Rassegna stampa 18 - 31 ottobre 2014

Dal 18 al 31 ottobre 2014
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da BRESCIA OGGI
da L’ARENA
da L’ADIGE
dal TRENTINO
dalla GAZZETTA DI MANTOVA
dal CORRIERE DELLA SERA
da BRESCIA OGGI
giovedì 30 ottobre 2014 – CRONACA – Pagina 8
LO SCALO CONTESO. Dopo le voci dell´imminente accordo Sacbo - Catullo, il territorio torna a far sentire la sua voce
D´Annunzio, l´Aib rilancia:
«Brescia non si tira indietro»
Natalia Danesi
Bonometti: «Se c´è un progetto serio gli industriali sono pronti» Arena: «Dialogo con Bergamo? Valutiamo proposte
per crescere»
«Brescia, di fronte ad un progetto serio, non si tirerà indietro e non sarà seconda a nessuno. L´obiettivo è che il nostro
aeroporto riparta al più presto». Il numero uno dell´Associazione industriale bresciana Marco Bonometti, intervenuto
ieri all´inaugurazione della «Beretta Sky Suite» (vedi a fianco), rimette il territorio al centro della partita per la gestione
dello scalo bresciano e assicura la rinnovata disponibilità degli industriali. Purché - dice - si tratti di fatti e non di
parole.
IN QUESTI GIORNI molto si è detto dell´intensificarsi dei contatti per un´ipotesi di accordo tra Catullo e Sacbo, con la
costituzione di una società di gestione partecipata, probabilmente al 50%, e il trasferimento di una parte dei voli cargo
a Montichiari. Un´ipotesi che sarebbe da una parte fortemente caldeggiata dai veneziani di Save, di cui lo scorso 10
ottobre è stato certificato l´ingresso al 35% nella holding scaligera. Dall´altra, troverebbe consenso anche tra i soci
bergamaschi di Sacbo, che la scorsa settimana hanno votato il ritiro del ricorso contro l´ingresso di Save in Catullo, ma
meno tra quelli in quota Sea.
Su questo risiko ieri il presidente di Catullo Paolo Arena non ha voluto sbilanciarsi: «C´è un canale di dialogo aperto
con Bergamo, come c´è sempre stato - ha detto -. Dopo la grande ristrutturazione, ora la società guarda al futuro per
una grande crescita. Coglieremo tutte le opportunità industriali. Siamo focalizzati sullo sviluppo industriale,
verificheremo e vaglieremo proposte per crescere». Arena ha invece annunciato di non aver ricevuto comunicazioni
ufficiali della rinuncia al contenzioso su Save da parte di Sacbo («quello che sappiamo, lo sappiamo dalla stampa»),
che non si sarebbe invece ancora ritirata nella causa contro la concessione quarantennale affidata dal ministero alla
società veronese, la cui udienza è fissata per il 25 novembre.
Brescia, intanto, che ruolo si prepara a giocare? Negli scorsi giorni il neo presidente della Provincia Pier Luigi Mottinelli
ha scritto alla compagine azionaria della Catullo annunciando l´intenzione di dialogare e auspicando una sinergia con
Verona, Bergamo e Trento per il rilancio dell´aeroporto. Nello stesso tempo, ha caldeggiato un´ unità d´intenti tra i
bresciani. «Siamo di fronte a un´opportunità da cogliere al volo - ha sostenuto - crediamo in una politica che vada oltre
i confini campanilistici. Provincia e Comune di Brescia, Comuni del Piano d´area, Camera di Commercio e Associazioni
di categoria devono trovare una comune piattaforma per chiedere alla Regione e al sistema aeroportuale lombardo veneto (Sabco e Catullo) un´azione decisa, finalizzata allo sviluppo dell´aeroporto».
LA PRIMA risposta è arrivata ieri da Bonometti. «L´aeroporto è essenziale per rendere più competitivi i nostri prodotti.
Per mille motivi non siamo riusciti a farlo decollare a - ha detto -. Non conta chi lo gestisce, ma che funzioni.
Superiamo lacci, lacciuoli e beghe e dimostriamo che e in Italia si possono fare cose importanti».
Ad auspicare caldamente un´intesa definitiva è anche il cavalier Ugo Gussalli Beretta, che fu il primo presidente del
D´Annunzio. «Sono i politici che devono trovare la soluzione - ha detto -. Sacbo è una grossa realtà con cui si può fare
qualcosa di importante, ma bisogna avere lo spirito. A Bergamo hanno problemi enormi con la gestione dei voli
courier, sarebbe già qualcosa partire da lì. Ora arriva Expo ed è un´occasione, poi c´è la Brebemi e ci sarà la Tav. Le
premesse sono ottime: certo, erano ottime anche dieci anni fa e speriamo che non ci si metta altrettanto».
giovedì 30 ottobre 2014 – PROVINCIA – Pagina 17
INFRASTRUTTURE&TERRITORIO. Allegato al progetto della linea Brescia-Verona l´elenco di aree da acquisire. C´è
tempo fino al 26 novembre per le osservazioni
Tav, le aziende nel mirino degli espropri
Valentino Rodolfi
Da Montichiari a Pozzolengo coinvolte 530 proprietà Nella lista attività agricole, famiglie e imprese di rilievo come
Feralpi, Systema e Consorzio del Grana Padano
Lago di Garda e dintorni nel mirino degli espropri per la Tav Brescia-Verona. Allegato al progetto definitivo di Italferr
c´è un elenco di proprietà da acquisire, che coinvolge 530 soggetti tra famiglie e aziende nel corridoio tra Montichiari,
Calcinato, Lonato, Desenzano e Pozzolengo.
Piccoli appezzamenti privati ma anche aziende importanti si preparano a sacrificare parte delle loro proprietà
fondiarie all´alta velocità ferroviaria. Non solo agricoltura ma anche industria: dalla Feralpi di Lonato alla Systema di
Montichiari, dal Consorzio del Grana Padano a Desenzano alla stessa Società Autostrade, che cederà decine di migliaia
di metri quadrati al suo nuovo «vicino di casa», la Tav.
A POZZOLENGO il numero più limitato di pratiche di esproprio, a carico di soli 12 soggetti, ma su grandi superfici.
La realtà più colpita sarà l´azienda vinicola Roveglia, con circa 15 ettari da espropriare.
Sembra invece scongiurato, per Pozzolengo, il rischio di dover ospitare il «posto di movimento» della linea ferroviaria,
presente nel progetto preliminare, che avrebbe divorato 20 ettari, e che nel progetto definitivo non compare più.
Più contenuto il sacrificio per la Cà dei Frati della famiglia Dal Cero, altra rinomata azienda vinicola: tra Pozzolengo
(circa 8mila metri quadri) e Desenzano (8500) è coinvolta per quasi due ettari.
A LONATO i soggetti nella lista degli espropri sono invece ben 47, con un nome che spicca. È quello della Feralpi spa.
La Tav passerà quasi sul piazzale dell´importante acciaieria. Si presume senza causare disagi all´attività produttiva, ma
con un prelievo significativo delle aree «libere» attorno alla fabbrica: circa 10mila metri quadri per realizzare strade,
mitigazioni e servitù funzionali alla Tav. Altre aziende a Lonato: la Comeca spa è nel «mirino» degli ingegneri Italferr
per 2300 metri quadri, la Fogliata spa per circa 2000. Poi ecco da espropriare aree seminative per circa 10 ettari, di cui
la metà per il grande cantiere base logistico di Campagna.
A DESENZANO, dove i cantieri occuperanno 247mila metri quadrati, i fogli nella lista degli espropri sono 94. Alcuni
soggetti perderanno piccoli pezzi di terra, ma i loro nomi spiccano: il Consorzio del Grana Padano, che proprio a
Desenzano ha la sede centrale, è della partita per 1260 metri quadrati; l´Istituto per il sostentamento del clero della
Diocesi di Verona, a Desenzano è interessato per circa 16mila metri quadrati; all´onorevole Guido Baldi, ex deputato
desenzanese della Lega Nord, finito nella «lista», Italferr chiederà circa 2500 metri quadrati di campagna e bosco.
Ma nomi noti a parte, sono le aziende agricole e zootecniche desenzanesi a subire gli espropri più significativi.
L´agrituristica Armea rischia di dover cedere 21mila metri quadrati, di cui 10mila per tracciato ferroviario e 8500 per
opere di «mitigazione». La Monte Cicogna rischia circa un ettaro dei suoi vigneti desenzanesi. La Nuova Prandell,
storica realtà vinicola di San Martino, è nella lista per circa 36mila metri quadrati tra cui oltre 25mila di vigneti.
Ammonta a oltre 50mila metri quadri, stando alle carte di Italferr, il totale di aree da espropriare all´azienda agricola
Montonale.
PEGGIO DI TUTTE l´Agricola Serraglio, grande azienda zootecnica, che rischia circa 80mila metri quadrati, trovandosi
nel mezzo delle aree di cantiere e del tracciato ferroviario.
Non è detta l´ultima: resta la conferenza a Roma del 6 novembre, resta tempo per le osservazioni al progetto, entro il
26. Qualcuno potra essere forse «risparmiato». Per gli altri scatterà in dicembre la dichiarazione di pubblico interesse,
gli espropri. E non resterà altro che trattare sul prezzo.
giovedì 30 ottobre 2014 – PROVINCIA – Pagina 27
AMBIENTE. Importante iniziativa ecologica delle associazioni dilettantistiche dei «cannisti»
I pescatori «salvano» le trote
Sessantamila liberate nel lago
Luciano Scarpetta
Da Sirmione a Riva la «semina» dell´ormai rara specie autoctona Otto circoli della neonata Unione hanno raccolto i
fondi su internet
La mobilitazione virtuale sul web ha ripopolato di guizzante vita il lago di Garda. Tutto è cominciato a primavera
quando attraverso un forum è scattata una campagna di autofinanziaziamento. Con i fondi raccolti, nella giornata di
sabato, sono stati seminati nel Benaco circa 60 mila esemplari di trotelle delle dimensioni comprese fra i nove i 12
centimetri di lunghezza.
È IL DEL PRIMO vibrante vagito della neonata Unione pescatori sportivi del Garda il sodalizio che da circa sei mesi
raccoglie gli appassionati della lenza di Garda, Sirmione, Manerba, Toscolano Maderno, Tremosine, Riva, Malcesine e
Tignale dove ha sede il sodalizio.
L´associazione è nata con lo scopo di tutelare e controllare la fauna ittica del lago attraverso l´unione delle varie
associazioni delle sponde bresciane, trentine e veronesi.
«Se alcune specie ittiche sono in forte crisi – spiega il vicepresidente Roberto Zane, appassionato di Salò – noi
cerchiamo di mettere in campo alcune idee e proposte per aiutare il nostro grande lago». Ma come? «Per l´alborella annuncia Zane -, si cercherà di attuare un progetto di reintroduzione su letti di frega artificiali, già sperimentati in altri
laghi con risultati incoraggianti».
PER IL CARPIONE l´Unione sostiene con convinzione l´esperimento avviato a Malcesine, dove sono state innestate
uova embrionate su una frega naturale a 110 metri di profondità. Nei fondali vengono fatte schiudere le uova di
carpione provenienti da esemplari allevati in cattività». «In questo modo – spiega Zane - molto probabilmente gli
avannotti nati manterranno nel loro Dna l´imprinting naturale che li porterà quando saranno in fase adulta a tornare
per riprodursi nello stesso posto dove sono nati».
Per la trota si è proceduto nel fine settimana, in collaborazione con i servizi veterinari e faunistici delle provincie di
Brescia e di Verona, Upsli di Ponte Caffaro e Appv di Verona, a una semina che ha fatto tappa in tutte le località dove
le associazioni risiedono. A Cassone, sponda veneta, l´operazione si è svolta in collaborazione con una ventina di
ragazzi di una classe di terza media della scuola di Malcesine.
L´iniziativa si integra nella sponda bresciana con le semine estive e autunnali dell´incubatoio di Desenzano dove sono
allevate circa 200 mila uova di trota lacustre e la riproduzione in ambito naturale nel torrente di Toscolano, progetto
promosso dall´ufficio pesca provinciale con l´associazione di pesca locale. Uno sforzo congiunto profuso dagli
appassionati delle tre province affacciate sul Garda per mantenere vivo il lago salvaguardare il patrimonio ittico.
mercoledì 22 ottobre 2014 – PROVINCIA – Pagina 27
AGRICOLTURA E TERRITORIO. Una stagione di assoluta «carestia» per i produttori agricoli e per l´Olio Garda Dop
Olive, molto peggio del previsto
Raccolti in calo del 70 per cento
Luciano Scarpetta
Da Gargnano a Limone molti frantoi restano chiusi «Manca il frutto, e la resa non supera il 6 per cento»
Sarà un´annata olearia con rese da prefisso telefonico; non ci si nasconde dietro un dito sull´alto Garda bresciano
dopo mesi di anomalie meteo, mosca olearia e lebbra dell´olivo in quantità industriale che hanno condizionato
pesantemente la produzione 2014.
Chi temeva un calo del 30% è stato smentito al ribasso, con un raccolto dimezzato o peggio. In tanti non inizieranno
nemmeno la raccolta e qualche frantoio resterà chiuso.
«Qui da noi - rivela la Cooperativa possidenti oliveti di Limone - abbiamo raccolto le prenotazioni e inizieremo a molire
da dopodomani: c´è un calo di richieste che va dal 40 al 50% in meno, in pratica gli olivicoltori della fascia a lago. Si
salva per gli oliveti sopra i 350-400 metri d´altezza, ma se riusciremo ad arrivare a 1000 quintali, sarà un successo».
SCENARI ANCHE peggiori anche all´oleificio biologico della Latteria turnaria di Tignale: «Siamo davvero messi male ammette il presidente Battista Berardinelli - Quest´anno anche nella parte alta dove generalmente la mosca olearia
non c´è mai, è presente in maniera massiccia. Con una resa delle moliture intorno al 6%, tanti nostri soci hanno deciso
di non iniziare la raccolta. Rispetto ai 1.600 quintali dello scorso anno, ne faremo forse 2-300; un bel problema per noi
che abbiamo giàesaurito le scorte con la clientela».
Desolante il quadro anche a Gargnano: «Noi - comunica Fulvia Bazoli dell´associazione gargnaese Terre & sapori - non
apriremo nemmeno le operazioni di raccolta e molitura per conto dei nostri soci».
Farà lo stesso il frantoio dell´azienda agricola biologica di Valerio Giacomini a Villavetro: «Una scelta per salvaguardare
la qualità del prodotto».
«Decideremo a breve se tenere ancora aperto - fanno sapere anche dall´oleificio Gargnano di Alessandro Tavernini
Alessandro - abbiamo macinato qualcosa, ma le rese si attestano intorno al 6%».
CONSIDERAZIONI analoghe anche a Toscolano al frantoio di Carlo Bonaspetti: «Qalcuno dalle frazioni collinari di Gaino
e Montemaderno è riuscito a portare qualcosa, ma il calo in generale è sul 70%. Gli enti preposti devono cambiare
strategie di lotta contro la mosca olearia. Altrimenti finiamo male».
sabato 18 ottobre 2014 – PROVINCIA – Pagina 24
GARGNANO. Siglato a Venezia il protocollo destinato a uniformare gli interventi operativi sulle tre sponde del
Garda
Sicurezza a misura di turisti
La Guardia Costiera è al top
Luciano Scarpetta
Nel 2014 le tre unità in servizio hanno percorso oltre 7 mila miglia L´attenzione rivolta ai nuovi rischi legati agli sport
acquatici emergenti
Il lago più grande d´Italia è sempre più affollato. Sorvergliarlo è un´impresa complessa ma strategica per un
comprensorio che vive di turismo. Ecco perchè assume un valore specifico, il protocollo d´intesa siglato nei giorni
scorsi a palazzo Baldi a Venezia, nella sede della Regione Veneto.
L´intesa disciplina i rapporti procedurali, amministrativi e operativi tra lo Stato, le tre regioni benacensi e la Comunità
del Garda, sulla sicurezza dei naviganti nelle acque del lago.
«IN PRATICA - spiega Pielucio Ceresa, segretario generale della Comunità del Garda - è stata approvata una disciplina
della navigazione delle acque interne per l´organizzazione del servizio di pronto intervento e vigilanza, semplice ed
essenziale, pensata con finalità di tutela ecologica, sicurezza e sviluppo nelle acque interne, calibrata ai flussi turistici
degli stranieri».
Per i vertici della comunità del Garda si tratta di un deciso passo in avanti nel coordinamento complessivo della
sicurezza sul Benaco. «Quello sottoscritto a Venezia - prosegue Ceresa - è uno dei pochi atti di collegamento tra enti
locali, regioni e Stato per la prevenzione e il soccorso delle decine di migliaia di turisti che utilizzano le acque del lago
di Garda praticando la vela, il surf e tutte le altre attività». Su questi aspetti peculiari della sicurezza del Garda
sembrano aver spinto i protocolli passati al vaglio del Ministero degli Interni e la Guardia Costiera. Il servizio di
vigilanza è attivo 24 ore al giorno per 360 giorni l´anno e coinvolge quindi anche altri «frequentatori» del lago come i
pescatori o ad esempio qualche sfortunato deltaplanista o parapendista dell´ultima ora che si inabissano nello
specchio d´acqua.
«PER QUANTO RIGUARDA le risorse - spiega Ceresa affrontando il nodo più spinoso della questione - il Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti attraverso il Comando generale del corpo delle Capitanerie di porto, mette a disposizione
il personale e tre unità di navigazione per il servizio di pronto intervento, soccorso e vigilanza mentre i fondi vengono
assicurati dalle Regioni e dagli altri enti locali». Nello specifico, l´Autorità di bacino laghi Garda e Idro finanzia 46. mila
euro, la Regione Veneto 30 mila e il Trentino 10 mila euro. «A noi - prosegue Ceresa - spetta invece l´onere di
organizzazione e coordinamento all´attività e dei fondi».
PARTICOLARMENTE efficace è stata fino al 30 settembre l´attività dei marinai del Nucleo Guardia Costiera, presenti
oltre che a Salò e Gargnano (da aprile a settembre) anche a Garda, base operativa in fase sperimentale attiva nei
giorni festivi e prefestivi durante i mesi di luglio e agosto.
Le squadre guidate dal comandante Sergio Colombo e dal vice Pasquale Angelillo e formata da 24 marinai.
Emblematici i dati operativi diffusi dalla direzione marittima di Venezia: le tre unità navali hanno sorvergliato il Garda
percorrendo ben 7098 miglia per effettuare interventi di soccorso ma anche per sanzionare i «furbetti» e gli
imprudenti che hanno violato le aree di tutela riservate alla balneazione. Entrando nel dettaglio sono state soccorse e
recuperate 41 unità durante gli 80 interventi eseguiti a fronte di 1560 chiamate ricevute. Nel 2014 sono state 196 le
persone soccorse. Sei gli interventi per disgrazie, presisamente due annegamenti, tre suicidi e un omicidio. La Guardia
costiera ha recuperato anche un disperso e soccorso tre feriti. Ben 830 i controlli effettuati e 273 le sanzioni
amministrative comminate.
«IN QUESTO PERIODO di austerità diffusa che impone un generalizzato piano di tagli agli enti locali - commenta
Pielucio Ceresa - le risorse umane offerte dalla Guardia Costiera rappresentano un valore aggiunto, un presidio
strategico che consente di innalzare il livello di sicurezza di tutto il lago di Garda. Per il futuro auspichiamo in ogni caso
un incremento del personale e dei mezzi».
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da L’ARENA
venerdì 31 ottobre 2014 – CRONACA – Pagina 11
TRA CRISI E RILANCIO. Firmato il protocollo d'intesa per una nuova Agenzia per tutelare un business da 14 milioni di
presenze
Emergenza turismo, nasce l'alleanza
Dopo la chiusura degli Iat, accordo tra istituzioni e consorzi. Ma sarà operativo solo tra qualche mese
Rivoluzione in corso nel mondo del turismo veronese. Con i suoi passi in avanti e con i suoi intoppi, come ogni
rivoluzione che si rispetti. Perché se l'obiettivo è andare verso una gestione più coordinata dell'offerta turistica
attraverso la costituzione di un Ogd (Organismo di gestione della destinazione turistica), per cui ieri è stato firmato a
Palazzo Barbieri il protocollo d'intesa, dall'altro lato c'è un'emergenza da risolvere. In una città d'arte, che vive di
turismo, tra le più visitate in Italia con turisti in coninuo aumento e che è pure patrimonio Unesco, a partire dal primo
di novembre, i sette uffici Iat di Informazione e accoglienza turistica, incluso quello di piazza Bra, verranno chiusi per
effetto del Patto di stabilità, che blocca le risorse della Provincia. I visitatori non avranno più alcun punto di
riferimento, nessun ufficio, nessun operatore a cui chiedere informazioni sui monumenti da vedere, sugli orari dei
musei, sui biglietti degli autobus.
Un problema legato anche al recente riordino delle Province, che prevede una ridistribuzione delle competenze tra i
vari enti locali, a cominciare dallo stesso turismo: settore che, per Verona, è evidentemente strategico, considerate le
14 milioni di presenze annuali che interessano soprattutto la città e il lago di Garda. Tramontate le vecchie Province, la
nuova legge regionale prevede che siano gli Ogd, queste nuove Agenzie del turismo, a creare sinergie e forme di
cooperazione tra soggetti pubblici e privati e a sviluppare prodotti turistici per il rafforzamento del sistema di offerta
di questo importante comparto (gestione degli Iat inclusa).
Il protocollo d'intesa per l'istituzione dell'Ogd di Verona è stato sottoscritto ieri dai rappresentanti di tutti gli enti
interessati: il sindaco Flavio Tosi, l'assessore al Turismo Enrico Corsi, il vicepresidente della Provincia Gualtiero Mazzi, il
presidente della Camera di Commercio Giuseppe Riello, il presidente dell'Aeroporto Catullo Paolo Arena, il
responsabile marketing della Fondazione Arena Corrado Ferraro, il vicepresidente di Veronafiere Damiano Berzacola, il
presidente del Consorzio Verona Tuttintorno Oliviero Fiorini, la presidente della sezione Turismo di Confindustria Silvia
Nicolis.
«Ringrazio le categorie economiche e le istituzioni della città», ha detto il sindaco Tosi, «che hanno sempre lavorato
nella direzione giusta e che ora, grazie a questa cabina di regia, potranno coordinare meglio le risorse, finalizzandole in
maniera ancora più efficace alla promozione del nostro territorio».
Soddisfatto anche Corsi, che sottolinea come «siamo il primo Comune del Veneto a chiedere l'accreditamento alla
Regione, dopo di che, presumibilmente da gennaio, saremo in grado di gestire il nuovo organismo operativo, aperto
anche ai privati, per una promozione turistica all'altezza della fama di Verona nel mondo».
Per Riello si tratta di un momento storico per il settore: «Per la prima volta si va nella direzione di un coordinamento
costruttivo tra i diversi attori della filiera». Soddisfatto anche Arena: «L'aeroporto è un anello importante della catena
del sistema turistico. Cercheremo di coordinarci con questo tavolo per sviluppare nuove rotte». Silvia Nicolis ha
sottolineato come l'approccio a questa nuova Ogd dovrà essere imprenditoriale e con una progettualità più estesa:
«Stiamo lavorando perché anche sul lago di Garda venga costituita a breve questa nuova agenzia, in modo da essere
ancora più competitivi a livello internazionale».M.Tr.
venerdì 31 ottobre 2014 – CRONACA – Pagina 11
IL RETROSCENA. Erano sette e sono stati visitati da 600mila persone
Uffici turistici ko, parte
l'appello alla Regione
L'assessore Corsi: «Faremo pressione perché Venezia riesca a tenerli ancora aperti»
Lo scorso anno 600mila persone hanno visitato i sette uffici Iat di informazione e assistenza turistica, sparsi nella
provincia di Verona (piazza Bra, aeroporto Catullo, Peschiera, Lazise, Bardolino, Malcesine e Garda). Nell'ufficio di
Verona, a due passi dall'Arena, sono entrati 230mila visitatori, con punte di 1.773 turisti in un solo giorno, il 29 luglio
scorso. Perché negli Iat, oltre a ricevere informazioni su Verona, sui suoi monumenti e sugli eventi in corso, si possono
anche acquistare la Verona Card e i biglietti dei bus, si possono prenotare le serate in Arena o al Filarmonico,
comprare i biglietti per i parchi divertimento o per fare un tour sul City Sightseeing, persino ricevere assistenza per
Trenitalia.
Dal primo di novembre ciò non sarà più possibile: il Patto di Stabilità ha bloccato la seconda tranche di finanziamenti,
circa 719mila euro (in aggiunta ai 500mila già erogati), destinati a Provincia di Verona e Turismo srl, il braccio
operativo dei Palazzi scaligeri in materia di turismo. Da novembre, quindi, scatterà la cassa integrazione per i 30
dipendenti della società e gli Iat verranno chiusi, a meno che non si riescano a trovare risorse all'ultimo minuto.
«La situazione è grave: per fortuna non siamo in alta stagione», commenta Enrico Corsi, assessore al Turismo. «Stiamo
lavorando per attivare il prima possibile l'Agenzia per il turismo: il Protocollo d'intesa (siglato ieri, ndr) verrà inviato in
Regione in attesa dell'accreditamento, ma per essere operativi ci vorranno alcuni mesi, di certo non prima del nuovo
anno. Nel frattempo? Cercheremo di fare pressione sulla Regione per riuscire a mantenerli aperti, ma i miracoli non li
fa nessuno». Preoccupato per il futuro di questi uffici anche Mattia Fantinati, deputato del M5S: «La soppressione di
questi servizi rappresenta un suicidio per il nostro territorio, che proprio sul turismo basa la sua economia». M.Tr.
venerdì 31 ottobre 2014 – CRONACA – Pagina 13
INFRASTRUTTURE. Mentre i comitati tornano a farsi sentire, il ministero chiarisce i termini del finanziamento
statale
Tav, nei 3 miliardi c'è il «nodo Verona»
Giorgia Cozzolino
«Nella legge rifinanziata in due tranche, 200 più 2.800 milioni, la tratta Brescia-Verona-Padova»
Se ne parla da 20 anni, ma solo ora i treni superveloci sembrano poter passare per Verona. Il progetto Tav che da
Torino sta raggiungendo Treviglio, ora punta dritto alla città di Giulietta e sembra ottenere una accelerata con i 10
miliardi di euro (3 per le tratte Brescia-Verona e Verona-Padova), inseriti nella Legge di Stabilità e annunciati dal
ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi.
E mentre i comitati antiTav tornano a farsi sentire, gettando ombre anche sul finanziamento promesso da Lupi, si
fanno più chiari i termini dell'impegno economico del governo Renzi sui supertreni. Chi si aspettava di trovare l'intera
cifra di 3 miliardi tra i capitoli di spesa della Legge di Stabilità è infatti rimasto deluso. Come precisa l'ex
sottosegretario all'Economia Alberto Giorgetti (Forza Italia), «c'è un impegno di 200milioni nella tabella E. vale a dire
quella degli impegni generalisti».
Ma perché solo 200 milioni a fronte dei 3 promessi, 1,5 per la Brescia-Verona e 1,5 per la Verona-Padova?
A chiarire il meccanismo ci pensa il deputato del Pd Vincenzo D'Arienzo: «Il fondo per l'infrastruttura si finanzia sulla
base dell'avanzamento dei lavori e sulle esigenze dettate dal Consorzio Cepav Due (incaricato a progettare e costruire
la tratta Tav Milano-Venezia)».
Si parte dunque con un finanziamento di 200 milioni nel 2015, ma a Verona arriveranno complessivamente 3 miliardi.
E dove li trova il Governo tanti soldi? Lupi ha chiarito che si farà ricorso alla Cassa depositi e prestiti o, se con tassi più
vantaggiosi, alla Banca europea degli investimenti.
«I 3 miliardi per la Tav non intervengono sul deficit, quindi non ci sono (in termini di peso sul deficit) ma ci sono
perché si chiede un anticipo alla Bei, la Banca europea di investimenti», precisa la deputata scaligera del Pd Alessia
Rotta, «e i relativi oneri di interessi sono iscritti nella legge».
Direttamente dall'ufficio del ministro Lupi, arriva una ulteriore conferma: «A pagina 514 della Legge di Stabilità 2015,
nella tabella E, si fa riferimento all'Articolo 1 della Legge di Stabilità dello scorso anno, là dove si parla delle “tratte
Brescia-Verona-Padova della linea ferroviaria AV/AC Milano-Venezia” che vengono rifinanziate in due tranche (200 +
2.800 milioni) per un totale di 3 miliardi di euro».
Il ministero sembra così chiarire un altro punto che era oggetto di dubbi: ovvero il cosiddetto «nodo Verona», quel
tracciato Tav che dall'altezza del Quadrante Europa, dove si ferma la tratta Brescia-Verona, dovrà collegarsi a Porta
Vescovo da dove inizia la tratta Verona-Padova. Il «Nodo Verona» è attualmente fermo al progetto preliminare,
approvato nel 2004 ma mai pubblicato in Gazzetta ufficiale e quindi arenato. Ma, dalla nota del Ministero sembra che
i tre miliardi serviranno a sbloccare anche il nodo scaligero.
venerdì 31 ottobre 2014 – PROVINCIA – Pagina 35
BRENZONE. Approvato il progetto definitivo, lunedì, anche dalla Conferenza dei servizi
Ciclopista, a inizio anno
la partenza dei lavori
Gerardo Musuraca
Nominato il Responsabile unico del procedimento: il geometra Alessandro Isotta seguirà l'opera nel tratto
comunale
Altro grande passo in avanti per il tratto di pista ciclabile nel territorio di Brenzone sul Garda. Procede a spron battuto
l'iter che porterà l'opera finanziata coi fondi dell'ex-Odi, oggi Comitato paritetico per la gestione dei fondi di confine.
Dopo il via libera della Sovrintendenza ai beni culturali il 13 ottobre scorso, infatti, venerdì scorso la Conferenza dei
Servizi decisoria ha dato l'okay definitivo al tratto di opera su Brenzone.
Le giunte di Brenzone e di Malcesine hanno inoltre ratificato gli esiti della Conferenza dei Servizi lunedì. Sono stati
quindi rispettati i tempi della tabella di marcia, che imponeva la decisione definitiva entro il 28 ottobre.
«Siamo soddisfatti», spiega il vicesindaco di Brenzone e delegato ai lavori pubblici, Aldo Veronesi, «perché c'è stata
una vera e propria sinergia con enti ed istituzioni quali la Sovrintendenza, il Genio civile, il Demanio di Vicenza, Ags,
Servizi Forestali, Navigarda e altri ancora. Tutti abbiamo remato nella stessa direzione. Il risultato è stato il rispetto
della tempistica, senza che nessun ente imponesse vincoli assurdi o condizioni particolari su quanto si stava facendo. È
un risultato straordinario, che merita di essere evidenziato per smentire la percezione che talora si ha rispetto a questi
enti, con cui non sempre i rapporti sono buoni. Noi possiamo dire esattamente il contrario e di questo davvero
ringraziamo tutti quanti».
Insomma: per il tragitto che riguarda Brenzone, lungo 4,5 chilometri e per il quale è già stato presentato il progetto
definitivo, ci sono ottime chances di portare a casa il risultato con le modifiche volute dalla giunta su quattro punti,
approvate alcune settimane fa.
Un'altra grossa novità è stata la nomina del Rup, il responsabile unico del procedimento che, per il tratto di opera
relativo a Brenzone, sarà da ora in avanti il geometra Alessandro Isotta. Il tecnico, responsabile dell'ufficio lavori
pubblici e patrimonio, toglie quindi le castagne dal fuoco legate all' estromissione del precedente Rup, il geometra
Stefano Parolari, per motivi legati a una sentenza emessa di recente dal tribunale di Verona. Isotta si occuperà solo del
tratto di ciclabile relativa a Brenzone, ma «per noi è una nomina fondamentale dato che», specifica Veronesi,
«conosce benissimo il territorio, lavora in municipio e porterà avanti gli interessi dell' opera pubblica più importante
per la nostra amministrazione».
Già, perché i nuovi lungolaghi e la ciclopista fanno parte di un progetto integrato considerato il fiore all'occhiello da
realizzare dall'intera amministrazione guidata da Tommaso Bertoncelli.
«Lo avevamo annunciato in campagna elettorale», ricordano sia il sindaco che il vicesindaco, «che questa era l'opera a
cui avremmo guardato da subito perché la riqualificazione dei lungolaghi e la pista ciclopedonale costituiscono un
volano economico non solo per Brenzone ma per l'intero alto lago. Ora il primo step è stato superato».
«Sarebbe fondamentale che Malcesine», scandisce ancora Veronesi, «risolvesse il suo problema legato a questa
opera, visto che è il comune capofila e l'assegnatario dei fondi ex-Odi». Ultima novità sulla ciclopista.
«Per accorciare al massimo i tempi di realizzazione», chiude Veronesi, «faremo un bando integrato, cioè un
documento unico che contempli sia il progetto esecutivo, che la realizzazione dell'opera pubblica. Entro i primi mesi
del 2015 vorremmo assegnarlo e iniziare i lavori».
domenica 26 ottobre 2014 – PROVINCIA – Pagina 39
MONTE BALDO. Soddisfatti i membri dell'associazione presieduta da Lazzarini: «Ora possiamo tornare a lavorare»
Previsioni meteo, dopo 5 mesi installata la nuova centralina
Emanuele Zanini
Colpita da un fulmine, era fuori uso da maggio Grazie al finanziamento del Consorzio Bim Adige e di altri sponsor è
stato possibile sostituirla
Finalmente il monte Baldo ha la sua nuova stazione meteo. Dopo il fulmine che lo scorso maggio aveva messo fuori
uso l'apparecchio dell'Osservatorio meteorologico al rifugio Fiori del Baldo, i volontari dell'associazione Meteo Monte
Baldo avevano lanciato un appello a istituzioni e a varie realtà del territorio per chiedere i finanziamenti necessari per
installare una nuova centralina. Nei mesi successivi al guasto però nessuno si era fatto avanti. Poi i primi segnali sono
arrivati a metà settembre dal Consorzio Bim Adige (Comuni Bacino imbrifero montano dell'Adige della Provincia di
Verona) che grazie ad un importante contributo è riuscito in parte a coprire il costo della nuova struttura: tra pc,
software e data base, una decina di migliaia di euro. Un'altra società si è resa disponibile a offrire una piccola quota
mentre un'ottantina di nuovi soci ha sostenuto la causa con un'offerta simbolica.
«Ringraziamo chi ha aiutato con i primi preziosi contributi», spiega Gabriele Lazzarini, promotore dell'osservatorio e
presidente dell'associazione MeteoMonteBaldo, «ora ci auguriamo che anche i Comuni del Garda-Baldo e le altre
società a cui abbiamo chiesto un sostegno siano sensibili alla causa e siano disposti a coprire le spese vive che finora
abbiamo dovuto sostenere». In attesa che qualcun altro si faccia avanti per finanziare il costo rimanente dell'opera,
nel frattempo la centralina è stata montata. Dopo cinque mesi senza misurazioni, la nuova stazione meteorologica di
ultima generazione, realizzata dall'azienda padovana Delta Ohm, è stata installata a 1.850 metri di altitudine, ai Fiori
del Baldo, nello stesso punto dove era posizionata quella bruciata dal fulmine, sulla cresta meridionale del monte.
«La nuova centralina è un apparecchio ultra moderno e all'avanguardia», spiega con orgoglio Lazzarini che assieme
agli altri volontari, a Moreno Oliboni, gestore del rifugio e a Luca Panziera, membro di Meteo Monte Baldo, ricercatore
di Meteo Svizzera e meteorologo dell'associazione, Lorenzo Giovannini meteorologo e ricercatore all'università di
Trento e Stefano Fornaser dell'azienda Rst Service di Pescantina, ha riassemblato pezzo per pezzo e quindi installato la
nuova strumentazione, realizzata ad hoc dall'azienda padovana.
Grazie al nuovo apparecchio si potranno misurare temperatura, umidità, pressione atmosferica, radiazione solare
totale, radiazione ultravioletta, pioggia, direzione ed intensità del vento. La stazione è totalmente riscaldata per
evitare la formazione di ghiaccio che ne comprometterebbe inevitabilmente le misurazioni. L'anemometro è di tipo
ultrasonico, e quindi le misure sono molto più precise rispetto agli anemometri convenzionali a coppette e
banderuola. Il pluviometro è di tipo a bascula ma ha una bocca più larga rispetto a quelli tradizionali per facilitare la
misura anche con vento e neve. Le creste si trovano in una situazione privilegiata per misurare temperatura, vento,
pressione e radiazione solare. Per la pioggia è invece difficile ottenere delle stime attendibili a causa dell'effetto del
vento che causa una sottostima. L'apparecchio è in grado di registrare 24 ore su 24 le misurazioni climatiche sia sul
Baldo che sul lago di Garda e tutta la pianura Padana.
«Questa nuova stazione permette di studiare l'evoluzione del clima e rilevare dati certi da confrontare negli anni»,
sottolinea Lazzarini. «Con la vecchia centralina abbiamo notato che sul Baldo in dieci anni, dal 2004, quando era stata
installato il primo apparecchio, al maggio di quest'anno, la temperatura media in inverno è aumentata tra 1 e 1,5
gradi. Un dato molto significativo. Dalla nuova stazione stanno già emergendo i primi dati che verranno poi confrontati
stagione dopo stagione. Nel nostro piccolo siamo in grado di dare un contributo all'evoluzione del clima. Ora»,
conclude il presidente di Meteo Monte Baldo, «il nostro obiettivo è sensibilizzare più persone possibili sull'argomento,
acquisire nuovi dati e informazioni sul clima del Baldo e nella primavera 2015 organizzare un progetto con gli istituti
scolastici per diffondere anche tra i giovani queste tematiche».
sabato 25 ottobre 2014 – CRONACA – Pagina 12
AEROPORTI. Ieri il pranzo di congedo e i saluti, gli avvocati trattano l'uscita consensuale per il direttore generale
Catullo, dopo l'arrivo di Save
Bassetti lascia la direzione
Maurizio Battista
Italocanadese, era arrivato nel 2012 come «il Marchionne» degli scali per il risanamento «Vado via, non è uno
scandalo»
Due anni e mezzo. Tanto è resistito Carmine Bassetti al timone dell'aeroporto Valerio Catullo e dello scalo di
Montichiari: arrivato nell'aprile 2012 su scelta del presidente Paolo Arena che andò a pescarlo a Istanbul in Turchia,
ieri Bassetti è stato a pranzo con tutta la sua squadra per il congedo e nel pomeriggio aveva ancora la fila di dipendenti
fuori dalla porta per i saluti di addio.
Descritto come il Marchionne degli aeroporti, classe 1957, canadese di nascita ma italiano di temperamento, ritenuto
una macchina da guerra nel suo campo, top manager riconosciuto come punto di riferimento da Enav e Enac, Bassetti
è entrato in rotta di collisione fin da subito con i nuovi soci di Save.
La società veneziana guidata da Enrico Marchi è entrata nella società Catullo con il 35% e sborsando 24 milioni; ha
quattro consiglieri su nove e ha nominato l'amministratore delegato, Paolo Simioni. Pur avendo la minoranza dei
consiglieri, Save ha ottenuto nello statuto che sulle materie più strategiche e ritenute rilevanti debba esserci il
consenso di 8 consiglieri su 9 e il 75% del consenso dei soci. Un meccanismo che tutela entrambe le parti, sia Verona
che Venezia, con la differenza che la prima sarebbe in maggioranza, la seconda no ma ha portato il denaro fresco. E
anche tanto.
Save, quotata in Borsa, ha deciso infatti un investimento molto significativo nel Catullo per creare il Polo aeroportuale
del Nordest e vuole avere voce in capitolo con il suo management. Del resto, la società di Marchi è un operatore
aeroportuale che ha creato una realtà enorme a Venezia Tessera partendo, anni fa, dallo stesso livello dello scalo
veronese, con la differenza che ora produce risultati milionari. E sta impostando, al Catullo, un nuovo piano industriale
ignorando quello predisposto «in house» da Bassetti.
Insomma, in pochi giorni la realtà è stata chiara: non c'era più posto per la figura tecnica del direttore generale e
Bassetti, che di aeroporti ha una qualche esperienza avendo gestito quelli del Sudafrica durante i Campionati del
mondo di calcio e avendone creato uno in Turchia da 5 milioni di passeggeri, ha capito subito che tirava una brutta
aria. «Che ci sto a fare qui?», deve essersi chiesto il dg.
La decisione alla fine sarà consensuale, gli avvocati troveranno una soluzione e a Bassetti le opportunità non mancano.
Ma già alla presentazione di Save, al Catullo Bassetti non c'era; quando c'è stata l'assemblea dei soci il 10 ottobre lui
per motivi personali si è fatto vedere solo di sfuggita, alla presentazione dei nuovi voli Volotea ha lasciato la scena a
Simioni.
«Non c'è nulla di strano, è molto normale, non è uno scandalo», si è limitato a dire ieri per confermare il suo addio. Si
sa, le ritrutturazioni portano anche a cancellare ruoli e posizioni. Lui stesso è stato artefice di una pesante
ristrutturazione al Catullo, a costo di risultare per qualcuno scomodo, ingombrante, protagonista: ha rivisto e
cancellato il contratto capestro con Ryanair dopo un durissimo braccio di ferro, ha liquidato Avio handling, si è
sporcato le mani per risanare consulenze scandalose, ha fatto ricorsi all'Unione europea per aumenti di capitale
ritenuti non corretti, ha aperto la cassa integrazione per centinaia di persone che speravano in un riassorbimento e
invece non hanno visto mantenute le promesse. Perché lo sviluppo, che dovrebbe portare nuova occupazione, deve
ancora arrivare.
giovedì 23 ottobre 2014 – PROVINCIA – Pagina 37
VIABILITÀ. Prorogato dalla Prefettura di Verona il divieto di transito
Gardesana senza tir
Riconfermato il blocco
Deroghe confermate per i mezzi di servizio Anas e per gli operatori dello smaltimento firiuti
Confermato lo stop al traffico pesante sulla strada gardesana orientale. Con un' ordinanza, la numero 29146 del 15
ottobre, la Prefettura di Verona ha emanato il divieto di transito, dal 1 novembre prossimo al 30 aprile 2015, ai
«veicoli per il trasporto di cose di massa complessiva massima autorizzata superiore a 7,5 tonnellate, comprensivo dei
veicoli adibiti al trasporto delle merci pericolose (Adr)».
Restano esclusi dal provvedimento prefettizio i veicoli destinati al carico e scarico di merci per le attività e il
fabbisogno delle comunità rivierasche, i veicoli quelli delle forze dell'ordine in servizio, delle poste o del ministero
delle Comunicazioni, o quelli adibiti a servizio pubblico per interventi urgenti o di emergenza. Oltre a questi, esentati
anche i mezzi utilizzati per pulizia delle strade e delle condotte fognarie e smaltimento rifiuti; i veicoli di Veneto
Strade, del servizio radiotelevisivo per ragioni di servizio.
I percorsi alternativi alla Gardesana sono: variante strada regionale 11 nella direzione da Peschiera a Cavalcaselle di
Castelnuovo; la regionale 450 (superstrada per Affi); la provinciale 11 (di competenza della Provincia di Verona); la
statale 12 (di competenza dell'Anas). Ogni anno la Comunità del Garda chiede la proroga del provvedimento che la
stessa Prefettura emana per il periodo primo maggio- 31 ottobre. Insomma: una vera e propria farsa all'italiana.
Eppure i buoni motivi per uno stop definitivo e perpetuo ci sarebbero tutti: dalla diminuzione dell'inquinamento, al
calo del traffico su gomma, ai minori rischi di incidenti tra mezzi pesanti, alla riduzione dei dissesti stradali dovuti al
peso dei bisonti della strada, che poi devono essere sistemati con notevole esborso economico. Nel divieto definitivo
sperano, da almeno un ventennio, i comuni rivieraschi ma, per ora, nulla di nuovo si muove. E così, di sei mesi in sei
mesi, alla Prefettura di Verona e al Commissario di Governo di Trento non resta che emanare la «consueta ordinanza
della Gardesana», come ormai è noto il documento, per disporre la interdizione alla circolazione dei mezzi pesanti e
pericolosi sulla più importante arteria del Garda. G.M.
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da L’ADIGE
Loppio – Busa, trovate subito i soldi
«Noi "l'opzione zero" proprio non l'avevamo valutata. E di sicuro non la accettiamo. Sulla questione del collegamento
Loppio-Busa, che avrebbe dovuto risolvere gli eterni problemi di viabilità, abbiamo digerito di tutto. Non digeriremo lo
stop all'appalto». È la sintesi di Salvador Valandro, presidente della Comunità di Valle Alto Garda e Ledro. È la sintesi
del malessere degli amministratori locali, sindaci in primis, che ieri sera si sono riuniti per stabilire il da farsi. «Da
almeno 5 anni siamo compatti sulla necessità di realizzare il collegamento viabilistico e ora siamo compatti nel
chiedere alla Provincia di tornare sui propri passi. Il governatore Rossi e l'assessore Gilmozzi devono venire nella Busa
a parlare con noi e con gli imprenditori gardesani. Se dicono che l'opera non si fa perché mancano i soldi, devono
venire a dircelo guardandoci negli occhi». Al dispiacere da amministratore, per il rinvio a data da destinarsi della
realizzazione dell'opera, si somma il dispiacere politico, perché Valandro (Pd) evidenzia le divisioni all'interno della
giunta fatta da Pd, Upt e Patt, che è lo specchio della coalizione di cui fa parte pure lui: «L'assessore Gilmozzi aveva
rassicurato circa la realizzabilità del progetto ed è stato smentito nel giro di poche ore dal suo presidente Rossi. C'è
qualcosa che non va»
Si fa portavoce dell'arrabbiatura generalizzata. Il cantiere Loppio-Busa si sarebbe dovuto aprire nel 2016. Ma con la
manovra di bilancio provinciale 2015-2017 il disegno dell'asse viario è scomparso. Si parla di un appalto da 263 milioni
di euro (più 1,9 per espropri e occupazioni temporanee). Il bando, con la formula del project financing, ha visto la
manifestazione di interesse di otto soggetti tra imprese e associazioni di imprese. Tutto azzerato, anzi «refrigerato».
La data del disgelo del cantiere, mai partito, è da definire: un grande punto di domanda.
La spending review imposta da Roma si traduce in contrazioni di spesa a livello trentino. Insomma la disponibilità di
denaro è limitata. E si è scelto di sacrificare pro tempore l'alto Garda. «Solo che noi di sacrifici ne abbiamo fatti fin
troppi - dice Valandro - Gli 800 milioni per il Not (Nuovo ospedale Trentino) li hanno trovati. Ora li trovino anche per la
Loppio-Busa, che è prioritaria. Qui, tra turismo e polo industriale, si produce un terzo del Pil della nostra provincia. Le
ore che i dipendenti delle aziende perdono in coda tra Loppio e il Garda si traducono in denaro perso: un danno su cui
la Provincia deve riflettere».
Ieri sera in Comunità di Valle si è parlato della necessità di aprire un tavolo di confronto e di alzare la voce, in modo
che sia sentita forte e chiara nel palazzo della Provincia, perché gli amministratori si sono visti strappare il tappeto da
sotto i piedi e la cosa non va giù: il contratto di concessione era previsto entro il 2015, l'approvazione del progetto
esecutivo e l'inizio dei lavori per il 2016. In un «mondo perfetto» si sarebbe arrivati alla seconda metà del 2016. Ma la
perfezione non c'è neanche nella terra baciata dall'autonomia.
Che siamo ben lontani dalla perfezione lo evidenzia il consigliere provinciale leghista Claudio Civettini che, con
un'interrogazione, affonda il dito nella piaga del capitolo trasporti della Provincia ricordando le «spese inutili per
Metroland e metropolitane di superficie varie». Quanto alla Loppio-Busa, l'assessore Mauro Gilmozzi, che pure pochi
giorni fa aveva annunciato l'avvio del cantiere nel 2016, commenta: «Era difficile fare diversamente. In questo
momento le dinamiche del nostro bilancio ci impongono di valutare bene le cose, prendendo atto della situazione
attuale. Vogliamo mettere al sicuro il nostro bilancio». A chi gli fa notare che cittadini, imprenditori e amministratori
gardesani temono che quello annunciato sia di fatto un addio definitivo al progetto, risponde così: «Qui lo scenario
cambia ogni due giorni. Penso che sia "saggio" aspettare un attimo e fare delle riflessioni. Come ho detto
recentemente, dobbiamo lavorare sulla crescita, sullo sviluppo. Questo non è un progetto cancellato. È stato
rimandato. Se l'appalto non sarà pronto per il 2016 lo potrà essere nel 2017. Io ci conto. Certe cose noi le possiamo
rimodulare. Il dramma che stiamo vivendo è quello di questo maledetto patto di stabilità, che ci costringe a
determinate scelte». Lui, che ora deve spiegare ai sindaci perché prima il collegamento si poteva fare e adesso, a
distanza di pochi giorni, no, dice che per il bilancio 2014 «si immaginavano prospettive diverse. Ci sono cantieri per i
quali i soldi non basterebbero. Quindi non li possiamo aprire, non a breve. Contiamo di farlo in futuro». A.Tom.
31/10/14
Un unico Comune, 6 piani regolatori
LEDRO - Un Comune unico e sei Piani regolatori generali, disomogenei tra loro sotto molti aspetti. E' questa la
situazione presente in valle di Ledro in materia di pianificazione urbanistica che, per la pluralità degli strumenti
esistenti - redatti da professionisti diversi ed in tempi differenti - fa sì che anche una semplice verifica di conformità
comporti sempre, da parte del personale tecnico, non poche difficoltà. Stessa cosa per la Commissione edilizia
comunale, in dubbio ogni volta che si trova a dover esaminare interventi della stessa natura ma ad esprimersi in
maniera difforme in funzione del luogo in cui questi vengono proposti.
E' dunque per uniformare tra loro tutte le Norme di attuazione vigenti, legate ancora ai Prg delle sei ex municipalità,
che - a quasi cinque anni dalla nascita del Comune unico - l'amministrazione ledrense ha deliberato mercoledì sera in
merito alla prima adozione di una variante del tutto nuova, che getta le basi per il futuro Prg di Ledro.
«In questo momento la pianificazione urbanistica della valle è frazionata - spiega il vicesindaco Franco Ferrari - ed
affidata alla previsione fatta da ciascuno degli ex municipi. Uno dei principali propositi dell'attuale amministrazione è
sempre stato quello di revisionare ed unificare la programmazione territoriale dell'intera valle, entro i limiti di uno
sviluppo compatibile con l'ambiente, e di avviare un nuovo processo pianificatorio che possa fornire un disegno
univoco del proprio ambito, oltre che importanti indicazioni strategiche su quello che sarà il futuro di Ledro. Prima di
poter avviare tale processo, che avrà per forza di cose una tempistica piuttosto lunga, è necessario però un passo
intermedio, ossia quello di rendere omogeneo il corpo delle Norme tecniche di attuazione, ancora diversificate in base
ai sei ex Comuni. E' opportuno evidenziare che in origine le ex municipalità di Concei, Molina, Pieve e Tiarno di Sotto
avevano realizzato una mappatura intercomunale, mentre Bezzecca e Tiarno di Sopra avevano elaborato strumenti
autonomi. Le differenti elaborazioni avevano quindi prodotto documentazioni tecniche, cartografiche e normative
diverse tra loro, rendendo frazionata la gestione urbanistica. La pianificazione di Bezzecca risale al 2001 e quella di
Tiarno di Sopra al 1998. Le varianti puntali ai Piani di Concei e Tiarno di Sotto sono state approvate dalla giunta
provinciale nell'estate 2013, mentre quella di Tiarno di Sopra risale al 9 giugno scorso. Al momento sono in corso le
varianti ai Piani di Bezzecca e di Pieve-Mezzolago, mentre per Molina si è terminata solo ora - senza non poche
difficoltà e correzioni - la trascrizione dalle mappature cartacee ai supporti informatizzati. Nel frattempo il "corpus"
normativo del piano urbanistico provinciale è stato modificato. E le nuove disposizioni hanno di fatto cambiato
radicalmente gli obiettivi per il governo del territorio. Ecco perché si è resa necessaria una revisione totale delle
norme e l'affidamento all'architetto Giorgio Losi dell'incarico per redigere una nuova variante urbanistica riguardante
l'unificazione delle Norme dei Prg vigenti».
Un lavoro corposo, che ha posto in evidenza aspetti legati alla complessità dei differenti contesti ledrensi. E che
finalmente è stato presentato in consiglio comunale. «Nella proposta elaborata da Losi - conclude Ferrari permangono tuttavia alcune differenze legate alla specificità degli ambiti territoriali, che devono essere mantenute in
relazione a caratteristiche insediative particolari. Nel documento sono state individuate delle zone omogenee,
coerenti tra loro in merito alle potenzialità edificatorie e al rispetto paesaggistico-ambientale». 31/10/14
Kite, arenalina pura al primo festival rivano
Sabato e domenica scorsi alla Purfina era tutto un colore di vele da kite per il primo Kitesurf Festival organizzato dalla
Asd AltoGarda-Kite, l'associazione degli appassionati di questo sport relativamente recente ma che sta conquistando
sempre più schiere di praticanti, più o meno giovani, più o meno estremi. Giovanni Poli è il presidente: «Siamo
soddisfatti di come sia andata, e questo dimostra che si tratta di una disciplina che ha parecchie potenzialità».
In quanti eravate al Festival?
Gli iscritti erano 119, ma poi ci sono anche tutte le famiglie per cui sì, eravamo in parecchi. Va detto che si trattava
comunque di kiter tutti molto esperti perché non si partiva dalla spiaggia e quindi il sistema, chiamato lift, è un po'
difficile: si parte con il gommone e si va al largo e poi da lì, con la pompa d'aria compressa si gonfiano i kite. Qui sul
Garda trentino si può uscire solamente con un natante, non si può mai partire dalla spiaggia neppure quando è tardo
autunno ed è tutto deserto. Ed è un peccato».
Vi piacerebbe un giorno avere una base a terra, e una scuola?
«Certo, questo sarebbe il nostro sogno, ma c'è ancora davvero molto da fare».
Questo festival come è andato?
«Molto bene anche se poiché c'era poco vento è riuscito a inaugurare il campo di gara solo uno dei nostri, che ha
montato una vela speciale. Comunque ne abbiamo approfittato per fare esercitazioni in collaborazione con i vigili del
fuoco di Riva e con gli istruttori della Federazione italiana salvamento acquatico. È stato decisamente utile e istruttivo.
Dobbiamo anche ringraziare la Fraglia della Vela perché ha ridotto il suo campo da regata per permetterci di fare il
festival».
Che età hanno i kitesurfer?
«Si inizia a 12 anni e si va avanti finché c'è il fisico. Un nostro socio ha 66 anni».
Cosa ha di più del windsurf?
«È adrenalina pura. Ecco perché sono in tanti quelli che passano al kite, una volta provato». 26/10/14
Le limitazioni nel Garda trentino
Chi volesse fare kitesurf sul Garda trentino può farlo solamente dall'alba e fino alle 9.30 del mattino, e solo dopo le
17.30 di sera in una porzione di lago che va dalla Casa della Trota al Corno di Bò. Gli appassionati d questo sport
ritengono che allargare le fasce orarie e permettere la navigazione fino alle 10 e di nuovo la sera dalle 17 non
creerebbe troppi problemi. In inverno, dal 15 ottobre al 1° marzo la situazione è più rilassata perché non sono previste
fasce orarie così strette, ma sempre è richiesta la partenza con gommone. Queste sono le disposizioni gestite
dall'ispettore di porto, che può modificarle in base alle necessità. 26/10/14
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dal TRENTINO
Nel fondo per i comuni di confine (80 milioni) è previsto il finanziamento di percorsi per le bici
Ciclabile del Garda: si riparte
ALTO GARDA La settimana scorsa la ministra Lanzetta ha nominato l'onorevole Roger De Menech alla direzione del
comitati per il fondo dei comuni di confine: sono 80 milioni che le province di Trento e di Bolzano mettono
annualmente a disposizione per finanziare progetti di rilevanza strategica nei comuni lombardi e veneti della fascia di
confine con l'obiettivo di ridurre le differenze con le province autonome. Il comitato -di cui fanno parte i presidenti
delle regioni Veneto e Lombardia ed i presidenti delle province autonome di Trento e di Bolzano e di quelle di Belluno
e Sondrio- deve decidere lo sblocco dei fondi del triennio 2010-2012 già versati ed immediatamente spendibili, la
ripartizione delle disponibilità relative allo stanziamento del 2013 e dell'anno corrente. Nella finalità statutarie
dell'ente si fa cenno esplicitamente ad iniziative di edilizia scolastica, impiantistica sportiva, progetti culturali e sociali,
collegamenti ciclabili e potenziamento dell'offerta turistica. Inoltre – e si tratta di una novità non secondaria- diventa
possibile che i fondi si possano spendere anche per progetti che toccano le province di Trento e di Bolzano, qualora si
tratti di infrastrutture di carattere sovraregionale. Ovvio che di fronte alla consistente disponibilità economica sia
ripartito il progetto della grande ciclabile del Garda, che gli ambienti del turismo gardesano avevano cominciato ad
accarezzare già all'insediamento della commissione Brancher, di cui l'attuale comitato costituisce la continuazione. Le
maggiori difficoltà nel chiudere l'anello tutt'intorno al maggiore dei laghi italiani è rappresentato proprio da Garda
trentino che, date le sue caratteristiche morfologiche, richiedono interventi costosi sia sulla sponda veronese, nel
tratto fra Tempesta e Torbole, che su quella bresciana, da Limone a Riva. I progetti, a suo tempo elaborati e messi
prudentemente nel cassetto, sono stati rispolverati. Nei prossimi mesi si verificherà se esiste la concreta possibilità di
avviarsi verso la fase della realizzazione. 31/10/14
viabilità
Gardesana Orientale, stop ai camion oltre i 75 quintali
ALTO GARDA Il Commissario del Governo per la provincia di Trento, su istanza del presidente della Comunità del
Garda Giorgio Passionelli, ha provveduto a firmare il decreto che rinnova per i sei mesi dal primo novembre alla fine di
aprile 2015 il divieto di circolazione dei mezzi pesanti sulla Gardesana Orientale anche nei mesi invernali. Sia il
Commissario del governo per il tratto trentino che il prefetto di Verona per quello veneto, adottano provvedimenti di
durata semestrale. L'ultimo -relativo al semestre maggio-ottobre – scade alla fine di questo mese: di qui l'intervento
del presidente Passionelli che ha provveduto ad inoltrare la richiesta che, da un paio d'anni a questa parte, blocca per
l'intero arco dell'anno i mezzi pesanti da Torbole e Peschiera. Siccome lo scopo è impedire il transito del camion con
massa complessiva superiore ai 75 quintali, potranno percorrere la Orientale, oltre ai mezzi utilizzati per pubblica
utilità, anche gli autotreni che trasportano merci e materiali per documentate esigenze connesse alle attività ed al
fabbisogno della comunità rivierasche. 26/10/14
Nonostante la pioggia, il bilancio delle presenze a fine settembre è positivo rispetto al 2013. Garda trentino, il
turismo tiene
di Matteo Cassol wALTO GARDA Dopo gli anomali e piovosi mesi cruciali dell'estate, grazie alla "performance"
sostanzialmente stabile di settembre rimane leggermente in positivo l'annata della Busa dal punto di vista delle
presenze turistiche. Restano lontani e probabilmente non saranno più confermabili nella restante parte del 2014 i
progressi del primo semestre - con i dati che delineavano un trionfale +4,8% di presenze rispetto al gennaio-giugno
2013 e un +2,5% sullo stesso periodo del 2012, facendo segnare il record semestrale assoluto - ma dopo il tracollo di
luglio e il calo di agosto per Ingarda ritrovarsi quasi al termine della stagione con un pur striminzito +0,06% sul 2013
non può che essere motivo di grande sollievo. Tanto più visto che il parziale dei primi nove mesi è tornato a essere,
seppur di poco, il migliore mai realizzato: finora nel 2014 si sono registrate 2.783.206 presenze, contro le 2.781.471
del gennaio-settembre 2013, le 2.779.584 dello stesso periodo del 2012, le 2.685.243 del 2011 e le 2.528.891 del
2010. A fine agosto il 2014 aveva in dote un +3.821 di presenze sul 2013 ma un -16.115 sul 2012. Nel settembre 2014
(430.451 pernottamenti) è stato perso ancora un po' di terreno rispetto allo stesso mese del 2013 (430.958), ma in
entrambi i casi il dato è stato nettamente maggiore rispetto al settembre 2012, mese particolarmente piovoso (14
giorni bagnati con 180 millimetri di pioggia contro i 12 con 75 millimetri del 2013 e gli 11 con 33 millimetri di
quest'anno), e quindi si è verificato il sorpasso rispetto a due anni fa, nonostante i primi tre quarti del 2014 siano stati
flagellati dalle precipitazioni (1.171 millimetri contro gli 859 del 2013 e gli 895 del 2012). Rispetto al 2013 sono
sensibilmente cresciute Dro-Drena (+8,9%, ma con un peso specifico limitato) e Arco (un +3,2% con 610.134 presenze,
nonostante un -5,1% tra gli italiani), è rimasta pressoché stabile Nago-Torbole (-0,1%, con il -3,8% tra gli italiani
mitigato dal +0,3% nei pernottamenti tra gli stranieri, che sono di più), mentre sono calate Riva (-1,4%, pari a un
ammanco di 18.708 presenze, con -4,8% tra gli italiani e -0,4% tra gli stranieri) e Tenno (-3,8%, con -2,9% tra gli italiani
e -4,3% tra gli stranieri). Nel complesso, se per il mercato straniero si può parlare di crescita (+1,1%, frutto di 23.821
pernottamenti in più rispetto al 2013), per l'Italia la situazione è diversa, con un -4,2% (-22.086 pernottamenti). Dai
mercati esteri, crescono Austria (+4,4%) e Svizzera (+7,3% presenze), il colosso Germania (46,6% delle presenze totali)
si mantiene pressoché stabile (+0,8%), altalenanti il Benelux (-8% dal Belgio, +0,8% dai Paesi Bassi) e la Scandinavia
(Danimarca -12,8%, Finlandia -6,5%, Svezia -1,7%, Norvegia +9,9%). In contrazione Regno Unito (-2,9%) e Irlanda (1,7%), positivi, come da qualche anno a questa parte, i flussi dall'Est Europa: Repubblica Ceca +5%, Polonia +2,7%,
Russia +7,2%, Slovacchia +14,9% e Ungheria +20%. 25/10/14
Il festival internazionale di Arco prima manifestazione italiana a ottenere l’attestato Uni Iso
Rock Master, qualità certificata
ARCO Rock Master Festival è la prima manifestazione italiana a esser insignita di una sorta di “bollino blu”, ovvero di
un certificato che ne attesta la virtuosità organizzativa. Ieri il patron Albino Marchi, sotto lo sguardo soddisfatto del
sindaco Alessandro Betta e dell'assessora allo sport Marialuisa Tavernini, ha ricevuto dall'ente certificatore l'attestato
Uni Iso 2012:2013. Si tratta di una nuova attestazione che diverrà obbligatoria per le principali rassegne sportive a
respiro internazionale che ambiscono a beneficiare di particolari contributi. Rock Master, dunque, fa ancora una volta
da apripista. «Il raggiungimento di questo obiettivo ha comportato, da parte nostra, un ulteriore salto di qualità – ha
spiegato Marchi – ovvero maggiore professionalità, anche se restiamo un’associazione di volontariato. Per rimanere
ad alto livello serve qualità, altrimenti si buttano i soldi dalla finestra. Il mio auspicio è che questo nostro sforzo venga
non solo capito ma anche sostenuto. È importante che chi ci affianca ci segua». Alla cerimonia di ieri hanno
presenziato pure l'assessore della Comunità di valle Michela Calzà, il consigliere provinciale Luca Giuliani, il presidente
della Cassa Rurale Enzo Zampiccoli, il comandante della polizia locale Ivano Berti e la Guardia di Finanza. La Comunità,
in particolare, ha avuto un ruolo decisivo nell'ottenimento del certificato che mette insieme vari aspetti: la ricaduta
economica sul territorio, la sostenibilità sociale e il rispetto dell'ambiente. Calzà ha ricordato il ruolo svolto dalla
Comunità che ha messo a disposizione i propri uffici e in prospettiva anche l'aiuto del gruppo degli Ecovolontari che
darà una mano nella gestione della parte riguardante i rifiuti prodotti durante l'evento. Betta e Tavernini, invece,
hanno puntato lo sguardo sul valore sociale della competizione e sul ritorno in termini di promozione turistica e di
indotto economico. In tal senso, sono stati snocciolati alcuni dati forniti dalla Master Net. È emerso che i visitatori
stranieri che vengono al Rock Master spendono oltre 120 mila euro in acquisti e consumi mentre quelli italiani intorno
ai 112 mila euro. La conoscenza della manifestazione si trasmette all'estero principalmente attraverso Internet ma
anche la pubblicità tradizionale (volantini, manifesti...) fa ancora il suo. Il questionario effettuato durante l'ultima
edizione del festival ha dato esiti confortanti rispetto al gradimento del pubblico, ma ha pure posto l'accento sulle
possibili migliorie, tra cui il potenziamento della mobilità alternativa e la riduzione dei rifiuti. Gli intervistati (circa 140)
hanno anche buttato lì qualche suggerimento, come la realizzazione di nuove tribune, più posti auto, più contenitori
per i rifiuti, più spazi per i bimbi e anche delle mantelle impermeabili da fornire con il biglietto d'ingresso. Maledetta
pioggia d'agosto. (gl.m.) 25/10/14
Promotore dell’iniziativa un gruppo di giovani che vuole avviare l’iter
Il sindaco Betta, interpellato, si è detto disponibile a supportarli
Comune unico, da Arco
l’idea del referendum
ARCO Per ora siamo solo a livello di intenzioni, di pourparler o poco più. Però è la prima volta che se ne parla in
maniera quasi ufficiale perché uno dei protagonisti della chiacchierata è il sindaco Alessandro Betta. In questi giorni,
dopo quello che è successo lunedì in consiglio comunale, è uscito allo scoperto un gruppo di giovani di Arco che ha
manifestato la volontà di dare vita all'iter burocratico che è propedeutico e necessario all'indizione del referendum
per la costituzione del comune unico del Basso Sarca. Betta ha accolto con favore l'iniziativa e si è detto disponibile a
supportarla lungo tutto il cammino che si preannuncia piuttosto lungo, visto che bisogna cercare e trovare il consenso
di tutte le comunità coinvolte. Il sindaco di Arco – che ieri ha compiuto 37 anni ed ha festeggiato in consiglio
comunale, con torta e brindisi – non lo dice ufficialmente ma è rimasto molto deluso dal comportamento dei colleghi
sindaci che hanno disertato la seduta consiliare di lunedì e quindi l'incontro con gli assessori di Regione e Provincia
Noggler e Daldoss. L'assemblea era stata convocata per discutere della riforma degli enti locali e delle prospettive di
fusione dei comuni. Betta ha incassato la “scortesia” istituzionale facendo buon viso a cattivo gioco ma ora ritiene che
la politica locale non sia ancora pronta ad assumersi l'onere di portare avanti questo processo autonomamente e così
ha deciso di favorire l'iniziativa popolare. La riforma regionale, che dovrebbe venir approvata nel giro di un mese,
prevede che ad indire il referendum possa essere direttamente la popolazione anche senza l'avallo del consiglio
comunale. Sono sufficienti le firme del 10 per cento degli elettori per dare il via al quesito. La notizia è ancora molto
fresca e per il momento si tratta di una semplice intenzione, che è stata palesata al sindaco e solo a lui, ma tutto lascia
pensare che nei prossimi mesi si passerà ad una fase più concreta; basterà tenere gli occhi puntati su Facebook per
annusare l'aria che tira. Ciò che è successo lunedì in consiglio ha comunque lasciato strascichi, anche se sembra
rientrata la protesta che pareva palesarsi all'orizzonte, con la diserzione da parte della giunta di Arco dell'incontro in
novembre a Riva, per discutere di alcune partite sinergiche e strategiche che riguardano le due municipalità. Il Patt
avrebbe voluto lanciare un segnale ai “cugini”, ma il sindaco ha raccomandato a tutti calma e sangue freddo e così la
riunione si terrà, salvo clamorosi colpi di scena. E' più probabile, invece, che Betta decida un'altra forma di protesta
meno invasiva ma altrettanto efficace. (gl.m.) 25/10/14
Arco, imbarazzante assenza alla serata con l’assessore Daldoss. Il «portavoce» Remia: «Troppo presto per parlarne»
Fusione dei comuni snobbata dai sindaci
ARCO «Abbiamo deciso di non partecipare all'incontro perché riteniamo inopportuno parlare di una riforma che non è
ancora stata approvata e poi perché crediamo che ognuno di noi debba parlarne con i propri organi istituzionali,
giunte e consigli comunali, prima di riunirsi in sedute plenarie. Ad ogni modo non c'è stato da parte nostra alcun
sgarbo istituzionale». Carlo Remia, sindaco di Tenno e presidente della Conferenza dei sindaci, parla a nome anche dei
suoi colleghi quando motiva la scelta che ha portato lui e i primi cittadini di Riva, Dro, Nago Torbole e Drena a
disertare la serata di lunedì. Due le motivazioni che adducono i sindaci: la necessità di discutere la questione nei
rispettivi territori (serve l'ok degli elettori per la fusione) e poi il fatto che la riforma non è stata ancora approvata (lo
sarà a novembre). «Ad oggi vi sono ancora molte incertezze sulla riforma – commenta Remia – come, ad esempio,
l'entità degli incentivi ai comuni, la natura delle gestioni associate, i limiti delle popolazioni che ne devono far parte, la
ventilata soppressione della Conferenza dei sindaci. A bocce ferme, quando sarà approvata la riforma, sarà più facile
parlarne». Insomma, per i sindaci della Busa la riunione dell'altra sera è stata troppo affrettata. «Ci vuole il suo tempo
– prosegue Remia – anche perché non tutte le amministrazioni hanno avviato e perfezionato tale percorso e poi siamo
a sette mesi dalle elezioni e ciò non aiuta». Il sindaco di Tenno dice di aver comunicato, nei giorni scorsi, al presidente
Ottobre tutte queste considerazioni e che quindi la posizione dei sindaci era nota. «Ad ogni modo non siamo sordi a
tale tematica. Anzi, voglio rilanciare. In qualità di presidente mi impegno a portarla in discussione nella prima
conferenza dei sindaci all'indomani dell'approvazione definitiva della riforma. Approfondiremo le caratteristiche della
legge, cercheremo soluzioni unitarie e vedremo di fare dei passi avanti». Ma Remia ricorda pure che la situazione dei
comuni dell'ex C9 è del tutto particolare. Ledro, infatti, è già frutto di una fusione mentre gli altri cinque comuni,
Drena esclusa, non si trovano nella condizione di dover obbligatoriamente fondersi. “Tale processo dovrà essere una
scelta e non un obbligo – spiega – e la presenza di due grandi comuni fa pensare più a processi di incorporazione che
di fusione e questa sensazione non facilita le cose. Le priorità devono essere i servizi unificati». (gl.m.) 22/10/14
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dalla GAZZETTA DI MANTOVA
Castiglione. Dimissioni a catena nel direttivo neoeletto
«Nomine illegittime». Segnalazione anche alla procura
Pro Loco senza pace
Esposti e ricorsi
contro il nuovo cda
CASTIGLIONE DELLE STIVIERE Pro Loco senza pace. L’elezione della neo presidente Donatella Marai, tornata in sella
all’associazione dopo un lungo periodo di giubilazione a causa delle guerre tra due fazioni interne, è stata fortemente
messa in discussione da una parte dei soci. Che hanno presentato esposti all’Unione regionale delle Pro Loco, che oggi
a Milano discuterà il “caso Castiglione” e alla procura della Repubblica perché individui eventuali reati penali. E che
ora annunciano la volontà di abbandonare definitivamente l’associazione, irrimediabilmente divisa la proprio interno.
Il tutto nasce con l’assemblea del 23 settembre scorso. Un’assise convocata per nominare due consiglieri, dimessisi dal
cda e procedere quindi, una volta ricostituito nella sua interezza l’organo direttivo (7 membri) a nominare al proprio
interno il presidente, in sostituzione di Luisa Costigliola. L’elezione dei due membri avviene regolarmente. Massimo
Maghella, ex assessore, ed Anna Veclani entrano in consiglio. Ma a questo punto accade l’imprevisto. Tre consiglieri si
dimettono dal cda: è il caos e diversi presenti lasciano l’assemblea. Fra questi il segretario Maurizio Mutti (che doveva
verbalizzare) e Achille Morandi, presidente della commissione elettorale, che si porta via le schede vidimate per
l’elezione del presidente. A questo punto che succede? L’esposto segnala che, invece di sospendere l’assemblea, si
procede comunque all’elezione. Nonostante si dimetta seduta stante un altro consigliere. I soci rimasti votano
presidente la Marai (13 voti), che si insedia. Nei giorni seguenti il segretario e tre membri del cda presentano le
proprie dimissioni facendo scendere da 7 a 3 il numero dei consiglieri in carica. A questo punto, secondo alcuni soci ed
i revisori dei conti dell’associazione, non solo l’elezione della Marai sarebbe avvenuta in modo irregolare. Cosa
succederà ora? Occorrerà ovviamente attendere l’esito del vertice milanese. Poi non è escluso che i soci dimissionari
non vogliano proporre la creazione di una nuova associazione di promozione culturale e turistica del territorio. E
problemi potrebbe sorgere anche nei rapporti con la Croce Rossa, che aveva affidato la gestione del proprio museo
alla pro Loco e che oggi a fronte delle continue tensioni, potrebbe prendere le distanze. 25/10/14
Consultazioni tra Monzambano, Solferino, Cavriana, Ponti sul Mincio e Medole
La legge impone la condivisione dei servizi: entro fine anno bisogna decidere
Cinque Comuni insieme
Verso l’Unione dei colli
MONZAMBANO Cavriana, Medole, Solferino, Ponti sul Mincio e Monzambano. I cinque Comuni morenici che hanno
meno di cinquemila abitanti si stanno incontrando per valutare la possibilità, come prescrive la legge, di realizzare
un’unione di tutte le funzioni, un’operazione necessaria per risparmiare in fatto di costi dei servizi e di spese da
sostenere. Le riunioni informali e di consultazione sono iniziate subito dopo le elezioni di maggio, quando il Comune di
Medole con il sindaco Giambattista Ruzzenenti ha iniziato un lavoro di consultazione per valutare la possibilità di
sedersi attorno a un tavolo e discutere insieme la praticabilità dell’operazione. La legge prevede che dal primo gennaio
2015 i Comuni piccoli o si fondano insieme, o si organizzino con funzioni associate oppure, come nel caso di quanto si
sta discutendo sulle colline moreniche, pensino a un’unione di tutti le funzioni, da quelle cioè dei servizi sociali a
quelle del comparto tecnico. L’operazione, dunque, è volta a far quadrare i conti e i bilanci in un’epoca di crisi e di
continui tagli da parte del governo centrale. Nelle scorse settimane, dunque, nei cinque comuni si è discusso in
riunioni fra gli amministratori locali del progetto. In questi giorni, invece, sono in corso riunioni tra le giunte e i
capigruppo dei vari consigli comunali per discutere, in seduta plenaria, questa operazione che, se tutto procederà in
modo lineare, porterebbe alla nascita già dal primo gennaio del’Unione Colline Moreniche. Al momento, dunque, i
Comuni stanno discutendo, e i lavori sono ancora alla fase preliminare: se da un lato il risparmio e la razionalizzazione
dei costi e delle risorse sono alla base di questo importante cambiamento, dall’altra parte ci sono resistenze. La
riunione di lunedì sera a Cavriana, nella quale erano presenti le giunte e i capigruppo dei vari consigli comunali, ha
evidenziato ancora una volta molte perplessità che, dunque, devono essere discusse ancora dai singoli Comuni. Tra i
vantaggi ci sarebbe la possibilità di risparmiare sul servizio paghe dei dipendenti, ma anche sull’organizzazione della
raccolta dei rifiuti, così come sulla gestione dell’acqua. Dall’altra parte, però, fra le criticità da discutere, il
ripensamento delle varie aliquote e delle tasse comunali, ma anche i tempi di questa unione che vede vincolati
Comuni in un patto della durata di dieci anni. Non è solo, dunque, una questione di autonomia e di indipendenza, che
con tale operazione potrebbero venir meno, ma anche la stessa occasione di maggior efficentamento e funzionalità, in
questa fase, è vissuta ancora come carica di controindicazioni. Il dibattito è in corso e nelle prossime settimane le
riunioni previste serviranno per proseguire ed eventualmente accelerare l’iter che si vorrebbe intraprendere nel caso
che l’accordo venga siglato. Luca Cremonesi 25/10/14
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dal CORRIERE DELLA SERA
Giovedì 30 Ottobre, 2014 - BRESCIA
Aeroporto, Bonometti rilancia
«Di fronte a un progetto serio, Brescia non si tirerà indietro. Anzi, non vogliamo essere secondi a nessuno». Il numero
uno di Aib Marco Bonometti lo dice con il solito stile, schietto e senza fronzoli. Il risiko dei cieli non può tagliar fuori la
Leonessa, visto che si sta parlando del «suo» aeroporto. Lo fa mentre al D’Annunzio viene inaugurata la «Beretta Sky
Suite», la sala d’attesa per i passeggeri dei voli privati «firmata» dalla storica azienda triumplina. Duecento metri
quadrati dotati di tutti i confort, divanetti, connessione wi-fi, assistenza.
«Speriamo che questa iniziativa possa servire a rilanciare Montichiari» dice Ugo Gussalli Beretta, primo presidente del
D’Annunzio. «Le potenzialità ci sono sempre state, i risultati no».
Il presidente della Catullo Paolo Arena pare fiducioso. «Questo è un nuovo mattoncino per il rilancio di Montichiari».
I voli privati sono una nicchia dove lo scalo bresciano può dire la sua; nel 2013 ha «ospitato» 3mila voli, quest’anno
siamo a 2.600. In vista di Expo è una carta da giocare. Ma sullo sfondo resta il destino gestionale dell’aeroporto: il 25
novembre si terrà l’udienza al Consiglio di Stato che potrebbe portare a una gara europea per l’assegnazione della
concessione. A meno che i territori non si mettano d’accordo.
L’ingresso di Save nella Catullo ha riattivato la trattativa con Sacbo. «Si è aperto un canale di dialogo con Bergamo –
ribadisce Arena – la società è impegnata in un progetto di sviluppo dello scalo, siamo pronti a cogliere tutte le
opportunità industriali». Comprese le sinergie con Sacbo? «Aspettiamo di verificare eventuali proposte» si limita a
dire Arena, che conferma però i «contatti» con Dhl. Sacbo, da parte sua, già un anno fa aveva spiegato di essere
pronta a portare voli al D’Annunzio «già domani mattina»: nel 2020 si potrebbero raggiungere le 250mila tonnellate di
merce l’anno (oggi ferme a 40mila), creando 8mila posti di lavoro.
«Non mi interessa chi gestisce lo scalo – commenta Bonometti - l’importante è che funzioni. Le imprese bresciane ne
hanno bisogno. L’aeroporto è essenziale per avvicinare Brescia al resto del mondo e per rendere più competitivo il
nostro territorio».
Verona-Venezia e Bergamo starebbero lavorando a un’intesa per una gestione condivisa del D’Annunzio, attraverso
una società ad hoc partecipata sia da Sacbo che dalla Catullo. Abem avrebbe riattivato il dialogo con Bergamo, con
l’obiettivo di ritagliarsi un ruolo nella newco. Bonometti però si smarca dai «rumors». «Basta chiacchiere, vogliamo
vedere un progetto industriale serio. Se arriverà non ci tireremo indietro». Come? «Il territorio è fondamentale, e il
D’Annunzio è sul nostro territorio. Non si può andare in casa d’altri a comandare». Il nodo però è sempre quello, chi
mette le risorse. «Non siamo secondi a nessuno – taglia corto Bonometti - bisogna trovare un’intesa che sia
percorribile, un’intesa tra i tre territori, Bergamo, Brescia e Verona. Sulle cose concrete Brescia ci sarà». Brescia? «Sì,
gli industriali bresciani».
Davide Bacca
Mercoledì 29 Ottobre, 2014 - BRESCIA
I cantieri Tav minacciano il sito Unesco
Il cantiere per la galleria di Lonato «investe» il Lavagnone. Il vicesindaco di Desenzano: rischio da evitare
Sacchi di cemento e camion «parcheggiati» sull’area archeologica del Lavagnone: un «ossimoro» certificato dalle carte
di progetto dell’Alta velocità. Se i lavori per la Brescia-Verona iniziassero domani, il sito palafitticolo di Desenzano —
riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità — entrerebbe a far parte del mega cantiere Tav per la costruzione
della galleria di Lonato. Un tunnel di sette chilometri in fondo al quale si annuncia un’area di stoccaggio di 25 ettari, la
cui parte finale si sovrappone per cinquemila metri quadrati con la zona sottoposta a vincolo archeologico. «Chi ha
progettato l’intervento — sostiene Gabriele Lovisetto, segretario del comitato Parco delle colline moreniche — ignora
completamente quello che esiste sul territorio». Con 200 camion al giorno che porteranno via i materiali di scavo sarà
inevitabile che la polvere finisca su un terreno storico dai cui scavi, nel ‘78, è emerso l’aratro più antico del mondo. Tra
ruspe, rumore e una viabilità sconvolta «è un disastro annunciato», ripete Lovisetto. Il quale non si stupirebbe se
l’Unesco decidesse un domani di togliere il riconoscimento al sito del Lavagnone.
In realtà pochi giorni fa l’amministrazione di Desenzano ha approvato una relazione per segnalare questo «errore» al
ministero. Si tratta di una serie di osservazioni al progetto preliminare della Tav di cui si discuterà il sei novembre a
Roma. «Sono convinto che sul Lavagnone ci sarà un passo indietro — assicura Rodolfo Bertoni — e l’area archeologica
sarà liberata». Il vicesindaco di Desenzano sottolinea che si tratta di una piccola porzione di terreno, ma allo stesso
tempo ricorda che intorno a quella zona si continua a scavare.
L’amministrazione lamenta che l’area di esproprio per i lavori è cresciuta di 73 mila metri quadrati rispetto al progetto
del 2003. L’altra anomalia è la viabilità di cantiere che presenta diverse criticità. Tra queste, la costruzione di una
rotonda di 15 metri che dovrebbe sovrastare autostrada e ferrovia con un rilevante impatto visivo.
In realtà, quello che più stupisce è che tutto il progetto è stato tracciato su cartografie che risalgono al 1984. Chi
conosce il territorio lo sa bene.
Non è segnata una parte della tangenziale sud, la provinciale per Castiglione ha la metà delle corsie, mancano il Centro
commerciale «Il Leone» e diverse rotatorie. Senza contare vigneti, capannoni e abitazioni costruiti in tutti questi anni.
«Meglio spendere cinque mesi — sottolinea il vicesindaco — e rifare per intero la Valutazione di impatto ambientale».
Il progetto ha però subito un’accelerazione. E se i cantieri dovessero iniziare nei mesi di Expo, «per il sistema turistico
del Basso Garda — dice Bertoni — sarebbe una sciagura».
Matteo Trebeschi
Sabato 25 Ottobre, 2014 - BRESCIA
Visano, il depuratore torna ai privati «Ma noi preferivamo l’indennizzo»
La sentenza d’appello sfila l’impianto alla Provincia. Pronte le richieste di risarcimento
La storia infinita del depuratore di Visano — costato 14 milioni di fondi pubblici, fermo da 12 anni e diventato ormai
un rudere inutilizzabile — si arricchisce di un nuovo imprevisto capitolo. Nei giorni scorsi la seconda sezione Civile
della corte d’appello di Brescia (presidente Paolo Maria Galizzi) ha ribaltato la sentenza di primo grado emessa 3 anni
fa, con la quale i giudici hanno riaffidato l’impianto alla Provincia: adesso quel che resta di vasconi invasi dalle rane e
dai canneti torna ad essere gestito (fino al 2029) dalla società Vstr, che nel 1999 l’aveva avuto in concessione
trentennale dal Broletto.
Una sentenza «bomba» per la Provincia, che aveva già progettato di realizzare sui resti di quell’impianto il mega
depuratore della sponda bresciana del Garda, portando a Visano (con 81 chilometri di tubature sotterranee) le acque
nere da Gargnano a Moniga ma anche quelle dei paesi limitrofi (Acquafredda, Remedello, Visano, Calvisano e Isorella).
Un progetto da 115 milioni di euro, che l’ex presidente della Provincia Daniele Molgora «sognava» di realizzare non
appena fosse diventato realtà il gestore unico dei servizi idrici integrati. Un sogno spezzato con il quale ora dovrà fare i
conti Pierluigi Mottinelli, il nuovo presidente dell’ente.
La sentenza non pare affatto soddisfare nemmeno il gruppo di imprese Vstr (formato da Asm, Unieco e Scarl) che era
ricorsa in appello sperando solamente in un rimborso per il mancato reddito degli anni di inattività. Vstr infatti
chiedeva « almeno 2 milioni di euro» per il lunghissimo fermo dopo il sequestro, causato a suo dire anche dalle
autorizzazioni «monche» della Provincia. Il Broletto dal canto suo ha sempre sostenuto di non avere nessuna colpa e
voleva la conferma della sentenza di primo grado, che le aveva riconsegnato l’impianto. Di più. Voleva 726mila euro
come rimborso per i costi sostenuti per il personale dopo il sequestro dell’impianto (nel 2002), per le consulenze
tecniche e anche per il danno d’immagine. Nessuno dei due contendenti invece ha diritto a un euro: «Non vi è la prova
della responsabilità certa di alcuna delle parti» e «da qui deriva il rigetto delle domande reciproche di risarcimento» si
legge nella sentenza.
Perché allora l’impianto viene ridato in gestione al gruppo d’imprese che l’ha costruito? I giudici hanno fatto notare
come nel contratto trentennale non sia specificato che lo stesso sarebbe diventato nullo se l’impianto si fosse reso
indisponibile (come è avvenuto). Per questo «il primo giudice è dunque incorso in vizio di extrapetizione, sicché va
respinta la domanda della Provincia volta ad ottenere la risoluzione del contratto. Ne consegue il rigetto della
domanda di restituzione dell’apparecchiatura».
Che succede ora? Fonti vicine a Vstr ricordano che la società non pensa certo a rimettere in funzione l’impianto, che
negli ultimi 3 anni (da quando cioè è della Provincia) è stato visitato più volte dai ladri, «spolpato» del rame dei quadri
elettrici. Rimettere in moto una macchina ormai sorpassata dal punto di vista tecnologico costerebbe milioni di euro.
Ma la sua funzione originaria oggi è venuta meno, visto che gli allevamenti intensivi della zona si sono dotati di loro
impianti biogas per produrre energia e far fronte alla direttiva nitrati. Per questo sarebbe più propensa ad un ricorso
in Cassazione.
Dal canto suo la Provincia, che 3 anni fa aveva dato l’impianto in gestione all’Ato, il quale l’aveva affidato a Garda Uno
per riconvertirlo alla depurazione civile, è del tutto spiazzata. Perché in teoria torna in vigore quel contratto stipulato
nel 1999, dove la Vstr doveva lavorare per conto del Broletto. Senza un accordo tra i litiganti, l’impianto è destinato a
restare ancora per lunghi anni regno delle raganelle.
Pietro Gorlani
Martedì 21 Ottobre, 2014 - BRESCIA
Bettoni: «22 anni di risultati»
Era il 1992: il 7 febbraio di 22 anni fa i dodici stati membri della Cee firmavano il trattato di Maastricht; dieci giorni
dopo l’arresto di Mario Chiesa apriva la stagione di Mani Pulite; il 23 maggio e il 19 luglio due autobombe uccidevano i
giudici Falcone e Borsellino; il 12 ottobre a Genova iniziano le Colombiadi e il 30 dicembre l’allora 44enne Francesco
Bettoni, imprenditore agricolo da Visano, veniva eletto alla guida della Camera di commercio di Brescia.
Il peso dell’eredità
«Un altro mondo». Sono passati ventidue anni e quella di ieri è stata l’ultima uscita pubblica per il numero uno di via
Einaudi il quale, entro la fine del prossimo mese, dovrà — dopo aver espresso la sua indisponibilità nel proseguire
l’esperienza — lasciare la sua carica a Giuseppe Ambrosi, l’uomo di Aib che le categorie rappresentate nel
parlamentino camerale hanno scelto per tentare la carta del cambiamento. «Consegno al mio successore — ha detto
Bettoni — un ente sano, capitalizzato e senza un euro di debito. Ma soprattutto chiudo il mio mandato, che qualcuno
ha definito anomalo , con una notizia positiva, e cioè che da uno studio voluto dal ministero dello Sviluppo economico
relativo alla rigidità di bilancio delle Camere di commercio, risulta che Brescia è in assoluto la migliore». Questione di
non poco conto, dato che la riforma della pubblica amministrazione contenuta nel disegno di legge Madia dal
prossimo anno finirà per togliere letteralmente la terra da sotto i piedi agli enti responsabili della redazione e
dell’aggiornamento del Registro delle imprese. Ormai, infatti, ha forza di legge il taglio del 35% dei diritti camerali
(cioè i contributi che ogni azienda associata è tenuta a versare) nel 2015, che diverrà del 40% nel 2016 e del 50% nel
2017, una misura che obbligherà le Camere a rivedere organizzazione, strategie e gestione del proprio ordinamento.
«Sono tagli pesanti — ha proseguito Bettoni — ma Brescia riuscirà a sopportarli, come dimostra lo studio del Mise».
Il primato bresciano
Uno studio che ha messo in fila i conti dei 105 enti camerali parametrandone la solidità di bilancio, i costi di gestione,
le scelte strategiche realizzate, il peso del personale e i volumi delle pratiche realizzate per fotografare efficienza,
efficacia e funzionalità. «L’indice che ne è emerso — ha sottolineato Bettoni — premia Brescia, che è al primo posto
davanti a Bergamo, Monza e Milano: nel 2015, infatti, quando cioè sarà già in vigore il taglio del 35% dei diritti
camerali, Brescia potrà ancora disporre del 40,34% delle sue risorse per la promozione al tessuto economico e
imprenditoriale».
Un risultato che, per il presidente uscente, «è dovuto alla gestione di questi anni, che si è basata sulla qualità del
lavoro e della formazione dei nostri dipendenti, sulla loro professionalità, preparazione e organizzazione e su scelte
strategiche, di politica economica, ponderate e trasparenti».
Agricoltore e presidente
Imprenditore agricolo dal 1972, anno in cui consegue la laurea in Sociologia a Trento, è rimasto al vertice dell’Unione
agricoltori dal 1982 allo scorso dicembre, è consigliere delegato di Immobiliare Fiera, dal 1999 è consigliere del Banco
di Brescia e, fra le altre cariche, è presidente di Brebemi, la società di gestione dell’A35 aperta al traffico quest’estate.
Bettoni lascia un ente a cui sono iscritte 121.364 imprese che nel 2013 ha raccolto 20,7 milioni di euro di diritti e che
ha chiuso in positivo di 1,2 milioni, reimmetendo sul territorio bresciano iniziative di sostegno allo sviluppo per un
controvalore di 13,9 milioni fra contributi all’innovazione tecnologica (2,5 milioni), internazionalizzazione (2,5),
formazione (1,6), promozione territoriale (2,7) e accesso al credito (4,5 milioni), tanto da assicurare un ritorno a
ciascuna impresa dell’89% delle quote versate.
Risultati che, ha proseguito, «mi rendono orgoglioso, perché fanno dell’ente un’icona che ha contribuito fortemente a
rendere più efficiente e competitivo il tessuto economico e produttivo bresciano».
I nodi (ancora) irrisolti
Per Bettoni, quello di ieri non erano certo il luogo e il contesto adatti a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Ma è
innegabile che l’ultimo anno di mandato sia stato il più difficile dei due lunghi decenni di permanenza in via Einaudi.
Complice la crisi, i nodi del sistema Brescia sono infatti venuti tutti al pettine: a cominciare dalla fiera, sommersa dai
debiti e oggi impegnata in un complesso cambio di pelle, dall’aeroporto di Montichiari, recentemente battuto da
Parma nella guerra dei cargo, e da Brebemi, il collegamento diretto a Milano pericolosamente sottoutilizzato a causa
del non completamento della rete infrastrutturale lombarda.
«Se la Camera oggi è più che mai competitiva — si è limitato a ricordare Bettoni in chiusura — è anche per l’ anomala
gestione di questi 22 anni, che nel caso di specie sono stati però l’elemento fondamentale che ha portato al
raggiungimento dei risultati ottenuti, come del resto condiviso dalle associazioni di categoria che mi hanno sostenuto
per tutto questo tempo».
Giovedì 30 Ottobre, 2014 - CORRIERE DEL TRENTINO - TRENTO
Tassa di soggiorno da maggio: 0,5- 2,5 euro a notte Gli albergatori: «Una scorciatoia per fare cassa»
Il gettito 2015 ammonta a 7 milioni. Libardi: «È stato offeso un intero comparto»
TRENTO La tassa di soggiorno esordirà negli alberghi trentini dal primo maggio. La conferma alle indiscrezioni (Corriere
del Trentino di ieri) è nella presentazione della manovra finanziaria da parte del governatore Ugo Rossi a imprese e
parti sociali. Nel 2015 il gettito sarà di sette milioni di euro, mentre a regime, nel 2016, crescerà a dodici. Gli
albergatori — da tempo critici su una decisione che era nell’aria ma non era stata annunciata dopo la seduta di giunta
di lunedì, facendo pensare all’ennesimo rinvio — non l’hanno presa bene e parlano di «una scorciatoia per fare
cassa».
L’imposta servirà ad accrescere il finanziamento privato della promozione turistica dei territori. Ogni turista ospitato
da «strutture ricettive alberghiere e extra-alberghiere, agriturismi, e rifugi pagherà da un minimo di 0,5 euro a un
massimo di 2,5 euro per notte, in base alla tipologia della struttura ricettiva, fino a un massimo di sei notte
consecutive. Per una coppia in vacanza per una settimana il contributo andrà da 12 euro a 30 euro. Ma la misura
dell’imposta potrà essere incrementata «nei singoli ambiti di ciascuna Azienda di promozione turistica su richiesta
della Comunità di valle interessata». Un particolare di cui nemmeno il presidente dell’Associazione albergatori, Luca
Libardi, era informato: «Non ne sapevamo niente e averlo scoperto dalle slide proiettate in Provincia mi fa specie»,
dice.
Sono previste esenzioni per minori, forze dell’ordine protezione civile, familiari di pazienti. Secondo il disegno della
Provincia le risorse incassate saranno riassegnate ai territori per fornire servizi aggiuntivi ai turisti, mentre il contributo
pubblico sarà concentrato sulla promozione della marca Trentino attraverso la Trentino marketing.
«L’imposta di soggiorno è una scorciatoia per fare cassa che non condividiamo — sottolinea Libardi — La Provincia ha
illustrato prima le uscite, poi è passata alle entrate e ha dedicato un’intera slide alla tassa di soggiorno. Solo a noi è
stata dedicata un’attenzione così. Con questa decisione si offende un intero comparto». La larga diffusione
dell’imposta nel resto d’Italia non rappresenta, secondo il presidente degli albergatori, un buon motivo per adeguarsi:
«In provincia si sono voluti ostinare, ma alla fine hanno copiato il peggio di ciò che è stato fatto altrove. Ne prendiamo
atto». Libardi sospende invece il giudizio sull’intera manovra finanziaria: «Leggeremo le carte e, nel prossimo incontro
con la giunta, formuleremo le nostre osservazioni».
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Gardesana orientale, prorogato il divieto ai tir
Scritto da: redazione
2014/10/22 5:27 PM
GARDA VERONESE – Accolta la richiesta della Comunità del Garda di prolungamento del divieto di transito del traffico
pesante sulla Gardesana Orientale.
Visti i provvedimenti prefettizi precedenti con scadenza 31 ottobre 14, la SR 249 Gardesana Orientale – come
testualmente riportato nei decreti del Prefetto di Verona e del Commissario di Governo di Trento – resterà chiusa al
transito dei mezzi pesanti dal 1° novembre 2014 al 30 aprile 2015, per l’intera giornata dalle ore 00:00 allo ore 24:00.
Il divieto riguarda i veicoli adibiti al trasporto merci aventi massa complessiva autorizzata superiore a 7,5 tonnellate
comprensivo dei veicoli adibiti al trasporto delle merci pericolose (ADR).
La decisione è stata presa dalle Autorità competenti, in pieno accoglimento della richiesta inoltrata dal Presidente
della Comunità del Garda, Giorgio Passionelli.
Sono esclusi dal divieto i veicoli ed i complessi di veicoli:
a) destinati al carico e scarico di merci e materiali per documentate esigenze connesse all’attività e al fabbisogno delle
Comunità rivierasche, ad eccezione del mero transito che resta vietato;
b) adibiti al pubblico servizio per interventi urgenti o di emergenza o che trasportano materiali ed attrezzi a tal fine
occorrenti (Vigili del Fuoco, Protezione Civile…);
c) militari, per comprovate necessità di servizio, e delle Forze di Polizia;
d) delle Amministrazioni comunali contrassegnati con la dicitura “servizio nettezza urbana”, nonché quelli che, per
conto delle Amministrazioni comunali, effettuano il Servizio “smaltimento rifiuti” purchè muniti di apposita
documentazione rilasciata dall’Amministrazione comunale,
e) appartenenti al Ministero delle Comunicazioni o alle Poste italiane S.p.A. purché contrassegnati con l’emblema “PT”
o con l’emblema “Poste Italiane”, nonché quelli di supporto, purché muniti di apposita documentazione rilasciata
dall’Amministrazione delle poste e Telecomunicazioni, anche estera;
f) del servizio radiotelevisivo, esclusivamente per urgenti e comprovate ragioni di servizio;
g) adibiti allo spurgo di pozzi neri o condotti fognari;
h) costituenti mezzi d’opera dell’ente gestore della strada previa individuazione del percorso che dovrà essere indicato
nell’autorizzazione da questi rilasciata.
L'Ateneo di Salò: realtà e prospettive
di Redazione
Venerdì nella sala dei Provveditori del municipio di Salò, un incontro per tratteggiare gli ultimi 50 anni di attività e
lanciare uno sguardo verso il futuro
Cadendo quest’anno il 450° anniversario di fondazione, l’Ateneo di Salò celebra la propria ininterrotta funzione
culturale con manifestazioni che colgono quanto di nuovo si è prodotto negli ultimi decenni nella ricerca storicoumanistica, tecnico-scientifica, socio-economica ipo¬tizzando anche possibili linee di prospettiva.
Quello di venerdì prossimo – 31 ottobre, alle ore 18, presso la Sala dei Provveditori del Comune di Salò – sarà un
viaggio alla ricerca di significative esperienze che hanno segnato gli ultimi cinquant’anni dell’Ateneo di Salò.
A sfogliare le pagine dei ricordi saranno Renato Cobelli, già segretario dell’Ateneo di Salò e Claudia Dalboni,
dell’Associazione Storica Archeologica della Riviera, essa stessa membro effettivo dell’Ateneo salodiano che, senza
ambire ad esaurire l’argomento, porteranno significative testimonianze sul vissuto accademico dal 1964 ad oggi.
Lo sguardo dei relatori, peraltro, spazierà anche oltre gli ultimi cinquant’anni, ma solo per tratteggiare le biografie di
alcuni personaggi che, nel lungo arco della storia dell’accademia, hanno lasciato una vivida memoria di sé.