AGESCI GRUPPO PERUGIA 5 UP- Ponte Felcino, Villa Pitignano, Bosco, Civitella d’Arna, Montelaguardia. PROGETTO EDUCATIVO DI GRUPPO 2014/2017 Brevi note di analisi che hanno portato alla costituzione e fondazione del Gruppo scout Perugia 5 La storia del la fondazione del Gruppo Muovendo da alcune richieste dell’allora AE del Gruppo Perugia 4 e parroco solidale di San Felicissimo in Ponte Felcino don Simone Sorbaioli, e dopo attenta riflessione nel medesimo Gruppo PG4, nella estate del 2008 si è fatta avanti l’idea di dare avvio ad un progetto di sviluppo dello scautismo nelle parrocchie di Ponte Felcino-Villa Pitignano e presso la zona pastorale IV. A seguito di un intenso lavoro progettuale e fatte proprie le linee guida per lo sviluppo della Zona Etruria con autorizzazione del Comitato di Zona Etruria AGESCI, nell’ottobre del 2007 fino al 2008 due capi del PG4, entrambi con esperienza nella Branca r/s, hanno dato disponibilità e avuto mandato di svolgere un servizio di animazione ai giovani della parrocchia di Ponte e Villa (in età da clan) e presso adulti animatori per monitorare la possibilità di apertura di una comunità r/s e di avere qualche capo extrassociativo che volesse giocare il suo impegno come educatore scout nella realtà di quelle parrocchie e UP. I capi inviati sono stati Alessandra Cirucca e Marco Moschini. I quali dopo un anno di animazione hanno individuato e ricevuto l’intenzione di due adulti a svolgere il servizio di capi (Pietro Varone e Daniele Ceccacci) che nello stesso anno hanno emesso la promessa scout e sono entrati nella Coca del PG4. Subito dopo nel 2009/2010 Marco ed Alessandra insieme a Daniele hanno aperto una unità di clan presso Ponte Felcino, Villa Pitignano di 12 r/s e 1 Novizio, dando vita al Clan “Fiamme di speranza” censito nel 2009 come secondo clan del PG4. La vita del clan è stata molto intensa e particolarmente apprezzata nel servizio, svolto prevalentemente nel territorio, in accordo con le parrocchie e con le realtà territoriali civili del quartiere segnato da molte problematiche di integrazione e di identità sociale. Nel 2011 ci sono state le prime Partenze che hanno fornito al nascente gruppo i primi capi che dopo il tirocinio e la formazione, condotta fino al CFM, sono stati inseriti nel progetto di sviluppo e di avvio di un reparto che si è aperto nell’ottobre 2011 dopo una estate di preparazione dei ragazzi - futuri e/g – preparati da una serie di campetti organizzati da Claudio Rugini, allora pattugliere regionale E/G e capo nella medesima coca del pg4. In ottobre 2011 si apre l’unità E/G con la presenza di un capo esperto - Maria Grazia Marcacci - e i tre capi Annamartia Caria, Luca Curti e Francesco Moriconi. Intanto al clan si potenziava la presenza di capi nel terzo anno di vita della comunità r/s con l’arrivo di una nuova capo Elena Pacchierotti e di Francesco Giacopelli. Buone prospettive dopo il consolidamento del clan e la buonissima riuscita delle attività dell’ormai nato reparto Fenice. Si decide nel giugno 2012 di avviare l’apertura del Branco che sarà appunto aperto il prosismo ottobre 2012 a responsabilità di Giuseppe e Veronica Di Matteo. La pertinenza territoriale del gruppo Il gruppo insiste dall’origine sulle parrocchia di San Felicissimo in Ponte Felcino e di Maria Assunta in Villa Pitignano oggi fa parte della Unità Pastorale ( a cui si aggiungano gli abitanti delle parrocchie limitrofe del tevere: Ponte Valleceppi, Pretola, Colombella, Farneto, Piccione, Bosco, Sant’Egidio, Ponte Pattoli, Solfagnano, Resina) Queste realtà e comuità costituiscono il fulcro avanzato di una vasta Zona Pastorale che lambisce il territorio diocesano e il comune di Umbertide. Ci troviamo così al centro di una realtà complessa che necessita di una cura particolare sia dal punto di vista sociale che pastorale. Spinta da forze contrapposte: ad esempio una forte tradizione rurale con però evidenti tratti di vaste problematiche tipiche della urbanità contemporanea e della periferia. Il Gruppo forte della simpatia della comunità parrocchiali unita a quella degli operatori sociali operanti nel territorio sia ha in queste relazioni un punto di forza del suo intervento educativo. Ancora importante è la sfida di un’armonizzazione con altri organismi pastorali per una azione integrata di cui il gruppo si sta facendo promotore. Buonissimo il rapporto con le scuole della zona che sostengono la nostra azione educativa e cercano di coinvolgerci nelle iniziative. Ottimo il rapporto con l’Ufficio per la Cittadinanza con il quale cooperiamo stabilmente da anni in un progetto di integrazione dei bambini immigrati e partecipiamo ad un vasto tavolo di associazioni dedicate al sociale. Interessanti sono la presenza di vaste aree dove poter compiere attività all’aria aperta senza gravosi spostamenti. Comunque, le vicinanze prima richiamate consentono un cauto ottimismo sulla possibilità di un’utenza giovanile proveniente da più parti del territorio anche se la condizione sociale dei giovani è estremamente difficoltosa visto il carattere periferico e con prospettive poco significative per i giovani che sono invitati alla dispersione. La sede La parrocchia e il parroco stesso ci hanno garantito la piena disponibilità di tre locali e delle pertinenze annesse alla parrocchia di Villa Pitignano, fornendoci un vasto aiuto per il reperimento e la messa in ordine dei locali adibiti a sedi. Pur in una evidente penuria di spazi adeguati per tutte le realtà della parrocchia, il parroco e il Consiglio economico della parrocchia di Villa hanno fatto il possibile per assicurare spazi alle tre unità non senza un notevole impegno finanziario. Ad una prima visione dei luoghi della parrocchia le sedi sembrano ancora inadeguate, ma non mancano le premesse per una idonea allocazione delle sedi per ogni tipologia di unità. Struttura di progetto Un PEG è il progetto che la Comunità Capi costruisce attorno alle priorità educative per le quali considera necessaria una particolare attenzione e progettualità. •Un PEG si deve proporre il raggiungimento di alcuni specifici obiettivi. •Le tappe verso questi obiettivi devono essere oggetto di periodica verifica. •La nostra attenzione si è concentrata su quattro priorità per ognuna delle quali siamo partiti da una analisi della situazione attuale ad un anno dalla apertura; abbiamo fissato gli obiettivi educativi e ora aspetta alla coca di indicare gli strumenti per raggiungerli dopo aver discusso questa bozza di lavoro. AREE PRIORITARIE OBIETTIVI MEZZI e ATTESE Aumentare la qualità della 9 punti fondamentali partecipazione Si rimanda al Programma delle Unità e della Co.Ca. della 5 punti fondamentali Si rimanda al Programma delle Unità e della Co.Ca. Imparare a comunicare 4 punti fondamentali Si rimanda al Programma delle Unità e della Co.Ca. Educare alla fede 3 punti fondamentali Si rimanda al Programma delle Unità e della Co.Ca. Le sfide educative 6 attenzioni fondamentali Il coraggio progettazione e punti Si rimanda al Programma delle Unità e della Co.Ca. Prima Priorità Aumentare la qualità della “partecipazione”, dare corpo al nostro essere presenti. Nel Territorio Nella Parrocchia/Chiesa Tra i Giovani e nel Gruppo Obiettivi Nel territorio: • Costante attenzione alla realtà sociale e comunitaria del nostro territorio. • Capaci di leggere i segnali che provengono da esso. • Capacità di leggere le cose più evidenti e quelle anche che sorgono come urgenza educativa • Impegno a relazionarsi con il mondo delle associazioni, del volontariato, della società civile, degli enti territoriali che insistono sul nostro territorio; in particolare con la scuola e l’Ufficio di cittadinanza del Comune. Nella chiesa: • Costante impegno per spingere il cammino scout al servizio della parrocchia e dell’UP e della Zona Pastorale. • Aprirsi alla conoscenza delle realtà ecclesiale che ci circonda e favorire lo scambio tra le realtà animative della stessa; aprirsi all’essere Chiesa nella Diocesi. Nel Gruppo: • Mettersi in costante atteggiamento di analisi dei bisogni educativi dei nostri ragazzi per favorire la loro crescita e formazione attraverso il metodo scout. • Aumentare la consapevolezza che tutti lavoriamo per il consolidamento del gruppo. • Atteggiamento di continuo monitoraggio della presenze dei nostri ragazzi e rinnovare ancora la proposta scout ai giovani del nostro territorio In risposta al Progetto di Zona (2009/2013): Area “Rapporto con i gruppi” Area “Rapporti con il territorio”. Obiettivo: visibilità dell’associazione nel territorio e negli ambienti educativi. Area “Chiesa locale”. Obiettivo: partecipazione alla vita della Chiesa In risposta al Progetto regionale: Area di Intervento Prioritario 3 - Essere in rete: “Abituati a vedere le cose anche dal punto di vista dell’altro”. 3. Approfondire le modalità di gestione delle risorse. La rete “esterna”; 4. Favorire il contatto con le istituzioni e le realtà civili ed ecclesiali; 5. Iniziare un percorso di conoscenza e di confronto con le altre associazioni cattoliche in ambito educativo; 6. Riavviare un percorso di conoscenza e di confronto con altre associazioni impegnate in aree di interesse per l’Associazione Seconda Priorità Il coraggio della progettazione che è proiezione in avanti; essa si costruisce con la chiarezza delle idee e con la disposizione a lavorare dandosi dei tempi e e delle scadenze certe Obiettivi • Consolidare lo stile e la qualità dell’impegno progettuale nei membri della coca perché diventi uno momento peculiare della nostra attività. • Dare una spinta più decisa a far crescere l’idea di gruppo nella progettualità e programmazione delle unità e della coca. • Attenzione a salvaguardare temi e contenuti dell’intervento educativo nell’ottica di gruppo e della progressione personale dei ragazzi per ordinare sia il consolidamento che lo sviluppo del gruppo e della sua proposta educativa. • Condivisione delle scelte educative con le famiglie (il patto educativo con le famiglie e il gruppo come strumento per la crescita della nostra proposta) • Educare i ragazzi ad organizzarsi ed a progettare In risposta al Progetto regionale: Area di Intervento Prioritario 1 - Formarsi … insieme: “Gioca, non stare a guardare” Area di Intervento Prioritario 2 - Educare: “Guardate lontano, e anche quando credete di star guardando lontano, guardate ancora più lontano!”. 1. Fornire ai Capi chiavi di lettura su esigenze, necessità e bisogni dei ragazzi: il diverso rapporto con il tempo, la progettualità, le relazioni, il livello di comunicazione, in rapporto con l’imparare facendo (…).3. Fornire strumenti a Capi e Quadri per una programmazione efficace Terza Priorità Impariamo a comunicare. Lo sviluppo di una società consumistica ci ha abituati a relazioni “tenui” ed “attenuate”; i moderni mezzi di comunicazioni e i social network ci insegnano amicizie ridotte ad un click. L’accelerazione del nostro tempo ci porta a relazioni e comunicazioni “povere”. Per noi essenziale è la relazione, la sua bellezza; il rischio dell’impegno che nasce dall’incontro e dal dialogo che esige rispetto ed accoglienza della opinione e del punto di vista dell’altro. Obiettivo • La precedenza alle relazioni personali come stile e come ricchezza della comunicazione • L’uso adeguato degli strumenti di comunicazione . • Imparare la selezione dei mezzi nel discernimento del messaggio che si vuole trasmettere. • Educare alla ricchezza dell’individualità nei rapporti Quarta Priorità Educare alla fede Obiettivi • Saper educare alla fede vuol dire mettersi all’ascolto della parola e del magistero e lasciarsi formare da essi per dare una testimonianza personale dei valori cristiani. • Adeguare i nostri modi di trasmettere i contenuti della fede cristiana in base all’età dei ragazzi ed alle peculiarità della proposta dell’esperienza scoutistica. • Favorire il più possibile nei capi il cammino di discernimento e di direzione spirituale . In risposta al Progetto regionale: Area di Intervento Prioritario 1 - Formarsi … insieme: “Gioca, non stare a guardare” 1. Formare i Capi nell'accrescere la propria competenza come educatori alla fede, partendo dalla riscoperta del proprio carisma (identità di educatore scout cristiano) Quinta Priorità Le sfide educative. Il nostro dovere di educatori è quello di osservare gli andamenti delle dinamiche socio-educative che per definizione non sono mai statiche e soprattutto non dobbiamo dimenticare che queste sono sempre relative rispetto ai ragazzi che costituiscono mai un gruppo generalizzato di intervento ma sempre un centro individuale di risorse e bisogni. Non facciamo educazione di gruppo ma sempre educazione personalizzata e fare educazione vuol dire sempre lavorare sul positivo dell’educando non sul negativo. Premessa questa essenziale prima di elencare alcuni focus che sono si urgenti e da mettere sotto attenzione ma che non devono far dimenticare che cosa è educazione: cioè una azione di “empowerment” e non un’officina di riparazione: specie secondo quella tradizione pedagogica segnata da una visione antropologica positiva che è propria del personalismo cristiano; una visione che appartiene in proprio anche alla pedagogia di BP. (AA.VV., La sfida educativa,a cura della CEI con pref. di Camillo Ruini, Ed. Laterza, Roma, 2011) Pur tuttavia la coca evidenzia alcune urgenze educative e propone degli obiettivi: Obiettivi • Educare i ragazzi alla riscoperta di relazioni schiette, senza infingimenti, potenziamento dello stile del confronto e del dialogo per crescere nella reale autonomia che è autonomia di giudizio. Non “coccolati ed iperprottetti” i nostri ragazzi devono essere spinti a far interagire l’individualità e non l’individualismo. Dare protagonismo e senso di responsabilità vuol dire realmente fidarsi di loro. In particolare educare all’affettività (di cui la sessualità è un aspetto); e quindi educarli alla scoperta di sé, della complementarietà tra uomo e donna, educarli alla parità, alla riscoperta delle dimensioni della famiglia (padre e madre). Specie in una società sessuocentrica riscoprire la ricchezza e dignità del proprio corpo come il primo manifestarsi della persona e della sua ricchezza, che è tale nella sincerità e pulizia dei comportamenti. • Educare alla vita all’aperto. Far conoscere l’ambiente, la natura, il proprio territorio come una “casa” reale quanto la dimora nella quale spesso si rinchiudono. Prediligere quindi la vita all’aperto nei bei luoghi del nostro territorio per far apprezzare e conoscere il mondo. • • Educare all’abilità manuale, all’ideazione accurata dei manufatti, per educare alla progettazione, esecuzione e realizzazione di lavori di pazienza e di precisione in un mondo che generalmente predilige il “precostruito”. • Educare alla vita sana che invita alla conoscenza e rispetto del proprio corpo, delle proprie risorse intellettuali, emotive e delle proprie abilità. Una vita sana vuol dire rispetto del corpo con una conoscenza di ciò che fa bene e non fa bene al fisico (fumo, alimentazione in primo luogo), vita fatta di cose essenziali, dedicata al recupero ed al riciclo come stile di vita buono. • Educare ad una vita buona. la quale chiede gesti concreti di accoglienza per tutti i nostri vicini, fratelli e soprattutto verso i bisognosi e gli esclusi. Una dimensione rilevante per noi sarà educare all’inclusione dello straniero specie per una comunità multiculturale come la nostra di Ponte Felcino. Tutto nell’ottica della valorizzazione dell’altro • Educare alla vita buona vuol dire: “Essere pronti a fare del proprio meglio per SERVIRE”. Questa è la sintesi dello scoutismo e della sua proposta educativa. Tutto ruota intorno alla parola servire. Per cui in definitiva questo è l’obiettivo primario del nostro PEG. In risposta al Progetto regionale: Area di Intervento Prioritario 2 - Educare: “Guardate lontano, e anche quando credete di star guardando lontano, guardate ancora più lontano!” 1. Fornire ai Capi chiavi di lettura su esigenze, necessità e bisogni dei ragazzi: il diverso rapporto con il tempo, la progettualità, le relazioni, il livello di comunicazione, in rapporto con l’imparare facendo (…). 4. Proseguire il cammino verso le sfide dell’accoglienza, nei luoghi, nell’interculturalità, nella conoscenza, nel dialogo interreligioso, nella diversabilità, nella marginalità, dove accogliere l’altro è accogliere Dio. Mezzi e risultati saranno rimandati alle progettazioni e programmi di Branca.
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