei pensionati, che affrontano un notevole lavoro, forti di una grande esperienza sul campo, ma a volte carenti di dimestichezza con la tecnologia. È in questo contesto che è nato il progetto: “una buona casa per giovani sindacalisti”. Unire l’esperienza degli anziani alla freschezza di idee e conoscenze telematiche dei giovani. Con questo progetto la Fnp Lombardia, si è posta due obbiettivi; dare più forza ai territori con l’inserimento di nuove energie al servizio degli iscritti e dell’Organizzazione, e in questo momento di difficoltà occupazionale, offrire una opportunità di lavoro e crescita professionale a dei giovani volenterosi. Ogni territorio si è poi mosso in autonomia, sia nella ricerca e selezione dei candidati, che nella loro collocazione all’interno delle varie strutture. Da alcuni mesi, esattamente dal mese di marzo, stanno frequentando il percorso formativo specifico, studiato per loro da Fnp e Bibliolavoro e localmente sono affiancati da un/a tutor. Lavorare nel sindacato non è un’esperienza qualsiasi, i giovani neoassunti se pur in alcuni casi si occupino in prevalenza di previdenza e fisco, sono inseriti in un percorso che potrebbe portarli a svolgere un ruolo più complesso da vero/a sindacalista. Come scriveva il Direttore di Bibliolavoro, il loro percorso è quello di compiere un “viaggio” nell’esperienza sindacale della Cisl e nelle sue strutture, per comprendere le diverse dimensioni della rappresentanza attraverso la conoscenza degli elementi fondamentali, partendo dall’area culturale e dalle convinzioni etiche, il substrato decisivo dell’impegno a qualsiasi livello e nei diversi ruoli di responsabilità. Chiaramente questo periodo della loro vita, potrà essere solo una parentesi in attesa di altro, ma, come ci auguriamo, potranno emergere le loro capacità o le predisposizioni verso questo che non è un lavoro qualsiasi, dove terminate le tue ore, sei libero di mente e di cuore. Fare sindacato è totalizzante, è un lavoro nel quale ti ci devi ritrovare ed avere passione. Essere sindacalista oggi è ancora più complesso di alcuni decenni fa, quando il sindacalista nasceva dalla fabbrica, un luogo dove ci si conosceva, si vivevano gli stessi problemi, si raggiungevano le stesse conquiste. Oggi, “la fabbrica” è il territorio con la sua complessità e diversità, ma sempre un luogo dove il sindacalista si distingue per essere al servizio degli altri e per la giustizia sociale. L’augurio è che la sfida lanciata dalla Fnp risulti una sfida vincente, a dimostrazione che le diverse generazioni unite, possono superare gli stereotipi del supposto conflitto generazionale e progredire insieme. f in orm FNP 7 LA MIA “CASA” ALLA FNP LOMBARDIA Adriana Coppola quasi nove mesi lavoro presso la Fnp Cisl D aLombardia. Sono assunta con un contratto a tempo determinato di un anno, con mansioni di supporto alla Segreteria Regionale. Quando ho fatto il colloquio, a dicembre dello scorso anno, non avevo un’idea ben precisa di cosa fosse in realtà il sindacato dei pensionati: per esperienze, per studi e per la mia predilezione storica mi ero sempre occupata del sindacato classico, quello così appassionante delle fabbriche, o quello delle campagne, con la sua carica di umanità e di condivisione. Della Cisl, poi, avevo studiato tutto il processo di costituzione e tutta la strategia politica del secondo dopoguerra, ma nella federazione che organizza i lavoratori pensionati non mi ero mai imbattuta. Perciò mi chiedevo con una certa preoccupazione cosa “nascondesse” questo universo della Fnp. Con l’andare dei giorni, raccogliendo informazioni qui e là, leggendo il più possibile di quanto arriva qui al Regionale, sono lentamente riuscita – per prima cosa – a farmi un’idea dell’organizzazione della struttura della Cisl Lombardia, dei ruoli e dei rapporti che la Fnp ha con le varie federazioni. Poi mi sono accorta che si tratta di un tipo di sindacalismo del tutto diverso da quello dei lavoratori attivi: diverso ma non meno interessan8 Numero 1 • Settembre 2014 te, anzi. Intanto non è semplicemente un’associazione tra pensionati, e non sono semplici le questioni di cui si occupa. La sua azione copre tantissimi ambiti rilevanti dal punto di vista sociale, e non esclusivamente legati agli anziani: il lavoro di cura, l’assistenza domiciliare, ma anche l’approfondimento culturale e l’attenzione per la formazione continua. E poi viene la parte più complessa, e cioè il servizio di assistenza dal punto di vista fiscale e previdenziale, oltre alla delicata partita della contrattazione sociale, cioè dei rapporti negoziali con i Comuni, per contrattare servizi alla persona, per spingere gli amministratori locali a non puntare sempre e soltanto su opere “elettoralmente redditizie”, ma ad operare concretamente per quelle categorie di persone più deboli o svantaggiate, e cioè meno visibili ma altrettanto bisognose di dignità e di inclusione. Fare sindacato in questa federazione ha due aspetti positivi: mette alla prova e valorizza le competenze acquisite con l’esperienza, e inoltre costringe ad ampliarle costantemente per tener testa ai cambiamenti – specialmente negativi – che stanno avvenendo in questi ultimi anni. Già, ma cosa c’entro io in tutto questo? Come può una trentaquattrenne – la cui pensione è ambizione quanto mai aleatoria – rendersi utile in questo contesto? Quando mi hanno spiegato le motivazioni e gli obiettivi del progetto “Una buona casa per giovani sindacalisti” li ho subito condivisi; non tanto per principio, ma perché sto sperimentando in prima persona che una persona più fresca di studi, che ha un contatto più recente con il mercato del lavoro odierno, che ha più familiarità e abitudine all’uso degli strumenti informatici, può sveltire e rendere più efficace il lavoro di questa Federazione. Conoscendo sempre più gli altri ragazzi e ragazze che fanno parte di questo progetto, e che sono stati assunti nei diversi territori lombardi mi sono anche accorta che diverse caratteristiche, anche caratteriali, ci accomunano: l’interesse per il sociale, la voglia di fare qualcosa per gli altri, di offrire un servizio che sia utile per le persone ma con il valore aggiunto della volontà di fare bene il proprio lavoro. Questo si ottiene coinvolgendo e formando le persone, ed è particolarmente importante per la Cisl, che ha una sua identità e si fa interprete di una cultura sindacale ben precisa, figlia della dottrina sociale della Chiesa così come della laicità delle influenze anglosassoni. Se dunque inizialmente reputavo un po’ una forzatura il nome del progetto, perché il sindacalista vero è solo colui (o colei) che si è sudato la sua esperienza in fabbrica, credo ora che sia possibile – e necessario, per tutto il sindacato – allargare il significato del termine a questa nuova generazione che comincia ora il suo viaggio in Cisl, che sia possibile affidare a queste nuove risorse compiti sempre più complessi, che li portino ad operare in progressiva autonomia, da veri sindacalisti. f in orm FNP 9 ABITARE IN LOMBARDIA AI TEMPI DELLA CRISI Pier Luigi Rancati insieme alla Fnp, L aal Cisl, Sicet e alla Filca, ha realizzato una ricerca sull’offerta e il fabbisogno di alloggi in Lombardia valendosi della collaborazione scientifica del Politecnico di Milano, allo scopo di definire il quadro di riferimento per la contrattazione sociale sulle politiche abitative nella regione e nei territori. Nessuna politica abitativa, soprattutto in tempi di crisi, può eludere la questione di quante case servono e per quali fasce di popolazione devono essere predisposte. E, tuttavia, non c’è urgenza più ovvia e paradossalmente più trascurata di quella di misurare il fabbisogno per farne discendere politiche d’offerta proporzionate e differenziate rispetto alla cifra e alla composizione sociale della domanda. La nostra indagine ha misurato il fabbisogno d’abitazioni esistente e la sua dinamica evolutiva, stimata al 2018, mettendo a confronto i fabbisogni pregressi e le nuove domande con la capacità di risposta del territorio in base alle aree di espansione residenziale (per l’edilizia libera, sociale e convenzionata) e allo stato di attuazio10 Numero 1 • Settembre 2014 ne delle previsioni insediative degli strumenti urbanistici vigenti. I risultati dell’indagine sono presentati nel libro “Abitare in Lombardia ai tempi della crisi”, curato da Antonello Boatti, docente del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, con il contributo del gruppo di ricercatori che hanno collaborato al progetto, di altri studiosi della materia e dei dirigenti sindacali delle Strutture Cisl coinvolte. La misura del problema abitativo Il punto sul quale i risultati della ricerca sollecitano la riflessione è il rapporto che si deve stabilire nelle condizioni date fra la dimensione effettiva del fabbisogno - la cui gravità emerge inconfondibile quando la si misura in modo oggettivo - e l’azione pubblica per soddisfarlo. Il sistema abitativo in Lombardia deve risolvere gravi problemi di accessibilità. Gli alti prezzi delle case, sia per l’acquisto che per l’affitto, e il diffuso impoverimento delle famiglie a causa della crisi economica impediscono a una larga parte di popolazione in condizioni di svantag- gio sociale o di vulnerabilità di soddisfare il bisogno primario di un alloggio. Nei prossimi dieci/quindici anni, sia nelle città capoluogo sia nelle aree di minore densità urbana, sulle quali in parte si rovesceranno fasce povere di popolazione alla ricerca di sbocchi insediativi di minor costo, uno dei problemi più pressanti sarà quello di contrastare l’esclusione abitativa e il diffuso rischio sociale ad essa collegato. La domanda da farsi è: può lo Stato in questa fase – senza nuova spesa – intervenire per contrastare la crisi abitativa in atto, assicurando migliori condizioni di accesso alla casa ai molti che oggi ne sono esclusi o che lo saranno presto per effetto di uno sfratto o di un pignoramento immobiliare? Sì, a patto che si faccia subito la riforma della normativa sulle locazioni (la legge n. 431 del ‘98). Lo Stato dovrebbe preoccuparsi di dare al mercato delle locazioni una decente regolazione per moderare i canoni e promuovere offerte abitative più accessibili, e potrebbe altresì ripristinare un dispositivo per la graduazione e programmazione della concessione della forza pubblica su tutti gli sfratti, anche quelli per morosità, considerando le possibilità di rialloggio e la cronologia del titolo di rilascio. Nulla, però, di ciò che si sarebbe dovuto fare per assicurare le dovute tutele è stato fatto: il “blocco immobiliare” in Italia sa essere molto dissuasivo quando si comincia a discutere di provvedimenti che possono incidere sui diritti proprietari. E tuttavia, aggiustare la legge sulle locazioni, per quanto utile e necessario, sarebbe oggi una risposta largamente insufficiente. C’è infatti, a causa della crisi economica, uno scenario nuovo del bisogno, per dimensioni e profili sociali della domanda, in progressivo e persistente peggioramento, che sollecita un rilancio dell’azione pubblica con politiche di protezione sociale ad alta intensità. Non ci si può limitare a erogare qualche sussidio, perché il problema casa può essere affrontato dal lato della domanda in condizioni di maggiore svantaggio e disagio solo riavviando la realizzazione di case popolari su larga scala, con programmi pubblici di nuova costruzione e di recupero di aree e patrimonio esistente, per assicurare nel tempo offerte abitative in affitto accessibili e nondimeno caratterizzate da buona qualità edilizia, energetica ed urbanistica. f in orm FNP 11 Tab. 1: Nuova domanda abitativa 2009-2018 domanda da matrimonio domanda da convivenze domanda da separazioni domanda da divorzi domanda da persone che vivono sole domanda da studenti domanda da anziani soli con età superiore a 65 anni domanda determinata da migranti • periodo 2009/2013: - ricongiungimenti familiari - persone che vivono sole - nuove coppie • periodo 2014/2018: - ricongiungimenti familiari - persone che vivono sole - nuove coppie • incremento medio annuo irregolari domanda determinata da disagio abitativo TOTALE DOMANDA ABITATIVA 2009-2018 di cui: domanda di edilizia sociale (case popolari) domanda di edilizia convenzionata (con affitto sostenibile e in proprietà) domanda di edilizia libera (in proprietà a prezzi di mercato) Oltre alla domanda insorgente si dovrà poi tenere conto anche del fabbisogno pregresso che è quanto resta da soddisfare della domanda generatasi nel periodo precedente il 2009, stante l’offerta insufficiente di alloggi resi disponibili fino alla stessa data. In sintesi, nel caso siano confermate le attuali tendenze demografiche, sociali ed economiche, la regione Lombardia sarà interessata nel periodo 2009-2018 da una forte crescita della domanda abitativa e la più parte di essa (il 46% del totale) farà assegnamento sulla disponibilità 12 Numero 1 • Settembre 2014 n° di stanze 350.881 109.334 74.033 51.718 117.130 48.468 39.755 n° di abitazioni 159.491 49.697 33.651 23.508 53.241 22.031 18.070 93.628 8.713 34.796 42.558 3.960 15.816 37.041 14.303 49.350 8.833 192.094 16.837 6.501 22.432 4.015 87.315 1.230.067 559.123 566.085 336.655 257.312 153.026 327.327 148.785 d’alloggi di edilizia pubblica a canone sociale e di edilizia convenzionata a canone sostenibile. Ci sono le condizioni per una risposta concreta ad una domanda abitativa che per capacità di spesa può permettersi l’accesso ai soli comparti d’offerta sociale o protetta? Considerando le quantità d’offerta realizzabile sulla base delle aree previste per l’edilizia residenziale e dei carichi insediativi ammessi nei piani urbanistici vigenti la risposta è negativa in tutti i territori lombardi. Tab.2: Nuova offerta residenziale 2009-2018 (espressa in n° di stanze) TOTALE OFFERTA 2009-2018 di cui: Edilizia sociale (case popolari) Edilizia convenzionata (con affitto sostenibile e in proprietà) Edilizia libera (in proprietà a prezzi di mercato) Costruire case, ma non a caso La ricerca dimostra non solo che i sistemi abitativi locali in Lombardia denotano un’insufficienza cronica di risposta per la domanda d’edilizia sociale (case popolari) e, in misura minore, d’edilizia convenzionata, ma che, paradossalmente, in base alle aree d’espansione residenziale previste dagli strumenti urbanistici comunali vigenti si avrebbe un eccesso diffuso d’offerta per la domanda più agiata. È un eccesso d’offerta costituito da edilizia libera (in proprietà a prezzi di mercato), mentre resta gravemente irrisolta la componente principale del fabbisogno. In sostanza, si prevede di costruire per una domanda che non c’è e si organizzano nel territorio politiche d’offerta senza alcuna coerenza con la reale dimensione dei bisogni e la concreta composizione della domanda abitativa. All’urgenza di politiche d’offerta per un fabbisogno preponderante d’edilizia residenziale pubblica e in misura minore d’edilizia sociale, il territorio risponde con un surplus d’offerta d’edilizia libera di dimensioni clamorose. In cifre le conclusioni dell’indagine si possono brevemente riassumere in questo modo: - su un fabbisogno complessivo di abitazioni in Lombardia stimato al 2018 in 1,2 milioni di stanze, pari a 565 mila abitazioni, il 74% 975.098 64.018 145.326 765.751 (in valori assoluti 922 mila stanze, pari a 419 mila abitazioni) grava sull’edilizia residenziale pubblica, vale a dire case popolari a canone sociale; - il 26% del fabbisogno complessivo è una domanda che può rivolgersi all’edilizia convenzionata, in valori assoluti 324 mila stanze, pari a 147 mila abitazioni, da destinare, però, in via prevalente alla locazione con affitto moderato o sostenibile, perché trattasi di una quota di fabbisogno costituita principalmente da persone o nuclei familiari in condizioni socioeconomiche fragili o, nel caso di giovani e famiglie di nuova formazione, con prospettive di stabilizzazione del reddito assai meno brevi e sicure che in passato. Per questa domanda l’affitto con canone calmierato è una soluzione più sostenibile ed efficiente dell’offerta di una casa in proprietà, sia pure a prezzi convenzionati, o del sostegno pubblico per l’acquisto a debito. - E, per finire, l’offerta di edilizia libera, considerando quella realizzata nei periodi precedenti e solo in parte assorbita dalla domanda fino al 2009, e l’offerta potenzialmente realizzabile secondo le aree d’espansione previste per questa destinazione dai piani urbanistici, risulta in eccesso rispetto al fabbisogno di circa 809 mila stanze, pari a 368 mila abitazioni inutili. f in orm FNP 13 Tab. 3: Fabbisogno abitativo al 2018 per tipologia d’offerta nelle Province lombarde e in Lombardia Province Bergamo Brescia Como Cremona Lecco Lodi Mantova Milano + Monza Pavia Sondrio Varese fabbisogno al 2018 Edilizia Sociale n° stanze n° alloggi 85.377 38.808 129.024 58.647 42.964 19.529 28.410 12.914 22.383 10.174 17.109 7.777 45.532 20.696 431.816 196.280 49.719 22.600 11.036 5.016 59.044 26.838 fabbisogno al 2018 eccesso di offerta al 2018 Edilizia Convenzionata Edilizia Libera n° stanze n° alloggi n° stanze n° alloggi 19.331 8.787 138.263 62.846 37.216 16.916 107.518 48.872 27.089 12.313 66.240 30.109 13.119 5.963 28.381 12.900 17.149 7.795 24.571 11.169 8.343 3.792 25.357 11.526 20.414 9.279 102.556 46.616 106.225 48.284 89.115 40.507 27.155 12.343 99.393 45.179 5.598 2.545 54.259 24.663 42.191 19.178 73.195 33.270 Totale Regione 922.414 323.780 419.279 La tendenza di fondo che gonfia la cifra del fabbisogno di edilizia residenziale pubblica in tutte le province lombarde, più che a un cambio di ritmo nella formazione di nuova domanda debole, è riferibile alla persistente sproporzione tra questa e la quantità d’offerta di alloggi sociali che si mantiene stabilmente su valori minimi o, in alcuni ambiti territoriali, perfino nulli. Infatti, a livello regionale, considerando il periodo dal 2002 al 2008, solo il 7,6% dell’offerta abitativa è destinata all’edilizia residenziale pubblica; il 18% dell’offerta è edilizia convenzionata o sociale, mentre il restante 74,4% è edilizia libera. Le proporzioni fra le tre tipologie d’offerta andrebbero rovesciate: questo è il problema che in Lombardia ma, probabilmente, anche nel resto del Paese, la politica abitativa deve risolvere. 14 Numero 1 • Settembre 2014 147.195 808.848 367.657 Fermare il consumo di suolo C’è però un criterio di limite dell’urbanizzazione e del consumo di suolo che la politica abitativa deve assumere nel proprio sistema di obiettivi. In una regione come la Lombardia che ha un consumo di suolo sette volte maggiore rispetto alla media nazionale senza che ciò riesca a ridurre il disagio, specie quello più grave, lasciando irrisolti i fabbisogni pregressi e la nuova domanda di casa, s’impone un cambiamento di prospettiva delle politiche abitative e di sviluppo urbano, perché servono sì nuove case popolari ma anche qualità abitativa e urbana, in una visione più completa di sostenibilità dell’abitare, d’integrazione sociale e di cura del territorio. Tab. 4: Indici di consumo annuo di suolo nelle Province lombarde e in Lombardia Province Monza e Brianza Milano Como Varese Lecco Bergamo Pavia Sondrio Brescia Lodi Cremona Mantova Lombardia consumo di suolo 1999-2007 (ettari ogni anno) consumo di suolo annuo pro capite (mq per abitante) 164 745 152 230 121 548 296 106 840 166 271 631 4.270 2 2,4 2,6 2,6 3,6 5,1 5,5 5,8 6,9 7,5 7,6 15,5 4,4 Aumentare l’offerta sociale con più case popolari per dare risposte utili al fabbisogno non significa accrescere il consumo di suolo libero, consentendo l’edificazione su nuove aree d’espansione rispetto a quelle già destinate alla funzione residenziale dal piano urbanistico vigente. Il primo modo di risparmiare territorio è quello di interromperne lo spreco, orientando l’edificazione sui bisogni più urgenti, vale a dire quelli che nascono dalle fasce più deboli e svantaggiate, e sul riuso urbano, privilegiando il recupero di patrimonio edilizio esistente e il riuso dei nuovi “vuoti urbani” (aree industriali dismesse, aree o edifici di proprietà pubblica inutilizzati). E si può risparmiare suolo, come si è già detto, anche trasferendo al mercato l’onere di assicurare più offerta accessibile dal patrimonio abitativo esistente e da quello sfitto e invenduto, con la riforma della legge 431/98 sulla disciplina delle locazioni private e con il riordino della fiscalità urbanistica e immobiliare. Invece, dal 2008 ad oggi, si mettono in campo “piani casa” sbagliati e inutili perché di nessuna efficacia sociale, stante che l’obiettivo primario dell’azione pubblica in questa fase è di incoraggiare un’improbabile ripresa dell’attività edilizia e del mercato, per assorbire l’eccesso d’offerta invenduta e rilanciare il ciclo degli affari, anziché prestare il dovuto rimedio al disagio e al fabbisogno abitativo. Disagio abitativo e fabbisogno di alloggi non sono nozioni equivalenti: il disagio reclama anche altre misure di politica sociale ed urbana, non solo politiche della casa o d’offerta abitativa in senso stretto. Ma, dopo avere ampiamente negato per oltre un decennio − nel corso degli anni ‘90 − la persistenza nel nostro Paese di una grave crisi abitativa per mancanza d’offerta accessibile, oggi si fanno descrizioni del problema abitativo che sembrano contrapporre la nozione “moderna” di disagio a quella più “tradizionale” di fabbisogno, così da mettere in secondo piano l’urgenza di un’azione pubblica volta ad aumentare il patrimonio di edilizia sociale. L’impatto delle dinamiche demografiche e della crisi economica sulla domanda e l’offerta abita- f in orm FNP 15 tiva, più che averne determinato una maggiore complessità e stratificazione, ha spinto a forza nell’area del rischio, dell’esclusione o della quasi esclusione, ampi strati sociali sempre più poveri o impoveriti a cui resta inaccessibile l’offerta abitativa esistente. Fosse vero che il problema della casa è soddisfare una domanda divenuta per effetto della crisi e dei mutamenti demografici e migratori sempre più “liquida”, complessa e stratificata, senza un preciso profilo sociale collegato allo svantaggio economico, che tutt’al più vivrebbe il disagio abitativo solo come stato di vulnerabilità o di difficoltà temporaneo, allora potrebbe giustificarsi l’odierna politica di comparto: si mettono in campo più modelli di risposta in ragione della supposta varietà del bisogno, ancorché si tratti di risposte scarse in rapporto all’effettiva quantità dei soggetti tutelati e asfittiche per dimensione della spesa pubblica impegnata. La nostra ricerca dimostra che questo approccio è sbagliato. La politica per la casa dovrà sì tenere conto delle mutate strutture familiari, del fatto che se ci sono più single o anziani o nuclei monogenitoriali o famiglie di minori dimensioni anche gli alloggi che si offrono dovranno avere conformi caratteristiche funzionali e che l’abitare delle persone dovrà essere accompagnato da politiche integrate di welfare a scala urbana o di quartiere. 16 Numero 1 • Settembre 2014 Tuttavia il fattore di rischio e d’esclusione abitativa che predomina è lo svantaggio economico della cui supposta differente natura permanente o transitoria sarebbe arbitrario discettare, stante che l’impatto della crisi sui redditi delle famiglie lombarde non si potrà risolvere nel breve o medio periodo ed anzi, considerando i mutamenti della base produttiva e dei livelli occupazionali, del sistema previdenziale e di welfare, e gli effetti delle dinamiche demografiche in atto, è più facile che si debbano rivedere le stime in direzione di un netto aumento delle fasce di povertà e svantaggio economico e, quindi, di rischio e d’esclusione abitativa. Condizioni di esclusione o di rischio e quasi esclusione abitativa, che insieme fanno la parte prevalente del fabbisogno pregresso e della domanda casa insorgente, non sono rimediabili senza nuovi programmi per la costruzione e il recupero di case popolari. Dai primi anni ‘90 ad oggi l’impegno pubblico sul problema casa si è via via dissolto, sia sotto il profilo della quantità della spesa per le prestazioni di welfare abitativo, sia sotto il profilo delle politiche legislative per la tutela dell’accesso alla casa. Il taglio della spesa per programmi di sviluppo e riqualificazione del patrimonio di alloggi pubblici non sta penalizzando solo un’ampia fascia di popolazione, esso è parte integrante del ge- nerale processo di disinvestimento sulla qualità urbana e sulla coesione sociale e territoriale. Dalle politiche inutili a un piano vero per l’edilizia residenziale pubblica Nel campo della politica urbanistica gli anni dell’ultimo ciclo delle costruzioni sono stati anche gli anni di una più marcata deregolazione. Messo interesse pubblico e interesse privato sullo stesso piano, si è svalutato il primo, delegitti- mando e svuotando il potere pubblico di ruolo e di capacità di governo delle trasformazioni territoriali. Il “sistema Italia” negli ultimi vent’anni ha investito poco sulle città, ciò non è dipeso dalla crisi fiscale dello Stato e dalle politiche di riduzione del debito. Di fatto, anche nella fase di massima espansione del mercato edilizio (1995-2006), si è rinunciato a fare investimenti per accrescere qualità, coesione sociale e sostenibilità delle nostre città, benché si sarebbe potuto in quel periodo finanziare politiche di sviluppo territoriale e di welfare con una più equa ripartizione fra pubblico e privato dei plusvalori fondiari e immobiliari generati dalla trasformazione urbana. Con l’inizio della crisi, nel 2008, si torna a parlare di piani-casa, ma si è visto subito che con i piani del passato (Piano Ina-casa, Piano Gescal, Piano decennale) quello nuovo, come i piani che lo seguiranno, ha poco o nulla in comune, sia per il basso impegno finanziario, sia per la limitata quantità di alloggi, ma soprattutto per la diversa destinazione sociale degli interventi. Si costruiscono case in affitto convenzionato e in proprietà, rinominate per l’occasione “edilizia sociale” o “housing sociale”, con la speranza di una prevalente mobilitazione di capitali privati, per una fascia di domanda ai margini del mercato ma più abbiente di quella che partecipa ai bandi per l’assegnazione delle case popolari. Tuttavia non propone una nuova stagione d’espansione urbana e ulteriore consumo di suolo a favore dell’edilizia pubblica e sociale. Nemmeno vogliamo ignorare i limiti attuali della finanza pubblica, rispetto ad obiettivi di politica abitava che invece richiederebbero il ritorno di robusti investimenti di risorse pubbliche per aumentare il patrimonio abitativo sociale e per la rigenerazione urbana. Però, delle due l’una: o si continuano a fare politiche di nessun peso sociale, per rapporto alla dimensione e alla struttura della domanda, oppure si prepara una nuova stagione di politica della casa e della città, per fronteggiare l’attuale crisi abitativa e migliorare l’efficienza e la sostenibilità dei nostri sistemi territoriali. A questo fine, serve un vero “piano per l’edilizia residenziale pubblica” dell’importanza di quelli realizzati in altre stagioni della crisi abitativa (ed economica) in Italia, finalizzato ad aumentare l’offerta accessibile, per uno sviluppo urbano inclusivo e sostenibile, e per la ripresa economica e la crescita dell’occupazione. A questo fine, se si vuole agire con qualche efficacia sulla dimensione e la composizione del fabbisogno, è oggi necessaria la ripresa dell’investimento pubblico sul comparto: economie di bilancio o interventi di razionalizzazione e redistribuzione della spesa, pur indispensabili, in questa fase non sarebbero, specie sul livello regionale, sufficienti né agevoli; meno che mai sarebbero sostenibili operazioni di valorizzazione del patrimonio d’edilizia pubblica esistente, immaginando possibili vasti piani di dismissione o ridestinazione di quote rilevanti del già deficitario patrimonio di case popolari per sopperire alle più svariate condizioni di rischio o vulne- f in orm FNP 17 rabilità abitativa. Strumenti e fonti finanziari per ripristinare un flusso certo e continuativo di spesa da destinare ad un piano per l’edilizia residenziale pubblica e la rigenerazione urbana si devono trovare anzitutto all’interno del comparto immobiliare: - impegnando le maggiori entrate erariali derivanti dalla lotta all’evasione fiscale nel settore immobiliare, compreso il recupero di gettito da imposte evase negli anni precedenti su immobili non dichiarati; - destinando una frazione del complesso delle entrate fiscali sugli immobili al finanziamento del “Piano” e delle altre misure di welfare abitativo; - prevedendo una più equilibrata fiscalità urbanistica e immobiliare, anche sotto forma di fiscalità di scopo, a partire da una tassazione più incisiva sui valori che si generano nello sviluppo urbano; - utilizzando il finanziamento dei fondi europei per azioni integrate a favore dello sviluppo urbano sostenibile; - riordinando il sistema degli incentivi per determinare una fiscalità di vantaggio più selettiva a favore dei gestori di edilizia residenziale pubblica sugli interventi di riqualificazione del patrimonio pubblico che prioritariamente mirano al miglioramento dell’efficienza energetica; - prevedendo che una parte del vasto patrimonio dismesso del demanio statale sia trasferita ai comuni per la formazione di una riserva d’aree da destinare all’edilizia pubblica. Edilizia pubblica e città possono essere nel quadro che abbiamo delineato due chiavi indispensabili in questa fase per riaprire prospettive di rilancio dell’economia e di sviluppo del Paese ma diversi devono essere l’approccio e gli obiettivi delle politiche d’investimento e d’offerta. E molto deve cambiare nel sistema di regolazione e di gestione del territorio. Diversamente c’è il rischio, sempre più concreto, che la prospettiva del problema abitativo pur già grave che la ricerca ci ha mostrato per la Lombardia evolva 18 Numero 1 • Settembre 2014 rapidamente verso un ulteriore peggioramento, con prevedibili e più pesanti ricadute sul piano degli squilibri sociali e urbani e della stessa coesione sociale. Edilizia pubblica e sviluppo locale L’efficacia di un modello di politica sociale per la casa dipende non solo dal quadro delle norme vigenti, ma anche dalle scelte che i comuni fanno in sede di formazione del piano urbanistico e di gestione dei processi negoziali per l’attuazione delle trasformazioni urbane nel proprio territorio. Al livello della pianificazione comunale è necessario riequilibrare le previsioni di sviluppo rispetto ai bisogni rilevati nel territorio in base ad un’esplicita individuazione e misura dei fabbisogni abitativi. Tutti i piani urbanistici dovrebbero muoversi nel senso di riproporzionare l’offerta sociale (case popolari e edilizia convenzionata in affitto) e quella di edilizia libera in surplus, con quote almeno paritarie: - spostando sul comparto dell’edilizia pubblica e dell’edilizia convenzionata parte delle destinazioni fondiarie per le tipologie residenziali inutili, frenando l’eccesso d’offerta e di consumo di suolo per la costruzione d’edilizia libera, stante che il fabbisogno per questa tipologia è pressoché ovunque sovradimensionato; - garantendo sulle quote o le aree cedute la pre- valenza della parte destinata all’edilizia residenziale pubblica rispetto a quella per l’edilizia convenzionata. I programmi di recupero e nuova costruzione di edilizia pubblica devono assicurare standard qualitativi elevati, sia in termini di maggiore quantità e prossimità delle dotazioni in verde, attrezzature e servizi pubblici; sia rispetto all’efficienza energetica degli edifici. Al rilancio di una politica per l’edilizia pubblica deve accompagnarsi lo sviluppo di un sistema più ampio di welfare locale, con azioni integrate di contrasto alla povertà economica, al disagio sociale e alla carente disponibilità e accessibilità della rete dei servizi collettivi o alla persona a scala urbana o di quartiere, perché nel territorio bisogna organizzare la risposta del sistema di protezione sociale alle molte sfide di un abitare inclusivo e sostenibile, ai problemi dell’invecchiamento, per un’effettiva presa in carico della persona, con la prevenzione, la riabilitazione, le facilitazioni ambientali, il sostegno economico, il coinvolgimento e la partecipazione sociale dell’anziano e della sua famiglia, nel suo contesto di vita. f in orm FNP 19 VIVERE IL CAMBIAMENTO, AGIRE L’INNOVAZIONE Flavio Sangalli I l Sindacato, nelle sue diverse espressioni categoriali e settoriali, vive un momento di profondo cambiamento. Possono essere utili al dibattito (e soprattutto a una nuova pratica sindacale) alcune considerazioni su come affrontare le trasformazioni, come reinterpretare la leadership di scopo del sindacato, come costruire un nuovo paradigma sindacale e ultimo, ma non meno importante, su come si sono svolte le nuove pratiche di sviluppo organizzativo nel sistema Fnp Lombardia. Un’esperienza che ha stimolato l’adozione di questi approcci in altri sindacati regionali e territoriali (quali Fit, Fim, Fai/Filca, Cisl Milano Metropoli e anche enti bilaterali quali Ebiter Milano). La considerazione iniziale attiene alla relazione con il cambiamento dei contesti globali in cui il sindacato opera. La prima opzione è di non essere reattivi ma proattivi, e ciò significa avere proposte e posizioni in grado di anticipare le scelte della politica dando del sindacato la percezione di agente innovatore – e non conservatore, come invece succede. La seconda opzione è di non aver paura di cambiare, sapendo, produttivamente e saggiamente, che una rinuncia al particolare e al contingente 20 Numero 1 • Settembre 2014 a favore del prioritario e della prospettiva porta ad una maggiore credibilità e utilità percepita del sindacato stesso. Una seconda considerazione è relativa alla riscoperta della leadership di scopo del sindacato. Ciò significa in primo luogo riscoprire il valore e la bellezza dell’azione sindacale quando persegue innanzitutto la giustizia sociale e la solidarietà a cui ispira le sue politiche e le sue azioni. In secondo luogo la leadership di scopo del sindacato aumenta la sua autorevolezza sociale perché dà la percezione di essere concretamente al servizio dei lavoratori, dei pensionati, dei ceti deboli. Con una battuta, il sindacato è per loro, non per i sindacalisti. La terza considerazione riguarda il nuovo paradigma sindacale che si deve affermare, trasformando il cambiamento da problema a opportunità. Per evidenziare le caratteristiche di questo paradigma potremmo dire che i punti cardinali devono essere definiti dai seguenti aggettivi: - esemplare, perché il sindacato può essere autorevole attore del cambiamento se è inattaccabile nei suoi comportamenti organizzativi e strategici; - eteroriferito, perché il sindacato deve creare valore aggiunto percepito per chi rappresenta e per la società; - efficace, perché il sindacato in questo momento più che mai deve usare al meglio le capacità umane e le risorse che gli vengono affidate dagli iscritti; - entusiasta, perché la passione per i propri valori e per la propria missione costituisce l’energia vitale per fare al meglio. Porsi in modo innovativo verso il cambiamento, vivere una forte leadership di scopo e dotarsi di un nuovo paradigma sono oggi le condizioni per essere protagonisti e creatori di valore. Ciò detto, la grande forza del sindacato si attiva, come nei momenti migliori della Cisl, nella capacità di fare, nelle esperienze e nei percorsi di miglioramento, insomma nell’agire e non solo nel sapere. A questo scopo può essere interessante citare per grandi linee il Percorso di Sviluppo Organizzativo messo in atto da Fnp Lombardia dal 2012, evidenziandone le “tappe” principali. L’attività è iniziata con una ricerca/intervento a livello della struttura regionale e nei 14 territori di allora, dove con le Segreterie si è svolto un lavoro collettivo di confronto tra lo stato organizzativo/strategico e un modello di eccellenza delle associazioni di rappresentanza, predisposto integrando le migliori pratiche di questo tipo di organizzazioni. I risultati principali sono stati anche descritti nel libro “Grigio brillante” pubblicato da FrancoAngeli. La seconda tappa è stata la stesura dei piani realizzativi nella struttura regionale e nelle nuove strutture territoriali, dove sono stati definiti i termini comuni dei valori, della missione e della visione futura di Fnp. Tale lavoro è capitato a proposito perché ha favorito il processo di aggregazione delle 8 nuove Fnp territoriali, usando anche le indicazioni emerse dalla precedente ricerca/intervento. Tutta la pianificazione svolta è stata raggruppata in una sintesi a livello di sistema come Fnp Lombardia per evidenziare i tratti comuni (i valori di riferimento e gli obiettivi prioritari) su cui la struttura regionale ha indirizzato la sua diretta attività e il sostegno alle strutture territoriali. Ciò ha consentito di arrivare alla terza tappa, attualmente in corso, in cui ci si è focalizzati sull’obiettivo considerato prioritario e leva causale per la realizzazione degli altri, e cioè la politica dei quadri: quest’area di miglioramento/ innovazione è stata affrontata con due iniziative specifiche. La prima iniziativa riguarda le schede quadri. Esse forniscono in modo esauriente le informazioni sul gruppo dirigente (caratteristiche, interessi prioritari e aspettative di sviluppo, valutazioni sull’azione sindacale) e consentiranno per la prima volta di attivare una valida politica dei quadri nel sistema Fnp Lombardia in tutte le sue principali fasi (reclutamento, apprendimento, collocazione, ricambio). In questo modo si attivano al meglio le risorse più importanti del sindacato: i suoi dirigenti, i suoi operatori e i suoi militanti. La seconda iniziativa prende direttamente spunto dalla ricerca/intervento svolta e dal piano di sistema di Fnp Lombardia (che raccoglie gli input dei piani delle strutture territoriali e regionale) e si collega alla qualificazione dei dirigenti e di quanti operano a vario titolo nel sistema. In questo caso a livello territoriale si svolgono per tutto l’anno interventi di apprendimento organizzativo mirati a ravvivare il senso di scopo dell’azione sindacale e ad incrementare capacita diffuse di tipo gestionale, relazionale e comportamentale perché siamo convinti che il sindacato è una grande organizzazione che può creare valore per chi rappresenta e per la comunità. E per farlo trova in una consapevole “militanza intraprendente” le ragioni e le condizioni della sua autorevolezza sociale e del successo del suo agire. f in orm FNP 21 LE RAGIONI DI UNA POLITICA DEI QUADRI Adriana Coppola Cisl può contare su un invidiabile pa«L atrimonio di energie umane, volontarie e professionali. Esse costituiscono la risorsa decisiva dell’organizzazione nel suo impegno tra i lavoratori e al loro servizio. La condizione prima perché questa grande risorsa umana e politica produca effetti positivi è che ci siano convinzioni comuni, vissute e praticate, ancorate ai valori della solidarietà, dell’uguaglianza, della responsabilità, dell’autonomia. La seconda condizione è che tale grande risorsa venga continuamente valorizzata, arricchita e impiegata in modo adeguato e corrispondente ai compiti propri del sindacato favorendo la mobilità dei quadri con una circolarità più ampia tra ruoli di direzione politica, di staff e nei servizi. L’impegno ideale degli uomini e delle donne che lavorano nella Cisl, la loro preparazione professionale nonché il loro razionale utilizzo decidono della concreta possibilità di tradurre nella realtà le idee, le proposte, le politiche della Cisl1.» Sono parole messe agli atti durante la VI Assemblea dei quadri Cisl del luglio 1987. Approfondendo la riflessione sul funzionamento dell’organizzazione, si riscontrava allora l’esistenza di «un evidente difetto di organicità, […] di una mancanza di conoscenze complete e aggiornate su cui basare iniziative razionali e coordinate» e si proponevano alcune soluzioni. La principale era la creazione, a livello confederale, di una «anagrafe dei quadri Cisl», intesa come «sistema dinamico di conoscenza e aggiornamento», in modo da agire su due importanti leve di gestione delle risorse interne: il reclutamento (di nuovi operatori e di nuovi quadri) e la mobilità dei quadri esistenti. Combinata al supporto della formazione, tale politica di conoscenza e di analisi delle competenze avrebbe permesso – in particolare per quanto riguardava i quadri – non solo di «realizzare un migliore equilibrio nella distribuzione tra ruoli dirigenziali e ruoli di staff», garantendo che «l’assunzione di compiti, ruoli e responsabilità nell’organizzazione» fosse preceduta e accompagnata da corrispondenti «esperienze formative, di aggiornamento e qualificazione», ma soprattutto di sfruttare meglio le competenze presenti, favorendo «l’utilizzo dei quadri più con riferimento a specifici progetti di lavoro che a ruoli fissi». Il coordinamento per una «politica dei quadri integrata tra tutte le strutture» veniva affidato al livello regionale. __________ 1 Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori, La Cisl dal X all’XI congresso, Edizioni Lavoro, Roma, 1989, vol. II, pp. 58-59. Dallo stesso testo sono tratte anche le citazioni seguenti. 22 Numero 1 • Settembre 2014 Quasi trent’anni dopo, questa valutazione rimane condivisibile sotto molti aspetti e la Segreteria della Fnp Lombardia ha trovato in essa un punto di riferimento importante – sia sotto l’aspetto storico che teorico – quando, nel 2012, ha avviato il grande progetto di analisi interna denominato “La militanza intraprendente”. L’obiettivo, ambizioso, è quello di aiutare le strutture Fnp della regione a operare al meglio attraverso un processo di razionalizzazione non delle fonti economiche ma del capitale umano. Il contesto attuale presenta infatti evidenti elementi di difficoltà, spesso inediti anche per chi ha vissuto le grandi ristrutturazioni industriali degli anni Ottanta e, soprattutto, estremamente lontani rispetto alle rosee prospettive di inizio millennio. Nella Federazione dei pensionati la classe dirigente è chiamata oggi a stare al passo di una società che richiede il massimo della specializzazione tecnica e tecnologica, dell’informazione e della disponibilità mentre riduce, al contempo, le risorse morali dell’impegno gratuito e della solidarietà. Tali risorse diventano perciò estremamente preziose e, se si vuole perpetuare l’organizzazione, non è più possibile permettere che siano impiegate in maniera inadeguata. Deriva da qui lo sforzo – che la struttura Regionale si è assunta l’onere e l’onore di sostenere e coordinare – richiesto ai dirigenti di ciascuna Fnp territoriale di dedicare del tempo a una riflessione collettiva che parta dalla definizione dei fondamenti culturali condivisi per sfociare poi in un miglioramento dell’attività della struttura, sia nei confronti degli iscritti sia in rapporto ai dirigenti, agli operatori e agli attivisti. Allo Studio Sangalli e Associati di Monza è stato dunque affidato il compito di seguire le strutture territoriali e quella regionale nelle due fasi del lungo percorso che dovrebbe concludersi quest’anno; la prima si è completata a fine 2013, con la predisposizione di otto piani territoriali e di quello regionale che, raccolti nel “Report di sistema”, sono stati presentati durante il Comi- tato Esecutivo del 29 gennaio 2014. In essi il gruppo dirigente Fnp identificava e descriveva i valori di riferimento per l’azione quotidiana, gli obiettivi di lungo periodo e le potenzialità da sviluppare per dare respiro alla Federazione nel prossimo futuro. Il lavoro svolto dal prof. Flavio Sangalli insieme alle Segreterie si è focalizzato inoltre sull’acquisizione di un metodo diverso di decisione e realizzazione basato sull’individuazione delle priorità e sulla determinazione di tappe ben definite all’interno dei progetti operativi. Processi più sistematici di decisione e di verifica incidono infatti sulla cosiddetta “capacità realizzativa” dell’organizzazione, e portano a concretizzare con maggiore facilità i risultati auspicati nella programmazione nonostante il ricorrere di “periodi di urgenza” (come le scadenze nel servizio fiscale) tipici dell’impegno sindacale e dei pensionati in particolare. Durante la scorsa primavera si è invece passati alla seconda fase, basata sulla conoscenza e sulla valorizzazione del capitale umano di cui la Fnp dispone. Partendo dalla classe dirigente, si è constatato che le informazioni disponibili sui componenti degli organismi decisionali della Federazione si limitavano a dati di tipo anagrafico (età e scadenze dei mandati) ed erano dunque del tutto insufficienti a dare conto dei profili delle persone, della loro storia lavorativa e sindacale, delle loro competenze e dei loro interessi. Tutti elementi che invece contribuirebbero a qualificare in maniera rilevante il lavoro dirigenziale, a partire dalla scelta del ruolo da svolgere. Un’organizzazione complessa come la Cisl – e come la Fnp di conseguenza – può sostenere al meglio il proprio impegno nei confronti dei lavoratori e dei pensionati solo se conosce davvero le risorse che ha al suo interno; per sanare le lacune si è dunque pensato a impostare – ampliandone però le finalità – quella «anagrafe dei quadri» auspicata nel documento del 1987. È stato così condotto un censimento di tutti i componenti dei Comitati Esecutivi territoriali, f in orm FNP 23 richiedendo la compilazione di una scheda personale articolata in sedici domande, attraverso la quale tracciare, per ciascuno, un preciso profilo delle competenze, delle aspettative prioritarie e della disponibilità operativa. Oltre 130 schede sono state recapitate ai territori e riconsegnate alla struttura regionale, che ha provveduto a inoltrarle allo Studio Sangalli per l’elaborazione numerica e la sintesi interpretativa. Dalla lettura incrociata di queste esperienze si vuole ottenere un quadro aggiornato e affidabile della composizione e delle abilità degli attuali dirigenti Fnp. I dati sull’anzianità associativa, sul rapporto con la tecnologia, sul settore pro- 24 Numero 1 • Settembre 2014 fessionale di provenienza, sugli interessi dentro e fuori l’organizzazione permetteranno alla Federazione Regionale di utilizzare con maggiore efficacia leve importanti come quella della formazione, ad esempio organizzando corsi che rispecchino le aspettative di apprendimento, promuovendo così non soltanto la suaccennata «mobilità dei quadri», ma anche l’allargamento e il rafforzamento dei ruoli di responsabilità, rendendoli più rispondenti alle inclinazioni personali e consentendo – tra l’altro – di ampliare la partecipazione della componente femminile, che continua a rappresentare una criticità non ancora risolta in modo soddisfacente. I RAGGRUPPAMENTI TECNICI Mario Clerici la riorganizzazione definita nei conD opo gressi della Fnp ai vari livelli, è ripresa l’attività dei Raggruppamenti Tecnici che può essere circoscritta in due vaste aree e precisamente: • l’attività di informazione, consultazione tecnica, promozione ed assistenza agli iscritti e più in generale ai pensionati, • partecipare e sostenere, per quanto possibile, questa fase transitoria di unificazione dei sistemi pensionistici nell’Inps assicurando tutele ed equità ai pensionati provenienti da particolari settori pubblici o dei servizi. Ricordiamo che la Fnp lombarda ha strutturato i raggruppamenti tecnici su tre livelli, e precisamente: 1. fondi speciali Inps; 2. dipendenti pubblici: ex Inpdap nell’Inps, articolati in tre settori enti locali e sanità, scuola, comparto sicurezza; 3. comparto ex Ipost. Per quanto attiene ai fondi speciali Inps questa segreteria è intervenuta presso la segreteria nazionale in merito alle pensioni dei dipendenti “ex elettrici” (armonizzazione della normativa del Fondo con quella dell’Ago) e ora purtroppo definita nella legge 111/2011 (decadenza in materia previdenziale) diffondendo puntualmente ogni informazione opportuna e assistendo gli iscritti che ne facevano richiesta, come pure ab- biamo fornito ogni utile e puntuale supporto agli ex dipendenti delle aziende elettriche per quanto attiene ai benefit sul consumo di energia elettrica. Per gli ex dipendenti pubblici iscritti all’Inpdap i temi affrontati sono più complessi in quanto attengono alla giacenza di numerose azioni legali promosse tramite l’Inas attinenti principalmente l’indennità integrativa speciale, il calcolo della pensione oltre 40 anni di anzianità, il riconoscimento di congedi vari e l’indennità di fine servizio, tutte problematiche parzialmente definite poi anche con successivi provvedimenti legislativi. Evidenziamo inoltre che per il settore scuola prosegue proficuamente l’attività del raggruppamento tecnico anche tramite l’utilizzo del sito web specifico. Per tutta questa attività è nostro costante impegno rafforzare la collaborazione con l’Inas. All’inizio dell’anno corrente è stato poi realizzato il comparto sicurezza non solo per assicurare assistenza agli ex lavoratori provenienti dal settore (requisiti pensionistici per lavoratori polizia di stato, pensioni privilegiate) ma anche per utilizzare e disporre delle loro competenze in tema di sicurezza per gli anziani. Per gli ex lavoratori ex Ipost sono tutt’ora in discussione (ed insoluti) i temi attinenti gli anni f in orm FNP 25 dei riscatti coperti da assicurazione obbligatoria (L. 4/60) e gli indebiti su I.I.S. Tutti questi argomenti sono stati oggetto di costante informazione ai coordinamenti territoriali ed alle rispettive segreterie locali e sono ampiamente ripresi e trattati nel quaderno “Speciale Raggruppamenti Tecnici” edizione 2014 recentemente diffuso. Infine tre temi regionali sono ampiamente insoluti o in ritardo per la loro complessità e la continua modifica delle varie normative, e precisamente: • i tempi e le modalità della definizione delle pratiche arretrate presso le varie sedi ex Indap per la liquidazione dei riscatti, delle ricon- 26 Numero 1 • Settembre 2014 giunzioni della corresponsione delle pensioni definitive e di reversibilità; • la corresponsione dei benefici in tema di welfare a suo tempo definiti con bandi nazionali dall’Inpdap (es. dote Inpdap Lombardia – tre progetti di assistenza); • unificazione sportelli (progetto di integrazione logistica Inps – Inpdap – Enpals Lombardia; l’attività principale è stata avviata presso le sedi di Mantova e solo parzialmente a Como e Milano). Su queste problematiche avvieremo quanto prima unitamente alla Cisl, all’Inas e alla Funzione Pubblica, una verifica con gli enti previdenziali. I PERCORSI DELLA FORMAZIONE Angelo Motta Tempo di verifica Dopo il Congresso, la Segreteria e l’Ufficio Formazione della Fnp Regionale hanno avviato una serie di contatti con le Strutture Territoriali, alle quali è stato chiesto di operare una verifica sui reali e sentiti bisogni, anche tenendo conto delle esperienze precedenti. Gli otto Territori lombardi hanno operato in tal senso ed hanno successivamente elaborato un piano formativo per il 2014: il documento presentato indicava i temi, gli obbiettivi e l’utenza ipotizzati, le date indicative ed il livello di coinvolgimento richiesto all’Ufficio Regionale. Tempo di elaborazione Dalla lettura e dalla tabulazione dei dati segnalati, è stato possibile evidenziare con chiarezza due diffusi bisogni formativi, sui quali era sollecitato un intervento dello stesso Ufficio Regionale: - il primo è relativo ai temi legati alla riforma organizzativa della Cisl ed in particolare al ruolo delle RLS: le Segreterie Territoriali hanno chiesto corsi che facessero meglio comprendere il collegamento tra i cambiamenti operativi e statutari ed i nuovi bisogni degli anziani, per i quali avviare pratiche di contrattazione sociale; - il secondo, necessariamente più tecnico e comunque collegato al primo, riguarda una conoscenza aggiornata dei bilanci comunali, delle politiche fiscali locali e di quanto altro fosse necessario conoscere in tema di leggi e regolamenti per positivamente regolare il nostro rapporto locale con Enti ed Istituzioni. Sulla prima segnalazione, l’Ufficio Regionale ha corrisposto con la stesura di uno specifico percorso formativo, da realizzare con l’apporto di esperti dei settori toccati: la proposta, richiesta da quattro Strutture, è stata comunque fatta conoscere anche alle altre realtà, per verificare un eventuale interesse. Per la seconda segnalazione, su bilanci, patto di stabilità, fisco locale ed altre correlate questioni, è stato elaborato un percorso di aggiornamento da realizzare prioritariamente a livello regionale, con la partecipazione di esperti e responsabili f in orm FNP 27 dei soggetti socio-politici operanti nel Territorio. Tempo di lavoro A partire dall’inizio del 2014, sono partiti alcuni percorsi concordati con le Strutture Territoriali della Fnp sui due temi particolarmente sollecitati. Nello stesso tempo, l’Ufficio Regionale ha collaborato anche con altre iniziative di formazione avviate dai singoli Territori, con proprie partecipazioni. Tempo di confederalità La Fnp Regionale ha partecipato ad un progetto teso alla apertura del Sindacato all’apporto dei giovani: volendo conoscere e rappresentare l’intera società, per recuperare una coesione sociale anche tra le generazioni, ci riguarda direttamente ogni sforzo di apertura al mondo giovanile. 28 Numero 1 • Settembre 2014 Lo stesso titolo indica la sostanza del progetto “Una buona casa per giovani sindacalisti” e propone la Cisl come un luogo di formazione di nuove personalità. Insieme ai percorsi formativi interni alla Fnp, quelli che partono dai nostri bisogni e tendono a qualificare il nostro specifico operato, è continuato il nostro impegno di collaborazione e di partecipazione alla formazione sindacale che la Cisl affida a Bibliolavoro. La Segreteria e l’Ufficio Regionale Fnp hanno partecipato agli incontri in Università Cattolica con Altis (Alta Scuola Impresa e Società), per la costruzione di un percorso per esperti di contrattazione sociale, che è già partito e sarà realizzato nell’arco di 7/8 mesi. L’impegno di Fnp a sostegno della iniziativa trova significativa misura nei 20 (su 34 partecipanti) propri iscritti che partecipano al corso. BREVI CONSIDERAZIONI SULLA NON AUTOSUFFICIENZA Tino Fumagalli la stampa quotidiana, ascoltando i L eggendo vari dibattiti radiotelevisivi, appare evidente come nella vita politica/sociale in Italia sono almeno vent’anni che si parla costantemente di problemi “prioritari” dando per scontato l’imminente attuazione; abbastanza facile osservare che l’intenzione corrisponde sempre più ad una vecchia canzone di Mina (parole, parole….). Tutto ciò risulta perfettamente sovrapponibile a quanto non sta succedendo sulla tematica relativa alla non autosufficienza o per meglio specificare la totale assenza di un qualsivoglia progetto relativo alle cure a lungo termine. Pescando nella memoria e facendo tesoro delle esperienze vissute mi sono ricordato di alcuni eventi che proverò velocemente a riprendere. Nel 2008 la AXA assicurazioni organizzò a Milano, presso la Borsa Valori, un convegno che ebbe una discreta risonanza sulla stampa nazionale il cui titolo era: Protezione della persona e cambiamenti demografici; nuove frontiere e prospettive. Come facilmente rilevabile, a distanza di 6 anni i temi affrontati allora sono più che mai attuali. In particolare voglio porre in rilievo 3 quesiti presenti sia allora che oggi. 1. Welfare: nel 2008 il 25% del PIL era riservato alla spesa sociale. Per mantenere analogo livello di protezione nel 2050 occorrerà investire il 36,6% sempre del PIL. Sarà sostenibile questa spesa? 2. Pensioni: nel 2050 diverse e numerose pensioni potrebbero valere un terzo dell’ultimo stipendio. La riforma Fornero (era una relatrice al convegno) ha ulteriormente appesantito il dato. I lavoratori sono consci di ciò? 3. Long Term Care: in Italia nel 2008 le persone non autosufficienti erano circa 2,1 milioni, il dato è riferito ai soli anziani disabili; attualmente sono oltre 2,7 milioni, le risorse economiche destinate al tema sono insufficienti e soprattutto non esiste nessun progetto di intervento. Questa situazione è destinata a durare per sempre? Prima di tentare qualche risposta insisto nel fornire alcuni dati, non per impressionare, bensì per provare a render tutti coscienti della gravità nella quale ci troviamo. Un’elaborazione fatta 10 anni fa dalla assemblea degli assessori regionali dei servizi sanitari sosteneva che: • nel 2003 gli over 65 erano 10,4 milioni • nel 2030 saranno 16 milioni • nel 2050 saranno 18 milioni Gli over 75 erano 4,5 milioni nel 2003 • saranno 8,2 milioni nel 2030 • saranno11,1 milioni nel 2050. In ragione di ciò il n° dei disabili anziani che era di 1.967 nel 2000 • è arrivato a circa 2.500.000 nel 2010 • arriverà a circa 3.200.000 nel 2020 • arriverà a circa 3.800.000 nel 2030 • arriverà a circa 4.400.000 nel 2040 Diventa obbligatorio ed indifferibile promulgare un fondo obbligatorio per la non autosufficienza a livello nazionale, creando nel contempo regole certe per la gestione a livello regionale/territoriale. f in orm FNP 29 IL PRIMO BILANCIO SOCIALE Sofia Rosso ha redatto il bilancio sociale relatiL avoFnpal 2013 che si configura come il primo documento politico, economico e sociale, allo scopo di fornire ai portatori d’interesse dell’organizzazione un rapporto sull’attività svolta a favore dei pensionati e delle loro famiglie, nell’ottica della trasparenza. Il bilancio sociale è un documento con il quale un’organizzazione, comunica periodicamente, in modo volontario, gli esiti della sua attività ai portatori d’interesse (stakeholder), rendendo trasparenti e comprensibili all’interno e all’esterno i programmi, le attività e i risultati raggiunti non limitandosi ai soli aspetti finanziari e contabili. A differenza del bilancio preventivo, che definisce gli obiettivi da raggiungere e la formulazione di strategie o procedimenti idonei per il loro raggiungimento, il bilancio sociale non si esaurisce nella pubblicazione di un documento, ma è il momento principale del processo di rendicontazione sociale che coinvolge la struttura che lo realizza. Il documento si articola in sezioni tematiche, a partire dall’identità dell’organizzazione in termini di mission, valori di riferimento, storia e regole, individuazione degli stakeholder e descrizione dei rapporti sindacali nazionali e internazionali. Le sezioni successive sono dedicate alle risorse e alla riorganizzazione territoriale della Fnp con il passaggio da 14 a 8 territori, una nuova refe30 Numero 1 • Settembre 2014 renzialità geografica che ha richiesto la revisione dei documenti statutari, la ridefinizione degli organismi e della governance. La relazione sociale descrive l’impegno e le attività realizzate nel corso dell’anno con riferimento, alla contrattazione, al ruolo delle donne, alla formazione, ai progetti per “unire le generazioni” e alla solidarietà internazionale. Il documento si conclude con l’analisi delle criticità, le prospettive di miglioramento e gli impegni per il futuro, tra i quali si evidenziano il forte sostegno ai Territori per estendere e qualificare la contrattazione sociale, una presenza maggiore dei giovani nelle strutture, la revisione dell’organizzazione dei servizi per garantire interventi di qualità, la promozione della continuità associativa e il consolidamento concreto dei rapporti intergenerazionali. La Fnp ritiene la diffusione del bilancio sociale, un processo ampio di condivisione e confronto tra l’organizzazione e gli interlocutori di riferimento, un momento importante di legittimazione sociale, una comunicazione efficace se favorisce un percorso di autoanalisi organizzativa e di scambio con il contesto di riferimento. Il primo bilancio sociale 2013 è presentato integralmente in una pubblicazione inviata al gruppo dirigente Fnp della Lombardia e disponibile sul sito www.fnplombardia.cisl.it, per chiunque abbia interesse a consultare il documento. LA FORZA DEI MULINI Angelo Motta S tiamo attraversando tempi difficili, a causa di una perversa congiuntura che ha impoverito nello stesso tempo le risorse dell’economia, della politica e dell’etica. E’ sempre più diffusa la condizione di persone e famiglie che, dopo aver perso il pane, rischiano di perdere anche il gusto e le ragioni del mangiarlo, cioè del vivere stesso. Per disperazione, ci attacchiamo ad ogni minimo segnale di ripresa, che spesso appartiene ad un orizzonte che è troppo lontano per chi soffre il dramma dell’oggi. Molti sociologi dicono che ci troviamo dentro una frenetica trasformazione epocale, cioè un cambiamento alla fine del quale niente e nessuno saranno più quelli di prima. Così, dopo i soldi, rischiamo di perdere anche speranza e identità! Siamo in preda alla paura e ci sentiamo soli anche in mezzo alla ressa, perché ci rendiamo conto che nessuno è lì per noi. Mancano oggi le risorse con le quali, nel passato, abbiamo fronteggiato e superato le grandi difficoltà: la coesione sociale dei cortili e dei condomini, la pratica di un vivere quotidiano nel quale la solidarietà e la condivisione erano prassi costante, cioè erano una cultura di vita. Nei rapporti umani, stiamo passando dal mutuo soccorso che aggregava la società nei tempi difficili del passato alla concorrenza dell’oggi, che contrappone le aspettative tra generi, ceti e generazioni. Di fronte a questo, per trovare conforto e prospettiva, ci può aiutare la conoscenza di un proverbio spagnolo, che dice: “Quando sulla Meseta si scatenano le forze dei venti, ci sono molti che, in preda alla paura, scappano in casa e si barricano con porte e finestre chiuse; ce ne sono altri che, invece, escono di casa per insieme costruire mulini”. Sono parole che ci invitano ad affrontare la giusta via, quella del governare senza fughe il nostro tempo, del costruire luoghi e soggetti che ci aiutino a recuperare le risorse, le ragioni e le speranze del vivere. Costruire mulini, oggi, vuol dire promuovere luoghi nei quali si sperimenti il gusto di vivere dentro una solidarietà che toglie dalla solitudine uomini e donne, giovani ed anziani, lavoratori e disoccupati, ricchi e poveri, italiani e stranieri e tutti quelli che oggi, vivendo l’altro come un avversario, lo affrontano come una concorrenza da sconfiggere. Lo spirito di chi costruisce mulini sulla Meseta ci insegna a convivere in spirito solidale queste differenze, ad affrontarle come una opportunità ed una risorsa per tutti. Le sofferenze del nostro tempo hanno bisogno di luoghi nei quali si sperimenti il gusto di una compagnia tra soggetti diversi che vedono nel reciproco servizio all’altro la scoperta del meglio di sé: è questo il fondamento buono della coesione sociale che dobbiamo recuperare. L’Associazione “Convivialità” ha tutte le caratteristiche di un mulino a vento della Meseta: è stata voluta per essere un luogo nel quale l’amicizia di persone legate tra loro da significative esperienze di servizio sociale, affronta i venti e le tempeste del nostro tempo e li indirizza al sostegno di un cambiamento che, “coltivi la memoria per recuperare la speranza”. Nel concludere, aggiungo una considerazione che tocca la valenza pedagogica di “Convivia- f in orm FNP 31 lità”, un aspetto che mi sembra scarsamente valorizzato: un luogo nel quale tornano a vivere valori e collegamenti, coesione e solidarietà, cioè le risorse che ci hanno sempre fatto uscire migliorati dalle crisi sociali, non è un’isola felice solo per i suoi abitanti! Un’associazione come questa, nella misura in cui tiene fede alle sue ragioni e testimonia il suo percorso, si propone come un luogo alternativo alla disperata solitudine della vita sociale, sia quella delle singole persone e sia a quella delle aggregazioni. “Convivialità” risponde ad un bisogno grande e specifico di coloro che ne fanno parte, ma nello stesso tempo, può lanciare un messaggio che, in questo tempo disperato, è per tutti: insieme si 32 Numero 1 • Settembre 2014 può, insieme si vince, insieme si passa dalla solitudine alla compagnia, dalla concorrenza alla solidarietà, dalla paura nel nascondiglio di casa al gusto del servizio sociale per sé e per gli altri. “Convivialità”, nel mio pensiero, può diventare una “provocazione”, in senso etimologico, chiamando fuori dalla loro acquiescenza anche altri soggetti, associazioni, corpi sociali o aggregazioni, con i quali costruire una rete di solidarietà in opera. Pensare che “Convivialità” possa far bene a quanti si impegnano è un pensiero scontato; pensare che possa far bene anche alla Fnp ed alla Cisl è un credibile progetto; pensare che possa far bene alla società potrebbe essere un sogno, ma perché non provarci? LA PROPOSTA DEL CONVIVIALISMO Sandro Antoniazzi recentemente in Italia, per le EdiÈ uscito zioni ETS di Pisa, il “Manifesto convivialista”, documento nato in Francia l’anno scorso per opera di un nutrito e variegato gruppo di studiosi e di aggregazioni, di area sociale ed economica, uniti dalla comune convinzione della necessità di contrastare il dominio pervasivo e incontrastato dell’economia e della finanza. Ispiratore primo dell’iniziativa è indubbiamente il MAUSS (Movimento Antiutilitarista nelle Scienze Sociali), gruppo noto e stimato che da anni con costanza e rigore conduce un argomentato lavoro critico e di elaborazione su questo fronte. Il documento che viene ora proposto al pubblico ha il merito di costituire un tentativo non velleitario volto a individuare una base culturale comune su cui far convergere le infinite tesi e iniziative che, da punti di vista diversi e con teorie differenti, si muovono nel medesimo senso. È impossibile pensare che il progresso possa andare avanti all’infinito. Diverse minacce si delineano all’orizzonte: riscaldamento globale, inquinamento, rischi nucleari, riduzione delle risorse energetiche, disoccupazione, immigrazioni di massa, fine delle forze politiche tradizionali, crescente insicurezza, terrorismo planetario, diffusione di reti criminali sempre più potenti e violente. In mancanza di una capacità democratica mondiale è facile che alcune di queste situazioni degenerino in modo incontrollato. Eppure certamente il mondo ha conosciuto nel corso del tempo importanti progressi, che però ora fanno fatica ad essere ricondotti al bene di tutti. Accanto alle difficoltà entropiche, la difficoltà prima sembra oggi essere costituita da un fattore antropico: come vivere insieme (con-vivere) cooperando, unendo le energie per aiutarsi a risolvere i problemi e non a contrapporsi per distruggersi. Il Manifesto indica quattro (più una) questioni di base: questione morale, politica, ecologica, economica (la quinta è quella religiosa o spirituale, che viene lasciata libera) asserendo la difficoltà delle varie teorie e ipotesi a individuare risposte soddisfacenti. A tutte le diverse questioni si è supplito sostanzialmente con la cieca fiducia in una crescita infinita, in grado di coprire ogni esigenza e di rispondere a ogni domanda. Tale crescita di basa su due postulati oggi in discussione: il primato assoluto dei problemi economici su tutti gli altri e la disponibilità senza limite delle risorse naturali. Così la dimensione economica si è espansa ben al di là del suo campo invadendo una larga parte delle attività umane; si è diffusa pertanto la tendenza a guadagnare di più, sempre di più, a scapito ad esempio del valore del lavoro in sé, del rispetto della natura e della cultura, e di altre f in orm FNP 33 dimensioni quali la cura nelle relazioni umane. Il convivialismo vuol essere un tentativo di risposta a questa situazione. Non una nuova ideologia, ma una base essenziale su cui possano ritrovarsi gli esseri umani, con il meglio delle loro dottrine, che ritengano di poter collaborare e anche rivaleggiare, ma nella coscienza della finitezza della natura e con la preoccupazione condivisa per la cura del mondo. La proposta centrale del “Manifesto convivialista”, è incentrata su quattro principi che costituiscono la base comune: Principio di comune umanità. Al di là delle differenze di pelle, di nazionalità, di lingua, di religione, di ricchezza, esiste soltanto un’umanità che deve essere rispettata in ognuno dei suoi membri. Principio di comune socialità. Gli esseri umani sono esseri sociali e la loro più grande ricchezza sta nei rapporti sociali. Principio di individuazione. Nel rispetto dei due principi precedenti, ciascuno deve poter affermare la propria singolare individualità senza nuocere agli altri, nella prospettiva di un’eguale libertà. Principio di opposizione controllata. È naturale che gli esseri umani si oppongano tra loro e il conflitto va accettato, purché non metta in pericolo il quadro di comune socialità. Sulla base di questi principi si esprimono poi 34 Numero 1 • Settembre 2014 delle indicazioni più concrete, ma a titolo esemplificativo, perché è compito di chi aderisce a questo pensiero attuarlo nella pratica. Questo documento può essere di grande interesse per noi per diversi motivi: innanzitutto si tratta di principi che fanno parte della nostra tradizione; in secondo luogo ci consentono di costruire una base culturale e di idee di riferimento di cui abbiamo bisogno nella nuova situazione; e inoltre ci consente di stabilire rapporti culturali con altre realtà anche di carattere internazionale, oggi essenziali e urgenti. Dando vita lo scorso anno a “Convivialità” non sapevamo dell’esistenza di questo Manifesto; però questa coincidenza significa che si tratta di idee che stanno maturando e circolano in diversi ambienti e realtà e il loro incontrarsi può dar vita a una coscienza nuova, più matura, in un momento in cui tutti i problemi stanno diventando mondiali. Vorrei solo richiamare in chiusura ciò che già Emmanuel Mounier, uno dei grandi maestri del cattolicesimo democratico, affermava nel 1949: “il primato dell’economia è una situazione storicamente anormale da cui bisogna uscire”. Chissà cosa direbbe oggi. Questo lascito ereditario di uno dei nostri maestri è un motivo ulteriore e uno sprone in più per metterci all’opera e portare il nostro contributo a questa comune impresa umana, tanto impegnativa quanto necessaria. SICUREZZA SENZA TEMPO Antonio Pintori avigare su Internet è N utile ed importante, ma nella rete si possono nascondere delle insidie. Qualsiasi computer connesso alla rete internet deve essere munito di un buon antivirus, che impedisca accessi sgraditi o dannosi. L’utilizzo di dispositivi di filtraggio come firewall, se opportunamente configurati, offrono un discreto grado di protezione contro tutta una serie di attività di aggressione online. A titolo preventivo, è bene prestare molta attenzione al regolare funzionamento del sistema operativo, ed individuare e correggere eventuali anomalie. Per proteggerli e conservarli, è importante fare un backup regolare dei dati sensibili e proteggerli dai virus informatici. Poiché le infezioni da virus telematici sembrano essere in aumento, dobbiamo aumentare le difese: si rendono necessari l’utilizzo di un software di protezione dai virus, una conseguente e continua scansione del pc e un suo aggiornamento periodico. Quando non usate il computer, non tenetelo collegato alla rete. Non aprite allegati delle e-mail provenienti da sconosciuti: verificate sempre il mittente. Coloro che utilizzano una connessione analogica o isdn (modem), possono incappare nei famosi dialer che effettuano connessione a costi molto elevati. Scaricare loghi o suonerie per cellulari, software, mp3 o materiale pornografico può essere molto peri- f in orm FNP 35 coloso. E’ possibile che si apra automaticamente una finestra di avviso di protezione che invita ad installare un certificato di protezione: in tal caso, cliccate no, perchè basta un si per trovarsi disconnessi e ricollegati a un numero a pagamento. Non guasterebbe installare un software che blocchi la connessione verso altri numeri. L’utilizzo di questo programma è utile per chi si è avvicinato da poco a internet: non è semplice capire subito se un sito fornisce programmi e materiali gratis o a pagamento. La password è la chiave di accesso alle informazioni personali pertanto, si consiglia di modificarla spesso e custodirla con grande attenzione. E’ conveniente utilizzare nomi di fantasia, se possibile non presenti in dizionari-elenchi italiani o esteri. E’ consigliabile utilizzare combinazioni alfanumeriche, con numeri e lettere facilmente memorizzabili da chi li usa. Navigando nel web si può finire accidentalmente in siti poco ortodossi sia dal punto di vista educativo che da quello della sicurezza: anche in questo caso si possono adottare diverse modalità di protezione. L’utilizzo di browser quali Explorer, Firefox, Chrome, ecc. ben configurati e controllati regolarmente nelle impostazioni e nella cronologia, permettono di monitorare il traffico dati. Un sistema di trasmissione dati molto interessante è quello della tecnologia bluetooth: essa permette di far dialogare ed interagire dispositivi diversi, telefoni, stampanti, notebook e computer palmari, senza l’esigenza di collegamenti via cavo. In questo caso la trasmissione avviene principalmente via radiofrequenza. Detta tecnologia però può essere fonte di virus. Infatti, importanti aziende hanno evidenziato nume36 Numero 1 • Settembre 2014 rosissimi attacchi da malware. Diventa importante quindi, come consigliato precedentemente, porre la massima attenzione ai file scaricati (download) e alla disattivazione del bluetooth quando non utilizzato. Un filone piuttosto ampio e ricco di pericolosi tranelli riguarda le vendite online e le aste. In generale si può dire che tutti i prodotti in vendita, di qualunque specie, se venduti a un prezzo molto inferiore rispetto a quello di mercato rischiano di essere truffe. Il prezzo delle automobili, ad esempio, ha un chiaro range che viene più o meno rispettato: quindi trovare una macchina del costo di 30.000 € a 2.500 €, senza dubbi merita particolare prudenza. Il bene proposto potrebbe essere in condizioni del tutto diverse rispetto a quelle descritte; il prezzo parziale o tenuto basso fa da specchio per le allodole per attirare possibili ingenui acquirenti; in ogni caso, si può trattare proprio di una truffa. In Italia, rispetto al resto d’Europa e del pianeta, la pratica di utilizzo di carte di credito o in generale di acquisti online è limitata. Probabilmente, da noi i sistemi informatici sono di uso comune per attività piuttosto semplici e intuitive: il pubblico del web non pone ancora piena fiducia in questo strumento. Il pregiudizio all’acquisto online, unito alla scarsa conoscenza dei sistemi informatici, di protezione e della rete in generale rende il web un territorio apparentemente inesplorato, nel quale tutto è concesso ed in balia del caso. La giurisdizione parla chiaro ma è spesso poco conosciuta: si ha difficoltà ad applicarla alle operazioni svolte su internet in quanto percepita come esperienza virtuale e non reale. Per ciò che riguarda l’acquisto online viene da consigliare, non differentemente dal cartaceo, una lettura attenta del contratto che si va a stipulare. Prima di inviare i quattrini, controllate l’esistenza reale della persona. Giova ricordare che, in caso di acquisti transfrontalieri, possono entrare in gioco altri fattori da valutare: spese di spedizione, dazi doganali, o applicazioni di leggi e sistemi giuridici diversi dal nostro. Carte di credito Ormai da diversi anni, anche nel nostro paese c’è stata l’introduzione della moneta elettronica. E’ stato fatto un grande salto in avanti per effettuare pagamenti senza uso diretto di denaro contante. Detta novità, però ci ha posto la questione della sicurezza. Infatti, sono stati inseriti diversi accorgimenti di garanzia, per evitare, ove possibile, truffe via etere e attacchi ai sistemi informatici. Le modalità per produrre e clonare le carte di credito sono numerose e di diverso tipo. La ragione è sempre la stessa; quella di impossessarsi dei dati contenuti nella banda magnetica delle carte. Questo può succedere mentre si fa un prelievo presso gli sportelli bancomat o nel corso di transazioni commerciali via internet, ma anche recuperando scontrini buttati incautamente dopo un acquisto. Spesso, il furto dei dati avviene presso esercizi commerciali, con la complicità di impiegati infedeli. Per clonare la carta di credito viene utilizzata la tecnica dello skimming, modalità in cui i dati contenuti nella banda magnetica di una carta originale vengono copiati. Questo può avvenire tramite un lettore che al momento del pagamento cattura i dati della banda magnetica, con una sola strisciata della carta. I dati così copiati vengono poi trasferiti in supporti plastici simili ad una carta ed utilizzati dai truffatori per effettuare transazioni fraudolente. La polizia postale in questo campo ha comunque acquisito risultati eccellenti. In ogni caso è consigliabile, non cedere la carta di credito ad altre persone. Si deve prestare molta attenzione alla propria carta al momento del pagamento, diffidare di qualsiasi esercizio che afferma di non avere apparecchiatura POS in prossimità della cassa. Per le spese effettuate sulla rete internet è bene utilizzare siti conosciuti e sicuri ed usufruire ove possibile delle varie soluzioni home banking che le banche mettono a disposizione. Si ha così la possibilità di verificare in tempo reale il proprio estratto conto. Bisogna fare attenzione ad occhi e presenze estranei quando si digita il PIN per un prelievo presso gli sportelli bancari. Sta accadendo che malfattori cerchino di individuare il numero PIN, proprio mentre lo componete e cercate di nasconderlo con il palmo di una mano. Verificate che nella cassa bancomat non vi siano anomalie, ad esempio che la tastiera sia ben fissa, che nelle fessure dove viene inserita la carta non vi siano manomissioni. Non dimenticate che in quest’ultimo periodo, veri professionisti stanno inserendo delle forcine da capelli nella sede della consegna delle banconote. In effetti questo sistema serve per bloccare la somma richiesta. Appena il cliente termina l’operazione e ritira la propria carta, lascia la sede della banca convinto che l’operazione non sia riuscita: poco dopo intervengono questi malfattori e si appropriano del malloppo, togliendo le forcine inserite in precedenza. Allora, prestiamo molta attenzione in questi momenti e cerchiamo di non distrarci. In caso di blocco della carta, ricordiamo, infine, di tenere sempre a portata di mano il numero telefonico gratuito che gli istituti di credito forniscono a tutti i clienti in caso di furto o smarrimento. Teniamo sempre ben presente che una banda di truffatori organizzata, in pochi minuti può svuotare la carta di credito, o prelevare soldi dal conto corrente. f in orm FNP 37 Furti in appartamento Nel periodo estivo generalmente le città si svuotano, e come si suol dire “quando il gatto manca i topi ballano”. Vivere rinchiusi in casa per terrore di essere derubati, non è certo una difesa da consigliare. Chi ha subito un furto in casa, poi diffida di chiunque non conosce. In queste circostanze, si viene privati non solo dei propri beni, ma si attacca anche la sfera degli affetti. Negli ultimi anni i furti in appartamento sono aumentati, e quando si viola il luogo simbolo per eccellenza dell’intimità, della sicurezza e degli affetti, non per nulla garantito dalla nostra Costituzione, il risultato inevitabile è quello di amplificare l’allarme sociale. In attesa dei dati ufficiali del Ministero dell’Interno per l’anno appena passato, possiamo dire che dal 2004 al 2012 i reati predatori in appartamento sono raddoppiati con una crescita del 112%: stiamo parlando di circa 235mila furti denunciati. Il tasso di rischio più elevato risulta nei maggiori centri urbani, in particolare in zone e quartieri con abitazioni vulnerabili e allettanti, nelle quali i ladri spesso ritornano volentieri. A questo punto è importante cautelarsi con semplici regole che ad ogni buon fine ribadiamo. - Ricordarsi di chiudere bene la porta d’ingresso e tutti gli altri possibili accessi, in particolare finestre e finestrelle, attivando eventuali sistemi di antifurto elettronico. - Non divulgare informazioni circa le date ed i 38 Numero 1 • Settembre 2014 tempi di assenza attraverso chat e social network: potrebbe essere dannoso e favorire poi delle spiacevoli sorprese. - E’ consigliabile fotografare gli oggetti di valore possibili oggetto di furto. Potrebbe servire in caso di rinvenimento e sequestro di refurtiva da parte delle forze dell’ordine, e per eventuali rimborsi assicurativi. - Chi si prepara per le meritate vacanze estive potrebbe intrattenere rapporti con i vicini di casa. E’ sicuramente buona idea sensibilizzare i propri vicini verso una reciproca attenzione in caso di rumori o persone sospette che sostano nelle scale o pianerottolo. In quel caso non esitare a chiamare il 113 o 112. - I topi d’appartamento a volte telefonano al numero fisso dell’abitazione presa di mira per verificare l’assenza dei proprietari: è consigliabile quindi non lasciare messaggi registrati sulla segreteria telefonica, fornendo informazioni sul periodo delle vacanze. - Un altro indicatore di assenza nell’appartamento è quello della posta accumulata nella cassetta delle lettere. Chiedete al custode o persona di fiducia di ritirarla. - Per finire, se tornando a casa trovate sfortunatamente la porta di casa aperta o chiusa dall’interno, non entrate. Evitate di suscitare un’eventuale reazione istintiva dei ladri che se colti in flagranza, potrebbero avere reazioni pericolose. Non si sa cosa può succedere. E’ sicuramente meglio chiamare immediatamente le forze dell’ordine. SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE Anna Matilde Tombini S ono due i progetti che la Fnp regionale sta sostenendo in due diversi Paesi, collocati geograficamente, uno all’estremo opposto dell’altro. In Perù, nell’America Latina ed in Romania nel sud-est dell’Europa. Ambedue i progetti, illustrati nelle pagine seguenti, sono realizzati grazie all’impegno di due sacerdoti: Padre Giorgio Barbetta in Perù, e Don Gino Rigoldi in Romania. Segretario Cisl Lombardia, che lo aveva sostenuto fin dalle fasi iniziali, alcuni anni fa. Mantenere gli anziani al proprio domicilio, è un nuovo progetto proposto a Don Gino Rigoldi, (cappellano del carcere minorile Beccaria) dalla direzione di assistenza sociale del distretto di Mehedinti in Romania, che si rende garante della realizzazione dello stesso. Don Gino è conosciuto in Romania, grazie agli aiuti che invia, ma sopra tutto grazie alle spedizioni estive di giovani volontari, nei Centri di accoglienza per giovani, orfani o disagiati, dislocati in vari Distretti della Romania e della Moldavia. Il primo, dal titolo “Latte fonte di vita” è operativo da alcuni anni per volontà di Iscos (Istituto per la Cooperazione e Sviluppo internazionale) realizzato in memoria di Franco Giorgi, f in orm FNP 39 PROGETTO “LATTE FONTE DI VITA” In memoria di Franco Giorgi Obiettivi A che punto siamo Il progetto “Latte fonte di vita” mira ad aumentare le competenze dei giovani della zona di Pucayacu in ambito agro-zootecnico attivando una stalla-modello. Lo scopo è promuovere la nascita di una rete di “stalle familiari” collegate alla stalla-modello, cioè una serie di piccoli allevamenti bovini a conduzione familiare o vicinale che sappiano autosostenersi economicamente. A tal fine sono stati attivati corsi di formazione in ambito zootecnico ed al termine del ciclo di formazione ogni ragazzo riceverà un capo di bestiame di razza per poter iniziare insieme ad altri giovani una “stalla familiare”. “Latte fonte di vita” è un progetto ecosostenibile di cooperazione allo sviluppo che punta a migliorare la qualità della vita delle comunità locali, fornendo ai giovani del luogo nuove competenze e concrete opportunità lavorative, evitando così che abbandonino le loro terre per “cercare fortuna” nelle grandi città. Tutte le attività sono svolte presso il Seminario Senor de Pomallucay, gestito da padre Giorgio Barbetta. Grazie al sostegno delle strutture della Cisl, di imprese e di molte persone, abbiamo realizzato la casa foresteria per i ragazzi coinvolti nelle attività di formazione e la stalla “modello”, vero e proprio cuore di tutto il progetto. Sono stati preparati e coltivati i campi che danno gli alimenti necessari sia ai ragazzi, sia agli animali; sono stati avviati i corsi di formazione per 30 ragazzi (10 in più delle previsioni); sono stati realizzati campi di volontariato che hanno coinvolto tra le 200 e le 300 persone delle comunità intorno a Pucayacu. 40 Numero 1 • Settembre 2014 Cosa resta da fare Occorre ancora comprare alcuni capi di bestiame per l’avvio di piccole imprese agricole o casearie. Vanno poi realizzati i locali per la lavorazione del latte, per la stagionatura e la conservazione del formaggio, strutture che saranno a disposizione di tutti gli appartenenti alla rete di stalle familiari. Si prevede di rendere autonoma l’attività, ossia in grado di autosostenersi, per il 2015-2016. www.iscos.lombardia.cisl.it http://lombardia.iscos.eu/ f in orm FNP 41 PROGETTO LA PROTEZIONE DEGLI ANZIANI IN CASA PROPRIA La situazione geopolitica La giurisdizione Mehedinţi si trova nella zona sud-ovest della Romania, sulla riva sinistra del Danubio, alla sua uscita dalla gola. Ha una superficie di 493.289 ettari (2,1% del territorio nazionale) e confina con le giurisdizioni di Caraş-Severin a ovest, Gorj a nord e Dolj a sud-est. A sud confina con la Bulgaria e la Serbia. Relativamente all’organizzazione amministrativa la giurisdizione comprende 2 municipi (Drobeta-Turnu Severin e Orşova), 3 città (Baia de Arama, Strehaia e Vanju Mare), 61 comuni e 344 frazioni. La popolazione stanziale della giurisdizione Mehedinţi nel 2011 era di 265.390 abitanti, di cui 124 224 persone in zona urbana e 141 166 in zona rurale. Del totale degli abitanti, 265 390 persone, 64 987 persone hanno un’età superiore ai 60 anni. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica del numero medio dei pensionati del sistema delle assicurazioni statali, registrati nella giurisdizione Mehedinţi nel I trimestre 2013 è stato 58.763 persone, 12 persone in più rispetto al trimestre precedente. Rispetto al primo trimestre del 2012 il numero medio dei pensionati nel sistema di assicurazione sociale statale è diminuito di 105 persone. Per quanto riguarda la pensione media questa, nel primo trimestre del 2013, è stata di 754 lei (169€ ca). Possiamo dire che nella giurisdizione Mehedinţi 42 Numero 1 • Settembre 2014 un totale di circa 6000 persone di età superiore a 60 anni non ha pensione e non ha mezzi di sussistenza. La storia del progetto In Romania, il Partito comunista romeno nel periodo 1949-1962 ha attuato il processo di collettivizzazione, consistente nella confisca di quasi tutte le proprietà agricole private nel paese e le loro fusione in fattorie agricole ad amministrazione statale. Il Partito Comunista Romeno ha attuato in Romania una collettivizzazione quasi totale su modello di quella stalinista, che si è potuta evitare solo nelle zone di montagna dove la collettivizzazione non era possibile. I contadini, che non hanno potuto mantenere se non la sola casa di abitazione, sono stati costretti o a migrare in città per lavorare nelle fabbriche aperte attraverso il processo di industrializzazione forzata o a rimanere nei villaggi lavorando nelle Cap (cooperative agricole di produzione) per salari molto più bassi. Fino al 1989 la giurisdizione Mehedinţi era divisa in due parti: la zona Sud, dove la popolazione rurale era obbligata a lavorare nei collettivi e la zona Nord in cui non esisteva la collettivizzazione. Dopo la rivoluzione del 1989 una parte della popolazione della zona sud, che aveva lavorato nei collettivi è riuscita ad ottenere una pensione minima pari a 350 lei (78€ ca). Oggi siamo di fronte a una serie di sollecitazioni in cui persone oltre i 60 anni, richiedono il ricovero in una casa di riposo per anziani, perché non hanno reddito, non hanno parenti che si prendano cura di loro e a causa della vecchiaia e delle malattie non riescono più a badare a se stessi da soli. Queste persone non hanno pensione, non hanno un medico di famiglia e non beneficiano di cure mediche e farmaci sovvenzionati o gratuiti. Obiettivo del progetto Obiettivo del progetto è quello di identificare e supportare il maggior numero possibile di anziani, che sebbene in grado di autogestirsi, non hanno il reddito necessario per assicurarsi la sussistenza quotidiana. L’assenza di reddito costringe queste persone, ancora in grado di gestirsi da sole, a chiedere aiuto e sostegno alle autorità locali e giurisdizionali, poiché non sono in grado di assicurarsi cibo, vestiti, medicine, ecc. Tali richieste aumentano nel periodo autunnoinverno, quando i vecchi non hanno legna per il riscaldamento e rischiano di essere trovati congelati in casa, tenuto conto che nel nord della giurisdizione gli inverni sono molto rigidi con neve molto abbondante, gelo e bufere di neve. Il contesto Attualmente, nella Provincia di Mehedinti ci sono tre case di riposo: - Casa di riposo per anziani “SF.Maria” a Sisesti nella zona nord della giurisdizione con una capienza di 30 posti; - Casa di riposo per anziani “Sf.Iov” a Vinjulet, nella zona centrale della giurisdizione, con una capienza di 40 posti; - Casa di riposo per anziani di Strehaia nella zona sud della giurisdizione, con una capienza di 35 posti. La quota di mantenimento, per persona, in casa di riposo è di 529 lei (119 €) mensili, di cui 60% dalla pensione del beneficiario e il 40% dai gestori. Si precisa che il 20% della capacità di ogni casa è riservato ai casi sociali, ovvero 6-8 persone, che è molto poco rispetto ai casi sociali individuati nella giurisdizione. Riteniamo che con una somma molto inferiore si possano supportare un gran numero di persone anziane che possono continuare a rimanere nella loro casa e il nostro sostegno possa offrire loro il cibo, i medicinali e quant’altro necessario per assicurare la vita quotidiana. Si rileva un ulteriore problema nelle condizioni di vita nel nord della giurisdizione Mehedinţi. L’orografia della giurisdizione è costituita da montagne, altipiani e pianure, si presenta nella forma di un anfiteatro che si estende da nordnord-ovest a sud-sud-est. Le altitudini maggiori del nord-ovest, si trovano nelle montagne Mehedinţi e Cerna la zona intermedia comprende l’altopiano Mehedinti, le colline Motru e l’alta pianura Bălăciţa, la zona più bassa, la pianura Blahniţa consta principalmente delle terrazze del Danubio e delle ampie valli Drincea e Blahniţa. La presenza di depressioni come Baia de Arama, Comăneşti - Halânga, di ampie vallate di tipo sub carpatico come Topolniţa permettono insediamenti abitativi e f in orm FNP 43 condizioni di viabilità, compresi i collegamenti con le zone montuose della giurisdizione. Il clima della giurisdizione Mehedinţi è temperato continentale, con influenze mediterranee nella zona delle Gole e del municipio Drobeta Turnu Severin. Il corso d’acqua più importante è il fiume Danubio, che è il confine naturale della giurisdizione per una lunghezza di 192 km. Sul territorio della giurisdizione Mehedinţi sfociano nel Danubio: il Cerna, il Bahn, il Topolniţa, il Blahniţa e il Drincea. Nel nord-est della giurisdizione si estende il bacino del Motru con gli affluenti Coşuştea e Huşniţa. Data l’orografia e il clima nel nord della Provincia, che è una zona di montagna, l’inverno La frontiera del Danubio tra Serbia e Romania. 44 Numero 1 • Settembre 2014 inizia a novembre e dura fino alla fine di marzo, primi di aprile, il che rende molto difficile l’accesso nell’area. Per monitorare e sostenere i beneficiari di questo progetto è necessaria un’auto 4x4 in grado di affrontare la neve e le cattive condizioni di viabilità della zona. Nel nord della Provincia, le case sono sparse sulle colline, spesso sono isolate, e gli anziani soli non hanno neppure dei vicini che possano dare una mano a spaccare e trasportare la legna, all’acquisto del cibo, stante il fatto che i negozi si trovano spesso al centro del paese il che fa sì che si debbano percorrere diversi chilometri a piedi per comprare un po’ di pane e dei prodotti alimentari. UN TRENO PER AUSCHWITZ quest’anno si è svolta l’iniziativa “Un A nche treno per Auschwitz”. Si tratta di una manifestazione organizzata dal comitato “In treno per la Memoria” con la collaborazione di CISL e CGIL. Alla proposta hanno aderito 640 persone, in grande preponderanza studenti, provenienti anche da Francia, Austria, Slovenia. E’ forse inutile sottolineare il significato di questo viaggio che ha lo scopo di mantenere alta la memoria sullo sterminio degli ebrei, insieme agli zingari sulle sofferenze, sulla sopraffazione di uomini su altri uomini culminata nello sterminio di milioni di persone, di cui si voleva distruggere anche la cenere bruciando i loro gracili corpi ormai ridotti solo a scheletri, nei forni crematori. La giornata della memoria che ogni anno si celebra il 27 di gennaio non basta a raccontare l’orrore di quello che è stato perché non si ripeta più nella storia della civiltà, quello che è avvenuto nei campi di sterminio. Per questo Cgil e Cisl, ogni anno promuovono “In Treno per la memoria” alla quale partecipano studenti delle scuole medie superiori, ai quali è particolarmente rivolta insieme a lavoratori e pensionati. Ripercorrere il viaggio senza speranza dei de- f in orm FNP 45 portati ebrei verso i campi di sterminio nazisti, è per tutti i partecipanti un’esperienza indimenticabile, vedere quei luoghi, sentire l’atmosfera ancora impregnata di tanto dolore, sofferenza, disperazione, dovrebbe essere di monito a tutti. Durante il viaggio in treno, si sono tenuti laboratori in preparazione alla visita ai campi, laboratori di riflessione finale e, sia all’andata sia al ritorno, sono stati proiettati film sul tema. Nel corso del soggiorno si è visitato il ghetto ebraico di Cracovia, il campo di Auschwitz ed il cam- 46 Numero 1 • Settembre 2014 po di Birkenau, dove si è anche tenuta una breve ma commovente cerimonia di omaggio alle vittime di tanta cieca ed inspiegabile violenza. Nella mattinata dell’ultimo giorno c’è stata poi la presentazione dei lavori preparati dagli studenti durante i sei mesi che hanno preceduto il viaggio. Questo materiale sarà pubblicato sul sito del Comitato www.untrenoperauschwitz.it. Indubbiamente è stata un’esperienza educativa di notevole spessore non facilmente archiviabile. 2° FESTIVAL DELLE GENERAZIONI Dal 2 al 4 ottobre 2014 - Firenze al 4 ottobre per le strade e nei Palazzi D aldi 2Firenze, si respirerà un’aria nuova, favorita dalla presenza di “giovani” di ogni generazione, che parteciperanno alla seconda edizione del “Festival delle Generazioni”. L’evento, con il Patrocinio del Comune di Firenze e della Regione Toscana, sarà un’occasione di incontro e confronto tra giovani e anziani, in un’atmosfera serena e festosa, attraverso una serie di eventi di eccellenza. Il rapporto intergenerazionale e le prospettive dell’edizione 2012 quest’anno 2014 saranno declinati nel tema: “Né vecchi né giovani: cittadini”. Come durante la prima edizione, si svilupperanno dibattiti, convegni, laboratori, concerti, mostre fotografiche, appuntamenti con scrittori, giornalisti, cantanti, su diverse tematiche. Spazieranno dalla tecnologia, alla cultura, alla musica, dallo sport, al volontariato, dalla let- f in orm FNP 47 teratura, al cinema, all’ambiente, alla partecipazione sociale, alle relazioni familiari, alla valorizzazione dei saperi, della tradizione e dell’innovazione. Il “Festival delle Generazioni” è un invito al coinvolgimento e alla condivisione di idee e passioni, l’energia dei giovani, unita all’esperienza degli anziani, come punto di partenza per ricostruire il futuro dell’Italia. Novità di questa seconda edizione, sarà la performance artistica “MaxiTela delle Generazioni” unire i giovani e gli anziani attraverso la Pittura, coinvolgendoli per stimolare la creatività sul tema della “Intergenerazionalità”. La performance si svilupperà in due fasi: la prima a partire già da giugno, per poi concludersi a settembre. I singoli pezzi, saranno esposti a Firenze durante i tre giorni del Festival, così da unirli creando un’unica “MaxiTela”, nella quale saranno inseriti dei pezzi di tela bianca che potranno essere dipinti durante il Festival. La “MaxiTela” completa verrà poi donata a Papa Francesco. 48 Numero 1 • Settembre 2014 ANTEAS ED EXPO 2015 Anna Matilde Tombini di un lavoro pressante durato olA ltretermine un anno, il 25 luglio 2014 il Presidente Anteas Lombardia, Marino Pattini, ha sottoscritto il Contratto per la gestione di uno spazio esclusivo e per l’organizzazione di alcuni eventi programmati ad Expo 2015. A prima vista, potrebbe sembrare strano che un’associazione di volontariato, partecipi ad una esposizione universale, generalmente destinata alle innovazioni produttive. Dobbiamo perciò ricordare, che per la prima volta in assoluto ad Expo 2015 parteciperanno anche organizzazioni della società civile, attraverso ad una Fondazione costituita allo scopo denominata: Cascina Triulza, nome dell’antica cascina, già esistente nello spazio riservato ad Expo. Questa struttura è di proprietà del comune di Milano che l’ha messa opportunamente a disposizione di organizzazioni operanti nel sociale. Fin dai primi passi, Anteas Lombardia e Nazionale, hanno partecipato agli incontri preparatori, collaborando a tracciare le linee guida ed i regolamenti sociali, dopo aver superato i dubbi e le perplessità iniziali, hanno affrontato questa nuova avventura, diventando soci fondatori della Fondazione Cascina Triulza. A questa, aderiscono organizzazioni e associazioni impegnate in vari ambiti; dalla promozione di uno sviluppo umano e del patrimonio naturale sostenibile, alla realizzazione di una società più equa, dalla difesa dei diritti umani della pace e della cultura, alla promozione di modelli economici ed etici inclusivi. I soci, che inizialmente erano un numero esiguo, sono andati via via aumentando di pari passo con la consapevolezza del valore di quanto si andava delineando. Cascina Triulza sarà un luogo dove rappresentare le istanze e le proposte di tutta la società civile e del volontariato, utile a favorire l’incontro tra culture diverse, dare valore alla solidarietà, incoraggiare la partecipazione attiva dei cittadini, in particolare dei più giovani, per garantire l’inclusione sociale a partire dai più svantaggiati, offrendo una vetrina unica nel suo genere. Anteas ha voluto essere tra i protagonisti di questo evento, sottolinea Marino Pattini (ritratto qui a fianco nell’atto della firma) oltre che per mettere in vetrina le attività, le iniziative, i progetti legati allla nostra cultura, storia e tradizione da mostrare ai visitatori di tutto il mondo, anche per assicurare successivamente alla manifestazione la conduzione di Cascina Triulza, quale luogo di aggregazione e confronto delle realtà sociali e dei cittadini. Conclusa la prima fase, il lavoro che riparte dalla sottoscrizione del contratto di partecipazione, dovrà vedere impegnati tutti i volontari Anteas e Fnp per la buona riuscita della nostra partecipazione. f in orm FNP 49 X EDIZIONE ASSOCIAZIONI CRISTIANE LAVORATORI ITALIANI con il contributo di CINEMA LAVORO AMBIENTE SOCIETÀ C INEM A T E A 4T2 5R, O S E RS TOO N D I N EG I L LA V I A L E M A T T E O T T I S A N O V A N N I E DALL’8 SETTEMBR 2014 AL 9 OTTOBRE4,00 € Biglietto unico per tutte le proiezioni serali: Biglietto unico per tutte le proiezioni pomeridiane: LUNEDÌ 8 SETTEMBRE ore 20.15 ore 21.15 IL PANE A VITA SOTTO UNA BUONA STELLA di Carlo Verdone, Italia, 2014, 106 min. Labour.film In collaborazione con Studio Psicologico In Sesto, Monica Tessarolo e Carmen Vesci, guidano una riflessione sul tema “Conciliazione Lavoro Famiglia: I rischi di essere Iper-occupati o dis-occupati” MERCOLEDÌ 10 SETTEMBRE TRANSUMANZA ore 15.30 SOTTO UNA BUONA STELLA di Salvatore Mereu, Italia, 2013, 5 min. Labour.short di Carlo Verdone, Italia, 2014, 106 min. Labour.film MISSIONE PAKISTAN di Stefano Fumagalli, Italia, 2013, 15 min. Labour.short in collaborazione con i pensionati Cisl Lombardia GIOVEDÌ 11 SETTEMBRE SETTANTA ore 15.30 SMETTO QUANDO VOGLIO ore 17.15 SLOT, LE INTERMITTENTI LUCI DI FRANCO di Pippo Mezzapesa, Italia, 2013, 10 min. Labour.short di Sidney Sibilia, Italia, 2013, 100 min. Labour.film GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE ore 20.00 TAVOLA ROTONDA ore 21.00 MISSIONE PAKISTAN ore 21.15 STILL LIFE sul tema dell’anno europeo 2014 “Conciliazione Lavoro Famiglia”. Proiezione di un’antologia filmica sul tema. Intervengono: Gianluca Casadei (direttore artistico Labour Film Festival), Paola Gilardoni (segretaria regionale Cisl), Delfina Colombo (resp. Coordinamento Donne Acli Lombardia). Segue buffet. di Stefano Fumagalli, Italia, 2013, 15 min. Labour.short Interviene alla proiezione il regista del film Stefano Fumagalli ore 20.00 TRANSUMANZA ore 20.15 BRING THE SUN HOME ore 21.15 TIR di Salvatore Mereu, Italia, 2013, 5 min. Labour.short di C. Andrich, G. Pellegrini, Italia, 2013, 68 min. Labour.doc di U. Pasolini, Gran Bretagna, 2013, 87 min. Labour.film In collaborazione con Studio Psicologico In Sesto, Monica Tessarolo e Carmen Vesci, guidano una riflessione sul tema “Come prevenire e affrontare lo stress occupazionale LUNEDÌ 29 SETTEMBRE di Alberto Fasulo - Italia, 2013, 85 min. Labour.film LUNEDÌ 15 SETTEMBRE ore 20.00 DAL PROFONDO ore 20.00 THE HUMAN HORSES ore 21.15 LOCKE ore 21.15 LUNCHBOX di R. Simanella, M. Landini, Italia, 2013, 70 min. Labour.doc di Ritesh Batra, India, 2013, 105 min. Labour.film La proiezione è accompagnata da una degustazione di piatti della cucina indiana MERCOLEDÌ 17 SETTEMBRE ore 15.15 A PASSO D’UOMO ore 15.30 LUNCHBOX ore 17.15 IL PANE A VITA CONTAINER 158 ore 21.15 LA GABBIA DORATA LA JAULA DE ORO ore 15.15 L’IMPRESA ore 15.30 IL VENDITORE DI MEDICINE ore 17.15 HAPPY GOODYEAR di Davide Labanti, Italia, 2013, 16 min. Labour.short ore 20.00 L’IMPRESA ore 20.15 HAPPY GOODYEAR ore 21.15 IL VENDITORE DI MEDICINE di Davide Labanti, Italia, 2013, 16 min. Labour.short GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE ore 20.10 MERCOLEDÌ 1 OTTOBRE GIOVEDÌ 2 OTTOBRE di Stefano Collizzolli, Italia, 2013, 66 min. Labour.doc in collaborazione con i pensionati Cisl Lombardia SETTANTA di Steven Knight, Gran Bretagna, 2013, 85 min. Labour.film di L. Pesino, E. Ganelli, Italia, 2013, 54 min. Labour.doc in collaborazione con i pensionati Cisl Lombardia di Ritesh Batra, India, 2013, 105 min. Labour.film ore 20.00 di Valentina Pedicini – Italia, 2013, 72 min. Labour.doc di Antonio Morabito, Italia, 2013, 105 min. Labour.film di Giovanni Aloi, Italia, 2013, 14 min. Labour.short Grafica e stampa: SERCOM srl • Sesto San Giovanni (MI) • Tel. 0226224651 MERCOLEDÌ 24 SETTEMBRE ore 15.15 di Dario Albertini, Italia, 2013, 60 min. Labour.doc in collaborazione con i pensionati Cisl Lombardia ore 15.15 ore 17.45 SMETTO QUANDO VOGLIO di Sidney Sibilia, Italia, 2013, 100 min. Labour.film di Stefano Collizzolli, Italia, 2013, 66 min. Labour.doc a seguire inaugurano il LFF RITA INNOCENTI, Assessora alla Cultura di Sesto San Giovanni, LUIGI GAFFURINI, Presidente Acli Lombardia e GIGI PETTENI, Segretario Generale Cisl Lombardia ore 21.15 3,00 € di L. Pesino, E. Ganelli, Italia, 2013, 54 min. Labour.doc di Pippo Mezzapesa, Italia, 2013, 10 min. Labour.short di S. Liberti, E. Parenti, Italia, 2013, 62 min. Labour.doc di Antonio Morabito, Italia, 2013, 105 min. Labour.film Interviene alla proiezione il regista del film Antonio Morabito GIOVEDÌ 9 OTTOBRE ore 20.10 di D. Quemada-Diez, Messico, 2013, 102 min. Labour.film LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO RETROSCENA DI UN FILM NOVARESE LUNEDÌ 22 SETTEMBRE di S. Checcucci, E. Omodei Salè, Italia, 2006, 50 min. Labour.doc Interviene alla proiezione il regista del film Enrico Omodei Salè ore 20.00 A PASSO D’UOMO ore 20.15 SLOT, LE INTERMITTENTI LUCI DI FRANCO di Giovanni Aloi, Italia, 2013, 14 min. Labour.short di Dario Albertini, Italia, 2013, 60 min. Labour.doc ore 21.15 LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO di Elio Petri, Italia, 1971, 125 min. Labour.film In collaborazione con la CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale di Roma CON IL PATROCINIO DI: SERVIZIO PER LA PASTORALE SOCIALE E IL LAVORO IN COLLABORAZIONE CON: CIRCOLO ACLI SAN CLEMENTE LOMBARDIA SERVIZI S.R.L. Per informazioni: CINEMA TEATRO RONDINELLA tel. 02.22.47.81.83 - [email protected] - www.cinemarondinella.it - www.lombardia.cisl.it MEDIA PARTNER 50 Numero 1 • Settembre 2014 X EDIZIONE CINEMA LAVORO AMBIENTE SOCIETÀ la sezione dedicata ai cortometraggi Due giovani registi novaresi ritornano sulle tracce del film La classe operaia va in paradiso di Elio Petri, tentando di ripercorrerne le fasi più significative e curiose: come è nata l’idea dell’opera, la sua struttura, i problemi legati alla produzione, la scelta delle locations novaresi, il legame forte che ha stretto con il territorio… TRANSUMANZA di Salvatore Mereu, Italia, 2013, 5 min. Labour.film Labour.short In una calda giornata estiva Elias accompagna suo zio capraio a transumare. Parecchio annoiato il ragazzo non fa altro che rimanere incollato allo schermo del suo telefonino. Rimproverato più volte dallo zio, che comunque appare attratto dalla tecnologia dell’oggetto, decide di fargli vedere cosa sta guardando: Vita di Pi… MISSIONE PAKISTAN di Stefano Fumagalli, Italia, 2013, 15 min. Un reportage sulle condizioni giovanili e lavorative in Pakistan, a cura di Iscos e per la regia di Stefano Fumagalli. A PASSO D’UOMO di Giovanni Aloi, Italia, 2013, 14 min. Fiore, cassa integrato dell’ILVA di Genova, è uno dei tanti padri separati sul lastrico: le spese legali per l’affido del figlio, il mutuo per la casa dove il piccolo vive con la madre, gli alimenti da pagare. Si ritrova dall’oggi al domani a vivere in automobile, costretto in una situazione alla quale non riesce a reagire. E allora, complice una strisciante ludopatia e la perdita dell’impiego, il protagonista si rifugia nella bugia, incapace di chiedere aiuto ad un mondo che l’ha rapidamente abbandonato… SETTANTA di Pippo Mezzapesa, Italia, 2013, 10 min. Taranto, Rione Tamburi, il più vicino all’Ilva, il più inquinato d’Europa. Qui, all’ombra delle ciminiere, Enzo “Baffone” e suo figlio Egidio decidono di “vendere il destino” a chi dal destino è stato tradito… L’IMPRESA di Davide Labanti, Italia, 2013, 16 min. La storia di un uomo e dei suoi dipendenti per salvare il lavoro di una vita: la loro impresa…. Labour.doc la sezione dedicata ai film documentari IL PANE A VITA di Stefano Collizzolli, Italia, 2013, 66 min. A ottobre 2012 chiude, dopo 123 anni, il cotonificio Honegger di Albino, nella media Valle bergamasca, dove il lavoro è una religione. Al cotonificio il posto al telaio si passava di madre in figlia e le neoassunte avevano la certezza di aver trovato “ol pà ‘n véta”, il pane a vita. Seguendo per un inverno la vita quotidiana di tre operaie in cassa integrazione, il film racconta il tramonto, ormai definitivo, di un modello di lavoro e di società e il vuoto che ne segue. Un passaggio che riguarda l’Italia intera, che ha perso un quarto della sua capacità industriale negli ultimi cinque anni… BRING THE SUN HOME di Chiara Andrich, Giovanni Pellegrini, Italia, 2013, 68 min. Maura e Rosa, due donne da un villaggio senza luce di El Salvador, sono appena arrivate in India alla ONG Barefoot College. Assieme ad altre 40 donne da tutto il mondo frequenteranno un corso per analfabeti per imparare l’energia solare. Nello stesso momento dall’altra parte del mondo Jeny e Paula viaggiano tra le comunità di alta quota del sud del Peru per installare i pannelli solari che hanno imparato a costruire al Barefoot College… THE HUMAN HORSES di Rosario Simanella, Marco Landini, Italia, 2013, 70 min. La storia di tre tiratori di rickshaw per le strade di Kolkata. Li chiamano uomini cavallo, per via del lavoro che svolgono, in realtà sono gli ultimi fra gli ultimi, una testarda testimonianza della vera essenza della dignità umana. In una città che, quasi tenuta insieme dalla sua agonia, ha la vitalità spasmodica di chi è prossimo alla fine… CONTAINER 158 di Stefano Liberti, Enrico Parenti – Italia, 2013, 62 min. Giuseppe si alza ogni mattina e va in giro col furgone a cercare il ferro. Remi è un meccanico senza officina: aspetta che qualcuno gli porti una macchina da aggiustare. Miriana aspetta invece che nascano le sue due gemelle. Brenda vorrebbe un lavoro ma è senza documenti: è nata in Italia, ma non ha la nazionalità. Né ha quella del suo paese di origine, il Montenegro, che l’ha “scancellata”, come dice lei. Sasha, Diego, Marta, Cruis vanno a scuola ogni mattina. Ma non arrivano mai in tempo: il campo dove vivono è a chilometri di distanza, il pulmino fa ritardo e rimane spesso imbottigliato nel traffico. Attraverso le loro storie, “Container 158” racconta la vita quotidiana al “villaggio attrezzato” di via di Salone, un campo in cui l’amministrazione di Roma ha raggruppato più di 1000 cittadini di etnia rom. Fuori dal raccordo anulare, lontano da tutto e da tutti… la sezione dedicata ai lungometraggi di fiction SOTTO UNA BUONA STELLA di Carlo Verdone, Italia, 2014, 106 min. Con Paola Cortellesi, Carlo Verdone, Tea Falco, Fausto Maria Sciarappa Federico Picchioni ha divorziato dalla moglie quando i loro figli erano ancora piccoli. Il padre non ha mai fatto mancare nulla alla sua famiglia, tranne la propria presenza perché impegnato in una brillante carriera presso una holding finanziaria. A un certo punto, l’improvvisa morte della ex moglie e uno scandalo finanziario che lo riduce praticamente in rovina, sconvolgono la vita di Federico... TIR di Alberto Fasulo, Italia, 2013, 85 min. Con Branko Zavrsan, Lucka Pockja, Marijan Šestak Branko, un ex professore di Rijeka, per guadagnare di più da alcuni mesi lavora come camionista per un’azienda italiana. L’uomo trascorre la maggior parte del suo tempo lontano da casa, a bordo di un camion, percorrendo il “Corridoio 5” per trasportare merci da un capo all’altro dell’Europa. Il suo è un universo fatto di autogrill, caselli, interporti e chilometri di asfalto. Sotto ai suoi occhi sfilano città e sconfinate varietà di paesaggi; la sua vita è segnata da incontri imprevisti, originali, spiazzanti, capaci di scardinare le aspettative dei rapporti e svelarci l’umanità nascosta dietro a una strana tribù di nomadi moderni: i camionisti, metafora di una comunità europea in cui le scelte di vita individuali (spesso difficili, estreme, al limite della sopravvivenza) rivelano in modo drammatico le contraddizioni intrinseche ad una società di consumo di cui questa tribù costituisce l’asse distributivo fondamentale… LUNCHBOX di Ritesh Batra, India, 2013, 105 min. Irrfan Khan, Nimrat Kaur, Nawazuddin Siddiqui, Denzil Smith Mumbai. Una consegna sbagliata nell’efficientissimo sistema di smistamento dei “portapranzo” (i famosi “Mumbai Dabbawallahs”, uomini che corrono da una parte all’altra con i loro risciò pieni di contenitori colorati), mette in contatto la giovane casalinga Ila - madre di una bambina e moglie di un uomo che non la desidera più -, con Saajan, un solitario e attempato funzionario di un ministero, in cerca di una seconda opportunità. Da lì, un biglietto tira l’altro mentre ricette sempre più gustose solleticano il palato e pensieri amorosi iniziano a prendere forma... LA GABBIA DORATA LA JAULA DE ORO di Diego Quemada-Diez, Messico, 2013, 102 min. Con Brandon López, Rodolfo Dominguez, Karen Martínez, Carlos Chajon I 15enni Juan, Sara e Samuel fuggono dal Guatemala e si dirigono verso gli Stati Uniti. Nel loro viaggio attraverso il Messico, i ragazzi incontrano Chauk, un ragazzo indiano Tzotzil che non parla spagnolo e non ha documenti ufficiali. Tutti loro sono convinti che al di là del confine tra USA e Messico troveranno un mondo migliore, ma dovranno fare i conti con una dura realtà... SMETTO QUANDO VOGLIO di Sidney Sibilia, Italia, 2013, 100 min. Con Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Libero de Rienzo Pietro Zinni, geniale ricercatore in Neurobiologia di 37 anni, viene licenziato a causa dei tagli all’università e deve improvvisamente trovare un modo per sopravvivere. Ma cosa può fare uno che nella vita ha sempre e solo studiato? Semplice: organizzare una banda criminale coi fiocchi. Pietro inizia così a reclutare i migliori tra i suoi ex colleghi, grandi cervelli che ormai vivono ai margini della società facendo i mestieri più disparati. Le loro competenze - Semiotica interpretativa e Epigrafia Latina, Archeologia Classica, Macroeconomia Dinamica, Chimica Computazionale, Antropologia culturale - si riveleranno incredibilmente perfette per il successo nel mondo della malavita. Ma riusciranno a gestire la loro nuova vita di criminali ricercati? STILL LIFE di Uberto Pasolini, Gran Bretagna, 2013, 87 min. Con Ediie Marsan, Joanne Froggatt Meticoloso e organizzato al punto da rasentare l’ossessione, John May è un lavoratore comunale incaricato di rintracciare il parente più vicino di coloro che sono morti in piena solitudine, entrando a pieno nei dettagli delle loro esistenze. Quando il reparto per cui lavora viene sottoposto a dei tagli, John deve sforzarsi per portare a termine il suo ultimo caso, andando incontro a un liberatorio viaggio che gli permetterà infine di cominciare a vivere appieno la sua vita… SLOT, LE INTERMITTENTI LUCI DI FRANCO LOCKE di Steven Knight, Gran Bretagna, 2013, 85 min. Con Tom Hardy di Dario Albertini, Italia, 2013, 60 min. Franco carica la macchina di formaggio e lascia la Sardegna: deve ritrovare la sua famiglia dalla quale si sente abbandonato. Sia la moglie che la figlia hanno deciso di raggiungere Civitavecchia, esasperate dalla sua irrefrenabile dipendenza dalle slot machines, nel tentativo di tornare a vivere una vita decente. Un viaggio senza filtri nell’oscuro e contorto meccanismo del gioco d’azzardo, la storia di un uomo rimasto solo e della sua mania per le macchine mangia soldi. DAL PROFONDO di Valentina Pedicini – Italia, 2013, 72 min. Una lunga notte senza fine, senza stagioni, senza tempo. Un lavoro secolare che e orgoglio, maledizione. Km di gallerie. Buio. Uomini neri. Una donna. Patrizia, unica minatrice in Italia dialoga con un padre morto, un ricordo mai sepolto. 150 minatori, gli ultimi, pronti a dare guerra al mondo “di sopra” per scongiurare una chiusura ormai imminente. Dal Profondo girato interamente 500 metri sotto il livello del mare, una “voce” che arriva dal centro della terra, una preghiera che ai morti è dedicata, ai vivi chiede ascolto: “De profundis, clamavi ad te, O Domine…” HAPPY GOODYEAR di Laura Pesino, Elena Ganelli, Italia, 2013, 54 min. Tra gli anni ’60 e ’70 la società Good Year apre uno stabilimento a Cisterna di Latina, piccolo paese del basso Lazio, che fino ad allora aveva vissuto di agricoltura e piccolo artigianato. Anziché portare benessere e lavoro a tutta la comunità, la Good Year si rivela una fabbrica di morte, una delle tante sparse per l’Italia. Più di 300 operai della società sono morti di cancro ai polmoni e le loro famiglie aspettano ancora giustizia e verità… LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO RETROSCENA DI UN FILM NOVARESE di Serena Checcucci, Enrico Omodei Salè, Italia, 2006, 50 min. Ivan Locke ha una famiglia perfetta e un lavoro da sogno. Tuttavia, alla vigilia della più importante sfida della sua carriera, una telefonata lo costringerà a prendere una decisione che - in 90 minuti - metterà tutto in discussione. La sequela di eventi scatenati, in questo modo, sconvolgerà la sua vita familiare e il suo lavoro, portandolo così a entrare in crisi con se stesso e con il mondo intorno a lui… IL VENDITORE DI MEDICINE di Antonio Morabito, Italia, 2013, 105 min. Con Claudio Santamaria, Isabella Ferrari, Evita Ciri, Marco Travaglio Il quarantenne Bruno lavora come informatore medico per la “Zafer”, un’azienda che sta vivendo un momento difficile. Lui è l’ultimo anello nella catena del “comparaggio” - una pratica illegale che molte case farmaceutiche attua per convincere i medici a prescrivere i propri farmaci - e pur di non perdere il proprio posto di lavoro, Bruno è disposto a corrompere medici, ingannare colleghi e tradire la fiducia delle persone a lui più vicine come sua moglie Anna, professoressa di liceo, che non sa niente dei traffici illegali del marito, né delle pressioni che sta subendo dall’azienda a causa della crisi... LA CLASSE OPERAIA VA IN PARADISO di Elio Petri, Italia, 1971, 125 min. Con Gian Maria Volonté, Mariangela Melato, Flavio Bucci, Luigi Diberti Lulù Massa è un campione del cottimo con cui mantiene due famiglie, finché un incidente gli fa perdere un dito. Da ultracottimista passa a ultracontestatore, perde il posto e l’amante, si ritrova solo. Grazie a una vittoria del sindacato, è riassunto e torna alla catena di montaggio… “Scritto da Petri con Ugo Pirro, è il primo film italiano che entra in fabbrica, analizzandone il sistema e mettendone a fuoco con smania furibonda i vari aspetti, compresi i rapporti tra uomo e macchina, tra sindacato e nuova sinistra, tra contestazione studentesca e lotte operaie, repressione padronale e progresso tecnologico. Un Volonté memorabile, una bizzarra Melato, un incisivo Randone. Suscitò molte polemiche, anche e soprattutto a sinistra. Palma d’oro a Cannes ex aequo con Il caso Mattei.” f in orm FNP 51 52 Numero 1 • Settembre 2014
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