Un esercito di cartone

Un esercito
di cartone
I soldatini raccontano la storia d’Italia attraverso le stampe popolari
Paola Moratti
Un foglio con tante figurine
ben “allineate e coperte”
Nella cartella di fibra, un corredo indispensabile degli scolari
dei primi decenni del secolo scorso, fra il sussidiario, il
nettapenne e il classico astuccio di legno per le cannucce e i
pennini, trovi frequentemente qualche semplice foglio
vivacemente colorato con impresse decine di figurine allineate.
È il risultato dell’ultimo affrettato acquisto dal cartolaio
all’angolo della strada prima che risuoni la campanella
dell’inizio delle lezioni. Il gioco più diffuso fra i ragazzi
dell’epoca: il soldatino di carta da ritagliare. In Italia sono le
prime uniformi dell’esercito unitario: i marinai che sbarcano a
Tripoli “bel suol d’amore”, poi il grigioverde della “Grande
Guerra”, gli anni del primo fascismo e della intera popolazione
in uniforme, poi della conquista dell’Impero, dei nostri volontari
nella guerra civile spagnola. Tutti avvenimenti che gli editori dei
fogli di soldatini di carta, alcuni celebri come la Nerbini di
Firenze, illustrano con singolare tempismo e opportunità:
sempre molto attenti agli avvenimenti del loro tempo
riproducono le immagini di storie e protagonisti che possono
attirare l’interesse dei loro giovani clienti.
Il gioco è semplice: acquistato per pochi centesimi il foglio
scelto e privilegiato non senza emozione fra tutti quelli contenuti
nel misterioso involto marrone che il cartolaio estrae da sotto il
banco, lo si incolla su di un cartoncino. Si ritagliano
accuratamente le figurine e le armate di carta per il gioco della
guerra sono pronte. Soldati di tutti gli eserciti del mondo;
uniformi italiane, francesi, tedesche, russe, americane: i
garibaldini, i guerrieri africani, gli indiani d’America, i
ferocissimi boxer, i lontani boeri, i romantici eroi delle guerre
coloniali, ma anche le armate papali e i boy scout di tutto il
mondo.
Queste innocenti guerre, furibonde anche se incruente, portano
inevitabilmente alla distruzione ed alla scomparsa delle decine
di milioni di fogli che gli editori italiani e stranieri,
nordamericani compresi, stampano fra l’inizio del XIX secolo e
gli anni cinquanta del secolo scorso.
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C
on la fine della seconda
guerra mondiale i soldatini di carta malinconicamente spariscono: il cambiamento degli interessi dei ragazzi, le loro maggiori possibilità economiche, la comparsa sul
mercato dei giocattoli tecnologici e infine anche una certa stanchezza tipica del dopoguerra per
tutto quello che rappresenta u-
L’Opera Nazionale
Balilla (O.N.B.)
(Ed. Carroccio, Milano,
tav. n. 23, cm. 34x24)
La guerra franco
tedesca 1870-1871.
Etat-Major de la
défense nationale
(ed. Pellerin, Epinal,
n. 2, cm. 30x40)
niformi, guerra, militari, ne giustificano la scomparsa.
Se ne accresce invece l’interesse
sotto il profilo culturale. Il racconto della storia degli uomini si
nutre delle più varie esperienze;
questi semplici fogli, nati come
un giocattolo, divengono l’oggetto di una memoria storica,
dello studio di una editoria minore, di un sofisticato collezio-
nismo. Il soldatino di carta viene
da lontano: nasce alla fine del
settecento a Parigi o forse in
Germania a Ausburg: in Italia
certamente a Bassano del Grappa ad opera dei Remondini; disegnati talvolta anche da artisti importanti, (per l’Italia sono celebri le figure di Italo Cenni ), i
soldatini sono all’inizio riprodotti in fogli di carta o di carton-
cino da matrici di rame o di legno e colorati a mano; con le tecniche litografiche introdotte alla
metà dell’800 raggiungono negli
anni successivi una produzione
di milioni di fogli principalmente in Francia, Germania, Austria,
Spagna, Italia, ma anche negli
Stati Uniti d’America. La attenzione a queste immagini, lo studio di queste stampe che vengono genericamente comprese nella definizione di stampe a larga
diffusione (in contrapposizione
a quelle artistiche), ne dimostra
presto l’importanza come una
fonte di conoscenza e di diffusione; nel 1800 molte popolazioni, in particolare fra quelle che
vivono nella campagne e lontano
dalla grandi città, apprendono le
notizie dei grandi avvenimenti
attraverso la voce popolare e la
trasmissione parlata. I fogli di
soldatini venduti porta a porta
dai mercanti di strada, (in Francia i famosi colporteurs che arriveranno perfino in Russia), circolano fra la gente più modesta e
diffondono le notizie delle tragedie lontane: le guerre di indipendenza in Italia, la contesa
franco tedesca del 1870, il conflitto anglo boero nell’Africa del
Sud, la cruenta rivolta dei boxer
contro le legazioni europee a Pechino; gli editori stampano le
immagini del bombardamento
del Duomo di Strasburgo, della
strage di Adua, delle operazioni
militari nel Transvaal. Queste
stampe rappresentano allora, pure nella loro fabbricazione artigianale spesso umilmente anonima, gli avvenimenti di un secolo, la storia di una comunità specie nei suoi momenti più tragici
come le guerre. Il loro significato trascende spesso il semplice
gioco e talvolta assume perfino
un importante ruolo di messaggio patriottico o di propaganda;
a Strasburgo governato dai tedeschi dopo la tragica guerra del
1870, sarà vietata la produzione
dei fogli della celebre Pellerin,
perché rappresentano un significativo richiamo nazionalistico
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per i patrioti alsaziani; in Italia
la Nerbini in occasione della
guerra italo turca stampa una serie di fogli inneggianti ai garibaldini del mare, come Pascoli
aveva definito i nostri marinai
che per primi sbarcano a Tripoli
in Libia. Non è un caso che allo
scoppio di ogni guerra, giusta o
ingiusta che sia la produzione
dei fogli di soldatini di carta da
ritagliare, aumenti vertiginosamente. Tutti i mezzi sono buoni
per accattivarsi il consenso popolare: sul periodico “Il valore italiano”, nel 1912 Emilio Cecchi
scrive “in certi momenti la guerra, più che guerra di azioni, pare
guerra di manifestini, anche se
in Italia manca la tradizione popolare del disegno come esiste in
Francia”.
D
urante il ventennio fascista,
quando Starace vuole tutti
in uniforme e sono prioritari i
concetti di marziale virilità e la
rievocazione dei fasti imperiali
di Roma, vengono messi in commercio centinaia di fogli che
rappresentano le organizzazioni
del partito, dai figli della lupa ai
moschettieri del duce. In Germania sono numerosi gli editori che
con fogli di eccezionale interes-
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se, riproducono le Hitler Jugend,
le SA e le SS; lo stesso Hitler
non disdegna di comparire nella
produzione di editori importanti
come la RAPI, la Schreiber e la
Scholtz. Durante la Guerra Civile Spagnola entrambi i contendenti stampano fogli dei loro
soldati con lo scopo manifesto di
sostenere il morale dei loro popoli. Nella società di oggi, ricca
di possibilità e di stimoli culturali di ogni genere, questi semplici fogli sembra possano apparentemente proporre soltanto il
richiamo nostalgico dei giochi
infantili: il significato della loro
raccolta e del loro studio non appare. Per un osservatore appena
più attento possano invece rappresentare, pure nella umile modestia della forma e del mezzo,
un deciso rapporto fra l’informazione, la cultura meno togata
e meno dotta ed il sentimento
popolare; una significativa finestra di costume sulla società del
tempo passato: una società che
pure relativamente vicina negli
anni, sembra attualmente non
presentare più nessun rapporto
logico ed emotivo con il mondo
del duemila ; è il profumo della
storia, della nostra storia degli
ultimi due secoli che possiamo
leggere nelle file di figure allineate: è anche una significativa
rassegna della componente uniformologica degli eserciti europei ed extraeuropei dell’epoca, poiché la riproduzione delle
divise e degli armamenti è quasi
sempre molto fedele. In nazioni
forse a maggiore maturità della
nostra queste immagini possono
anche essere lette come la manifestazione di un ingenuo attaccamento alle tradizioni militari e
incarnare la concezione dell'esercito nazionale come espressione dell’ideale di patria. Sono
numerosi i Musei che conservano le raccolte di questi fogli, come il Cabinet des estampes et
des dessins del Museo di Strasburgo, il Museum fur Deutsche
Volkskunde di Berlino e negli
Stati Uniti la Anne S.K.Brown
Collection at Brown Bertarelli
del Civico Museo del Castello
Sforzesco di Milano: molto University. In Italia é imponente la
raccolta di fogli di soldatini della Collezioni interessanti i soldatini ritagliati della collezione
Gynn a S.Martino di Napoli e la
collezione Felissent del Museo
Civico L.Bailo di Treviso. L’interesse per questi fogli è si recentemente sviluppato in molti
laboratori museali dove viene
applicato in una moderna concezione didattica; facendo perno
sul materiale esistente nel Museo stesso, un’arma, un documento, una divisa, un foglio di
soldatini, si possono far diventare gli auditori dei protagonisti in
prima persona della loro formazione storica. Numerose all’estero le pubblicazioni, i libri, le
mostre, le associazioni di cultori. In Italia l’argomento è attualmente abbastanza ignorato; forse la popolazione dispersa dì coloro che ancora vogliono bene a
questi effimeri battaglioni, necessita soltanto di un appello, di
una sveglia: di uno squillo di
tromba per rimanere in argomento.
Si ringrazia il dottor Alfio Moratti per la consulenza prestata.
La Guerra italo turca.
I Garibaldini del mare
(ed. Nerbini, Firenze,
n. 6, cm. 50x35)