LUNEDÌ 10 FEBBRAIO 2014 LA SICILIA 42. CATANIA L’emergenza occupazione L’indiscrezione. Il gruppo della Gdo sarebbe pronto ad insediarsi al Centro Sicilia. «Se così fosse - dice Angelo Villari - auspicabile un dialogo costruttivo sulle possibili assunzioni» «Una nuova apertura di Lidl occasione per ridare lavoro» «In giro tante professionalità che meritano considerazione» ANDREA LODATO LA PROTESTA Ex Aligrup domani sit-in per accelerare il concordato La chiusura del concordato liquidatorio di Aligrup continua a creare polemiche, tensioni, ansia e in qualche caso anche uno stato di più che comprensibile angoscia. Angoscia in quasi 2000 ex dipendenti del gruppo della Grande distribuzione organizzata che soltanto alla chiusura definitiva del concordato potranno ricevere le mensilità arretrate che sono state congelate nel momento in cui è La notizia circola da qualche settimana e si è fatta assai insistente negli ultimi giorni. Al punto che anche il sindacato ne ha preso atto e seppure ancora tutti usino rigorosamente il condizionale, si prova ad aprire e sollecitare un dialogo. A distanza, ma costruttivo. La notizia riguarda il gruppo della grande distribuzione organizzata Lidl che da tempo è già presente in tutta la Sicilia e che è particolarmente radicato anche a Catania e nelle province limitrofe, con punti vendita che vanno dalla città etnea a Caltagirone, alla zona di Acireale e Giarre, ma anche nel Messinese e nel Siracusano. Lidl starebbe valutando concretamente l’ipotesi di aprire un altro punto vendita, stavolta nell’area commerciale di Centro Sicilia sulla tangenziale di Catania. «E’ la notizia che abbiamo avuto spiega il segretario generale della Cgil di Catania, Angelo Villari - che abbiamo i battenti, con decine e decine di lavoratori rimasti senza occupazione. Con un gruppo importante e di rilievo nazionale come Lidl, quindi, vorremmo discutere sulla possibilità che un nuovo insediamento nel comparto del commercio possa partire da un’assunzione di responsabilità sociale». In sostanza la Cgil vorrebbe capire se, pur non avendo alcun obbligo e nessuna priorità da rispettare, la Lidl nel caso arrivi effettivamente ad aprire il punto a Centro Sicilia, sia disposta a discutere la possibilità di attingere, prima di tutto, da quel grande bacino di ex dipendenti del settore commercio e della Gdo in maniera particolare. «Non c’è alcun obbligo - conferma Villari - quel che chiediamo noi, quindi, è un dialogo franco e aperto per avere questa disponibilità da parte dell’azienda. Quel che possiamo garantire noi, intanto, è che in quel bacino ci sono centinaia di lavoratori che hanno maturato straordinarie professionalità in questi anni. E’ chiaro che, per quanto ci riguarda, siamo aperti a discutere soluzioni che possano risultare convenienti anche per l’azienda stessa. Il tutto, come abbiamo sempre detto in passato e ribadiamo oggi, nel pieno rispetto della dignità dei lavoratori e dei contratti. Ma, certamente, si possono trovare formule che risultino utili sia per l’azienda che per i la- voratori». Per la Cgil quel che un eventuale assorbimento di parte dei lavoratori che sono stati espulsi dal mondo del commercio negli ultimi anni, potrebbe far acquisire alla Lidl competenze e professionalità importanti anche per una ulteriore affermazione del gruppo nel territorio. La Cgil, con tutte le altre sigle sindacali, è impegnata in questo momento nella fase probabilmente più critica per il mondo del lavoro a Catania ed in provincia da quando vi fu il crollo quasi contemporanee dei grandi imperi degli imprenditori che dominarono la scena soprattutto dell’edilizia sino agli Anni ‘90. Oggi la crisi sta investendo indistintamente tutti i comparti, edilizia certamente in testa, ma quel che si è abbattuto sul settore del commercio è lo tsunami che sta provocando danni tremendi. «Stiamo cercando di trovare - dice Angelo Villari - quei percosi che possano cominciare ad aiutare il nostro sistema delle imprese ad uscire da questo tunnel. Proprio per questo di fronte alla possibilità che si apra una nuova opportunità con un sito della grande distribuzione, è necessario trovare subito quel dialogo che possa rappresentare una scorciatoia per far tornare al lavoro quelle persone che ne sono state espulse drammaticamente». INAIL. Tre giorni di lavoro per presentare il metodo diagnostico «Emissione acustica» L’integrità delle attrezzature di lavoro PARTECIPATE Pubbliservizi «supportata» scoppiata la crisi e, soprattutto, tutti i Tfr, i trattamenti di fine rapporto. Il che, per essere chiari, per la maggior parte di queste famiglie significa la possibilità di continuare a sopravvivere in una situazione che resta di estrema precarietà per i debiti accumulati, per il fatto che in molti casi sono finiti i sostegni garantiti per mesi da parenti ed amici. Ma una precarietà che diventa disperazione per più della metà di quei duemila quasi ex Aligrup che sono rimasti tagliati fuori da tutte le possibilità di riassorbimento nei gruppi che hanno acquisito parte della rete di vendita. Il concordato si sarebbe dovuto concludere nel dicembre del 2013. Per la complessità delle procedure, fu detto, e considerando che oltre agli ex lavoratori ci sono anche oltre duemila imprese creditrici coinvolte in tutta la Sicilia e nel resto del Paese, fu stabilito un rinvio a metà gennaio. Niente di fatto anche in quel caso. Adesso si attende per il 17 febbraio l’altra riunione che dovrebbe essere decisiva. Ma, scottati, amareggiati, arrabbiati e disperati, i lavoratori temono altri rinvii e per questo un gruppo di loro ha organizzato per domani mattina alle 9.30 un sit in davanti al Palazzo di Giustizia di Catania. Per spiegare che aspettare ancora dopo quasi due anni dall’inizio del calvario non è più umanamente possibile e che in tutta questa storia alla fine anche la tempistica, oltre a tutto il resto dell’odissea, a pagare sono davvero soltanto loro. Ma pagare che cosa altro? E con che? Per capire il grado di disperazione basta leggere uno dei tanti messaggi postati sui socialnetowork. Come quello di Fabrizio: «Forse non hanno capito che anche quando viene omologato il 17 la tempistica non sarà breve: devono trascorrere ulteriori 90 giorni se tutto va bene, quindi prima della prossima estate non vedremo un tubo. Nel frattempo cercheranno un’altra scusa e noi qui ha dormire sugli allori. Badate bene che qui non tutti abbiamo genitori o suoceri che ci prestano soldi». A. LOD. verificato e su cui stiamo chiedendo, naturalmente, conferme e notizie ufficiali alla stessa azienda. Perché se dovesse essere così, e abbiamo informazioni che ci fanno ritenere la notizia molto fondata, riteniamo importante, appunto, avviare preventivamente un dialogo con la Lidl». Nessuna invasione, precisa il segretario della Camera del lavoro, naturalmente, ma la necessità di cercare di capire questa nuova apertura che cosa potrebbe portare di positivo per la questione sempre più pesante dell’occupazione a Catania che riguarda in particolare il mondo del commercio. «Stiamo attraversando una crisi pesantissima - ricorda Villari - che ha avuto, ed ha, nel caso dell’Aligrup la punta più alta e numericamente più massiccia, ma a cui bisogna sommare molte altre realtà medie e piccole che hanno chiuso Le organizzazioni sindacali di FilcamsCgil, Fisascat-Cisl e Uil-Trasporti apprendono con viva soddisfazione che il segretario e direttore generale della Provincia, Francesca Ganci, ha deliberato di costituire una struttura di supporto per il “controllo analogo” sui servizi offerti dalla società Pubbliservizi, partecipata dall’ente provinciale. La comunicazione è stata data ai sindacati convocati dal commissario straordinario Giuseppe Romano. La decisione recepisce le misure correttive richieste dal giudice contabile sul sistema di governance delle società partecipate. Rita Ponzo, segretaria generale della Fisascat Cisl etnea nel ringraziare anche a nome dei colleghi il commissario Romano per l’interesse e la sensibilità dimostrata in questa vicenda, «auspica che tali misure servano per una maggiore trasparenza nella gestione della società, l’ottimizzazione dei servizi resi, a valorizzare le professionalità interne e a salvaguardare i livelli occupazionali». Al di là di ogni più rosea aspettativa la riunione del “WG7 acoustic Emission” svolta nella sede Inail di Catania. Tre giorni di lavoro estremamente proficui, come ha ribadito l’esperto italiano, ing. Carlo De Petris, ricercatore dell’Inail, al meeting del CEN TC 138 per il metodo di Emissione Acustica. L’Emissione Acustica è un metodo diagnostico di estrema efficacia per valutare l’integrità strutturale delle attrezzature di lavoro, quali i serbatoi e le tubazioni, essenziali negli impianti di produzione e di processo dei poli chimici e petrolchimici, di cui la regione Sicilia è tra le aree del Paese più interessate. Gli esperti hanno spiegato che il metodo di “Emissione Acustica” combina una straordinaria efficacia di rilevazione di difetti generati in sede di fabbricazione delle attrezzature (saldature) o di degrado dei materiali all’esercizio (stress meccanico e termico) o all’ambiente (corrosione), con la vantaggiosità applicativa dell’approccio diagnostico di screening della struttura nella sua globalità, differenziandosi in questo da altri metodi come la radiografia e gli ultrasuoni. Questo significa, essenzialmente, il potenziamento delle opportunità di monitoraggio e abbattimento dei costi di esercizio in sicurezza degli impianti. Ecco quindi il senso strategico di regolamentare le procedure attraverso la definizione di standard continentali che fissino i requisiti tecnici ed operativi. Piena soddisfazione e compiacimento è stato espresso dal presidente del gruppo di lavoro ing. Tscheliesnig (Austria) al direttore del settore ricerca certificazione e verifica del Dipartimento dell’Inail di Catania ing. Sergio Festa per il fondamentale contributo allo sviluppo della norma, così come riconoscenza, a nome degli esperti, per la straordinaria calorosa accoglienza offerta dalla direzione provinciale Inail ospitante e dallo staff della sede. GAETANO GUIDOTTO INDAGINE DEL MEC E DI CONSUMERINST Ceti medi, si abbassa ancora il reddito Solo 660 euro a disposizione delle famiglie Il Mec, in collaborazione con ConsumerInst il centro di ricerche dei consumatori di Catania, ha realizzato una elaborazione sul reddito dei consumatori italiani per il 2014. Secondo l’indagine, basata su dati Istat fino al 2013, il reddito disponibile delle famiglie italiane dei ceti medi e bassi che riguardano circa il 60% per cento del totale, si attesterà, in media, per l’anno in corso, a soli 931 euro al mese. Secondo la stessa l’indagine, il reddito disponibile delle famiglie siciliane dei ceti medi e bassi che riguardano circa il 60% del totale, si attesterà invece, in media, per l’anno in corso, a soli 660 euro al mese, considerato che in media la Sicilia ha circa il 30% in meno del reddito medio nazionale e solo 400mila famiglie raggiungono un reddito superiore ai 2mila euro al mese. Il dato è particolarmente allarmante, ed è attribuibile all’aumento della disoccupazione e all’ulteriore riduzione del tasso di attività, oltre che alla riduzione del numero delle pensioni erogate che sono uno degli ammortizzatori sociali più efficaci del meridione. «Le nostre analisi hanno voluto tenere conto solo degli elementi più positivi e pertanto il dato, sia pure scioccante, è ancora ottimistico ed in linea con quanto il Mec ha elaborato lo scorso ottobre 2013». Ad affermarlo è Claudio Melchiorre, presidente del Movimento nazionale Mec e di ConsumerInst, l’Istituto di ricerca dei consumatori fondato da alcune tra le maggiori associazioni dei consumatori catanesi. Melchiorre lancia un allarme forte sulla situazione sociale delle famiglie siciliane: «Almeno un terzo dei siciliani ha già smesso di pagare qualsiasi cosa che non sia assolutamente urgente ed immediata. La stretta sulle assicurazioni attenuerà fortemente il movimento delle persone nell’isola, rendendo ancora più difficile l’occupazione e la creazione di valore aggiunto. La spesa sarà possibile molto presto solo per alimenti e pochi abiti». I consumatori chiedono quindi che le istituzioni convochino al più presto le associazioni di rappresentanza dei cittadini e non solo dei sindacati, per «affrontare l’emergenza sociale in termini di prevenzione della fame, di un letto, della sanità, degli abiti».
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