monuments men - Cineforum Sanbonifacio

FEDERAZIONE ITALIANA DEI CINEFORUM
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CINEFORUM DI
SAN BONIFACIO (VR)
MONUMENTS MEN
Ispirato alla storia vera della più grande caccia al tesoro di tutti i tempi, Monuments Men è un film
d’azione che racconta la vicenda di un gruppo di sette soldati, non più giovani e non più tanto in
forma, composto da direttori di museo, curatori, artisti, architetti e storici dell’arte che, durante la
seconda guerra mondiale, raggiunsero le linee del fronte per recuperare i capolavori artistici trafugati
dai nazisti e restituirli ai legittimi proprietari, mettendo in gioco la vita per proteggere e difendere i
grandi tesori dell’umanità.
REGIA
George Clooney
SCENEGGIATURA
Grant Heslov, George
Clooney FOTOGRAFIA
Phedon Papamichael
MUSICA
Alexandre Desplat
MONTAGGIO
Stephen Mirrione
INTERPRETI
George Clooney (Frank
Stokes), Matt Damon
(James Granger), Bill
Murray (Richard
Campbell), (John
Goodman), Walter
Garfield,
Jean Dujardin (Jean
Claude Clermont), Bob
Balaban (Preston Savitz),
Hugh Bonneville (Donald
Jeffries), Dimitri Leonidas
(Sam Epstein), Cate
Blanchett (Claire
Simone), Justus von
Dohnànyi (Viktor Stahl)
PRODUZIONE
George Clooney
e Grant Heslov per
Smokehouse Pictures, in
coproduzione con Studio
Babelsberg e Obelisk
Productions
DISTRIBUZIONE
20th Century Fox
Italia (2014)
PAESE
USA, 2013
DURATA
118’
“Monuments Men” è il nomignolo affibbiato al gruppo di circa 350
esperti di area alleata, che fra il 1944 e il 1951 si impegnò a proteggere il
patrimonio artistico europeo dallo scempio dei nazisti: i quali avevano
dato ordine all'esercito in rotta di distruggere gli immensi tesori da loro
trafugati (…) Poiché l’argomento è nobile e i divi, da un Clooney stile
David Niven a Matt Damon, da Bill Murray e Jean Dujardin, risultano
accattivanti, il film ritagliato sul modello retrò si vede volentieri. E magari
gli si perdona una sceneggiatura che non crea mai un vero arco di
tensione; e un tono che resta incerto fra commedia e dramma.
La Stampa – Alessandra Levantesi Kezich
“(…) Un gruppo di studiosi e storici dell’arte americani ed europei cercò,
durante gli ultimi due anni di guerra e nei primi successivi, di opporsi a
queste razzie cercando di recuperare e salvare le opere d’arte trafugate dai
nazisti che rischiavano, su preciso ordine di Hitler, di essere
completamente distrutte (molte lo furono) in caso di sconfitta. E’ dedicato
a questo gruppetto di (anti) eroi il film di e con George Clooney,
“Monuments Men” : questa “sporca dozzina” di studiosi in divisa che
sanno a malapena tenere un fucile in mano e che si troveranno al centro di
vere e cruente battaglie mentre cercano di assolvere al meglio il loro
compito. Il film gioca tutto sul doppio registro, drammatico e leggero per
rivisitare un genere, quello del film bellico, molto in auge in passate
stagioni.
Non era per niente facile realizzare una pellicola del genere oggi, quando
sia della seconda guerra mondiale che della’arte forse interessa poco al
pubblico medio che frequenta le sale cinematografiche.
Non era facile e, forse consapevole di questo, Clooney come regista ha
scelto un tono che più che in linea con la guerra lo è con quello delle
personalità scelte per interpretare i protagonisti di quella straordinaria
vicenda bellica e umana. (…) Onore al merito, dunque, a George Clooney
per averci provato, anche se, forse, il film resta un po’ sospeso nel limbo
in cui si è situato (un tono da commedia su una vicenda drammatica) .
L’Eco di Bergamo – Andrea Frambosi
George Clooney si conferma, ancora una volta!, regista e sceneggiatore raffinato e di grande talento
nel saper trattare cinematograficamente temi di grande interesse culturale e sociale, trasformandoli in
prodotti “commerciali” e di “cassetta” appetibili anche al grande pubblico di cinefili per diletto. Il
brillante risultato del botteghino è sotto gli occhi di tutti, e non è certamente solo il frutto del
grandissimo cast di amici che Clooney ha “arruolato” per realizzare un film bellissimo e mai
eccessivo nella narrazione e nella fluidità del racconto che pone la salvaguardia dell’arte e della
cultura occidentale al centro dell’essenza dell’uomo: rubare l’arte e la cultura di un intero popolo
vuol dire rubargli l’anima e la sua stessa natura. E’ questo il messaggio che Clooney lancia con
questo bel film; un messaggio che attraversa inesorabile e implacabile lo spettatore che si lascia
trasportare facilmente all'interno di questa storia vera e che viene costretto a riflettere sull'immenso
valore delle radici della nostra storia e della nostra cultura.
(A.Giostra -Mymovies)
Dopo “Le idi di marzo”, assicurano George Clooney e lo sceneggiatore Grant Heslov, volevamo fare
un film meno contemporaneo, meno “piccolo”, meno cinico. Infatti, hanno girato “Monuments Men”
(Usa e Germania, 2014, 118’), la cui storia è (pressappoco) quella vera degli uomini e delle donne
che, fra il 1943 e il 1946, tentarono di contenere i danni causati al patrimonio artistico in Europa e in
Estremo Oriente dai tedeschi e dai giapponesi, e anche dagli angloamericani (all’inizio del film sono
mostrate Montecassino diroccata e “L’ultima cena” bombardata). Voluti da Franklin D. Roosevelt e
arruolati da Dwight D. Eisenhower, comandante delle forze alleate, sembra abbiano recuperato
cinque milioni di opere trafugate dai nazisti. Fin qui i fatti, in parte narrati già nel 1964 da “Il treno”,
di John Frankenheimer, nella prospettiva della resistenza francese. Quanto al loro film, Clooney e
Heslov limitano il racconto al primo gruppo ristretto degli uomini monumento: dirigenti di museo,
artisti, mercanti d’arte e intellettuali vari, tutti scelti da Frank Stokes, conservatore dell’Harvard Art
Museum (Clooney), e reclutati nell’esercito nonostante età e adipe. Come se si trattasse di tornare a
girare “Quella sporca dozzina”, Clooney e Heslov si preoccupano di presentare ognuno di loro in
una prospettiva epica, affidandone i ruoli ad attori ben riconoscibili, da Matt Damon a John
Goodman a Bill Murray. Poi, per garantire una presenza femminile in un film maschile, ci
aggiungono Kate Blanchett nella parte di una funzionaria del Jeu de Paume parigino. A questo
punto, Clooney e Heslov suppongono di aver esaurito il loro compito, e lasciano che il film proceda
da sé. Per la verità, ogni tanto usano il corpaccione di Goodman per un po’ di colore, e il fascino di
Damon (con Blanchett) per una punta di romanticismo. Non si dimenticano poi di presentare i
militari tedeschi in tutta la loro cinematografica perfidia (e i russi anche). Infine, per non complicare
la vita agli spettatori americani, immaginano che nell’Europa di quegli anni tutti parlassero un
inglese fluente, dentisti, contadini, preti, nazisti. Quanto alle sfumature narrative e ai movimenti di
macchina, suppongono che non valga la pena di occuparsene. Come volevano, quello che ottengono
è un film opposto a “Le idi di marzo”: risaputo, “grosso”, pateticamente entusiasta.
(Roberto Escobar – L’Espresso)
"Monuments Men" è il nomignolo affibbiato al gruppo di circa 350 esperti di area alleata, che fra il
1944 e il 1951 si impegnò a proteggere il patrimonio artistico europeo dallo scempio dei nazisti: i
quali avevano dato ordine all'esercito in rotta di distruggere gli immensi tesori da loro trafugati. Film
come questo ci invitano a riflettere. Non rinunciando allo spettacolo.
(ComingSoon)