Editoriale Giugno 2014 di Mario Dall’Angelo Fascicolo Sanitario Elettronico. A che punto siamo? I l DPCM di programmazione tecnica del FSE, presentato la scorsa primavera, non è stato ancora firmato. Nè è presumibile che lo sarà prima del 30 giugno. Incombono le indicazioni legislative della riforma digitale della P.A. e la riorganizzazione dell’AGID, post Ragosa. Uno stop, che fa tirare un respiro di sollievo alle Regioni e che rappresenta un’opportunità per ripensare la strategia di realizzazione del FSE. La road map, a fronte di un orientamento debolmente prescrittivo, era stata già considerata troppo veloce, Panama Chile con il rischio di rispettare certamente i tempi previsti dal DPCM, a fronte, tuttavia, di una programmazione obbediente più al dettato amministrativo che strategico. Un’opportunità, dunque, per riorientare la strategia di programmazione del FSE, esaltando il suo aspetto di strumento utile alle scelte strategiche di governo più che di semplice portfolio sanitario per il cittadino. Un’opportunità per individuare in modo più coerente le funzioni dei suoi diversi segmenti e una loro modellazione sulla base sia di nuove soluzioni e piattaforme Colombia Costa Rica Arabia Saudita Peru Dubai Sommario Life flows through our software www.dedalus.eu Cittadino driver dell’e-Health.................................................. Spesa ICT in Sanita................................................................... Anagrafe pazienti e CUP........................................................... Ricetta dematerializzata.......................................................... Linee guida della Telemedicina............................................... XIV Convegno nazionale AIIC.................................................. pag. 4 pag. 10 pag. 19 pag. 30 pag. 35 pag. 41 di comunicazione che per le indicazioni che saranno dettate dal nuovo Regolamento europeo della Privacy. Il rischio di creare un contenitore vuoto è avvertito come anche quello realizzare uno strumento, che, progettato diversi anni orsono, può rivelarsi già superato dai fatti. Un rallentamento utile per giungere ad una maggiore valorizzazione di quanto realizzato a livello territoriale, avviando un processo di condivisione più profondo con il Management apicale e IT. Comitato scientifico Direttore: Placido Bramanti, Membro del Consiglio Superiore di Sanità e Direttore Scientifico IRCCS “Bonino-Pulejo”, Messina Componenti: Piergiorgio Annichiarico, ASL Sassari - Claudio Caccia, Presidente AISIS (Associazione Italiana Sistemi Informativi Sanitari) - Salvatore Garozzo, ASP Catania - Andrea Gelmetti, IRCCS Policlinico “San Matteo” Pavia - Giuseppe Greco, Consiglio nazionale CittadinanzAttiva - Luciano Hinna, Università Tor Vergata, Roma - Lorenzo Leogrande, Università Cattolica di Roma e Presidente nazionale AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici) - Salvatore Lo Presti, Dirigente responsabile Servizi Sanitari Regione Calabria - Franco Luca, ASP Catania - Massimiliano Maisano, A.O.U. “G. Martino”, Messina - Antonina Mancusi, Regione Basilicata - Nicola Mazzeo, ASP Potenza - Imma Orilio, ASL Napoli2 Nord - Filomena Polito, ASL 5 Pisa e Presidente nazionale APIHM (Privacy and Information Healthcare Manager Association) - Nunzio Porfido, AOU Policlinico Giovanni XXIII Bari - Sebastiano Quercio, ASP Siracusa - Maria Triassi, AOU “Federico II Napoli“. Save the date Convegno AISIS 30/31 Ottobre Roma Info: www.aisis.it 3 Giugno 2014 Il cittadino driver della Sanità elettronica Giugno 2014 Favorire i processi di empowerment N on bastano solo la maturità tecnologica o i Decreti governativi. La vera sfida lanciata dalla rivoluzione della Sanità elettronica è soprattuto culturale. E’, infatti, necessario che i professionisti sanitari abbraccino una filosofia nuova orientata alla centralità del paziente e improntata alla condivisione dell’informazione clinica e alla sua gestione trasparente. Di fronte al proliferare delle piattaforme IT e mobile sta decisamente mutando il posizionamento nelle relazioni tra P.A., azienda sanitaria e cittadino. Una situazione nuova caratterizzata dalla crescita della domanda di empowerment da parte del paziente, che sta assumendo la dimensione di un driver fondamentale della stessa innovazione. Il cittadino chiede con sempre maggiore frequenza nuove possibilità di accesso alle informazioni sanitarie, personalizzate e immediatamente fruibili. Chiede di avere una maggiore capacità di controllo sulla propria salute, anche attraverso una gestione diretta dei propri dati, delle varie azioni terapeutiche e diagnostiche disponibili e della scelta di propri e autonomi percorsi di cura e assistenziali. U n desiderio di autonomia, che si affianca alla domanda di nuove possibilità di relazione, più immediate, con le aziende sanitarie e i medici, e alla condivisione della propria esperienza con quella degli altri, utilizzando la prateria sconfinata e plurima dei social network. In un contesto di Patient empowerment, il medico tende a diventare un facilitatore all’interno di una relazione più di partnership che di autorità. Per comprendere il valore di questo mutamento della domanda, basta dare un’occhiata ai dati sull’utilizzo del web da parte dei cittadini. Si tratta di milioni di individui che giornalmente indagano e sfogliano pagine, vuoi per rispondere ai propri quesiti, in tutta autonomia, vuoi per bisogni dei familiari. Circa il 20% delle ricerche effettuate sul web in Italia, pertiene alla sfera salute. Con questo trend, sostenuto anche dallo 4 E’ , in particolare, su quest’ultima piattaforma, che assistiamo, ad una vera e propria spinta, in seguito ad una evoluzione della domanda di servizio online atttraverso strumenti mobile (smartphone e tablet), alla quale non corrisponde ancora un’offerta di servizi Vuole avere un ruolo attivo nelle scelte di salute, non ama molto demandare, e vuole soprattutto essere voice, cioè essere in grado di esprimere il proprio parere, le proprie esperienze e i propri giudizi. Quindi per il paziente 2.0 diventa valore tutto quanto offre un elevato livello di personalizzazione e di interazione, la continuità e l’ubiquità del servizio, l’accesso facile a tutte le informazioni, sempre e ovunque, un ruolo attivo nella scelta, insieme alla condivisione della sua condizione, unita al senso di appartenenza ad una comunità retta dagli stessi bisogni. Oggi, sono quattro gli oggetti tecnologici che possono dare empowerment, offrendo al cittadino le informazioni che vuole e la percezione del controllo: web, web 2.0, PHR, Mobile”. Premesso che il FSE nasce come strumento di cui il cittadino è proprietario, resta il fatto che il cittadino poco lo conosce, che solo da poco le associazioni dei cittadini se ne stanno interessando e che soprattutto è poco, molto poco, informato. Il deficit di informazione sul FSE a valle non solo può essere un ostacolo alla sua diffusione e utilizzo, ma può ridurre il FSE a strumento secondario da parte del cittadino nella gestione della propria salute. Il tema della Privacy Una nuova domanda slittamento del valore salute verso il valore benessere, importante è allora comprendere cosa sia valore per il paziente, un paziente 2.0. “Il paziente 2.0 – dice Luca Buccoliero, Dipartimento Marketing Università Bocconi - è oggi oggetto di una pluralità di stimoli informativi, ha una rilevante crescita di aspettative in termini di servizi ed è, molto più di ieri, legato a internet e alle sue possibilità. Traducendo queste tendenze in driver di valore per il paziente di oggi, sapendo che è un soggetto più difficile da gestire e che si aspetta che tutto sia personalizzato e che il sistema tenga conto delle sue esperienze e attese. Il cittadino vuole servizi disponibili h24 e sette giorni su sette. apprezzabile. Di fronte a questo mutamento apppare importante, oltre che favorire i processi di empowerment, anche incrementare la capacità del cittadino nel fornire un contributo alla progettazione dei servizi. Una sfida, perché se l’aspettativa del cittadino è quella di essere sempre online e nell’ottica dell’interazione, è ovvio che tale aspettativa deve essere gestita in modo appropriato sia dagli attori istituzionali e preposti alla cura del paziente sia da parte degli stessi stakeholder. Lo stesso sviluppo del FSE dipende dal modo in cui il ciitadino/paziente lo riterrà flessibile alle sue esigenze come anche utile e facile nell’utilizzo. A questa criticità si aggancia quella legata a tutta la tematica della sicurezza e soprattutto della Privacy. In quanto proprietario, spetta al cittadino dare o meno il consenso al trattamento dei propri dati, evitandone di fatto la fruibilità al personale medico, così come al cittadino sarà possibile oscurarne parzialmente le informazioni. Diventa, quindi centrale avere il consenso all’utilizzo del FSE da parte del cittadino. Un consenso che come dice il DPCM deve essere consapevole ed informato. Non può essere ottenuto con una semplice e approssimativa, quanto veloce, procedura amministrativa. I dati contenuti all’interno del FSE sono sensibili se non ultrasensibili, non solo perché rilevano aspetti intimi di ognuno di noi, ma soprattutto perché succulenti per quanti (assicurazioni, case farmaceutiche etc...) potrebbero utilizzarli per impostare le proprie programmazioni economiche, di ricerca e marketing. 5 Giugno 2014 Il Tavolo sull’Informatizzazione in Sanità CittadinanzAttiva. La Sanità elettronica per rispondere alla frammentazione dei processi assistenziali L’ innovazione tecnologica e digitale in Sanità rappresenta sicuramente una leva strategica importante e necessaria per rispondere con maggiore efficacia alle sfide plurime della domanda di salute del cittadino e per consentire una migliore sostenibilità del sistema. L’innovazione digitale, in particolare per quanto concerne le soluzioni e le applicazioni di ICT alla Sanità, semplifica i rapporti tra cittadino e struttura sanitaria rendendo possibile una migliore fruibilità della documentazione digitale, come anche un monitoraggio più rigoroso del processo assistenziale e, nello stesso momento, mette il cittadino al centro degli interventi e delle azioni dei diversi attori sanitari. Quel cittadino abituato generalmente a bussare alla porta di ogni singolo referente sanitario. In questo senso, duque, l’ICT è un insieme di strumenti adatti a rispondere alla frammentazione dei processi assistenziali, soprattutto in particolari contesti di patologia come quelli della cronicità, migliorando l’unitarietà del percorso e la Giugno 2014 P sicurezza delle cure. Non si deve, inoltre, pensare banalmente che l’introduzione di device o strumenti ICT, come mediatori tra paziente e medico, abbassi la soglia relazionale e umana. Anzi, se il momento di comunicazione e di scambio rimane e deve essere centrale e ineludibile, l’introduzione di strumenti ICT, proprio per la semplificazione di molti passaggi, permette di recuperare tempo per la comunicazione e di pianificare con maggiori dettagli il processo di cura. roprio perchè il FSE, come anche le applicazioni ICT, sono strumenti di empowerment del cittadino è necessario saperli governare con coscienza e competenza. Per tale motivo CittadinanzaAttiva ha creato un Tavolo sull’Informatizzazione in Sanità con un particolare focus sulla Telemedicina. L’obiettivo è quello di giungere alla formulazione di raccomandazioni indirizzate agli attori e alle istituzioni sanitarie, perché le tecnologie e i device vengano implementati nel miglior modo possibile e risultino efficaci e di beneficio per il cittadino. Tonino Aceti, Esperto in politiche pubbliche socio-sanitarie e tutela dei diritti CittadinanzAttiva Il Fascicolo Sanitario Elettronico I l FSE si presenta come lo strumento che può offrire al cittadino la possibilità di esssere attore e a di prendere maggiore consapevolezza dei suoi bisogni riguardo alla salute e delle metodologie utilizzate nel suo processo di cura. Certo, un criticità, allo stato attuale, è ancora la mancanza di uniformità e omogeneità di sviluppo del FSE su tutto il territorio nazionale, ma c’è ancora un anno per giungere al compimento del progetto, come previsto dalla programmazione nazionale. 6 Un anno, che sarà utile anche per affrontare tutte le questioni legate alla privacy. Il recente DPCM rappresenta un buon documento e non credo che i vincoli imposti dalla privacy possano ostacolare l’utilizzo del FSE. Anzi, il FSE impone una maggiore trasparenza alla P.A. e nello stesso tempo un cambiamento organizzativo e culturale dei professionisti. Il consenso che il cittadino deve dare non è un gesto di natura burocratica o amministrativa, deve essere il frutto di una scelta consapevole e condivisa. Il FSE invita, dunque, il sistema ad un maggior dialogo e coinvolgimento con e del cittadino. Il FSE è anche un banco di prova per il Sistema Sanitario e per i suoi professionisti sul tema dell’interdisciplinarietà dei percorsi. Perchè il FSE sia veramente efficace, è necessario che i professionisti della Sanità si muovano all’interno di una logica di rete e con un approccio di natura multidisciplinare. S econdo l’ISTAT (Rapporto Cittadini e Nuove Tecnologie 2013) persiste nel nostro paese un forte digital divide, di natura generazionale, territoriale e di genere. La popolazione italiana può essere segmentata in quattro livelli di competenze: - analfabeti digitali totali pari al 37% della popolazione totale (6/75 anni); - utilizzo sporadico di Internet pari al 13% della popolazione (6/75 annni); - analfabeti digitali funzionali (utilizza Italia. I numeri dell’analfabetismo digitale Internet, ma non è in grado di utilizzare i servizi più comuni, vedi P.A.) pari al 24% della popolazione (6/75 anni); - utilizzo di Internet anche per i servizi più comuni, pari al 26% della popolazione totale (6/75 anni). (percentuale che sale a un terzo della popolazione 14/75 anni). Lo stato delle conoscenze e competenze digitali in Italia è assai complesso e presenta sacche di distanza molto ampie. Inoltre, le famiglie del centro-nord, che dispongono di un accesso a Internet, sono oltre il 63%, mentre al sud rappresentano iil 55%. Infine, le donne utilizzano Internet per il 49,7%; gli uomini per il 60,2%. Le cause del ritardo italiano, rispetto alla situazione europea, sono molteplici: - mancanza di competenze digitali (38%); - mancanza di interesse e motivazione (27%); - costi per accesso ed equipaggiamento (21%). 7 Giugno 2014 Giugno 2014 Osservatorio ICT Politecnico di Milano. Pensare ad uno “Smart Care System” integrato e intelligente L’Information & Communication Technology rappresenta una delle leve fondamentali per la sostenibilità del Sistema Sanitario, contribuendo al tempo stesso al miglioramento della qualità dei servizi e alla loro efficienza. L’ attenzione alla digitalizzazione è stata, tuttavia, in questi anni molto modesta a causa di una sostanziale assenza di cultura dell’innovazione e visione da parte dei decisori. La presenza di un sistema di governance frammentato, inoltre, non ha consentito di realizzare quelle infrastrutture e di definire quegli standard che, nella gran parte degli altri paesi avanzati, hanno portato ad una revisione e modernizzazione dei sistemi di cura. L’ossessione della Spending Review sta condizionando ogni decisione politica e il dibattito stesso sulla Sanità italiana, rischiando di far passare in secondo piano le vere esigenze del settore. Insistere ancora su questo aspetto non è più sostenibile, perché il SSN è tra i meno costosi d’Europa (di un terzo inferiore alla media degli altri Paesi dell’area euro - 3012 dollari procapite – dati OECD 2013). L’Italia è il paese più vecchio d’Europa: un italiano su 5 è over 65. Fatto che porterà ad un’impennata della spesa sanitaria, nei prossimi anni, portandola fuori controllo, se non verranno prese misure adeguate. La qualità, infine, delle prestazioni sanitarie erogate in Italia è già sensibilmente inferiore rispetto a quella media degli altri Paesi europei e la liberalizzazione delle cure transfrontaliere rischia di trasformarsi per il Paese in una pesante minaccia. Per uscire da una situazione del genere, una prima 8 tendenza sarebbe quella di lasciare sempre più spazio al privato, procedendo verso una logica di sussidiarietà minimale. Con un riorientamento del Sistema Sanitario. Il secondo è, invece, quello di difendere e mantenere il Sistema Sanitario pubblico, puntando ad una sua profonda riforma. In questa direzione, la scelta dell’ICT resta una soluzione obbligata, l’unica in grado di aiutare il Servizio Sanitario a sostenere le impegnative domande del futuro. Il livello di dotazione e di investimento in tecnologie, pone l’Italia distante dai Paesi benchmark e la spesa, negli ultimi anni, oltre ad essere tagliata è stata gestita in un’ottica frammentata e locale di pura automazione dell’esistente. Perché le cose cambino, è necessario che sia dia inizio ad una profonda riforma del modello di cura e di assistenza, che veda le tecnologie digitali come fattori abilitanti di una diversa interazione tra gli operatori del sistema socio-sanitario e tra questi e i cittadini. Il digitale deve servire a mettere in rete il sistema di cura e di assistenza, spostando i servizi dalle strutture residenziali verso il territorio e la gestione domiciliare, facendo leva sull’empowerment di cittadini e pazienti e superando quella separazione tra prestazioni sanitarie e servizi socio-assistenziali, che è oggi causa di disottimizzazione, di danno per le finanze pubbliche e per i cittadini più deboli. Spesa ICT ancora bassa La spesa ICT, nonostante tali urgenze, è rimasta molto bassa e frammentata tra regioni, comuni e aziende. Nel Governo non c’è una regia unica per le politiche sanitarie e sociali. L’Agenzia per l’Italia digitale non ha identificato la sanità elettronica come priorità. L’azione del Governo sull’e-Health si è limitata alla definizione dell’obbligo per le Regioni di implementare il FSE, secondo una roadmap, che appare inapplicabile e avulsa da un corretto e organico sviluppo dell’e-Health. Il rischio è che, in mancanza di un ecosistema di processi, contenuti e servizi digitali, si creino costosissimi sistemi vuoti, autostrade deserte, perchè prive di valore e in concreto inutilizzate dai cittadini. In questo modo, investendo in ICT il minimo indispensabile, non si sta facendo altro che accompagnare il declino del sistema. Lo Smart Care System In verità l’investimento in ICT deve essere inquadrato all’interno di un passaggio verso un nuovo modello di Sanità, che incida sull’organizzazione del sistema, allargando l’attenzione da un’ottica locale ad una olistica in grado di prendersi carico dei pazienti non solo nelle fasi acute e a livelllo ospedaliero, ma sempre più a livello di assistenza domiciliare e sociale. Oggi, è necessario uno “Smart Care System” integrato e intelligente, che consenta una visione integrata e olistica dei livelli di cura e che utilizzi l’ICT come catalizzatore di collaborazione tra i diversi attori, insieme ad una governance condivisa dell’innovazione. Report Oss. ICT Politecnico Milano ‘14 9 Giugno 2014 La spesa ICT in Sanità. La ricerca dell’Osservatorio ICT 2014 R ispetto al 2012, la spesa complessiva di digitalizzazione in Sanità si è ridotta del 5% (1,17 miliardi di euro nel 2013, pari a 19,72 euro per abitante). 800 milioni di euro è la spesa sostenuta dalle Aziende Sanitarie, con una riduzione dell’11% rispetto al 2012. 295 milioni di euro sono stati spesi dalle Regioni con un incremento del 5,4% . 60 milioni sono stati spesi dai MMG (47mila – 1276 euro per medico) con un aumento dell’11% . 19 milioni la spesa del Ministero della Salute. La situazione non è destinata a migliorare nel prossimo futuro, in quanto la maggior parte delle aziende coinvolte nella ricerca condotta dall’Osservatorio ICT prevede un’ ulteriore riduzione delle spese correnti, attraverso la rinegoziazione delle tariffe con i fornitori e degli investimenti in nuovi progetti ICT. La cartella clinica elettronica rappresenta, con una spesa di circa 58 milioni di euro, il principale ambito in cui le Aziende Sanitarie allocano risorse, con una crescita prevista per il 2014 superiore all’8%. Ma il livello di utilizzo della funzionalità della cartella è ancora parziale, così come la diffusione a livello dell’intera struttura. Rilevante la spesa in ambiti a carattere più operativo, come i sistemi di front end e le soluzioni ICT per la gestione amministrativa e delle risorse umane. Per quanto riguarda l’ambito della dema- terializzazione, che include i sistemi di gestione documentale e i sistemi di conservazione dei documenti informatici, si prevede, per il 2014, un aumento del 3% (nel 2013 la spesa ammontava a 14 milioni di euro per il 60% delle strutture oggetto dell’indagine). Sono soprattutto oggetto di dematerializzazione, i referti di laboratorio, di radiologia e le immagini diagnostiche. Sono poco dematerializzati, invece, altri documenti relativi al processo di cura come il diario clinico assistenziale. I servizi digitali al cittadino Per i servizi digitali al cittadino, si prevede un decremento del 2,5% (nel 2013, 7 i milioni di euro investiti). Tra i servizi maggiormente diffusi si presentano: il download referti via web, i sistemi di prenotazione e il pagamento via web delle prestazioni. Le soluzioni per l’interscambio di documenti e informazioni con sistemi regionali e/o nazionali (FSE) prevede una crescita di investimento del 5% (nel 2013 è stata di 21 milioni di euro). Marginali sono ancora le soluzioni Mhealth (spese per 7 milioni di euro per il 2013 con ipotesi di leggera crescita del 4% nel 2014). Per quanto riguarda le soluzioni di Telemedicina, i servizi maggiormente presenti sono quelli per il Teleconsulto e la Telediagnosi. Previsioni di leggera crescita, pari al 2%, si prevedono per le soluzioni ICT per l’assistenza sociale e le soluzioni di cartella sociale elettronica. I Medici di Medicina Generale Promettenti i dati sul versante MMG. La quasi totalità dei medici utilizza sistemi ICT per la gestione della scheda individuale del paziente e per l’invio dei certificati online di malattia. C’è un’interessante propensione verso i dispositivi mobili, tablet e smartphone, come supporto per le visite a domicilio e il Teleconsulto con altri medici o specialisti di strutture sanitarie. Sul fronte dei cittadini, nonostante il 70% ritenga utile internet per reperire informazioni sulle strutture sanitarie e indicazioni sugli stili di vita, permane una diffidenza su tali informazioni considerate meno affidabili rispetto ad un contatto diretto con il personale medico. Aumenta l’utilizzo dei servizi digitali offerti dalle aziende (+7%). Mentre per la fascia giovanile, è crescente l’interesse nei confronti di applicazioni smartphone, inerenti alla salute/benessere e agli stili di vita. Altro servizio utilizzato, con frequenza dai cittadini, è quello del download dei referti via internet, mentre rimane ancora basso il livello di utilizzo di sistemi di telemonitoraggio. La domanda dei CIO Per quanto riguarda le Regioni, il committment regionale è molto forte in ambiti quali i sistemi di integrazione e i servizi digitali per i cittadini. Ridotto invece per quanto concerne il Cloud Computing e il Mhealth. Grande interesse, invece, da parte dei CIO per il ruolo svolto dalle Regioni nella realizzazione di servizi in modalità shared services, erogati centralmente e forniti in modo condiviso. I CIO chiedono una maggiore offerta in tal senso, in merito alla gestione documentale e conservazione sostitutiva, allo svilupppo di Data Center, alla centralizzazione di acquisti di beni e servizi, ai sistemi di supporto alla gestione amministrativa e risorse umane. I risparmi apportati da servizi condivisi vengono stimati in 50milioni di euro, grazie all’utilizzo delle soluzioni Cloud per la gestione dei cedolini dei dipendenti e di 54milioni di euro a seguito dell’adozione di sistemi PACS. Osservatorio ICT Politecnico di Milano 2014 - Innovazione Digitale in Sanità: l’ICT non basta! La ricerca, basata su un’analisi empirica, ha coinvolto 300 attori. (CIO, Direttori Generali, Direttori Amministrativi, Direttori Sanitari, Direttori Sociali, Medici specialisti e Referenti regionali. Grazie alla collaborazione con Doxapharma e la FIMMG 803 Mmg e 1001 cittadini). 11 Giugno 2014 FSE. Il gruppo di lavoro interregionale per il modello funzionale Il DPCM FSE all’art.28, individua i servizi che dovranno essere resi disponibili dalle Regioni in vista dell’implementazione del Fascicolo Sanitario. A tale proprosito sta già lavorando un gruppo di lavoro interregionale, cui collabora HL7 Italia, con il compito di individuare l’insieme di funzioni e di criteri di conformità relativi ai servizi di prima applicazione. L’obiettivo è anche quello di condividere un modello funzionale comune di FSE regionale tale da supportare l’ ”Uso sensato” del Fascicolo a livello nazionale, tenendo conto delle esperienze fatte ed armonizzandole in un modello condiviso. L’obiettivo del gruppo è stato dunque quello di definire le funzioni del FSR interoperabile a partire dallo standard HL7/ISO EHR-S FM. L’EHR-S-FM raccoglie e sistematizza le possibili funzioni utente di 12 un sistema EHR e i relativi criteri di conformità che verificano la presenza delle funzioni. Il modello funzionale, identitifcando le funzioni indipendentemente dalla loro implementazione tecnologica, consente di indicare che cosa il sistema deve fare senza riguardo al come viene realizzato. Il modello, articolato in 7 sezioni (generale, erogazione delle cure, supporto all’erogazione delle cure, supporto alla salute della popolazione, supporto amministrativo, rinfrastruttura dei record, infrastruttura di trust), comprende 332 funzioni e 2310 criteri di conformità formali. Il gruppo di lavoro è composto da: Lombardia Informatica (Regione Lombardia); Provincia di Bolzano/ ASDA; Regione Calabria; Regione Campania; Regione Emilia Romagna/CUP 2000; Regione Friuli Venezia-Giulia/Insiel; Regione Lazio/LaIt; Regione Liguria/Datasiel; Regione Marche/ASUR; Regione Piemonte/CSI Piemonte; Regione Puglia/InnovaPuglia; Regione Sardegna/Sardegna.it; Regione Toscana; Regione Umbria/Webred; Regione Valle D’aosta/IN.VA; Regione Veneto/Arsenàl; CISIS; CNR-ICAR; Hl7 Italia; Invitalia. Giugno 2014 Taccuino personale. L’area del cittadino nel FSE I l DPCM istitutivo del FSE prevede la creazione del taccuino personale dell’assistito (art.5) come sezione riservata del FSE “all’interno del quale è permesso all’assistito di inserire dati e documenti personali relativi ai propri percorsi di cura, anche effettuati presso strutture al di fuori del SSN”. Il DPCM precisa che i dati e i documenti inseriti “sono informazioni non certificate dal SSN e devono essere distinguibili da quelli inseriti dal personale sanitario autorizzato”. Si prevede dunque nel FSE un’area alimentata dal citttadino, a forte empowerment, che sia contigua e di dialogo con il personale sanitario. Se, infatti, il taccuino assomiglia ad un promemoria, ad un archivio, come anche ad un diario personale, è anche un luogo dal quale il personale sanitario autorizzato (dal cittadino), e solo quello, può assumere informazioni, può condividerle e dialogare con lo stesso cittadino. Sarà una frontiera degli anni a venire, ma si stanno già elaborando modelli in tal senso come nel caso della APPS di Trento, con la piattaforma TreC. TreC è la piattaforma elettronica, che dal 14 2012 consente ai Cittadini residenti o domiciliati nella Provincia Autonoma di Trento e che abbiano attivato la propria Tessera Sanitaria, non solo di consultare in ogni momento tutti i propri referti on-line, senza alcun limite temporale, ma anche di tenere un diario della propria salute, di consultare le ricette farmaceutiche e/o specialistiche, di pagare on line una o più prestazioni sanitarie e di gestire, comodamente, anche la cartella dei propri figli. “Su 500mila abitanti in provincia, sono 30mila gli utilizzatori di TreC - dice Leonardo Sartori, direttore del Servizio Informativo della APSS di Trento. Con una crescita di 10mila unità rispetto all’anno scorso. Ci troviamo di fronte ad un utillizzo crescente da parte del cittadino, spinto anche dal fatto che attraverso TreC, si accede anche a servizi online, tra cui la prescrizione medica. Oggi siamo impegnati su due fronti. Il primo legato al superamento di quegli ostacoli che hanno impedito alla piattaforma TreC di essere piu diffusamente utilizzata. Oggi, infatti, è previsto l’accesso da parte del cittadino via smartcard o in alcuni casi con il cellulare. Ma si tratta di un accesso farraginoso, per il necessario utilizzo di un software da scaricare. Stiamo, dunque, pensando ad un accesso più agile, sul modello della generazione di stringhe numeriche tipiche dell’home banking. Il secondo fronte è quello Giugno 2014 I dati della mHealth. La ricerca di Signals and Systems Telecom C on più di 7 miliardi di abbonamenti di telefonia mobile in tutto il mondo, il settore delle comunicazioni mobili sta crescendo coinvolgendo una vasta gamma di settori verticali. E la Sanità non fa eccezione a questa tendenza . Da molti punti di vista, operatori sanitari compresi, la mHealth viene vista come una soluzione strategica per migliorare l’assistenza sanitaria e renderla sostenibile. La mHealth permette l’utilizzo di tecnologie e dispositivi di comunicazione mobile, tali da migliorare l’accesso alle informazioni sanitarie, migliorare la distribuzione dei servizi sanitari di routine e di emergenza e di fornire servizi di diagnostica . SNS Research stima che il mercato mHealth rappresenterà un valore di quasi 9 miliardi di dollari solo per il 2014. E, nonostante gli ostacoli relativi alla regolamentazione, la difficoltà di diffusione fra i pazienti e i problemi di privacy, SNS Research stima un’ulteriore crescita di circa il 40 % nei prossimi 6 anni. del taccuino. Nella piattafroma TreC è presente una sezione riservata al cittadino e di sua pertinenza. Un taccuino appunto. In quest’area, il cittadino inserisce propri documenti, stili di vita, annotazioni. (Gli utilizzatori attuali sono circa 15mila). Ed è un’area che apriremo al dialogo con i sanitari, perchè il cittadino abbia con loro la possibilità di un colloquio, anche strutturato, che vada da indicazioni sull’uso dei farmaci alla risposta su dati di selfmonitoring. Un servizio che sarà utilizzabile anche attraverso le app, per un investimento di risorse che per i prossimi 6/7 anni sarà di 3/4 milioni di euro”. 15 Giugno 2014 Millelight. La nuova App per i MMG e i PLS Frutto della collaborazione tra Microsoft e Millennium, la nuova app per Windows 8, Millelight, è volta a ottimizzare il rapporto medico-paziente. L ’applicazione consente di gestire in modo immediato la cartella clinica dei pazienti durante le visite domiciliari, offrendo la possibilità di consultare da remoto tutte informazioni cliniche utili e di aggiornarle ovunque e in qualsiasi momento attraverso tablet e smartphone. Millelight è diretta a semplificare la gestione a domicilio del paziente e, grazie al Cloud Computing, permette di allineare automaticamente i dati raccolti 16 in mobilità al patrimonio informativo disponibile in ambulatorio. L’app offre vantaggi su due fronti, sia dal punto di vista clinico, sia dal punto di vista amministrativo: attraverso un’interfaccia estremamente intuitiva i medici possono, infatti, inserire nuove diagnosi, prescrivere terapie e accertamenti e gestire informazioni essenziali quali peso e pressione, ma anche introdurre prestazioni (PPIP, ADI, ADP…), gestire certificati di malattia e verificare esenzioni. Giugno 2014 Kiwi. La App di prossimità per il mondo sanitario Si chiamano Andrea Castiglione e Salvatore Ferragamo, 23 anni, entrambi laureandi. Ingegnere matematico al Politecnico di Torino il primo; economista finanziario il secondo alla Bocconi. A loro si deve la creazione di una App social di prossimità, come sviluppo peculiare di un’ app generalista e fondata sulla funzione di condivisione utenti. Nel quadro generale, che ormai vede tutti noi sempre più coinvolti e intrecciati in reti plurime e mutlitasking, la app di prossimità lanciata da Kivi (questo il nome della società fondata dai due laureandi e giovani imprenditori) aggrega utenti in base ai gruppi di interesse. Chiunque scarichi l’app di prossimità sul proprio smartphone, scegliendola dunque in base ai propri interessi e bisogni, potrà visualizzare sia servizi, cui desidera accedere, profilati sulla propria domanda, che dialogare con quanti condividono gli stessi interessi e gli stessi bisogni. Una soluzione che per il mondo sanitario, con il quale i due imprenditori digitali stanno già lavorando in fase di sperimentazione, può rivelarsi particolarmente utile ed efficace. L’applicazione di condivisione può essere utilizzata, infatti, per gruppi di interesse di pazienti associati dalle stesse problematiche sanitarie o può diventare strumento di informazione di una azienda sanitaria nei confronti di pazienti afferenti ad uno stesso profilo patologico, cui fornire un ventaglio di servizi dalle informazioni agli alert come anche ai consigli di stili di vita, agli appropriati percorsi terapeutici, all’attenzione nei percorsi di cura. A costi nulli per il cittadino-paziente e relativi per l’azienda, rispetto all’efficacia attesa di servizio e di governo. “Kivi, uccello simbolo della Nuova Zelanda e il cui nome si deve ai Maori, ha la caratteristica di essere senz’ali e dunque non può volare - dicono Andrea e Salvatore”. Una scommessa, perché con la loro sottile intelligenza, riesca a spiccare il volo. 17 LA PIATTAFORMA MULTICANALE UNICA PER LA SANITÀ gestionesati scompen guardia medica assisteniazrae domicil call centePr per CU el gestioneadle person io sanitar riduzione liste d’attesa e emergenszi audiole qualità percepita posto operatore ne mediazio culturale pronta à disponibilit e screeninzgioni vaccina ativo in uso si integra a qualsiasi applic ndi, turni... CUP, presenze, paghe e stipe semplice da implementare e utilizzare L’Anagrafe dei pazienti. Requisito imprescindibile per qualunque progetto di Sanità elettronica Parlarne oggi sembra fuori moda… è più “cool” parlare di App per il cittadino, di Teleconsulto o più in generale di Telemedicina, di utilizzo in mobilità delle soluzioni cliniche. M h t l a e H t Sm@r recuperio credit Giugno 2014 La nuova sfida dei Sistemi Informativi in ambito sanitario è garantire flussi di informazioni validate e aggiornate che semplifichino i processi. Per mantenere bassi i costi e alti i livelli di servizio. Sm@rtHealth è un’unica piattaforma multicanale (voce, app, chat, sms, e-mail, video, social...), disponibile anche in cloud, su cui insistono tutti i prodotti di “comunicazione” in ambito Sanità. Per ottimizzare i processi, recuperare risorse, tagliare sprechi e... Comunicare, semplicemente. modulare e flessibile anche in cloud I-Tel S.r.l. Roma - Milano - Riccione | Sede legale: Via Canova, 21/A - 00186 Roma | www.i-tel.it a ciascuna di queste soluzioni “cool”, di cui si riempiono tante pagine di giornale e tanti discorsi, non possono avere alcuna ragione di esistere, se alla loro base non esistesse una solida, unica ed univoca anagrafe dei pazienti, assistiti o assistibili che siano. Unica, non “moltiplicata” per il numero di sistemi informatici esistenti. Univoca, dove ogni cittadino è presente una ed una sola volta. Qualunque discorso evolutivo è destinato inevitabilmente ad implodere laddove non si innesti in un robusto, strutturato, finanziato e gestito con continuità, progetto di condivisione dell’anagrafe dei pazienti e più in generale delle diverse anagrafi di riferimento (codifiche). Anche il Fascicolo Sanitario Elettronico, tanto al centro delle recenti attenzioni di governo e media, rischia di fallire, se su questi aspetti di base non si fa chiarezza e non si prendono impegni forti. Si, perché chiarezza va fatta! Le realtà, che a livello locale (ASL e AO) o regionale possono vantare un’Anagrafe Pazienti con le caratteristiche prima indicate, sono desolamente poche. Spesso, la logica del “best of breed”, che ha caratterizzato (e caratterizza tutt’ora) gli acquisti pubblici nel settore dell’informatica sanitaria, ha portato all’assemblaggio di sistemi informativi disomogenei, scarsamente integrati, proprio a partire dall’Anagrafe Pazienti. In altre parole, nel sistema informativo “tipo” non esiste una vera anagrafe di riferimento a cui tutti gli altri sistemi, soluzioni e prodotti sono agganciati per ricevere le modifiche e per inviarne a loro volta. Esiste, invece, una serie di anagrafi per ciascuno dei raggruppamenti funzionali più rilevanti: l’anagrafe del CUP e quella della gestione ricoveri, quella delle soluzioni dipartimentali (Laboratorio, Radiologia, etc…) per fare alcuni esempi. In qualche caso, qualche integrazione è stata realizzata, ma creando, spesso, problemi maggiori che reali benefici per le difficoltà intrinseche di gestione e manutenzione di sistemi disomogenei, spesso collegati in modalità “punto-a-punto” in assenza 19 Giugno 2014 di standard di comunicazione. Questa, purtroppo, è la triste realtà dei fatti. Realtà, che determina sprechi e non impedisce (se non addirittura “abilita”) truffe al Sistema Sanitario. I dati recenti sulla popolazione che gode di forme di esenzione ticket (circa il 50%) e sulle prestazioni esenti ticket (il 70% delle prestazioni totali, con punte dell’86% in aree del Sud Italia) danno immediatamente il senso di gravità della situazione. Per non parlare delle difficoltà di aggiornamento delle anagrafi assistiti per gli aspetti di calcolo delle quote capitarie destinate alla retribuzione dei Medici di Medicina Generale. Utilizzare in questo caso anagrafi non aggiornate comporta direttamente la corresponsione di importi non dovuti. Intervenendo in modo deciso e strutturato, e con investimenti, è possibile generare risparmi significativi e facilmente calcolabili per il Sistema Sanitario. Oggi questo aspetto, parte di una problematica più ampia, è sostenuto dal progetto ANPR (Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente), contemplato nel Decreto “FARE”, che prevede di costituire un’unica ed evoluta Anagrafe nazionale della popolazione, che sostituirà di fatto le anagrafi comunali e che rappresenterà il nucleo anche per la gestione degli aspetti sanitari. 20 Ma, a fronte di questo progetto, che coinvolge il livello centrale e regionale, sarà necessario intervenire con altrettanta determinazione anche sui sistemi informativi delle ASL e degli AO, che a loro volta dovranno investire in modo coerente e significativo per “agganciare” in modo efficace ed efficiente a questa anagrafe unica ed univoca tutte le soluzioni attive localmente. In assenza di questa certezza anagrafica (che in questa sede per semplicità si è riferita alla sola componente pazienti, ma che in realtà deve coinvolgere anche le altre anagrafiche e codifiche di base) i progetti evolutivi non avranno le basi per poter decollare e portare quei risparmi di cui tanto il nostro Sistema Sanitario ha bisogno. In che modo potremo, ad esempio, aiutare il medico prescrittore che attraverso la consultazione della la storia clinica del paziente deve decidere quale percorso diagnostico-tera- peutico avviare, se non siamo in grado di garantirgli che sta guardando tutte le informazioni disponibili per quel paziente? Perché se il paziente è un “duplicato” (o triplicato o moltiplicato) le sue informazioni saranno “sparse” sulle varie posizioni anagrafiche. La speranza che il Fascicolo Sanitario possa rappresentare uno strumento per migliorare l’appropriatezza prescrittiva proprio perché il medico ha accesso a tutte le informazioni sulle attività già svolte dal paziente viene miseramente a cadere. E con esso molti altri benefici di questo ed altri progetti. Dunque, nonostante siamo nel 2014 e non nel 1984, toccherà ripartire dai fondamentali dei sistemi informativi sanitari. E sarà necessario considerare questi progetti come realmente strategici, destinando loro le necessarie risorse economiche e professionali. Senza un approccio deciso a questo tema, tutti gli investimenti destinati alle soluzioni più “cool” saranno vani, senza liberare le reali potenzialità che le tecnologie informatiche possono sviluppare per aiutare il Sistema Sanitario ad evolvere verso un modello etico e sostenibile. Sara Luisa Mintrone Giugno 2014 Liste di attesa e CUP. L’ICT per l’ottimizzazione e risparmi Uno dei fronti in cui il cittadino percepisce l’efficacia del Servizio Sanitario è senza dubbio quello delle liste di attesa I cittadini, rispetto ai propri bisogni di salute, si aspettano soluzioni concrete in tempi ragionevoli. Motivo per il quale liste di attesa troppo lunghe incrinano il rapporto di fiducia con il SSN. L’ambito delle liste di attesa è, quindi, uno dei nodi, che si è cercato di sciogliere, in questi ultimi anni attraverso la promulgazione sia di Linee guida che di accordi Stato/Regioni con l’istituzione dei CUP e dei SovraCup regionali. Sono stati fatti certamente passi avanti, ma sulle liste di attesa continuano, tuttavia, ad incidere diversi problemi, dall’eccesso di prescrizioni, alla multiprenotazione, spesso utilizzata dal cittadino nel tentativo di risolvere con maggiore celerità la propria urgenza diagnostica. Con l’aggravante però di non annullare le prenotazioni fatte nelle diverse sedi cui si è rivolto. Un comportamento quest’ultimo, spesso una vera e propria “cattiva abitudine”, che incide non solo nell’allungare ulteriormente le liste di attesa, ma sul conto economico degli stessi bilanci aziendali, dato che il mancato annullamento di una prenotazione rappresenta comunque un costo. Un primo passo è stato quello di spingere all’appropriatezza delle prescrizioni e di orientare, nel contempo, un’azione di empowerment dei cittadini, per 21 Giugno 2014 consentire loro di non aderire a forme di consumismo sanitario e adottare così comportamenti tali da evitare gli sprechi, anche sanzionando il mancato annullamento. Un’azione che però ha dato ad oggi risultati modesti. Il fenomeno, poi, dell’invecchiamento progressivo della popolazione non aiuta a risolvere il problema delle liste di attesa. Anzi, concorre sensibilmente a determinare un incremento costante e continuo delle prestazioni, con entità a volte impressionanti, dato che le prestazioni pro-capite delle fasce più anziane sono pari a tre volte quelle della popolazione di età media. A questo si aggiunge, infine, il contesto della medicina difensiva, che, pur di evitare contenziosi con il paziente, procede alla prescrizione di visite specialistiche spesso superflue. Un cocktail di variabili, che pesa sui percorsi assistenziali dei pazienti, sui bilanci delle aziende sanitarie e in generale sull’efficacia e la qualità del servizio erogato. Una situazione che potrebbe, tuttavia, essere resa più efficiente e migliorata, se le aziende sa- nitarie ricorressero con maggiore frequenza anche alle applicazioni ICT per la razionalizzazione e l’ottimizzazione delle prenotazioni e che hanno già dato evidenza non solo di potere ridurre significativamente le liste di attesa, ma di permettere consistenti contrazioni dei costi e degli sprechi. La presenza ormai numerosa di portali web, attraverso cui il cittadino procede in piena autonomia alla propria prenotazio- @ Sm@rtCupRecall 22 lazione della prenotazione da parte del cittadino. Siamo, dunque, partiti con una gara per un sistema di recall avanzato cinque anni fa e abbiamo avuto subito risultati importanti. Ne è esempio la ASL Torino 1*, dove sono stati liberati, già nel primo anno, ben 16mila posti, con un risparmio di 800mila euro. Una tendenza mantenuta negli anni successivi. Il cittadino procede alla prenotazione, ma quattro giorni prima della visita viene avvisato o con un sms o con una telefonata. E se si tratta di esami diagnostici, la telefonata viene fatta una settimana prima. Effettuando il recall telefonico automatico, il sistema, infatti, raccoglie in tempo reale il feed-back del paziente, confermando alla struttura l’avvenuto ascolto del messaggio ed inoltrando i Giugno 2014 LA SALUTE DEL CITTADINO AL CENTRO Soluzioni informatiche e servizi per la Sanità e il Sociale Gruppo GPI progetta e realizza soluzioni per la Sanità ne (un esempio è il portale Cupweb prenotazioni online, del SSR Emilia-Romagna), ha già permesso di ottimizzare l’iter delle prenotazioni, ma è sul fronte dell’utilizzo di soluzioni ICT di recall al paziente che si stanno ottenendo importanti risultati, come dimostra il sistema CUP avviato dalla ASL Torino1 e che, a breve, sarà esteso alla Regione Piemonte. “Avevamo l’urgenza di risolvere il problema annoso delle liste di attesa – spiega Gianfranco Barberis, responsabile SovraCup della Regione Piemonte. Un problema legato ai tempi di attesa eccessivamente lunghi e alla mancata cancel- dati raccolti. E, in caso di disdetta, i posti liberati vengono recuperati attraverso l’inserimento in agenda, automatico e in tempo reale. Questa nuova configurazione di sistema, se ha permesso di avviare nuove e incoraggianti modalità di relazione con il cittadino, ha ridotto considerevolmente gli sprechi e generato risparmi, pari a circa 30 euro di media per prestazione recuperata. I risultati sono stati così soddisfacenti da mettere in progetto l’obiettivo di realizzare per l’intera regione un CUP unico. L’introduzione poi, sempre quest’anno, della ricetta elettronica, eviterà definitivamente il sistema della multiprenotazione con una previsione di risparmi per diversi milioni di euro”. Il sistema Sm@rtCupRecall della ASL Torino 1è fornito da I-Tel e l’Assistenza sociale, interoperabili e all’avanguardia, che semplificano l’accesso ai servizi da parte del cittadino. Attivo sul mercato dal 1988, Gruppo GPI è interlocutore di riferimento nel campo dell’informatica socio-sanitaria e dei nuovi servizi hi-tech per la salute, sia per l’ente pubblico che per le aziende private. www.gpi.it | [email protected] Gruppo GPI | via Ragazzi del ‘99 n.13 | 38123 Trento | T 0461 381515 | F 0461 381599 23 Giugno 2014 Giugno 2014 Identità digitale. Tra sicurezza, trasparenza ed empowerment Regolamento europeo Privacy. A Bruxelles lavori in corso Con la Legge n. 98 del 9/08/2013, il Governo Italiano ha introdotto il Servizio Pubblico di Identità Digitale (SPID). Il Decreto, che ne definisce le modalità di adesione ed erogazione, è in dirittura di arrivo Un lavoro che dura ormai da due anni e che oggi è al vaglio del parere del Parlamento Europeo. L’ Identità Digitale è un insieme di informazioni che ci permette di essere riconosciuti e di accedere a servizi digitali di qualsiasi natura, proteggendo il nostro accesso e i nostri dati per contrastare in modo efficace i fenomeni criminali ed in particolare il furto d’identità. Le componenti di questo servizio sono molteplici: al centro di tutto troviamo il cittadino, il quale potrà ottenere una o più identità digitali, che di fatto sono l’equivalente di un passaporto digitale, che conterrà alcune informazioni identificative obbligatorie, come il codice fiscale, il nome, il cognome, il luogo e la data di nascita e il sesso. Oltre a tutto questo, l’Identità conterrà altre informazioni come un indirizzo email, un numero di telefono, utili per poter comunicare con il soggetto titolare dell’Identità, e una o più credenziali, utilizzabili per poter accedere ai servizi in modo sicuro. Altre componenti saranno il Gestore di Identità, un soggetto pubblico o privato denominato, che si occuperà di creare e gestire le Identità Digitali e i Gestori di Attributi qualificati, ovvero soggetti che per legge sono titolati a certificare alcuni attributi quali un titolo di studio, un’abilitazione professionale, etc... In questo modo il cittadino potrà utilizzare l’Identità Digitale sui Gestori di Servizi, 24 cioè tutte le Pubbliche Amministrazioni e tutti quei soggetti privati, che decideranno di aderire in maniera volontaria a questo sistema per fornire un ulteriore servizio. Il CAD, sancisce che l’identificazione informatica di un soggetto consiste nella validazione dell’insieme di dati attribuiti in modo esclusivo ed univoco ad esso, consentendone l’identificazione nei sistemi informativi. In linea generale le identità digitali possono suddividersi in: - “identità forti”: regolate dalla legge (per uso pubblico), come per esempio sistemi di firma digitale; - “identità deboli”: utilizzate dagli operatori online per l’accesso a servizi digitali (email, social network eCommerce) costituite, di norma, da nome utente e password, oltre a una serie di attributi funzionali alla fruizione del servizio. Le credenziali possono essere numericamente e qualitativamente molto variegate e hanno differenti utilizzi. L’identità digitale completa è abbastanza complessa e ha implicazioni sia legali che tecniche. Comunque, l’identità digitale più semplice consiste in un ID (username) e una parola di identificazione segreta (password- credenziale di autenticazione). Ma l’identità digitale può essere ancora più complessa, proprio come una vera e propria identità umana. S arà con molta probabilità, il semestre italiano a governare la rotta del Regolamento per portarlo alla sua edizione finale. Anche se il sistema normativo troverà pienamente luce nel 2015, per entrare in vigore nel 2017, cui seguiranno le indicazioni attuative. Questi i punti di maggior rilievo in discussione. Il primo riguarda il capo di applicazione del Regolamento e cioè se bisogna escludere dalle indicazioni del regolamento l’intero ambito del settore pubblico o solo alcuni. Ma bisogna fare i conti con quanto previsto per la tutela dei diritti del cittadino dal Trattato di Lisbona e dalla Carta Europea dei Diritti fondamentali. Il secondo punto riguarda il tema dell’autorità, che deve essere deputata a trattare i dati di fronte a cittadini europei che, residenti in un paese, lavorano o si trovano in un altro. Il tema può essere di rilievo nel contesto della mobilità sanitaria. La scelta del Garante europeo sarebbe quella di sottoporre il cittadino all’autorità del paese in cui risiede. Il terzo punto riguarda l’introduzione di una sorta di graduazione nell’obbligo della protezione dei dati, a seconda del maggior rischio per gli interssati in relazione al trattamento fatto. L’approc- cio europeo è che ci sia una ragionevole attenuazione sulle attività che possono porre maggiori rischi. In generale, tuttavia, si precisa da parte degli uffici del Garante Europeo che le disposizioni sono state impostate alla logica della flessibilità. Di fronte, infatti, all’evoluzione continua e sempre più sofisticate delle tecnologie si vuole evitare di dare vita ad un corpus rigido. Il Regolmento vuole presentarsi come un quadro di riferimento normativo, certamente chiaro e preciso, ma la cui attuazione lasci spazi di manovra, nel segno dell’autoresponsabilità da parte del soggetto che tratta i dati. “E questo - si precisa dal Garante Europeo - per evitare di appli- care una normativa rigida e obsoleta rispetto all’evoluzione tecnologica e al novità di gestione dati come ad esempio quella dei Big Data. “Il ritmo del cambiamento è mozzafiato – spiega Peter Hustinx, Garante Europeo della Protezione dei dati personali. Questo è il motivo per cui l’UE ha bisogno con urgenza di un quadro di protezione dei dati che sia coerente e uniforme. Secondo la Carta dei Diritti fondamentali, gli individui hanno il diritto proattivo, che li autorizza a pretendere che qualsiasi trattamento dei dati personali deve essere giusto e legittimo, per finalità determinate e trasparenti e su come i dati verranno utilizzati”. 25 Giugno 2014 Giugno 2014 L’outsourcing e il Cloud dal punto di vista del giurista L’ Intervista I Giusella Finocchiaro, Ordinario di Diritto di Internet e Diritto Privato Università di Bologna l trasferimento di funzioni ad un altro soggetto può comprendere diverse tipologie contrattuali. Qual è la disciplina dell’outsourcing? Innanzitutto va specificato che, in via di prima approssimazione, con l’espressione “outsourcing” ci si riferisce all’affidamento ad un soggetto terzo dell’espletamento di tutte le attività che costituiscono, all’interno della propria organizzazione aziendale, una specifica funzione interna. Come affermato dalla giurisprudenza, “l’espressione outsourcing ricomprende in senso lato ogni ipotesi di decentramento produttivo”. Per rispondere alla domanda occorre ricordare che numerose sono le varianti che possono connotare un’operazione di outsourcing. L’outsourcing può, infatti, attuarsi attraverso il conferimento di un incarico avente ad oggetto un fare o, nei casi più complessi, attraverso il trasferimento di un ramo d’azienda o di una scissione societaria. Pertanto, l’outsourcing non è una fattispecie contrattuale a sé stante, quanto una fattispecie contrattuale astrattamente riconducibile a diversi schemi negoziali, quali l’appalto, la somministrazione, la locazione, la vendita, etc... Oggi l’interesse per l’outsourcing è in parte motivato dalla prospettiva di delocalizzazione delle attività routinarie di ricerca documentale e contrattualistica nei paesi a basso costo di manodopera ed alta qualità del servizio. È quindi frequente che outsourcer e outsourcee appartengano a paesi differenti considerate le dimensioni transnazionali assunte dall’economia industriale. Diventa pertanto essenziale il ruolo del contratto quale strumento idoneo a disciplinare il rapporto nascente tra le parti coinvolte nel processo di esternalizzazione. Cosa cambia nel caso in cui un contratto di outsourcing sia concluso on-line? Occorre essere consapevoli delle problematiche inerenti alla legislazione applicabile e alla giurisdizione competente e dei vincoli formali inerenti alla manifestazione del consenso negoziale, nonché dell’eventuale necessaria specifi- 26 ca approvazione di clausole vessatorie. La sospensione di un servizio può causare danni anche nei casi di esternalizzazione di attività di routine. Chi risponde in caso di interruzione del servizio? Non c’è una risposta univoca e valevole in ogni caso, considerate le varianti che possono connotare l’esternalizzazione. Anche ipotizzando che la fattispecie negoziale sia riconducibile allo schema dell’appalto e che l’utente subisca dei danni a seguito di disfunzioni del servizio fornito, occorrerebbe chiedersi se il committente nel contratto con l’utente finale lo abbia informato dell’esternalizzazione e se, in tal caso, abbia previsto una clausola di esonero della responsabilità. Quali sono gli adempimenti in materia di privacy in caso di outsourcing? Se l’esternalizzazione della funzione aziendale genera il trasferimento di dati personali, occorre valutare in concreto il ruolo del fornitore in termini di autonomia e di potere decisionale sulle operazioni di trattamento dei dati personali ed eventualmente, se applicabile la normativa vigente nell’ordinamento giuridico italiano, provvedere alla designazione di questi come responsabile esterno del trattamento. Occorre, inoltre, osservare i vincoli previsti a tutela del diritto all’autodeterminazione informativa dell’interessato e rispettare scrupolosamente gli obblighi di sicurezza. Qual è il rapporto tra outsour- cing e cloud computing? Il cloud computing -che rappresenta una particolare modalità di fornitura di servizi informatici- è inquadrabile all’interno del più ampio fenomeno dell’outsourcing. Si potrebbe, utilizzando una formula cara ai giuristi, affermare che il rapporto tra outsourcing e cloud computing è “un rapporto di genere a specie”. Nel caso di cloud computing, le parti coinvolte nel processo di esternalizzazione sono sottoposte ad ulteriori vincoli? Sarebbe errato pensare che per il solo fatto che la fornitura dei servizi avvenga in cloud maggiori siano i vincoli in capo alle parti. È l’internazionalizzazione spesso tipica delle forniture in cloud che comporta la necessità di confrontarsi con le tematiche della legislazione applicabile e della giurisdizione competente, e che attribuisce all’eventuale trattamento di dati personali un carattere di problematicità relativo alla configurazione dei ruoli e all’adempimento degli ulteriori obblighi previsti a tutela dell’interessato. Nel caso in cui il fornitore abbia sede in un paese non appartenente all’Unione Europea aumentano le difficoltà per adempiere agli obblighi normativi? Che il fornitore abbia sede in un paese non appartenente all’Unione Europea è una circostanza che impatta sicuramente sull’eventuale trattamento dei dati personali, dati che a seguito dell’esternalizzazione sono oggetto di comunicazione. In questo caso, infatti, occorrerà tener conto del disposto di cui all’art. 25 della Direttiva 95/46/CE secondo cui il trasferimento di dati personali verso un paese non appartenente all’Unione Europea può aver luogo soltanto se il paese di destinazione garantisce un livello di protezione adeguato. L’adeguatezza del livello di protezione deve essere valutata con riguardo alla natura dei dati, alle finalità del trattamento previsto, al paese d’origine, alle norme di diritto, generali o settoriali, vigenti nel paese di destinazione, nonché alle regole professionali e alle misure di sicurezza ivi osservate. Occorre, tuttavia, precisare che l’art. 26 della citata Direttiva prevede che, nel caso in cui via sia il consenso dell’interessato, si possa derogare alla necessità di verificare il livello di adeguatezza del paese di destinazione. In altri termini, si può effettuare il trasferimento dei dati anche verso un paese terzo che non garantisce una tutela adeguata qualora vi sia il consenso inequivocabile al trasferimento da parte dell’interessato. L’art. 26 elenca, inoltre, ulteriori casi di deroga a quanto previsto dal precedente art. 25. Si prevede, infatti, la liceità del trasferimento nel caso in cui il trasferimento sia necessario per la conclusione o l’esecuzione di un contratto nell’interesse dell’interessato, ovvero nel caso in cui il trasferimento sia necessario o prescritto dalla legge per la salvaguardia di un interesse pubblico. In conclusione, ha senso ricorrere all’outsourcing? Innegabili sono i vantaggi dell’outsourcing. Attraverso l’outsourcing si ottiene, infatti, una massimizzazione delle competenze e degli ambiti di specializzazione. Un ulteriore vantaggio è la razionalizzazione della struttura dei costi. Per queste ed altre ragioni, si ritiene che sempre più frequente sarà il ricorso all’outsourcing e che conseguentemente si assisterà alla diffusione di modelli contrattuali che, sia pur connotati da un necessario elevato livello di personalizzazione, costituiranno utili riferimenti per gli operatori. Contributo pubblicato in ICT4Executive, 17, 2014 27 Giugno 2014 Big Data: le opportunità per il mondo Healthcare I risultati dello studio MeriTalk, commissionato da EMC TRANSFORM HEALTHCARE THE RIGHT INFORMATION, ALWAYS AVAILABLE, 24/7. l l report commissionato da EMC a MeriTalk, un’associazione americana pubblico-privata focalizzata sul miglioramento dei risultati dell’e-government, per analizzare l’impatto che i Big Data avranno nel settore della Sanità. L’indagine evidenzia in particolare come le tecnologie emergenti, incluso l’mHealth – ovvero l’utilizzo dei device mobile e wireless per migliorare, i servizi e la ricerca sanitaria – e il Machine-to-Machine (M2M) – le tecnologie utilizzate per raccogliere, monitorare e memorizzare i dati sanitari, senza l’intervento umano – alimenteranno questo cambiamento. Il 63% dei dirigenti sanitari intervistati afferma che i Big Data aiuteranno a monitorare e gestire più efficacemente la salute della popolazione, mentre il 60% ritiene che i Big Data aumenteranno la capacità di fornire cure preventive. Più della metà degli intervistati, il 59%, dichiara che il raggiungimento dei propri obiettivi nei prossimi cinque anni dipenderà dal fatto di saper massimizzare con successo i Big Data. Lo studio sottolinea inoltre che le 28 agenzie federali intervistate guardano con molto interesse il mondo dei Big Data; una su tre afferma di aver lanciato almeno una iniziativa: in particolare, il 35% dichiara di utilizzare i Big Data per migliorare la cura dei pazienti, il 31% per ridurre i costi di assistenza, il 28% per migliorare i risultati ottenuti e il 22% per aumentare le diagnosi precoci. Non tutte le agenzie però si trovano nella stessa condizione: meno di una su cinque dichiara, infatti, di essere pronta a lavorare con le tecnologie abilitanti per i Big Data; pochi hanno investito in sistemi IT/soluzioni per ottimizzare il data processing (34%), preparato il personale IT a gestire e analizzare i Big Data (29%) o a sensibilizzato il management rispetto alle tematiche Big Data (29%). Rispetto alle tecnologie M2M, il 15% degli intervistati dichiara di averle implementate, il 53% prevede invece di farlo nei prossimi due anni. Gli intervistati pensano che queste tecnologie miglioreranno significativamente la cura e il monitoraggio remoto dei pazienti. Esiste però una sfida da affrontare: la pro- tezione dei dati dei pazienti. Nonostante questo, nove intervistati su 10 giudicano positivamente l’impatto che queste tecnologie avranno nel settore healthcare. “I dati emersi da questo studio americano, Paese da sempre in grado di anticipare le nuove tendenze tecnologiche rispetto al resto del mondo, fanno riflettere sul futuro che l’utilizzo di tecnologie per la gestione dei Big Data in ambito sanitario potrebbe avere anche in Italia. Nel nostro Paese, il tema dell’efficienza nel campo della Sanità è cruciale, ma non solo. Sono convinto che l’implementazione di iniziative legate ai Big Data in ambito healthcare potrebbe aiutare significativamente le Aziende ospedaliere e gli Istituti di Ricerca ad intervenire efficacemente nello studio e nella cura di patologie croniche, con l’obiettivo di migliorare la qualità del servizio sanitario nazionale apportando notevoli e concreti benefici ai cittadini”, ha dichiarato Marco Fanizzi, Amministratore Delegato e Direttore Generale di EMC Italia. Transform your patient records by connecting people, processes and information at the point of need. EMC provides the software and services to help you better store, manage, integrate, analyze, and enhance clinical, financial, and administrative information. + Optimize patient care + Improve patient experience + Increase efficiencies + Ensure regulatory compliance Ready to migrate to, or enhance your EHR and HIS? Learn more at: www.emc.com/healthytransformation Giugno 2014 Giugno 2014 Sicilia. Il programma della ricetta dematerializzata F ra non molto in tutte le Regioni si dovrà cambiare in maniera radicale il ciclo di vita delle vecchie ricette cartacee del S.S.N. (csd “rosse”), che prevede una serie di passaggi e tutele che ormai sono da considerare superati dalle nuove tecnologie. Questo è il complesso ciclo delle ricette rosse del S.S.N.: - si inizia dall’analisi del fabbisogno da parte delle Regioni e relativo ordine alla Zecca dello Stato del quantitativo necessario per un anno solare; - segue la stampa da parte della Zecca dello Stato delle ricette cartacee con una tecnica molto dispendiosa, simile a quella della stampa delle banconote (ogni ricetta è numerata); - spedizione e consegna alle Aziende Sanitarie dei ricettari, per la Sicilia circa 800.000 (80 milioni di ricette!) pari ad un peso di circa 300 tonnellate, pari a dieci TIR per il trasporto; - ricezione e deposito dei ricettari nei punti di distribuzione delle Aziende Sanitarie; - consegna ai medici prescrittori, che periodicamente (6-8 volte l’anno) sono costretti a recarsi presso i punti di distribuzione, previo inserimento dei numeri dei ricettari consegnati sul portale del SistemaTS; - prescrizione delle ricette, che nella quasi totalità avviene in modalità informatica (i dati sono archiviati in un database del medico e trasmessi giornalmente al SistemaTS ai sensi del DPCM 26/3/2008), ma l’output per l’assistito (e per l’erogatore) non è un dato informatico, ma cartaceo; - consegna della ricetta ad una farmacia, che partendo dai dati riportati nella ricetta lo “ritrasforma” in un dato informatico, utilizzato anche per la predisposizione del flusso informativo per il SistemaTS; - consegna delle ricette cartacee alle Aziende Sanitarie Provinciali (ASP); - le ASP, ripartendo nuovamente dal cartaceo, effettuano la scansione delle ricette (solitamente tramite ditte esterne) per ricostruire il dato informatico, modalità che oltre a non essere tempestiva, risulta molto dispendiosa e con il rischio di un 30 non perfetto allineamento ai dati iniziali; - finalmente, archiviazione e conservazione delle ricette. A parte i costi della stampa e della gestione delle ricette rosse, stimabili complessivamente in almeno 30 centesimi a ricetta, l’anomalia maggiore consiste nella generazione di dati informatici, che non vengono utilizzati nei vari passaggi, con il cartaceo che rimane lo strumento di dialogo. Nella più elementare logica di razionalizzazione della procedura è facilmente intuibile che i dati devono essere inseriti una sola volta in modalità guidata (prelevati da archivi validati) e utilizzati nei successivi passaggi, magari senza la necessità di un supporto cartaceo, ma per questo ci vorrà ancora del tempo. Solo così si potranno evitare gli errori sui dati anagrafici e cf, sui codici di esenzione, sulle note AIFA, etc… Per snellire tali procedure, da considerare ormai ampiamente obsolete, il DM 2/11/2011 ha introdotto la ricetta dematerializzata e l’Agenda digitale (art. 13 Decreto Legge 18/10/2012 n.179, coordinato con la Legge di conversione del 17/12/ 2012 n°221) ha previsto il raggiungimento del 60% di ricette dematerializzate già nel 2013, dell’80% nel 2014 e del 90% nel 2015. In Sicilia, la dematerializzata per la farmaceutica è stata avviata già dal 16 settembre del 2013 e già nel mese di novembre la percentuale di Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta, che ha prescritto in nuova modalità ha raggiunto la quota del 74%, ulteriormente incrementata al 90% a dicembre, per raggiungere il 94% nell’aprile 2014. Per quanto riguarda il numero di ricette dematerializzate: nel 2013 (dal 16 settembre al 31/12/2013) sono state 6.150.000 e nel 2014 da gennaio ad aprile oltre 16 milioni. La ricetta dematerializzata è, quindi, ormai una realtà in Sicilia. Si tratta di un risultato prestigioso, che pone l’isola al primo posto per l’applicazione delle normative nazionali, raggiunto grazie al senso di responsabilità ed alla collaborazione di tutte le categorie di professionisti. Con l’avvio della dematerializzazione, il medico per prescrivere un farmaco dovrà collegarsi al Sistema Tessera Sanitaria (portale SOGEI) con il proprio PC (o tablet) tramite le proprie credenziali (password), ottenere la conferma dei dati anagrafici dell’assistito e dell’eventuale esenzione per condizione economica e, dopo aver completato la prescrizione, rilasciare un pro-memoria all’assistito (su foglio bianco), che riporta il numero della ricetta elettronica, il CF dell’assistito, l’eventuale esenzione ed il farmaco prescritto. L’inserimento dei dati è guidato e non possono essere commessi errori di tipo logico formali. La stampa del pro-memoria in questa fase iniziale è un adempimento necessario per garantire all’assistito la possibilità di ritirare il farmaco anche in caso di assenza di linea o malfunzionamento del sistema. In futuro potrà essere sostituito da altri sistemi completamente dematerializzati come, ad esempio, un mes- saggio sul telefonino, etc... Tutti i dati della prescrizione rimangono depositati in un server centrale (portale SOGEI) e disponibili a tutti gli attori coinvolti nella procedura, ognuno secondo le proprie competenze (medico, farmacista, a cui si rivolge l’assistito, Ministero Economia e Finanze e ASP). Con il pro-memoria l’assistito si reca in farmacia, che, collegandosi con le proprie credenziali, accede alla prescrizione, completa con l’inserimento della targatura del farmaco e dei dati economici (prezzo, ticket) ed infine consegna il farmaco. Medici e Farmacisti hanno continuato ad utilizzare i loro applicativi, opportunamente adeguati per dialogare tramite “web service” con il Sistema Tessera Sanitaria (portale SOGEI), i cui tempi di risposta sono mediamente inferiori a mezzo secondo, per cui non si sono verificati ostacoli nel modo di lavorare e neanche rallentamenti. I vantaggi conseguiti sono sia di natura economica, che organizzativa. Il monitoraggio delle prescrizioni per la valutazione dell’appropriatezza prescrittiva, data in tempo reale, consente di conoscere l’andamento della spesa farmaceutica al momento della prescrizione e a quello della erogazione. Inoltre, viene esercitata una verifica preventiva sui dati anagrafici dell’assistito e sull’esenzione per condizione economica, con il risultato che non è più possibile trascrivere esenzioni inesistenti (non presenti nel Sistema Cen- trale) e quindi una maggiore trasparenza. Il nuovo sistema comporta un ulteriore vantaggio, a garanzia della sicurezza del paziente, in quanto evita il rischio di consegna di un farmaco diverso da quello prescritto, poiché in quest’ultimo caso il farmacista è avvertito dell’errore con un messaggio e un bip. Di prossimo avvio la dematerializzata per la specialistica, premesse utili per la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico in tempi brevi. Sergio Buffa Area Interdipartimentale 4 Sistemi Informativi, Statistiche e Monitoraggi Dipartimento per la Pianificazione Strategica Assessorato della Salute Regione Siciliana 31 Giugno 2014 Il percorso della ricetta dematerializzata dal MMG alla Farmacia L a ricetta dematerializzata (o ricetta elettronica on line) è il risultato finale di un progetto avviato con l’approvazione dell’art. 50 della legge 326/2003, che ha introdotto la ricetta (cartacea) standardizzata, la tessera sanitaria (TS) e l’obbligo di invio dei dati di tutte le ricette da parte prima delle farmacie (2008) e poi dei medici (2011). Un processo che ha coinvolto farmacisti, medici, le rispettive organizzazioni di categoria, ASL, Regioni, Agenzia delle Entrate, INPS, Guardia di Finanza etc…, con il coordinamento della Ragioneria Generale dello Stato (RGS) e attraverso il braccio operativo di SOGEI, società di ITC del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). Obiettivi Il progetto ha come obiettivo la realizzazione di misure di appropriatezza delle prescrizioni, attribuzione e verifica del budget di distretto, farmacovigilanza e sorveglianza epidemiologica (cfr. comma 1 dell’art. 50 della legge 326/2003 “monitoraggio della spesa farmaceutica e specialistica a carico del SSN”) Attualmente, tutte le farmacie e tutti i medici sono tecnologicamente in grado di trasmettere al MEF, con modalità asincrona, i dati dei circa 600 milioni di ricette erogate ogni anno. Il nuovo ambizioso obiettivo della ricetta dematerializzata è quello di rendere sincrone tutte le attività di prescrizione da parte del medico e di erogazione da parte della farmacia e, progressivamente, di eliminare i supporti cartacei. Come funziona Dal medico I medici non riceveranno più blocchi di ricette cartacee, ma solo una serie di numeri. Sono i numeri delle ricette elettroniche (NRE) che, prodotti dal sistema centrale gestito da SOGEI, verranno assegnati alle Aziende sanitarie (provinciali o locali). Le Aziende li 32 forniranno ai medici sulla base degli attuali parametri e criteri utilizzati per la distribuzione dei ricettari cartacei. Il medico, per prescrivere un farmaco o una visita specialistica, si connetterà tramite il proprio PC (in un futuro prossimo potrà essere un tablet o uno smartphone) al sistema di riferimento e, dopo essersi identificato, effettuerà la prescrizione online utilizzando uno degli NRE a lui assegnati. A questo NRE, il medico assocerà il codice fiscale dell’assistito. Il sistema validerà il codice fiscale e tutte le informazioni di esenzione (per reddito e/o per patologia). A questo punto, il medico completerà la ricetta con la prescrizione del farmaco e, con un semplice click, confermerà la generazione della ricetta elettronica sul server di SOGEI. Il medico stampa e consegna all’assistito un “promemoria”, che riporta NRE, codice fiscale, eventuali esenzioni e prescrizione. Il promemoria garantisce all’assistito la possibilità di ottenere il farmaco anche in caso di assenza di linea o in presenza di qualsiasi altro inconveniente legato all’accesso al server. In Farmacia Con il promemoria l’assistito si reca in farmacia. La farmacia si collega al sistema mediante le chiavi di accesso rappresentate dal NRE e dal codice fiscale, accede alla ricetta elettronica ed eroga il farmaco. La farmacia completa l’operazione inviando al server di SOGEI i dati relativi all’erogazione (prezzo del farmaco, ticket, sconti in favore del SSN, etc...) e i codici che individuano la singola confezione: (codice AIC e codice “targatura”, cioè il codice seriale identificativo della singola scatola). Il funzionamento delle ricette elettroniche che prescrivono visite specialistiche e analisi da effettuare nei laboratori è analogo a quello descritto. Contributo Promofarma Giugno 2014 Conservazione digitale. Le nuove regole tecniche Il testo, pubblicato nella G.U. del 12 marzo 2014, introduce alcuni importanti cambiamenti. I sistemi di conservazione già esistenti dovranno adeguarsi alle nuove regole entro 36 mesi dall’entrata in vigore del decreto, secondo un piano dettagliato da allegare al manuale della conservazione, che diventa obbligatorio. Viene superata la distinzione fra conservazione di documenti informatici e conservazione sostitutiva di documenti analogici. Muta il concetto di “sistema di conservazione”, che viene definito come un sistema che assicura la conservazione dei documenti e dei fascicoli informatici con i metadati a essi associati, tramite l’adozione di regole, procedure e tecnologie idonee a garantirne le caratteristiche di autenticità, integrità, affidabilità, leggibilità e reperibilità. Figura centrale del sistema di conservazione resta il Responsabile della conservazione e nello svolgere queste attività il Responsabile potrà, sotto la propria responsabilità, dele- gare lo svolgimento del processo di conservazione – o parte di esso – a uno o più soggetti di specifica competenza ed esperienza in relazione alle attività ad essi delegate. Relativamente alla tecnologia con la quale assicurare la conservazione, le nuove Regole tecniche restano neutre, lasciando sostanzialmente la possibilità al Responsabile della conservazione di scegliere liberamente con quali tecniche raggiungere gli obiettivi della conservazione 33 Giugno 2014 Linee guida della Telemedicina al vaglio della Conferenza Stato-Regioni I l documento sulle Linee guida della Telemedicina in discussione al Tavolo della Conferenza Stato/Regioni, trasmesso il 30/12/2014, ha stimolanti indicazioni. Ha il pregio di segnare il perimetro entro cui avviare i servizi di Telemedicina, accogliendo le spinte che da più parti vengono per la loro messa a regime, richiamandosi alle indicazioni dell’Agenda Digitale Europea e affermando il senso della Telemedicina come vera e propria “rivoluzione culturale”. Il documento smarca la Telemedicina dal limbo della sperimentazione, tentando di segnare una strategia di sviluppo e di integrazione nel sistema di erogazione dei servizi del SSN. Come dichiarato espressamente, il documento vuole disegnare un modello di governance condivisa delle inziative sparse sul territorio, con l’obiettivo di armonizzazione degli indirizzi e dei modelli applicativi di TMD, nell’ottica dell’interoperabità, per passare dalla logica della sperimentazione a quello strutturata di utilizzo diffuso dei servizi. L’importanza dei servizi di TMD, evidenziata nel documento sta nel fatto che essa può garantire maggiore equità di accesso all’assistenza da parte del cittadino, una sua migliore qualità, perché permette maggiore continuità delle cure, una migliore efficacia, efficienza e appropriatezza delle prestazioni, insieme al contenimento conclamato della spesa sanitaria. Gli ambiti eletti per i servizi di TMD sono legati alla continuità delle cure, alle patologie rilevanti (cardiovascolari, diabete, patologie cerebrovascolari…), all’insieme cioè di quelle cure che, da sole, occupano più di metà del budget sanitario (in Italia ben il 70% della spesa socio-sanitaria pubblica è destinata all’assistenza e al trattamento delle malattie croniche) e che potrebbe essere ampiamente ridotto con i sistemi di TMD. Il documento insiste anche sulla necessità di giungere all’adozione di servizi di TMD, che rispondano agli standard nazionali e all’importanza dei processi di formazione, non solo per il personale sanitario, ma di quanti sono coinvolti nei processi assistenziali, che utilizzeranno i servizi di TMD. Una commissione composta da tre membri del Ministero della Salute e tre rappresentanti regionali, avrà il compito di individua- 35 Giugno 2014 re il percorso funzionale e organizzativo di quanto previsto dalle Linee guida, la cui attuazione è, però, demandata alle Regioni e senza che i progetti di TMD e la loro isituzione portino aggravi di natura economica ai bilanci regionali. Le regioni dovranno investire in TMD recuperando da risparmi o inaugurando nuove forme di partnership con il privato, dal Project financing alla PPP. Il punto debole del documento è però questo. Le Linee guida rischiano di stazionare alla Conferenza Stato/Regioni, per l’eterogenità degli approcci regionali e della diversa maurità tecnologca applicativa e organizzativa, di quanto in questi anni già realizzato. Il Titolo V peraltro non permette soluzioni diverse. Manca, inoltre, un preciso calendario di programmazione. Parola dunque alle Regioni, cui spetterà di avvviare un’expertise delle soluzioni già presenti sul proprio territorio e di programmare la messa a regime della TMD. Nell’ausipicio dell’integrazione con il FSE e dell’interoperabilità. Si rimanda alla Regioni anche per un altro spinoso problema, che da molti è di remunerazione adeguato al livello di procedura (livello di tecnologia impiantata/ utilizzata) e di servizio di monitoraggio fornito ai pazienti. Nel breve periodo, rappresenterebbe un buon punto di partenza un intervento del Ministero nella direzione di adeguare le Linee guida di codifica per consentire un congruo livello di remunerazione che consenta, attraverso la tracciabilità dell’utilizzo della tecnologia dotata di remote monitoring rispetto a quella standard, la diffusione della tecnologia sul mercato. Oltre naturalmente al riconoscimento di tariffe ambulatoriali per il monitoraggio remoto del paziente, di valore non inferiore alle corrispondenti tariffe ambulatoriali per il controllo ambulatoriale standard del paziente. Formule di co-payment, infine, potrebbero almeno in una prima fase riguarda- re quei gruppi residuali di pazienti per i quali non fosse decisa la finanziabilità del servizio da parte delle Regioni. Il probelma dello sviluppo della TMD diventa allora quello delle caratteristiche e della sensibilità del management sanitario apicale e istituzionale, capace di elaborare strategie organizzative e di realizzazione, che richiedono precise scelte culturali e di politica sanitaria. Perchè la Telemedicina è una vera e propria “rivoluzione culturale”, come afferma il Documento delle Linee guida. Linee Guida della Telemedicina considerato strategico per lo sviluppo stesso della TMD: la sua tariffazione. Il diniego a considerare i sistemi di TMD come parte dei LEA, ne ha sicuramente ridotto la capacità di implementazione, ma il documento insiste tuttavia sull’importanza della TMD, anzi ne prevede e ne stimola l’adozione, lasciando una porta aperta, anche se poco chiara. Il problema non è da poco. Già due anni fa Assobiomedica segnalava la criticità, ponendo anche delle possibili soluzioni, affermando che: “l’innovazione tecnologica, ivi compresa la remotizzazione e la diagnostica avanzata, in Italia richiedono necessariamente l’adozione di un nuovo modello di rimborso, la cui assenza oggi ne disincentiva fortemente l’utilizzo. Un modello di rimborso che preveda un riconoscimento economico specifico incrementale adeguato, attraverso l’individuazione di DRG specifici che riconoscano alle strutture ospedaliere un livello 36 L’opinione Alessia Bramanti I l documento, articolato in otto capitoli, propone un modello di governance condivisa per le iniziative di Telemedicina, che ha l’obiettivo di armonizzare i modelli applicativi nell’erogazione e nella fruizione dei servizi a distanza in ambito socio-sanitario. Le Linee di indirizzo indicano gli elementi imprescindibili alla progettazione e all’impiego di dispositivi di Telemedicina nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. Viene delineato un quadro strategico, nel quale si evidenziano gli ambiti prioritari di applicazione della Telemedicina, vengono analizzati i modelli, i processi e le modalità di integrazione dei relativi servizi a distanza nella pratica clinica. Inoltre, sono identificate le classificazioni e affrontati i relativi aspetti normativi e la sostenibilità economica dei servizi in ambito Telemedicina. Uno dei punti di forza delle Linee guida è rappresentato dal Capitolo 6 “Remunerazione e valutazione economica dei servizi di telemedicina”. Fino ad oggi uno degli aspetti critici legati alla Telemedicina è stato, infatti, proprio la mancanza di regole e criteri per il rimborso dei servizi di Telemedicina, oltre alla mancanza di criteri generali per un’analisi Giugno 2014 costo-efficacia attraverso appositi indicatori. Le Linee guida dedicano un capitolo proprio a questi aspetti, onde definire un sistema tariffario per la Telemedicina, partendo, come riferimento dalle classificazioni e tariffazioni già presenti nel quadro normativo del SSN. Un altro aspetto importante analizzato e dettagliato nelle Linee guida di Telemedicina è quello relativo agli indicatori di performance. Ai fini di una valutazione rigorosa dei servizi di Telemedicina è necessario l’impiego di metodi di HTA, nonostante la complessità di applicazione di tali indicatori, che, spesso, ne limitano un uso sistematico e diffuso. Sono riportati alcuni indicatori, che descrivono le performance di un servizio di Telemedicina rispetto agli aspetti legati alla dimensione, la continuità temporale, la complessità, la qualità, l’efficienza, l’efficacia e il gradimento da parte degli utenti (pazienti e caregivers) del servizio di telemedicina considerato. Rimangono, tuttavia, una serie di criticità sintetizzabili principalmente in tre tipi: etico-legali, economiche e di formazione. I problemi legati alla privacy sono insiti nella definizione stessa di Telemedicina, vengono utilizzate tecnologie informatiche e non, ai fini di trasmettere e fornire informazioni mediche e servizi, e inevitabilmente vengono trattati i dati personali dell’assistito. Relativamente a questa problematica esiste una debole realtà sia giuridica, che tutela i dati sensibili ( D.L. 196/2003, Art. 22 sez.6 par. 7, Art.34), sia informatica atta a proteggere tali dati (sistemi di crittografia). Da non trascurare una questione molto delicata legata alla responsabilità legale in caso di errore diagnostico, che dovrà prevedere una distinzione di colpevolezza tra il medico, che richiede ed esegue l’esame, e quello che referta la diagnosi del paziente. Non vanno annoverate tra le criticità della Telemedicina gli aspetti relativi alla tecnologia, che è senza dubbio più che matura rispetto ai limiti, spesso culturali, che ostacolano lo sviluppo e la crescita di tale settore. ArchiMed. Sanità 3.0 nei Paesi in Via di Sviluppo L ’architettura ArchiMed si inserisce nel progetto eMedMed di OCCAM e rappresenta il sistema portante della “Global Digital Service Platform”, realizzata per l’Infopoverty Program, che dal 1999 si pone come obiettivo la lotta contro la povertà nel mondo attraverso l’Innovazione e l’ICT. ArchiMed è un’architettura che integra e rafforza la Telemedicina e supporta lo sviluppo di un modello di “Sanità 3.0”. Una Sanità, cioè, che si basa su un nuovo paradigma sanitario e che implica il passaggio da una medicina reattiva a una medicina preventiva e proattiva sul territorio, la quale arriva laddove serve, e sfrutta la telemedicina per attività di formazione e pratica medica sul campo (Health Human Management). Pensato come “Progetto Pilota” per le nazioni dell’Euromediterraneo, in particolare:Tunisia, Marocco, Egitto e Libia, eMedMed si pone come traguardo l’implementazione in tutti gli Stati, a partire dai Paesi in via di sviluppo. ArchiMed è, infatti, un servizio di formazione e assistenza medica in mobilità, efficace ed economicamente sostenibile, che intende portare il servizio sanitario di base capillarmente sul territorio formando da 500 a 1000 figure paramediche in ciascun Paese e assistendo fino a 3.000.000 cittadini. L’architettura si compone di diversi elementi fondamentali: - una “Valigetta Sanitaria”, che contiene strumenti elettromedicali indispensabili per prestare i primi soccorsi ed effettuare le prime diagnosi, oltre a un tablet che consente all’operatore medico di mettersi in contatto in tempo reale con ospedali o altre strutture sanitarie sia per teleconsulti sia per formazione; - una piattaforma Na-If, che raccoglie i dati trasmessi dalle valigette utilizzate sul territorio, li gestisce e li analizza; - un Data Center, che ospita le applicazioni che erogano il servizio; raccoglie e centralizza le informazioni prodotte dalle valigette in campo; - un Network Satellitare, che permette la ricezione/trasmissione in qualsiasi area territoriale e consente a tutti i dispositivi in campo di comunicare tra loro. A completare la struttura, i Centri Medici di supporto che erogano consulti e formazione e gli Enti Sanitari con il compito di supervisione. Ogni Stato avrà a disposizione una serie di valigette sanitarie, che potranno essere utilizzate sia per la formazione a distanza che per prestare servizio sanitario direttamente presso i malati. In questo modo, riducendo le distanze, a costi minimi, si incrementa la possibilità di formare nuove figure mediche, di garantire aggiornamenti continui e in tempo reale e di offrire ovunque un’assistenza sanitaria adeguata. ArchiMed è stata presentata alla XIV Infopoverty World Conference, tenutasi il 10 e 11 aprile, presso la sede ONU di New York. 37 Giugno 2014 Giugno 2014 L’importanza del Social Media Manager per le Aziende Sanitarie Parlando di Social non si parla solo di utenti che utilizzano Facebook come messaggi personali e chat o di Sentiment come comune sentire in merito a un evento, ma anche come costruzione di un messaggio strutturato (es. relativo al proprio brand) dato in pasto al mondo Social da chi fa impresa. S ocial media, Social analytics- Big Data fanno parte di uno stesso percorso, che abbraccia l’impresa piccola o grande, sia che si tratti di aziende commerciali o di welfare pubblica o privata. Alcune similitudini hanno trovato riscontro già in un convegno tenutosi lo scorso anno, organizzato da IDC dal titolo ” Socialytics: Social media Analytics Conference”, sull’ utilizzo dei Social che offrono servizi attraverso la propria immagine aziendale e che conduce al cambiamento del paradigma utilizzato fino ad oggi: non è più il prodotto al centro dell’impresa, ma il cittadino. Questo concetto richiama molto quanto vissuto in Sanità nel mondo dell’ IT, dove si è passati dall’uso dello strumento informatico, finalizzato esclusivamente alla riorganizzazione fine a se stessa di un settore operativo dell’azienda, al bisogno di ottimizzare le esigenze dei reparti di degenza, mettendo al centro il paziente e i suoi bisogni (ad es. agli albori quando si considerava l’informatizzazione del laboratorio d’analisi il centro e i reparti che producevano le richieste via web la periferia). Se questo paradigma, il cittadino/ paziente al centro è stato compreso anche dalle imprese commerciali presenti al convegno, giunge quasi in parallelo una similitudine anche nell’approccio tra i sistemi informativi e quelli non direttamente coinvolti nel terzo settore e cioè non più una visione parziale relativa al rapporto diretto tra Direzione Aziendale e “CED” (CRM), ma anche un approccio relativo a un forte coinvolgimento nella gestione organizzativa aziendale con una nuova figura, il Social Media Manager. Lo strumento Social Media, quindi, tende a riportare quanto viene prodotto dall’azienda e veicolato alle periferie del 38 mondo in qualsiasi territorio, rendendolo visibile a qualsiasi persona con qualsiasi piattaforma tecnologica. Certo è importante il messaggio di cosa viene proposto, rischieremmo di fossilizzarci sullo strumento, ma è affascinante avere come riferimento l’idea che, nel momento in cui sono espresse delle proposte anche in Sanità, qualcuno possa vederle, utilizzarle, accettarle o rifiutarle per poi raccogliere i dati necessari a capire chi abbiamo davanti, quali informazioni possono essere utilizzate in modo complementare a quanto già abbiamo nei nostri archivi (es. cartella clinica etc...). E’ qui che entra in gioco l’argomento dei Big Data e quanto concerne la capacità di un’azienda di gestire la mole di informa- zioni correlate, tra strutturate e non. Per fare questo, occorre però creare un messaggio e presidiarlo, non abbandonarlo a se stesso e creare quindi una catena del valore dell’informazione. Lo sviluppo dell’informazione verso canali più strutturati non può prescindere la condivisone e il presidio dello strumento tecnologico. In proposito (vedi BITMAT – 29/11/2013, art. di Richard Hughes: Social Network aziendali: promesse sempre mantenute?) l’ idea di sfruttare il successo dei social network come Twitter e Facebook e applicare le tecniche associate alla comunicazione d’impresa non è una novità. Per diversi anni molti leader di pensiero e fornitori hanno spiegato come i social network aziendali (Enterprise Social Networks, ESN) si profilassero come soluzione per molti degli inconvenienti della posta elettronica, con particolare riferimento alle discussioni di gruppo e all’acquisizione del capitale collettivo di conoscenze. Una conversazione tra cinque utenti è molto più efficace, se svolta nell’ambito di un social network, che se sviluppata su una lunga serie di e-mail inviate in copia a tutti i partecipanti. Il risultato offerto dai social network è un’immagine univoca e confermata della discussione visibile e disponibile a tutti i partecipanti e facilmente reperibile da altri membri della rete autorizzati all’accesso. I vantaggi dei social network all’interno di un’organizzazione sono stati docu- mentati in maniera esauriente in una relazione del McKinsey Global Institute (MGI) - luglio 2012 - ” The social economy: Unlocking value and productivity through social technologies.” L’MGI ha riscontrato che le tecnologie sociali sono in grado di “migliorare la produttività dei lavoratori del terziario avanzato del 20-25%, riducendo il tempo impiegato nella lettura e nella scrittura delle e-mail, nella ricerca e nella raccolta di informazioni e nelle comunicazioni interne.” Sempre nello stesso articolo, però, si evidenzia come le aziende ancora vivano un problema di identità, indicando l’utilizzo sia interno che esterno all’azienda come sistema Social business. Risulterebbe che lo strumento Social nelle aziende può essere determinato dall’utilizzo in qualche modo personale e non tanto collaborativo, cioè utilizzato nei processi di organizzazione aziendale. In proposito, è importante sottolineare come i progetti che nascono dal basso sull’onda dell’entusiasmo Social (che sicuramente fanno bene alla cultura aziendale) debba avere l’ appoggio della Direzione, per stabilizzare il progetto sia con investimenti sia con obiettivi aziendali, affinchè l’uso dello strumento non sia fine a se stesso, ma venga utilizzato per i processi reali in modo che la realtà del lavoro quotidiano non favorisca il ritorno alla comunicazione tradizionale. Da qui il concetto che all’interno dell’azienda l’approccio della comunicazione Social ha valenze diverse tra le piccole e grandi. Se nelle piccole la comunicazione interna è immediata, nelle grandi il Social riduce i problemi logistici, riducendo le barriere e aumentando il flusso delle informazioni. E’ evidente che l’aumento o la riduzione del flusso è un obiettivo strategico culturale e che, come dice Richards Hughes, “per non fallire l’obiettivo di migliorare la comunicazione aziendale con un buon enterprice social network occorre allinearlo e pianificarlo con i reali obiettivi dell’organizzazione aziendale”. Sempre Hughes propone, nell’analisi dal punto di vista della collaborazione aziendale, tre categorie di Social che stimolano l’approfondimento della ricerca: - Social network pubblici come Facebook e Twitter, utili per entrare in contatto con clienti esistenti e potenziali, inadeguati per discussioni più importanti; - Community di clienti, ideali per coinvolgere in maniera più profonda gli utenti. Queste possono essere definite come delle “social extranet” e comprendono anche le reti interaziendali per la comunicazione con partner e clienti B2B; - Network per i dipendenti, per le comunicazioni interne all’azienda e definibili come “social intranet”. In sintesi, queste categorie si avvicinano molto alle problematiche che stiamo affrontando in azienda proprio in merito alla Intranet Aziendale, al Sito Istituzionale e alla Extranet dei servizi interaziendali. Ma cosa significa in termini operativi approntare un progetto di questo genere? Quando si parla di aree geografiche si definiscono anche i confini entro i quali le logiche di sicurezza agiscono. Se sono ben definite, le architetture tecnologiche Internet e Intranet permettono di muoversi in sicurezza, mentre, se si parla di Extranet, i problemi sorgono perchè i dati residenti su database in rete aziendale sono visibili all’esterno. 39 Giugno 2014 Dal punto di vista“dell’infrastruttura” risulta che non ci sono per ora particolari soluzioni sia che si metta il server web in DMZ sia che si pubblichi il sito su internet utilizzando il reverse proxy e in qualsiasi caso allo stato attuale occorre un approfondimento. A questa criticità, ne va aggiunta un’altra: senza una architettura di Identity Access Management diventa difficile e pericoloso gestire le credenziali di accesso esistenti sui vari sistemi. Infatti, sia che si parli di Extranet sia di Intranet, le integrazioni si propagano su più sistemi: Gestione del Personale, Gestione della Formazione, Gestione del Cartellino e quante altre, integrate o da integrare, con un sistema di single sign-on (es. Active Directory). Mediazione tra esigenze di sicurezza e di business e razionalizzazione e conoscenza delle Identità sono requisiti necessari per la creazione di un’architettura IAM. L’esigenza non solo degli utenti 40 interni, ma anche esterni, che frequentano le aziende pubbliche come Università o Ospedali, pongono specifiche diverse aventi l’obiettivo di soddisfare in modo ottimale le condizioni in cui operare in un contesto che abbia adeguate garanzie di sicurezza. Rendere disponibili informazioni, che devono essere utilizzate da sistemi diversi in modo dinamico ( ad es. in Sanità, dalla gestione del personale e le sue peculiarità (reparto, qualifica etc...) alla gestione del paziente: quali funzionalità rendere disponibili o meno, a quali informazioni rendere accessibili). Il rischio di perdere la Governance sugli accessi è alto e questo rischia di riflettersi sulla qualità dell’intervento sanitario. Diventa necessario avere capacità di vista integrata e profilatura degli utenti “orizzontale” alle applicazioni. Non bisogna vietare in modo categorico l’utilizzo di dispositivi e applicazioni, perché, quando si impongono regole troppo rigide, è alto il rischio che vengano aggirate. Piuttosto, dopo avere messo in sicurezza dati e applicazioni core, si devono mappare accessi e identità trasversalmente, tenendo un registro delle azioni: non si possono pre- venire comportamenti scorretti, ma, in caso di incidente, si ha la possibilità di Giugno 2014 Ingegnere Clinico. Una professione multidisciplinare e trasversale Un ‘associazione in crescita quella degli Ingegneri clinici. Lo dicono i numeri dell’ultimo Convegno Nazionale, il XIV, tenuto ad aprile a Venezia: 1000 partecipanti e 74 aziende sponsor. Un percorso di sviluppo che non ha avuto battute di arresto. Nel 2000, anno di nascita di AIIC, gli iscritti erano 98. Oggi 1247. dimostrare al business di avere fatto tutto il possibile per tutelare il patrimonio informativo aziendale. Se si richiamano le eventuali criticità come il presidio e la valorizzazione dell’informazione, la definizione dei confini delle architetture, la gestione degli accessi, la sicurezza delle piattaforme e dei diversi sistemi mobili oggi a disposizion,e che si incontrano ad affrontare un progetto “ Social”, è importante sottolineare come i tre punti citati da Hughes facciano emergere quanto sia importante l’analisi dei processi interni, dall’elaborazione della gestione quotidiana dell’attività, alla conoscenza della cura come espressione del prodotto della ricerca scientifica e degli strumenti, che possono rendere ai cittadini una vita più dignitosa e umana nel percorso assistenziale. Esperienze multimediali identificabili nel concetto di multicanalità in aiuto alla gestione terapeutica dei disabili, all’utilizzo di nuove forme di comunicazione interattive, coinvolgenti, efficienti, che puntino alla diffusione dell’informazione, purchè presidiata, aventi obiettivi come la prevenzione, l’educazione alla salute, il Sentiment della qualità percepita, rispetto all’accoglienza e accessibilità ai servizi, sono strumenti che permetterebbero alla Pubblica Amministrazione di erogare un’ offerta sanitaria sempre più vicina ai bisogni del cittadino. Andrea Amato Sistema Informativo Aziendale A.O. San Gerardo - Monza U n numero, tuttavia, inferiore rispetto alle reali esigenze di sistema. Lo sviluppo sempre continuo e rapido delle tecnologie dei dispositivi medici e delle piattaforme tecnologiche sta rendendo sempre più necessaria all’interno delle Aziende ospedaliere e sanitarie la presenza di una figura come l’Ingegnere clinico, con compiti di gestione e di valutazione dell’impatto delle tecnologie biomediche, con risparmi calcolati tra il 20 e il 30% sulle spese storiche legate a tali tecnologie. “Quella dell’Ingegnere clinico è una figura trasversale – chiarisce Stefano Bergamasco, vicepresidente AIIC – deputata non solo non solo alla gestione, alla manutenzione, alle verifiche di sicurezza e di qualità delle apparecchiature, ma anche alla programmazione degli acquisti e alla pianificazione degli investimenti in tecnologie. Motivo per il quale la nostra posizione nei confronti delle industrie è diventata sempre più importante. Vuoi perché orientiamo l’offerta in base alla domanda assistenziale e clinica dell’azienda sanitaria, vuoi perché trasferiamo all’industria nuovi bisogni e domande, che fungono da vettori di sviluppo e ulteriore affinamento tecnologico. A favore degli Ingegneri clinici gioca anche il fatto di essere un’associazione composta per lo più da giovani e che per statuto associativo spiega Bergamasco - consente sia agli studenti che ai neolaureati l’iscrizione con la qualifica di entry level: un modo per accompagnarli verso il futuro di una professione, cui si sta aprendo un mercato del lavoro sempre più ampio”. Sviluppo tendenziale e nuovi orientamenti che stanno già offrendo contenuti al prossimo Congresso 2015,. “In vista dell’ appuntamento 2015 – precisa Bergamasco - vogliamo proseguire nel percorso di ampliamento della nostra figura dagli aspetti più meramente tecnico-operativi verso un profilo con competenze necessarie all’interno del processo complessivo di pianificazione e di gestione delle tecnologie, aprendo fronti di collaborazione interdisciplinare con altre figure professionali, come ad esempio i responsabili ICT, e ampliare l’ambito della nostra attività non più solo per le apparecchiature elettromedicali, ma anche per i dispositivi medici, le protesi, le valvole cardiache, etc ... Una crescita in piena corenza con le competenze acquisite attraverso la formazione universitaria, che sta accompagnando in modo efficace il carattere multidiciplinare e trasversale della nostra figura professionale. Una crescita, tuttavia, non ancora pienamente riconosciuta a livello legislativo. Nell’immediato – conclude Bergamasco – abbiamo una meta precisa: quella di giungere al riconoscimento professionale della figura dell’Ingegnere clinico all’interno dell’organigramma ospedaliero. In Italia manca ancora un decreto attuativo che riconosca un Albo per gli Ingegneri clinici, un fatto che penalizza decisamente la nostra professione”. 41 Giugno 2014 Giugno 2014 L’Ingegnere Clinico figura di management ormai necessaria per la governance ospedaliera Intervista a Lorenzo Leogrande, Presidente Nazionale AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici) Q uali sono state le conclusioni più importanti dell’ultimo Congresso? Il XIV Convegno Nazionale AIIC, che aveva come tema centrale la pianificazione e la gestione delle tecnologie ha messo in luce alcune problematiche cruciali per il Sistema Sanitario. Gli spunti di riflessione più importanti che sono emersi sono senza dubbio la 42 corretta pianificazione tra Regioni, Aziende ospedaliere e territorio, nonché la corretta gestione delle apparecchiature sul territorio. Quest’ultima tematica deve essere affrontata con una particolare attenzione in quanto, ormai, l’assistenza non è più esclusivamente ospedaliera, ma si è delocalizzata sul territorio. L’età media della popolazione italiana è la più elevata rispetto agli altri Paesi europei e l’innovazione tecnologica, soprattutto nell’ambito delle telecomunicazioni, ha favorito lo sviluppo dell’assistenza domiciliare e delle teleprestazioni per rispondere alle esigenze di una popolazione sempre più anziana e per gestire al meglio le implicazioni, anche da un punto di vista economico, che ciò comporta. Tuttavia, il decentramento delle tecnologie dalla struttura sanitaria al territorio comporta una difficoltà di gestione delle stesse, nonché un problema di sicurezza sia per i pazienti che per gli operatori. Si sta facendo sempre più importante, quindi, l’esigenza di monitorare le apparecchiature ed il loro utilizzo per garantire lo stesso livello di sicurezza che viene costantemente garantito per l’assistenza ospedaliera. Anche in questo caso le tecnologie devono essere gestite da personale ingegneristico che sappia conciliare le diverse istanze di un servizio capillare sul territorio e non centralizzato presso un’unica struttura ospedaliera Rispetto, poi, a quello che è il problema fondamentale della programmazione tra Regioni, Aziende ospedaliere e territorio si sono avuti molti interventi interessanti su quelle che sono le varie Regioni italiane. In molti casi, la spesa sanitaria delle Regioni è eccessiva rispetto a quelle che sono le risorse a disposizione ed è quindi emerso come sia inevitabile ripensare la pianificazione sanitaria sulla base delle effettive esigenze delle singole strutture, avendo stabilito una chiara strategia che tenga conto sia dell’innovazione tecnologica, e quindi dell’esigenza di avere un parco tecnologico all’avanguardia, che di quello che è già installato e del contesto territoriale all’interno del quale la struttura si inserisce. In un’ottica di Spending review l’Ingegnere clinico ha il dovere, ma soprattutto le competenze, di tracciare una rotta nella pianificazione degli acquisti e nel rinnovo dei parchi tecnologici, evitando però inutili sprechi dettati da scelte non coerenti con le reali esigenze. Come si collocano ormai gli Ingegneri clinici rispetto alle funzioni del SSN e quale ruolo strategico possono svolgere? Il Convegno ha messo in luce la maturità e la complessità ormai raggiunta dalla figura dell’Ingegnere clinico e come il suo ruolo sia mutato negli anni. Pur occupandosi dell’aspetto tecnologico ed ingegneristico delle apparecchiature biomediche, ha sviluppato un profilo nettamente manageriale affiancandosi ai dirigenti e ai CIO delle strutture sanitarie. Forte di una formazione ampia che rende possibile un approccio multidisciplinare, l’Ingegnere Clinico è la figura che assomma su di sé diversi ruoli, primo tra tutti il ruolo strategico di gestire ed ottimizzare le risorse strumentali ed i singoli dispositivi medici, ma anche una gestione competente dei software e tutte le soluzioni ICT, che stanno entrando in maniera sempre più evidente nel mondo della Sanità. L’importanza e la necessità di una figura come quella dell’Ingegnere clinico è stata recepita anche a livello istituzionale. Non a caso, da tempo ormai, AIIC è diventata uno degli interlocutori principali in ambito sanitario ed è stata una presenza molto significativa anche in occasione degli Stati Generali della Salute, organizzati dal Ministero della Salute l’8 e 9 aprile scorso a Roma. Durante la sessione “Curami tra vent’anni: investire nelle professioni in una Sanità che cambia” lo stesso Ministro Lorenzin ha evidenziato come, tra le nuove professioni, proprio quella dell’Ingegnere clinico sia la figura che più manca al Sistema Sanitario Nazionale e che può conciliare strategicamente le esigenze di garantire, da un lato l’ammodernamento e l’innovazione tecnologica, dall’altro una riduzione dei costi della Sanità e un più oculato utilizzo delle risorse economiche a disposizione. 43 Giugno 2014 Giugno 2014 CIO e Ingegneri clinici. E’ possibile NON collaborare? L Esiste una programmazione di attività per l’anno in corso attraverso le quali l’AIIC si pone come uno dei possibili interlocutori di riferimento per le istituzioni sanitarie? Certamente. Diverse sono le attività e le collaborazioni che l’AIIC sta avviando ed avvierà a breve. Collaboriamo su uno dei tavoli tecnici per la definizione di proposte di razionalizzazione finalizzate alla Spending review. In particolare, stiamo strutturando una proposta che punti non soltanto all’ottimizzazione delle strategie di acquisto, ma che provveda a razionalizzare anche il parco tecnologico esistente, considerato l’ingente valore economico delle tecnologie attualmente installate in Italia. Con università e Ministero della Salute su progetti, che hanno l’obiettivo di individuare tecnologie cost saving e che possano risultare virtuose per diffusione ed utilizzo. Stiamo attivando attività di survey volte alla produzione di dati di riferimento in relazione al monitoraggio dello “stato di salute” del parco tecnologico biomedico italiano. Quali strategie pensate di avviare per far crescere l’associazione in termini di iscritti e di crescita territoriale? Stiamo attivando collaborazioni importanti con gli atenei italiani, dove si formano gli ingegneri biomedici- clinici: 44 la gran parte dei nuovi iscritti all’associazione sono prevalentemente giovani. Stiamo attivando collaborazioni importanti sia con l’Ordine Nazionale degli Ingegneri, quindi con le diverse commissioni, onde avviare attività di formazione che contribuiscano ad accrescere e qualificare la nostra professione. Come vede i rapporti tra gli Ingegneri clinici e i CIO o i responsabili SIS? Esiste una potenziale collaborazione tra le due figure in materia di sw come DM. Le due professionalità, infatti, sono complementari per competenze e per ruolo gestionale in relazione ai sw come per i DM. Gli Ingegneri clinici sanno come gestire i DM, ma hanno spesso bisogno dei CIO per gli aspetti più pratici di gestione dell’hw, dell’architettura di rete etc... È indubbio come ormai da tempo si sia assistito ad importanti cambiamenti sul fronte dei software e questo rende più complesso anche il modo di gestirli. Si va verso una vera e propria mescolanza di software medici con software non medici, con una conseguente maggiore probabilità di interferenza tra i diversi approcci e di codifica. Lo stesso confine tra un software inteso come “medical device” ed un software “non medical device” merita attente valutazioni. Per questo motivo si assiste sempre più a una collaborazione tra CIO e Ingegneri clinici. Collaborazione che deve essere, però, proficua: le due figure hanno un ruolo complementare e non antitetico sia per le competenze che per il ruolo gestionale dei software. Quali i rapporti con il management sanitario apicale? La nostra è una figura di supporto nelle decisione strategiche e può essere sfruttata a vari livelli e in vari ambiti. Per essere efficace deve essere presente. La figura dell’ingegnere clinico, forte di una spiccata multidisciplinarietà, riesce a coniugare gli aspetti più tecnici ed ingegneristici con una visione più manageriale e la sua attività si affianca a quella dei dirigenti sanitari e dei responsabili dei sistemi informativi. L’asset tecnologico delle strutture ospedaliere vede ormai l’Ingegnere clinico come punto di riferimento per la valutazione, la programmazione e l’integrazione delle tecnologie, ma soprattutto per l’ottimizzazione delle politiche gestionali delle risorse a disposizione. L’evoluzione delle tecnologie, che da elemento singolo si integra in una logica di network, impone necessariamente una nuova modalità di gestione che si avvalga di un bagaglio di competenze e capacità di gestione fortemente innovativo, che vede il parco tecnologico non più come un ausilio, ma come un asset fondamentale. Ci sono punti deboli nella professione? E se si quali e come pensate di risolverli? Siamo una professione giovane e spesso sottovalutata. Ad oggi, la libertà di azione, non avere da un lato un riconoscimento formale della professione, ma dall’altro l’assenza di paletti, hanno rappresentato paradossalmente un’opportunità, consentendo una “espansione” delle competenze e delle attività senza limitazioni definite da un inquadramento formale. Oggi la complessità delle tecnologie e della loro integrazione, le questioni legate alla responsabilità, il numero elevato di professionisti formati nelle università impongono un ragionamento diverso. a domanda che mi è venuta spontanea quando mi è stato chiesto di intervenire al convegno AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinic) di Venezia sul tema “Collaborazione tra CIO e Ingegneri Clinici” è stata: “E’ possibile NON collaborare, o definire dei perimetri di collaborazione “sicuri”?”. Perché, diciamoci la verità, collaborare in generale richiede uno sforzo e tutti noi, quando possiamo, cerchiamo di definire dei “territori” con dei punti di contatto minimi con gli altri territori, in modo da collaborare “quel tanto che basta”. Nel nostro caso la convergenza tecnologica è tale e tanto veloce che NON è possibile non collaborare in modo esteso. Per spiegarlo mi piace riprendere una frase di una recente intervista al Sole 24 Ore Sanità di L. Leogrande (Presidente di AIIC) che, citando un report internazionale, diceva: “Un recente rapporto dell’ECRI (Emergency Care Research Institute) dedicato alle prime 10 cause di incidenti associati alle tecnologie biomedicali ha evidenziato come ben 7 delle 10 siano imputabili a problematiche di convergenza tra ICT e Medical Devices”. Date queste premesse, è sempre vero che per collaborare in modo proficuo, senza sovrapposizioni e inefficienze, è necessario che i ruoli degli attori principali, ossia i Responsabili dei Sistemi informativi (o CIO, Chief Information Officer, come dicono gli americani) e gli Ingegneri Clinici (o CCE, Chief Clinical Engineer, sempre nella versione americana) siano bene definiti e con identità chiare. Su questo tema stiamo lavorando parecchio in AISIS (Associazione Italiana Sistemi Informativi Sanitari) a partire da un framework Europeo, l’e-Competencies Framework o eCF, che è il riferimento della norma UNI11506 sulla certificazione delle competenze emessa a settembre dello scorso anno. Per approfondire il tema delle certificazioni vi rimando alla newsletter AISIS anno 2 Num. 4 (http:// www.aisis. it/it/publishingarea/) all’articolo “La Norma UNI 11506”. Come primo passo, siamo partiti con una fase di auto-valutazione delle competenze attuali a partire da uno strumento reso disponibile da AICA-CEPIS. Abbiamo chiamato questa fase: “Operazione 44 gatti”, perché l’obiettivo (ambizioso vista la complessità del modello) era 45 Giugno 2014 pre più a costruire e definire la figura del CIO. Un ultimo spunto-riflessione condiviso anche durante il convegno AIIC: diverse cose potrebbero essere pensate per facilitare la collaborazione tra i due mondi IT e Ingegneria Cinica. La prima è forse istituzionalizzare momenti di scambio come quelli vissuti a Venezia, con la presenza di rappresentanti ai reciproci convegni. Se vogliamo poi guardare oltre e magari copiare dagli americani qualcosa di più degli acronimi, si potrebbero pensare percorsi di formazione condivisi e “gruppi di contatto” che si facciano carico di costruire percorsi comuni sui territori di frontiera, che sono tanti e in crescita vertiginosa! Giuliano Pozza CIO Fondazione Don Gnocchi Crediti fotografici: trovare almeno 44 persone disponibili ad autovalutarsi. Maggiori dettagli sull’operazione e sul contesto europeo li potete trovare sempre tra le newsletter AISIS e in particolare quella dell’anno 3 Num. 1 (http://www.aisis.it/it/publishingarea/) all’articolo “Operazione 44 Gatti – TO BE CONTINUED”. Ad oggi ne abbiamo trovati 45! Riporto qui un solo esito della valutazione a mio parere molto significativo: l’auto-valutazione dei 12 CIO partecipanti sui temi caratteristici del loro profilo: 9 CIO su 12 hanno valutato complete le 46 loro competenze sull’IT Governance, 5 su 12 sul relationship management e così via. In base a questa auto-valutazione, c’è ampio spazio di miglioramento soprattutto sui temi di “Business Plan Development”, “Project & Portfolio Management” e “Relationship Management”. Da questo risultato è nata una prima valutazione di alcuni percorsi formativi che AISIS intraprenderà tra quest’anno e il prossimo. Da qui il cammino è lungo: l’obiettivo è costruire percorsi di formazione e alla fine di certificazione che ci aiutino sem- PlusONE, Joao Virissimo, Ed Samuel, Everett Collection, Pressmaster, Joseph Dilag, Photographee.eu, Bildagentur Zoonar GmbH, Maksim Kabakou, JonesHon, alexskopje, master_art, bikeriderlondon, Andrzej Sowa, alexmillos, Naypong, BackgroundStore, alexskopje, Andy Dean Photography, racorn, kubais, karen roach, Tyler Olson, Ivelin Radkov, Brian A Jackson, Andrii Kondiuk, Savgraf, Modella, jeffy11390, Daniilantiq, spirit of america, Mathias Rosenthal, IgorGolovniov, 18percentgrey, Robert Kneschke, sfam_photo, mindscanner, Alberto Masnovo, Pikoso.kz, GrandeDuc, Sergey Nivens, asharkyu, LeArchitecto, Maksim Kabakou, ollyy, dreams3d, everything possible, Garsya\ Shutterstock
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