MESSAGGERO VENETO – giovedì 5 giugno 2014 Indice

MESSAGGERO VENETO – giovedì 5 giugno 2014
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata esclusivamente ad argomenti di carattere economico e sindacale, sono scaricati dal
sito internet del quotidiano. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
Indice articoli
REGIONE (pag. 2)
Reddito minimo, tutti contro il M5S
«La Specialità fa rima con responsabilità»
«Comuni, le tasse vanno ridotte»
UDINE (pag. 4)
Arrivano a casa i bollettini della Tasi
L’ex Radici film non ha evaso
PORDENONE (pag. 6)
Ferie imposte, in 170 contro l’Electrolux
Rsu Ideal Standard: «L’azienda si muova» (2 articoli)
Spi-Cgil al sindaco: ci incontri prima di fare il bilancio
Domino, accordo sulla mobilità. Martedì la firma al ministero
Mensa Nip, arriva Gemeaz. Salvaguardati i lavoratori
REGIONE
Reddito minimo, tutti contro il M5S
TRIESTE «Trovare le risorse finanziarie a copertura della misura è solo ed esclusivamente questione di
scelta politica. Una scelta che ci auguriamo il Consiglio voglia compiere insieme a noi, individuando le
poste necessarie a fornire il reddito minimo garantito a chi ne ha bisogno». Così Cristian Sergo (M5S),
primo firmatario della proposta di legge targata MoVimento 5 Stelle, che ha illustrato alla III
Commissione consiliare, presidente Franco Rotelli (Pd). Il dispositivo mira a introdurre il reddito
minimo garantito, ovvero una serie di interventi per contrastare la povertà, la disuguaglianza e
l’esclusione sociale e favorire il diritto al lavoro e alla formazione, attraverso politiche finalizzate al
sostegno economico e all’inserimento sociale di tutti i soggetti in pericolo di emarginazione. Nel 2012
l’incidenza della povertà relativa delle famiglie in Friuli Venezia Giulia è aumentata dal 5,4% al 6,1%
(dati Istat luglio 2013) e la situazione è, a detta del proponente, anche peggiorata. Il reddito minimo
garantito sostiene il reddito dei cittadini permettendo loro di raggiungere la soglia di povertà relativa,
come definita dall’Istat. Tale soglia, per il singolo consiste in poco meno di 600 euro mensili, per una
famiglia di due componenti corrisponde alla spesa media pro-capite nel Paese e nel 2012 e risulta pari a
990,88 euro mensili. La proposta di legge sul reddito minimo garantito si compone di quattordici
articoli e di un allegato. Sarà l’ufficio di presidenza della III Commissione ora a stabilire le date delle
audizioni sulla proposta di legge. La proposta non piace al Pd. «Il reddito garantito è un dispositivo già
introdotto a suo tempo dalla giunta Illy e non certamente un’invenzione del M5S. Tuttavia la proposta
presentata, pur contenendo delle soluzioni che vanno verso il reddito minimo garantito, così da sola
non ha significato. Andrebbe inserita in un contesto più ampio - commenta la consigliera regionale
Silvana Cremaschi -. Non è stato nemmeno segnato il capitolo di spesa, ma soprattutto serve un’analisi
sul fabbisogno e un piano complessivo di politiche di contrasto alla povertà. Così è solo una cosa
frettolosa e astratta, isolata da un necessario contesto generale». «Il reddito minimo garantito - incalza
la leghista Mara Piccin - è insostenibile economicamente e sbagliato concettualmente: incentiva la
disoccupazione e il lavoro nero, e non garantisce affatto l’equità sociale». Critiche, ma non chiusura
totale, da Giulio Lauri di Sel: «Il provvedimento è necessario ed è un punto qualificante del programma
del centrosinistra in Fvg, ma, o si quantificano le risorse necessarie e si indica dove reperirle, oppure è
propaganda».
«La Specialità fa rima con responsabilità»
UDINE «La Specialità può essere salvaguardata solo se intesa non come un privilegio ma come una
responsabilità, cioè la capacità di gestire le competenze attribuite al servizio della collettività». Lo ha
detto la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, intervenendo a Roma al Senato, a
nome delle Regioni a Statuto speciale, alla presentazione del “Rapporto 2014 sul coordinamento della
Finanza pubblica” da parte della Corte dei Conti, presenti il presidente del Senato Pietro Grasso e il
presidente della Corte Raffaele Squitieri. Sono intervenuti anche il ministro dell'Economia e Finanze
Pier Carlo Padoan, il presidente della Toscana Enrico Rossi, il sindaco di Varese Attilio Fontana e il
senatore Gaetano Quagliariello. La relazione è stata illustrata dal consigliere della Corte dei Conti
Enrico Flaccadoro. La presidente Serracchiani ha voluto soprattutto difendere nel suo intervento le
ragioni storiche e attuali del diverso «modello di decentramento» rappresentato dalla Specialità, un
modello che si pone oggi, per un'area di confine come il Fvg, al servizio dell’Italia nei processi
sovranazionali di integrazione europea e di cooperazione territoriale. La presidente ha sottolineato il
buon uso che la Regione ha sempre fatto della Specialità, gestendo direttamente in piena autonomia, e
con risorse proprie, materie come Sanità, Trasporto pubblico locale, Enti locali, viabilità. «Il contributo
richiesto al Fvg per il risanamento della finanza pubblica - ha detto la presidente - è divenuto rilevante.
Vi è stata infatti una costante e significativa diminuzione delle entrate e quindi della capacità di spesa
della Regione, a cui si sono aggiunte le manovre statali di stabilizzazione della spesa pubblica».
«Comuni, le tasse vanno ridotte»
UDINE La sezione regionale dell’Associazione nazionale certificatori e revisori enti locali (Ancrel) si
appella ai Comuni del Fvg in vista della presentazione del bilancio di previsione pluriennale 20142016. E nei giorni scorsi ha inviato una lettera alle 130 amministrazioni che hanno votato il 25 maggio
chiedendo ai neoeletti di porre mano alla spesa corrente per ridurre la pressione fiscale e completare le
opere pubbliche bloccate dal Patto di stabilità. Ripresa economica. La “lettera aperta” punta a evitare
«una programmazione poco lungimirante» e invita i Comuni a cogliere le opportunità che possono
derivare dalle nuove regole finanziarie. Il primo punto su cui intervenire, per i revisori dei conti del
Fvg, è la spesa corrente. «La pressione fiscale – ha spiegato Rosa Ricciardi, presidente dell’Ancrel – è
frutto non soltanto di quello che viene deciso a Roma, ma anche delle tassazioni locali. Non possiamo
sempre appellarci al Governo, senza correggere il nostro sistema di entrate. La spesa corrente non può
essere più considerata come consolidata, ma va ridotta. Sono finiti i tempi in cui si poteva dire sì a tutti.
Oggi i nuovi amministratori devono partire dall’analisi della tipologia della spesa corrente e dalla sua
quantificazione, senza dare nulla per scontato, per garantirsi un avanzo economico che potrà essere
destinato alla riduzione della pressione fiscale comunale. Un tema che alcuni Comuni della nostra
regione hanno cominciato ad affrontare azzerando l’aliquota Tasi. In questo momento drenare meno
risorse dalla tassazione locale vuol dire migliorare la capacità di consumo ed è la strada consigliata per
ottenere una crescita dell’economia». Opere pubbliche. Mettere mano alla spesa corrente - autovetture,
sponsorizzazioni, rappresentanza, trattamento economico accessorio del personale - per garantire
maggior potere d’acquisto alle famiglie, dunque, ma anche per finanziare le opere pubbliche ferme da
tempo con l’inserimento dei lavori più importanti e urgenti all’interno dell’apposito piano annuale. «La
direzione infrastrutture della Regione – ha continuato Ricciardi – ha svolto un lavoro egregio con la
mappatura delle opere pubbliche ferme, e spesso già finanziate, nelle quattro province. Prima di
inserire nuovi interventi è opportuno farsi spiegare perché i lavori già finanziati anche dieci anni fa non
sono stati ancora realizzati, trovando la risposta nel programma annuale delle opere senza il requisito
della cantierabilità». La sintesi per Ricciardi è che gli enti locali non devono aspettare sempre e
soltanto le decisioni della Regione, ma hanno in casa alcuni margini di manovra. «La maggiore
disponibilità economica – ha concluso – derivata dai tagli della spesa può permettere ai Comuni, previa
seria analisi delle reali necessità, di muoversi senza attendere soltanto la cessione degli spazi finanziari
da parte della Regione. I problemi ci sono per tutti, è evidente, ma lamentarsi non serve a nulla
soprattutto se ci possono essere delle soluzioni concrete e a breve termine per ridare ossigeno
all’economia del Fvg». Mattia Pertoldi
UDINE
Arrivano a casa i bollettini della Tasi
di Renato D’Argenio Da lunedì 9 a venerdì 13 giugno arriveranno a casa di 30.500 famiglie udinesi i
bollettini della Tasi, la tassa sui servizi indivisibili. In questi giorni sarà completata la stampa. Lo stesso
servizio non sarà garantito per l’Imu che, lo ricordiamo, a Udine non si paga sulla prima casa. Gli
udinesi dovranno pagare entro lunedì 16. La maggioranza di centrosinistra ha respinto la proposta del
centrodestra di rinviare la scadenza a ottobre; unico capoluogo in Fvg. Ha preferito «rispettare la
legge» ed entrare a far parte del risicato gruppo (10%) di Comuni virtuosi. Si pagherà il 2,5 per mille
solo sulla prima casa perché le seconde, i negozi, i capannoni industriale e artigianali compresi i
pubblici esercizi continueranno a pagare l’Imu. Udine, inoltre, ha deciso di esentare gli inquilini, le
case Ater e i cittadini con un Isee inferiore a 8.270 euro. «Rinviare la scadenza a ottobre, avrebbe fatto
scattare l’applicazione dell’1 per mille per tutte le tipologie di immobili e il versamento della prima e
della seconda rata a poche settimana di distanza – ha detto il sindaco Honsell –. La nostra decisione,
poi, ci consente di non aumentare l’addizionale Irpef come, invece, hanno fatto altri Comuni che stanno
rinviando la Tasi». Inutile dire che il centrodestra la pensa diversamente. «Siamo in presenza di un
paradosso che colpisce migliaia di udinesi e che ha risvolti pratici per le tasche dei cittadini proprietari
della sola abitazione – spiegano i capogruppo di Identità Civica, Loris Michelini, e Pdl Enrico Berti –.
Mentre il Governo predispone un decreto che proroga la Tasi a ottobre, Udine dice di no; Udine applica
il massimo della aliquota 2,5 per mille e obbliga a pagare entro la metà di giugno. Il proprietario di un
appartamento di 100 metriquadrati verserà circa 250 euro». «La giunta Honsell e la sua maggioranza
con il Pd in testa – continuano i consiglieri d’opposizione – non hanno voluto accettare le detrazioni
previste per la prima casa dal governo, non hanno voluto posticipare il pagamento, non hanno voluto
ridurre l’aliquota all’1 per mille. Non sbagliamo se diciamo che il sindaco e la sua maggioranza
abbiano voluto fare cassa a tutti i costi. Ma perché si vogliono colpire indiscriminatamente i proprietari
delle sole prime case? Perché alle famiglie non si è voluto riconoscere le detrazioni previste? Siamo in
presenza di un forte attacco alla proprietà delle famiglie più deboli, delle persone più esposte (molte
con mutui ancora da pagare). È il contrario di ogni forma di buon senso soprattutto perché lo stesso
governo sta venendo incontro a questa categoria che rappresenta la maggioranza in città e in Friuli.
Non riusciamo a capire la logica – conclude Michelini –, non capiamo questo accanimento fiscale».
L’ex Radici film non ha evaso
di Luana de Francisco w SAN GIORGIO DI NOGARO Le operazioni societarie che generano risparmi
fiscali non hanno il solo scopo di eludere le imposte attraverso l’aggiramento delle norme tributarie. I
quattro manager che tra il 2005 e il 2009 si succedettero alla guida dell’ex Radici film - ora Taghleef
industries -, di San Giorgio di Nogaro, quindi, vanno assolti dall’accusa di non avere versato al Fisco
più di 10 milioni di euro di tasse con la formula “perchè il fatto non sussiste”. La sentenza, pronunciata
ieri dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Angelica Di Silvestre, ha chiuso il processo
cominciato due anni fa a carico di Valerio Garzitto, 60 anni, di Tavagnacco, Giovanni Mangano, 51, di
Campoformido, Francesco Silleni, 58, di Milano, e Detlef Erich Schuhmann, 55, tedesco e residente
all’estero. A confrontarsi, nel corso dell’istruttoria dibattimentale, sono state le due opposte visioni che
da tempo animano il dibattito sulla presunta equivalenza tra l’elusione e l’evasione e che hanno di
recente trovato nella Cassazione una prima risposta favorevole alla tesi di chi - come nel caso della
Procura di Udine nel procedimento in parola -, sostiene la responsabilità penale dell’imprenditore che
realizza operazioni elusive. Nel concludere la requisitoria, il procuratore aggiunto Raffaele Tito aveva
chiesto per ciascuno degli imputati la condanna a 1 anno 4 mesi di reclusione. Sull’altro fronte, il
collegio difensivo formato dagli avvocati Luca Ponti e Simone Furian, di Vicenza (per Garzitto,
Mangano e Schuhmann) e i colleghi Luigi Isolabella e Italia Caminiti, di Milano (per Silleni), aveva
escluso una consequenzialità diretta tra la convenienza fiscale derivante da un’operazione societaria e il
reato di evasione. Nel caso dell’ex Radici film, in particolare, i risparmi non avevano rappresentato il
fine ultimo delle scelte operate, ma una delle ragioni che avevano deciso i vertici a dare corso a una
ristrutturazione del debito, volta al miglioramento e, va da sè, anche all’arricchimento complessivo
dell’azienda. L’inchiesta era partita da una verifica della Guardia di finanza. Passate al setaccio diverse
operazioni sospette, gli inquirenti avevano calcolato in oltre 34 milioni di euro la somma
complessivamente elusa, attraverso i due passaggi di proprietà compiuti con un’operazione di “leverage
by out”, una sorta di fusione con indebitamento. Operazione perfettamente legale, ma - in tesi
accusatoria - realizzata gonfiando alcuni valori a bilancio che avrebbero poi consentito di scaricare
maggiori costi sotto forma di ammortamenti. Tutto studiate a tavolino, dunque, avvalendosi di società
di consulenza lombarde e al fine di eludere il Fisco: dalla costituzione della nuova Radici film spa e dal
successivo aumento di capitale con conferimento del ramo d’azienda a un pool di investitori, tra cui
anche Centrobanca, alla cessione (nel 2008) del settore specializzato nella produzione e vendita di
pellicola in Bopp per imballaggi all’attuale proprietà, la Taghleef Industries di Dubai. Ricostruzione
che il verdetto del tribunale di Udine ha smontato, escludendo a monte la realizzazione stessa del reato.
PORDENONE
Ferie imposte, in 170 contro l’Electrolux
di Elena Del Giudice Class action di 170 dipendenti Electrolux di Susegana che chiamano l’azienda
davanti al giudice del lavoro del tribunale di Pordenone. Oggetto del contendere l’utilizzo, a giudizio
dei ricorrenti arbitrario, non concordato nè autorizzato, delle ferie al posto degli ammortizzatori. Chiusa
una vertenza se ne apre un’altra, in Electrolux. Portato a casa l’accordo che salva stabilimenti e posti di
lavoro fino al 2017, ora l’appuntamento è davanti al giudice del lavoro a causa di un ricorso sottoscritto
da circa 170 lavoratori della fabbrica veneta, e predisposto dalle Rsu. Iniziativa unitaria quella dei
delegati di Fim Fiom e Uilm, materialmente portata avanti da Augustin Breda, Manuela Marcon, Paola
Morandin e Giovanna Cirillo, che hanno anche individuato il legale a cui affidare la rappresentanza di
tutti i ricorrenti. L’iniziativa è partita a ottobre dello scorso anno ma, a causa dei tempi tecnici necessari
per raccogliere le firme, preparare i ricorsi, depositare le istanze (cosa avvenuta a fine aprile), si è
arrivati ai primi di giugno quando è stata formalizzata la data della prima udienza, il 17 luglio, in
tribunale a Pordenone. Tutto nasce da un controllo sulla busta paga fatto da un lavoratore che ha
segnalato la cosa, replicata diverse volte tra giugno 2012 e ottobre 2013, quando - secondo i ricorrenti Electrolux, utilizzando all’epoca la cassa integrazione a riduzione d’orario (sei ore di lavoro giornaliero
e le due di differenza coperte dalla cassa integrazione straordinaria), abbia optato per imputare a “ferie”
le ore di non lavoro. In sostanza è come se un dipendente fosse stato pagato per le sei ore lavorate,
mentre le due restanti al raggiungimento delle 8 contrattuali, siano state imputate a ferie. «Nel
momento in cui ci si è accorti di questo - spiega Augustin Breda - abbiamo proceduto ad una verifica
sulla legittimità del comportamento dell’azienda, verifica che, per quel che ci risulta, è stata negativa.
L’istituto delle ferie ha caratteristiche e finalità peculiari, servono al lavoratore per riposarsi e
ricaricarsi, non possono essere utilizzate per rispondere a problemi di organizzazione e di produzione
dell’azienda. O per lo meno, senza il consenso dei lavoratori interessati. A nostro avviso - prosegue
Breda - non solo l’azienda compie un atto contrattualmente non previsto, ma inficia i principi per cui
esiste l’istituto delle ferie. Viene meno la ragione per cui vengono garantite, sia collettivamente che
singolarmente per periodi più o meno prolungati, che è quello di assicurare il recupero psicofisico delle
persone». Da qui le motivazioni alla base della causa «alla quale hanno aderito molti lavoratori. Parte
da Susegana - ancora Breda - ma è intuibile che potrebbe estendersi ad altre fabbriche in cui Electrolux
si sia comportata allo stesso modo». Contestata la mancata comunicazione preventiva di questo atto, «i
lavoratori se lo sono trovato in busta paga senza essere stati avvisati», ed anche la giustificazione che
sarebbero state intaccate ferie vecchie, «ma il contratto nazionale dei metalmeccanici dice che ci sono
18 mesi di tempo per fruire delle ferie - ancora Breda -, e comunque ad alcuni lavoratori sono state
intaccate le ferie dell’anno in corso, anche non maturate». Infine «alla richiesta di rimettere le cose a
posto, avanzata dalle Rsu, l’azienda ha opposto un rifiuto». E al qual punto è scattata la decisione di
adire le vie legali. All’esterno dello stabilimento sono state raccolte le adesioni alla class action, ed
anche il contributo per le spese legali: 5 euro a lavoratore.
Rsu Ideal Standard: «L’azienda si muova»
Inviperiti, arrabbiati, preoccupati... I lavoratori dell’Ideal Standard di Orcenico hanno assistito con
sentimenti diversi, ma non positivi, alla relazione dei segretari provinciali Franco Rizzo, Femca,
Giuseppe Pascale, Filtcem, e Maurizio Sacilotto, Uiltec, sull’incontro di martedì a Unindustria. Un
incontro da “nulla di fatto” perchè, secondo i sindacati, «mancavano gli interlocutori veri, che sono i
sottoscrittori dell’intesa del 15 maggio, ratificata al Mise il 22, e non i manager locali». Manager, i
direttori di stabilimento e delle risorse umane Salamina e De Corti, che pare abbiano riproposto il tema
della fermata lunga produttiva, superata, sostengono i sindacalisti «dall’accordo firmato al Mise».
Ribadito poi che l’ultimatum del 10 giugno, data entro cui, secondo Ideal Standard, andrebbe firmato
l’accordo sulla mobilità, pena i licenziamenti collettivi e il naufragio della trattativa con Bpi Italia, «è
inaccettabile. Noi siamo assolutamente disposti a discutere della mobilità anche domani mattina, con i
vertici di Ideal Standard Antetomaso e Gelsomino, ma nel giusto contesto, che sono poi i 10 punti
dell’intesa siglata al Mise. L’azienda - ribadiscono - deve smetterla di essere inaffidabile, firmando
prima un documento che il giorno dopo rimette in discussione. Noi non intendiamo fare lo scambio tra
mobilità e cassa integrazione in deroga, ma tra mobilità e futuro produttivo per lo stabilimento di
Orcenico. Questo è il contesto giusto!». Unindustria ha preso atto della posizione dei sindacati e si è
fatta carico di informare la sede di Milano del Gruppo, riportando anche la richiesta di incontro
sollecitata da Femca, Filtcem e Uiltec. E nonostante le battute d’arresto pare permanere un pizzico di
fiducia che questa vertenza eterna possa condurre a traguardi positivi. Prima del 15 luglio, ovvero
prima della fine della procedura di mobilità ancora attiva. C’è attesa, poi, per il piano industriale che
Bpi si era riservata di presentare entro metà giugno. Infine solidarietà alla presidente Serracchiani,
destinataria di una lettera di minacce composta da una polvere sospetta avvolta in una carta su cui era
riportata una delle immagini della campagna che Klaus Davi ha realizzato per i lavoratori di Ideal
Standard, con insulti pesanti anche nei confronti del designer. Solidarietà alla presidente della Regione
e al creativo, e ferma condanna per gli scellerati, e stupidi, autori del gesto. (e.d.g.)
Bain Capital investe in Europa e si compra il Cagliari calcio
Bain Capital, il fondo Usa di private equity socio di riferimento di Ideal Standard, annuncia
investimenti per svariati miliardi di euro in Europa, tra cui l’acquisto - pare in compartecipazione della squadra di calcio del Cagliari. Misteri della finanza che, da un lato, si dimostra sofferente nel
sostenere investimenti industriali, di cui la vicenda Ideal Standard è un esempio, e dall’altro si “lancia”
nello sport dove, per definizione, il ritorno economico dell’investimento non dovrebbe stare al primo
posto. Bain Capital è una compagnia statunitense specializzata in acquisizioni, venture capital e
investimenti alternativi. Investe in diversi settori industriali e aree geografiche. Agli inizi del 2012
gestiva approssimativamente beni per un controvalore di circa 66 miliardi di dollari attraverso le sue
piattaforme di investimento. La compagnia è stata fondata nel 1984 dai soci della società di consulenze
Bain & Company, tra cui Mitt Romney, candidato alle elezioni presidenziali statunitensi del 2012.
Spi-Cgil al sindaco: ci incontri prima di fare il bilancio
EZIO VENDRUSCOLO Bisogna aiutare i pensionati, i disoccupati i lavoratori: su di loro grava il peso
altissimo di una tassazione che diventa insopportabile
SACILE «Rinnoviamo al sindaco Roberto Ceraolo la richiesta di incontro sulle politiche sociali e
fiscali». Ezio Vendruscolo leader sindacale Cgil Spi chiede tutele per le fasce deboli: 5 mila pensionati,
disoccupati e dipendenti a salario fisso bastonati dalle tasse. «Al Comune di Sacile chiediamo di porre
l’equità – ha anticipato Vendruscolo – e la redistribuzione della ricchezza al centro del bilancio 2014.
Bisogna farsi carico di tanti lavoratori e pensionati colpiti dalla grave crisi, nella nostra provincia.
Anche a Sacile, le povertà urbane sono in aumento». La filosofia è chiara. «Chiedere di più – in termini
fiscali dicono allo sportello Cgil in via Carli – a quelli che hanno di più. In un’ottica di solidarietà verso
i cittadini che sono in difficoltà». Un passaggio importante sarà quello del patto antievasione con
l’Agenzia delle entrate. «Bisogna lanciare – incalza il vertice Spi – un chiaro segnale di legalità, per
recuperare almeno una parte delle risorse sottratte ai più deboli». Il confronto è aperto con tutti i
Comuni provinciali. «A Sacile la prima richiesta di incontro sul bilancio 2014 – i sindacalisti
confederali chiedono un bilancio sociale che abbia misure di tutela per quelli che non ce la fanno alla
terza settimana del mese –. È un progetto sostenibile per un futuro nel segno dell’equità». Si traduce in
una richiesta: tariffe più eque sulle tasse a Sacile. Vendruscolo aveva lanciato le proposte alla vigilia
delle elezioni comunali, in maggio. «La richiesta è quella di abbassare il peso dell’addizionale Irpef e
di aumentare la Tasi sui sacilesi». E spiega perchè. «È un punto fondamentale per l’affermazione
dell’equità fiscale – dice –. Che abbiamo proposto anche al sindaco Andrea Gava e all’amministrazione
di Caneva». Il problema salta all’occhio dal quadro 2013 dei contribuenti. «All’87% le entrate Irpef –
scandisce Vendruscolo: il range è tra 83-84% – sono pagate da lavoratori dipendenti e pensionati».
L’alternativa è quella di aumentare la Tasi: quella che inquadra, nel tariffario, una situazione
patrimoniale e reddituale più definita. «In Italia si conta l’evasione fiscale pazzesca. Chiedo al sindaco
di esprimere la loro volontà sui programmi fiscali». Quelli che si abbattono come la ghigliottina su
anziani, monoreddito che tengono famiglia, disoccupati, pensionati con la minima e immigrati.
Pensionati e famiglie monoreddito sono strette nella spirale inflazione-salari. «In città ci sono circa
1.500 pensionati con tessera Cgil Spi – ha calcolato – e 5.000 nell’ambito allargato. Chiediamo
agevolazioni per quelli che hanno il reddito fermo a 15 mila euro lordi l’anno».
Domino, accordo sulla mobilità. Martedì la firma al ministero
SPILIMBERGO Entro martedì sarà siglato al ministero del Lavoro l’accordo sulla mobilità per i 109
ex addetti di Domino, dopo di che potranno partire i licenziamenti. La richiesta di incontro a Roma era
stata inoltrata dalle organizzazioni sindacali lo scorso 20 maggio. Intanto, è stato pubblicato il decreto
di approvazione del mese di cassa integrazione che va dal 24 febbraio, quando è scaduto l’anno di
contratti solidarietà, al 21 marzo. Una boccata d’ossigeno, quindi, per le maestranze, che non
percepiscono un euro da fine febbraio e a breve dovrebbero vedersi garantite le quote di
ammortizzatore. Il fatto che il ministero abbia sbloccato la situazione, emanando il decreto, non
significa infatti che le spettanze arriveranno subito nelle tasche delle famiglie: competerà all’Inps
effettuare i conteggi e disporne poi il pagamento. Quanto all’acquisizione dell'azienda, restano ancora
cinque giorni per depositare un’offerta. C’è tempo, infatti, sino alle 12 di martedì per consegnare in
tribunale una proposta irrevocabile di affitto e impegno all’acquisto. L’apertura delle buste è in
programma nella medesima giornata. Sinora, l’unico piano di rilancio presentato è quello
dell’imprenditore friulano Carlo Fulchir, che l’anno scorso aveva rilevato la Salumi Masè di Trieste
assieme ad altri due imprenditori della regione. Il progetto industriale prevede l’affitto di Domino sino
al 30 giugno 2015 e l’assunzione in una prima fase di 15 addetti, che potrebbero lievitare a 50 nell’arco
di 30-36 mesi. Dovrebbe essere imminente anche la formalizzazione dell’offerta da parte
dell’industriale anconetano Roberto Busco, titolare dell’omonimo gruppo che produce vasche da
bagno. L’imprenditore ha annunciato una visita allo stabilimento di Spilimbergo entro domani. Un
sopralluogo utile per elaborare un piano il più possibile competitivo. Le offerte, infatti, dovranno essere
migliorative rispetto a quella presentata da Fulchir, come previsto dalla gara. Al lavoro per depositare
una proposta anche l’amministratore di Glass idromassaggio, Stefano Boccalon, il cui nome era legato
alla vertenza Ideal Standard. Due nuovi potenziali interessati, di recente, hanno preso contatto con il
curatore fallimentare Paolo Fabris. Si tratta di alcuni manager della Bassa pordenonese, con attività
contigua a quella dell’azienda di Spilimbergo, e di un industriale di San Stino di Livenza, attivo nel
settore delle vasche da bagno. Da capire pure cosa intenderà fare il gruppo di ex lavoratori di Domino,
che sta valutando di prendere in affitto l’azienda costituendo una cooperativa. Sono giorni di attesa, ma
dalla prossima settimana si auspica che il quadro sia più chiaro. Nel pomeriggio di martedì, infine, una
cinquantina di ex addetti sono stati ricevuti dal sindaco: l’incontro è servito per fare il punto della
situazione ed esaminare gli eventuali aiuti da parte della pubblica amministrazione. Giulia Sacchi
Mensa Nip, arriva Gemeaz. Salvaguardati i lavoratori
Costi invariati ed una settimana in più. Pronto il programma dei centri estivi comunali di Maniago. Due
le proposte: una rivolta a chi frequenta l’asilo, gestita dalla scuola Giannino Piazza di Maniagolibero,
l’altra destinata ai ragazzi delle elementari e medie, curata da Maniago Nuoto. Il 30 giugno il via.
«Quest’anno l'offerta si arricchisce di una settimana in più rispetto alla scorsa estate - ha spiegato
l’assessore maniaghese alle politiche sociali, Andrea Gaspardo - I punti verdi interesseranno il periodo
compreso tra il 30 giugno e il 31 luglio, con la possibilità, per il centro estivo organizzato da Maniago
Nuoto, di prolungamento sino alla prima settimana di agosto». Una scelta che denota attenzione alle
esigenze delle famiglie. «L'obiettivo è andare incontro ai genitori che hanno necessità di trovare idonee
soluzioni per i figli nel periodo di pausa scolastica - ha aggiunto Gaspardo - “La bottega del gioco e del
tempo” e “Hai voluto la bici” propongono un’ampia gamma di attività, dai giochi allo sport (il
ringraziamento va in particolare al Tennis club e gruppo arcieri), ai laboratori. Sono contemplate pure
gite». Le iscrizioni possono già essere effettuate alla segreteria dell’asilo Piazza (0427-71348) e della
Maniago Nuoto (0427-709262). Quanto alle rette, l’assessore ha fatto sapere che «sono rimaste
invariate rispetto al 2013, salvo un proporzionale aumento legato alla settimana in più di possibile
frequenza». Il Comune partecipa al costo del buono pasto per i residenti a Maniago. (g.s.)MANIAGO
Trend negativo dal 2011 e costi di gestione non più sostenibili. Dopo nove anni Ivan Bernabè, titolate
della Baffo snc, con fine giugno lascia la gestione della mensa del Nip di Maniago, in anticipo rispetto
alla scadenza del contratto. Ma il punto di ristoro non chiuderà i battenti: il Consorzio, tramite bando,
ha già affidato il servizio ad un nuovo gestore. Si tratta della Gemeaz, azienda leader nel settore della
ristorazione, che si è impegnata a riassumere i sette dipendenti della Baffo snc, che sinora hanno
operato nella mensa consortile. Mantenere la forza lavoro attuale era una delle clausole inserite nel
bando di gara: un punto importante, condiviso da Nip e Bernabè, per salvaguardare l'occupazione.
«Non riuscivo più a sostenere questo tipo di gestione: i costi sono troppo elevati e neanche il 2013 è
stato l'anno della svolta, a causa di una crisi sempre più dilagante – ha spiegato Bernabè, che gestisce la
mensa dal 2005 – Il trend si è confermato negativo, con un calo della produzione del 35 per cento.
Abbiamo registrato una sensibile riduzione nelle consegne dei pasti alle aziende ed è calato pure
l’indotto. Anni fa venivano a pranzo gli addetti di imprese che si occupavano di manutenzioni nelle
ditte del territorio o lavoravano in cantieri pubblici, ma poi tutto s’è bloccato». Non c’erano alternative.
«Non ci stavo più dentro coi costi, anche se ce l’abbiamo messa tutta per uscire da questa situazione –
ha detto – Siamo contenti che l’attività della mensa possa proseguire e che gli addetti siano riassunti da
Gemeaz. A loro va il merito della buona gestione del punto di ristoro e della fidelizzazione dei clienti.
Sarebbe stata una sconfitta lasciarli a casa. Ai dipendenti e a Maniago va il mio ringraziamento per
questi anni trascorsi assieme. Ora concentrerò le forze sul ristorante Al Baffo di Roverendo in Piano».
Parole di apprezzamento per il lavoro svolto da Bernabè sono state espresse anche dal presidente del
Nip, Marco Bellagamba. «Purtroppo la crisi ha colpito anche questa realtà – ha detto – Il mercato non
ha dato il giusto riconoscimento nemmeno alla Baffo, che lavora con professionalità e ha garantito un
servizio di qualità». La mensa del centro servizi, dopo un triennio positivo (2008-2011), era entrata in
sofferenza. Secondo i dati di inizio anno, i pasti giornalieri serviti sono circa 200 a fronte dei 230 del
2012 e dei 350 del 2011. Una contrazione dei volumi che non stupisce, in quanto molte aziende hanno
chiuso e le persone che possono contare ancora su un posto di lavoro preferiscono fare economia,
optando per il pasto portato da casa. Giulia Sacchi