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Comunità
Scuola di Preghiera
CASA DEL GIOVANE
IN CAMMINO CON
Pavia
S.TERESA D'AVILA
2° incontro
L’INFLUSSO DI S. TERESA NELLA STORIA*
Durante la sua vita
Teresa, ancora prima della conversione, ha esercitato un vero magistero spirituale nel suo ambiente. Ne hanno usufruito le figlie del Carmelo e i Carmelitani da lei stessa riformati 1, i suoi numerosi confessori o direttori, sacerdoti secolari o religiosi dei
vari ordini e anche vescovi: tutti hanno più o meno intensamente avvertito il suo ascendente.
In Spagna si parlava di lei un po’ dappertutto e anche il re Filippo II avrebbe voluto conoscerla, al pari di molte altre grandi
personalità che ne ebbero la fortuna. Tra il popolo era comunemente chiamata la santa.
La sua forte personalità e la sua santità le suscitano attorno, oltre all’ammirazione, come contagio di dedizione e di fervore religioso. Trova perciò, sulla sua strada, numerosi collaboratori, umili e altolocati, che l’aiutano nella fondazioni, ma ai quali so prattutto comunica, quasi a sua insaputa, quella sete ardente di Dio e del bene delle anime che la divora.
L’irradiazione teresiana non si è limitata a una sfera individuale e temporale. Con la sua riforma ha inciso profondamente nella
chiesa e nella società del suo tempo.
Davanti agli alumbrados ha dimostrato con l’esempio la possibilità di conciliare una vita spirituale intensa con una totale ortodossia, grazie a una rigorosa direzione spirituale; ha affermato la necessità della pratica delle virtù, dell’ascesi, della mediazio ne della persona umano-divina di Cristo nella vita cristiana.
Nei rapporti con l’Inquisizione ha dato concretamente prova della compatibilità fra un sincero rispetto del magistero e una sana
libertà di spirito nella ricerca della verità e nell’affermazione della propria fede.
Proprio quando la Riforma protestante minacciava l’unità della chiesa e poneva in dubbio la verità dell’azione trasformante
della grazia, Teresa mostra con gli scritti e la vita la realtà della presenza divina nell’anima, l’importanza vitale dell’obbedienza
alla chiesa e la solidarietà di tutti i battezzati nel corpo mistico di Cristo. Al di sopra della rivalità nazionali, punta sulle armi
della preghiera personale e dell’apostolato fondato sull’unione con Dio (Cammino di perf. 1,2). “Chi deve salvare è il braccio
ecclesiastico e non quello secolare” (Cammino di perf. 3,2).
Nella vertigine di oro e di sangue che trascina i conquistadores a impadronirsi del Nuovo Mondo, la santa ricorda la vocazione
essenziale di tutti gli uomini alla vita divina, proclamando perciò stesso la dignità della persona umana, a qualsiasi razza, cultu ra o religione appartenga.
Con la fondazione dei monasteri, dove si prega e ci si sacrifica silenziosamente per la salvezza degli Indiani (che – confesserà
– non mi costano poco, Lettera a d. Lorenzo, 17 gennaio 1570), fa crollare le frontiere geografiche e politiche che dividono la
coscienza cristiana della civiltà del tempo. Teresa ha contribuito ad “abbattere i bastioni” della cristianità medioevale 2.
Dopo la morte
L’autorità dottrinale e l’irradiamento spirituale della madre si allargano e si consolidano rapidamente. La pubblicazione delle
sue opere avviene senza interruzioni già durante la sua vita. Teresa è stata tradotta nella maggior parte delle lingue europee, il
giapponese, malayala, tamil, cinese, coreano, arabo...
I papi, sin da Gregorio XV che la canonizza nel 1622, ne caldeggiano la lettura e l’imitazione. Pio IX e Leone XIII definiscono
la sua dottrina una “saggezza celeste”. Pio X la paragona ai padri e dottori della chiesa (Gregorio Magno, Giovanni Crisosto mo, Anselmo). Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII ne riconoscono l’irradiamento. Infine Paolo VI, confutando
l’interpretazione abusiva del versetto di san Paolo: “le donne nelle assemblee tacciano” (1Cor 14,34), la dichiara dottore della
chiesa il 27 settembre 1970.
Giovanni Paolo I, ancora patriarca di Venezia, le dedica una lettera nel suo libro Illustrissimi. Giovanni Paolo II, in molteplici
interventi e soprattutto nei discorsi pronunciati nei “luoghi” teresiani, durante il suo viaggio in Spagna in occasione del IV cen tenario della morte (1982), ne afferma con calda incisività l’attualità e l’universalità.
I teologi si servono della sua dottrina per trovar luce nei vari problemi della vita mistica. In particolare, le sono debitori di una
più profonda conoscenza dei più alti gradi dell’unione con Dio, di una descrizione completa delle diverse fasi della preghiera
contemplativa, viste in rapporto alla perfezione della carità, di una intuizione vitale del mistero della Trinità vivente nell’ani ma: “la sua particolarità consiste nel proporre gli elementi descrittivi ed esperienziali... di una scienza praticamente concreta,
che non si preoccupa tanto di dirci che cosa è la perfezione, quanto di condurci ad essa, ciò che è la scienza propria del maestro
di spiritualità, dell’esperto dell’anima, dell’artigiano della santità” (J. Maritain).
Dagli insegnamenti di Teresa e di Giovanni della Croce, i due grandi maestri del Carmelo, è nata tutta una scuola di spiritualità. La loro vera eredità spirituale, tuttavia, si trova più nei discepoli che se ne sono nutriti che nei trattati eruditi di studi mistici.
San Francesco di Sales è una figura di primo piano tra coloro che avvertono il fascino del ‘dottore’ d’Avila: ”fu sedotto da Teresa perchè sentiva nel suo messaggio l’eco fedele ella più pura tradizione spirituale” (P. Serouet).
In Italia, ad attingere alla dottrina della madre Teresa, sono san Paolo della Croce, fondatore dei passionisti, e soprattutto
snat’Alfonso de’ Liguori. Egli, nei primi anni dopo la conversione, ha seguito la “sua maestra” nelle vie mistiche. In seguito,
*
Questo articolo è tratto da: E. Renault ocd, “Teresa d’Avila e l’esperienza mistica”, Ed. Paoline 1990, pp. 173-193.
Caso forse unico nella storia della Chiesa, di riforma del ramo maschile di un ordine religioso da parte di una donna.
2
Cfr. Urs von Bathasar, Abbattere i bastioni, Borla.
1
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orientatosi verso un apostolato popolare, si è orientato all’aspetto ascetico dell’insegnamento di Teresa, trovandola “ricca e
aperta a tutte le manifestazioni della vita cristiana, comprese le più comuni, e dunque più vicine alle sue preoccupazioni pasto rali” (O. Gregorio).
Ma è ovvio che l’influsso più forte lo si è avvertito all’interno del Carmelo, luogo dove rimane viva la presenza spirituale e
magisteriale della loro santa madre. Tra le figure più conosciute vi è Santa Teresa Margherita Redi, morta a ventidue anni nel
Carmelo di Firenze, le beate carmelitane di Compiegne, ghigliottinate durante la rivoluzione francese, il cui dramma è stato
reso celebre da Bernanos; Elisabetta della Trinità, beatificata da Giovanni Paolo II nel 1984; Edith Stein, ebrea, filosofa, disce pola e poi assistente di Husserl, fondatore della fenomenologia. Atea, alla lettura del Libro della mia vita di S. Teresa è investita dalla luce della grazia: “ne cominciai la lettura e ne rimasi talmente presa che non l’interruppi finchè non fui arrivata alla
fine del libro. Quando lo chiusi, dovetti confessare a me stessa: questa è la verità”. Convertitasi, entra nel Carmelo di Colonia
dove prende il nome di Teresa Benedetta della Croce; muore nel campo di sterminio di Auschwitz nell’agosto del 1942. Gio vanni Paolo II la dichiara santa l’11 ottobre 1998.
Tra le figlie di Teresa, quella che ne ha meglio incarnato lo spirito ed eguagliato la santità è Teresa di Lisieux (1873-1897).
Il suo irradiamento spirituale può essere paragonato a quello della madre nonostante le molteplici differenze, in particolare nello stile letterario, condizionato il Teresa di Gesù Bambino dal romanticismo decadente della fine del XIX secolo. Teresa di Lisieux non cita esplicitamente la riformatrice spagnola se non quattro volte nei Manoscritti autobiografici e otto volte nella corrispondenza; tuttavia ne “riproduce la dottrina che ha assimilato persino nella lettera” (P. Blanchard).
Di fatto, Teresa, come la sua madre, troverà nel Vangelo, preferito a ogni altro libro, e soprattutto nella contemplazione del mistero della passione di Cristo, tutto ciò che è necessario per la sua vita interiore. L’esercizio concreto della carità costituirà
l’essenza della sua vocazione. Un amore appassionato per la salvezza delle anime alimenterà la sua vita, offerta peri sacerdoti.
Teresa di Lisieux, riprendendo le ultime parole della madre, mostrerà d’averne raccolto integralmente l’eredità: “voglio essere
figlia della Chiesa come lo era la nostra Santa Madre Teresa di Gesù”.
Nel nostro tempo
Il nostro tempo assiste a un rifiorire d’interesse per Teresa d’Avila. Lo testimoniano le edizioni delle sue opere che, per i soli
anni 1950-1967 raggiungono l’impressionante cifra di 183. E la crescita non rallenta perchè nel breve periodo della celebrazione del IV centenario della morte (1981-1983) si sono contate 72 edizioni in 12 lingue.
Santa Teresa viene letta con interesse da psicologi, filosofi, cristiani di ogni confessione, credenti di altre religioni e atei.
Henri Bergson l’annovera fra i “grandi mistici cristiani” e parla di “misticismo completo”. Nel racconto della sua conversione
dichiara: “Ho letto poi san Giovanni della Croce e santa Teresa, rappresentanti autentici dell’autentica Spagna, nei quali si in carna il genio spirituale di un popolo che ha raggiunto la medesima levatura spirituale del nostro; santa Teresa e san Giovanni
della Croce, nei quali si trova una stessa ispirazione e che si completano con le loro stesse differenze. L’uno e l’altro si situano
al culmine del misticismo: di quel gran misticismo che ha trovato nel cattolicesimo la religione viva e dinamica per eccellenza;
la sua più piena espansione di quel misticismo che mostra l’anima dell’uomo sempre vicina a Dio e suscettibile di essergli uni ta mediante la preghiera; di quel misticismo che mette l’anima umana in diretto rapporto con Dio e le fa, nello stesso tempo,
comprendere la sua piccolezza. Ho capito allora l’importanza del problema religioso, il cui senso mi era prima sfuggito”.
L’influsso di Teresa sul padre Charles de Foucauld è stato profondo e costante. Si può dire che, accetto il Vangelo sempre ripreso, gli scritti della madre sono stati la sua grande lettura. “Un anno prima della morte, riferendosi a santa Teresa, scrive ad un
amico: ”Capisco quanto lei gusti la vita di questa grande santa; dopo l’Autobiografia legga le Fondazioni poi il Pater, le Lettere, insomma le opere complete: tutto è incomparabile, e accanto a cose singolari, se ne trovano dovunque altre di pratica utilità
per tutti. Dopo averla letta, al rileggerà ancora: santa Teresa è uno di quegli autori che diventano il nostro pane quotidiano”.
Più recentemente, la proclamazione del dottorato di santa Teresa, fatta da Paolo VI e la celebrazione del IV centenario della
morte hanno reso “santa Teresa di Gesù viva, e la sua voce risuona ancora oggi nella Chiesa e non solo in essa” (Giovanni Paolo II, Lettera del 4 ottobre 1981 al Generale dell’Ordine).
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Posso dire soltanto quello di cui ho fatto esperienza, ed è che, per quanti peccati faccia, chi ha incominciato a
praticare l'orazione non deve abbandonarla, essendo il mezzo con il quale potrà riprendersi, mentre senza di essa
sarà molto più difficile.
E che il demonio non abbia a tentarlo, come ha fatto con me, a lasciare l'orazione per umiltà; sia convinto che la
parola di Dio non può mancare, che con un sincero pentimento e con il fermo proposito di non ritornare ad
offenderlo si ristabilisce l'amicizia di prima ed egli ci fa le stesse grazie, anzi, a volte, molte di più, se il nostro
pentimento lo merita. Quanto a coloro che non hanno ancora incominciato, io li scongiuro, per amore del Signore,
di non privarsi di tanto bene.
Qui non c'è nulla temere, ma tutto da desiderare, perché, anche se non facessero progressi né si sforzassero
d'essere perfetti, così da meritare le grazie e i favori che Dio riserva agli altri, per poco che guadagnassero,
giungerebbero a conoscere il cammino del cielo; e, perseverando nell'orazione, spero molto per essi che godano la
misericordia di quel Dio che nessuno ha preso per amico senza esserne ripagato». (Libro della Vita 8, 5)