Ricerca, pratica e politiche educative in ambito

GIORNALE DI FISICA
DOI 10.1393/gdf/i2014-10200-y
VOL. LV, N. 3
Luglio-Settembre 2014
Ricerca, pratica e politiche educative in ambito scientifico:
alcuni risultati dal progetto TRACES (∗ )
E. Balzano, C. Minichini, M. Serpico
Dipartimento di Fisica, Universit`
a di Napoli “Federico II” - Napoli, Italia
F. Cuomo
Dipartimento di Fisica, Universit`
a di Napoli “Federico II” - Napoli, Italia
Institute of Biology, University of Halle-Wittenberg, Germany
Riassunto. Due elementi chiave per promuovere un insegnamento della scienza
basato sulla ricerca sono lo sviluppo di comunit`
a di apprendimento professionale nelle scuole e la cooperazione tra ricercatori e insegnanti in programmi di
ricerca, innovazione e sviluppo professionale. Presentiamo i risultati di un’analisi
comparativa di studi di caso che offrono spunti per di riflessione sulle strategie
per un’efficace cooperazione ricercatore-insegnante finalizzata a promuovere un
insegnamento delle scienze basato sulla ricerca e sulle percezioni degli insegnanti
in questo senso. I casi di studio sono basati su collaborazioni partecipative tra
ricercatori e insegnanti (su un periodo di un anno) in scuole italiane localizzate
in contesti diversi come zone a basso o alto reddito, piccole province e grandi
citt`
a, meridione e settentrione. I nostri risultati suggeriscono che gli insegnanti
possono ampiamente beneficiare delle maggiori opportunit`
a di condividere le loro
esperienze e riflessioni in un gruppo che lavora insieme individuando problemi e
strategie comuni.
Abstract. Two key elements in promoting research-based science teaching in
schools are the development of professional learning communities in schools and
the cooperation between researchers and teachers in programmes of research,
innovation and professional development. We present findings from a comparative analysis of case studies which provide insights on strategies for effective
researcher-teacher cooperation promoting the implementation of research-based
science teaching and on teachers’ perceptions in this regard. The case studies are
based on participatory researcher-teacher collaborations in Italian schools over
the period of one year in contexts as diverse as low- and high-income areas, small
towns and large cities in southern and northern Italy. Our findings suggest that
teachers can largely benefit from increased opportunities of sharing their experiences and reflections in a group that works together identifying common issues
and strategies.
(∗ ) Presentazione alla Tavola Rotonda “Il contributo della ricerca didattica italiana nei progetti
a Italiana di Fisica, Trieste,
europei” svolta in occasione del 99◦ Congresso Nazionale della Societ`
2013.
E. Balzano, C. Minichini, M. Serpico e F. Cuomo
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1.
Introduzione
La ricerca in didattica delle scienze sta probabilmente attraversando un periodo
di rivalutazione e riflessione sui risultati ottenuti e su una serie di problemi ancora aperti. Se da un lato `e ormai consolidata la consapevolezza che le persone sono
portatrici di ampi bagagli esperienziali e di ricchi modi esplicativi, su cui costruire
conoscenza scientifica, dall’altro lato sembra ancora carente la riflessione sulle potenzialit`
a di sviluppo di un tale tipo di conoscenza in quelle che sono le reali condizioni
in cui i processi di insegnamento e apprendimento hanno luogo. Allo stadio attuale
l’attenzione della ricerca si muove, o almeno dovrebbe muoversi, verso i modi in cui
ottenere connessioni adeguate ed efficaci tra le proposte di insegnamento e il retroterra dei discenti, sia cognitivo che culturale (considerando questo aspetto tanto al
` anche ampiamente riconosciuto che il
livello individuale quanto a quello sociale). E
miglioramento dei processi decisionali concernenti l’elaborazione di programmi educativi richieda studi sistematici sui modi in cui i programmi stessi sono implementati
nei diversi contesti.
Questo `e lo scenario entro cui `e stato condotto il progetto TRACES (http://www.
traces-project.eu) a cui hanno preso parte gruppi di ricerca impegnati nel campo
della didattica delle scienze e della matematica in diversi Paesi (Argentina, Brasile,
Colombia, Israele, Italia, Spagna), coordinati dall’Universit`
a degli Studi di Napoli
Federico II.
TRACES ha promosso un’attivit`
a di ricerca dal carattere trasformativo [1], concentrandosi sui fattori che determinano lo stabilirsi di un divario tra ricerca e pratica
nell’ambito dell’educazione scientifica, al fine di indentificare strategie che potessero
contribuire a colmare quel divario.
Prendendo le mosse da questa posizione, la ricerca `e stata impostata come un
design study [2], essendo caratterizzata dalla seguente strategia.
I processi di insegnamento/apprendimento sono stati considerati in una prospettiva ecologica, nel senso che i contesti in cui si `e lavorato sono stati considerati sia come
sistemi complessivi e sia tenendo conto delle interazioni tra le loro parti. Non si `e in
altre parole puntato a mettere in evidenza una collezione di possibili attivit`
a educative, oppure caratteristiche o fattori in grado di influenzare certi particolari risultati.
Di fatti, si `e optato per concentrare l’attenzione a diversi livelli e verso differenti sottosistemi coinvolti: il livello del consorzio considerato nella sua interezza, il livello
dei sistemi scolastici locali (in ciascun paese coinvolto) e quello delle singole scuole,
che hanno rappresentato il terreno su cui la ricerca — in ciascun paese — `e stata
effettivamente condotta.
Le assunzioni teoriche che orientano la progettazione delle attivit`
a sono state rese
esplicite, con l’intenzione di promuovere una dinamica tra i quadri esplicativi entro
cui ci si muovono e le pratiche effettivamente messe in atto. La richiesta di esplicitare le scelte operate nella progettazione `e stata dettata dall’intento di selezionare e
rendere intelligibili e analizzabili quegli aspetti dei processi educativi considerati in
qualche modo rilevanti. In tal senso, si pu`
o dire che gli interventi realizzati hanno
avuto un carattere “ingegneristico”. Le esperienze progettate e condotte sono state
Ricerca, pratica e politiche educative in ambito scientifico
231
considerate come “casi paradigmatici” di una pi`
u ampia classe di fatti, bench´e realizzati in un numero molto ristretto di contesti: questo grazie alla profondit`
a con cui il
lavoro `e stato condotto in ciascuna scuola coinvolta.
Riferendosi all’opportunit`
a di considerare i processi di insegnamento/apprendimento a un livello multiplo, la ricerca ha lavorato a tre diverse scale, provando a
mantenere un adeguato livello di integrazione tra gli aspetti peculiari di ciascuna.
Ogni scuola coinvolta `e stata considerata nel suo insieme (costituita da insegnanti,
studenti, dirigenti, obiettivi, strategie, regole, risorse materiali e finanziarie, vincoli,
relazioni interne ed esterne, pressioni dal contesto e cos`ı via). L’estensione e le caratteristiche dei sistemi scolastici entro cui ciascuna singola scuola opera sono state
delimitate coerentemente con circostanze e caratteristiche locali, provando a evidenziarne i limiti di significativit`
a. A un livello pi`
u inclusivo— quello del consorzio
—il problema `e stato quello di elaborare una strategia efficace per una pratica di
insegnamento scientifico significativo.
Il carattere “interventista” della ricerca `e garantito dalla continua comunicazione
e condivisione tra i vari soggetti coinvolti, vale a dire l’intero consorzio (alla scala
larga) e i gruppi di lavoro locali (alla scala delle azioni di campo).
Dal punto di vista metodologico, l’indagine `e stata condotta con un approccio
interpretativo [3,4], per cui si `e puntato ad esplicitare — per ciascuno degli aspetti di
rilievo — le connessioni tra le scelte operative e le convinzioni dei soggetti coinvolti
(convinzioni personali correlate al contesto). In accordo con l’approccio scelto, le
azioni sul campo sono state accompagnate da analisi di narrazioni, testi, interviste,
discussioni, secondo le indicazioni che vengono dalla grounded theory [5].
Il tipo di correlazioni stabilite tra le diverse esperienze e il carattere paradigmatico
(o quanto meno indicativo) di questioni che hanno riguardato ambiti pi`
u estesi di quelli
in cui direttamente `e stata condotta l’indagine sono dipendenti dagli aspetti qualitativi
che caratterizzavano lo stesso campione. Questo `e il motivo per cui la scelta del tipo di
stratificazione del campione ha giocato un ruolo determinante rispetto alle riflessioni
che sono poi state prodotte come risultato dell’indagine: aspetti inerenti alla variet`
a
della composizione socio-economica della popolazione e ai differenti gradi scolastici
hanno costituito elementi comuni ai campioni di tutti paesi coinvolti.
2.
Descrizione
Il progetto `e stato strutturato secondo quattro grandi passi:
1. Una indagine su larga scala delle percezioni e delle convinzioni degli insegnanti
— e di altri soggetti a vario titolo coinvolti nel sistema educativo — in merito
all’educazione scientifica.
2. L’implementazione di azioni di campo, che hanno visto il coinvolgimento diretto
degli insegnanti, da un lato nella progettazione, nella conduzione e nell’analisi di
attivit`
a e percorsi educativi sviluppati nelle classi; dall’altro lato in un processo
di riflessione critica intorno alla loro pratica lavorativa.
3. La produzione di diversi studi di caso, finalizzati all’analisi delle azioni di campo.
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4. L’elaborazione di raccomandazioni basate su una analisi complessiva e comparata
dei risultati delle ricognizioni su larga scala e dei risultati raccolti negli studi di
caso in ciascuno dei paesi coinvolti.
Il principale obiettivo delle indagini nazionali `e stato quello di orientare la progettazione delle successive azioni di campo, la cui analisi `e stata sviluppata in forma
di studi di caso. In tale ottica, a partire dai risultati delle indagini si `e puntato a
raggiungere un quadro ragionevole e significativo dei contesti educativi entro cui le
azioni di campo sarebbero state implementate. Questo significa, da un lato, cercare di comprendere se le nostre assunzioni di base fossero ragionevoli e se vi fossero
aspetti rilevanti che non avevamo preso in considerazione relativamente al modo in cui
funzionano i diversi sistemi scolastici. Dall’altro lato, era nostra intenzione mettere
in evidenza strategie, convinzioni, esperienze, difficolt`a e percezioni dei diversi attori
coinvolti e analizzare qualitativamente correlazioni con gli specifici contesti culturali.
L’indagine `e stata condotta su larga scala, per mezzo di questionari somministrati
a insegnanti e dirigenti; su una scala pi`
u piccola attraverso interviste a insegnanti,
dirigenti, amministratori e decisori politici, e ricercatori. Questi soggetti sono stati
coinvolti anche in gruppi di discussione.
I temi presi in considerazione sono stati vari: convinzioni concernenti quali siano
le idee che stanno alla base della pratica di educazione scientifica; scopi e funzione
sociale della scienza e dell’educazione scientifica; interazione con i colleghi; valutazione
di iniziative nazionali e di indicazioni nazionali concernenti l’educazione scientifica;
idee sull’efficacia del sistema di formazione iniziale e in servizio degli insegnanti; ruolo
giocato dalle procedure di valutazione; risorse efficaci a cui attingere per strutturare
pratiche di educazione scientifica; ruolo giocato da attori esterni nel lavoro svolto a
scuola; questioni di genere coinvolte nelle dinamiche di insegnamento/apprendimento.
Dopo la conclusione della fase di ricognizione su larga scala, le indicazioni emerse
da una analisi comparata condotta al livello dell’intero consorzio hanno orientato la
definizione di un quadro generale entro cui sviluppare le azioni sul campo, che hanno
poi avuto una specifica declinazione nazionale.
Le azioni sul campo sono durate oltre un anno e hanno visto insegnanti e ricercatori
lavorare, fianco a fianco, nello sviluppo di attivit`
a educative.
Sulla base di una strategia e di criteri condivisi, in ciascun paese `e stato creato un
gruppo di lavoro costituito da ricercatori, insegnanti e dirigenti che hanno lavorato
insieme intorno a obiettivi condivisi e si sono incontrati periodicamente per pianificare
e analizzare le attivit`
a, e per riflettere sui progressi compiuti.
Le azioni di campo sono state documentate attraverso registrazioni audio e video
e con note prodotte tanto dagli insegnanti quanto dai ricercatori coinvolti. Nella
fase di ricognizione sono stati somministrati questionari e condotte interviste e focus
group finalizzati a fare emergere convinzioni, interessi e punti di vista dei diversi
attori coinvolti nel sistema educativo (insegnanti, studenti, dirigenti, decisori politici,
ricercatori).
I risultati emersi dalle azioni di campo, secondo le analisi condotte negli studi di
caso, hanno portato a riconoscere un sistema di tensioni, in certi casi concorrenti, in
Ricerca, pratica e politiche educative in ambito scientifico
233
Tabella I. – Composizione del campione per la ricognizione iniziale condotta nell’ambito delle
attivit`
a di TRACES.
Insegnanti
(questionari)
Dirigenti
(questionari)
Insegnanti
(focus group e
interviste)
Dirigenti
(focus group e
interviste)
Ricercatori
(focus group e
interviste)
Decisori
(focus group e
interviste)
Formatori
(focus group e
interviste)
Argentina
Brasile
Colombia
479
145
215
–
–
3
Israele
Italia
Spagna
Totale
64
709
207
1819
–
–
81
–
81
7
30
8
40
7
95
1
8
–
3
–
5
17
4
9
–
10
4
1
28
1
5
–
6
1
2
15
3
–
–
7
–
–
10
altri cooperanti, tra il mondo della ricerca, quello della pratica e quello delle politiche
educative.
3.
Alcuni risultati ottenuti in Italia
In Italia l’indagine `e stata condotta su scala nazionale. Grazie alla collaborazione
con l’Ufficio di Statistica del Ministero dell’Istruzione, sono state identificate quattro
dimensioni per costruire una ragionevole stratificazione del campione sul quale condurre l’indagine iniziale: area geografica (nord, centro, sud); contesto sociale (centro
di citt`
a grande, periferia di citt`
a grande, citt`
a media, citt`a piccola); grado scolastico (primaria, secondaria di primo e di secondo grado); presenza di studenti stranieri
(pi`
u o meno del 20%). Il numero totale dei questionari raccolti `e stato di 790 (709
insegnanti e 81 presidi). Inoltre, quattro focus group sono stati condotti con quattro
diversi gruppi di insegnanti. Complessivamente, 32 insegnanti sono stati coinvolti
in gruppi di discussione. Altri 8 docenti, 4 ricercatori e 1 funzionario tecnico del
Ministero della Istruzione sono stati intervistati.
Durante la prima parte delle azioni sul campo condotte in Italia si `e lavorato
a consolidare i gruppi di lavoro costituitisi localmente, discutere varie indicazioni
emergenti dalla ricerca nell’ambito dell’educazione scientifica e a definire le idee che
avrebbero guidato le successive attivit`
a.
Alcune sessioni di lavoro sono state dedicate a fissare questioni localmente rilevanti, secondo le necessit`a e la storia di ciascun gruppo di lavoro. Tali questioni,
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E. Balzano, C. Minichini, M. Serpico e F. Cuomo
di diversa natura (per esempio la definizione di un curricolo, l’uso di rappresentazioni
multiple, la relazione tra la matematica e le scienze), hanno giocato il ruolo di punti
focali, intorno ai quali sono stati selezionati e discussi aspetti inerenti alle dinamiche
di apprendimento.
La seconda parte delle azioni di campo si `e sviluppata, in ciascuna scuola coinvolta,
lungo due linee distinte. Da un lato, in diverse classi di ciascuna scuola sono stati
implementati percorsi (o brevi attivit`
a) di educazione scientifica riguardanti argomenti
specifici, che erano stati selezionati nel corso degli incontri condotti durante la prima
parte delle azioni di campo stesse.
Questi percorsi sono stati, in forme diverse, sviluppati dagli insegnanti facenti
parte dei gruppi di lavoro, con il sostegno dei ricercatori coinvolti, appartenenti agli
stessi gruppi. Questa cooperazione `e stata caratterizzata tanto dalla progettazione
e conduzione condivisa dei lavori, quanto da una continua comunicazione finalizzata
ad analizzare i documenti prodotti duranti tali attivit`
a (discorsi, rappresentazioni,
soluzioni) e a ridisegnare gli interventi progettati.
Questa esperienza condivisa ha permesso un’effettiva interazione tra mondo della
scuola e dell’accademia, determinando la definizione di un territorio in cui pratica e
ricerca in educazione scientifica potessero incontrarsi come componenti di un unico
processo, nutrendosi e rinforzandosi reciprocamente.
La seconda linea di sviluppo delle azioni sul campo ha visto coinvolti i soli insegnanti ed `e consistita nello svolgimento di una serie di sessioni di lavoro (comprendenti
attivit`
a laboratoriali e/o gruppi di discussione) centrate intorno a certi particolari temi
di interesse nell’ambito della ricerca condotta.
Alcune sessioni di lavoro hanno riguardato aspetti che possiamo genericamente
caratterizzare come “culturali”. In dettaglio, sono stati individuati quattro punti
utili a esplicitare in che senso e in quali modi specifici nei diversi contesti di lavoro
si tenesse conto di questioni culturali: il genere, il linguaggio, la famiglia, gli stili
cognitivi.
Altre sessioni di lavoro sono state dedicate ad analizzare, nello specifico, quello
che stava avvenendo nei diversi gruppi in cui si stavano effettivamente conducendo
attivit`
a didattiche, secondo quanto era stato collettivamente progettato.
Inoltre, `e anche apparso evidente come il modo in cui le persone usano i libri di
testo sia strettamente correlato alla loro capacit`a di progettare in autonomia percorsi
educativi, cos`ı come quella di accedere ad altri tipi di risorse per realizzare tale progettazione. Per questo motivo alcune sessioni di lavoro sono state dedicate proprio a
questi temi.
Un incontro finale `e stato dedicato, da tutti i gruppi di lavoro, a raccogliere
opinioni riguardo allo sviluppo delle azioni di campo, considerate nel loro complesso, al
fine di ottenere restituzioni e percezioni in merito all’interazione tra i diversi insegnanti
coinvolti e il gruppo di ricercatori impegnati nelle attivit`
a di TRACES, soprattutto in
relazione all’utilit`
a di esperienze di questo tipo e alla possibilit`
a di migliorare l’effettiva
pratica di educazione scientifica.
Generalmente, si pu`
o dire che gli insegnanti che hanno preso parte ai gruppi di
lavoro hanno alquanto diffusamente rimarcato che la presenza dei ricercatori in questi
Ricerca, pratica e politiche educative in ambito scientifico
235
stessi gruppi ha promosso una riflessione a un livello pi`
u profondo rispetto a quello
tipico della loro usuale pratica.
Del resto, il tempo istituzionalmente dedicato alle riunioni tra insegnanti `e diffusamente percepito come inadeguato alla condivisione di esperienze e alla riflessione
intorno a questioni centrali relative alla pratica di insegnamento, non solo perch´e
tale tempo `e insufficiente, ma anche perch´e `e spesso male occupato. Gli insegnanti
coinvolti hanno descritto una situazione nella quale l’interazione tra colleghi tende a
cristallizzarsi intorno a compiti percepiti come richieste meramente burocratiche, quali per esempio la programmazione annuale: attivit`
a che non comprendono un effettivo
e significativo dialogo intorno a questioni rilevanti per il loro lavoro.
Rispetto al legame tra risultati della ricerca educativa e la relativa pratica di
insegnamento, gli studi di caso italiani [6] suggeriscono che un ruolo fondamentale
per colmare il divario che le separa potrebbe essere giocato da quella che potrebbe
essere indicata, con le parole di alcuni insegnanti, come “mediazione umana”.
In particolare, `e apparso rilevante come i suggerimenti provenienti dalla ricerca
sarebbero considerati pi`
u efficaci se accompagnati da contestuali interventi nelle classi.
Tale questione si lega a un aspetto pi`
u generale che emerge dagli studi di caso: quello della fruibilit`
a. Molto raramente i risultati della ricerca in didattica delle
scienze sono considerati “usabili” da chi lavora nella scuola e pare che sia sentita diffusamente l’esigenza di una guida, o meglio come si diceva sopra di una “mediazione”
affinch´e quelle indicazioni siano tradotte in pratica.
Un altro aspetto rilevante emerso dagli studi di caso italiani riguarda il modo in cui
la pratica educativa e le esperienze di sviluppo professionale di ciascun insegnante, cos`ı
come si realizzano nei reali contesti di lavoro, possano diventare una stabile risorsa,
accessibile ad altri insegnanti, in primo luogo quelli impegnati negli stessi contesti.
A tal proposito, sembra emergere la considerazione che il sistema italiano non sia in
grado di promuovere sufficientemente la produzione e la diffusione di documenti che,
a diverse scale, permettano la condivisione di pratiche e riflessioni.
Del resto, in casi in cui la maggior parte degli insegnanti di una scuola ha alle spalle
una lunga storia di lavoro condiviso, il riconoscimento di assunzioni pedagogiche che
guidano le pratiche di lavoro appare stabilmente consolidato; nei casi in cui non c’`e
un retroterra esperienziale che lo consenta, trovare un accordo tra le diverse persone
impegnate nel lavoro educativo sembra in effetti molto difficile.
Tale questione appare particolarmente rilevante se considerata alla luce di due
diversi aspetti inerenti al sistema scolastico italiano. Uno `e il fatto che il corpo di
insegnanti di ciascuna scuola `e spesso soggetto a un intenso turnover, legato alla
carenza di personale stabile. Un altro punto `e il fatto che il crescente numero di
istituti comprensivi porta in maniera diffusa all’esigenza di creare efficaci forme di
comunicazione tra persone che insegnano a livelli scolari diversi e che fino a poco
tempo fa si erano mosse in ambiti scolastici separati (per obiettivi, atteggiamenti,
impostazioni metodologiche, problemi specifici).
Ancora in altri termini possiamo considerare come pesino le peculiarit`
a locali
del contesto educativo. In diverse situazioni la relazione tra scuola e territorio gioca un ruolo molto rilevante nel modo in cui `e strutturata e sviluppata l’esperienza
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pedagogica nel suo complesso. Questo fatto `e emerso in maniera particolarmente marcata in quelle scuole che lavorano in territori che sono riconosciuti o percepiti come
aree (tipicamente urbane) di difficolt`
a e marginalit`
a socioeconomiche.
In questi casi, le scuole (o almeno una larga parte delle persone che ci lavorano)
si percepiscono e rappresentano come impegnate in un lavoro dedicato alla trasformazione sociale e al sostegno dello sviluppo personale degli alunni. D’altro canto, si
possono riconoscere almeno due distinti atteggiamenti di una scuola che si senta investita di una tale funzione, rispetto al modo in cui essa si relaziona al contesto locale.
Da un lato, si pu`
o riconoscere la tendenza di una scuola ad essere molto flessibile e
adattabile alle situazioni specifiche, mantenendosi in una sorta di relazione osmotica
con il resto del territorio in cui opera; dall’altro lato, l’atteggiamento di una scuola
con un grande senso di responsabilit`
a e con una posizione forte, che si confronta con
diverse difficolt`a nella relazione con il territorio, essendo in primo luogo impegnata
nella necessit`a di essere riconosciuta nella sua funzione e percependo una sorta di
alterit`
a rispetto ai suoi interlocutori locali.
In ogni caso, gli insegnanti che lavorano in queste scuole a forte vocazione territoriale tendono a insistere molto sulla grande rilevanza giocata dal background culturale
degli alunni relativamente alla qualit`
a delle esperienze di educazione scientifica. In
particolare, questi insegnanti considerano le capacit`a, gli atteggiamenti e le intuizioni
sviluppate dagli alunni fuori dalla scuola, nella loro esperienza quotidiana, come un
patrimonio che debba essere organizzato e potenziato.
D’altro canto, i due differenti atteggiamenti a cui ci si riferiva sopra corrispondono
anche a due differenti approcci alla questione.
Nel primo tipo di scuola, gli insegnanti sembrano darsi il compito di mettere
in contatto gli alunni con quel tipo di attivit`
a ritenute utili a realizzare significative
esperienze di educazione scientifica e a cui quegli alunni non avrebbero ordinariamente
accesso. Gli insegnanti che lavorano nel secondo tipo di scuola tendono a sottolineare
che i loro alunni sono carenti di un retroterra su cui costruire un lavoro significativo,
specialmente in matematica e scienze.
Allo stesso tempo, gli insegnanti di entrambi questi tipi di scuole giudicano molto
negativamente le pratiche di valutazione standardizzate, essendo queste — per loro
natura — incapaci di tenere conto del punto di partenza dell’esperienza scolastica dei
diversi alunni (e poich´e sono pesate, in certi casi, allo stesso modo di quanto avvenga
per la valutazione di quegli alunni espressa dagli insegnanti).
Un altro aspetto rilevante che sembra emergere dai casi di studio italiani, in contesti vari e differenti, riguarda la percezione e l’opinione che gli insegnanti hanno di
certe iniziative ministeriali. Si presenta come opinione diffusa l’idea che le scelte operate almeno negli ultimi anni dal ministero dell’istruzione siano dovute esclusivamente
alla volont`
a di ridurre il finanziamento devoluto alla scuola pubblica, senza alcuna forma di interesse a questioni di carattere pedagogico, a partire dalla realizzazione di
adeguati piani di aggiornamento degli insegnanti stessi.
In effetti, soprattutto per quanto riguarda la scienza e la matematica, molti insegnanti nella scuola primaria dichiarano di non essere in grado di gestire gli argomenti e i contenuti tipici di tali discipline, a causa della mancanza di una preparazio-
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ne adeguata e, soprattutto, a causa della loro originaria esperienza scolastica, come
discenti.
In effetti, tanto la scienza quanto la matematica sembrano essere considerate, nella scuola italiana, come forme di conoscenza molto specifiche e settoriali, tanto che
in alcuni contesti `e stata espressa l’opinione che esse dovrebbero essere curate solo
da persone particolarmente interessate ad esse. Coerentemente con questa visione `e
anche interessante osservare che una larga parte degli studenti di scuola superiore, che
abbiamo incontrato nelle nostre azioni sul campo, le considera relegate alla scuola, in
una maniera che potremmo definire autoconsistente e separata dal resto dell’esperienza sociale e culturale (se si esclude il caso delle abilit`a di aritmetica di base sviluppate
ai pi`
u bassi livelli di istruzione primaria).
4.
Alcune considerazioni sui risultati generali
I risultati che emergono da TRACES [7] sembrano essere in linea con l’idea che
lo sviluppo di comunit`
a di apprendimento promuovano effettivi cambiamenti nelle
pratiche di insegnamento, supportandone gli aspetti pi`
u propriamente riflessivi. Nelle
scuole in cui gli insegnanti sono soliti lavorare insieme ai colleghi si `e riscontrata
una pi`
u spiccata propensione ad avere cura di quegli aspetti. Va anche sottolineata
la richiesta di garantire un maggiore scambio tra pari, da pi`
u parti indicata come
necessaria all’arricchimento del lavoro e del bagaglio di sensibilit`
a e competenze di
ciascun insegnante.
Gruppi di insegnanti che abbiano stabilito interessi comuni appaiono anche pi`
u
propensi ad assumere un ruolo attivo nei contesti di lavoro e a confrontarsi con soggetti
esterni in una maniera costruttiva.
Un altro elemento che sembra rivelarsi cruciale rispetto all’impatto che la ricerca
educativa ha sulla pratica risiede nella rilevanza che gli stessi insegnanti attribuiscono
ai risultati di quella ricerca sulla loro pratica ordinaria (o almeno sulla possibilit`
a di
incidere su essa). Lo stesso sembra valere per quello che riguarda indicazioni ufficiali
che vengono dalla politica.
Inoltre, va osservato che la didattica delle scienze — come quella in qualunque
altro settore — ha stabilizzato un proprio linguaggio specialistico, che appare a molti
insegnanti alquanto ristretto e poco adeguato a costruire discorsi che siano aderenti
alle reali e locali condizioni di lavoro a scuola. Dal lavoro di TRACES sembra emergere
fortemente la necessit`a di un ripensamento di questi aspetti, che investa la produzione
scientifica in maniera pi`
u radicale di quanto potrebbe un’opera di divulgazione e
“traduzione” di certi risultati pi`
u o meno consolidati.
Nella maggior parte delle azioni di campo di TRACES, i ricercatori hanno lavorato nelle scuole con piccoli gruppi di insegnanti, provando a stabilire un approccio
partecipativo al lavoro comune, coerentemente con le specificit`
a, le competenze e le
sensibilit`
a di ciascuno. Ci`
o ha implicato una co-responsabilit`
a nella determinazione
nella strutturazione del lavoro e nella presa in carico delle azioni specifiche condotte
lungo l’implementazione dell’intero programma.
E. Balzano, C. Minichini, M. Serpico e F. Cuomo
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Dall’analisi di quanto avvenuto nei diversi contesti, sembra emergere che nei casi in cui i partecipanti hanno sviluppato un senso di appartenenza in relazione al
programma progettato e condotto, questo stesso programma ha avuto un effetto pi`
u
significativo sulla pratica.
In generale, sembra emergere il fatto che le idee di co-responsabilit`
a, appartenenza
e rilevanza svolgano un ruolo chiave nella possibilit`
a di costruire terreni di lavoro
dinamici in ambito educativo, feconde interazioni con l’esterno (si pensi in primo
luogo all’interazione con i ricercatori provenienti dall’ambito accademico), nonch´e la
capacit`a di gruppi di insegnanti di interagire attivamente nei contesti locali in cui
sono impegnati.
Alcuni studi di caso di TRACES hanno specificamente riguardato questioni relative all’interazione tra la scuola e la comunit`
a o le peculiarit`
a socio-economiche e
culturali locali. Altri studi di caso si sono concentrati principalmente sul modo in cui
le scienze e la matematica vengono insegnate a scuola.
Indipendentemente dalla specificit`
a di questi approcci, gli insegnanti coinvolti nel
programma di ricerca sembrano sostenere l’idea che la scuola dovrebbe essere vista
come una costruzione collettiva in cui gli insegnanti, le famiglie degli alunni e degli
altri membri della comunit`
a dovrebbero essere coinvolti.
Le idee di appartenenza e corresponsabilit`
a corrispondono da un lato a vedere la
scuola come parte integrante della comunit`a. Una scuola efficace `e flessibile rispetto
alle esigenze e alla cultura della comunit`
a in cui opera e alla quale essa appartiene e con la quale condivide il riconoscimento reciproco delle norme delle esigenze,
dei valori, delle visioni. D’altro lato, la comunit`
a dovrebbe essere considerata come
parte integrante del processo di apprendimento degli alunni e dovrebbe assumersi la
responsabilit`
a di ci`
o che accade a scuola.
Tali questioni sono apparse rilevanti quando, di volta in volta, di luogo in luogo,
si `e dovuto decidere quale genere di lavoro specifico condurre in ambito scientifico,
che `e dunque stato considerato — quasi in tutti i contesti in cui si `e operato — come
un lavoro caratterizzato dall’interazione tra le persone e l’ambiente, che a seconda dei
contesti `e stata poi declinata in termini molto differenti, ma che non ha quasi mai
considerato separatamente l’ambiente “naturale” da quello “culturale” e da quello
“sociale”.
5.
Discussione
La ricerca condotta in TRACES suggerisce che la cooperazione con i colleghi `e
preziosa per il lavoro degli insegnanti. Essa promuove la riflessione sulla pratica e,
pertanto, lo sviluppo professionale degli insegnanti stessi. Con la creazione di un senso
di appartenenza a un gruppo che abbia obiettivi e problemi comuni, la cooperazione
rafforza la motivazione e la fiducia degli insegnanti.
Lavorando e riflettendo in cooperazione con i loro colleghi, gli insegnanti dovrebbero essere impegnati a condividere e mettere in discussione elementi cruciali della loro
pratica, quali sono una visione dell’educazione, del ruolo della scuola nel suo territorio
Ricerca, pratica e politiche educative in ambito scientifico
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e in relazione alla comunit`a di appartenenza, cos`ı come gli aspetti epistemologici e
metodologici propri delle diverse discipline scientifiche.
Le politiche dovrebbero riconoscere la cooperazione e la condivisione come parte
strutturale della pratica degli insegnanti e fornire adeguate risorse in termini di tempo,
spazi e formazione.
Il mondo della ricerca nel campo dell’educazione scientifica dovrebbe riflettere
criticamente sulle opportunit`
a di promuovere effettivamente pratiche cooperative e di
riflessione condivisa; sarebbe anche auspicabile un ripensamento sui modi di costruire
terreni condivisi con gli insegnanti sia per quello che riguarda la pratica, sia per quello
che riguarda la costruzione di discorsi intorno al lavoro condotto.
La scuola appare come il contesto pi`
u adeguato a costruire questo terreno comune, in cui insegnanti e ricercatori universitari in didattica delle scienze dovrebbero
collaborare, ciascuno portando esperienze e sensibilit`
a specifiche. Dovrebbe essere
promossa l’interazione tra docenti e ricercatori in comunit`
a di pratiche, in cui ciascuno — attraverso la partecipazione attiva — fornisca contributi significativi per il
lavoro degli altri.
Diversamente dagli insegnanti, i ricercatori universitari impegnati nel campo dell’educazione scientifica hanno la possibilit`
a di dedicare la maggior parte del loro tempo
alla riflessione e all’analisi, essendo non gravati di preoccupazioni pratiche come la gestione delle classi o il rapporto con i genitori. Pertanto, essi dovrebbero assumersi
l’onere di dare un contributo rilevante al fine di delineare, insieme con gli insegnanti,
un quadro teorico per la progettazione e lo sviluppo di attivit`
a di educazione scientifica e per la definizione di strategie di valutazione. Questo quadro dovrebbe essere, da
un lato, abbastanza generale da garantire che gli insegnanti siano in grado di utilizzarlo e reinterpretarlo in modo autonomo in base a bisogni, interessi e possibilit`
a, quali
elementi specifici dei contesti in cui essi lavorano. D’altra parte, il quadro dovrebbe
essere sufficiente a dare senso e coerenza alla pratica di insegnamento.
D’altro canto, gli interventi dei ricercatori a scuola dovrebbero essere strutturati
come pratiche di cooperazione partecipativa, in cui tutti gli attori lavorano insieme
paritariamente e in cui le decisioni vengono prese collegialmente. Sarebbe importante
impegnarsi nella costruzione di un linguaggio comune e individuare interessi e obiettivi
comuni.
Al fine di incidere efficacemente sulla pratica, questa cooperazione dovrebbe includere un coinvolgimento stabile e di lunga durata dei ricercatori, al fianco degli insegnanti, nelle classi, dove questioni concrete possano essere affrontate e la pertinenza
degli approcci proposti possa confrontarsi con i vincoli di contesto.
La formazione degli insegnanti dovrebbe essere sempre strutturata come processo
continuo e a lungo termine, evitando iniziative frammentarie e incoerenti di natura
tecnicistica e privilegiando la promozione di processi guidati di riflessione, finalizzati
a informare la pratica.
Essendo per loro natura legate alla pratica di insegnamento, le opportunit`
a di
sviluppo professionale dovrebbero, da un lato, essere incorporate nell’ordinario lavoro
degli insegnanti e, dall’altro, essere collegate alla reale pratica in classe, costruite con
lo scopo di affrontare problemi ben definiti, in modo da andare incontro alle esigenze
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E. Balzano, C. Minichini, M. Serpico e F. Cuomo
espresse da gruppi di insegnanti o da intere scuole. Tra l’altro, da pi`
u parti `e espressa
la convinzione che la formazione in servizio dovrebbe avere carattere obbligatorio.
Una formazione efficace dovrebbe impegnarsi a delineare un rimodellamento delle
conoscenze scientifiche in una prospettiva pedagogica, dovrebbe prestare una particolare attenzione a questioni inerenti le dinamiche cognitive e, anche nel caso in cui
fosse rivolta a insegnati di area scientifica, dovrebbe includere elementi di riflessione
provenienti dall’epistemologia, dall’antropologia e dalla sociologia.
I curricoli, cos`ı come le strategie e gli strumenti di valutazione dovrebbero essere
progettati in modo da consentire agli insegnanti di tenere in considerazione specificit`a locali. I curricoli dovrebbero essere abbastanza flessibili da potersi adattare alle
esigenze legate ai contesti educativi locali. Eventuali test standardizzati dovrebbero
avere carattere formativo, essere finalizzati principalmente a fornire dati che aiutino le
scuole a valutare la relazione tra le prestazioni degli studenti e le indicazioni nazionali
e a riorientare le politiche educative generali.
Ciascuna scuola dovrebbe essere in grado di sviluppare autonomamente esperienze
educative condivise al suo interno, in una dimensione comunitaria, e che la rendano
capace di avvalersi delle opportunit`
a di sostegno offerte dall’intero sistema scolastico
e dall’interazione con attori esterni. Diversi attori sociali dovrebbero essere coinvolti
in un dibattito sulle finalit`
a dell’educazione scientifica.
Bibliografia
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