A.9 Relazione tecnica - Home Valutazione degli effetti Ambientali

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INDICE
1 INTRODUZIONE.......................................................................................... 3
1.1
Obiettivi specifici della presente relazione ........................................................... 3
1.2
I contenuti della Relazione .............................................................................. 7
2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE .............................................................. 8
2.1
Ubicazione intervento ................................................................................... 8
2.2
Aerogeneratori di progetto ............................................................................ 10
2.3
Caratteristiche tecniche dell’intervento ............................................................. 10
2.4
Opere civili .............................................................................................. 11
2.5
Opere impiantistiche ................................................................................... 13
2.6
Durata, smantellamento-demolizioni, interventi di bonifica ...................................... 15
3 INQUADRAMENTO NORMATIVO E VINCOLISTICO .................................... 16
3.1
L’eolico in Basilicata –Pianificazione Energetica .................................................. 16
3.2
Il contributo dell’impianto eolico di progetto ........................................................ 20
3.3
Conformità al PIEAR................................................................................... 21
3.4
Normativa di riferimento territoriale, paesistica e ambientale ................................... 23
3.4.1 Piano strutturale di Potenza ................................................................................. 23
3.4.2 Regolamento Urbanistico di Melfi .......................................................................... 24
3.4.3 Patrimonio floristico e faunistico e aree protette ......................................................... 25
Aree Naturali Protette ............................................................................................. 25
Rete Natura 2000 .................................................................................................. 26
Programma IBA .................................................................................................... 28
3.4.4. Patrimonio culturale, ambientale e paesaggio ........................................................... 28
Il Codice dei Beni culturali ........................................................................................ 28
3.4.5 PAI ............................................................................................................... 30
3.4.6 Vincolo Idrogeologico ......................................................................................... 32
3.4.7 Tutela delle acque ............................................................................................ 32
3.4.8 Normativa di riferimento in materia di rifiuti ............................................................... 33
3.4.9 Vincolo sismico ............................................................................................... 34
3.4.10 Normativa di riferimento per la tutela e la salvaguardia della salute pubblica .................... 35
Inquinamento elettromagnetico .................................................................................... 35
Inquinamento acustico .............................................................................................. 38
Effetto delle Ombre .................................................................................................. 40
Sicurezza del volo a bassa quota ................................................................................. 40
CONCLUSIONI ............................................................................................. 42
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ALLEGATI STMG .......................................................................................... 43
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1 INTRODUZIONE
1.1
Obiettivi specifici della presente relazione
Oggetto del presente studio è la proposta di variante al progetto dell’ impianto eolico costituito da 7
aerogeneratori nel comune nel comune di Melfi in località Torre della Cisterna(PZ), con proponente Torre
Della Cisterna SRL, con sede in via della Chimica,61 a Potenza.
La variante di progetto proposta consiste nello spostamento degli aerogeneratori denominati A4-A5 ed A9
dalle posizioni autorizzate a nuove posizioni prossime agli aerogeneratori A2-A8-A13 ed A14 che invece
resteranno nelle medesime posizioni autorizzate con Decreto di giunta regionale n.635/2013.
Oltre a tale spostamento (dei soli tre aerogeneratori A4-A5 ed A9) si prevede anche la riduzione
dimensionale di tutti gli aerogeneratori considerando torri del tipo Vestas V117 con altezza al mozzo pari a
116.5m, invece delle torri Vestas V126 con altezza al mozzo pari a117 m.
L’impianto originario in oggetto è lo stralcio del progetto di 24 aerogeneratori autorizzati con D.D.
N.1622/2012 e D.D. n.635/2013 costituito da 7 aerogeneratori
Su totale di 24 aerogeneratori proposti inizialmente dalla società Breathe Energie in Movimento srl, le 17
torri erano già state autorizzate con DGR. n.1622 del 27 novembre 2012, con la successiva determina
635/2013 sono state autorizzate le ulteriori 7 aerogeneratori denominati A2,A4,A5,A8,A9,A13 ed A14 che
sono oggetto del presente progetto stralcio. Si precisa che tutti gli aerogeneratori sono stati autorizzati di
potenza singola pari a 3.3Mw e dimensioni massime degli aerogeneratori pari a 126 m di diametro e 117 m
di altezza al mozzo.
L’impianto in virtù dell’ autorizzazione DGR n.1622/2012, e della successiva aggiudicazione per 51MW
dell’asta relativa al riconoscimento dell’incentivo viene di fatto progettato come due lotti funzionali
indipendenti per aerogeneratori di 3,3MW, di cui uno costituito da 17 aerogeneratori che resta in capo alla
società Breathe, e l’altro costituito da 7 aerogeneratori, oggetto della richiesta di voltura alla società Torre
della Cisterna srl.
Per il campo eolico di Melfi (PZ) la società Breathe ha effettuato regolare richiesta di connessione a Terna
S.p.A. (rif. STMG 090003338) ottenendo il benestare tecnico per la soluzione tecnica richiesta in data
25/03/2013.
La stessa società in data 29/04/2013 ha richiesto lo spacchettamento della connessione e ha ottenuto in
data 13/05/2013 la suddivisione della connessione in due pacchetti :
-
STMD-0900338 da 51 MW (per impianto autorizzato da Regione Basilicata con Delibera
n.1622/2012 costituito da 17 aerogeneratori);
-
STMG 201300115 da 31,5 MW (per 7 aerogeneratori autorizzati con Dgr.n.635/2013 ora in capo
alla società Torre Della Cisterna Srl),;
In particolare per il progetto in esame si fa riferimento al pacchetto relativo a 31,5 MW, e relativa STMG
(allegato alla relazione).
In particolare i lotti funzionali saranno cosi definiti :
•
Lotto 1 in capo alla società Breathe Energia in movimento : costituito da 17 aerogeneratori A1-A3A6-A7-A10-A11-A12- A15-A16-A17-A18-A19-A20-A21-A22-A23-A24;
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Lotto 2 :in capo alla società Torre della Cisterna costituito da i restanti 7 aerogeneratori A2-A8-A5A4-A9-A13-A14;
Come indicato nella STMG inviata da Terna in data 13/05/2013 (Allegata alla presente relazione), si
ribadisce che gli impianti dovranno condividere lo stesso stallo:”Collegamento in antenna 150 kV con la
sezione a 150 kV della futura stazione elettrica RTN a 380/150 kV che sarà collegata in entra-esce sulla
linea RTn a 380 kV “Matera-Santa Sofia”.
In funzione di quanto appena esposto per il collegamento dell’impianto di Torre della Cisterna a alla SSE ,
la proponente utilizzerà lo stesso scavo per il tratto di collegamento del cavidotto alla SSE oltre allo stesso
stallo.
L’ alternativa di progetto è stata sviluppata basandosi sui seguenti principi:
1. Utilizzo per gli aerogeneratori di tecnologia più moderna ed efficienza maggiore
2. Riduzione dell’estensione areale sostanziale dell’effetto selva che potrebbe crearsi nella zona del
progetto originario
3. Riduzione e razionalizzazione delle infrastrutture
4. Scelte progettuali che determinino minori interferenze con i vincoli di legge
Il progetto originario come evidente dall’immagine a seguire si inserisce in un contesto dove è evidente la
presenza di altre iniziative.
Figura 1: Schema con indicazione degli impianti in iter, esistenti e del progetto originario di Torre della Cisterna(in grigio).
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La proposta di delocalizzazione degli aerogeneratori denominati A4-A5 ed A9 è prevista quindi in modo
tale da avere un layout contiguo e non frammentato e impegnando aree attualmente libere da altre
iniziative.
Figura 2: Schema della proposta di Variante con nuova posizione delle torri A4-A5-A9.
Nel complesso si hanno quindi alcuni indubbi vantaggi e miglioramenti dal punto di vista ambientale
correlate a:
-
Minore frammentazione dell’impianto e quindi contiguità tra le opere concepite secondo al proposta
alternativa come unica fila comunque sulla stessa macroarea;
-
Riduzione aree impegnate dal progetto di variante rispetto al progetto originario(cfr.fig3);
-
Riduzione della dimensione degli aerogeneratori;
-
Migliore esposizione anemologica e quindi miglioramento complessivo della producibilità con
conseguente riduzione dell’emissione di sostanze inquinanti in atmosfera;
-
Miglioramento complessivo delle opere di connessione meno frammentate e predisposte in
maniera continua;
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Figura 3:Aree impegnate dal progetto originario e dal progetto di Variante.
Anche per questa resta inalterato il punto di connessione, si prevede infatti che l’impianto venga connesso
in antenna alla sezione 150kv della futura Stazione Elettrica 380/150 kV da realizzarsi in Melfi sulla Linea
“Matera-Santa Sofia”, in ottemperanza alla Soluzione rilasciata dalla Terna spa.
Per il collegamento dei singoli aerogeneratori alla SE si prevede la realizzazione di un cavidotto
interrato realizzato in prevalenza su strade esistenti che evita totalmente qualsiasi interferenza con
vincoli di legge, a meno dell’interferenza con l’acqua pubblica n. 465 (Vallone Ricocco o Piani della
Giostra) (tutelata ai sensi dell’art.142del D.lgs.n.42/04).
Si precisa fin da ora che il cavidotto in corrispondenza dell’interferenza in parallelo con tale acqua
sarà realizzato tutto su strada esistente e che in corrispondenza dell’interferenza si prevede lo
staffaggio al ponte esistente o alternativamente scavo su strada
(come meglio specificato nei
paragrafi successivi cfr.3.4.4), pertanto non si ha mai un’interferenza diretta con il bene tutelato .
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I contenuti della Relazione
La presente relazione illustra le modifiche apportate al progetto originario costituito da 7 aerogeneratori
prevedendo una rimodulazione delle posizioni di soli 3 aerogeneratori denominati A4-A5 ed A9 e una
riduzione dimensionale degli aerogeneratori da Vestas V126 a Vestas V117.
Tabella : Coordinate aerogeneratori in sistema Gauss Boaga 2 84
X (est)
Y (nord)
Tipo Torre
Potenza
(MW)
Altezza al mozzo
(m)
A2
2570606
4542673
Vestas V117
3.3
116.5
A8
2570935
4542486
Vestas V117
3.3
116.5
A13
2571370
4541868
Vestas V117
3.3
116.5
A14
2571651
4541505
Vestas V117
3.3
116.5
A4
2571297
4540333
Vestas V117
3.3
116.5
A5
2570542
4540119
Vestas V117
3.3
116.5
A9
2570231
4539640
Vestas V117
3.3
116.5
Attestata la presenza di altre iniziative imprenditoriali nelle stesse zone del progetto originario e la
frammentazione dell’ impianto eolico originario, si propone un nuovo layout che va dall’area
precedentemente occupata (contrada Spartone-Torre della Cisterna) dagli aerogeneratori A4-A5 ed A9,
all’area denominata la Bicocca a prosecuzione dell’area impegnata dagli aerogeneratori A2-A8-A13-A14.
Gli aerogeneratori saranno disposti su un areale complessivo ridotto e con notevoli miglioramenti in termini
dell’effetto selva rispetto agli impianti autorizzati ed esistenti presenti nelle medesime aree,comunque
rispettano le distanze previste dal PIEAR.
Nello studio vengono motivate le scelte relative agli spostamenti degli aerogeneratori
sul
sito di
installazione e vengono descritte le opere contemplate nella presente soluzione progettuale, riportando
una sintesi degli studi progettuali, le caratteristiche fisiche e tecniche degli interventi e la descrizione della
fase di realizzazione e di esercizio dell’impianto.
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2 INQUADRAMENTO TERRITORIALE
2.1 Ubicazione intervento
Le area scelta per la proposta dell’alternativa di progetto è ubicata nel territorio di Melfi in località “Torre
della Cisterna”, in area collinare con quote che variano da 278 mt. a 592 mt. La stazione di consegna di
futura realizzazione sarà invece posizionata in area pianeggiante in località Camarda in agro al comune di
Melfi(PZ).
I fogli catastali in cui ricade l’intervento sono: Fg.15,16,17,22,23,24,29,30,37,38,58,71,48,49,50,59,60.
La distanza minima dal centro abitato degli aerogeneratori previsti in questa soluzione progettuale è a oltre
4 km (il riferimento è il Castello di Melfi).
Località “Camarda ”
Area Stazione di Consegna
Area d’impianto progetto originario
Area d’impianto proposta alternativa
Figura 4: Indicazione aree interessate dal progetto originario e dalla proposta di Variante .
L’area d’intervento si presenta con morfologia che va da pianeggiante, presso l’area di ubicazione della
stazione di consegna a collinare, presso i punti in cui vengono allocati gli aerogeneratori.
Gli aerogeneratori saranno dunque posizionati assecondando il profilo altimetrico collinare, evitando aree
delicate da un punto di vista vincolistico e ambientale.
La principale viabilità sul territorio e in particolare sull’area d’impianto è costituita da strade provinciali,
strade comunali, interpoderali e strade sterrate che si diramano sul territorio e che dalle aree d’impianto
vanno a confluire nelle principali arterie regionali rappresentate dalla SS 655, SS 658 e SP111, SP9, SP48
che fungono da nodi di collegamento tra i vari centri urbani lucani e tra essi e i centri del delle province
pugliesi e campane con cui il territorio confina.
La realtà esterna al centro urbano in cui si inserisce il progetto si limita a poche case sparse e a qualche
masseria, molte delle quali solo saltuariamente abitate.
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Sono inoltre presenti sull’area particolari agglomerati urbani ormai abbandonati o completamente disabitate
e in stato di abbandono o in parte solo saltuariamente abitate, rinvenibili lungo il tracciato delle strade
sterrate che si dipartono dalla rete viaria principale portandosi verso i poderi. Dal punto di vista
vegetazionale, salvo qualche formazione boschiva in corrispondenza dei toppi collinari sono presenti
seminativi con prevalenza di colture cerealicole.
Figura 5: Area Impianto torri A2-A8-A13-A14
Figura 6: Area Impianto torri A4-A5-A9
Figura 7: Area SSE.
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Le turbine di progetto sono state disposte ed orientate in modo da rispettare le prescrizioni indicate dal
PIEAR (cfr.el.a.16.b.2.1).
La distanza minima tra aerogeneratori sia pari almeno a 3 diametri di rotore;
La distanza minima tra le file sia pari almeno a 6 diametri di rotore(in tal caso l’impianto sarà costituito da
un'unica fila).
Si osserva che gli spostamenti sono effettuati all’interno della macro area interessata che inglobava
l’impianto e il punto di connessione dell’intervento originario.
Per effetto degli spostamenti effettuati anche il tracciato del cavidotto subirà delle modifiche nel tracciato
che seguirà comunque in prevalenza strade esistenti e che si ritengono comunque migliorative in quanto
abbreviano il tracciato rispetto al punto di consegna.
2.2 Aerogeneratori di progetto
L’aerogeneratore è una macchina rotante che trasforma l’energia cinetica del vento in energia elettrica ed è
essenzialmente costituito da una torre, dalla navicella e dal rotore.
Nel dettaglio, le pale sono fissate su un mozzo, e nell’insieme costituiscono il rotore; il mozzo, a sua volta,
collegato al moltiplicatore di giri e successivamente al rotore del generatore elettrico. Tutti i componenti
sopra menzionati, ad eccezione, del rotore e del mozzo, sono ubicati entro una cabina, detta navicella la
quale, a sua volta, è sistemata su un supporto-cuscinetto, in maniera da essere facilmente orientata
secondo la direzione del vento. Oltre ai componenti su elencati, vi è un sistema di controllo che esegue, il
controllo della potenza ruotando le pale intorno al loro asse principale, il controllo dell’orientamento della
navicella, detto controllo dell’imbardata, che serve ad allineare la macchina rispetto alla direzione del vento.
Il rotore è tripala a passo variabile in resina epossidica rinforzata con fibra di vetro posto sopravvento al
sostegno, con mozzo rigido in acciaio.
Si sottolinea che le indicazioni tecniche dell’aerogeneratore descritto sono quelle relative alla tipologia di
aerogeneratore di massima dimensione che la proponente intende adottare.
Si precisa che l’aerogeneratore proposto presenta un’altezza complessiva pari a 175 m. nell’elaborato
A17.13.5 sono riportate tutte le caratteristiche dell’aerogeneratore V117 della Vestas.
2.3 Caratteristiche tecniche dell’intervento
La soluzione di progetto pertanto prevede la realizzazione in agro al comune di Melfi di 7 aerogeneratori
per una potenza complessiva di 23.1 MW (aerogeneratori da 3,3 MW) e delle relative opere accessorie
civili ed impiantistiche compresa una stazione elettrica di consegna nel Comune di Melfi (PZ) in località
“Camarda ”.
In sintesi, la soluzione progettuale contempla le seguenti opere:
-
Installazione di 7 aerogeneratori;
-
Realizzazione di 7 piazzole per il montaggio degli aerogeneratori;
-
Opere di fondazione relative agli aerogeneratori;
In particolare sono poi previste le seguenti opere connesse agli impianti:
Realizzazione di nuove piste di accesso ;
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Adeguamento di viabilità esistente;
-
Realizzazione di cavidotto in interrato per il collegamento delle turbine alla SSE;
-
Realizzazione della stazione elettrica di utenza per la trasformazione AT/MT.
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Per il collegamento dei singoli aerogeneratori alla SE si prevede la realizzazione di un cavidotto interrato
realizzato in prevalenza su strade esistenti. Per l’accesso al sito si prevede l’utilizzo della viabilità esistente
(strade comunali, provinciali e
statali ) e la realizzazione di nuovi tratti stradali di progetto
per il
raggiungimento dei singoli aerogeneratori.
2.4 Opere civili
Fondazioni Aerogeneratore
Le fondazioni degli aerogeneratori sono previste del tipo plinto diretto, non escludendo la possibilità di
ricorrere a fondazioni del tipo indiretto su pali laddove non si riscontrassero caratteristiche del terreno
sufficientemente buone. La realizzazione sarà effettuata in calcestruzzo armato di caratteristiche Rck 300
e con ferri di tipo Feb 44k.
Ripristino area scavo plinto
Figura 8: Rinterro e riprofilatura area plinto.
Piazzola
Per consentire il montaggio dell’ aerogeneratore sarà necessario adattare la piazzola alle specifich
esisgenze di sito come indicato negli elaborati grafici al progetto.
La realizzazione della piazzola avverrà secondo le seguenti fasi:
1. asportazione di un primo strato di terreno vegetale;
2. eventuale asportazione dello strato inferiore di terreno fino al raggiungimento della quota del piano
di posa della massicciata stradale;
3. compattazione del piano di posa della massicciata;
4. realizzazione dello strato di fondazione o massicciata di tipo stradale, costituito da misto granulare
di pezzatura compresa tra i 4 cm e i 30 cm, che dovrà essere messo in opera in modo tale da
ottenere a costipamento avvenuto uno spessore di circa 50-60 cm.
A montaggio ultimato, l’area attorno alla macchina (piazzola aerogeneratore) sarà mantenuta piana e
sgombra da piantumazioni, prevedendo il solo riporto di terreno vegetale per manto erboso, allo scopo di
consentire di effettuare le operazioni di controllo e/o manutenzione. L’area eccedente sarà invece in parte
ripristinata prevedendo se necessario il riporto di terreno e la semina di specie erbacee.
In analogia con quanto avviene all’estero non sarà realizzata nessuna opera di recinzione delle piazzole di
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macchina, né dell’area d’impianto. Ciò è possibile poiché gli accessi alla torre dell’ aerogeneratore e alla
cabina di consegna sono adeguatamente protetti contro eventuali intromissioni di personale non addetto.
Figura 9: due foto tipo di una stessa piazzola vista in fase di cantiere e di esercizio: a lavori ultimati la piazzola d’esercizio verrà
ristretta all’area strettamente necessaria alla gestione dell’impianto; l’area in eccesso verrà rinaturalizzata con riporto di materiale
vegetale e riprofilatura del terreno con le aree limitrofe
Strade d’accesso e viabilità di servizio
L’accesso è particolarmente agevole perché le postazioni di tutte le turbine sono quasi direttamente
raggiungibili dalle strade pubbliche, in particolare dalla strada S.P. 330. L’intervento prevede la massima
utilizzazione della viabilità locale esistente, quella da realizzare consiste in una limitata serie di stradine e di
piazzole in misura strettamente necessaria al fine di raggiungere agevolmente tutti i siti in cui verranno
sistemati gli aerogeneratori. Dette stradine, la cui larghezza sarà di 5 m, saranno in futuro utilizzate per la
manutenzione degli aerogeneratori e verranno realizzate seguendo l’andamento topo-orografico esistente
del sito, cercando di ridurre al minimo eventuali movimenti di terra, utilizzando come sottofondo materiale
calcareo e rifinendole con doppio strato di pietrisco. I corpi stradali ex-novo saranno realizzati posando una
fondazione in misto cava (granulometria max. 60mm) dello spessore di 40-60 cm a cui verrà sovrapposto
uno ulteriore strato superficiale di spessore di 10 cm di misto granulometrico stabilizzato (granulometria
max. 30mm) e compattato fino a raggiungere in ogni punto un valore della densità non minore del 95% di
quella massima della prova AASHO modificata ed un valore del modulo di deformazione non minore di 400
Kg/mq.Il corpo stradale verrà rinforzato interponendo, tra il terreno e quello successivo di fondazione, uno
speciale geotessuto ad alta resistenza in grado di separare i due strati a diversa litologia, mantenendo
invariate nel tempo le caratteristiche geomeccaniche del rilevato. Il geotessuto avrà porometria compresa
fra 90 e 200 micron.
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Figura 10: esempio di viabilità - i tracciati verranno realizzati assecondando l’andamento morfologico dei luoghi, la finitura delle strade
verrà realizzata con materiale drenante, le sistemazioni delle scarpate stradali verranno effettuate secondo l’angolo d’attrito del
terreno (ove necessario si prevedranno sistemazioni con interventi di ingegneria naturalistica); ove necessario si prevedranno
opportuni sistemi di raccolta delle acque meteoriche per il convoglio verso compluvi naturali.
Opere provvisionali
Le opere provvisionali riguardano sia la predisposizione delle aree da utilizzare durante la fase di cantiere
come le piazzole per i montaggi delle torri e degli aerogeneratori ed il conseguente carico e trasporto del
materiale di risulta, sia l’adeguamento e/o la realizzazione di nuova viabilità per giungere alle posizioni di
installazione delle torri. Tali opere sono di natura provvisoria ossia limitate alla sola fase di cantiere.
Questa fase sarà caratterizzata dalla realizzazione di:
-piazzole a servizio del montaggio di ciascuna torre;
-adeguamento della viabilità esistente (raccordi sugli incroci, allargamento della sede stradale, etc.)
Montate le torri e installate su ciascuna delle loro sommità la navicella con il rotore e le pale, si procederà a
smantellare i collegamenti ed i piazzali di servizio (opere provvisionali) in quanto temporanei e strumentali
all’esecuzione delle opere, ripristinando così lo status quo ante.
Altri manufatti
Lungo il tracciato del cavidotto e delle nuove strade sterrate particolare cura sarà riservata alle scarpate, ai
fini della migliore regimazione delle acque, e del miglior ripristino ambientale. Tali interventi consisteranno,
in genere, nella realizzazione di opere di sostegno e lungo i corsi d'acqua opere di protezione spondale. Le
opere saranno progettate tenendo conto delle esigenze degli Enti preposti alla salvaguardia del territorio.
2.5 Opere impiantistiche
Cabine di macchina ed apparecchiature
La cabina elettrica posta alla base dell'aerogeneratore è all'interno della torre dell’aerogeneratore. La
dimensione della stessa è pari esternamente al diametro della torre dell’aerogeneratore, evitando perciò
superfici coperte esterne .
La Cabina di Macchina presenta il quadro di controllo dell'aerogeneratore, che fa parte della fornitura
dell'aerogeneratore, il quadro Servizi ed Ausiliari di Bassa Tensione, il trasformatore BT/MT ed infine il
quadro elettrico di Media Tensione.
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Il trasformatore, nel rispetto delle norme relative agli impianti di MT, è separato dal vano quadri da una
robusta rete metallica intelaiata ed accessibile mediante porta esterna separata. Sono pure presenti, tra gli
allestimenti elettrici, un impianto interno di illuminazione, un impianto equipotenziale ed un impianto di
ventilazione forzata finalizzato al raffreddamento del trasformatore.
Impianto di terra aerogeneratori
L'impianto di messa a terra di ciascuna postazione di macchina è rappresentato da una sistema magliato in
conduttori di rame nudo, collegati all’armature metallica del plinto di fondazione in cemento armato
dell'aerogeneratore, e alla struttura metallica della torre. Il sistema di conduttori può in alcuni casi essere
collegato con il sistema di messa a terra del cavidotto di media tensione. Il dispersore realizzato sarà in
parte interrato ed in parte inglobato in calcestruzzo della fondazione.
Cavidotto in media tensione
L'energia elettrica prodotta dall’aerogeneratore e poi trasformata in media tensione all'interno di ciascuna
cabina di macchina e verrà convogliata alla cabina di smistamento dell’impianto mediante cavi in media
tensione interrati e da qui proseguirà verso la stazione di utenza. Il tracciato del cavidotto seguirà
strettamente la viabilità esistente e di progetto, al fine di minimizzare l’occupazione del suolo.
Il cavidotto viene dimensionato nel rispetto della norma CEI 11-17 e seguirà tipologie di posa diverse, a
seconda della destinazione. Esso sarà costituito da cavi unipolari direttamente interrati, aventi come
protezione meccanica un apposito tegolino, il quale dovrà essere in grado di sopportare, in relazione alla
profondità di posa, le sollecitazioni derivanti dai carichi statici, dal traffico veicolari o da attrezzi manuali di
scavo. La posa verrà eseguita ad una profondità di 1.20 m in uno scavo di profondità 1.30-1.50 m e
larghezza alla base variabile in base al numero di conduttori presenti. La sequenza di posa dei vari
materiali, partendo dal fondo dello scavo, sarà la seguente:
•
Strato di sabbia di 10 cm;
•
Cavi posati ad elica visibile di sezione 95 ÷ 400mm2 direttamente sullo strato di sabbia;
•
Posa tegolino di protezione;
•
Strato di sabbia di 30 cm;
•
Posa dei tubi in PEHD del diametro di 50 mm per inserimento di una linea in cavo di
telecomunicazione;
•
Strato di sabbia di 20 cm;
•
Riempimento con il materiale di risulta dello scavo di 10 cm;
•
Nastro segnalatore;
•
Riempimento finale con il materiale di risulta dello scavo e ripristino del manto stradale ove
necessario.
Lungo tutto lo scavo dei collegamenti tra turbine e cabina di consegna sarà posata una corda in rame nudo
2
di sezione 50 mm per la messa a terra dell’ impianto.
Tipologia di cavi
Per la scelta del tipo di cavo si considera che il sistema elettrico sia di categoria B considerando il
funzionamento con una fase a terra.
Il cavo deve avere le seguenti caratteristiche:
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•
Tensione massima 36 kV;
•
Durata massima per ogni singolo caso di funzionamento con fase a terra fino a 8 ore;
• Tensione di isolamento con schermo 18 kV.
I cavi utilizzati sono del tipo RG7H1RX (ARG7H1RX) o RE4H1RX (ARE4H1RX) 18/36 kV e sono conformi
alla norma CEI 20-13. Essi sono costituiti da un conduttore a corda rotonda compatta di rame rosso,
semiconduttore interno in materiale elastomerico estruso, isolante ottenuto con mescola a base di gomma
EPR (o polietilene reticolato) ad alto modulo, semiconduttore esterno in materiale elastometrico estruso
pelabile a freddo, schermatura a nastri o piattine di rame rosso e guaina in PVC.
I cavi MT sopra descritti, hanno una temperatura massima di funzionamento in condizioni ordinarie di 90°C
,ed una temperatura massima ammissibile in corto circuito di 250°C.
Per una buona affidabilità del completo sistema è opportuno che i cavi siano corredati di adeguate
terminazioni e giunzioni.
Stazione Elettrica Utente 150/30kV
La soluzione alternativa di progetto prevede la realizzazione della stazione di utenza non più separata o
comunque condivisa con società proponenti di progetti ancora in itinere, ma la condivisione dello stallo con
società che hanno già autorizzato la propria stazione di utenza. E' prevista la realizzazione di una stazione
di trasformazione 150/30 kV, che raccolga l'energia elettrica prodotta dal parco eolico alla tensione di 30 kV
per immetterla con collegamento in antenna, nella sezione a 150 kV della stazione elettrica a 150-380 kV di
Terna S.p.A. collegata in entra esce sulla linea a 380 kV "Matera - S. Sofia" di Terna SpA.
La tipologia dell’opera è del tutto simile a quella prevista e descritta nel progetto originario.
2.6 Durata, smantellamento-demolizioni, interventi di bonifica
La durata di un impianto eolico è stimata mediamente pari a 29 anni ed in funzione dei parametri di
sussistenza dei requisiti che ne hanno motivato la realizzazione. I parametri di sopravvivenza tecnica, sono
tenuti sotto controllo attraverso operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria, le quali garantiscono
che la produzione di energia elettrica avvenga in condizioni di sicurezza. Al fine di fornire le adeguate
garanzie della reale fase di dismissione dell’impianto eolico, il progetto soddisfa i seguenti criteri:
- verrà attivata una fideiussione bancaria necessaria per coprire gli oneri di ripristino del suolo nelle
condizioni naturali, che sarà allegata agli schemi di Convenzione tra il Soggetto Proponente (Gestore) ed il
Comune territorialmente competente. Tale polizza fideiussoria è stabilita in funzione alla normativa
regionale vigente rispetto all’importo del valore delle opere da realizzare per l’esecuzione del progetto;
- la struttura di fondazione in calcestruzzo verrà annegata sotto il profilo del suolo per almeno 1,5 m;
- verranno rimosse le linee elettriche e conferite agli impianti di recupero e trattamento secondo la
normativa vigente;
- verranno effettuate tutte le comunicazioni, a tutti gli Assessorati regionali interessati, circa la dismissione
e/o sostituzione di ciascun aerogeneratore.
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3 INQUADRAMENTO NORMATIVO E VINCOLISTICO
Nel presente capitolo si valuta la conformità del progetto alla normativa vigente a carattere regionale,
nazionale ed europea.
3.1 L’eolico in Basilicata –Pianificazione Energetica
Il settore eolico ha iniziato a svilupparsi in Basilicata a partire dal 2001 con l’entrata in esercizio dei primi
impianti realizzati tramite il provvedimento CIP 6/92. Sulla base dei dati 2005, sul territorio lucano sono
installati 7 impianti eolici per una potenza di 76 MW e una produzione di circa 148 GWh. A questi impianti
se ne sono aggiunti altri tanto che nel 2008 la potenza installata complessiva ha raggiunto i 198 MW circa.
Nella tabella a seguire si riporta il dettaglio degli impianti in esercizio al 2008.
Tabella : Impianti
eolici in esercizio nel 2008 (elaborazione Regione Basilicata su dati
GSE e Terna)
Comune
Provincia
Aerogeneratori
Potenza Installata (MW)
Avigliano
PZ
20
13,20
Brindisi di Montagna
PZ
30
60,00
Campomaggiore
PZ
7
10,50
Colobraro
MT
3
2,55
Corleto Perticara
PZ
11
9,35
Forenza
PZ
36
23,76
Gorgoglione
MT
5
3,25
Maschito
PZ
8 + 28
15,84
Montemurro
PZ
36
29,08
Rotondella
MT
12
18,00
Vaglio Basilicata
PZ
20
12,30
204
197,83
TOTALE
Le previsioni del PIEAR – produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili
Il PIEAR prevede per l’energia elettrica, come si è visto, un incremento di produzione che verrà conseguito
ricorrendo esclusivamente alle fonti rinnovabili, e che avrà luogo in due distinte fasi:
•
nella prima, che si concluderà nel 2015, la produzione netta raggiungerà il 40% dell’incremento
necessario a coprire il fabbisogno al 2020;
•
nella seconda, che si protrarrà fino al 2020, la produzione netta arriverà a coprire l’intero
fabbisogno relativo al medesimo anno, eliminando quindi l’attuale dipendenza della Basilicata dalle
altre regioni in merito all’approvvigionamento di energia elettrica.
Tale proposito garantisce il conseguimento dell’obiettivo dell’UE di soddisfare, entro il 2020, almeno il 20%
del fabbisogno energetico complessivo ricorrendo esclusivamente alle fonti rinnovabili.
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MW
GWh
ktep
%
Note
573,0
1.537,8
132,3
-
1
/ Non rinnovabili
291,0
1.048,6
90,2
68,2
1
/ Rinnovabili
282,0
489,2
42,1
31,8
1
Fabbisogno e.e.
-
3.162,7
272,0
-
1
Saldo e.e.
-
-1.624,9
-139,7
-51,4
-
Fabbisogno energetico
-
13.351,2
1.148,2
-
-
Anno 2007
Produzione netta energia elettrica (e.e.)
Anno 2020 - Scenario S1: nessun intervento spontaneo + nessun intervento PIEAR
Risparmio energetico
Produzione netta e.e. (= prod. netta e.e. 2007)
-
0,0
0,0
0,0
-
573,0
1.537,8
132,3
-
-
Fabbisogno e.e.
-
4.143,8
356,4
-
-
Saldo e.e.
-
-2.606,0
-224,1
-62,9
-
Fabbisogno energetico
-
15.838,7
1.362,1
-
-
Anno 2020 - Scenario S2: interventi spontanei + interventi PIEAR
Risparmio energetico
/ E.E.
/ Altre fonti
Produzione netta e.e.
/ Non rinnovabili (= non rinn. 2007)
/ Rinnovabili
/ Rinnovabili 2007
/ Incremento rinnovabili 2008-20 (= |saldo e.e. S1| - risp. e.e. S2)
-
3.167,7
272,4
20,0
-
-
316,8
27,2
2,0
2
-
2.851,0
245,2
18,0
-
2.011,3
3.827,0
329,1
-
-
291,0
1.048,6
90,2
27,4
3
1.720,3
2.778,4
238,9
72,6
-
282,0
489,2
42,1
17,6
-
1.438,3
2.289,2
196,9
82,4
-
Fabbisogno e.e. (= fabb. e.e. S1 - risp. e.e. S2)
-
3.827,0
329,1
-
-
Saldo e.e.
-
0,0
0,0
0,0
-
Fabbisogno energetico (= fabb. energ. S1 - risp. energ. S2)
-
12.671,0
1.089,7
-
-
Rinnovabili / fabbisogno energetico
-
-
-
21,9
-
Rinnovabili / fabbisogno energetico - obiettivo UE
-
-
-
20,0
-
1. Fonte dati a consuntivo 2007 su fabbisogno e produzione di e.e.:Terna.
2. Stima effettuata facendo riferimento allo studio “Scenari energetici nazionali al 2020” di ENEA – CESI ricerca.
3. Si assume che la produzione netta di energia elettrica da fonti non rinnovabili nel periodo 2008-2020 rimanga invariata rispetto a
quella del 2007.
Tabella: Verifica del raggiungimento dell’obiettivo dell’UE al 2020 di soddisfare almeno il 20% del fabbisogno energetico con
le sole fonti rinnovabili (fonte: Regione Basilicata)
Si osservi che i dati riportati nel presente paragrafo non tengono conto dell’autoproduzione di energia
elettrica, delle iniziative della SEL e della produzione degli impianti sperimentali del Distretto energetico.
L’insieme di queste voci non conteggiate corrisponde ad un’ulteriore aliquota di produzione di energia
elettrica da fonti rinnovabili, stimabile intorno ai 250 MW di potenza installata entro il 2020.
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La produzione di energia elettrica in Basilicata nel 2007
3.500
3.000
GWh
2.500
Fonti rinnovabili
2.000
Fonti non rinnovabili
3.163
1.500
Fabbisogno
489
1.000
500
1.049
0
Produzione netta
Fabbisogno
Deficit = 1.625 GWh (51%)
Tabella :La produzione di energia elettrica in Basilicata nel 2007 (fonte: Terna)
Nuova produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili PIEAR
2.500
Produzione netta (GWh)
2.000
1.374
1.500
Incremento 2016-2020
Incremento 2008-2015
1.000
500
916
916
Anno 2015
Anno 2020
0
Tabella : La nuova produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili prevista dal PIEAR (fonte: Regione Basilicata)
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La produzione di energia elettrica in Basilicata: situazione al 2007 e previsioni al 2015 e
al 2020
4.500
4.000
3.500
1.374
GWh
3.000
2.500
2.000
916
916
3.163
1.500
3.827
3.449
489
489
489
1.049
1.049
1.049
1.000
500
0
Prod. netta
2007
Fabbisogno
2007
Prod. netta
2015
Fabbisogno
2015
Prod. netta
2020
Fabbisogno
2020
Deficit: 2007 = 51% 2015 = 29% 2020 = 0%
Fabbisogno
Fonti non rinnovabili 2007
Incremento fonti rinnovabili 2008-2015
Incremento fonti rinnovabili 2016-2020
Fonti rinnovabili 2007
Tabella: Confronto tra la produzione di energia elettrica del 2007 e quelle previste dal Piano per il 2015 e il 2020 (fonti: Terna
per dati a consuntivo, Regione Basilicata, per dati previsionali)
La produzione energetica da fonti rinnovabili in Basilicata: situazione al
2007 e previsioni al 2015 e al 2020
1.400
1.200
1.148
1.119
1.090
ktep
1.000
800
600
400
239
200
121
42
0
Anno 2007
Anno 2015
Anno 2020
Rinnovabili / fabbisogno: 2007 = 3,7% 2015 = 10,8% 2020 = 21,9% > obiettivo UE
Fabbisogno
Produzione netta fonti rinnovabili
Tabella: Confronto tra il fabbisogno energetico e la produzione energetica da fonti rinnovabili in Basilicata: situazione al
2007 e previsioni al 2015 e al 2020 (fonti: Terna per dati a consuntivo, Regione Basilicata per dati previsionali).
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3.2 Il contributo dell’impianto eolico di progetto
La realizzazione dell’impianto eolico di progetto è in linea con gli obiettivi della programmazione energetica
ambientale internazionale, nazionale, regionale che prevede l’incentivo all’uso razionale delle fonti
energetiche rinnovabili.
In particolare, nella scelta dell’area d’impianto e nella delocalizzazione delle opere prevista con il presente
studio si è tenuto in debito conto delle prescrizioni riportate al capitolo 1 dell’Allegato A del PIEAR.
Inoltre, la realizzazione dell’impianto eolico di progetto rispecchia gli obiettivi del PIEAR che promuove, tra
le altre cose, l’incentivo alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, favorendo la riduzione delle
emissioni in atmosfera, in particolar modo di CO2.
A seguire si riporta un calcolo indicativo delle emissioni evitate in atmosfera conseguenti alla realizzazione
dell’impianto di progetto.
Il previsto impianto potrà realisticamente immettere in rete energia pari a circa 69078 MWh/anno. Una tale
quantità di energia, prodotta con un processo pulito, sostituirà un’equivalente quantità di energia altrimenti
prodotta attraverso centrali termiche tradizionali, con conseguente emissione in atmosfera di sensibili
quantità di inquinanti.
In particolare, facendo riferimento al parco impianti Enel ed alle emissioni specifiche nette medie associate
alla produzione termoelettrica nell’anno 2000, pari a 702 g/kWh di CO2, a 2.5 g/kWh di SO2, a 0.9 g/kWh di
NO2, ed a 0.1 g/kWh di polveri, le mancate emissioni ammontano, su base annua, a:
•
48493 t/anno di anidride carbonica, il più diffuso gas ad effetto serra;
•
173 t/anno di anidride solforosa;
•
62t/anno di ossidi di azoto, composti direttamente coinvolti nella formazione delle piogge acide.
•
7 t/anno di polveri, sostanze coinvolte nella comparsa di sintomatologie allergiche nella
popolazione;
Considerando una vita economica dell’impianto pari a circa 20 anni, complessivamente si potranno stimare,
in termini di emissioni evitate:
•
969865 t/anno di anidride carbonica, il più diffuso gas ad effetto serra;
•
3454 t/anno di anidride solforosa;
•
1243 t/anno di ossidi di azoto, composti direttamente coinvolti nella formazione delle piogge acide.
•
138 t/anno di polveri, sostanze coinvolte nella comparsa di sintomatologie allergiche nella
popolazione;
Considerando 1tep=11,628Mwh, si prevede il risparmio di 5941TEP/anno con un incremento di oltre il
20% rispetto a quanto previsto con il progetto originario.
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3.3 Conformità al PIEAR
Con riferimento puntuale al piano di indirizzo energetico ambientale regionale (PIEAR) approvato con
Legge Regionale n.1 del 19 gennaio 2010. è stata analizzata la rispondenza del proposto impianto di
“grande generazione”, ai requisiti dello stesso piano riportati agli articoli 1.2.1.1-1.2.1.11 dell’appendice A
del PIEAR (par.1.2 “Procedure per la costruzione e l’esercizio degli impianti eolici”).
Nello specifico il PIEAR individua:
a) le aree non idonee, all’interno delle quali non è consentita la realizzazione degli impianti eolici di
macrogenerazione, ovvero quelle aree che per effetto dell’eccezionale valore ambientale,
paesaggistico, archeologico e storico, o per effetto della pericolosità idrogeologica, il piano intende
preservare (aree e siti non idonei);
b) le aree idonee di valore naturalistico, paesaggistico e ambientale, ovvero le aree dei Piani
Paesistici soggette a trasformabilità condizionata o ordinaria, i Boschi governati a ceduo e le aree
agricole investite da colture di pregio (quali ad esempio le DOC, DOP, IGT, IGP, ecc.); in tali aree
si consente esclusivamente la realizzazione di impianti eolici, con numero massimo di quindici
aerogeneratori, realizzati da soggetti dotati di certificazione di qualità (ISO) ed ambientale (ISO e/o
EMAS).
c) le aree idonee, quelle che non ricadono nelle altre categorie.
Con riferimento a quanto indicato all’art. 1.2.1.1 dell’Appendice A, circa “aree e siti non idonei”, si fa
presente che:
1) L’impianto non interessa Riserve Naturali regionali e statali;
2) L’impianto ricade all’esterno di aree SIC e pSIC
3) L’impianto ricade all’esterno di aree ZPS e quelle pZPS
4) L’impianto ricade all’esterno di Oasi WWF;
5) L’impianto ricade al di fuori del buffer dei 1000m dai siti archeologici e storico-monumentali;
6) L’impianto è esterno dalla perimetrazione delle aree comprese nei Piani Paesistici di Area vasta
soggette a vincolo di conservazione A1 e A2 ;
7) L’impianto insiste su seminativi e non interferisce con superfici boscate governate a fustaia ;
8) L’impianto insiste su seminativi e non interferisce aree boscate ed a pascolo percorse da incendio
da meno di 10 anni dalla data di presentazione dell’istanza di autorizzazione del presente progetto;
9) L’impianto ricade a più di 1000m dalla fascia costiera;
10) L’impianto ricade all’esterno del buffer dei 150 m dalle Aree fluviali, umide, lacuali e le dighe
artificiali.
11) L’impianto di progetto inoltre ricade all’esterno degli ambiti del PAI, per cui l’intervento è compatibile
con esso.
12) L’impianto è esterno agli ambiti urbani come individuati dal Regolamento Urbanistico e PRG di
Melfi ;
13) L’impianto non interessa le aree dei Parchi Regionali esistenti;
14) L’impianto non interessa le aree comprese nei Piani Paesistici di Area Vasta soggette a verifica di
ammissibilità;
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15) L’impianto non interessa quote superiori i 1.200 m di altitudine (la posizione delle torri si attesta ad
una quota altimetrica media tra i 278 mt. e i 592 mt);
16) L’impianto non ricade in aree di crinale individuate dai Piani Paesistici di Area Vasta come elementi
lineari di valore elevato ;
Il PIEAR ai punti 1.2.1.3, 1.2.1.4 e 1.2.1.5 individua i requisiti minimi, tecnici, di sicurezza ed anemologici,
che i progetti di impianti eolici di grande generazione debbano soddisfare. A seguire si verifica il rispetto dei
suddetti requisiti.
Turbin
e
Site
Loc. Est
[m]
Loc.
Nord [m]
A02
2570606
4542673
A08
2570935
4542486
A13
2571370
4541868
A14
2571651
4541505
A04
2571297
4540333
A05
2570542
4540119
A09
2570231
4539640
Turbine Type
VESTAS V117 3.33.300
VESTAS V117 3.33.300
VESTAS V117 3.33.300
VESTAS V117 3.33.300
VESTAS V117 3.33.300
VESTAS V117 3.33.300
VESTAS V117 3.33.300
Powe
r
[KW]
Elevatio
n a.s.l.
[m]
3300
509.1
116.5
10.229
0.24
0.30
6.92
3100
3300
516.6
116.5
10.057
0.23
1.30
6.88
3048
3300
517.4
116.5
9.151
0.21
2.80
6.72
2773
3300
531.8
116.5
8.643
0.20
5.20
6.56
2619
3300
622.2
116.5
9.799
0.23
3.60
6.99
2969
3300
657.4
116.5
10.917
0.25
1.40
7.49
3308
3300
605.2
116.5
10.282
0.24
0.50
7.00
3116
(1)
(2)
Net
AEP
[GWh]
Ev
[kWh/anno*
m3]
MEAN VALUES
Mean
Wake Wind
loss Spee
[%]
d
[m/s]
2.16
2310
0
TOTAL
(3)
Hub
Heigh
t
a.g.l.
[m]
Full
load
hours
[MWh/M
W]
2990
69.078
Con riferimento ai requisiti tecnici minimi individuati al paragrafo 1.2.1.3 ed alla tabella sopra riportata si fa
presente che:
a) La velocità media annua del vento misurata a 25 m dal suolo è superiore a 4 m/s;
b) Le ore equivalenti di funzionamento di ogni aerogeneratore si attestano a valori superiori alle 2000
ore/anno (cfr.tab 1)
c) La densità volumetrica di energia annua unitaria è uguale o maggiore di 0,2 kWh/(anno·mc),
pertanto superiore al limite di 0,2 kWh/(anno·mc);
d) In progetto si prevede l’installazione di 7 aerogeneratori (inferiore al limite di 30 torri) di potenza
unitaria pari a 2MW. La potenza installata complessiva è pari a 20MW.
Con riferimento ai requisiti tecnici di sicurezza individuati al paragrafo 1.2.1.4 si fa presente che:
a) Gli aerogeneratori ricadono ad una distanza superiore ai 1000m dal limite degli ambiti urbani (rif.
Allegati alla relazione di conformità al PIEAR);
b)
E’ garantita la distanza minima degli aerogeneratori da ogni abitazione (superiore a 2,5H) e sono
rispettati i limiti di pressione acustica i limiti di Flickering-Shadow e la distanza di sicurezza in caso
di rottura degli organi rotanti , restando di fatto invariate le posizioni rispetto al progetto originario;
c) Dagli edifici è stata garantita una distanza superiore ai 300m Sono, altresì, rispettati i limiti di
pressione acustica i limiti di Flickering-Shadow e la distanza di sicurezza in caso di rottura degli
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organi rotanti, poichèl’incremento dimensionale dell’aerogeneratore non apporta incrementi che si
discostano molto da quelli precedenti;
In particolare intorno alla aree di buffer rispetto agli edifici (300m) e da abitazioni(2.5H = 437.5m)
individuate dal centro degli aerogeneratori non sono stati riscontrati edifici e/o abitazioni come definite
all’art.3 comma 2 e comma 3 del disciplinare LR n.1 del 19 gennaio2010 ovvero regolarmente censiti al
catasto urbano..
d) La distanza minima dalle strade statali e dalle autostrade è superiore ai 300m, ed è tale da
garantire il rispetto della distanza di sicurezza in caso di rottura accidentale degli organi rotanti;
e) La distanza dalle strade provinciali è superiore ai 200m e comunque tale da garantire il rispetto
della distanza di sicurezza in caso di rottura accidentale degli organi rotanti ;
f)
d bis) sarà garantita la distanza minima di 200m dalle strade di accesso alle abitazioni;
g) Nel calcolo delle opere in c.a. si è tenuto conto della classificazione sismica del comune di Melfi
osservando quanto previsto dall’Ordinanza n. 3274/03 e sue successive modifiche, nonché al DM
14 gennaio 2008 ed alla Circolare Esplicativa del Ministero delle Infrastrutture n.617 del
02/02/2009. L’impianto non ricade in aree a rischio idrogeologico o di esondazione (rif. tav Carta
dei Vincoli: PAI – Elaborato A.16.a.4.1 del progetto originario).
Ai punti 1.2.1.6, 1.2.1.7, 1.2.1.7, 1.2.1.8 e 1.2.1.9 dell’appendice A, il PIEAR definisce i criteri e gli
accorgimenti che devono essere seguiti nelle diverse fasi, dalla progettazione alla fase di cantiere,
esercizio, gestione e dismissione finale e che saranno adottate durante l’esecuzione dei lavori.
3.4 Normativa di riferimento territoriale, paesistica e ambientale
In questo paragrafo viene definito il rapporto dell’opera con la normativa ambientale, paesistica e territoriale
vigente e vengono individuati gli eventuali vincoli presenti sulle aree interessate dall’impianto e dalle
relative opere accessorie.
Gli strumenti presi in considerazione per l’individuazione dei vincoli sono il Regolamento Urbanistico di
Melfi, il Piano strutturale di Potenza (che è per lo più di carattere indicativo date le scale ampie redatte a
carattere regionale per lo stesso ), le leggi nazionali e regionali in materia di tutela dei beni culturali,
ambientali e paesaggistici, le leggi in materia di inquinamento acustico, limiti di emissioni elettromagnetiche
e le leggi in materia di rifiuti.
Inoltre per l’individuazione delle aree sensibili dal punto di vista naturalistico si è fatto riferimento ai proposti
Siti di importanza comunitaria individuati dal progetto Natura 2000 della Comunità Europea e ai parchi e
riserve naturali presenti sul territorio regionale.
3.4.1 Piano strutturale di Potenza
Le innovazioni della pianificazione territoriale di area vasta (già contenute nella LR 23/99) hanno introdotto
in Basilicata un modello di co-pianificazione partecipativo e dialogico tra i diversi livelli di governo del
territorio: tra il livello regionale e quello provinciale per la definizione delle strategie di sviluppo e tra il livello
provinciale e quello inter-comunale per la attuazione delle azioni di piano.
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La LR. n.23/1999 assegna alla Provincia un ruolo di soggetto della co-pianificazione regionale nella
formulazione di proposte relative alle vocazioni prevalenti del suo territorio nell’ottica della qualità culturale
e ambientale, della competitività economica, della coesione sociale e della efficienza infrastrutturale.
Il Piano Strutturale Provinciale di Potenza (PSP), in particolare, è l’atto di pianificazione con il quale la
Provincia esercita un “ruolo attivo” di coordinamento programmatico e di raccordo tra le politiche territoriali
della Regione e la pianificazione urbanistica comunale, determinando indirizzi generali di assetto del
territorio provinciale intesi anche ad integrare le condizioni di lavoro e di mobilità dei cittadini nei vari cicli di
vita, e ad organizzare sul territorio le attrezzature ed i servizi garantendone accessibilità e fruibilità.
ll PSP ha valore di Piano di assetto del territorio con specifica considerazione dei valori paesistici, della
protezione della natura, della tutela dell’ambiente, delle acque e delle bellezze naturali e della difesa del
suolo, ma prefigura anche un ruolo di strumento strategico di governance multilivello.
La definizione del PSP è stabilita dall’art. 13 della Legge Regionale 23/99 :
1.Il Piano Strutturale Provinciale (PSP) è l’atto di pianificazione con il quale la Provincia esercita, ai sensi
della L. 142/90, nel governo del territorio un ruolo di coordinamento programmatico e di raccordo tra le
politiche territoriali della Regione e la pianificazione urbanistica comunale, determinando indirizzi generali di
assetto del territorio provinciale intesi anche ad integrare le condizioni di lavoro e di mobilità dei cittadini nei
vari cicli di vita, e ad organizzare sul territorio le attrezzature ed i servizi garantendone accessibilità e
fruibilità.
ll PSP per quanto riportato nella stessa legge n. 23/99 ha valore di Piano Urbanistico-Territoriale, con
specifica considerazione dei valori paesistici, della protezione della natura, della tutela dell’ambiente, delle
acque e delle bellezze naturali e della difesa del suolo, salvo quanto previsto dall’art. 57, 2° comma , del
D.Lgs. 112/98; esso impone pertanto vincoli di natura ricognitiva e morfologica.
Il presente strumento ha solo valore di indirizzo, pertanto la conformità del progetto verrà valutata con gli
effettivi strumenti urbanistici e territoriali vigenti.
Da un’osservazione dei principali tematismi, riportati negli elaborati cartografici del PSP di Potenza e in
particolare dalla Carta dei Vincoli si osserva che l’ area d’impianto non ricade in aree naturali protette , non
interessa aree parco e/o riserve naturali e/o regionali come evidenziato nelle tavole A17.13.3.1 e
A17.13.3.2.
3.4.2 Regolamento Urbanistico di Melfi
La legge urbanistica regionale della Basilicata (Legge n.23/99) prevede due strumenti urbanistici che vanno
a sostituire il classico Piano Regolatore Generale ovvero :
-Piano strutturale comunale.
Non è un piano né vincolistico, né prescrittivo , ma definisce il grado di trasformabilità e uso del territorio.
-Regolamento urbanistico.
Disciplina gli insediamenti esistenti sul territorio comunale e rappresenta uno strumento per tutelare,
riqualificare e completare il territorio della città esistente oltre che regolare gli interventi in area agricola.
Nel comune di Melfi è in fase d’attuazione tale strumento, si fa quindi riferimento al piano regolatore
generale in vigore che viene comunque ripreso dal regolamento urbanistico.
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In particolare l’ambito d’applicazione di tali strumenti resta comunque quello urbano, ovvero quella porzione
di territorio edificata riconoscibile come unità insediativa urbanisticamente e socialmente organizzata.
Dalle tavole di trasposizione e attuazione del PRG attualmente in vigore riportate negli elaborati grafici del
regolamento Urbanistico del comune di Melfi (cfr. A.16.a.2 elaborati grafici Stralcio dello strumento
urbanistico generale ), si osservano le perimetrazioni che interessano l’ambito urbano e le relativa
zonizzazione, si deduce che le aree in cui è previsto l’intervento non ricadono in esse, ovvero le aree
interessate dall’impianto ricadono in zona agricola, quindi compatibile per quanto prescritto dalla normativa
nazionale, che rende autorizzabili gli impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili su tali aree (rif.
DLgs 387/2003).
Si precisa inoltre che l’intervento ricade nella perimetrazione definita da delibera di giunta comunale n.14
del 29/04/2013 all’interno della quale il comune stabilisce aree non idonee alla fonti rinnovabili e in
particolare alla fonte eolica.
Si precisa che per quanto stabilito all’allegato 3 delle linee guida nazionali (MISE del 18/02/2010) e come
confermato da alcune sentenze del Tar il comune non può prevedere la perimetrazione di tali aree pertanto
si ritiene non ostativa la delibera sopra richiamata.
Tuttavia gli aerogeneratori seppur visibili dal perimetro esterno del Castello di Melfi distano dallo stesso
circa 4000 mt (cfr.el.A.17.2) coerentemente anche a quanto stabilito in termini di impatto visivo dalla
determina comunale sopra richiamata.
3.4.3 Patrimonio floristico e faunistico e aree protette
I principali riferimenti normativi sono:
•
la legge n. 394 del 6 dicembre 1991 “Legge quadro sulle aree protette”;
•
la legge regionale n.28 del 28/06/94 “Individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione
delle aree naturali protette in Basilicata”;
•
il DPR n. 357 dell’8 settembre 1997 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE
relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche”;
•
il DM 3 aprile 2000 “Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali”,
individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE, e successivi aggiornamenti;
•
Programma IBA
Aree Naturali Protette
La Regione Basilicata con la L.R. n.28 del 28/06/94 “Individuazione, classificazione, istituzione, tutela e
gestione delle aree naturali protette in Basilicata” si è adeguata al dettato della legge n.394/91 “Legge
quadro sulle aree protette”.
Non sono presenti sulle aree parchi, riserve ed altre aree Naturali protette a carattere regionale e/o statale.
Le aree più vicine risultano essere poste alla distanza di circa 12 km, quindi sufficientemente lontane dalle
aree d’impianto e sono la riserva naturale statale di “Grotticelle” e la riserva naturale regionale “Lago
piccolo di Monticchio”.
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Con legge regionale n.28 del 1994, successivamente modificata dalla LR/2005, è stato prevista l'istituzione
del Parco Regionale del Vulture, ancora in fase di definizione. Sono state ipotizzate varie proposte di
perimetrazione, passando da quattordici a cinque Comuni ed infine a nove: Atella, Barile, Ginestra, Melfi,
Rapolla, Rionero in Vulture, Ripacandida, Ruvo del Monte e San Fele.
L’area d’impianto è comunque esterna a tale perimetrazione.
Rete Natura 2000
Con la Direttiva 92/43/CEE si è istituito il progetto Natura 2000 che l’Unione Europea sta portando avanti
per “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione di habitat naturali, nonché della
flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri” al quale si applica il trattato U.E.
La rete ecologica Natura 2000 è la rete europea di aree contenenti habitat naturali e seminaturali, habitat di
specie, specie di particolare valore biologico e a rischio di estinzione. La Direttiva Comunitaria 92/43/CEE,
relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche
(cosiddetta “Direttiva Habitat”), disciplina le procedure per la costituzione di tale rete.
Il recepimento della Direttiva è avvenuto in Italia nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre
1997 n. 357. Entro il 2004, l’Italia, come gli altri Stati membri, si impegnava a designare le Zone Speciali di
Conservazione (ZSC) che avrebbero costituito la Rete Natura 2000, individuandole tra i proposti Siti
d’Importanza Comunitaria (pSIC) la cui importanza sia stata riconosciuta e validata dalla Commissione e
dagli stessi Stati membri mediante l’inserimento in un elenco definitivo. Fanno già parte della rete ecologica
Natura 2000 le Zone di Protezione Speciale (ZPS), designate dagli Stati membri ai sensi della Direttiva
Comunitaria 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici (cosiddetta “Direttiva Uccelli”).
In attesa della designazione delle ZSC, gli Stati membri (e quindi in Italia anche le Regioni) avevano
l’obbligo di “mantenere in un soddisfacente grado di conservazione” gli habitat e le specie presenti in tutti i
pSIC.
In considerazione di questi aspetti e della necessità di rendere pubblico l'elenco delle Zone di protezione
speciale e dei Siti di importanza comunitaria, individuati e proposti dalle regioni e dalle provincie autonome
di Trento e Bolzano nell'ambito del citato progetto Bioitaly e trasmessi alla Commissione europea dal
Ministero dell'ambiente, per permetterne la conoscenza, la valorizzazione e la tutela ai sensi delle direttive
79/409/CEE e 92/43/CEE, il Ministro dell’Ambiente emano il DM 3 aprile 2000, periodicamente aggiornato
con deliberazione della Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province
Autonome di Trento e Bolzano. L’ultima deliberazione risale al 24.7.2003 e costituisce la “Approvazione del
5° aggiornamento dell’Elenco Ufficiale delle Aree N aturali Protette”, pubblicato nel Supplemento ordinario
n. 144 alla Gazzetta Ufficiale n. 205 del 04.09.2003. L'Elenco raccoglie tutte le aree naturali protette,
marine e terrestri, che rispondono ad alcuni criteri ed è periodicamente aggiornato a cura del Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio.
Nel contempo, in attesa di specifiche norme di salvaguardia per gli ambiti della Rete Natura 2000, la
Direttiva prevedeva che “piani, programmi e progetti”, non connessi e necessari alla tutela del sito ma che
incidono sulla tutela di habitat e specie del pSIC, siano sottoposti a specifica valutazione di tale incidenza.
In Italia la procedura di valutazione di incidenza è regolata dal DPR 12 marzo 2003, n. 120 che ha
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modificato ed integrato il DPR n.357/97. L’obbligo degli Stati membri a non vanificare il lavoro per il
raggiungimento degli obiettivi della Direttiva è stato sancito più volte dalle sentenze della Corte di Giustizia
dell’Unione Europea.
Con il DMA del 17 ottobre 2007, sono stati introdotti i criteri minimi per la conservazione delle ZPS. Tale
decreto, alla lettera l dell’articolo 5, vieta la “realizzazione di nuovi impianti eolici, fatti salvi gli impianti per i
quali, alla data di emanazione del presente atto, sia stato avviato il procedimento di autorizzazione
mediante deposito del progetto. Gli enti competenti dovranno valutare l'incidenza del progetto, tenuto conto
del ciclo biologico delle specie per le quali il sito e' stato designato, sentito l'INFS. Sono inoltre fatti salvi gli
interventi di sostituzione e ammodernamento, anche tecnologico, che non comportino un aumento
dell'impatto sul sito in relazione agli obiettivi di conservazione della ZPS, nonché gli impianti per
autoproduzione con potenza complessiva non superiore a 20 kw”.
La regione Basilicata, con DGR 4 giugno 2003, n. 978 “Pubblicazione dei siti Natura 2000 della Regione
Basilicata”, ha individuato l’elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali,
individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE in previsione della adozione ed attuazione delle
<Linee guida per la gestione dei Siti Natura 2000> di cui al Decreto del Ministro dell’Ambiente e della
Tutela del Territorio del 03.09.2002.
Con D.G.R. n. 2454 del 22 dicembre 2003 D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 – “Regolamento recante
attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatica. Indirizzi applicativi in materia di valutazione d’incidenza.”, vengono
stabiliti i principi e i criteri per la redazione dello studio d’incidenza cui sottoporre i piani e i progetti
richiamati nell’allegato I della stessa delibera in ossequio alle prescrizioni del D.Lgs n.120/2003.
Con DGR 9 ottobre 2006, n. 1484 “Legge regionale 2/95, art. 7 – Costituzione dell’Osservatorio regionale
degli habitat naturali e delle popolazioni faunistiche”, è stata prevista la costituzione presso il Dipartimento
Ambiente e Territorio, Ufficio Tutela della Natura, l’Osservatorio regionale degli habitat naturali e delle
popolazioni faunistiche con lo specifico compito di promuovere le ricerche per la raccolta e l’elaborazione
dei dati relativi alla fauna selvatica secondo le indicazioni e le direttive fornite dall’Istituto nazionale per la
fauna selvatica (INFS).
In data 19 marzo 2007, con DGR n. 388 sono state approvate le “Misure transitorie in materia forestale per
le aree della Rete Natura 2000 in applicazione del D.P.R. 357/97 e s.m.i.”. La transitorietà si riferiva alla
entrata in vigore del DMATT di cui al comma 1226 dell’articolo unico della legge 296/2006. In particolare,
venivano individuati gli interventi sulle aree boscate e sulle foreste che, in via transitoria, non erano da
assoggettarsi a procedura di valutazione di incidenza.
In applicazione del applicazione del Decreto Ministeriale MATT del 23/09/2002, con DGR 28 dicembre
2007, n. 1925 la Regione ha approvato le “Linee Guida per la gestione dei Siti comunitari di Rete Natura
2000”.
Con DGR n.655 del 6 maggio 2008, in applicazione del D.P.R. 357/97, del D.P.R. 120/2003 e del Decreto
MATTM del 17/10/2007, la Regione approva la “Regolamentazione sui tagli selvi colturali per le aree della
Rete Natura 2000”.
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I siti natura 2000 più vicini al parco eolico sono:
-SIC “Valle dell’Ofanto Lago di Capaciotti” a circa 1.5 km dall’area d’impianto;
-SIC “Grotticelle di Monticchio” IT9210140 che dista circa 12 km dalle aree d’impianto;
-SIC “Lago San Pietro”_ a circa 8 km dall’area d’impianto;
-ZPS “Monte Vulture”-IT 9210210 che dista circa 13 km dalle aree d’impianto;
Considerando anche le istituende aree, è inoltre presente il Lago di Rendina che dista comunque 15 km
dalle aree d’impianto.
Si può quindi concludere che il progetto in esame ricade all’esterno del perimetro degli ambiti della
Rete Natura 2000.
Programma IBA
Nel 1981 BirdLife International, il network mondiale di associazioni per la protezione della natura di cui la
LIPU è partner per l’Italia, ha lanciato un grande progetto internazionale: il progetto IBA. “IBA” sta per
Important Bird Areas, ossia Aree Importanti per gli Uccelli e identifica le aree prioritarie che ospitano un
numero cospicuo di uccelli appartenenti a specie rare, minacciate o in declino. Proteggerle significa
garantire la sopravvivenza di queste specie. A tutt’oggi, le IBA individuate in tutto il mondo sono circa
10mila. In Italia le IBA sono 172, per una superficie di territorio che complessivamente raggiunge i 5 milioni
di ettari.Sul comune di Melfi non sono presenti aree IBA , il progetto dunque è esterno al perimetro
di aree IBA.
3.4.4. Patrimonio culturale, ambientale e paesaggio
Il principale riferimento normativo è :
•
Il D.Lgs. n.42/2004 e ss.mm.ii recante il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio;
Il Codice dei Beni culturali
Il "Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137",
emanato con Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, tutela sia i beni culturali, comprendenti le cose
immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e
bibliografico, sia quelli paesaggistici, costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici
ed estetici del territorio. Il decreto legislativo 42/2004 è stato recensente aggiornato ed integrato dal DLgs
62/2008 e dal Dlgs 63/2008.
Si precisa che gli aerogeneratori e le opere di progetto (strade e piazzole ) sono ubicate all’esterno di
ambiti tutelati ai sensi del D.lgs 42/04 in particolare non interferiranno con aree boscate,aree archeologiche
ed aree architettoniche o beni ricadenti tra quelli dell’art.142 dello stesso decreto.
Si precisa inoltre che la proponente ha in corso di acquisizione i Certificati di Usi civici relativamente alle
particelle interessate dalle opere.
Per il tracciato del cavidotto invece si precisa che lo stesso interferisce planimetricamente con il corso
d’acqua rientrante nell’elenco delle acque pubbliche, ovvero Vallone Ricocco e relative fasce di 150 mt
dalle sue sponde (Elenco acque pubbliche n.465).Come di seguito evidenziato :
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Figura 11: Individuazione interferenza planimetrica tra acqua pubbilca e cavidotto di progetto
Si precisa che tracciato del cavidotto si svilupperà sul tracciato della strada esistente nell’area di buffer del
corso d’acqua e in corrispondenza dell’interferenza prevedendo l’attraversamento dello stesso su sede
della strada esistente (con scavo su strada o alternativamente con lo staffaggio in corrispondenza del
ponte),tuttavia in ogni caso non si interferirà mai direttamente con il corso d’acqua (cfr. foto10 e 11).
Si precisa che l’aerogeneratore A05 interferisce con la fascia di 150 m di buffer del corso d’acqua solo con
la proiezione in minima parte dell’aerogeneratore e quindi fisicamente non si ha alcuna interferenza con lo
stesso.
Il tracciato del cavidotto e le opere saranno realizzati senza interferire con il tracciato del tratturo MelfiCastellaneta.Infine si fa osservare che l’opera si realizzerà in un contesto già fortemente caratterizzato da
attività antropica, e l’opera si realizzerà su infrastruttura esistente, pertanto si ritiene che l’opera non
determinerà(anche perché realizzata in interrato) un appesantimento ulteriore del contesto.
Figura 12: Area relativa all’acqua pubblica n.645 .
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Figura 13: Indicazione del tracciato interrato del cavidotto (rosso)su strada interessata acqua pubblica n.645(celeste) e relativa fascia
di pertinenza.
3.4.5 PAI
La normativa nazionale per la tutela del rischio idrogeologico
La difesa del territorio dalle frane e dalle alluvioni rappresenta una condizione prioritaria per la tutela della
vita umana, dei beni ambientali e culturali, delle attività economiche e del patrimonio edilizio.
Al fine di contrastare l’incalzante susseguirsi di catastrofi idrogeologiche sul territorio nazionale sono stati
emanati una serie di provvedimenti normativi, di cui il primo e più importante riferimento è rappresentato
dalla Legge 18 maggio 1989 n. 183, Norme per il riassetto organizzativo e funzionale sulla difesa del suolo.
Detta legge ha tra i suoi obiettivi: la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la fruizione del patrimonio
idrico per gli usi di razionale sviluppo economico e sociale nonché la tutela dell’ambiente. La normativa
citata individua nel bacino idrografico l’ambito fisico di riferimento per il complesso delle attività di
pianificazione, in tal modo superando le problematiche connesse alle delimitazioni territoriali di ordine
amministrativo.
L’articolo 17 della Legge 183/89 ha stabilito che “i Piani di Bacino Idrografico possono essere redatti ed
approvati anche per sottobacini o per stralci relativi a settori funzionali”. Il primo Piano Stralcio funzionale
del Piano di Bacino è costituito dal Piano Stralcio per la Difesa dal Rischio Idrogeologico, in quanto la
definizione del detto rischio è prioritario nel contesto delle attività conoscitive e di programmazione previste
dalla legge in parola.
La legge 493/93 alla luce delle difficoltà metodologiche e procedurali, modifica la legge 183/89,
consentendo la realizzazione del Piano di Bacino per stralci relativi a settori o “tematismi” ben distinti tra di
loro (es. tutela delle acque, difesa dalle alluvioni, difesa dalle frane, attività estrattive, ...).
Nel corso degli anni ’90 una serie di atti di indirizzo e coordinamento forniscono ulteriori elementi essenziali
per la redazione dei Piani di Bacino, ed in particolare del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI).
Tali elementi sono contenuti nei seguenti decreti: D.P.C.M. 23/3/90, D.P.R. 7/1/92, D.P.R. 14/4/1994,
D.P.R. 18/7/95.
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A seguito dell’evento calamitoso di Sarno è stato emanato il D.L. 11 giugno 1998 n. 180 (“Misure urgenti
per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione
Campania”), convertito e modificato dapprima dalla Legge 267/98 e, in seguito, dalla Legge 226/99. Le
norme citate hanno introdotto l’obbligo di adozione ed approvazione, da parte delle Autorità di Bacino
nazionali, regionali ed interregionali o delle regioni stesse, dei Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico
(PAI). Da ultimo, il D.L. 12 ottobre 2000 n. 279, convertito nella legge 11 dicembre 2000 n. 365 (“Interventi
urgenti per le aree a rischio idrogeologico molto elevato e in materia di protezione civile, nonché a favore di
zone colpite da calamità naturali”) ha stabilito che i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico dovessero
essere predisposti entro il 30 aprile 2001. Detti Piani devono in particolare contenere l’individuazione delle
aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia, nonché
le misure medesime. Nello specifico, tale strumento di pianificazione fornisce i criteri per l’individuazione, la
perimetrazione e la classificazione delle aree a rischio da frana e da alluvione, tenuto conto, quali elementi
essenziali per l’individuazione del livello di pericolosità, della localizzazione e della caratterizzazione di
eventi avvenuti nel passato riconoscibili o dei quali si ha, al momento, cognizione.
I Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, elaborati dalla Autorità di Bacino, producono efficacia giuridica
rispetto alla pianificazione di settore, ivi compresa quella urbanistica, ed hanno carattere immediatamente
vincolante per le amministrazioni ed Enti Pubblici nonché per i soggetti privati, ai sensi dell’articolo 17 della
Legge 183/89.
Nel corso dell’anno 2006, in attuazione della Legge 15/12/2004 n.308 (Delega al Governo per il riordino, il
coordinamento e l’integrazione della legislazione in materia ambientale), è stato approvato il D.Lgs. 3 aprile
2006 n. 152, contenente una revisione complessiva della normativa in campo ambientale.
In particolare in tema di difesa del suolo e di gestione delle risorse idriche la parte III del decreto introduce:
una riorganizzazione delle strutture territoriali preposte alla pianificazione ed alla programmazione di
settore basata sui distretti idrografici; le Autorità di bacino distrettuali quali soggetti di gestione di tali
distretti; i Piani di bacino distrettuali quali strumenti di pianificazione e programmazione.
La riforma prevista dal D.Lgs. 152/2006 non è stata, fino alla data odierna (settembre 2006), attuata,
almeno per quanto riguarda la parte relativa alla difesa del suolo. Restano, pertanto, pienamente in vigore
le ripartizioni territoriali, i soggetti, le finalità, le attività e gli strumenti di pianificazione e programmazione in
materia di difesa del suolo e di gestione delle risorse idriche previsti dalle normative precedenti al decreto.
L’AdB Puglia – il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI)
Il progetto in esame ricade nel territorio di competenza dell’Autorità Interregionale della Puglia che con
delibera, con deliberazione n.25 del 15/12/2005 del Comitato Istituzionale, ha approvato il Piano stralcio
per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.).
Il Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) dell’Autorità di Bacino della Puglia, perimetra le aree a
rischio idrogeologico e individua le misure di salvaguardia per i bacini regionali e per il bacino interregionale
del Fiume Ofanto. In particolare il PAI divide il territorio in aree a pericolosità da frana, aree a pericolosità
idraulica e stila, in base ai livelli di pericolosità, una carta del rischio.
Per la pericolosità da frana il PAI prevede:
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PG3: aree a Pericolosità da frana molto elevata
PG2: aree a Pericolosità da frana elevata
PG1: aree a Pericolosità da frana media e moderata
Per la pericolosità idraulica si distinguono:
AP: aree ad Alta Probabilità di inondazione
MP: aree a Moderata Probabilità di inondazione
BP: aree a Bassa Probabilità di inondazione
Le aree a rischio sono suddivise in:
R4: Aree a Rischio Molto Elelvato
R3: Aree a Rischio Elevato
R2: Aree a Rischio Medio
R1: Aree a Rischio Moderato
Come evidente dagli elaborati grafici relativi alla vincolistica (cfr. A.17.13.3.1 e A17.13.3.2 Elaborati grafici
Carta dei Vincoli) l’impianto di progetto ricade all’esterno degli ambiti del PAI.
3.4.6 Vincolo Idrogeologico
Il Regio Decreto Legislativo 30 dicembre 1923, n. 3267, “Riordinamento e riforma della legislazione in
materia di boschi e terreni montani”, tuttora in vigore, sottopone a vincolo per scopi idrogeologici i terreni di
qualsiasi natura e destinazione che, per effetto di dissodamenti, modificazioni colturali ed esercizio di
pascoli possono con danno pubblico subire denudazioni, perdere la stabilità o turbare il regime delle acque.
Detto vincolo è rivolto a preservare l’ambiente fisico, evitando che irrazionali interventi possano innescare
fenomeni erosivi, segnatamente nelle aree collinari e montane, tali da compromettere la stabilità del
territorio. La normativa in parola non esclude, peraltro, la possibilità di utilizzazione delle aree sottoposte a
vincolo idrogeologico, che devono in ogni modo rimanere integre e fruibili nel rispetto dei valori
paesaggistici dell’ambiente.
La proposta non interferisce con nessun area soggetta a vincolo idrogeologico e non interferisce
direttamente con tracciati del tratturo.
In particolare il cavidotto passerà sulla sede della strada EXSP303 regolarmente asfaltata non
interessando direttamente il tracciato del tratturo Melfi-Castellaneta; si precisa che catastalmente la
strada ha una sede diversa da quella del tratturo.
3.4.7 Tutela delle acque
La normativa nazionale in tutela delle acque superficiali e profonde fa capo al D.Lgs. 152/99 disposto in
recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della
direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti
da fonti agricole.
Il D.Lgs 152/99 definisce la disciplina generale per la tutela delle acque superficiali, marine e sotterranee,
perseguendo come obiettivi:
•
prevenire e ridurre l'inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;
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conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di quelle destinate a
particolari usi;
•
perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili;
•
mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici, nonché la capacità di sostenere
comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.
Il D.Lgs 152/99 demanda alle Regioni a statuto ordinario di regolamentare la materia disciplinata dallo
stesso decreto nel rispetto delle disposizioni in esso contenute che, per la loro natura riformatrice,
costituiscono principi fondamentali della legislazione statale ai sensi dell'articolo 117, primo comma, della
Costituzione. Alle Regioni a statuto speciale e le Province autonome di Trento e di Bolzano viene chiesto di
adeguare la propria legislazione nel rispetto di quanto previsto dai rispettivi statuti e dalle relative norme di
attuazione.
Il decreto D.Lgs 152/99 è stato integrato e modificato dal successivo D.Lgs 258 del 18_08_2000 e quindi
dal D.Lgs 152/06.
Il progetto in esame non rilascia scarichi idrici per cui non si prevedono forme di contaminazione.
3.4.8 Normativa di riferimento in materia di rifiuti
I riferimenti normativi applicabili sono il D.Lgs n. 22/97 e successive modifiche e/o integrazioni per quanto
riguarda i rifiuti in genere e, in particolare, il D.Lgs n. 95/92 relativo agli aspetti di gestione degli oli minerali
usati.
In particolare la manutenzione del moltiplicatore di giri e della centralina idraulica di comando, comporta la
sostituzione, con cadenza all’incirca quinquennale, degli oli lubrificanti esausti ed il loro conseguente
smaltimento secondo quanto previsto dalla normativa vigente (conferimento al Consorzio Oli Usati). Presso
l’impianto non sarà inoltre realizzato alcuno stoccaggio di oli minerali vergini da utilizzare per il ricambio né,
tanto meno, di quelli esausti.
Altri componenti soggetti a periodica sostituzione sono le “batterie tampone” presenti all’interno degli
aerogeneratori e nella cabina di centrale. All’atto della loro sostituzione le batterie verranno conferite,
secondo quanto previsto dalla normativa vigente, al COBAT (Consorzio Obbligatorio Batterie al piombo
esauste e rifiuti piombosi), senza alcuno stoccaggio in sito.
Durante l’esecuzioni dei lavori e al termine degli stessi si prevedrà un accurato monitoraggio delle aree
attraversate dagli automezzi al fine di verificare se si è avuto lo sversamento di carburante e la
contaminazione di alcune aree. In tal caso si provvederà allo smaltimento dei dispersi e alla bonifica dei siti
secondo le prescrizioni dell’art.242 e segg. del D.Lgs 152/2006.
Per quanto riguarda la produzione di materiale di scavo prodotto in corso di realizzazione dell’impianto, ci si
riferisce al Piano di riutilizzo delle terre e rocce redatto ai sensi del D.Lgs.n.161/2012 nel quale saranno
opportunamente dettagliate le quantità di materiale riutilizzato.
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3.4.9 Vincolo sismico
Il territorio di Melfi è classificato in Zona 1 (Zona con pericolosità sismica alta) secondo la classificazione
sismica del territorio nazionale, stabilita in forza dell’Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri
del 20 marzo 2003, n. 3274, modificata in un primo tempo dall’O.P.C.M. 2 ottobre 2003, n. 3316 e
successivamente dall’O.P.C.M. 3 maggio 2005, n. 3431 (tutte riguardanti la classificazione sismica del
territorio nazionale e le normative tecniche per le costruzioni in zona sismica).
Nell’esecuzione dei calcoli strutturali si terrà conto dei parametri sismici del territorio di Melfi.
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3.4.10 Normativa di riferimento per la tutela e la salvaguardia della salute pubblica
Si riportano ora i principali riferimenti normativi applicata per la tutela la salute pubblica a seguito della
realizzazione dell’impianto eolico.
Date le caratteristiche del progetto, gli impatti potenziali derivanti dall'impianto in esercizio sono riconducibili
a:
-Intrusioni visive ( si rimanda all’elaborato A17.12 );
-Emissioni sonore;
-Occupazione di aree;
-Campi elettrici e magnetici;
Si precisa che tutte gli edifici, abitazioni e strade a traffico intenso ricadono ad una distanza superiore a
quella di sicurezza in termini di gittata massima che è pari a 233m (cfr.el. A.7). In particolare gli
aerogeneratori saranno sempre a distanza superore rispetto a quanto prescritto dal PIEAR.
Lo stesso impone che venga garantita una distanza minima dalle abitazioni pari a 2,5 volte l'altezza
massima dell'aerogeneratore (altezza torre + lunghezza pala) e comunque non inferiore a 300m. Nel caso
in esame l’altezza massima è pari a hmax=116.5m +58.5m =175m, per cui 2,5 hmax = 437.5m. Inoltre il
PIEAR impone inoltre che venga garantita una distanza minima dagli edifici pari a 300m.
Nella zona di interesse sono stati rilevati soprattutto edifici oggi adibiti per lo più ad attività agricole o
dismessi e, mentre le abitazioni sono state rilevate in zone marginali rispetto all’impianto .Nei buffer
individuati nell’elaborato A.16.b.1.2 non sono stati rilevati edifici e/o abitazioni regolarmente censiti al
catasto urbano pertanto come già esplicitato al punto 3.3 è rispettata la conformità al Piear.
Inquinamento elettromagnetico
La normativa nazionale per la tutela della popolazione dagli effetti dei campi elettromagnetici disciplina
separatamente le basse frequenze (es. elettrodotti) e le alte frequenze (es. impianti radiotelevisivi, stazioni
radiobase, ponti radio).
Il 14 febbraio 2001 è stata approvata dalla Camera dei deputati la legge quadro sull’inquinamento
elettromagnetico (L.36/01). In generale il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinanti
ambientali distingue tra:
effetti acuti (o di breve periodo), basati su una soglia, per cui si fissano limiti di esposizione che
garantiscono - con margini cautelativi - la non insorgenza di tali effetti;
Effetti cronici (o di lungo periodo), privi di soglia e di natura probabilistica (all’aumentare dell’esposizione
aumenta non l’entità ma la probabilità del danno), per cui si fissano livelli operativi di riferimento per
prevenire o limitare il possibile danno complessivo.
E’ importante dunque distinguere il significato dei termini utilizzati nelle leggi (riportiamo nella tabella 1 le
definizioni inserite nella legge quadro).
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Tabella 1: Definizioni di limiti di esposizione, di valori di attenzione e di obiettivi di qualità secondo la legge quadro.
Limiti di esposizione
Valori di CEM che non devono essere superati in alcuna condizione di esposizione, ai fini
della tutela dagli effetti acuti.
Valori di attenzione
Valori di CEM che non devono essere superati negli ambienti abitativi, scolastici e nei
luoghi adibiti a permanenze prolungate. Essi costituiscono la misura di cautela ai fini della
protezione da possibili effetti di lungo periodo.
Obiettivi di qualità
Valori di CEM causati da singoli impianti o apparecchiature da conseguire nel breve, medio
e lungo periodo, attraverso l’uso di tecnologie e metodi di risanamento disponibili. Sono
finalizzati a consentire la minimizzazione dell’esposizione della popolazione e dei
lavoratori ai CEM anche per la protezione da possibili effetti di lungo periodo.
La normativa di riferimento in Italia per le linee elettriche è il DPCM del 08/07/2003 (G.U. n. 200 del
29.08.2003) “Fissazione dei limiti massimi di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità
per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici generati alla frequenza di
rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”; tale decreto, per effetto di quanto fissato dalla legge quadro
sull’inquinamento elettromagnetico, stabilisce:
•
I limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la tutela della salute della
popolazione nei confronti dei campi elettromagnetici generati a frequenze non contemplate dal
D.M. 381/98, ovvero i campi a bassa frequenza (ELF) e a frequenza industriale (50 Hz);
•
I limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per la tutela della salute dei
lavoratori professionalmente esposti nei confronti dei campi elettromagnetici generati a frequenze
comprese tra 0 Hz e 300 GHz (esposizione professionale ai campi elettromagnetici);
•
Le fasce di rispetto per gli elettrodotti.
Relativamente alla definizione di limiti di esposizione, valori di attenzione e obiettivi di qualità per
l’esposizione della popolazione ai campi di frequenza industriale (50 Hz) relativi agli elettrodotti, il DPCM
08/07/03 propone i valori descritti in tabella 2, confrontati con la normativa europea.
Tabella 2: Limiti di esposizione, limiti di attenzione e obiettivi di qualità del DPCM 08/07/03, confrontati con i livelli di riferimento della
Raccomandazione 1999/512CE.
Normativa
DPCM
Racc. 1999/512/CE
Limiti previsti
Induzione magnetica
B ( T)
Intensità del campo
elettrico E (V/m)
Limite d’esposizione
100
5.000
Limite d’attenzione
10
Obiettivo di qualità
3
Livelli di riferimento (ICNIRP1998, OMS)
100
5.000
Il valore di attenzione di 10 µT si applica nelle aree di gioco per l’infanzia, negli ambienti abitativi, negli
ambienti scolastici e in tutti i luoghi in cui possono essere presenti persone per almeno 4 ore al giorno. Tale
valore è da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.
L’obiettivo di qualità di 3 µT si applica ai nuovi elettrodotti nelle vicinanze dei sopraccitati ambienti e luoghi,
nonché ai nuovi insediamenti ed edifici in fase di realizzazione in prossimità di linee e di installazioni
elettriche già esistenti (valore inteso come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni
di esercizio). Da notare che questo valore corrisponde approssimativamente al livello di induzione
prevedibile, per linee a pieno carico, alle distanze di rispetto stabilite dal vecchio DPCM 23/04/92.
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Si ricorda che i limiti di esposizione fissati dalla legge sono di 100 µT per lunghe esposizioni e di 1000 µT
per brevi esposizioni.
Per quanto riguarda la determinazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti, il direttore generale per la
salvaguardia ambientale vista la legge 22 febbraio 2001, n. 36 e, in particolare, l’art. 4, comma 1, lettera h)
che prevede, tra le funzioni dello Stato, la determinazione dei parametri per la previsione di fasce di rispetto
per gli elettrodotti; visto il D.P.C.M. 8 luglio 2003, in base al quale il Ministero dell’ambiente e della tutela
del territorio e del mare deve approvare la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di
rispetto, definita dall’APAT, sentite le ARPA; ha approvato, con Decreto 29 Maggio 2008, “La metodologia
di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti”.
Tale metodologia, ai sensi dell’art. 6 comma 2 del D.P.C.M. 8 luglio 2003, ha lo scopo di fornire la
procedura da adottarsi per la determinazione delle fasce di rispetto pertinenti alle linee elettriche aeree e
interrate, esistenti e in progetto. I riferimenti contenuti in tale articolo implicano che le fasce di rispetto
debbano attribuirsi ove sia applicabile l’obiettivo di qualità: ”Nella progettazione di nuovi elettrodotti in
corrispondenza di aree di gioco per l’infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a
permanenze non inferiori a quattro ore e nella progettazione di nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui
sopra in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti nel territorio”. (Art. 4)
Al fine di semplificare la gestione territoriale e il calcolo delle fasce di rispetto verrà
introdotto nella
metodologia di calcolo un procedimento semplificato che trasforma la fascia di rispetto (volume) in una
distanza di prima approssimazione (distanza).
Per la verifica ai limiti di emissione elettromagnetica vengono valutate le DPA (distanze di prima
approssimazione) in accordo al D.M. del 29/05/2008 riportando per ogni opera elettrica (cavidotti, cabine
elettriche e stazione elettrica). Dalle analisi si può desumere quanto segue:
−
per i cavidotti di distribuzione interna al parco la distanza di prima approssimazione non eccede il
range di ±2 m rispetto all’asse del cavidotto; si fa presente che la posa dei cavidotti è prevista in
luoghi che non sono adibiti a permanenze prolungate della popolazione e tanto meno negli
ambienti particolarmente protetti, quali scuole, aree di gioco per l’infanzia ecc., correndo per la
gran parte del loro percorso lungo la rete viaria o ai margini delle strade di impianto;
−
per i cavidotti di vettoriamento esterni al parco la distanza di prima approssimazione non eccede il
range di ±3 m rispetto all’asse del cavidotto;
−
per la cabina di raccolta, la distanza di prima approssimazione è stata valutata in 5 m dal muro
perimetrale della cabina.
−
per la stazione elettrica 150/30 kV, la distanza di prima approssimazione è stata valutata in ± 15 m
per le sbarre in AT e 7 m per la cabina MT. Si fa presente tali DpA ricadono per la maggior parte
all'interno della recinzione della stazione.
I valori di campo elettrico rispetteranno i valori imposti dalla norma (<5000 V/m) in quanto le aree con valori
superiori ricadono all'interno delle cabine MT ed all'interno della stazione elettrica il cui accesso è
consentito al solo personale autorizzato
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Inquinamento acustico
La legge n.349 dell’8 luglio 1986, all’art. 2, comma 14, prevedeva che il Ministro dell'ambiente, di
concerto con il Ministro della sanità, proponesse al Presidente del Consiglio dei Ministri la fissazione dei
limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e i limiti massimi di esposizione relativi ad inquinamenti di
natura chimica, fisica, biologica e delle emissioni sonore relativamente all'ambiente esterno e abitativo di
cui all'art. 4 della legge 23 dicembre 1978, n. 833
In recepimento di tale articolo, il DPCM 01/03/91 ha stabilito i limiti massimi dei livelli sonori equivalenti,
fissati in relazione alla diversa destinazione d'uso del territorio, demandando ai comuni il compito di
adottare la zonizzazione acustica. Nelle more di approvazione dei piani di zonizzazione acustica da parte
dei comuni, il DPCM 01/03/91 ha stabilito all’art. 6 i valori di pressione acustica da rispettare
Tabella 3: Limiti di accettabilità provvisori di cui all'art. 6 del DPCM 1/3/91 (LeqA in dB(A))
Limite
Zonizzazione
Limite diurno
Tutto il territorio nazionale
70
60
Zona A (DM 1444/68) (1)
65
55
60
50
70
70
1
Zona B (DM 1444/68) ( )
Zona
esclusivamente
industriale
notturno
La legge quadro n. 447 del 1995 definisce l’inquinamento acustico come l'introduzione di rumore
nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno. All’art. 4, tale legge stabilisce che le Regioni debbano
provvedere, tramite leggi, alla definizione dei criteri in base ai quali i Comuni possano provvedere alla
classificazione acustica del proprio territorio.
I valori limite di emissione, i valori limite assoluti di immissione, i valori di attenzione e di qualità validi per
l’ambiente esterno dipendono dalla classificazione acustica del territorio che è di competenza dei comuni e
che prevede l’istituzione di 6 zone, da quelle particolarmente protette (parchi, scuole, aree di interesse
urbanistico) fino a quelle esclusivamente industriali, con livelli di rumore ammessi via via crescenti; tali limiti
sono riportati nel DPCM del 14/11/1997.
Il DPCM 14/11/97 indica i valori limite di emissione, i valori limite assoluti di immissione, i valori di
attenzione e di qualità validi per l'ambiente esterno, riportati nella tabella 2. Con l’entrata in vigore di tale
Decreto, i limiti stabiliti dal DPCM 01/03/1991, vengono sostituiti da quelli riportati nella tabella a seguire;
restano in vigore i limiti stabiliti all’art. 6 del DPCM 01/03/1991 di cui alla tabella 20.
1
Zone di cui all’art. 2 del DM 2 aprile 1968 - Zone territoriali omogenee. Sono considerate zone territoriali
omogenee, ai sensi e per gli effetti dell'art. 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765:
le parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestano carattere storico, artistico e di
particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi
parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi;
le parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A): si considerano parzialmente
edificate le zone in cui la superficie coperta degli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5% (un ottavo) della
superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq.
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Tabella 4: valori limite del DPCM 14/11/97 (Leq A in dB(A))
Emissione
Classi di destinazione d'uso
del territorio
I
II
III
IV
V
VI
aree
Immissione
Qualità
diurno
notturno
diurno
notturno
diurno
notturno
(06.00-22.00)
(22.00-06.00)
(06.00-22.00)
(22.00-06.00)
(06.00-22.00)
(22.00-06.00)
45
35
50
40
47
37
50
40
55
45
52
42
55
45
60
50
57
47
60
50
65
55
62
52
65
55
70
60
67
57
65
65
70
70
70
70
particolarmente
protette
aree
prevalentemente
residenziali
aree di tipo misto
aree ad intensa attività
umana
aree
prevalentemente
industriali
aree
esclusivamente
industriali
Valori limite di emissione: il valore massimo di rumore che può essere emesso da una sorgente sonora, misurato in
prossimità della sorgente stessa;
Valore limite di immissione: il valore massimo di rumore che può essere immesso da una o più sorgenti sonore
nell'ambiente abitativo nell'ambiente esterno, misurato in prossimità dei ricettori;
Valori di qualità: i valori di rumore da conseguire nel breve, nel medio e nel lungo periodo con le tecnologie e le metodiche di
risanamento disponibili, per realizzare gli obiettivi di tutela previsti dalla legge.
Con legge regionale n. 23 del 4-11-1986 e ss.mm.ii., la Regione Basilicata ha disciplinato le “Norme per la
tutela contro l’inquinamento atmosferico ed acustico”. La legge da disposizioni per la redazione dei piani
regionali di risanamento e prevede l’istituzione del comitato regionale contro l’inquinamento atmosferico
(CRIA). In particolare all’art. 9, la stessa legge prevede che il CRIA si occupi di questioni relative
all’inquinamento acustico relativo agli ambienti abitativi ed all'ambiente esterno con i compiti di:
a) esaminare qualsiasi questione che abbia rilevanza nell' ambito regionale;
b) esprimere, a richiesta, parere sui provvedimenti di competenza dei comuni, singoli o associati, o di
altra pubblica amministrazione;
c) formulare proposte alla Giunta regionale per l' effettuazione di studi, ricerche ed iniziative di
interesse regionale nonché per l' esercizio delle funzioni spettanti in materia alla regione.
La Regione Basilicata ha predisposto, altresì, le linee guida per la redazione dei piani di zonizzazione
acustica ma non sono state ancora approvate.
Ad oggi, il comune di Melfi non ha ancora adottato il piano di zonizzazione acustica per il proprio territorio.
Pertanto, in ossequio a quanto previsto dal DPCM 01/03/91, si applicano i limiti validi per tutto il territorio
nazionale (60dB(A) notturni – 70dB(A) diurni).
In definitiva, ai fini della compatibilità acustica si è tenuto conto dei seguenti limiti:
•
limiti di immissione (pari a 60dB(A) notturni – 70dB(A) diurni);
•
limiti differenziali (pari a 3dB(A) limite notturno – 5dB(A) limite diurno).
È stata fatta un’analisi sommaria della proposta alternativa di progetto dalla quale non si evincono
particolari criticità visto le distanze degli aerogeneratori da abitazioni realmente abitate.
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Effetto delle Ombre
Le turbine eoliche, come altre strutture fortemente sviluppate in altezza, proiettano un’ombra sulle aree
adiacenti in presenza della luce solare diretta. Per chi vive in tali zone prossime all’insediamento eolico può
essere molto fastidioso il cosiddetto fenomeno del “flicker” che consiste in un effetto di lampeggiamento
che si verifica quando le pale del rotore in movimento “tagliano” la luce solare in maniera intermittente. Una
progettazione attenta a questa problematica permette di evitare questo spiacevole fenomeno
semplicemente prevedendo il luogo di incidenza dell’ombra e disponendo le turbine in maniera tale che
l’ombra sulle zone sensibili non superi un certo numero di ore all’anno.
In Italia, questo fenomeno è meno importante rispetto alle latitudini più settentrionali (come Danimarca,
Germania) perché l’altezza media del sole è più elevata e, inversamente, la zona d’influenza è più ridotta.
Sono soprattutto le zone situate ad est o ad ovest degli impianti eolici che sono più suscettibili a subire
questi fenomeni all’alba ed al tramonto. E’ possibile stimare questi fenomeni tramite degli appositi software.
In Italia e nel mondo non esiste alcuna norma o regolamento che regoli questo aspetto a livello nazionale.
Come limiti di buona progettazione si assume il rispetto di 100 ore/anno.
È stata fatta un’analisi sommaria della proposta progettuale alternativa dalla quale non si evincono
particolari criticità visto le distanze degli aerogeneratori da abitazioni realmente abitate.
Sicurezza del volo a bassa quota
Poiché gli aerogeneratori si caratterizzano per “elementi” con significativo sviluppo verticale, possono
costituite un pericolo per la sicurezza dei voli a bassa quota. Sono frequenti, infatti, i casi in cui veicoli ed
elicotteri debbano portarsi a quote relativamente basse per poter effettuare la normale attività operativa ed
addestrativa.
Per la sicurezza dei voli a bassa quota, è necessario che le opere progettate siano:
•
rese visibili agli equipaggi di volo mediante l’apposizione di una particolare segnaletica;
•
rappresentate sulle carte aeronautiche utilizzate dagli equipaggi di volo per i voli a bassa quota.
Lo Stato Maggiore della Difesa ha approvato la circolare n.146/394/4422 del 9 Agosto 2000, recante
“Segnalazione delle opere costituenti ostacolo alla navigazione aerea”. La circolare suddivide gli ostacoli in
verticali e lineari, stabilendo a seconda dei casi la tipologia di segnalazione (cromatica e/o luminosa) da
prevedere, a seconda di se gli stessi ricadono all’intero o all’esterno del centro urbano. Vengono, altresì,
individuati i casi in cui diventa necessaria la rappresentazione cartografica degli ostacoli per aggiornare le
carte aeronautiche del territorio nazionale.
Il D.M. 20/04/2006 regolamenta le modalità operative da utilizzarsi nelle imposizioni delle limitazioni alla
proprietà privata negli intorni degli aeroporti militari.
In relazione agli aeroporti civili la competenza all’espressione di nulla osta e pareri spetta all’ENAC il quale
nell’apposizione di limitazioni alle costruzioni o nel rilascio di autorizzazioni fa riferimento alla normativa
tecnica internazionale civile ICAO – Annesso 14. In ossequi a tale normativa internazionale l’ENAC ha
elaborato il Regolamento per la costruzione e l’esercizio degli aeroporti e disciplinato ulteriormente le
autorizzazioni relative agli impianti eolici con la Circolare del 25/02/2010, definiti ostacoli atipici.
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Lo Stato Maggiore dell’Aeronautica con la circolare SMA/446G.38.02-36 del 2/12/2010 ha ritenuto di
puntualizzare le modalità di valutazione dei progetti di impianti da fonte rinnovabile, definendo gli stessi
come ostacoli atipici. Con la circolare citata lo Stato Maggiore ha uniformato le modalità di individuazione
delle aree aeroportuali da sottoporre a limitazioni aeronautiche a quanto indicato nell’Annesso 14 ICAO e
alla Circolare dell’ENAC sopra richiamata.
Con riferimento a quanto riportato nelle circolari richiamate, al fine di garantire la sicurezza del volo a bassa
quota, gli aerogeneratori saranno opportunamente muniti
di segnalazione luminosa e cromatica.
Relativamente alla rappresentazione cartografica degli ostacoli, si provvederà ad inviare al C.I.G.A. –
Aeroporto di Pratica di Mare, quanto necessario per permettere la loro rappresentazione cartografica.
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CONCLUSIONI
Considerato il progetto per le sue caratteristiche e per la sua ubicazione, tenendo conto degli elementi
indicati nelle prescrizioni del PIEAR della Regione Basilicata e delle indicazioni contenute nelle Linee Guida
per la realizzazione di impianti eolici che altre regioni hanno emanato, si possono fare le seguenti
conclusioni:
In progetto si prevede l’installazione di 7 aerogeneratori;
la risorse naturali utilizzate sono il vento e il suolo che si presenta attualmente dedicato
esclusivamente ad uso agricolo;
la produzione di rifiuti è legata alle normali attività di cantiere mentre in fase di esercizio è minima;
non sono presenti attività o impianti tali da far prevedere possibili incidenti atti a procurare danni;
non ci sono impatti negativi al patrimonio storico, archeologico ed architettonico.
L’alternativa di progetto proposta si presenta coerente con la pianificazione energetica, ambientale e
territoriale ai livelli comunitario, nazionale, regionale e comunale; la realizzazione del parco eolico proposto
appare coerente con il principio di sviluppo sostenibile e di conservazione delle risorse naturali e
sicuramente rappresenta un miglioramento della proposta iniziale sia in termini paesaggistici e ambientali
sia in termini generali grazie all’incremento della produzione attesa di energia da fonti rinnovabili.
L’intervento ricade solo per il tracciato del cavidotto in aree soggette a vincoli ex D.Lgs 42/2004 in
particolare il cavidotto interferirà con il corso d’acqua riportato nell’elenco delle acque pubbliche
denominato Vallone Ricocco (censito nell’elenco acque al num. 465) ,non sono soggette a rischio
geomorfologico ed insiste su terreni geologicamente stabili e pertanto visto che questa proposta di
alternativa di progetto supera integralmente la proposta originaria.
In definitiva, si può concludere che l’alternativa di progetto proposta è conforme con le prescrizioni
della normativa vigente a livello nazionale e regionale.
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ALLEGATI STMG
TEN Project srl Via A. De Gasperi 61 - 82018 San Giorgio del Sannio (BN) – p.i. 0146594062
43
Spett.le Terna Spa
Viale E. Galbani 70
00156 - Roma
RACCOMANDATA A.R.
OGGETTO: Richiesta di connessione per un impianto di produzione di energia elettrica da fonte
eolica da 82,5 MVA nel comune di Melfi (PZ) – cod. identificativo 090003338 - Richiesta
suddivisione connessione
Il sottoscritto Domenico Colangelo in qualità di amministratore unico della società Breathe
Energia in movimento Srl con sede legale in Potenza (PZ) Viale del Basento 114 - c.f. e p.iva
01841500760 PEC [email protected]
PREMESSO
-
che in data 27/12/2013 con Delibera n. 1622 la Regione Basilicata Dipartimento Attività
Produttive, politiche dell’impresa, innovazione tecnologica ha autorizzato l’impianto eolico
in località Isca della Ricotta per una potenza di 54,4 MW;
-
che in data 04/12/2012 con Delibera n. 1690 la Regione Basilicata Dipartimento Attività
Produttive, politiche dell’impresa, innovazione tecnologica ha preso atto della voltura
dell’autorizzazione rilasciata alla Licos Energia srl a favore della Breathe Energia in
Movimento srl;
-
che in data 7/12/2012 con prot. 219362 la Regione Basilicata Dipartimento Attività
Produttive, politiche dell’impresa, innovazione tecnologica ha preso atto della variazione
della potenza dell’impianto da 54,4 a MW a 51 MW considerandola come variante non
sostanziale;
Tanto premesso,
La Breathe Energia in Movimento srl
CHIEDE
Lo “spacchettamento” della connessione cod. id. 090003338 e la suddivisione in due pacchetti,
rispettivamente da 51 MVA e 31,5 MVA, che saranno così utilizzati.
-
Impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica per una potenza impegnata di
51 MW in agro del comune di Melfi (PZ) in località “Isca della Ricotta” già autorizzato dalla
Regione Basilicata con Delibera n. 1622 del 27/11/2012;
-
Impianto di produzione di energia elettrica da fonte eolica in agro del comune di Melfi (PZ)
in località Isca della Ricotta
- Fg.13 p.lle 18-245-46-56-48-49-242-51-305-306-43-42-39-308-181-182-183-238-167789;
- Fg.12 p.lle 77-69-155-154-69-156-157-153-159-151-163-165-166-168-38-40-41;
- Fg.21 p.lle 16;
- Fg.22 p.lle 136-12-28-27-26-25-24—23-22-21-20-248-1-29-30-31-32-34-35-36-37-38190-191-192-193-204-205-206-207-208-209-5-138-9-69-8-89-96-97-69-70-71-72-73-7475-242—264-79-80-81-82-84-85-86-87-107-108-112-109-110-111-49-48-132-131-130129-128-127-126-125-124-123-122-141-56-153-154-184-185-189;
- Fg.28 p.lle 112-120-117-114-115-116;
- Fg.27 p.lle 29-26;
- Fg.29 p.lle 102-109-2-355-5-347-348-345-346;
- Fg.30 p.lle 67-68-70-71-72-73-74-75-76-163-165-77-3-39-40-41-42-43-44-45-46-47-177138-139-31-32-15-164-165-166-83-169-172;
- Fg.38 p.lle 11-14-15;
- Fg.23 p.lle 450-452-449--451-429-430-431-433-434-436-437-439-440
440-442-443-444-445446-448-57-89-90-91-92-93
93-94-95-96-97-98-99-58-59-60-61-62-63-64-65
65-66-67-68-69-7071-72-73-74-75-76-77-78-79
79-80-81-474-478-479-480-464;
- Fg.24
p.lle
255-256-151
151-150-511-265-264-504-28-32-25-54-49-50
50-51-52-53-59-156-
157-158-160-60-19-82-44;
- Fg.16 p.lle 32-33-35-110--286-171-172-41-111-113-39-223;
A tal uopo, allega alla presente la seguente documentazione:
-
Modello 1 B per la variazione della connessione;
-
Distinta del pagamento degli oneri previsti per la variazione della connessione;
-
Delibera n. 1622 della Regione Basilicata
Basilicata Dipartimento Attività Produttive, politiche
dell’impresa, innovazione tecnologica;
-
Delibera n. 1690 della Regione Basilicata Dipartimento Attività Produttive, politiche
dell’impresa, innovazione tecnologica;
-
Nota della Regione Basilicata Ufficio Energia del 7/12/2012 prot. 219362.
In attesa di un Vs. riscontro, porgiamo cordiali saluti.
Potenza, lì 29/04/2013
L’amministratore Unico
Attenzione!!
Si precisa che
la vostra richiesta potrà essere accolta solo se inviata tramite l’apposito portale
MyTerna.
A tal fine dovrete registrarvi all’indirizzo: https://myterna.terna.it
MODELLO 1b – Richiesta di variazione della connessione alla Rete di
Trasmissione Nazionale
Il sottoscritto (nome e cognome)………………………………………………………………….
.………………………………………………………..…………………………………………......
nato/a a ……………………………………….……, il ………………..……………………..…,
residente in (indirizzo)………………………..………………(Città)…………… (prov. …)…….,
CAP………………….C.F………………………………..……..,P.I……………………………..,
numero telefonico …….………………….………, numero di fax ………………………….…,
posta
elettronica
certificata
………………………………indirizzo
………….………………………………………………………………….……,
e-mail
in
qualità
di
…………………………………………………………………...…………………….
ovvero
Breathe Energia in Movimento srl
La società /altro (denominazione/ragione sociale)………………………………………….…,
del Basento 114
con sede legale in (indirizzo)….via
…………………………………………………………….…….,
01841500760
Potenza
85100
PZ
(Città)…………,(prov.)
………,
CAP………………,C.F.
………………………………………,
01841500760
P.I. …………………………………….……………,
Indirizzo di fatturazione……………………………………………………………………………,
0972715279
0972715279
numero telefonico …………………………, numero di fax …………………………………....,
posta
elettronica
[email protected]
certificata……………………………,
………………………………………,
……………(legale
in
rappresentante
persona
o
di
soggetto
indirizzo
e-mail
Domenico Colangelo
……………
in
munito
dei
qualità
di
necessari
amministratore unico
poteri)………………………………………………………………………
……………………….……………………………………………………………………………..
1
Associazione di categoria:
Aiget
Assoelettrica
Confindustria
Aper
Anev
Assosolare
Federutility
(Di seguito: il richiedente)
Titolare di
(Barrare la casella corrispondente compilando i relativi campi)

Impianto già connesso
x

Impianto da connettere, con CODICE PRATICA dell’impianto per cui si richiede la
090003338
variazione: …………………….
Ubicazione dell’impianto (Regione, provincia, comune):
Melfi (PZ) - Basilicata
………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………..
Tipologia dell’ impianto per cui si richiede la variazione (barrare casella di appartenenza):
o impianto di generazione da fonte convenzionale
o titolare di impianto cogenerativo ad alto rendimento
ox titolare di impianto di generazione da fonte rinnovabile
 Geotermoelettrico
Idroelettrico
Fotovoltaico
RSU
Solare Termodinamico
Biomasse
x Eolico
Centrali ibride
Eolico Off-Shore
o impianto corrispondente ad unità di consumo;
o impianto appartenente a:
 rete con obbligo di connessione di terzi
 Cabina Primaria
2
 Cabina Primaria di Raccolta
 merchant line
 altra rete
CHIEDE:
(nel caso di impianti già connessi)
la modifica della connessione alla RTN dell’impianto (indicare tipologia di impianto e la
fonte primaria energetica utilizzata) …………………..… ubicato a ………………………...…
(Frazione (o Località) / Comune / Provincia) e con una potenza attuale di kW……..
In particolare chiede le seguenti modifiche:
Variazione della potenza ai fini della connessione (indicare nuova potenza) …………… kW
e/o
Altro (specificare, ad esempio la presenza di altri impianti di produzione connessi mediante lo
stesso punto di connessione)……………………….
Oppure
(nel caso di impianti da connettere)
CHIEDE LA VARIAZIONE PER
(Barrare la casella corrispondente compilando i relativi campi)
x MODIFICA DI POTENZA - Spacchettamento in due impianti da 51 MW e 31,5 MW
Nuova Potenza in immissione richiesta (al termine del processo di connessione) (kW):
……………………………………………………..
Nuova Potenza nominale (kW): ………………………………………………………………………
Nuova Potenza relativa all’alimentazione dei servizi ausiliari (kW)
Nuova Potenza richiesta in prelievo (al termine del processo di connessione) ( kW)
Nuova Potenza termica complessiva installata (MW t)1
Descrizione dei gruppi di generazione (caratteristiche, numero e taglia):
…………………………………………………………………………………………………………………..
1
Per impianti termoelettrici.
3
 MODIFICA DEI COMUNI INTERESSATI DALL’IMPIANTO
Per la localizzazione dell’impianto indicare :
- Comune (Prov.)……………………… ……………………………………………………..
- Comune (Prov.)…………………………………… ……………………………
- Comune (Prov) ……………………………………………………………………………..
- Comune (Prov.)………………………………………………………………………………
- Località (eventuale)……………………………………………..
 RICHIESTA DI NUOVO SCHEMA DI CONNESSIONE
Indicare la motivazione per cui si richiede la nuova soluzione di connessione:
……………………………………………………………………………………………………….
……………………………………………………………………………………………………….
………………………………………………………………………………………………………..
 MODIFICA DELLA TIPOLOGIA IMPIANTO
Indicare la nuova tipologia di impianto per il quale si chiede la variazione:
………………………………………………………………………………………………………..
………………………………………………………………………………………………………..
Per ogni tipologia di variazione, compilare i seguenti campi:
Data prevista di avvio dei lavori di realizzazione dell’impianto: 09/2013
Data prevista di fine dei lavori di realizzazione dell’impianto:
Data prevista di entrata in esercizio:
12/2013
31/12/2013
DICHIARA
1) di obbligarsi all’osservanza delle norme di cui al Codice di rete, che dichiara di
conoscere e di accettare senza alcuna condizione o riserva;
2) di prestare il proprio consenso al trattamento e alla comunicazione a terzi dei suoi
dati personali, nel rispetto della normativa vigente;
4
3) (eventuale) di autorizzare Terna a fornire i dati di cui alla presente richiesta ad altri
richiedenti o altri gestori di rete ai fini dell’attivazione del coordinamento tra gestori e
ai fini dell’eventuale condivisione dell’impianto di rete per la connessione;
4) di impegnarsi a comunicare qualsiasi successiva variazione relativa ai dati e alle
informazioni
contenuti
nella
presente
richiesta
(a
titolo
esemplificativo,
denominazione e/o di titolarità dell'iniziativa in esame; in tale caso, la comunicazione
di variazione di titolarità deve essere sottoscritta sia dal precedente che dal nuovo
titolare);
Asta GSE
5) (eventuale) di voler richiedere i seguenti incentivi previsti dalla normativa…..
6)
Destinazione d’uso dell’energia elettrica prelevata ……………………………….……
7) Destinazione
commerciale
presuntiva
dell’energia
elettrica
prodotta
………………………………………………………………………………………………...
8) (Eventuale) che l’impianto potrebbe essere condiviso con altri richiedenti (indicare
quali)
e ai sensi dell’articoli 46 e 47 del D.P.R n. 445/2000, dichiara inoltre:
Contratti di locazione
9) di avere la disponibilità, in forza di …………………….(indicare titolo giuridico) del sito
oggetto dell’istallazione dell’ impianto di produzione
10) (per gli impianti cogenerativi) di rispettare/non rispettare
le condizioni di cui al
decreto ministeriale 4 agosto 2011, sulla base dei dati di progetto, evidenziando
l’eventuale rispetto o meno della definizione di impianto di cogenerazione ad alto
rendimento;
11) (per le centrali ibride) di rispettare/non rispettare le condizioni di cui all’art.8, comma
6, del d.lgs. n.387/03, sulla base dei dati di progetto;
12) di essere legale rappresentante o soggetto munito dei necessari poteri ai fini della
presente richiesta di connessione.
A tal fine, allega la seguente documentazione:

documentazione di cui al Modello 2 “Documentazione da presentare per le Richieste
o Modifiche di Connessione alla Rete elettrica di Trasmissione Nazionale” della
sezione Modulistica del Codice di rete;

copia della disposizione bancaria dell’avvenuto pagamento del corrispettivo pari a
5
-
nel caso di variazioni per impianti già connessi, 2.500 euro (IVA esclusa)
-
nel caso di variazioni per impianti da connettere, 1.250 euro (IVA esclusa)
dovuto a Terna e versato su:
Banca Popolare di Sondrio
IBAN IT90P0569603211000005500X72,
SWIFTPOSOIT22
Inserire nella causale di pagamento :
Richiesta
di
modifica
eolico
………………….……..
di
potenza (spacchettamento)
…………….……….
relativo
all’impianto
(tipo di impianto, di potenza espressa in kW) situato a
090003338
Melfi (PZ) - codice identificativo
…………………………………………………….…………………...
(Comune / Provincia)
- Codice CRO
- Documentazione progettuale degli interventi previsti secondo le indicazioni della norma
CEI 0-2.
- Piano particellare dell’opera per evidenziare le proprietà dei terreni sui quali l’impianto
è destinato a insistere.
- Certificazione antimafia ai sensi del d.P.R. n. 252/98.
- (Solo nel caso di impianti appartenenti a reti con obbligo di connessione di terzi) Schema di
rete da collegare alla RTN con le indicazioni di eventuali altri collegamenti della stessa
alla RTN già esistenti, delle interconnessioni con altre reti con obbligo di connessione
di terzi non RTN e delle connessioni ad altre reti di soggetti terzi.
- Schema unifilare, firmato da tecnico abilitato, relativo alla parte di impianto allo stesso
livello della tensione di consegna, ivi compresi i trasformatori dal livello della tensione
di consegna ad altri livelli di tensione nonché i dispositivi rilevanti ai fini della
connessione (dispositivo generale, di interfaccia, di generatore; punti di misura di
produzione e di scambio) a prescindere dal livello di tensione a cui detti dispositivi e
punti di misura appartengono.
- Eventuale proposta del tipo di schema di collegamento alla RTN ed eventuali esigenze
tecniche dell’utente che possano influire sulla definizione della soluzione di
connessione.
- Mappa in scala 1:200.000 con indicazione dell’area interessata dall’iniziativa.
6
- (Solo nel caso di impianti di generazione o corrispondenti ad unità di consumo) mappa in
scala 1:50.000 ovvero 1:25.000 con individuazione puntuale del sito / dei siti
dell’impianto.
-
(nel caso di Richiesta di Modifica della Connessione di impianti già connessi), la
descrizione delle modifiche proposte e lo schema attuale di collegamento alla rete.
-
(Nel caso di impianti cogenerativi) una comunicazione analoga a quella di cui
all’articolo 8, comma 2, del decreto ministeriale 5 settembre 2011, sulla base dei dati di
progetto dell’impianto o delle sezioni che lo costituiscono.
(eventuale) Il richiedente delega (indicare gli estremi identificativi del soggetto delegato) ad
agire in suo nome e conto riguardo agli aspetti tecnici relativi alla connessione.
29/04/2013
Data…………
Il Richiedente
…………………………………………..
7
BREATHE ENERGIA IN
MOVIMENTO S.R.L.
Data Stampa 30.04.2013
www.bancodinapoli.it
Conto 1000/4495 - Potenza
Bonifico Europeo Unico effettuato
Tipologia
Bonifico Europeo Unico
Numero ordine di pagamento
5Y61120130424BOSEP122333142
Data ordine
24/04/2013
Conto corrente di addebito
1000/4495
Ordinante
Breathe Energia In Movimento S.R.L.
Beneficiario
Terna Spa
IBAN
IT90P0569603211000005500X72
BIC/SWIFT
POSOIT22ROM
Banca
BANCA POPOLARE DI SONDRIO
SCPA
Data contabile ordinante
24/04/2013
Data valuta ordinante
24/04/2013
TRN
0101077530735807480420004200IT
Data regolamento
25/04/2013
Descrizione
RICHIESTA DI MODIFICA DI POTENZA(SPACCHETTAMENTO)RELATIVO ALL'IMPIANTO EOLICO SITUATO A
MELFI(PZ),COD.IDENTIFICATIVO 090003338
Debitore effettivo
Creditore effettivo
Identificativo bonifico
Tipologia
Importo
1.513,00
Commissioni
4,50
Totale operazione
1.517,50
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