Via Stilicone 10 - 20154 Milan Phone +39 02 87067410 - Peep-Hole

Via Stilicone 10 - 20154 Milan
Phone +39 02 87067410
www.peep-hole.org
[email protected]
Paolo Icaro
Appunti di Viaggio, 1967-2014
Peep-Hole presenta Appunti di Viaggio, 1967-2014, una mostra personale di Paolo Icaro.
Protagonista del panorama artistico italiano degli ultimi cinquant’anni, Paolo Icaro ha
portato avanti una rigorosa ricerca teorica e formale che ha indagato il linguaggio della
scultura forzandone i confini e rimettendone in discussione la dimensione oggettuale. Il suo
è un costante dialogo con lo spazio, che diventa il materiale per eccellenza da esplorare,
plasmare, misurare. Muovendosi liberamente tra forme espressive differenti che spaziano
dalla scrittura all’installazione, dalla performance alla fotografia, Icaro ha preso parte ai
momenti cruciali di fondazione dell’Arte Povera in Italia confrontandosi contestualmente
con quanto avveniva in quegli anni oltreoceano.
La sua scultura prende forma da una materia trattata con levità, da gesti minimi, dall’indagine
e dalla misurazione di un corpo e di uno spazio come luoghi fisici e mentali. Nella riflessione
tradotta dall’artista in opera sono ricorrenti alcuni nuclei tematici quali la misurazione,
l’autobiografia e la memoria, indagini che sono spesso riferite a un corpo - il proprio - e
a uno spazio - o un tempo - da agire. “Questa è l’essenza del mio agire in scultura, unificare
la parte intellettuale e la parte emozionale di me attraverso il materiale e l’azione delle mani”
(Paolo Icaro).
La mostra Appunti di Viaggio, 1967-2014, realizzata in collaborazione con Extra City
Kunsthal, Anversa, dove verrà ospitata nel 2015, consiste in una selezione che attinge alle
varie famiglie di opere realizzate da Icaro, a rappresentare e ricostruire la maggior parte
dei nuclei fondanti della sua ricerca e i paradigmi ricorrenti del suo percorso, dalla fine
degli anni Sessanta a oggi. In mostra alcuni lavori chiave della sua produzione, come Black
Gate (1967), Cumulo rete (1968), e gli Esercizi della mano destra sulla mano sinistra (19741975), si affiancano ad altri mai esposti, come il ciclo fotografico Foto, nicchie (1974), Clear
Peace (1977-2014) e Stella Sirio, riattivazione dell’azione documentata nel 1969, oltre a un
intervento concepito per gli spazi di Peep-Hole.
A un ordinamento cronologico la mostra preferisce un’articolazione dialogica che sottolinea
le tensioni generate tra le opere, apici di un invisibile campo di forze attivato all’interno
dell’ambiente che le ospita. Nel ripercorrere in modo trasversale i diversi momenti della
produzione di Icaro, la mostra restituisce la coerenza e l’attualità di una ricerca che si apre a
nuove e inattese letture.
Durante la mostra verrà organizzato un workshop con l’artista nell’ambito del programma Effetto Venturi
al Museo del Novecento, e per analizzare ancora più a fondo il suo modus operandi sarà a lui dedicato il
prossimo numero di Peep-Hole Sheet #23 in uscita a gennaio 2015, ed. Mousse Publishing.
Peep-Hole
Registered office - Via Noe 2 20133 Milano - CF 95180390163 -
PI 03645130166
In Stele, luogo del ramo, orizzontale con il gesto di appoggiare
trasversalmente in equilibrio il ramo in cima alla stele di gesso, Icaro
chiude la serie risolvendo quel rapporto di parallelismo fra i due
elementi, presente nei precedenti “innesti”, rapporto considerato
ancora troppo naturalistico. In questo lavoro si attribuisce quindi
ironicamente al gesso, alla scultura, il ruolo strumentale di puro
basamento invertendo le parti col ramo naturale trovato, che
diviene il protagonista tanto prezioso quanto unico.
4. Linee equilibrio terra–cielo, 2014
tondino in alluminio, 0,8 Ø cm, installazione di dimensioni variabili
SALA 1
1. Foto, nicchie, 1974
32 fotografie in bianco e nero, 15 x 18 cm (ciascuna)
Trentadue fotografie ritraggono la nicchia nella stanza dell’artista a
Woodbridge, la città del Connecticut dove vive dopo il suo secondo
trasferimento negli Stati Uniti. All’interno della nicchia Paolo Icaro
ha disposto una serie di oggetti: un ventaglio, una prova di stampa,
alcune foto, uno scacciapensieri, una lente d’ingrandimento, pezzi
di carta e frammenti di roccia, un diapason, un cuscinetto a sfera,
un portacandela e il flauto da cui Pier Paolo Calzolari ha tratto
la fusione per il lavoro Un Flauto dolce per farmi suonare. Alcuni
oggetti cambiano di posizione: la registrazione di come il criterio
organizzativo degli oggetti vari nel tempo, rivela modi di disporre
che hanno una corrispondenza con uno spazio intimo, e dunque
che l’ordine degli oggetti nello spazio sia per Icaro la proiezione di
un ordine interiore.
2. Asse, boccole, 1969
2 boccole di ottone cromato, 15 x 6,5 Ø cm (ciascuna) in contenitore
di acciaio foderato, 22 x 22 x 22 cm, installazione di dimensioni
variabili
Asse, boccole, appartiene a una famiglia di opere realizzate tra il 1968
e il 1969 in cui Icaro va alla ricerca di relazioni e punti di contatto,
tra sé e il mondo, l’arte e la vita, l’oggetto e il concetto: opere in cui la
linea, in quanto luogo di contatto di più punti, diviene protagonista.
All’interno di una scatola cubica imbottita sono riposte due boccole
che recano incise rispettivamente le parole “leone” e “cammello”,
due elementi complementari nella filosofia di Nietzsche. La scatola
custodisce le due boccole fino al momento in cui vengono installate
nello spazio, posizionate in modo da essere una opposta all’altra.
Il prolungamento immaginario del loro spazio cilindrico interno
diviene una specie di asse intangibile che unisce gli estremi e mette
in relazione gli opposti.
3. Stele, luogo del ramo, orizzontale, 1985
gesso, ramo, 203 x 101 x 40 cm
Nonostante Icaro si fosse confrontato con il gesso già dalla fine degli
anni Sessanta, è solo dagli anni Ottanta che le sue sperimentazioni
si concentrano sulle potenzialità di questo materiale. Nella serie
Innesti (Ramo lungo; Ramo corto; Ramo di nido; Luogo del ramo,
spezzato; Luogo del ramo) Icaro stabilisce una relazione tra due
nature: quella lavorata del gesso e quella dell’elemento naturale.
Si tratta di una serie di “innesti paradossali”, come li definisce
l’artista, tra lo stereotipo della scultura – che è per antonomasia un
volontario modellare in verticale – e un elemento trovato, naturale.
Peep-Hole
Linee equilibrio terra–cielo è l’intervento pensato appositamente
per questa mostra e consiste in quattro sottili aste di alluminio
che corrono dal pavimento al soffitto, disegnando delle linee
di equilibrio nello spazio che abitano e creando dei punti di
riferimento e orientamento, delle linee alle quali si relazionano
alcuni altri specifici lavori in mostra. Ciascuna di queste linee si
prolunga idealmente ben al di là dei limiti dello spazio espositivo,
tendendo a raggiungere nel loro infinito prolungamento dalla terra
del pavimento il Nadir e dal cielo del soffitto lo Zenit.
SALA 2
5. Ideal biography, 1976
13 carte fotografiche, 24 x 18 cm (ciascuna)
Ideal biography consiste in una serie di carte fotografiche vergini,
affisse alla parete, che ritraggono idealmente momenti di vita,
evocati dai titoli di queste fotografie mai scattate che scorrono sotto
ciascun foglio: “Al mare, agosto 1936”, “Le mani di nonno Luigi”,
“In viaggio a Tokio, 1981”...
Se la biografia di un individuo è un elenco di date, fatti, avvenimenti,
quella ideale include anche la vita desiderata, sognata, quello che
poteva essere, non soltanto quello che è stato.
Presentata nel 1977 allo studio D’Ars di Milano, l’opera si articolava
in tre tempi fotografici: oltre alle tredici carte sensibili, una fotografia
(36 x 48 cm) virata seppia che ritrae l’artista con una misura di tre
metri in spalla davanti all’abitazione estiva a Calice Ligure – anche
se il contesto sembra quello di una foresta tropicale – e accanto la
stampa tipografica di una sua biografia ideale, anch’essa color seppia,
mentre nella stanza della galleria veniva diffusa la registrazione di
un concerto per pianoforte e orchestra di Mozart che Icaro aveva
precedentemente diretto nel suo studio di Calice gesticolando le
braccia come un vero direttore d’orchestra.
6. Esercizi della mano destra sulla mano sinistra, 1974-1975
8 fogli di carta Fabriano, 24 x 33 cm (ciascuno)
Otto fogli di carta Fabriano piegati ciascuno in modo da formare un
volume diverso, sono il risultato dell’azione di Paolo Icaro di volgere
la propria mano destra sulla mano sinistra in posizioni diverse
(chiusa, in diagonale, chiusa rovesciata ...). Il foglio di carta si fa
volume scultoreo attraverso il gesto di modellare una forma nello
spazio vuoto e testimonia il processo tramite cui l’artista relaziona
la propria fisicità al proprio sé, misurando al contempo sia lo spazio
esterno sia il proprio spazio interiore. Gli Esercizi della mano destra
sulla mano sinistra (Esercizi D.M.D.S.M.S), come anche gli Esercizi
della mano sinistra sulla mano destra (Esercizi D.M.S.S.M.D) – in
cui è invece il gesso il materiale utilizzato per registrare l’esperienza
del misurare – appartengono ad una delle famiglia di opere più
significative degli anni Settanta, quelle in cui Icaro indaga il
processo della misurazione come registrazione di un’azione capace
di conferire consistenza fisica a un concetto.
Blue Amalfi, 1969
100 cartoline postali, scatola in legno, 20 x 51 x 51 cm
Blue Amalfi appartiene a una famiglia di opere in cui Icaro inizia
ad affrontare quello che è poi diventato uno dei temi cruciali della
sua poetica, la memoria e l’autobiografia. Una scatola in legno dalla
forma a tronco di piramide raccoglie cento cartoline del paesaggio
amalfitano in cui è sempre ritratta una vasta porzione di cielo o di
mare. All’interno della scatola le cartoline sono disposte in modo tale
che la parte più visibile di ognuna sia il blu, del cielo o del mare.
L’opera, concepita durante la permanenza dell’artista ad Amalfi in
occasione della sua partecipazione alla celebre rassegna Arte Povera
più Azioni Povere (1968), è per Icaro un modo per preservare il
ricordo, la memoria di un luogo e un momento della sua vita.
8. Scatola del profumo, 1969
scatola di sughero, pane, 26 x 36 x 26 cm
Una scatola di forma rettangolare progettata da Paolo Icaro e
realizzata in sughero, svela il significato del titolo mostrando il
proprio contenuto: una pagnotta di pane. Realizzata nello stesso
anno di Blue Amalfi, l’opera appartiene alla stessa famiglia legata
al concetto di memoria. In questo caso l’artista ha progettato una
scatola, un parallelepipedo di superficie rettangolare, con la finalità
di conservare non tanto l’oggetto che contiene – in questo caso il
pane, ma potrebbe trattarsi anche di altro – quanto il suo profumo,
e con esso tutto ciò che lo stesso può evocare. Il ricordo dunque è
quanto in realtà la scatola contiene e ciò che l’artista in essa ha voluto
custodire.
9. Racconto, acciaio, 1969
acciaio, 10,5 x 10,5 x 16,5 cm
Racconto acciaio è la prima di un gruppo di opere uguali per
forma e dimensioni che recano incisa la parola “racconto”. Sono
parallelepipedi, realizzati in materiali differenti come acciaio,
paraffina, gesso, bronzo, alluminio, e tutti i materiali “simpatici” che
Icaro ha incontrato o potrà incontrare in futuro – la serie è a oggi
aperta e sarà completata quando i Racconti saranno 64. Icaro racconta
di aver trovato questo blocco squadrato di acciaio e di avere pensato
a come, nella sua modestia e precisione, esso rappresentasse la
forma archetipica della propria stessa materia, una misura capace di
contenere tutte le misure, un racconto imploso piuttosto che esploso
nella narrazione. Anche i Racconti, come altre opere realizzate in
quegli anni, sono il tentativo di tracciare una congiunzione–distanza
di due estremi temporali, in questo caso un modo per congiungere
il materiale a se stesso, facendolo diventare idea, archetipo, materia.
SALA 3
10. Cumulo rete, 1968
tubo polietilene e catena zincata, dimensioni variabili (max: 3,5 x 400
x 450 cm)
Cumulo rete rappresenta il momento estremo di un progressivo
movimento di disarticolazione della forma che Icaro intraprende
dopo la rigidità strutturale delle Gabbie. Fra il 1967 e il 1968 realizza
infatti una famiglia di opere in cui – dal Cuborto alle Catene fino
a Cumulo rete – la dialettica tra elasticità e rigidità determina una
nuova forma di spazio che diviene sempre più fluida. Se in Cuborto,
l’“aborto di cubo”, Icaro tenta di costruire un volume cubico
unendo gli spigoli rigidi attraverso un elemento flessibile, nelle
Catene la forma plastica si fluidifica ulteriormente per giungere
a una totale disarticolazione in Cumulo rete, in cui ogni tensione
e solidità scompaiono a favore di un volume che lo stesso artista
definisce “stanco ed esausto”. In Cumulo rete la catena si struttura
in un sistema di maglie quadrate che origina un nuovo elemento
da indagare: la rete. I materiali invertono le proprie tradizionali
funzioni e mentre la maglia metallica della catena si fa componente
fluida, il rivestimento tubolare in polietilene trasparente conferisce
rigidità alla struttura. L’opera è stata presentata all’interno della
mostra personale Faredisfarerifarevedere alla Galleria La Bertesca
di Genova nel giugno del 1968, una mostra chiave nel percorso di
Paolo Icaro perché condensa molteplici paradigmi del suo operare
e testimonia il senso di una ricerca che decostruisce il linguaggio
scultoreo per approdare ad una nuova possibilità di forma e di
spazio.
11. Stella Sirio, 1969
acciaio inossidabile, 400 x 5 Ø cm
Tra il 1968 e il 1969 Icaro realizza una serie di azioni e interventi
in cui cerca di stabilire relazioni e punti di contatto, di tracciare
idealmente le distanze tra luoghi lontani e opposti, come tra il sé e
il mondo, la terra e il cielo.
Stella Sirio è la riattivazione di un’azione compiuta nel 1969 a
Genova, la città dove Icaro si trasferisce per qualche anno dopo
il suo rientro dagli Stati Uniti. Un tubo, realizzato in acciaio inox
in modo che la sua superficie sia specchiante sia all’interno che
all’esterno, è lungo 4 metri e ha il diametro della grandezza di un
pollice per restringere il campo visivo. Icaro lo utilizza per osservare
nel cielo Sirio, la stella più luminosa, nel tentativo di congiungere
idealmente due punti distanti nello spazio, “il qui vicino e il là
lontano”, e di tracciare una linea immaginaria tra il proprio punto di
osservazione e un punto nell’universo.
12. Black Gate, 1967
acciaio verniciato, 216 x 430 x 7 cm
Black Gate appartiene alla serie delle “forme di spazio” realizzate
nel 1967 a New York, strutture in profilati metallici in cui le sbarre
sono a una distanza di trenta centimetri circa l’una dall’alta in
modo da permettere il passaggio dello spettatore. Osservando
dal proprio studio di SoHo il fitto reticolato di fili e antenne che
compongono il paesaggio urbano, Icaro inizia a pensare a un’idea
di scultura che invece di occupare lo spazio è lo spazio stesso, una
scultura che supera l’oggetto per farsi ambiente, forma di spazio da
esperire che presuppone una partecipazione attiva dello spettatore.
Il termine “Gabbie”, con cui Ceroli ha ribattezzato queste opere,
è in realtà fuorviante per definire queste strutture che non sono
concepite come dei contenitori, ma al contrario come volumi aperti,
attraversabili, percorribili, in cui si assiste a un progressivo processo
di decostruzione della forma che – passando per Yellow cage e Black
cage – trova in Black Gate il suo momento conclusivo.
13. Clear Peace, 1977-2014
20 lastre di vetro, 35,6 x 27,8 cm (ciascuna), installazione di
dimensioni variabili
Il lavoro si compone di quattro lastre rettangolari di uguale
dimensione, installate a parete in una sequenza di cinque momenti
che le vede sovrapposte ogni volta in modo diverso. La sequenza
registra il movimento di rotazione – che da centrifugo si fa centripeto
– delle lastre nello spazio e il passaggio dal vuoto al pieno che tale
movimento genera. Disposte inizialmente in modo da formare
al centro uno spazio vuoto, le lastre cambiano progressivamente
la loro sovrapposizione fino alla totale coincidenza, che cancella
quella porzione di spazio (vuota) generata all’inizio trasformandola
in un pieno. Realizzata negli anni Settanta in plexiglass e presentata
in occasione della mostra da Hal Bromm a New York, Clear Peace è
realizzato per la prima volta nella versione in vetro in occasione di
questa mostra.
Paolo Icaro (Torino, 1936. Vive e lavora a Tavullia, Pesaro) nel 1960 si trasferisce a Roma,
dove nel 1962 tiene la sua prima personale alla Galleria Schneider e nel 1965 partecipa alla
IX Quadriennale.
Tra il 1966 e il 1968 vive a New York, ma mantiene stretti contatti con l’ambiente artistico
italiano, che lo vede partecipare alle principali mostre del momento come Arte Povera – Im
Spazio, Galleria La Bertesca, Genova (1967); Teatro delle mostre, Galleria La Tartaruga, Roma
(1968); Arte Povera più Azioni Povere, Amalfi (1968). Espone inoltre con una personale alla
Galleria La Tartaruga di Roma (1967) e alla Galleria La Bertesca di Genova (1968).
Prende parte alle mostre internazionali più significative di quegli anni come Op Losse
Schroeven. Situaties en cryptostructuren, Stedelijk Museum, Amsterdam (1969); When
Attitudes Become Form, Kunsthalle Bern, Berna (1969).
Nel 1971 si trasferisce nuovamente negli Stati Uniti, nel Connecticut, dove soggiorna per
tutto il decennio. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta tiene mostre personali in importanti
gallerie europee e americane fra le quali si ricordano: Verna, Zurigo (1972, 1974, 1978,
1985); Françoise Lambert, Milano (1976); Marilena Bonomo, Bari (1976); Massimo Minini,
Brescia (1977, 1982, 1989); Paul Maenz, Colonia (1978), Hal Bromm, New York (1978,
1979); Jack Tilton, New York (1985, 1986, 1989).
All’inizio degli anni Ottanta si trasferisce definitivamente in Italia. In questi anni tiene
numerose mostre personali in istituzioni quali: PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea,
Milano (1982); Palazzina dei Giardini, Modena (1987); Galleria Civica d’Arte Moderna e
Contemporanea di Trento (1995).
Continua anche le collaborazioni all’estero che lo portano alla realizzazione di un intervento
presso UCLA – University of California, Los Angeles (2007).
Negli anni successivi è invitato a partecipare a numerose mostre collettive, tra le più recenti
ricordiamo: Time & Place: Milano – Torino. 1958-1968, Moderna Museet, Stoccolma (2008);
Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione 1968-2008, Palazzo Grassi, Venezia (20082009); When Attitudes Become Form: Bern 1969/Venice 2013, Fondazione Prada, Ca’ Corner
della Regina, Venezia (2013); Trame – Le forme del rame tra arte contemporanea, design,
tecnologia e architettura, Triennale di Milano (2014).
Fra le personali degli ultimi anni si segnalano: Biografia ideale, Centro Arti Visive Pescheria,
Pesaro (2009); Su misura, Galleria Il Ponte, Firenze (2011); I do as I did, Lorenzelli Arte,
Milano (2011); You, Space, CAMeC La Spezia, (2011-2012); Paolo Icaro 1967-1977, Galleria
P420, Bologna (2012); Paolo Icaro. Living in America: sculptural events in Woodbridge,
Galleria Studio G7, Bologna (2012).
Peep-Hole ringrazia: Galleria P420, Bologna.
Un ringraziamento speciale a Lara Conte per la consulenza curatoriale.
Paolo Icaro. Appunti di Viaggio, 1967-2014
Inaugurazione 27 novembre, ore 18.30
Mostra 28 novembre 2014 – 7 febbraio 2015
Peep-Hole Via Stilicone 10 – 20154 Milano
Mercoledì – Sabato 14.30 – 19.00 o su appuntamento
[email protected] | T. +39(0)287067410 | T. +393450774884
Press info Stefania Scarpini [email protected]
Peep-Hole