POIESIS Direttore Dante M POIESIS Come indica l’antico nome greco, che vuole la poesia una derivazione del verbo “fare”, la collana intende promuovere chi, ai giorni nostri, ritiene ancora l’arte poetica un mettersi in gioco, un cimento e una scommessa. La collana ospiterà i poeti più noti, ma soprattutto i poeti esordienti, i quali più di tutti testimoniano il potere salvifico e innovativo del fare poetico. Riccardo Corazza Rinascita Copyright © MMXIV ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: marzo Et celui–là qui trouve un jour le parfum de son âme dans le vangrage d’un voilier neuf S. J P, Exil Indice Rinascita Ho barattato Inizio Ferrara Estate Escatologia Anni di leggero silenzio Dolcemente Un brandello di cielo Tutto scorre Montagna Ologrammi All souls Indice Rendiconto Ho visto Rimini Toast per un’amica Poesia della mezza età Ecco dei capelli grigi e della barba grigia. . . Rimpianti Musica Risvegli Avevi gli occhi di burrasca Notturno L’idea di una discendenza La memoria I giochi dell’amore Di quando le cose finiscono Adesso ed ora Un rifugio Indice Miracoli possibili Anni Novanta Intermezzo Départ Ragazzi Europa Il peccato Questo ed altro ancora Eternità Un sogno Il mondo nuovo Rinascita Ho deluso molti tutto e tutti La mia mente incompatibile Con un equilibrio degno di schematizzazione, A volte invidio il cristallino genio mozartiano Capace di covare partiture definitive Sotto chilometri di frivolezze, Io che la vera ispirazione l’ho estratta Faticosamente dall’asfalto, tra corpi in movimento E alla ricerca di destinazioni, Fuori dall’infanzia i sogni si sono fatti Ostici Ricordo ancora quei prati illuminati Il grano dorato La selva di illusioni che soltanto ragazzi Potevano covare Le visioni di amici predati Dall’ambizione Di scavarsi un futuro glorificato Le stelle Poi cos’è successo lo sa soltanto il tempo Da qualche parte sarà deposta la chiave Di questo anfibio annaspare Quello che ci avevano promesso, quello che meritavamo, Lo ricordate? Non l’avevano additato illusori nelle mattinate Di prigionia tra banchi e cattedre? Rinascita Una vita limpida e cristallina, Giusta sostanziale e retta Quella che mai potremmo avere, Dispiace per questo paese alla deriva Per la sua bellezza trasformata In rimpianto Per il cordoglio di uomini che un tempo Sfilavano per il mondo imponendo Una superiorità che affondava Soltanto parzialmente le ragioni Nella spada Eppure ricordo (o forse è soltanto suggestione) Di falangi incoronate d’alloro Che portavano con loro il futuro Le magnifiche sorti e progressive Ora quello che i miei occhi inadatti Contemplano è volubilità, compromesso, Rimpianto, è veramente questo Il territorio dove speravano di germogliare I sogni dei nostri figli? O incancrenendosi Nella nostra mediocrità stiamo travestendo Ogni frammento del futuro di un macilente Colore di morte? Ah! Quanti tramonti ho visto e quanti Corridoi di teatri antichi ho attraversato, Ma ora sono qui per parlarne, Per tirarne le fila Ho vagato senza stancarmi per il mondo, Oltrepassato le Colonne d’Ercole, Però è il qui e adesso che mi interessa, I rimproveri degli insegnanti illuminati Dalla giocosa incoerenza della giovinezza La sensazione inossidabile di trovarsi Sempre e comunque fuori posto, nessuna acqua Capace di dilavare le colpe, Poi la luce dei corridoi tra le colline La bellezza di una patria scorticata Da una storia che ne ha inquinato Riccardo Corazza Il sangue ma non la luce, Questa è la città della gente Questa è la città delle notti Scriveva nella stanzetta allagata Dai fiumi dell’alba l’illusione Di un adolescente curvato Dal peso delle aspettative. Credo non sia troppo tardi Per ricominciare Forse è l’odore primaverile che ha permeato La nottata invernale a farmelo sperare Forse la brace che non smette di scoppiettare Sotto alla cenere Non ci possiamo allontanare da quello Che un sapere uniforme Ha deciso a proposito dei nostri giorni Né saldare tutti i debiti contratti per sogni irrealizzabili Concepiti in parti illuminati Dall’incombenza del mare che unisce Tempi diversi nel nostro presente Né dalla lucente forza dell’alba Dalle dita rosate di queste parti Quello che possiamo è intessere Un coro da amplificare tramite l’aria Perché tutti possano riscoprirsi omogenei E riprendere a costruire insieme Usando le armi dei nostri talenti Un sogno che di limitato non abbia Che la nostra permanenza E fuggire dalle grotte di cristallo Suggerendo all’aria una nenia imparata Nelle notti di veglia di anni lontani Un sogno unitario, coerente, Che saldi passato e presente Sotto la stessa luce E tracci una rotta distinta verso Quello che di buono ha saputo Rinascita Anche per questa notte dipingere L’orizzonte. Passano passiamo passeremo Ma almeno ci sia lasciato In questo recinto di spazio L’autonomia per determinare di nuovo Il nostro futuro, come nelle serate Dei nostri anni migliori, un futuro Ricalcato sui passi del passato, Dal sapore del grano dorato Fiorito nella notte di tormenti Che attendo di vedere rigoglioso Come la primavera, tra pochi mesi, Appena davanti all’orizzonte. Riccardo Corazza Ho barattato Ho barattato la mia vita Per un pugno di versi, Ti racconterò del dio bislacco Che ha acconsentito Ad uno scambio così palesemente Svantaggioso, i miei giorni, Tutti i miei giorni uniti Sotto la cappa del medesimo Cielo, un cielo sontuoso Incurvato con cura Nelle mattinate sabbiose, Rigirato nelle attese Che annullano i pomeriggi, Questa la confessione Estrema, cullata dalle ore, Se fosse almeno per esistere Un istante, un secondo in più, Ma già cadono i minuti Sulle ciglia dei nostri abbandoni. Siamo ancora soli, e non basterà La luce di questa luna piena A rasserenarci. Persi, tutto qui. Smarriti. Nelle ore solitarie. Fra quello che rimane delle nostre Illusioni. Alle due del mattino.
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