18, 19 e 20 gennaio

Rassegna Stampa di
sab. 18, dom. 19 e lun. 20 gennaio 2014
SNALS / CONFSAL
GR1 RAI
RUBRICA “L’ECONOMIA PRIMA DI TUTTO” – INTERVISTA A MARCO
PAOLO NIGI
20/01/2014 SCUOLA, SCATTI DI STIPENDIO FERMI. SNALS: ANZIANITÀ BLOCCATA
L’Eco di Bergamo
DAL 2010
il Giorno - ed. Lombardia 20/01/2014 SAN BASSIANO NEL SEGNO DELLA CRISI IL SINDACO: "NE USCIREMO
INSIEME"
20/01/2014 GLI "INVISIBILI" IN PARLAMENTO
L'Unione Sarda
20/01/2014 SAN BASSIANO NEL SEGNO DELLA CRISI IL SINDACO: "NE USCIREMO
Qn.Quotidiano.net
INSIEME"
La Nazione - Ed. Livorno 19/01/2014 "CI SIAMO MOSSI PER PRIMI MA SIAMO ESCLUSI DALLA TRATTATIVA"
19/01/2014 "IL CARO-ESTINTO E' ARRIVATO ANCHE DA NOI" LA GRAVISSIMA
La Sicilia - Ed.
Palermo/Trapani
DENUNCIA DI UN SINDACALISTA
18/01/2014 LA REGIONE VUOL PRENDERSI SANTA CHIARA, IL COMITATO: "GIU' LE
Il Cittadino (Lodi)
MANI DALLA CASA DI RIPOSO!"
18/01/2014 "I PRONTO SOCCORSO SONO AL COLLASSO"
LA SICILIA
18/01/2014 MALORE DURANTE L'OCCUPAZIONE DI VILLAMARINA
L'Unione Sarda
18/01/2014 TRASPORTO FERROVIARIO, SALVI I 1500 DIPENDENTI
Modena Qui
20/01/2014
Scuola, Formazione, Università, Ricerca
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
il Sole 24 Ore
CorrierEconomia
(Corriere della Sera)
la Repubblica
la Repubblica
la Repubblica
il Messaggero
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il Giornale
Avvenire
Avvenire
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L'Unita'
L'Unita'
il Tempo
il Mattino
Il Secolo XIX
ALLA FINE DEL MESE LO STIPENDIO IN DUE SCAGLIONI
SCUOLA, RESTANO GLI SCATTI DI ANZIANITA'
18/01/2014 VIA AI FONDI ANTI-DISPERSIONE LA LOMBARDIA FA IL PIENO
20/01/2014 IMMOBILI ECCO CHI FRENA LE CESSIONI
18/01/2014
18/01/2014
LA SCUOLA DELLE EMOZIONI - MARIAPIA VELADIANO
LA SCUOLA DELLE EMOZIONI - MASSIMO VINCENZI
18/01/2014 INGORGO FISCALE, CAOS TARES E MINI-IMU SCUOLA, SALVE LE BUSTE
PAGA DEGLI INSEGNANTI
19/01/2014 E LA SCUOLA LOTTA ANCORA PER "QUOTA 96"
18/01/2014 INSEGNANTI, VIA AL DECRETO CHE SALVA GLI SCATTI E AZZERA I
PRELIEVI
18/01/2014 SCUOLA, RICHIESTE ENTRO IL 7 FEBBRAIO
18/01/2014 PRELIEVO SUGLI STIPENDI DEI PROF, STOP DI PALAZZO CHIGI
19/01/2014 Int. a M.Santerini: "SCUOLA, FAMIGLIA E SOCIALE: RISORSE ANTICRISI"
19/01/2014 SCUOLA. "MADRE E PADRE" VIA DAI MODULI? IL MANUALE D'USO DEL
MIUR SMENTISCE
18/01/2014 UN DECRETO PER SALVARE GLI STIPENDI DEI DOCENTI ORA UN
NUOVO NEGOZIATO
18/01/2014 SCUOLA, SCIOLTO IL NODO SCATTI
18/01/2014 SCUOLA, L'ECLISSI DEI PROGETTI
18/01/2014 SALVI GLI SCATTI RETRIBUTIVI DEI DOCENTI
18/01/2014 INSEGNANTI, RIPRISTINATI GLI SCATTI D'ANZIANITA'
18/01/2014 C'E' IL DECRETO: SALVE LE BUSTE PAGA DEI PROF
20/01/2014
20/01/2014
il Messaggero
il Messaggero
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il Giornale
Alto Adige
Italia Oggi Sette
Gazzetta del Sud
PAOLA: LA LAUREA NON E' SERVITA A NIENTE
Int. a D.Nicoli: "MA ATTENTI TROPPA FORMAZIONE PUO' ADDIRITTURA
ESSERE DANNOSA"
19/01/2014 TROVARE LAVORO, LA LAUREA SERVE ANCORA
18/01/2014 LETTA SI SMARCA DA ALFANO: SCARICATI NCD E MINISTRO
20/01/2014 CARROZZA AI RAGAZZI: NON VOTARE E' GRAVE.
20/01/2014 RECLUTAMENTO, PREMI E RICERCA: LA SVOLTA RIMANE SULLA
CARTA
18/01/2014 "IL SUO AMORE PER LA RICERCA RAPPRESENTI UN ESEMPIO
ASSOLUTO PER TUTTI NOI"
20/01/2014
19/01/2014
Economia, Lavoro, Previdenza
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Casa (il Messaggero)
Giorno/Resto/Nazione
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il Giornale
LA NUOVA "SOCIAL CARD" RESTA INCAGLIATA
PERMESSI A ORE INATTUATI
18/01/2014 ASSUNZIONI CONGIUNTE: ARRIVANO LE REGOLE
20/01/2014 RIFORME TRE MILIONI IN CERCA DI PASSAPORTO
20/01/2014
20/01/2014
BANKITALIA:"LA RIPRESA SARA' FIACCA PIU' DISOCCUPATI ANCHE
NEL 2015"
20/01/2014 Int. a C.De vincenti: "SALVARE L'OCCUPAZIONE E' NECESSARIO PER
RILANCIARE IL PAESE"
20/01/2014 CASALINGHE, ALL'INAIL UN EURO AL MESE PER ASSICURARSI
19/01/2014 CASSA INTEGRAZIONE, ANCHE NEL 2013 PIU' DI UN MILIARDO DI ORE
PERDUTE
18/01/2014 PENSIONI RIVALUTATE MA L'AUMENTO E' MINI
18/01/2014 JOB SHARING PER GLI AGRICOLTORI
18/01/2014 IL PORTALE EURES SI POTENZIA
18/01/2014 PENSIONI, VIA ALLA PEREQUAZIONE
19/01/2014 PER LE DONNE STOP ALLA PENSIONE A 57 ANNI
18/01/2014 BANKITALIA, RIPRESA DEBOLE: PER 2 ANNI I DISOCCUPATI VICINI A
QUOTA 13%
19/01/2014 PENSIONI, POCHI EURO IN PIU' IL RESTO E' EMERGENZA
18/01/2014 ANCHE CON LA "RIPRESINA" CRESCE LA DISOCCUPAZIONE
20/01/2014 EMERGENZA LAVORO, ITALIA NEL TUNNEL IN TRE MILIONI NON LO
CERCANO PIU'
19/01/2014 "MINI-IMU, INIQUE LE SANZIONI PER I RITARDATARI"
18/01/2014 CON IL "CUMULO" LA PENSIONE E' SALVA
18/01/2014 PREVIDENZA UNISEX
19/01/2014 "STABILITA' E CAPACITA DI GOVERNARE"
19/01/2014 DETRAZIONI IRPEF RIDOTTE IN BASE AL REDDITO
18/01/2014 BERLUSCONI RITORNA E TENTA IL COLPACCIO: SPIAZZARE RENZI
20/01/2014 IMU E TARES, NIENTE SANZIONI PER LE SVISTE
18/01/2014 PANAMA DIVENTA UN AFFARE UE
19/01/2014 IMU, STANGATA SENZA FINE RECORD A MILANO: 200 EURO
18/01/2014
20/01/2014 Questa mattina, al Gr1 Rai nella rubrica “L’economia prima di tutto”, iniziata alle
h.7,40, è andata in onda un’intervista a Marco Paolo Nigi, Segretario generale dello
SNALS-Confsal, in cui ha fatto il punto sulla vicenda dei 150 euro degli scatti di
anzianità per il personale della scuola.
20 gennaio 2014
Scuola, scatti di stipendio fermi. Snals: anzianità bloccata dal 2010
«Da una prima lettura del testo del decreto legge approvato dal consiglio dei ministri in data 17
gennaio, sul recupero degli scatti di anzianità del personale della scuola, traspaiono alcune certezze
e molti dubbi». A dirlo è Loris Renato Colombo dello Snals Confsal.
Di certo il Decreto mette fine alla vicenda del recupero dei 150 euro dagli stipendi del personale
docente, come era stato annunciato dal messaggio NoiPA 157/2013. «Messaggio emanato senza
alcun preventivo confronto con le OO.SS. e senza alcuna informativa - commenta ancora Colombo
-. Inoltre il decreto stabilisce che per il 2014 “non trova applicazione” il blocco previsto dalla
Manovrina correttiva del 2010 (dl 78, misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria). Lo
Snals pertanto – sottolinea Colombo – valuta positivamente questi impegni assunti dal Governo».
Restano, però, irrisolti i problemi relativi al recupero degli scatti stipendiali del 2012 e 2013, che
dovranno essere negoziati all’ARAN. Per questi scatti viene accantonata la somma di 120 mln di
euro provenienti dal fondo derivante dai risparmi provenienti dai tagli Gelmini. «Il resto dovrà
provenire dal fondo di istituto - continua Colombo - e la manovra di taglio era già stata annunciata
relativamente ai “risparmi delle scuole” negli anni precedenti. Sicuramente somme ingenti a livello
nazionale: solo a Bergamo le somme non spese, soprattutto dalle scuole superiori, ammontano a 486
mila euro».
«Il decreto, inoltre, non affronta la questione relativa al personale ATA, - ribadisce Colombo relativamente alla restituzione della retribuzione per lo svolgimento delle mansioni superiori.
L’unico riferimento, ad oggi, è la comunicazione a firma del Capo Dipartimento dott. Luciano
Chiappetta che se da un lato “sospende l’applicazione della nota prot. n. 2820 del 19.12.2013 nella
parte relativa al recupero delle somme già erogate” dall’altro ribadisce che “Resta, viceversa, fermo
quanto disposto in ordine alla necessità di procedere al blocco di ogni ulteriore mensilità con
decorrenza 01/09/2013”. Mettere le mani nelle tasche del personale ATA, per prelevare somme
erogate per prestazioni già realmente effettuate, si configurerebbe come un furto».
Senza dimenticare un aspetto importante che Colombo sottolinea: «Il contratto nazionale della
scuola è scaduto il 31/12/2009 e dal 2010 sono bloccati gli scatti d’anzianità: la retribuzione del
personale della scuola è ferma, solo, da 5 anni».
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Gli effetti. Due accrediti con riduzioni e reintegri
Alla fine del mese
lo stipendio
in due scaglioni
Francesca Milano
lia sugli stipendi di gennaio
(da febbraio tornerà tutto alla
Sarà uno stipendio in normalità) riguarda 52mila
due tranche quello che rice- tra tecnici-amministrativi e
veranno i 52mila tra docenti e docenti: di questi, circa 8mila
personale tecnico-ammini- sono in servizio presso le rastrativo interessati dagli au- gionerie regionali.
menti nello scorso anno.
La decurtazione massima
La busta paga in arrivo il 23 che gli insegnanti e gli amminigennaio sarà un po' più legge- strativi troveranno nel cedolira perché sarà calcolata inclu- no di gennaio è pari a 150 euro
dendo il taglio (la cui entità evariainbaseall'aumentoperpuò arrivare a un massimo di cepito nel 2013, che in media è
150 euro) prima introdotto e stato di 7qo euro.
poi abolito dal Governo (si veGià nella nota del 13 gennada l'articolo accanto).
io scorso, Palazzo Chigi aveL'importo decurtato, però, va chiarito che «l'importo di
sarà restituito nel giro di pochi 150 euro lordi verrà rimborsagior~, «forse addirittura il 24 to con esigibilità contestuale
gennaio», si sbilaciano dal mi- a quella dello stipendio ordinistero dell'Economia . Non è nario in pagamento nel mese
stato possibile elaborare le bu- di gennaio 2014».
ste paga senza taglio «perché Nella scuola gli aumenti in
spiegano dal Mef - gli stipendi busta paga dipendono esclusidi gennaio vengono preparati vamente dall'anzianità di sergià a dicembre». Però si è trova- vizio: il primo scatto si ottiene
ta una soluzione che limita i dopo 9 anni (dal 2011 è stato
danni, assicurando in poche abolito lo scatto dopo 3 anni),
ore l'accredito della cifra decur- il secondo dopo 15, poi a seguitata. In gergo tecnico si tratta di re dopo 21, 28 e 35 anni di serviuna «nuova eìnissione», ossia zio.L'entità dello scatto dipendi un pagamento che integrerà de dall'anzianità (a condiziolo stipendio del 23 gennaio, re- ne che non ci sia demerito)
stituendo ai circa 52mila sogget- ma anche dal grado di scuola
ti interessati quanto dovuto.
in cui si insegna. «L'aumento
· «Il personale interessato - maggiore - spiega Rino Di Meassicurano dal ministero - è glio, coordinatore nazionale
già stato informato attraverso della Gilda-; ossia quello che
una comunicazione e il porta- equivale circa a 100 euro netle della Pa; docenti e Ata san- ti, è spettato agli insegnanti
no che non devono spaventar- più anziani che insegnano nelsi per l'importo che percepi- le scuole superiori».
ranno il 23, in quanto sarà velofrancesca.milano@i/sole24ore.com
cemente integrato». L'anoma© RIPRODlJZlONE RISERVATA
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MILANO.
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l~~-~-~b-era al decreto
0
52mila
per la restituzione
degli scatti ai professori
ÈIL PERSONALE DELLA SCUOLA CHE
Claudio lucci • pagilla 10, commento ~ pagina 12 HA RICEVUTO LO "SCATTO" NEL 2013
1
i
-
Scuola, restano gli scatti di anzianità
Via libera al decreto che conferma gli aumenti per insegnanti e personale Ata
Claudio Tucci
ROMA
tare il prelievo sugli stipendi del
personale scolastico fino a concorrenza delle somme da restituire (in media i circa 52mila docenti e Ata hanno ricevuto per lo
"scatto" un incremento stipendiale di quasi 700 euro). Questo
perchè si riconsce validità al 2012
(in base alla trattativa all'Aran),
ma non al2013 che resta non utile
ai fini della progressione stipendiale in quanto non si modifica il
blocco previsto dal Dpr 122 (che
produce per l'erario risparmi stimati in 300 milioni).
Il decreto legge contiene poi
una norma interpretativa che
parla ariche del 2014: questo anno, si evidenzia, è utile per il conseguimento dello scatto, ma solo
LA DOPPIA GARANZIA
se i capitoli di bilancio del Miur
relativi alle competenze stipenCinquantaduemila persone,
diali non saranno sforati. L'utilifra docenti e personale
tà2014 vale circa 370 milioni e satecnico-amministrativo,
rà riconosciuta, quindi, se si troconserveranno gli incrementi veranno le risorse all'interno dei
30 miliardi della massa stipendiaretributivi del 2013
le dell'Istruzione.
Prime aperture da parte dei
sancire il recupero dell'utilità sindacati che chiedono al mini2012, indicando le voci del stro Carrozza di aprire subito la
trattativa all'Aran emanando
«Mof» da tagliare.
Il decreto legge di ieri fissa pe- l'atto d'indirizzo. «Ci aspettiarò un termine entro cui dovrà mo anche che ora si affrontino
concludersi la trattativa tutti gli aspetti· retributivi del
all'Aran: non dovrà andare oltre personale, a partire dal rinnovo
il 30 giugno 2014. In caso di man-· del contratto», ha sottolineato il
cato rispetto di questo termine si numero uno della Uil Scuola,
autorizza il Tesoro a versare Massimo Di Menna. Mentre per
ali' entrata del bilancio dello Sta- il leader della Flc Cgil, Domenito i 120 milioni di risparmi già in- co Pantaleo, «è grave che non
dividuati; somma che quindi ri- sia stato evitato il prelievo dal
marrà acquisita all'erario. In «Mofa. Ciò determinerà un ulteogni caso il mancato accordo riore peggioramento delle concon i sindacati, di fatto, annullerà dizioni di lavoro del personale e
gli effetti del decreto legge, sotto- della qualità della scuola».
lineano fonti del Miur, e farà scat©RIPRODUZIONE RISERVATA
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I circa 52mila docenti e Ata,
il personale tecnico-amministrativo, "scattati" nel 2013 non subiranno "retrocessioni" alla classe
stipendiale inferiore. E, inoltre,
non avranno decurtazioni sulla
busta paga visto che il ministero
dell'Economia è autorizzato a sospendere il recupero dei pagamenti già effettuati a partire dal
1° gennaio 2013 (in esecuzione
dell'acquisizione della nuova
classe stipendiale). Il Cònsiglio
dei ministri, ieri, ha varato il decreto legge che "salva" gli stipendi del personale dellas~uola, confermando così l'impegno politico assu{lto nei giorni scorsi dal
premier, Enrico Letta, dopo forti
pressioni politiche e sindacali.
Il provvedimento ricalca
quanto anticipato nei giorni
scorsi su questo giornale: si sterilizzano g}i effetti del Dpr 122 del
2013 (che ha bloccato gli scatti
d'anzianità nella scuola fino a
tutto il 2013) e in base al quale il
Tesoro, a fine dicembre, aveva
sollevato "il polverone. scatti'',
annunciando il recupero delle
somme già corrisposte.nel 2013
in tranche di 150 euro lorde al mese a partire dal cedolino di gennaio. Il decreto legge varato ieri
dal governo ferma qualsiasi
provvedimento di recupero
«nelle more della conclusione
della specifica sessione negoziale attivata ai sensi del dl 78 del
2010, finalizzata al recupero
dell'utilità dell'anno 2012». In
pratica, si compensa il mancato
prelievo sulle buste paga con il
recupero dello scatto 2012 (in
una sorta di dare e avere).
L'utilità 2012, spiegano· fonti
dei ministeri dell'Istruzione e
dell'Economia, vale circa 120 milioni nell'esercizio finanziario
2012; e dal 2013 circa 370 milioni,
con una curva poi nel tempo decrescente. Le coperture arriveranno per 120 milioni dai risparmi derivanti dai tagli alla scuola
dell'era Gelmini-Tremonti e per
la restante parte da un taglio al
«Mofa, il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa a
vantaggio degli studenti.
Una sessione negoziale
ali'Aran con i sindacati (necessaria perchè i fondi del «Mofa sono risorse contrattuali) dovrà
Ritaglio
Scuola: testate nazionali
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Istruzione
LE MISURE DEL GOVERNO
Niente recuperi in busta paga
Il decreto legge varato ieri dal
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1
Htemrine
Entro il 30 giugno necessario un accordo
con i sindacati sui tagli all'offerta formativa
economica attribuita nel
. medesimoanno
governo conferma lo stop al
prelievo, fino a 150 euro mensili,
sulle buste paga del personale
scolastico "scattato" nel2013. In
dettaglio, si autorizza il ministero
dell'Economia a non adottare «i
prowediment di recupero dei
pagamenti già effettuati a partire
dal 1'gennaio2013 in
esecuzione dell'acquisizione
della nuova classe stipendiale»
Livelli stipendiali confermati
Si autorizza poi il Tesoro a non
stipendi verrà compensato con il
recupero degli scatti d'anzianità
2012 da perfezionare nel corso di
una sessione negoziale ali'Aran,
attivata ai sensi dell'articolo 8 del
di 78 del2010. Secondo il
decreto legge licenziato ieri da I
consiglio dei ministri questa
sessione negozia le con i
sindacati dovrà concludersi entro
il 30 giugno2014. In caso di
mancata conclusione entro tale
terminei 120 milioni di risparmi
già acquisiti dal Miur saranno
versati all'entrata di bilancio
dello Stato e quindi resteranno
acquisiti all'erario
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Lo sblocco
Dal 2014 le retribuzioni cresceranno
a patto di trovare le risorse nel bilancio Miur
Le coperture
m L'utilità 2012 costa circa 120
milioni nell'esercizio finanziario
2012 e dal2013 circa 370 milioni.
Saranno coperti utilizzando i 120
milioni di risparmi derivanti dai
tagli alla scuola dell'era
Gelmini-Tremonti e per la
restante quota pescando dal
«Mof» il fondo per il
miglioramento dell'offerta
formativa a vantaggio degli
studenti
Lo scatto 2014
Il decreto legge contiene una
norma interpretativa che
evidenzia comeil2014 sia utile
per il consegui mento dello
scatto, ma solo nell'ambito degli
stanziamenti di bilancio relativi
aIle competenze stipendiali
il!
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"retrocedere" a una classe
stipendiale inferiore docenti e
Ata che in virtù dell'acquisizione
dello scatto nel 2013 hanno
acquisito una classe superiore
proprio per effetto dell'anzianità
La compensazione
Il mancato prelievo sugli
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Abbandono scolastico. Pronto il provvedimento attuativo che distribuisce i fondi del decreto Carrozza
Via ai fondi· anti-dispersione
La Lombardia fa il pieno
Eugenio Bruno
ROMA
Saranno Lombardia e
Campania ad aggiudicarsi la
fetta più ampia delle nuove risorse contro la dispersione
scòlastica. A prevederlo è la
bozza di decreto attuativo
del dl "L'istruzione riparte'',
che è all'esame della Conferenza unificata e che ripartisce lungo la penisola i15 milioni del programma anti-abbandoni. Suddivisi in due
tranche: 3,6 milioni nell'anno
scolastico 2013/2014 e 11>4 milioni nel 2014)2015.
La dispersione scolastica è
una delle principali emergenze con cui la scuola italiana deve confrontarsi quotidianamente. Lo dicono i numeri. Secondo la tabella allegata al decreto ministeriale che Il Sole
24 Ore è in grado di anticipare,
gli early school leavers (cioè i
giovani dai 18 ai 24 anni d'età
che hanno la sola licenza media e hanno abbandonano gli
studi o qualsiasi altro tipo di
formazione) ammontavano al
16,5% a fine 2012. Un risultato
che ci lascia agli ultimi posti
della U e e che rende ancora parecchio distante l'obiettivo dì
scendere al di sotto del 10%
previsto da Europa2020.
Per provare a recuperare il
terreno perduto il dl Carrozza
ha stanziato, come detto, 15 milioni in due anni. In base alla
tabella allegata al provvedimento attuativo, che tiene conto sia della popolazione che
del tasso regionale di dispersione, la fetta più ampia di risorse se le aggiudicherà la
Lombardia (2,2 milioni), davanti alla Campania (1,8 milioni) e al Lazio (1,smilioni).FanalinodicodailMolisè con22mila euro, che tra l'altro è l'unico
territorio a trovarsi già oggi al
LE FINALITÀ
Oltre a migliorare i risultati
nei test di lettura
e matematica i progetti
serviranno a riorientare
gli alunni delle superiori
tori pomeridiani per attività
culturali, artistiche, sportive
e ricreative rivolte all'intera
comunità studentesca. Per
queste azioni servirà un modulo dì base diverso a seconda che si tratti di istituti comprensivi, circoli didattici e
scuole medie oppure di supedi sotto del 10 per cento.
All'interno delle singole re- riori. Per queste ultime ci si
gionii fondi saranno distribui- concentrerà sul biennio
ti tra i vincitori del bando na- dell'obbligo e si punterà a verizionale anti-dispersione pre- ficare se la scelta della scuola
visto dal dm. A cui la responsa- è stata giusta oppure si provbile dell'Istruzione affida il vederà a riorientarli su un alcompito esplicito di ridurre tro percorso di studi.
gli ab bandoni in corso d'anno
Nonostante il carattere nao tra un anno e l'altro, i debiti zionale del bando, la valutaformativi, le ripetenze, le as- zione dei progetti sarà affidasenze e le sanzioni disciplina- ta ad apposite commissioni
ri: oltre a quello di migliorare · locali, nominate dai direttori
i risultati dei test Invalsi in ma- degli uffici scolastici regionatematica e lettura. Ogni scuo- li. A disposizione ci saranno
la potrà partecipare al bando al massimo 100 punti. Di quecon un progetto contenente sti 35 saranno riconosciuti sull'individuazione delle due fi- la base dei requisiti di efficanalità prescelte tra le tre previ- cia ed efficienza (cioè sui riste dal decreto attuativo (lot- sultati attesi e sull'impatto rita agli abbandoni, rafforza- spetto agli obiettivi); 35 per la
mento delle competenze e in- capacità di innovazione; 20
tegrazione degli alunni stra- per la presenza dì partner
nieri) e l'indicazione di even- esterni alla rete scolastica
(università, enti locali, assotuali partner esterni.
Al suo interno dovranno es- ciazioni); 10 per la trasferibilisere presenti due diverse tipo- tà ovvero l'avere già sperilogie di azioni: la formazione mentato con successo la stesdi gruppi con 7-10 alunni "ari- sa iniziativa in altre scuole.
schio", a cui fare recuperare
"JI @Eugenio_Bruno
gli strumenti di base, elabora©RIPRODUZIONE RJSERVATA
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Quotidiano
Il riparto del finanziamento
Popolazione
Dispersione
Finanzi~me~to
Regioni
stolastica scolastica • Esl 2012
E.F.2014
complessivo _--~!'._F. 2013
'307.41Q
73.778
Abruzzo
179.596
12,58 -____,-.233.631
106.147
_B_a_si_li_ca_t_a_ _ _ _ _-+-_ _ _ _ _8_6_.0_0_5+1_ _ _ _ _ _1_3_,8_0_,...~----!!:?·667
33.520
Calabria
299.722
17,17
578,551
138.852
439.699
Campania
941.990
21,77
1.'847.212
443.331
1.403.881
Emilia Romgna
526.019
15,27
9SJ3,6ll
238.467
755.144
Friuli Venezia Giulia
144.789
13,33
247.721
59.453
188.268
Lazio
729.536
13,01
326.827
1.034.953
Liguria
173.052
17,17
80.780 '
255.803
Lombardia
1.159.776 _ _ _ _ _ ____._l-'-_ ___.~___.~~,+----52--'9-'-.1_5-'-9+-----'l._67--'5'-'-.6_6-'--9 ·
Marche
216.425
97.636
309.181
-···-.."-..
Molise
43.268
5.411
17.135
--··-·····-- ..-·
Piemonte
533.168
243.875 + - - - 772.272
--Puglia
635.819
298.716
945.935
213.637
118.277
374.543
Sardegna
778.736
375.554
1.189.253
Sicilia
470.195
217.679
689.318
Toscana
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151.566
Umbria
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Gli acquisti di Cdp
~iTh!'~~~~miiil'nti
i1il' Pt'il';s;t~! !~I
conclusi da Cassa Depositi
26- 27 dicembre 2013
,4~i!i;) iit1l~~ni di euro in 40 immobili di cui:
~:~ F;l;::i!~1 $t~to e 7 da enti territoriali
Ospedale al.Mare.. Véneiftl
Caserma Masini-Bologna
Villa toloiìì\!l~ Ettfnt~ 1
Isole San Giacomo
e Sant'Angelo-Venezia
J>alano Glffçi,nt~tropéfl
Palazzo degli esami-Roma
Teatro tom1;1nale-Fftenié
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Bambini a lezione di sentimenti. Succede in America, dove gli alunni possono imparare a riconoscere e gestire felicità e rabbia
La scuola delle emozioni
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MARIAPIA VELADIANO
uanto libero può essere un bambino a scuola» è ovviamente
una domanda tendenziosa. Di quelle che vogliono scatenare
risse. Perché a scuola si va per imparare, e se una bambina si
rifiuta di fare il disegno delle foglie il lunedì mattina dalle die. ci alle undici, in qualche modo disturba la propensione più o
meno spontanea degli altri bambini a obbedire alla consegna, e in una interpretazione piuttosto circoscritta del suo bene, disturba anche il suo processo di
apprendimento dell'arte del disegno e quindi è una libertà solo apparentemente innocua la sua e a scuola diventa un problema da affrontare se si ripresenta
più di una volta, massimo due.
SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE
MARIAPIA VELADIANO
(segùe dalla copertina)
se poi è lo studente delle superiori a mancare un giorno
sì e uno no dalle lezioni, anche questa è una libertà pe·' ricolosa, il perché qui non è così evidente e luminoso,
·ma il fatto è tanto grave da farlo escludere dallo scrutinio per legge, bocciato d'ufficio. Quali che siano i risultati scolastici.
Poi ci sono le emozioni. Anche la domanda" quali emozioni
possono abitare a buon diritto le aule di scuola" è tendenziosa.
Fare un elenco è stupido, entrano tutte, insieme allepersoneche
la frequentano. Sollevare un mare di distinguo, tipo: amichevole sì, affettuoso sì, grato sì, ribelle meglio di no, o con moderazione, odioso foi:se, però solo in privato, amichevole sì anche in
pubblico purché si agisca poco poco, e già ci si trova sommersi
dal politicamente scivoloso. Ma da Daniel Goleman in poi anche i non addetti sono più o meno informati circal' esistenzadell'intelligenza emotiva, che ha a che fare con la capacità di affrontare con successo la vita e anche la scuola, e infattila tesi che
le abilità emozionali siano strategiche per i risultati scolastici ha
portato a un investimento importante sui programmi di Social
Emotional Learning (SEL) all'interno dell'istruzione in ambito
anglosassone. Con risultati, dopo decenni di monitoraggio,
sconfortantemente diseguali, discussi, eclatanti e deludenti a
seconda dell'indagine o dell'esperienza che si va a scegliere per
parlarne.
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068391
LA LIBERTÀ DEI PICCOLI
DI DIFENDERSI
DAL MONDO ADULTO
Ci son questioni così grandi dentro. C'è il punto di vista bambino ad esempio: la sua individualità, se sconfina la composta
vita d'aula, va coltivata oppure normalizzata? E poi, un'educazione alle emozioni corre sempre il rischio di esprimere una visione standardizzata di gestione delle emozioni, addirittura
funzionale banalmente al mondo di scuola, dove i tagli di organico rendono più conveniente la disciplina e quasi ingestibile le
diversità. Picchiare, far danni alle cose, dire parolacce e impedire la lezione, per semplicità e un po' all'ingrosso si può dire che
non sono problemi né di libertà né di emozione, ma di maleducazione, almeno fino a una certa età. Poi è delinquenza e basta,
sempre parlando all'ingrosso, perché a pensarci poi la scuola
raccoglie quel che il mondo le consegna e a volte è proprio difficile mettere il confine fra la reazione adolescenzialmente sgangherata a situazioni di vita ferita e il reato ben deliberato.
Di sicuro le emozioni sono tema di scuola, insieme allalibertà
che ciascuno, fin da bambina e da bambino, ha il diritto di vedere riconosciuta, libertà di essere unico e di difendersi. E di ribellarsi a manipolazione, depressione, frustrazione, stanchezza, sfiducia del mondo adulto come ce lo descrivono le indagini
e come celo consegnala letteratura oggi. Perché è evidente che
le emozioni a scuola sono anche quelle degli adulti, eppure non
c'è programma di formazione dei docenti che preveda un lavoro sulle proprie emozioni d'aula e su come fare a fidarsi e affidarsi ali' empatia, che è sentire quel che sente chi ci sta davanti,
e così entrare in relazione, senza perdersi. Bisogna non perdersi quando si è in aula.
Sulla scuola tutti hanno da dire ed è giusto, perché la scuola è
il bene di tutti. Però in virtù dell'essere stati studenti o di avere
figli studenti, il dire di scuola è spesso un dire (troppo) assertivo.
Beati quelli che son sicuri di quel che si deve fare.
Pazzi quelli che son sicuri di quel che si deve fare.
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Oggi ascuola
lezione di emozioni
dal nostro inviato
MASSIMO VINCENZI
NEW YORK
NSEGNAREaibambiniagestire le emozioni, sviluppare
l'empatia, domare rabbia e
nervosismo. La rivoluzione che
mette al centro della didattica
l'intelligenza emotiva, secondo
la definizione dello psicologo
Daniel Goleman, sta conquistando sempre più consensi.
I
ALLE PAGINE 25, 26 E 39
CON UN COMMENTO
DI MARIAPIA VELADIANO
Lascuòiaaene=emozrombia
NEW YORK
mezzogiorno, c'èfinalmenteunbelsolequasicaldo,dopo igiornidellatempesta polare i bambini possono mettere il naso fuori dalle loro classi. Sono
una ventina, stanno in cerchio tenendosi la mano nel cortile della Corlears
School a Chelsea nella parte bassa di Manhattan. ln mezzo a loro LaTasha,
la maestra, parla con tono quasi musicale: «C'è qualcosa che volete raccontare? Qualcosa che non va come vorreste a casa o a scuola? O con i vostri amici?». Tim
è intabarrato dentro un giubbino troppo largo, ha otto anni, abbassalo sguardo e alza
un filo di voce: «A me non piace mio fratello più grande: mi ruba sempre i giochi».
SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE
(segue dalla copertina)
DAL NOSTRO INVIATO
MASSIMO Vll\ICEl\IZI
NEW YORK
engono assegnati i
ruoli: uno più alto
degli altri interpreta il "cattivo" e in
mezzo al cerchio va
in scena la riproduzione del
"furto". La maestra guida tutte
léfasisinoaquandoTimnonritrova il sorriso, il finto fratello
chiede scusa e tutti si dondolano avanti e indietro nel loro
palcoscenico immaginario.
Quello di LaTasha non è un
esperimento empirico ma segue alla lettera uno dei tanti
programmiper"quellamateria
fondamentale che ancora
mancava nelle scuole americane": l'educazione emotiva. Ovvero insegnare ai bambini a gestire quello che capita loro attorno, comprendere i propri
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sentimenti, quelli degli altn,
sviluppare l'empatia, domare
rabbia e nervosismo. La piccola rivoluzione che mette al centro della didattica l'intelligenza
emotiva, secondo la definizione del best seller dello psicologo Daniel Gole man, si appoggia su basi scientifiche e sta
conquistando sempre più consensi. Mare Brackett, dell'università di Yale, è uno dei più attenti studiosi del fenomeno:
"Dopoannidiricercheedesperimenti non ci sono più dubbi:
sappiamo che le emozioni possono migliorare o ostacolare la
capacità di apprendimento",
spiega ad un convegno. Il concetto è semplice ma non scontato: se un alunno ha problemi
a casa certo faticherà a concentrarsi sui libri, se litiga con i
compagni non riuscirà a stare
attento, se è sospinto dall' euforia o zavorrato dalla tristezza
sarà impossibile farlo progredire negli studi. La scuola è
un'enorme pentolone che ribolle, dall'infanzia all'adolescenza le emozioni viaggiano
alla velocità della luce: imparare a governarle diventa decisivo. Per molto tempo gli insegnanti (e pure i genitori) non si
sono preoccupati di questo
aspetto: l'idea generale era che
queste capacità si sviluppano
naturalmente con il tempo, attraverso l'esperienza. Ma gli
studi confermano che non è affatto così: molti non riescono
destinatario,
non
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DAL NOSTRO INVIATO
MASSIMO Vll\ICEl\IZI
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cativo è che non abitua alla libertà di pensiero, altro che
controllare le emozioni: andrebbero scatenate".
L'ombra si allunga sul cortile
della scuola dì Chelsea. Fa freddo e i bambini rientrano in fretta,
si spingono e urlano nella strettoiadellaporta,LaTashalisgrida
sorridendo: "Non penso che
creiamo dei robot, offriamo uno
strumento per aiutarli a stare
meglio. Prendi l'inglese, insegniamolagrammaticapoiognuno di loro, grazie a Dio, in quello
che scrive ci mette il cuore, la vita e la propria personalità".
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ragazzi per strada diventa prioritario e nelle ore passate con
gli insegnanti di sostegno, va da
sé, l'educazione emotiva è la
materia regina.
Billy fa il preside in una scuola di Sacramento, racconta la
sua esperienza al New York Times, che dedica al tema una copertina del suo magazine: "Andava tuttomale, pessimirisultati, indisciplina, risse e guai simili. Allora ho cambiato molti professori, rifatto i programmi didattici ma ancoraniente: le cose
non miglioravano. Poi ho messo nella didattica il corso e dopo
pochissimo la situazione è migliorata. Anche io sto meglio,
me lo dice pure mia moglie".
Gliesercizieletecnichediinsegnamento variano: il tratto
comune è la fisicità, il tentativo
di far visualizzare ai bambini le
loro emozioni in modo da imparare a riconoscerle dunque a
domarle. Gli alunni devono ricordarsi che faccia avevano
quando si sono arrabbiati con
la mamma, oppure quando
hanno fatto festa per un bel voto: ritrovata quell'espressione
la ricreano e stanno immobili
per un po'. Oppure devono colorare quadrati con diverse tonalità, ognuna legata ad uno
stato d'animo particolare e poi
incollarli al muro in modo da
avere un grafico aggiornato del
proprio umore. E anche viene
chiesto di animare i libri, di recitare quello che hanno letto o i
temi che hanno scritto. La respirazione è laltro filo eh e li tiene assieme: passa da qui infatti
molta della nostra capacità di
gestire i diversi stati animi, soprattutto la paura. Poi i vari
programmi lasciano molto libertà ai professori, che devono
capire quale tipo di bambino
hannodavanti:c'èchidimentica una sensazione dopo pochi
secondi e chi se la porta dietro
per mesi. "Bisogna fare attenzione, si cammina in un campo
delicato: addestrare bene i docenti diventa decisivo", avvertono gli psicologi.
Ma non tutti applaudono la
novità. La scrittrice Elizabeth
Weil lancia l'allarme su New
Republic: "Vogliono uniformare i nostri figli. Io difendo il loro
diritto di essere esuberanti, originali, anticonformisti anche a
costo di farsi male. Già le nostre
scuole non brillano per fantasia: adesso andiamo incontro
al rischio di un'ortodossia
emotiva". E una attenta studiosa delle scuole americane, Diane Ravitch le dà ragione: "Il
guaio del nostro sistema edu-
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!Intelligenza emotiva e successo scola.stico
140 - ,, ................... ,, ....•.. ,, ..........•..•.•.•...••..
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i·
MEDIO
ALTO
BASSO
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·
-------------·--------------
068391
mai a controllare i propri stati
d'animo, attraversano in una
sorta di altalena emotiva tutta
la loro carriera scolastica sino a
diventare giovani uomini e
donne problematici. "Sono
percezioni naturali mi ripete
ancora qualcuno, i bimbi le apprendono guardandosi attorno in famiglia. È un'assurdità:
cometutteledotivanno allenate", dice ancora Brackett, che
poi aggiunge: "Non basta urlare calmati per ottenere leffetto
sperato, bisogna spiegargli come fare a riprendere il controllo: va riconosciuto il problema,
affrontato, risolto".
I benefici sono assicurati,
giurano gli esperti. Non solo
nell'immediata carriera da studenti ma anche nel futuro: secondo uno studio dell'università della Virgillia leducazione
emotiva è la chiave per avere
successo nella vita e nel lavoro,
poi ci guadagnano le relazioni
di coppia e persino la salute.
"Gli effetti positivi vanno ben al
di là di un bel voto in un test: sono talmente tanti da dare quasi
le vertigini", esulta Maurice
Elias della Rutgers U niversìty.
Nascono molti siti dove si
trovano manuali di comportamento, nei blog padri e madri
smarriti davanti ad un terreno
sconosciuto trovano le risposte
che cercano, su Google ci sono
più di 8mila link collegati (ce
n'era uno nel 1981). Edutopia,
la fondazione di George Lucas,
quello di Guerre Stellari, stanzia milioni di dollari ogni anno
per promuovere questi programmi, altre organizzazioni
no profit fanno pressione sul
Congresso e sui singoli Stati
perché la materia diventi obbligatoria per legge. L'Illinois,
dal 2003, è il primo stato ad
averla adottata, adesso si muovono anche altri: dalla California a New York. Tutti convinti
che questa sia la strada per prevenire l'incubo dei professori
americani: il bullìsmo, compreso la sua versione cyber: "Se
riusciremo ad insegnare ai nostri ragazzi l'autocontrollo, tra
vent'anni avremmo un mondo
migliore", assicura Jessica che
insegna anche lei alla Corlears.
La fiducia nella prevenzione
conquista anche la politica:
tanto che da Washington parte
la direttiva di cambiare linea
sulla "tolleranza zero" a scuola.
Sino ad ora gli studenti indisciplinati venivano puniti con severità, dall'espulsione sino al
carcere nei casi di reati violenti: adesso si mettono in atto
corsi di recupero, non perdere
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Rabbia, felicità, malinconia o amore.
e infine H?:~!:l"111
Un compito arduo
pergH alunni
1nsea11a111u che da qualche tempo
in America si trovano alle prese con
forse la più difficile:
1
L'alfabeto del.I.e emozioni
La teoria si diffonde
negli ultimi 20 anni
negli Usa (ma già
si sviluppa anche
in Italia negli anni '70)
Gli obiettivi
«Mi dispiac"' · h ·.
·
" e e sra succ
Posso Pas'sare lo ste
esso questo, ma
sso un r:>omer·1 •
.
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9910 piacevole»
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sempre fasciato da solo» con me, vengo
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//secondo è il pensiero "giusto" p ·.
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Venerdì prossimo scadono i temrini per versare i due tributi residui. File ai Cafper la tassa sui rifiuti
Ingorgo fiscale, caos Tares emini-Imu
Scuola, salve le buste paga degli insegnanti
ROBERTO PETRINI
ROMA - Prima settimana di
fuoco del 2014 sul fronte delle
tasse comunali. Venerdì prossimo, 24 gennaio, scadono infatti i
termini per pagare i due «residui»
delle più discusse imposte dello
scorso anno: la parte «patrimoniale» della Tares-rifiuti e la mini-Imu. Si tratta di due rate formato «$mali», ma esposte a calcoli, conteggi e modalità spesso
assai complicate. Risultato: già
durante la settimana che si conclude si sono registrate file ai Caf,
iperlavoro per i commercialisti.
A Roma si sono segnalati forti disagi durante le file agli sportelli
edè andato il tilt il sito del Municipio.
Intantoilconsigliodeiministri
è corso ai ripari, come aveva assicurato nei giorni scorsi il premier
Letta, per evitare da quest'anno
la prevista restituzione dei 150
euro lordi al mese da parte di 50
mila insegnati. Il decreto blocca
il prelievo, prevede per la copertura, pari384milioni (con un intervento entro giugno che taglia i
fondi per l'offerta formativa) eripristina gli scatti per il 2014. «Bene il provvedimento, ma l'intervento sull'offerta formativa non
va bene», ha commentato ieri il
segretario della Flc-Cgil Pantaleo. La restituzione degli scatti
erogati durante il 2013 era stata
chiesta dal Tesoro in quanto non
conforme al vecchio blocco introdotto nel 2010. Non viene invece risolto il problema per il cosiddetto personale Ata (bidelli,
segreterie amministrative): la restituzione, in questo caso non
degli scatti ma delle somme per
attività aggiuntive (come l'assistenza ai ragazzi disabili a scuola) erogate nel periodo 2011-
2013, non è stata chiesta ma, in
assenza di norme, potrebbe essere chiesta in futuro.
Tornando alle tasse, cominciamo con la Tares: si paga in circa 800 Comuni, tra i quali Roma,
Verona e Messina, dove alla fine
dello scorso anno si è deciso di
rinviare il pagamento della maggiorazione «patrimoniale» prevista dalla vecchia Tares che da
quest'anno scompare lasciando
posto alla nuova Tari. Si tratta di
30 centesimi al metro quadro relativi, come prevedeva la normativa in vigore nel 2013, ai cosiddetti «servizi indivisibili» comu·
nali. Il saldo doveva essere pagato entro il 16 dicembre dello scorso anno insieme all'ultima bolletta dei rifiuti. Ma così non è stato: 800 Comunihanno infattirinviato a quest'anno il pagamento.
Si tratta di un balzello dovuto solo per il 2013 che comunque costerà, secondo i calcoli della Uil
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servizio politiche territoriali, 24
euro a famiglia per un gettito
complessivo di 1,2 miliardi.
L'altra scadenza rovente è la
mini-Imu: si tratta della differenza tra l'Im u «virtuale» dello scorso anno a tariffa base del 4 per
mille (che non si è pagata) e
quanto aggiunto dai Comuni. In
pratica si dovrà fare la differenza
tra quanto si sarebbe dovuto pagare di Imu a tariffa base (detrazioni comprese) e quanto si sarebbedovutopagareconilrincaro imposto dal Comune: di questa differenza si dovrà versare il
40 percento (ilrestante60è a carico dello Stato). Novità da ricordare: se l'importo complessivo
della differenza è inferiore a 12
euro non si paga nulla. Complessivamente, secondo la Uil servizio politiche territoriali, a carico
del contribuente ci saranno 33
euro con picchi di oltre 150 euro
in alcuni grandi centri.
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Bankitalia: "Laripresasaràfiacca
più disoccupati anche nel 2015"
068391
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19-01-2014
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1
E la scuola lotta ancora per "quota 96"
LA MOBILITAZIONE
ROMA Portano avanti la loro battaglia nel nome di "quota 96": sono
gli insegnanti e gli altri lavoratori
della scuola che dopo la riforma
previdenziale Fornero hanno dovuto rinunciare ad una prospettiva di pensione già intravista e ormai da tempo cercano di riconquistarla nelle aule parlamentari
ed in quelle giudiziarie, finora
senza successo. La vicenda somiglia ad altre innescate dalla stretta sulle pensioni di fine 2011, drastica nei contenuti e certo anche
frettolosa nelle modalità di applicazione: a differenza però dei cosiddetti "esodati" questi dipendenti possono generalmente contare ancora sul posto di lavoro e
sulla relativa retribuzione.
SPARTIACQUE ASETTEMBRE
IDOCENTI BLOCCATI
DALLA RIFORMA
CHIEDONO UNA DEROGA
ALLE REGOLE
MA C'E IL NODO
DELLA COPERTURA
dei docenti e degli altri lavoratori vano i requisiti, senza l'attesa di
rimasti impigliati nella nuova ulteriori "finestre".
norma, di certo alcune migliaia
anche se le stime non sono univo- LA SENTENZA DELLA CONSULTA
che. Sono partite le pressioni sul
In ogni caso una parte consiParlamento ed anche le azioni le- stente del mondo politico si era
gali, in nome della specificità del impegnato in favore delle ragioni
lavoro scolastico. Specificità che dei dipendenti della scuola. Ma
a onor del vero negli anni prece- tutti i tentativi di intervenire per
denti si era tradotta anche in via legislativa si sono scontrati
qualche vantaggio rispetto alla con l'opposizione della Ragionegeneralità dei lavoratori, visto ria generale dello Stato, che giuche gli insegnanti potevano la- dica non adeguate le coperture fisciare il servizio appunto nel set- nanziarie proposte. Una nuova
tembre dell'anno in cui matura- proposta di legge è stata recentemente presentata alla Camera da
Manuela Ghizzoni (Pd), anche se
l'affollamento delle Camere e le
prospettive incerte della legislatura non sembrano spingere le
cose nella direzione desiderata
dai lavoratori di "Quota 96'.'. Nel
frattempo è sfumata la speranza
di risolvere la questione per via
giudiziaria, perché la Corte costituzionale ha respinto la questione di illegittimità sulla norma
della riforma Fornero. Così i mesi passano e per qualcuno, magra
consolazione, l'uscita dal lavoro
si avvicina comunque con i più
restrittivi requisiti della legge
Fornero.
L.Ci.
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La richiesta degli interessati è
semplice: ottenere che per loro la
soglia di applicazione della riforma sia spostata dal 31 dicembre
2011al31 agosto dell'anno successivo. Questo perché il mondo della scuola ha sempre goduto di regole di uscita dal lavoro particolari, modellate sulle esigenze dell'anno scolastico: si lascia il servi-
zio a settembre in corrispondenza dell'inizio delle scuole e non in
altri mesi dell'anno.
Così quando nell'autunno del
2011 vennero approvate le nuove
regole, molti docenti avevano già
fatto domanda per andare in pensione alla fine deH'anno scolastico: nel corso del 2012 avrebbero
raggiunto i 61 anni di età e 35 di
contributi, oppure rispettivamente 60 e 36, cioè appunto la
"quota 96" richiesta per l'accesso
alla pensione di anzianità. La riforma ha però stabilito che questa possibilità non era più valida,
indistintamente, in caso di maturazione dei requisiti dopo lo spartiacque del 31 dicembre. Anche
per chi lavorava nella scuola
quindi la data dell'uscita del lavoro era spostata in avanti di alcuni
anni.
Immediata la mobilitazione
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1
Insegnanti, via al decreto che salva gli scatti e azzera i prelievi
Il CASO
ROMA È il decreto salva-stipendi.
Due articoli soltanto, ma il Consiglio dei ministri ha strappato un
sorriso ai lavoratori della scuola.
Si è chiuso così il capitolo più delicato sulla spinosa questione degli
scatti d'anzianità degli insegnanti
e del personale Ata (bidelli, ausiliari e amministrativi della scuola)
ma la partita, estenuante, dovrà
riaprirsi con "un apposito negoziato" per usare le parole del governo.
Il risultato è che ai docenti in questi mesi verrà corrisposto lo stesso
stipendio del 2013: non si avanza
ma non si retrocede, fino a quando
non sarà esaurito il negoziato e a
quel punto gli stipendi verranno
restituiti alla normale progressione d'anzianità ripristinando gli
scatti con l'anno in corso.
Il rischio di un passo indietro si
era materializzato nei giorni scorsi con l'ormai famosa nota del ministero dell'Economia che chiedeva il recupero, a rate di 150 euro,
degli scatti maturati nel 2012 e pagati l'anno scorso. Non ci saranno
invece tagli e recuperi come già anticipato dal governo in questi giorni, frenando a colpi d'estintore le
polemiche che si erano accese come paglia.
2013 con un negoziato. Formalmente, si discuterà anche di quelli
del 2012, ma di fatto questi sono
stati già acquisiti. Durante tutto il
negoziato, e comunque per tutti i
primi sei mesi del 2014, «al personale interessato verrà mantenuto
il trattamento economico corrisposto nell'anno 2013». Il governo lo
ha messo nero su bianco, i sindacati sono ancora critici, e rimarcano
che - scatti a parte - mancano ancora risposte sul trattamento economico del personale Ata (bidelli e
amministrativi).
Si procede, come sempre, sanando il pregresso, arrivando in ritardo di proroga in proroga. All'origine di tutto c'è la norma del
2010 che bloccava per tre anni gli
scatti di tutti i dipendenti pubblici.
I SINDACATI
ANCORA CRmCI:
«MANCANO
RISPOSTE
SUGLI STIPENDI
DEI BIDELLI»
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+
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Poi, con l'azione dei sindacati, si è
cominciato a negoziare il recupero, mentre nel frattempo veniva
prorogata anche la sterilizzazione
degli scatti assieme al rinnovo del
LA TRATTATIVA
contratto collettivo di lavoro.
Il provvedimento del governo conSi evita di appesantire il bilansente di recuperare gli scatti del cio dello Stato (che è lo scoglio da
evitare) come si è già fatto per gli
anni precedenti al 2012, finanziando gli aumenti con risparmi e risorse provenienti dal settore scolastico. In buona parte, e su questo i
sindacati hanno polemizzato molto, si dovrà attingere al Mof, il fondo per il Miglioramento dell'offerta formativa. «Il decreto risolve solo in parte le questioni», commenta Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola.
«Contrariamente quanto affermato dal ministro dell'Istruzione
il governo non ha stanziato le risorse necessarie a evitare il prelievo dal fondo del Mo6> polemizza
Mimmo Pantaleo, leader della
Flc-Cgil scuola. Un conto è la partita degli scatti, un conto quella delle posizioni economiche del personale Ata. Non se ne parla nel decreto del governo. «E' gravissimo non
aver previsto alcuna soluzione
strutturale per questo», rimarca
Pantaleo. Ai tecnici e ausiliari infatti era stata chiesta la restituzione, poi sospesa, dell'incentivo economico, come da accordo di tre anni fa, per le mansioni extra. Fatto è,
che critiche a parte, il decreto del
governo ha suscitato reazioni sul
fronte degli altri dipendenti pubblici: il sindacato di polizia Silp
Cgil ha subito reclamato un provvedimento analogo. Che è come dire: gli insegnanti hanno ottenuto
qualcosa.
Alessia Campione
Un insegnante al lavoro
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Scuola, richieste entro il 7 febbraio
Bruno Benelli
• perato il limite di età.
·
cadrà venerdì 7 febbraio il
termine entro cui il personale della scuola che intende
andare in pensione Inps
quest'anno, ed esattamente dalla finestra del 1° settembre, deve presentare la relativa domanda in via telematica.
Gli interessati sono le persone che cessano dal servizio perché: 1) hanno raggiunto il limite
massimo di contribuzione, ad
esempio 40 anni, 2) vogliono lasciare la scuola per dimissioni
volontarie, 3) vogliono al contrario chiedere di essere trattenuti
in servizio anche dopo avere su-
S
I requisiti sono diversi a se• conda dell'anno in cui sono stati
: raggiunti. Nel primo caso in esa: me prendiamo in considerazio: ne le persone che hanno rag: giunto i requisiti entro l'anno
: 2011. 1) Per la pensione di vec: chiaia occorrono: A) un'età di
: 65 anni per gli uomini e 61 anni
: per le donne; B) 20 anni di con: tributi. 2) Per la pensione antici: pata occorrono: A) quota 96,
: cioè 60 anni di età+ 36 di contri. buti oppure 61 anni di età+ 35 di
: contributi, B) 40 anni di cqntri• buti (con qualsiasi età). E co: munque previsto il pensiona: mento obbligatorio per chi com-
• pie 65 anni entro agosto 2014.
: Nel secondo caso si parla di
: persone che hanno raggiunto i
. requisiti dopo l'anno 2011 e che
: li raggiungeranno al massimo
• entro il 31 dicembre 2014. 1) Per
: la pensione di vecchiaia occor: rono: A) un'età di 66 anni + 3
. mesi (uomini e donne); B) 20 an: nidi contributi. 2) Per la pensio: ne anticipata occorre la seguen: te contribuzione: A) per gli uo: mini 42 anni + 6 mesi; B) per le
: donne 41 anni + 6 mesi. Per chi
• ha meno di 62 anni potrebbe es: serci sulla pensione un taglio
: dell'l % o del 2% annuo a secon: da dell'età.
:
©R1PRoouz10NER1sERVATA
La d.01nanda
La risposta
Consulente ammalato,
quanto paga r1nps?
L'indennità di malattia è in cifra fissa
e va dai 10,85 ai 21,70 euro al giorno
Mio figlio, che svolge la professione di
consulente presso un'azienda
commerciale, è stato assicurato alla
gestione separata dell'Inps come
collaboratore coordinato e continuativo.
Nel corso del 2013 ha versato il
contributodel27,72% in quanto la
consulenza è l'unico lavoro svolto. Nel
corso dei mesi di novembre e dicembre
per un problema di salute è rimasto venti
giorni a casa in malattia, regolarmente
denunciata all'Inps. Chiedo se ha diritto
all'indennità di malattia e in quale
misura, in quanto mi dicono che l'Inps
paga su importi fissi.
NoemiF.-Roma
La questione si sviluppa in questo modo: la misura della
indennità è in cifra fissa indipendentemente dal compenso
realmente percepito per la committenza svolta. Lei ha
dimenticato di dirmi quanti mesi di contributi suo figlio ha
versato all'Inps nei 12 mesi precedenti l'inizio della sua
malattia. Perciò rispondo in via generale, indicando le tre
possibilità previste dall'attuale normativa. Se suo figlio ha
versato da tre a quattro mensilità, allora l'indennità
giornaliera è di 10,85 euro; con cinque-otto mensilità
l'indennità sale invece a 16,27 euro e si attesta infine a 21, 70
euro se le mensilità versate vanno da nove a dodici.
I lettori che hanno quesiti da porre possono inviare
un'e-mail a: [email protected]. Verrà data risposta
su questa rubrica o direttamente all'indirizzo
dell'interessato.
~"lr~~-.,~~
-
~~~ :~r~:'" s-~_ -;;;~~~-
068391
;~~ =-=-~-= -L -_ ~~ ~- =---~
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1
Prelievo sugli stipendi dei prof, stop di Palazzo Chigi
Via libera dal Consiglio dei ministri al decreto che mette una pezza alla vicenda degli scatti di stipendio del
personale della scuola. II decreto conferma lo stop alla restituzione degli scatti percepiti nel 2013 che doveva awenirecontrattenutedi 150 euro mensili.Stabilisce, inoltre, che non ci sarà retrocessione a una
classe di stipendio inferiore per il personale che ne
abbia acquisita una superiore nel 2013 in virtù dell'anzianità. Quindi quei 45milatra insegnanti eausiliari che l'anno scorso hanno ricevuto un aumento in
busta paga per lo scatto d'anzianità, non ritornerannoallacondizioneprecedente:nei prossimi anni il loro stipendio resterà «rinforzato», indipendentementedallefuturedecisioni sui successivi scatti.«Gli insegnanti possonostaretranquilli», ha assicurato il ministro della DifesaMarioMaurodopoil Cdm.La marcia
indietrodelgovernorisolveuncasochelohafattotraballareacausadel rischio di prelievi di 1soeurodalle
buste paga dei professori. Polemiche placate, ma
Matteo Renzi non perdona: «Una figuraccia».
ESECCTTYO TNlULJCO Lo scenario
~
Letta si smarca da Alfano: · ;<·.>:~.:,:~
scaricali ~cd e minislro
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«Scuola, famiglia e sociale: risorse anti-crisi»
«Fare scuola» è il tema affrontato ieri, al
"Conferenze center" di Roma, nell'ambito
di una serie di incontri organizzati da "Fare per Fermare il declino" su temi cruciali
per la vita politica e sociale italiana.A tema
la qualità dell'apprendimento e la figura
del docente, cruciali nel sistema scolastico. In altre parole, il merito e la formazione, strumenti ancora sottovalutati nel reclutamento e nell'inquadramento professionale dei protagonisti dell'istruzione. Fra
gli interventi, quello di Pietro Ichino (senatore di Scelta Civica), Letizia De Torre
(deputata del Pd); Giuseppe Desideri (presidente dell'Associazione Italiana Maestri
Cattolici), Italo Fiorin (docente di pedagogia alla Lumsa), Pietro Lucisano (docente di
pedagogia alla Sapienza), Antonio Pileggi
(docente di Diritto del lavoro alla Luiss), il
teologo Emilio Rocchi e Milena Santerini,
deputata di "Per l'Italia" (la cui intervista è
qui a fianco).
ANGELO PICARIELLO
ROMA
L
a dicotomia
imprese-lavoratori è ormai inadeguata, e lo è ancora più in questa
crisi. Per Milena
Santerini, capogruppo di "Per l'Ita-
lia" nella commissione Cultura e lstruzione della Camera, e docente di Pedagogia alla
Cattolica di Milano, «anche in questo governo, di cui siamo convinti
sostenitori, su Terzo settore e famiglia non si riesce ad andare oltre all'idea di costo».
In tempi di crisi si taglia il Welfare.
Ma è non solo ingiusto, è anche sbagliato e poco lungimirante sul piano
economico. Quello
che fanno le famiglie e le associazioni
per fronteggiare i bisogni (penso ai non
autosufficienti, penso all'assistenza alimentare) costituisce da un lato un risparmio notevole
per la mano pubblica, dall'altro libera
risorse per lo sviluppo e l'occupazione.
C'è consapevolezza nel governo?
Nelle intenzioni certamente sì, ma
nei fatti poi si inciampa sempre.
Un esempio?
Il 5 per mille. La Corte dei Conti è ar rivata a richiamare quel che si sarebbe dovuto fare senza sollecitazioni. Togliere 96 milioni alle associazioni significa trasformarlo in
pratica in 4 per mille, a scapito di en ti che intervengono nel vivo della crisi creando anche sviluppo.
La scuola è tornata sotto i riflettori solo perii pasticcio degli scatti da
restituire.
Al di là del macroscopico errore, ancora una volta ci si è appassionati a
un tema di costi, dimenticando che
la scuola è formazione, formazione
degli allievi come degli insegnanti, e
formazione vuol dire sviluppo. Senza agire sulla leva del merito, della
flessibilità, insistendo sull'automatismo delle carriere la scuola non potrà essere mai adeguata alle sfide e
rispondente al bisogno di conoscenza dei ragazzi.
Che cos'è il "Community act" che
proponete?
E una proposta con la quale, come
Popolari per l' ltalia, chiediamo un
provvedimento che metta insieme
gli interventi sul sociale e contro la
povertà. Accanto a misure strutturali contro la disoccupazione e di sostegno alle famiglie proponiamo un
intervento per stabilizzare il" 5 xmille" e un sostegno che, accanto agli effetti della social card, sia previsto per
le associazioni impegnate negli aiu ti alimentari agli indigenti, senza il
cui intervento intere fasce sociali sarebbero già da tempo senza mezzi
per sopravvivere alla crisi.
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Quotidiano
L'intervista
Santerini (PI): «Con
il Community act
chiediamo interventi
strutturali su 5x1000
e aiuti alimentari»
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DEPUTATO Milena Santerini
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Scuola .. «Madre e padre» via dai moduli?
Il manuale d'uso del Miur smentisce
Roma. Nei moduli per iscrivere gli studenti al primo anno di ogni tipo di scuola, «madre e padre» non sono scomparsi, sosliluili da «primo genilore e secondo genitore». E il Secolo XIX che ieri, in prima pagina, esultava affermando che i moduli online del Miur si sarebbero adeguati al politicamente corretto, si sbaglia. «Madre e padre» erano
spariti dai libretti delle assenze del liceo
Mamiani di Roma, due mesi fa, destando una certa sorpresa. E garbate critiche
anche da parte di Awenire, che per il
quotidiano ligure avrebbe invece addirittura «lapidato» la preside, «aprendo le
ostilità». Ed ecco i toni grondanti soddisfazione: «ranteprima del modulo
per iscrivere i ragazzi, sfornato dal Miur
proprio in questi giorni e spedito via email a tutti gli istituti d'Italia, reca una
dizione quasi sovrapponibile a quella
del Mamiani: "Genitore" e "Secondo
Genitore"». Un'affermazione curiosa.
Sul sito internet del Miur il modulo d'iscrizione non è ancora disponibile. Ma
lo è il suo «Manuale d'uso»:
http:/ /www.iscrizioni.istruzione.it/ allegati/iscrizionionlineguidautente.pdf.
A pagina 13 si chiede di indicare il «grado di parentela» dello studente e le possibilità sono quattro: «madre, padre, tu tore, affidatario». Quindi «madre e padre» non sono scomparsi, anzi resistono in prima fila. Soltanto in caso di separazione o divorzio vengono richiesti
i dati del «secondo genitore», madre o
padre che sia.
raffermazione perentoria e in bella vista del Secolo XIX appare dunque destituita di fondamento. E il Ministero
non ha affatto «legittimato i due adottati nel libretto delle assenze» del Ma miani. (U.Fo.)
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ATILJALTA
068391
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Il caso-scatti
Un decreto per salvare
gli stipendi dei docenti
Ora un nuovo negoziato
ROMA
068391
raguardo in vista per la «vertenza» sugli scatti di
stipendio del personale della scuola. Un decreto varato ieri dal Consiglio dei ministri conferma quanto annunciato dal premier Letta nei giorni scorsi e cioè che dalle buste paga non verrà prelevata la tran che di 150 euro come restituzione degli scatti già pagati nel 2013, ripristina gli scatti d'anzianità per il 2014 e
consente di recuperare quelli degli ultimi due anni.
Il provvedimento demanda, infatti, a un'apposita sessione negoziale il riconoscimento dell'anno 2012 ai fini della progressione di stipendio. E assicura che nelle
more della conclusione di questa sessione «al personale interessato verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell'anno 2013». La procedura per
il recupero dei mancati scatti è stata già utilizzata per
gli anni precedenti e - si spiega -viene finanziata con
risparmi e risorse provenienti dal settore scolastico senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato. Si
attingerà dunque al 30% di risparmi derivanti dai tagli
dell'era Gelmini (sono stati accantonati 120 milioni) e
per la restante forse come in passato dal Mof, il fondo
per il miglioramento dell'offerta formativa.
Cauta soddisfazione tra i sindacati tra i quali resta
qualche perplessità. Il decreto «risolve solo in parte le
questioni» afferma il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima, che chiede di accelerare i tempi del negoziato. «Contrariamente a quanto affermato, il governo non ha stanziato le risorse necessarie a evitare
il prelievo dal fondo per il miglioramento dell'offerta
formativa», accusa poi il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. Se gli insegnanti possono stare più tranquilli, cominciano ad agitarsi altri dipendenti pubblici. Il sindacato di polizia Silp-Cgil auspica un provvedimento analogo a quello della scuola anche per il settore sicurezza.
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Scuola, sciolto il nodo scatti
MARCO VENTIMIGLIA
MILANO
NESSUN RECUPERO
Il decreto prevede «altresì, come già annunciato, che non venga comunque effettuata alcuna azione di recupero delle
somme attribuite al personale della
Scuola per progressioni stipendiali nell'
anno 2013. Viene inoltre prevista, per
l'anno 2014, la non applicazione al personale della Scuola, con riferimento alle
progressioni stipendiali correlate all'anzianità di servizio, del limite ai trattamenti economici individuali introdotto
dall'art. 9, comma 1, del decreto legge n.
78 del 2010, nella considerazione - si conclude il testo - che, a legislazione vigente, la predetta annualità per il comparto
scuola è già utile ai fini delle progressioni stipendiali».
Soddisfatti solo in parte i sindacati.
Per il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, «il provvedimento approvato dal Consiglio dei Ministri
indica una soluzione, ma è il blocco del
contratto, oltre agli errori commessi dai
ministri e dai ministeri, alla base del pasticcio a cui il decreto ha posto rimedio.
Ora occorre dare maggiori certezze su
tutti gli aspetti retributivi del personale,
cosa che si può fare solo per via contrattuale. A tal fine rimane urgente un incontro con il ministro su tutte le questioni
che attengono al rapporto di lavoro e al
riconoscimento professionale».
068391
Si può ben dire che sia stata una riunione riparatrice, quella svoltasi ieri a Palazzo Chigi fra i membri dell'esecutivo
Letta. Sul tavolo, infatti, c'era "la grana"
materializzatasi qualche giorno fa, dopo
che il ministro dell'Economia, Fabrizio
Saccomanni, aveva evocato l'obbligo di
restituzione da parte del personale scolastico di somme a suo dire non dovute,
suscitando così anche le ire del ministro
della Pubblica Istruzione, Maria Chiara
Carrozza, oltre che quelle dei lavoratori
nel mondo della scuola. E così, per trovare una soluzione, e porre fine ad una polemica assai destabilizzante, il Consiglio
dei ministri ha deciso di varare un decreto legge. Un provvedimento volto quantomeno a congelare il problema degli
scatti stipendiali già percepiti nel 2013
che il personale della scuola avrebbe dovuto restituire allo Stato con 150 euro
mensili trattenuti dal proprio stipendio.
Dunque, nella mattinata di ieri l'esecutivo ha approvato, su proposta del premier Enrico Letta, e dei ministri Carroz-
za, Saccomanni e della Pubblica amministrazione e Semplificazione, Gianpiero
D'Alia, un decreto legge in materia di retribuzioni per il personale della Scuola
«Che demanda - si legge nella nota del
Consiglio dei ministri - ad un'apposita
Sessione negoziale avviata dal ministro
dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il riconoscimento dell'anno 2012
ai fini della progressione stipendiale del
personale della Scuola (docente, educativo ed Ata)». Ed ancora, la nota sottolinea che «nelle more della conclusione
della sessione, al personale interessato
verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell'anno 2013. La procedura negoziale per il recupero dei
mancati scatti è stata già utilizzata per
gli anni precedenti al 2012 e viene finanziata con risparmi e risorse rinvenienti
dal settore scolastico senza alcun onere
aggiuntivo per il bilancio dello Stato».
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li commento
Scuola, l'eclissi dei progetti
Benedetto
Vertecchi
C'È QUALCOSA DI ANOMALO NEL CONFRONTO IN ATTO SULL'EDUCAZIONE, CHE
SI MANIFESTA CON MAGGIORE evidenza in quei
ragione della crisi che, in varia misura, ha
investito i sistemi scolastici dei Paesi industrializzati. Anche quando i dati derivanti da
rilevazioni comparative sembrano segnalare l'esistenza di condizioni migliori, ci si dovrebbe chiedere se a posizioni più favorevoli
in graduatoria corrispondano risultati educativi capaci di configurare un profilo innovativo di cultura della popolazione, o se i livelli
più elevati siano da porre in relazione solo a
migliori condizioni organizzative e ad apparati ideologici più coinvolgenti. Non sarebbe
inutile chiedersi, per esempio, quanta parte
abbiano avuto le condizioni organizzative e
la pressione ideologica nel consentire ai sistemi scolastici di alcuni Paesi dell'estremo
oriente di scalare le posizioni più elevate nelle graduatorie dell'ultima indagine Ocse-Pisa. E, soprattutto, ci si dovrebbe chiedere se
una competitività così spinta da far accettare, oltre a un orario scolastico lungo, alcune
ore ulteriori di pre e di post scuola, con quel
che ne consegue in termini di resistenza allo
sforzo prolungato, corrisponda a una concezione educativa che si è disposti a riconoscere come preferibile o solo ad accettare come
selezione de facto. Ma, in un caso e nell'altro, non si capisce quale sia il disegno culturale, se non per ciò che riguarda l'utilità che
dagli studi si può trarre nel breve termine.
In Italia la crisi è più grave non solo per
leclissi di progettualità che da troppo tempo
caratterizza il sistema educativo, ma anche
per il crescere della distanza tra le soluzioni
didattiche e organizzative del nostro sistema
scolastico rispetto a quello degli atri paesi industrializzati. Mentre si discetta in un latinorum da Don Abbondio di soluzioni tecniche
per questo o quell'aspetto del funzionamento del sistema, sembra che nessuno si preoccupi di capire che cosa stia accadendo nelle
scuole, quali siano le difficoltà che gli insegnanti incontrano nel loro lavoro quotidiano, di che cosa ci sia realmente bisogno in un
disegno di lungo termine, che cosa di culturalmente significativo bambini e ragazzi dovrebbero saper fare non solo al memento,
ma nella lunga prospettiva di vita che li attende.
068391
contesti, come quello italiano, nei quali da
troppo tempo si è rinunciato a sviluppare
una riflessione originale ed autonoma circa
il profilo culturale che si vorrebbe fosse generalmente posseduto dalla generalità della popolazione e le soluzioni educative che potrebbero consentire il conseguimento di tale intento. Nello sviluppo storico dell'educazione
occidentale l'indicazione di traguardi ha anticipato l'assunzione di determinate caratteristiche dell'organizzazione educativa e delle
pratiche didattiche. Ciò non significa che fossero enunciati principi, e tantomeno regole,
uniformemente seguiti, né che vi fosse da
parte degli educatori la medesima consapevolezza degli effetti che sarebbero potuti derivare dalla loro attività, ma che ali' educazione si riconosceva una funzione di concausa
nei processi di trasformazione sociale.
Il grande sviluppo dell'educazione scolastica che ha consentito negli ultimi secoli di
assicurare crescenti opportunità d'istruzione per i bambini e i ragazzi, considerato dal
punto di vista che prima s'indicava, quello
dell'elaborazione di un profilo culturale diffuso, appare come la realizzazione di scenari
delineati nelle grandi utopie che hanno rappresentato una parte importante del pensiero europeo dalla metà del secondo millennio. Attraverso l'utopia ci si poteva riferire a
una realtà costruita per negazione di quella
che costituiva la comune esperienza: se
l'analfabetismo rappresentava la condizione
più frequente, gli abitanti dei non-luoghi
dell'utopia si distinguevano per il possesso di
una cultura alfabetica; se l'educazione formale era per lo più rivolta a strati favoriti
della popolazione maschile, nell'utopia tutti
potevano fruirne, senza distinzione di classe
o di genere; se il tempo della vita era in massima misura assorbito dal lavoro, si affermava
l'idea che una uguale rilevanza dovessero
avere il riposo e le attività rivolte a coltivare
la sensibilità e l'intelligenza di ciascuno; se la
conoscenza era considerata una prerogativa
individuale, se ne affermava l'utilità per il miglioramento delle condizioni di vita; e così
via.
Ciò che interessa rilevare riflettendo
sull'anomalia del confronto educativo in corso è che mentre negli scenari utopistici determinate caratteristiche della popolazione erano considerate necessarie per la coerenza
dell'insieme della proposta di assetto sociale, da qualche tempo si tende ad affermare il
contrario, e cioè che gli indirizzi dell'attività
educativa devono essere congruenti a scelte
che sono già operanti nei diversi contesti sociali, in particolar modo nelle attività produttive. Risulta evidente che è cambiata sostanzialmente la concezione del tempo: mentre
il grande sviluppo dell'educazione formale è
da considerarsi leffetto di progetti per il lungo periodo, da qualche tempo sembra essere
stato abbandonato l'intento progettuale, e
sostituito da una nozione funzionalista
dell'offerta di apprendimento.
In altre parole, le scelte educative non sono più coerenti con un disegno a lungo termine volto a definire il profilo della popolazione, ma rispondono alle esigenze di breve periodo che si manifestano nel sistema produttivo. Le concezioni educative elaborate
nell'ambito dell'utopia classica hanno anticipato il corso di eventi che si sarebbero osservati nei secoli successivi, mentre nelle condizioni attuali si vorrebbe realizzare un'improbabile concomitanza tra le richieste del mercato del lavoro e l'offerta di apprendimento
del sistema d'istruzione formale.
La rinuncia a interpretare leducazione secondo una logica autonoma non è l'ultima
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Scuola
Salvi
gli scatti
retributivi
dei docenti
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11111111 Il personale della scuola
può tirare un sospiro di sollievo. Non dovrà restituire gli
scatti retributivi del 2013 come aveva invece indicato il ministro dell'Economia Fabrizio
Saccomanni. Il consiglio dei
Ministri ha approvato un decreto legge in materia di retribuzioni per il personale della
Scuola che demandaad un'apposita Sessione negoziale avviata dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, il riconoscimento
dell'anno 2012 aifinidella prngressione stipendiale del personale della Scuola (docente,
educativo edATA).
Nelle more della conclusione della sessione, spiega il comunicato finale di palazzo Chigi, al personale interessato verrà mantenuto il trattamento
economico
corrisposto
nell'anno 2013. La procedura
negoziale per il recupero dei
mancati scatti è stata già utilizzata per gli anni precedenti al
2012 e viene finanziata con risparmi e risorse rinvenienti
dal settore scolastico senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato. Il decreto
prevede altresì, come già annunciato, che non venga comunque effettuata alcuna
azione di recupero delle somme attribuite al personale della Scuola per progressioni stipendiali nell'anno 2013.
Inoltre il ministero dell'Economiahaautorizzato 3. 740 immissioni in ruolo del personale non docente della scuola
con decorrenza dal 1° settembre 2013. Secondo il sindacato
Anief-Confedir
mancano
all'appello almeno altre 8.000
assunzioni. <<Ad oggi, infatti, i
posti vacanti e disponibili per
tutti i profiliATA, ovvero collaboratori scolastici, assistenti
amministrativi e tecnici, Direttori dei servizi generali ed amministrativi,
sono
circa
12.000».
non
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IL~MA.TTINO
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9
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Insegnanti, ripristinati gli scatti d'anzianità
ta del ministero dell'Economia che chiedeva
il recupero, arate di 150 euro, degli scatti maturati nel 2012 e già pagati. Ora per tutti i primi
sei mesi del 2014, «al personale interessato verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell'anno 2013». Il governo lo ha messo
nero su bianco, i sindacati sono ancora critici,
e rimarcano che - scatti a parte - mancano ancora risposte sul trattamento economico del
personale Ata.
Si evita di appesantire il bilancio dello Stato. In buona parte, e su questo i sindacati polemizzano, si dovrà attingere al Mof, il fondo
perii Miglioramento dell'offerta formativa. «Il
decreto risolve solo in parte le questioni»,
commenta Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola, perii quale è «indispensabile e risolutivo» il negoziato. «Contrariamente a quanto affermato dal ministro
dell'Istruzione il governo non ha stanziato le
risorse necessarie a evitare il prelievo dal fondo del Mofo polemizza Mimmo Pantaleo, leader della Flc-Cgil scuola.
Nei primi sei mesi del 2014 lo stipendio
sarà lo stesso dello scorso anno:
nel frattempo dovrà partire un negoziato
ROMA. È il decreto salva-stipendi. Due articoli
soltanto, mail Consiglio dei ministri ha strappato un sorriso ai lavoratori della scuola. Si è
chiuso così il capitolo più delicato sulla spinosa questione degli scatti d'anzianità degli insegnanti e del personale Ata (tecnici, ausiliari e
amministrativi della scuola) ma la partita,
estenuante, dovrà riaprirsi con un apposito
negoziato. li risultato è che ai docenti in questi
mesi verrà corrisposto lo stesso stipendio del
2013: non si avanza ma non si retrocede, fino a
quando non sarà esaurito il negoziato e a quel
punto gli stipendi verranno restituiti alla normale progressione d'anzianità ripristinando
gli scatti con lanno in corso.
Il rischio di un passo indietro si era materializzato nei giorni scorsi con lormai famosa no-
a.e.
I docenti Sono stati ripristinati dal governo
con un decreto gli scatti d'anzianità del 2013
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IL SECOLO XIX
'
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18-01-2014
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1
SALTA ANCORA LA SOLUZIONE PER LA TASI: SI TENTA UNA MEDIAZIONE CON I SINDACI
C'E IL DECRETO: SALVE LE BUSTE PAGA DEI PROF
Confermato lo stop al taglio degli stipendi e al recupero di 150 euro per gli scatti di anzianità corrisposti nel 2013
MICHELE LOMBARDI
ROMA. Stop al "taglio" degli stipendi
di insegnanti e lavoratori della scuola. Come promesso dal premier Enrico Letta, il Consiglio dei ministri
ha varato ieri un decreto che rimedia
al pasticcio degli scatti di anzianità:
viene sospeso il recupero fino a 150
euro lorde al mese per compensare
gli aumenti corrisposti nel corso del
2013 a docenti e personale Ata.
Non solo. Il decreto conferma
inoltre che, da febbraio, saranno pagati gli stipendi attualmente percepiti, compresi quindi gli scatti maturati nel 2013 e già acquisiti in busta
paga. Una marcia indietro completa
da parte del Tesoro, che aveva deciso
il recupero degli scatti pagati l'anno
scorso in base a quanto previsto da
un decreto varato a settembre che
disponeva il blocco di tutti gli aumenti di stipendio erogati nel corso
del 2013.
Un pasticcio, appunto. Con relativo braccio di ferro tra il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, e
la titolare dell'Istruzione, Maria
Chiara Carrozza, contraria alla restituzione degli scatti decisa dal Tesoro. Sul dietrofront del governo ha
pesato l'aut aut del leader del Pd
Matteo Renzi, che aveva sparato
contro l'iniziativa di Saccomanni,
spingendo Letta a intervenire per
bloccare la trattenuta dei 150 euro
pagati nel 2013.
Il decreto salva gli stipendi di 53
mila lavoratori della scuola, lascian do le buste paga inalterate. La somma che il governo rinuncia a recu perare ammonta mediamente a circa
700 euro lordi l'anno: l'aumento di
anzianità corrisposto a insegnanti e
personale amministrativo. Il primo
cedolino del 2014 con la trattenuta,
accreditato il 23 gennaio, sarà corretto pochi giorni dopo da un secondo cedolino, che terrà conto dello
stop al recupero deciso ieri dal governo.
L'operazione costerà complessivamente circa 500 milioni che saranno coperti con i risparmi deri-
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Quotidiano
vanti dai tagli alla scuola decisi dal
governo Berlusconi e da una stretta
sulle risorse del Mof, il Fondo per il
miglioramento dell'offerta formativa a favore degli studenti. Sul capitolo Mof si aprirà una trattativa con i
sindacati, che però non hanno gradito le coperture scelte dal governo per
finanziare gli scatti di anzianità. Archiviato il pasticcio della scuola, il rischio ora è una reazione a catena sugli altri comparti pubblici senza aumenti dal 2010 per effetto dei contratti congelati ancora per tutto il
2014. I primi a farsi avanti sono stati
i sindacati del comparto sicurezza
con il Silp-Cgil che ha chiesto al governo una misura analoga a quella
della scuola per il personale della polizia.
Niente decreto, invece, per la Tasi:
dopo l'aut aut dei sindaci, che non
vogliono aumentare le aliquote della
tassa sui servizi per finanziare le detrazioni, il governo ha preso tempo
per decidere se confermare la maggiorazione o cambiare proposta per
non andare allo scontro con i Comuni.
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068391
Il ministro Maria Chiara Carrozza
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Scuola: testate nazionali
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Quotidiano
Paola: la laurea non è servita a niente
STORIA/1- - - -
<(SOGNAVO DI SALVARE
L'AMBIENTE CON
l MIEI STUDI DA BIOLOGA
E
CHE NON
PER CERTE PROFESSIONI"
za di Paola arriva dal marito. «Per
fortuna lui un lavoro ce l'ha per
poter sostenere la famiglia». Una
consolazione (ma amara) ce l'ha
accorgendosi che il suo non è un
caso isolato. «Un po' mi consola ammette infatti vedere che la
mia è una situazione molto comune. Anzi, mi capita di incontrare
anche chi è davvero molto qualificato, ma non trova un impiego. Però allo stesso tempo è davvero
sconsolante rendersi conto che
non c'è più spazio per molte professionalità». Una ricerca costante, ogni giorno. «Faccio la ricerca
sui siti. Oppure prendo gli elenchi
delle aziende del territorio e mi
propongo. Bisogna iscriversi alle
agenzie pubbliche e private di collocamento, cercare l'azienda, contattarla. E sperare».
Alessia Camplone
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068391
ROMA «È un lavoro anche cercare
lavoro». È rassegnata Paola R.,
mamma di Pescara di 39 anni, con
una laurea in biologia e alle spalle
anni di corsi di formazione nel settore ambientale. «Disoccupata? In
realtà io non lo sono mai stata perché non ho mai avuto un vero lavoro». Lavorare in difesa dell'ambiente sarebbe stato il suo sogno.
«Ma in tutti questi anni sono riuscita a lavorare solo con contratti
a progetto o collaborazioni. Mai
nulla di stabile. Ogni volta incarichi a tempo e senza prospettive»,
racconta. Un settore «che non tira». A complicare tutto, i tre figli.
«Ogni volta che ho avuto un bambino mi sono dovuta fermare. E
ogni volta ho dovuto ricominciare
daccapo, perché senza una collo-
cazione stabile tutto si interrompe
definitivamente».
Così, di anno in anno, piccoli
impieghi, e qualche ora di insegnamento nelle scuole private. E ora?
«Al momento sto partecipando a
un progetto di ricollocamento nel
mondo del lavoro per le neo mamme. Sto facendo lin tirocinio formativo all'interno di una struttura. Ma senza prospettive. Rimarrò
sempre disoccupata anche alla fine di questo progetto». La sicurez-
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19-01-2014
13
1
G Intervista
«Ma attenti
troppa formazione
può addirittura
essere dannosa»
ROMA «Non è più vero che un titolo
di laurea consente di avvicinare
un posto di lavoro. Le stesse iscri-.
zioni all'università stanno calando. Per anni proseguire gli studi è
stato una sorta di adolescenza
prolungata». Dario Nicoli, docente di Sociologia economica e dell'organizzazione del lavoro presso la Cattolica di Brescia, non si lascia convincere dalle conclusioni
di AlmaLaurea. «Bisogna distinguere tra tipi di lauree. In alcuni
casi la laurea può essere addirittura dannosa per trovare un posto».
Quali sono le lauree che premia-
«È PIÙ
RICHIESTO
CHI HA FATTO
ESPERIENZA
ALL'ESTERO»
no?
«Le lauree tecniche sono molto
più appetibili. Anche se è necessaria un'esperienza all'estero. Il problema è che molti ragazzi, una
volta fuori, poi non rientrano».
È solo questione di laurea, o per
il lavoro serve altro?
«L'over education, l'avere tanti titoli di formazione, non premia
più. Bisogna avere le competenze
che servono al mercato».
A.Cam.
068391
Trovare lavoro, la laurea serve ancora
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.L'indagine
Per trovare
un lavoro
la laurea
serve ancora
Campione a pag. 13
Trovare lavoro, la laurea serve ancora
~Cinque
anni dopo
l'università, solo il 6%
non ha occupazione
LA RICERCA
cupati-inoccupati. Considerando
che i disoccu patì tra i 15-24enni sono 659 mila, dunque tra i giovani
di quell'età i disoccupati sono in realtà 1'11 %del totale.
Va detto però che, se studiare
rappresenta tuttora un antidoto alla disoccupazione, secondo i risultati raccolti da AlmaLaurea, non è
più efficace quanto in passato. La
crisi si fa sentire anche per chi ha
un titolo di studio come la laurea: a
un anno dal conseguimento il tasso di disoccupazione (sia triennale, sia laurea specialistica o specialistica a ciclo unico) è leggermente
superiore al 20%. E l'area della disoccupazione tra i laureati è di fatto raddoppiata nel giro di appena
quattro anni. Soprattutto, c'è laurea e laurea. Esaminando le rilevazioni dell'AlmaLaurea con la lente
d'ingrandimento tutte le differenze vengono alla luce. Tra i neolaureati specialistici biennali, a un anno dal titolo, la disoccupazione supera il 30% nel gruppo psicologico,
seguito a breve distanza dai laureati dei gruppi giuridico e letterario.
Va meglio ai laureati dei gruppi
chimico-farmaceutico, ingegneria
e scientifico, per i quali l'area della
disoccupazione è prossima al 10%.
Meglio ancora i laureati delle professioni sanitarie.
ROMA Cinque anni dopo la laurea
solo il 6% dei giovani che hanno
scelto l'università è ancora senza
lavoro. È il dato che rileva AlmaLaurea, il consorzio interuniversitario che mira a coinvolgere studenti, mondo accademico e aziende, in una rilevazione che si muove
sulla scia degli ultimi dati dell'Istat
sulla disoccupazione giovanile,
giunta invece al suo massimo storico. Si potrebbe dire: la laurea è ancora un buon passaporto per entrare nel mercato del lavoro.
Ma forse sarebbe meglio dire:
una buona laurea. La disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 24 anni,
secondo l'Istat (l'Istituto centrale
di statistica) a novembre ha raggiunto il suo poco ammirevole primato, toccando il 41,6%, addirittura di quattro punti più alto rispetto
a novembre 2012. Si tratta però di
un dato che va tarato considerando che riguarda, fortunatamente,
non l'intera popolazione giovanile
(che comprende ovviamente anLA VITA LAVORATIVA
che i ragazzi che studiano, tra seNell'intero
arco della vita lavoraticondarie e università) ma soltanto
va,
i
laureati
beneficiano di un "tasla platea dei cosiddetti "attivi" ocso di occupazione" di 13 punti mag-
giore rispetto ai diplomati (77 contro 64%). E una laurea - questo lo
rileva l'Ocse - rispetto a un diploma, vale una retribuzione superiore del 50%. Ma anche qui è un dato
medio. Quando la realtà italiana è
vista in un'ottica europea, secondo
AlmaLaurea, va ricordato che il
nostro percorso di studi preuniversitari risulta uno dei più lunghi nel
continente, con l'inevitabile ingresso all'università in età più
avanzata e, quindi, l'arrivo nel
mercato del lavoro anch'esso posticipato. Se c'è laurea e laurea, ci sono anche differenze tra Nord e
Sud. La media del 6% di disoccupati dopo cinque anni, è frutto appunto di media: al Nord si scende
al 4%, al Sud si sale al 10%. L'età
media della laurea per la platea degli oltre 226mila laureati usciti nel
2012 dai 64 atenei AlmaLaurea è
27 anni e diviene prossima ai 28
anni per i laureati magistrali/specialistici.
DIFFERENZE TRA I SESSI
Ci sono, ancora, differenze tra donne e uomini. A cinque anni dalla
laurea, il tasso di disoccupazione
delle donne (7%) supera ampiamente quello degli uomini (4% ). La
differenza di sesso, come quelle
del territorio, continua a dare risultati diversi: è l'Italia delle differenze, che resiste ancora alla prova dei fatti.
Alessia Campione
~)RIPRODUZIONE
RISERVATA
068391
MA NON TUTTI
I TITOLI SONO UGUALI
TRA CHI HA STUDIATO
PSICOLOGIA Il 30%
NON HA TROVATO
UN POSTO
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Foglio
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Data
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I numeri
Ilaureati che hanno trovato lavoro
Tasso di disoccupazione
dei giovani tra i15
ei24anni
----·-----al Nord
52,5%
37%--Idisoccupati neolaureati
a 1anno dal titolo
-20%
a 5anni dal titolo
, •s%
Chi ha trovato lavoro nell'intero arco della vita lavorativa
Laureati
-----64%
f.:.e.niime.tri
STUDIO ELAVORO Chi ha una laurea trova lavoro più facilmente e ha una retribuzione più alta del 50%
111111 lllt55agg1•ro lii
068391
i•P?s~~-1~
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Italia Oggi
Sette
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20-01-2014
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Foglio
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Data
I
A quattro anni dalla riforma universitaria, l'attuazione è ancora in alto mare
Reclutamento, premi e ricerca:
la svolta rimane sulla carta
Pagine a cura
DI BENEDETTA PACELLI
premi per i migliori? Un
lusso per pochi. Il nuovo
reclutamento accademico?
Un traguardo ancora lontano per i 60 mila aspiranti alla
cattedra. E il futuro dei giovani
ricercatori? Inesistente, senza
un percorso credibile di accesso
permanente al ruolo. A quattro anni dalla sua entrata in
vigore, la riforma universitaria
(legge 240/10) con cui l'ex ministro dell'istruzione, università
e ricerca Mariastella Gelmini
ha puntato a riformare i mali
del sistema universitario (dai
bilanci in rosso, alla proliferazione dei corsi, fino ai concorsi
truccati) rimane, pressoché
sulla carta. Poche le norme
che hanno davvero cambiato
il volto degli atenei, aprendo
le porte ai giovani e garantendo quel ricambio generazionale
promesso. Molte, invece, quelle
che li hanno gettati nella confusione. Una cosa è certa, affinché le attese di riforma del
sistema si traducano in realtà
e quindi, il merito venga effettivamente premiato e il reclutamento, quello delle assunzioni
vere e non solo della lista degli
idonei, entri a regime, ci sarà
da aspettare ancora. Del resto,
che la riforma sia una sorta di
pachiderma di adempimenti
ingestibile ne è convinto pure
l'attuale ministro dell'università Maria Chiara Carrozza, che
solo pochi giorni fa ha chiesto
al suo organo consultivo, il
Cun (Consiglio universitario
nazionale), di «proporre analisi e riflessioni» su alcune questioni chiave del sistema che
«meritano attenzione anche in
al 2009, per poi scendere del
5% in termini reali ogni anno,
con un calo complessivo che
per l'ultimo anno si annuncia
prossimo al 20%. E chi contava
su qualche fondo in più per la
qualità dell'attività di ricerca si
è illuso. Perché quel che resta
del primo rapporto sulla valutazione dell'attività di ricerca
in Italia stilato dall'Anvur, che
avrebbe dovuto garantire premi ai più bravi è finito nel cassetto. Vista la ristrettezza di
risorse generali, infatti, l'applicazione piena delle premialità
nell'Ffo avrebbe tirato troppo
la coperta dalla parte degli
atenei virtuosi, scoprendo in
modo drastico gli altri. Ancora
per quest'anno quindi nessuna
università potrà ricevere più
dell'anno scorso, a prescindere
dalla pagella ottenuta.
Il dottorato di ricerca.
Ancora lontano dagli intenti
iniziali il capitolo del dottorato, i cui obiettivi erano quelli
di assicurare che i corsi, cui
ogni anno accedono circa 12
mila laureati, fossero legati a
doppio nodo con il mondo del
lavoro. Ma non solo, perché
tra le conseguenze della scarsa chiarezza sullo status del
dottorando c'è pure il mancato
superamento della figura del
«dottorando senza borsa», che
impone anche il pagamento di
tasse di iscrizione ai corsi, fino
a 2 mila euro l'anno secondo
l'ultima indagine dell'Associazione dottorandi italiani. Il
numero dei dottorandi senza
borsa, sempre «grazie» a un
passaggio della riforma Gelmini, potrà addirittura aumentare, grazie all'eliminazione
del tetto del 50% di posti che
possono essere banditi senza
borsa soprattutto nei settori
nei quali le risorse e il personale impiegato nella ricerca
sono diminuiti drasticamente
in questi ultimi anni. Per non
parlare poi del dopo, cioè di
quello che attende i dottori.
Non è un caso, quindi, che di
fronte a questo panorama per
i cosiddetti «cervelli» si tratti
di una vera emorragia: i giovani dottori che abbandonano
l1talia erano l'll,9% nel 2002
e sono stati il 27,6 nel 2012: più
del doppio in dieci anni.
Le semplificazioni. Proprio da questi numeri l'attuale ministro Carrozza intende
ripartire, chiedendo al Cun
che le vengano indicate alcune «misure di semplificazione
con particolare riferimento
alle procedure funzionali al
reclutamento del personale
accademico, all'accreditamento dei corsi di studio e al dottorato di ricerca». Poiché poi
il modello di valutazione così
pensato ha scontentato tutti, la
Carrozza chiede un contributo
anche su questo tema. Con un
obiettivo preciso: «Potenziarne la capacità di operare come
strumento per l'incentivazione
della qualità del sistema e per
la valorizzazione delle autonomie universitarie». Infine c'è il
grande tema del finanziamento complessivo perchè possa
operare «in un contesto di competizione amministrata, entro
il quale le singole sedi, dotate
di un proprio budget, abbiano
libertà di programmazione
e di definizione della propria
politica finanziaria, con verifica del prodotto e dei risultati
della loro attività, garantendo
il necessario equilibrio tra le
diverse realtà». Dunque si riparte con una nuova riforma
della riforma.
068391
I
vista di possibili ridefinizioni o
ripensamenti». E per il reclutamento, la ricerca, i meccanismi
premiali la parola d'ordine è
una sola: semplificare.
I dati complessivi. Semplificazioni da attuare in fretta
date le emergenze del sistema.
I tagli progressivi ai finanziamenti, le regole vincolanti del
turnover e le procedure di reclutamento bloccate da anni,
hanno portato infatti a una
graduale ma inesorabile diminuzione del personale docente.
E quello delle nuovo risorse e
quindi del reclutamento è uno
dei nervi più scoperti della
riforma universitaria, perché
uno dei capitoli principali. Ad
attendere l'avvio dell'abilitazione c'era, infatti, un limbo
accademico affollato di circa 60
mila soggetti: gli associati che
puntano a diventare ordinari,
i ricercatori a tempo indeterminato che aspirano al ruolo, e
poi gli assegnisti, i dottorandi e
i contrattisti che ambiscono a
una definizione più certa. Tutti fermi ai loro posti da anni,
per norme inattuabili. Per il
periodo 2004-2012 i professori
ordinari sono scesi da un massimo storico di quasi 20 mila
a fine 2006 agli attuali 14.500
(-27%), e gli associati dai 19
mila del 2006 ai 16 mila di
oggi (-16%).
Le risorse. C'è poi il capitolo delle risorse e del progressivo e graduale calo del Fondo
di finanziamento ordinario
(Ffo) che ha conosciuto una
contrazione delle risorse tanto da essere stato, per il 2013,
inferiore all'ammontare delle
spese fisse a carico dei singoli
atenei. L'andamento dell'Ffo è
rimasto quasi stabile dal 2001
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Italia Oggi
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20-01-2014
40
Foglio
2/2
Data
Sette
Lo stato di attuazione della riforma
,
»
Reclutamento
"
2006-2012:
! Due fasi:
• ordinari scesida20.000 I i. abilitazione nazionale
a 14.500 (-27%)
I con lista idonei di tutti i
associati da 19.000 a I
settori concorsuali (181
16.000 (-16%)
I settori totali)
• -22% totale
I 2. concorso locale solo
per gli abilitati
«
~
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un anno per creare le !
commissioni giudicatrici I
• sei mesi (diventati 12) i
per il lavoro delle com- I
missioni per esaminare !
i 59.151 curricula degli i
aspiranti
i
• al 15 gennaio 2013: an- i
cora nessun idoneo
i
-----~·-·--·~--.,~-·-·-···-·--·-- . ----.-----·------------.-J
•
Per~vitare ecç>esslvit~gli ~i
I
perlore all'anno preèedente
i
è stabilito .che nessup ate- l
neo.può avere urrbudgetsu- !
a
-
•
-6 mila dottorandi di ricerca ogni anno rispetto
ai paesi Ue
dal 2007 al 2011: +precari da 11.810 fino a
18.300
nel 2012 sono stati
14.907 gli assegnisti
di. ricerca.
Afine2013: 2817 ricercatori
a tempo determinato, 2774
di tipo «a», 43 di tipo «b»
•
la legge ha previsto
l'assorbimento degli ex
assegnisti come ricercatori
ha regolamentato il dottorato industria1e
.ha creato due figure di
ricercatori a tempo determinato: A) contratti
max 5 anni, B) max 3 anni, gli unici che possono
accedere al ruolo
\' _____n._e_ss~-nn_uovo dottorato
.
~pa_rti~o
I
068391
Ricerca
e inferiore
una determi- I
nata cifra. Nessuna .quota i
premiale sostanziale.
1
Le università hanno iniziato I
ad applicare gradualmente i
il sistema Ava {che però ha I
subito ulteriori correttivi) da I
poche settimane
i
• il modello di reclutamen- i
to previsto dalla legge !
implica l'espulsione del- !
la maggior parte degli I
;~~',3sgnisti anziani
;
gii t..tenei non hanno i
·
a oggi alcun incentivo i
1.
;:, utìlizznre i posti di- i
sponibili su posizioni I
ricerca'.:or: a tempo de- i
terminato «b»
I
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Quotidiano
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LA STAMPA
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24
1
Pensioni rivalutate
ma l'aumento è mini
'""'1
068391
catta la rivalutazione
nel 2014 anche per i trattamenti pensionistici
superiori a tre volte il trattamento minimo (1.486,29 euro)
bloccati per gli anni 2012-2013
dal decreto Salva Italia. Ma
l'aumento previsto dalla legge di stabilità sarà «mignon»
dato che per il 2014 ci si basa
sull'aumento del 2013 fissato
dal governo in via previsiona- La rivalutazione sarà all'1,2%
le sull'l,2% mentre nel 2013
l'aumento definitivo di perequazione automatica (basato sul
2012) è stato pari al 3% (bloccato per tutti ad eccezioni dei trattamenti fino a tre volte il minimo). La rivalutazione sarà all'l,2%
(e quindi al 100% dell'inflazione) per gli assegni fino a tre volte il
minimo per poi diminuire al salire dell'importo dell'assegno.
L'importo minimo di aumento per una pensione di 500 euro
sarà di 6 euro al mese mentre l'importo massimo sarà di 22,3
euro per un trattamento di 2.477 euro al mese (si recupera il
75% dell'l,2%, quindi lo 0,90%).
[R. E.J
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ItaliaOggi
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Il ministro Giovannini ha firmato il decreto che dà attuazione al pacchetto lavoro
Joh sharing per gli agricoltori
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Quotidiano
Più aziende possono assumere congiuntamente lavoratori
m DANIELE Cmmu
sunzioni congiunte
n agricoltura. Più
mprese, infatti, posono co-assumere uno
o più dipendenti da occupare
presso le rispettive aziende.
Se l'assunzione congiunta avviene per gruppi d'impresa o
contratti di rete, alle comunicazioni obbligatorie (Co) deve
provvedere l'impresa capogruppo; se avviene per imprese riconducibili a un unico proprietario, deve provvedere lo
stesso proprietario; se avviene
per imprese di soggetti diversi
ma legati da vincoli familiari,
invece, servirà fare prima un
accordo per individuare il soggetto incaricato. Lo prevede il
decreto firmato martedì dal
ministro del lavoro, Enrico
Giovannini, che dà una prima
attuazione alla novità introdotta dal dl n. 76/2013.
Sarà più facile lavorare.
La novità è stata collocata tra
le norme di semplificazione
Infatti, il dl n. 76/2013 prevede la possibilità di instaurare
«rapporti di lavori congiunti»
nel settore agricolo, mediante
l'assunzione congiunta di un
lavoratore dipendente per lo
svolgimento di attività lavorative presso le aziende dei
coobbligati all'assunzione. Le
imprese che possono avvalersi
della nuova opportunità sono
quelle che siano:
a) appartenenti a uno stesso
gruppo di imprese;
b) legate da un contratto di
rete, a condizione che almeno
il 50% di esse siano imprese
agricole;
Oggi è già previsto, in questi
casi, la possibilità di delegare
alla società capogruppo lo svolgimento degli adempimenti
sul lavoro per tutte le società
controllate e collegate; lo stesso per i consorzi di cooperative,
che possono anche organizzar-
tabella). Ma il provvedimento
a sua volta rinvia a un altro
decreto direttoriale il quale
dovrà apportale le necessarie
modifiche al modello UniLav.
Dopodiché dovranno arrivare
le istruzioni operative le quali,
tra l'altro, serviranno a suggerire anche come effettuare le
L'assunzione congiunta. registrazioni sul libro unico del
c) riconducibili a uno stesso lavoro (Lul).
proprietario;
Ma c'è la responsabilità
d) riconducibili a soggetti solidale. La semplificazione,
diversi legati tra loro da un tuttavia, non può non essere
vincolo di parentela o affinità misurata con il rischio della
responsabilità solidale. Il dl n.
entro il terzo grado.
Chi effettua le «Co». Per 76/2013, infatti, stabilisce che i
l'operatività del nuovo rappor- datori di lavoro rispondono in
to di lavoro il dl n. 7612013 fa solido di tutte le obbligazioni
rinvio a un apposito decreto per contrattuali, previdenziali e
«la definizione delle modalità di legge che scaturiscono dal
con le quali si procede alle as- rapporto di lavoro congiunto.
sunzioni congiunte». Martedì, il Una norma che, agli effetti
ministro del lavoro ha firmato pratici, vincola strettamente
il decreto il quale si preoccupa, le imprese: se un datore di
essenzialmente, di individuare lavoro dovesse dimenticare di
il responsabile delle comunica- pagare il lavoratore o di verzioni di assunzione, trasforma- sargli i contributi (per quanto
zione, proroga e cessazioni dei di propria competenza, eviden«lavoratori congiunti» (si veda temente), lo dovranno fare le
altre imprese coobbligate.
li con i consulenti del lavoro. Il
dl n. 76/2013 (convertito dalla
legge n. 99/2013), però, va oltre
la gestione degli adempimenti
dei rapporti di lavoro e prevede che lo stesso rapporto di lavoro possa essere utilizzato in
comune tra più imprese limitatamente al settore agricolo.
068391
A
degli adempimenti dei gruppi
di imprese (art. 31 del dlgs n.
276/2003, la riforma Biagi).
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Nel web anche gli annunci dei privati
Il portale Eures
•
si• potenzia
DI SIMONA D'ALESSIO
ures, «l'ufficio di collocamento europeo», si
irrobustisce: maggiori
chance per chi vuole
trovare un posto (ed è pronto
a trasferirsi all'estero), visto
che il database sul web conterrà annunci anche da parte di
privati, finora esclusi. E i curricula che affluiranno verranno
scannerizzati, per accoppiarli
nel tempo più breve possibile
alle offerte, mentre occupati e
aziende che intendono assumere riceveranno consulenza per
prendere le decisioni migliori.
La commissione europea mantiene la promessa lanciata un
anno e mezzo fa di potenziare,
nel 2014, il canale che costituirà
un'arma in più per combattere
la disoccupazione giovanile nel
Vecchio continente, grazie alla
rinnovata versione del portale
che sarà aperta quest'anno; in
primavera, intanto, arriverà il
«passaporto» di settore, per fornire dettagliatamente l'elenco
delle opportunità che possano
soddisfare le varie competenze
professionali (si vedaltaliaOggi del 27/11/2012). Al momento, lo strumento funziona molto su base volontaristica: non
c'è, infatti, alcun obbligo per i
paesi membri di segnalarvi i
propri posti vacanti (ad oggi ne
068391
E
compare online una quota che
si aggira sul 30% ), ma con le
nuove regole che Bruxelles intende approvare, invece, sarà
attivata una cooperazione assai più strutturata tra i servizi
per l'impiego nazionali e l'organismo Ue; inoltre, si mira a
garantire che chi chiede lavoro
possa avere accesso immediato
alle proposte, e che le imprese
possano effettivamente servirsi di tali dati per il reclutamento del personale.
Per oltre 20 anni Eures ha
aiutato le persone a scovare
l'occasione giusta d'inserimento, attraverso il suo portale e
la sua rete di 850 consiglieri in
tutta Europa, riuscendo a dare
una risposta positiva a «circa
150 mila cittadini all'anno»,
sostiene il commissario all'occupazione Laszl6Ando~che ha
fortemente voluto il restyling
della piattaforma multimediale per stimolare la mobilità nel
mercato. Attualmente, circa
7,5 milioni di europei esercitano un'attività in un'altra nazione comunitaria (3,1% della
forza lavoro totale), mentre in
media 700 mila si spostano
ogni anno all'interno dell'Ue
per ragioni professionali, percentuale (0,29%) molto inferiore a quella dell'Australia (1,5
% in 8 stati) o degli Usa (2,4%
in 50 stati).
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I nuovi importi in una circolare lnps che recepisce le novità della legge di Stabilità
Pensioni, via alla perequazione
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Con l'aumento dell'l,2o/o la minima sale a 502 euro
m LEONARDO CoMEGNA
er effetto della cosiddetta perequazione
automatica (ex scala
mobile), le pensioni
nel 2014 crescono dell'l,2%.
Gli importi dei trattamenti
minimi e delle quote di incremento da attribuire alle rendite di importo più elevato sono
indicati nella circolare lnps n.
7/2014. I nuovi valori, spiega
la nota dell'Istituto, sono stati
stabiliti sulla base del decreto
interministeriale (EconomiaLavoro) del 20 novembre
scorso, pubblicato nella G. U.
del giorno 29. E tengono conto
della reintroduzione dell'indicizzazione (a opera della legge di Stabilità 2014), dopo il
P
Importo
della pensione i
i al dicembre 20131
1
1
Fino a€
l 1.486,29
i Da € 1.486,29
i a € 1.981, 72
t1iai-i9s~:c12
1a €
«congelamento» delle rendite
superiori a 3 volte il minimo,
messo in atto dalla manovra
economica Salva Italia (art.
24 della legge n. 214/2011)
per il biennio 2012-2013. In
proposito precisa l'ente, al
fine di consentire i rinnovo
dei pagamenti in tempo utile
per la rata di gennaio, larivalutazione è stata effettuata sulla base del testo della
legge di Stabilità approvata
dal senato. Le differenze fra
le due disposizioni (il disegno
di legge e la versione definitiva della legge di Stabilità)
riguardano la misura percentuale dell'indice di rivalutazione da applicare ai trattamenti di importo compreso
fra 3 e 4 volte il trattamento
minimo, e ai trattamenti di
Aumento
provvisorio
+1,2%
: (100% lstat)
(
+1,08%
(90% lstat)
--+o;9oo~····
J
-~·-
..
che l'assegno sociale, la rendita assistenziale corrisposta
agli ultrasessantacinquenni
privi di altri redditi: passa da
443 a 448 euro al mese.
Superiori al minimo.
Prima della riforma MontiFornero, l'adeguamento pieno
all'inflazione riguardava tutte
le pensioni fino a 3 volte il trat-
+1,2%
17,83
(~99~ I~~~!)
'
1 ...
+1,14%
i
(9?~ lstat)
.
+0,9ò%
j_,
22,59
22,29
...... f!!:)~l~~~tt
+0,60%
(50% lstat) ... L . . . . .
··-z--···· -......
tamento minimo e scendeva al
90% per gli importi fra 3 e 5
volte il minimo e al 75% oltre
5 volte il minimo. Con la legge
di Stabilità 2014 (nel testo approvato al Senato), fermo restando l'adeguamento al 100%
per le pensioni fino a 3 volte il
minimo, si scende al 90% per
i trattamenti fra 3 e 4 volte;
al 75% per gli importi compresi fra 4 e 5 volte; e al 50%
per quelli superiori a 6 volte
(solo per il 2014 viene esclusa
ogni rivalutazione). Inoltre, il
meccanismo di rivalutazione
non avverrà più per scaglioni. In sostanza, vuol dire che
le riduzioni, quando previste,
riguardano l'intero assegno e
non solo la parte eccedente la
soglia garantita, come avveniva prima.
Aumento
mensile
massimo (euro)
Aumento
definitivo
2.4!! .~~: . . . . . . . . . .- J!?~ 1~~~~r.
Da€ 2.477,16
a€
2.972,58-- -...... --- '"
---.. --- ..-- .,,............
importo' superiore a 6 volte il
minimo. Le pensioni di importo compreso fra 3 e 4 volte il
trattamento minimo e quelle
diimportosuperiorea6volte,
saranno oggetto di un nuovo
ricalcolo.
Le minime. Con l'incremento dell'l,2% l'importo del
trattamento minimo sale da
495 a 502 euro al mese. Con
l'aggiornamento Istat, sale an-
+0,60%
(50%
17,84
Aumentp
.· . . ·, .' Aumento'"fissò ' 0,48% (40% d. ell'ind.i~
· ..
flsso dL14,27
t111d; •.
·oe' · .. . :
lstat)sino
Oltre€ 2.9~2,58
·1·
L17 ,q, ~1,1ro
a 2.972.58 eum
068391
· • · .·
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Pensioni, le donne
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I
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7
1/2
Le cifre
.
' 35
non potranno p1u
lasciare a 57 anni
... Si chiude la finestra per uscire in anticipo
ma la norma doveva essere valida fino al 2015
ROMA Finirà in anticipo per le lavoratrici la possibilità di andare
in pensione a 57 anni di età (58
se autonome) con 35 anni di
contributi e l'assegno decurtato
in virtù del sistema di calcolo
contributivo. L'opzione, resa
più appetibile dalle regole rigide della riforma Fornero, doveva terminare nel 2015 ma inizierà di fatto a diventare impossibile dai primi mesi di quest'anno
per un'interpretazione restrittiva della norma.
Cifoni a pag. 7
e PZIONE ERA
Gli anni di contributi richiesti
alle lavoratrici per poter
sfruttare l'opzione
contributiva a 57 o 58 anni, in
base al regime sperimentale
introdotto con la riforma del
2004
15-20%
La decurtazione indicativa
della pensione con
l'applicazione integrale del
calcolo contributivo, rispetto a
quella calcolata con il sistema
retributivo. Ma lo scarto
effettivo varia caso per caso
APPETIBILE DOPO
LA RIFORMA FORNERO
DOVEVA ESSERE
APPLICATA
FINO Al 2015
Previdenza'1>er le donne
stop alla pensione a 57 anni
llli> Finirà in
anticipo la possibilità di uscita ..-Interpretazione restrittiva delle norme
con l'assegno decurtato dal contributivo nonostante una risoluzione del Senato
Il CASO
ROMA L'uscita di sicurezza inizierà
a chiudersi tra poche settimane.
Dal prossimo mese di marzo non
sarà più possibile per le lavoratrici autonome andare in pensione a
58 anni, con 35 di contributi, accettando un assegno decurtato
per l'applicazione del calcolo contributivo. Poi da settembre l'alt
verrà dato alle dipendenti, che
avrebbero potuto scegliere la stessa via di fuga già a 57 anni.
Verrà così meno una delle ultime scappatoie alle regole rigide
della riforma previdenziale voluta a fine 2011 dal governo Monti
nel pieno dell'emergenza finanziaria e passata alla storia con il
nome dell'allora ministro del LaRitaglio
Lavoro e previdenza
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varo Elsa Fornero. Ma la fine di
questo regime alternativo, reso
appetibile proprio dal brusco innalzamento dei requisiti ordinari
per la pensione, è tutt'altro che pacifica. Lo scorso novembre la
commissione Lavoro del Senato
ha approvato una risoluzione che
impegna il governo a rivedere la
situazione: in particolare con la
modifica della circolare dell'Inps
che di fatto anticipa i tempi rispetto all'originaria scadenza di fine
2015. Finora però non c'è stata
nessuna novità.
La storia inizia nel 2004, quando in una delle riforme previdenziali che hanno costellato la storia
recente(la
Maroni-Tremonti,
quella del famoso "scalone") viene inserita un'opzione particolare
riservata alle donne. Per loro sauso esclusivo
del
rebbe stato possibile, in via sperimentale fino al 2015, sfruttare ancora i requisiti per la pensione di
anzianità che venivano cancellati
(57 anni di età e 35 di contributi,
con un anno in più di età per le lavoratrici autonome); a condizione però di optare per il calcolo dell'intero trattamento previdenziale con il sistema di calcolo contributivo, generalmente più svantaggioso.
SCAMBIO CONVENIENTE
Insomma, un po' di soldi in meno
in cambio della possibilità di andare a riposo prima. La decurtazione è significativa, almeno del
15-20 per cento (anche se varia caso per caso) ma per più di qualcuna lo scambio risulta comunque
appetibile. La convenienza au-
destinatario,
non
068391
------·--------
riproducibile.
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Quotidiano
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Foglio
ad applicare le vecchie "finestre
mobili" di uscita (un anno di attesa per le dipendenti, uno e mezzo
per le autonome), con la conseguenza che il termine ultimo del
31dicembre2015 per la fine del regime sperimentale deve essere riferito proprio all'uscita effettiva e
non alla maturazione dei requisiti.
buti) entro febbraio di quest'anno, perché poi ci sono i tre mesi
aggiuntivi e l'anno e mezzo di finestra Per le dipendenti il compleanno deve cadere di fatto entro
agosto, massimo settembre per le
pubbliche. A meno di un intervento del governo che vada nella direzione richiesta dalla commissione Lavoro: la resistenza non è all'Inps ma al ministero dell'EconoLA RICHIESTA AL GOVERNO
mia, che a suo tempo per ragioni
Ecco quindi che per sfruttare I'op- finanziarie aveva sollecitato l'inzione le lavoratrici autonome de- terpretazione restrittiva.
vono aver compiuto l'età di 58 anLucaCifoni
ni (e raggiunto i 35 anni di contri©RIPRODUZIONE RISERVATA
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menta poi a partire dal 2012, con
la riforma Fornero che stringe le
maglie della pensione di vecchiaia e di quella anticipata: l'opzione
contributiva consente di andare
via sei-sette anni prima, che non
sono pochi.
Nel marzo del 2012 arriva però
una circolare dell'Inps che precisa alcune cose. Intanto ai requisiti
di età bisognerà aggiungere gli ulteriori mesi (tre dal 2013) imposti
dalle nuove norme in corrispondenza dell'incremento della speranza di vita. Ma soprattutto a
questo regime si continueranno
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2/2
~e pe_nsioni '!i_~~~-cl"l~~!-~ D_t!!_~Q_!'!
REQUISITI
: Almeno 20 anni di contributi,
· se si ècominciato a versare
prima del 1996
+
Un importo di pensione di almeno
1,5 volte la soglia minima se si
ècominciato a versare dopo il 1996
SETTORE PRIVATO
,
DONNE DIPENDENTI
:Bollll
70
63 anni e9 mesi di età
DONNE AUTONOME EGESTIONE SEPARATA
160~~!.!
70
Il ministro Fabrizio Saccomanni
UOMINI
70
60
66 anni e3mesi di età
! SETTORE PUBBLICO
I
DONNE EUOMINI
'
70
60
66 anni e3mesi di età
068391
ANSA +.:.e.ntime.tri
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I
: Analisi Bankitalia
i
ANsA+.:.e.niime.tri
ULTIMlDATITIDMESTRALl201l ____ -- -- --- -- - --- ---
i mfl Crescita Pil
i
r.ill {ott-dic)
"MODESTA"
I
+l,0%
: . . . Produzione industriale
I ~ (ott-dic)
primo aumento
da due anni
I
1 ~ Prestiti bancari alle imprese
~ (sett-nov)
NON Cl SARANNO
EFFETII POSITIVI
SUL MERCATO
DEL LAVORO
FINO ATUTIO Il 2015
Il NODO CREDITO
-8,0%
continua freno
alla ripresa
1::1 Sofferenze bancarie
1!111 (ott-nov)
~1''4*."8%
. calo rispetto
'
m
aun anno fa
1,5 miliardi di euro
tornati
in positivo
Impatto sui prezzi
I~
•
dell'aumento Iva di ottobre
I •
"LIMITATO"
I
I
i
I
LE PREVISIONI
2014 18 2015
I
I
+l,0%
+l,4%
i
I
I
128%
i
I
I
I Fonte: Bankitalia (Bollettino economico)
-
---------~~----
Crescita modesta secondo la Banca d'Italia nel 2014
068391
l_
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Pensioni, pochi euro in più
Il resto è emergenza
Sindacati in pressing per un incontro
con il ministro Giovannini I nodi sul tavolo,
dagli esodati alla non autosufficienza Damiano:
«Dossier da tenere aperto, anche nel Pd»
ANDREA BONZI
@andreabonzi74
job act del nuovo corso renziano, non si
faccia alcun riferimento alle pensioni:
«È un errore». «Anche perché - prosegue il parlamentare del Pd - non capisco
come Renzi possa pensare di risolvere la
questione degli esodati senza andare a
correggere la riforma Fornero, che è il
provvedimento che ha creato il problema».
L'ultimo invito ai colleghi di partito è
di non generalizzare: «lo sono totalmente d'accordo che diventi strutturale un
contributo di solidarietà delle pensioni
d'oro a vantaggio di quelle più basse, ma
attenzione a non confondere gli assegni
oltre i 90mila euro lordi l'anno con analoghi interventi su trattamenti d'argento o di bronzo, se non addirittura di ferro ... ».
Ma a quanto ammonteranno le rivalutazioni degli assegni Inps? Facciamo
due calcoli, tenendo ben presente che si
tratta di importi lordi. Per le pensioni
fino a tre volte il minimo (cioé 1.486,29
euro), il recupero dell'inflazione è
dell'l,2%, e quindi il destinatario riceverà 1.504 euro. Meno di 18 euro ogni trenta giorni. Tra tre e quattro volte il minimo - cioè fino a 1.981,72 euro- larivalutazione è dell'l,08, ovvero 2.003,12 euro al
mese. Gli scaglioni successivi hanno una
rivalutazione dello 0,90% e dello 0,60%,
fino ad arrivare ai pensionati più ricchi oltre i 2.972,58 euro di assegno mensile
- che percepiranno 17,84 euro in più.
068391
Per un pugno di soldi. Non possono bastare i circa 22 euro (lordi) mensili di recupero massimo dell'inflazione calcolati
dall'Inps per chiudere il dossier pensioni. È vero che, dopo due anni di blocco,
qualcosa si è mosso, ma la circolare
dell'istituto previdenziale diffusa venerdì lascia aperti sul tavolo molti problemi. E ora - tra i sindacati ma anche nella
maggioranza - si moltiplicano le voci di
chi chiede al governo uno scatto, che affronti i nodi ancora irrisolti.
La pensa così anche Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera ed ex ministro del governo Prodi, che mette in fila i problemi.
Ricordando all'esecutivo la recente approvazione di un ordine del giorno del
Pd «Che chiede l'apertura di un tavolo
con i sindacati per affrontare il tema di
una indicizzazione più adeguata delle
pensioni. Se il ministro Giovannini desse seguito a questo impegno - sottolinea
l'esponente democratico - sarebbe l'occasione per esaminare problemi di particolare delicatezza e urgenza sociale», come la non autosufficienza e la crescita
della povertà nella popolazione più anziana. Un appello cui plaudono i sindacati da tempo in attesa di risposte e mobili-
tati unitariamente contro i tagli subiti in
questi anni dalla categoria.
Innanzitutto, bisogna «pensare allineare gli assegni al costo della vita - elenca Damiano - Perché se non aumentiamo il potere d'acquisto dei ceti popolari,
poi non ci possiamo lamentare se l'economia ristagna». Secondo dati Istat, infatti, quasi un pensionato su due (il
46,3%) riceve infatti un assegno inferiore a 1.000 euro, il 38,6% ne percepisce
uno fra mille e duemila euro, e solo il
15,1% ha un reddito superiore.
Un altro tema da affrontare è quello
della «clausola di flessibilità in uscita»,
ovvero dare la possibilità, per chi ha tra i
62 e i 70 anni (e 35 anni di contributi), di
andare in pensione con una penalizzazione massima dell'8%. Questa l'idea sostenuta anche da Damiano. Ma la discussione è aperta, in quanto il ministro Giovannini propone la formula del «prestito
pensionistico», cioè la possibilità, per un
cittadino a cui manchino 2 o 3 anni di
lavoro, di ottenere un anticipo della pensione sulla base di un importo minimo
(non superiore a 600-700 euro mensili)
da restituire poi all'Inps "a rate" (con
una trattenuta del 10-15% sugli assegni
futuri), una volta raggiunti i requisiti necessari. Un dibattito che va affrontato
anche nel Pd. Damiano, infatti, critica
apertamente il fatto che, nel cosiddetto
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Anche con la «ripresina»
cresce la disoccupazione
• La Banca d'Italia vede un miglioramento della nostra economia
ma ancora insufficiente per awiare nuovi investimenti e creare occupazione
ANGELO DE MATTIA
Il Bollettino trimestrale della Banca
d'Italia è una miniera di dati e di analisi. Avendo natura congiunturale, non
si può basare su desso una valutazione
di medio-lungo periodo. Tuttavia, soprattutto se si guarda alle prospettive
riportate nel documento, elementi di riflessione ve ne sono in abbondanza.
Nel 2013 registriamo una lieve ripresa
ma ad essa si contrappongono una elevata differenziazione nella partecipazione al miglioramento a seconda del
tipo di imprese e della loro localizzazione,e un pesante tasso di disoccupazione che, nel bimestre ottobre-novembre, sarebbe salito al 12,6%, mentre si è
arrestata la caduta dell'occupazione. Il
tasso di disoccupazione salirà al 12,8
quest'anno e al 12,9% nel 2015. Il tasso
di disoccupazione giovanile è aumentato al 40,1%. Comunque, qualche segnale di risalita si awerte: la produzione
industriale torna a crescere, migliora
la fiducia delle imprese, crescono le
esportazioni e le importazioni, l'inflazione è in calo (0,7% a dicembre) anche se non è del tutto un dato positivo.
A questo proposito, il Bollettino osserva che il rischio di una deflazione in forma generalizzata resta nel complesso
modesto; ma vi è un " caveat'': il calo
dell'inflazione potrebbe essere più accentuato di quanto prefigurato, se la
debolezza della domanda si riflettesse
sulle aspettative.
INVESTIMENTI DEBOLI, EURO FORTE
CRESCITA INSUFFICIENTE
Il Bollettino non è la sede per le proposte. Comunque, dall'analisi, si traggono queste conseguenze: la crescita prevista è del tutto insoddisfacente. Allora
occorrerebbe uno sforzo rilevante della politica economica per accrescere il
novero dei fattori positivi che possono
avere una funzione propulsiva, a partire dalla domanda interna, della quale
vediamo rilevata la debolezza, senza
owiamente escludere interventi dal lato dell'offerta. La triade sulla quale il
Governo pensa di fare affidamento per
i prossimi mesi insieme con le privatizzazioni - lotta all'evasione, spendingreview e rientro dei capitali illegittimamente esportati - non è sufficiente, ammesso che comunque possa attuare
tempestivamente i relativi interventi.
Occorre un progetto di più ampio respiro che coinvolga l'Unione europea e
che possa andare anche oltre il 3% del
rapporto deficit/Pii, sulla base però di
un piano organico e rigoroso che non
metta in forse il riequilibrio del bilancio oppure ottenendo, per tutti i Paesi
della Comunità, la esclusione degli investimenti dall'obbligo del pareggio di
bilancio. Insomma, deve mutare la linea dell'Unione. Non si potrà di certo
attendere il 2015 per conseguire un misero 1% di crescita del prodotto. C'è bisogno di misure straordinarie, mentre
il rischio di deflazione non è più astratto. La politica economica deve riprendere la sua centralità, superando la
frammentarietà delle misure e gli intermittenti silenzi sulle condizioni di vita
e sulle aspettative dei cittadini. I progetti d riforma della legge elettorale e
le ipotesi di modifiche costituzionali
non vivrebbero a lungo se la politica
economica passasse in secondo piano.
068391
A fronte, comunque, degli aspetti positivi del quadro economico, si riscontrano: la debolezza degli investimenti, i ri-
flessi negativi sulla competitività derivanti dall'apprezzamento dell'euro,
l'accentuazione della contrazione del
credito in conseguenza anche della debolezza congiunturale, e il permanere
del deterioramento della sua qualità, la
riduzione della spesa delle famiglie,
l'interruzione del recupero della fiducia dei consumatori. In definitiva, un
quadro frastagliato sul quale si innesta
la previsione di un aumento del Pii dello 0,7% in quest'anno e dell'l nel 2015,
a fronte della caduta dell'l,8% nello
scorso anno.
Quanto al traino di questa ripresa esso è dato dalla domanda estera, mentre perdura la debolezza della domanda interna che risente della fragilità
del mercato del lavoro e della fiacchezza del reddito disponibile. Insomma,
molto ancora continua a riposare sulle
esportazioni e si dovrebbe sperare in
una graduale espansione degli investimenti che fosse favorita dal miglioramento delle prospettive di domanda e
dall'aumento delle disponibilità liquide delle imprese derivanti dal pagamento dei debiti delle Amministrazioni pubbliche. Tuttavia sussistono rischi al ribasso per una crescita già così
debole che si materializzerebbero se le
condizioni del credito restassero restrittive. Ma, accanto a questa negativa
eventualità, va considerata anche l'altra, che si rifletterebbe sfavorevolmente sui tassi di interesse a lungo termine: essa si verificherebbe se dovessero
riaccendersi i timori sulla determinazione delle autorità nel perseguire il
consolidamento delle finanze pubbliche o nel proseguire sulla strada delle
riforme strutturali, e delle istituzioni
europee nel continuare l'azione per la
riforma della governance dell'Unione.
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20-01-2014
19
1
Il dato è il triplo della media Ue. Al Sud gli scoraggiati sono due su tre
ROMA
che sarebbero disponibili a lavorare ma non cercano, con il 13,l % della forza lavoro contro una percentuale di appena l'l,3% in Gennania, il 2,5% nel Regno Unito e il 5,1% in Spagna.
IN ITALIA c'è invece una percentuale inferiore alla
media di part time involontari, con il 2,2% a fronte
del 4% medio europe. Nel Paese ci sono in pratica
oltre 6,15 milioni di cosiddetti "sfiduciati" sulla possibilità di trovare un lavoro, tra chi risulta disoccupato e chi, pur essendo disponibile a lavorare, non entra nemmeno nel mercato (3,3 milioni nel terzo trimestre). Quasi metà di coloro che si dichiarano disponibili al lavoro senza cercarlo (1,518 milioni su
3,3 milioni) si definisce "scoraggiato", motivando la
mancata ricerca con la convinzione di non avere
grandi chance nel trovare un posto di alcun tipo. Si
tratta di un esercito in forte crescita sia rispetto al
secondo trimestre 2013 ( + 219.000), sia rispetto allo
stesso periodo del 2012 (+ 234.000). Oltre due "scoraggiati" su tre vivono al Sud: esattamente 1,068 milioni.
068391
SOSPESI
Secondo le rilevazioni Eurostat,
il Il, I% della forza lavoro
rientra negli 'scoraggiati'
l'ALLARME lavoro non riguarda solo i disoccupati.
I dati ufficiali contano in Italia circa 3 milioni di persone, ma statistiche più approfondite parlano anche
di altri 3,3 milioni di italiani che sarebbero disponibìli a lavorare, ma non si isc1ivono a nessuna lista e
di fatto non cercano alcun posto di lavoro. Si tratta,
secondo le rilevazioni di Eurostat relative al terzo trimestre dello scorso anno, del 13,l % della forza lavoro (quasi un punto in più del terzo trimestre 2012),
un'enormità se si pensa che l'equivalente media
dell'Ue a 28 membri è del 4,1 %, praticamente un terzo della nostra.
Nel terzo trimestre 2013 in Italia i disoccupati in senso stretto erano 2,84 milioni. Il tasso di disoccupazione era pari all'l 1,3%, in crescita di 1,5 punti percentuali rispetto a un anno prima, mentre in Europa nello stesso periodo luglio-settembre il tasso dei senza
lavoro era al 10,5% in crescita di appena 0,2 punti.
L'Italia detiene appunto il record assoluto di coloro
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Quotidiano
IL~MA.TTINO
Foglio
«Mini-lmu, inique
le sanzioni
per i ritardatari»
Valerio luliano
Il saldo Imu 2013 di venerdì prossimo è un'imposta iniqua che ricade
come un macigno sui contribuenti
napoletani già tartassati. Il grido
d'allarme arriva dai sindacati e dalle associazioni dei consumatori.
Tutti d'accordo nel protestare contro la tassa prima cancellata dal governo e poi riproposta sotto forma
di «Mini-Imu». E i malumori sono
perfino più acuti, il giorno dopo l' ordinanza del Tar del Lazio che ha di
fatto rinviato la decisione all'autunno prossimo. Una sentenza che aveva alimentato molte illusioni in città. Tutte speranze smentite dai fatti
cosicché il 24 gennaio è la data del
versamento del saldo che coinvolgerà 190mila napoletani, molti dei
quali saranno sottoposti ad una ba tosta inattesa. Oltre il 30% dei proprietari di prime case - secondo le
prime proiezioni - dovranno fare i
conti con importi superiori ai 100
euro. Decisamente troppi per
un'imposta che - per comodità o
per eccesso di semplificazione -viene definita «mini». Tra i più critici, il
presidente regionale di Feden;onsumatori Rosario Stornaiuolo: «E assolutamente necessario che il governo provveda ad una sospensione
del provvedimento o ad un rinvio.
C'è ancora tempo per rimediare. I
contribuenti non possono sopportare questo balzello odioso e ingiusto.
Per i napoletani è
ancora più intollerabile perché la
crisi è più acuta Consumatori
che altrove e il prelievo fiscale è alle eCgil:
stelle. Semplice- «Napoletani
mente assurdo tartassati
pensare alle mul- più di altri
te per chi non riesce a pagare. Il Co- Il balzello
mune non può e è odioso»
non deve permetterlo».
Ma le sanzioni previste da Roma
per chi non pagherà saranno salate.
Ogni giorno di ritardo sarà punito
con una multa pari al 2% della somma. E, dal quindicesimo giorno, la
sanzione si bloccherà alla percentuale fissa del 30%, cui si aggiungeRitaglio
Lavoro e previdenza
ranno interessi ed atti di notifica.
Troppi anche per la Cgil, in prima
linea contro le vessazioni fiscali a
cui vengono sottoposti i contribuenti partenopei. «Il saldo Imu - spiega
la segretaria della Camera del Lavoro Teresa Potenza - viene a cadere
in un quadro già catastrofico. A Napoli si pagano le tasse più alte d'Italia, dalla Tares alle addizionali Irpef, a fronte di servizi scadenti e di
una bassa qualità della vita. Il 2014
comincia molto male, anche peggio dello scorso anno. E per lascadenza del24 gennaio si sono già profilati enormi disagi nei nostri patronati che vengono letteralmente assediati dai cittadini». Le file presso i
Caf e gli studi dei fiscalisti proseguiranno fino a venerdì prossimo. «Ci
stiamo adeguando - afferma il presidente dell'Ordine dei Commercialisti Vincenzo Moretta - progressivamente alla scadenza Imu. La decisione del Tarme l'aspettavo. Quello
che noto è che tanti contribuenti
non hanno le risorse sufficienti per
assolvere agli obblighi fiscali. E perciò si appellano a tutto perché la crisi è grave. Ma il pagamento deve essere effettuato perché le sanzioni saranno dure».
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Settimanale
di BRUNO BENELLI
spezzoni contributivi
11 sig.
assurdo e irreparabile la
normativa mette a disposizione:
1) la ricongiunzione. che
ha il .. difetto" di costare
molto salata, anche se dà
luogo alia pensione migliore;
2) la totalizzazione che è
gratuita ma calcola di norma la pensione con il sistema contributivo e poi fa
perdere molti mesi applicando il sistema della finestra mobile; 3) il cumulo che è gratuito e calcola
la pensione con il sistema
retributivo, con quello misto e con il contributivo a
seconda dei casi e dei
periodi cli riferimento.
sono alcune condizioni da
rispettare.
A) Si possono sommare
tutti i contributi versati come lavoratore dipendente
o autonomo e in qualsiasi
gestione esclusiva ed esonerativa dell'lnps (lnpdap,
Enpals, Ipost, gestione separata. ecc.).
B) Non possono sommarsi i contributi versati alle
casse dei liberi professionisti (medici. avvocati,
commercialisti, ecc.).
C) I periodi non devono essere coincidenti.
D) I lavoratori non devono
già essere in pensione in
una gestione.
E) I lavoratori possono
sommare i periodi solo se
in ogni gestione non ragPer evitare questo danno Focalizziamo l'attenzione giungono il diritto alla pensul cumulo, per il quale ci sione autonoma. Basta
che in un Ente sia raggiunto il diritto alla pensione (ad esempio: 20 an··
nidi versamenti all'lnps, e
se uomo un'età di oltre 66
anni) e il cumulo non viene più riconosciuto.
Attenzione però. Non tutte
le pensioni possono essere raggiunte con il cumulo.
A) Con il cumulo si possono avere le pensioni di
vecchiaia, di inabilità e ai
superstiti.
B) Non si possono chiedere la pensione anticipata (ex anzianità) e l'assegno di invalidità.
C) Il calcolo è frazionato in
pro-quota in base ai contributi versatì in ogni sin-
gola gestione. Supponiamo che il sig. Rossi abbia
18 anni cli lnps, 16 anni di
lnpdap, 3 anni di gestione
separata. Ebbene, sarà
calcolata non una pensione da 37 anni, ma una prestazione formata da tre
sotto-pensioni, che poi ai
fini della riscossione sono
unificate in un unico mandato di pagamento.
La pensione deve essere
chiesta all'Ente in cui si è
in quel momento iscritti o si
è stati iscritti da ultimo.
Questo Ente si fa carico cli
contattare tutte le altre gestioni. Ognuna gestione liquida la propria quota e
passa le carte all'lnps.
L'lnps somma le varie quote e paga una sola complessiva pensione (anche
se i contributi sono stati versati solo ad altre gestioni).
068391
Mario Rossi è
rio; giunto al termine di
- una vita lavorativa ab_. bastanza diversificata.
Ha versato contributi all'lnps come lavoratore dipendente, all'ex lnpdap
come lavoratore di un ente locale, di nuovo all'lnps
come commerciante e ha
terminato con l'iscrizione
alla gestione separata come co.co.co. In ogni gestione non ha raggiunto
l'anzianità minima per
avere la pensione. per cui
- se non unificasse i versamenti - resterebbe senza rendita pur avendo versato contributi per tanti
anni.
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iilèso.i.,1 QJiriilllO
LA NAZIONE
PREVIDENZA
UNISEX
LA RICERCA della flessibilità
previdenziale, dopo la drastica
stretta della rifonna Fomero, sta
impegnando governo e
Parlamento con svariate proposte:
dal cosiddetto «prestito
pensionistico», messo in campo
dal ministro Giovannini, alla
previsione di anticipi di
trattamenti, ma con
penalizzazioni, ipotizzati dalle
iniziative legislative dell'ex
titolare del Welfare, Damiano. Ma
perché escogitare nuovi
marchingegni, quando basterebbe
estendere anche aqli uomini la
soluzione già prevista per le
donne? Estendere, cioe, la
possibilità di andare ugualmente
in pensione con 35 anni di
contributi e 57 anni di età per i
lavoratori dipendenti o 58
per gli autonoml ma con il calcolo
della rendita su base interamente
contributiva. In un solo colpo, con
una regola semplice, si
introdurrebbe la dose di flessibilità
che oggi manca, si avvierebbe a
soluzione strutturale la partita
degli esodati, si favorirebbero le
uscite nelle aziende in crisi. E,
senza scassare la coerenza
di una riforma che ha comunque
garantito un solido equilibrio
finanziario, si eviterebbero non
solo contenziosi, ma anche
possibili condanne dell1talia da
parte della Corte di Giustizia
europea in materia di parità di
genere.
Foglio
lavoro privato e in quello
autonomo. Ora la stessa
questione, ma rovesciata,
potrebbe riproporsi per l'opzione
per il contributivo. Si può obiettare
che tendenzialmente il sistema di
calcolo contributivo, basato sui
contributi versati, conduce a un
assegno più basso di quello
determinato con il metodo
retributivo.fondato sulla media
delle retribuzioni degli ultimi 5-1 O
anni. Ma allo stesso risultato si
arriva anche con il «prestito», che
è da restituire sotto forma di taglio
alla pensione, così come vi si
giunge pure con la proposta delle
penalizzazioni. E allora davvero
non vale la pena immaginare
nuovi e complessi percorsi di
flessibilità, quando ne esiste già
uno pronto. Basta solo ampliarlo,
lasciando ai singoli la valutazione
della convenienza.
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IL GIORNO
18-01-2014
8
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GIÀ nel 2008, lo Stato italiano è
stato condannato, per violazione
del principio della parità
retributiva tra uomini e donne, a
equiparare l'età pensionabile delle
lavoratrici e dei lavoratori nel
pubblico impiego. E proprio sulla
scorta di quella sentenza, si è
stabilita una soglia di età uguale
per i due sessi dal 2012, sia pure
lasciando una certa gradualità nel
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