n° 363 - febbraio 2014 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lorenzo Gualtieri - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via W. Tobagi, 8 - 20068 Peschiera Borromeo (MI) - www.fondazione-menarini.it Escher delle meraviglie Nel fantastico mondo del mago del disegno, geniale creatore di realtà impossibili «... con le mie stampe, cerco di testimoniare che viviamo in un mondo bello e ordinato e non in un caos senza forma, come sembra talvolta. I miei soggetti sono spesso giocosi: non posso esimermi dallo scherzare con le nostre inconfutabili certezze. Per esempio, è assai piacevole mescolare sapientemente la bidimensionalità con la tridimensionalità, la superficie piana con lo spazio, e divertirsi con la gravità... È piacevole osservare che parecchie persone sembrano gradire questo tipo di giocosità, senza paura di cambiare opinione su realtà solide come rocce.» È una posizione speciale quella che occupa Maurits Cornelis Escher nel panorama della storia dell’arte contemporanea, almeno per la produzione dal 1935 in poi, anno in cui lascia l’Italia dopo ben dodici anni di permanenza. Partendo da un’attività principalmente dedicata a xilografie e litografie di paesaggi e architetture, in quel periodo si osserva un profondo cambiamento nella sua produzione. Pur operando col medesimo mezzo espressivo, il contenuto dei suoi lavori diviene sempre meno raffigurativo e più intellettuale. Perde l’interesse per il mondo visibile, quello che era solito rappresentare, e si concentra sulle proprie “visioni interiori”, realizzando una serie di straordinari giochi ottici, prospettive invertite, paesaggi illusionistici. Inizialmente in modo inconscio, ma con crescente consapevolezza, si trova a usare sempre più dei motivi che provengono dalla matematica. «Affrontando gli enigmi che ci circondano e considerando e analizzando le mie osservazioni, sono finito nel dominio della matematica. Benché mi manchino completamente educazione e conoscenza scientifiche, spesso mi sembra di avere più in comune con i matematici che con i miei colleghi artisti.» Maurits Cornelis Escher: Santa Severina Questa originale elaborazione estetica, infatti, lo rende particolarmente apprezzato nel campo scientifico, viene organizzata anche una mostra delle sue opere in occasione del Congresso internazionale di Matematica del 1954 ad Amsterdam, negandogli però altrettante simpatie in quello artistico. «Sto incominciando a parlare un linguaggio che è capito da pochi. Mi fa sentire sempre più solo. Dopo tutto, non sto più da nessuna parte. I matematici possono essere amichevoli e interessati e darmi una paterna pacca sulla spalla, ma alla fine per loro sono solo un dilettante. Gli artisti in genere si irritano e io sono a volte assalito da un immenso senso di inferiorità.» Questi sono i sentimenti di uno dei più enigmatici maestri del secolo scorso. Siamo nel dopoguerra, tra Informale, Pop Art e Neoavanguardie ed Escher costituisce un caso a sé: è un artista che ha abbandonato le rap- pag. 2 Maurits Cornelis Escher: Striscia di Moebius II Maurits Cornelis Escher: Un altro mondo presentazioni realistiche dei paesaggi conosciuti in Italia a favore di un suo mondo interiore. La sua, però, è un’astrazione personalissima che si spinge nell’universo degli effetti ottici e che trova sbocco in un florilegio di spettacolari sorprese, tra fantastici paesaggi, ribaltamenti prospettici, minuziose costruzioni geometriche tese all’incanto e allo sconcerto. L’ambiguità visiva si confonde con quella del significato e tra queste affiorano i suoi molteplici interessi e fonti d’ispirazione che abbracciano la psicologia, la matematica, come la poesia e la fantascienza. Oggi il parere sulle opere di Escher si è ribaltato: la meraviglia e lo stupore hanno avuto la meglio sugli aspetti puramente matematici, trasformandolo, suo malgrado, in uno sfruttatissimo illustratore di calendari, poster o carte da gioco, ma è nell’aspetto intellettuale il valore della sua opera e una riflessione sotto questa luce è assolutamente doverosa. Un’analisi degli evidenti aspetti matematici ai quali, pur ammettendo di non possedere una particolare preparazione scientifica, affianca un pensiero e una creatività per costruire un percorso artistico unico nel suo genere, assolutamente personale oltre che estremamente enigmatico. È proprio su questa riflessione che si concentra la mostra L’enigma di Escher. Paradossi grafici tra arte e geometria organizzata nel Palazzo Magnani di Reggio Emilia e aperta fino al 23 febbraio. È un approfondimento offerto da centotrenta opere provenienti da prestigiosi musei, biblioteche e istituzioni nazionali che abbracciano tutto pag. 3 dall’alto in senso orario: Su e giù Relatività Giorno e notte il percorso artistico dell’incisore olandese. Xilografie e mezzetinte che presentano costruzioni di mondi impossibili, esplorazioni dell’infinito, tassellature del piano e dello spazio, motivi a geometrie interconnesse che cambiano gradualmente in forme via via differenti. Le sue opere più celebri sono inoltre affiancate da numerosi disegni, documenti, filmati e interviste che vogliono sottolineare il ruolo di primo piano svolto nel panorama artistico del suo tempo e successivo. Una sezione della mostra è dedicata anche al confronto dell’opera di Escher con quella di altri autori, coevi, ispiratori o prosecutori. La volontà è quella di restituire la giusta dimensione culturale del maestro olandese e di far comprendere come certe scelte siano in perfetta armonia con una visione artistica coerente che parte dal Me- dioevo e, attraverso i secoli, incontra Dürer, gli spazi di Piranesi, attraversa le linee morbide del Liberty e si fissa sulle avanguardie del Novecento: Cubismo, Futurismo, Surrealismo. L’analisi, però, si spinge oltre e prende in considerazione anche i suoi successori, ecco perciò i solidi e le geometrie di Lucio Saffaro e l’Optical Art di Victor Vasarely, senza tralasciare l’indubbio debito creativo contratto anche da Keith Haring. pag. 3 Attraverso l’influenza che ha generato è possibile capire la portata dell’opera di Escher, un’influenza tale da far uscire le sue opere dal torchio e portarle sui francobolli, nel mondo dei fumetti, nella storia della musica Pop grazie alle copertine dei long-playing, solo per citare qualche caso. La mostra, inoltre, è uno straordinario strumento didattico che permette di penetrare nella creatività di questa unicità artistica. Lo spettatore si può immergere completamente nella galassia delle magie di Escher, quella degli studi di percezione visiva, del rapporto col mondo dei numeri, delle spettacolari ricerche tra spazio virtuale e reale, degli inganni prospettici e degli incredibili passaggi tra le due e le tre dimensioni. Tante chiavi di lettura utili a comprendere l’enigmatico universo creativo di un complesso “caso artistico” che attingendo da vari linguaggi ha creato un’originale fusione per produrre un unicum nel panorama della storia dell’arte di tutti i tempi che non smette di emozionare e stupire. francesca bardi
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