I VALORI DEL BOSCO NELLA PIANIFICAZIONE FORESTALE A FINI MULTIPLI The values of the forests in multi-purpose planing MASSIMO BIANCHI Istituto sperimentale assestamento forestale ealpicoltura (Ministero risorse agricole, alimentari, forestali - Trento) La cattiva gestione del bosco rende incerta per il futuro, in primo luogo, l'economia della foresta; oltre a questo, la degradazione dell'ecosistema, del quale il bosco è parte, minaccia l'esistenza di valori dei quali non sempre si è pienamente consapevoli o non si percepisce esattamente l'importanza. Il bosco non è solo un erogatore generoso di beni materiali: esso è anche (o soprattutto) ambiente di vita della fauna selvatica, è scenario di ricreazione all'aria aperta, è caposaldo della difesa del suolo, è filtro contro l'inquinamento dell'aria e dell'acqua, è garanzia di biodiversità e così via.Il bosco è una delle nostre assicurazioni per il futuro. Il bosco è una delle assicurazioni dell'uomo per il suo futuroe non è stata una conquista da poco quella di considerarlo nella sua reale dimensione, cioè come un sistema a risorse limitate. Per questo motivo va in qualche modo risolta o controllata la contradizione che spesso si manifesta fra le esigenze della conservazione del bosco e quelle del suo uso come risorsa produttiva. Il principio della sostenibilità dello sviluppo sancisce, ormai a livello internazionale, l'impegno di soddisfare i bisogni dell'attuale generazione senza compromettere i bisogni delle generazioni future.Le generazioni future saranno verosimilmente non meno popolose di quella attuale e, in ogni caso, le esigenze della società per quanto riguarda i consumi primari non sono prevedibilmente destinate a ridimensionarsi entro pochi anni; pertanto la prospettiva di un aumento della contraddizione conservazione-uso è una certezza, più che una probabilità. Per quanto riguarda in particolare i boschi, l'imperativo della sostenibilità va riferito alla conservazione dell'intera gamma dei benefici e servigi materiali e immateriali forniti dalla foresta; con un termine più generale, possiamo sintetizzare che l'obiettivo dello sviluppo sostenibile deve essere, nel caso del bosco, quello di garantirne tutti i "valori". Il problema di più difficile soluzione consiste proprio nel fatto che vi è un crescente bisogno di utilizzare gli stessi boschi che contemporaneamente devono essere tutelati.Il movente di fondo di una corretta gestione forestale deve essere dunque di prendere coscientemente in esame, nel modo migliore possibile, tutti i motivi per i quali un bosco può essere ritenuto importante. Vi sono insomma consistenti ragioni per le quali il problema della pianificazione forestale, lungi dal poter essere eluso, è anzi più che mai all'ordine del giorno. Complessità e nuove dimensioni del problema La Pianificazione Forestale è "l'atto tecnico che serve a indirizzare la gestione del bosco verso il raggiungimento consapevole di determinati obiettivi" e si concretizza ordinando opportunamente gli interventi selvicolturali nel tempo e nello spazio.Il tentativo di considerare espressamente una "molteplicità di valori allo scopo di raggiungere nel modo migliore possibile una molteplicità di obiettivi" caratterizza un tipo di pianificazione forestale che può essere definito Multifunzionale (PFM). La programmazione della selvicoltura è sempre uno dei momenti più delicati di qualsiasi atto di progettazione ambientale.Un semplice accenno a un caso esemplificativo di un'area protetta appenninica può dare la misura di una complessità legata non soltanto a fattori tecnici ma anche alla pluralità dei soggetti interessati alle decisioni di piano e alle conflittualità che inevitabilmente ne derivano: - I comuni premono per riprendere i tagli dei boschi di loro proprietà, che per vari anni erano stati sospesi in applicazione delle norme provvisorie che hanno regolato l'istituzione dell'area protetta e il primo periodo del suo funzionamento.Analogo interesse alla ripresa del lavoro e all'occupazione è manifestato dalle imprese boschive della zona e dalle popolazioni locali. - Commercianti, albergatori e molti proprietari di case sono favorevoli a iniziative che consentano di richiamare un maggior numero di turisti.Ciò comporterebbe, fra l'altro, la costruzione di nuove strade anche all'interno del bosco e di impianti ricettivi di vario genere. - L'ente gestore del parco e l'università si sono impegnati sulla destinazione didattica della foresta.Questo richiederebbe di riservare alcune aree a particolari forme tradizionali di gestione e di trattamento selvicolturale. - Le associazioni ambientaliste hanno ottenuto di sospendere la caccia.Inoltre esse premono per ricostituire a foresta i terreni abbandonati dall'allevamento e dall'agricoltura e per eliminare il pascolo in bosco. - Agricoltori e cacciatori insistono per ridurre il numero dei cinghiali, che provocano danni ogni anno più ingenti alle coltivazioni.I cacciatori anzi sollecitano a riaprire la caccia anche a tutti gli ungulati selvatici e a varie altre specie animali che considerano nocive. - L'amministrazione forestale locale, col consenso guardingo delle associazioni ambientaliste, ha intenzione di riportare molti boschi degradati verso assetti ecologico-naturalistici più evoluti e di rinaturalizzare altri boschi di origine artificiale. - Gli allevatori chiedono la sistemazione a pascolo dei terreni abbandonati e la concessione di maggiori permessi di pascolo in bosco.Nel frattempo i loro animali pascolano in foresta senza alcun controllo apparente. - Alcuni ricercatori hanno scoperto l'esistenza di particolari endemismi di specie vegetali.Essi sostengono che gli endemismi sono legati ad ambienti di passaggio fra bosco e pascolo, che possono essere conservati solo grazie alla presenza delle capre. - A tutta la zona è assegnata per legge la funzione preminente di difesa del suolo, a causa della presenza di sorgenti captate dall'acquedotto di una grande città. - Il lupo è specie rigorosamente protetta ma è insidiato dalla presenza di crescenti popolazioni di cani rinselvatichiti, che minacciano anche altre specie animali e in qualche caso il bestiame domestico.Protette anche varie specie di rapaci. - Una rete capillare di strade di servizio appare necessaria all'amministrazione forestale per il controllo degli incendi boschivi.Ostilità alla costruzione di strade da parte di alcune associazioni ambientaliste. - Le popolazioni locali insistono per il ripristino dei loro diritti di uso civico, particolarmente per quanto riguarda il legnatico.Alcuni osservano che la disponibilità di legna da ardere servirebbe a limitare l'uso dei combustibili da riscaldamento e dunque a limitare l'immissione di carbonio fossile nell'atmosfera. Dall'esempio, anche se schematico e volutamente semplificato, emergono con chiarezza le principali difficoltà che la PFM si trova ad affrontare: - In campo ambientale esistono valori immateriali che non è possibile inquadrare in unità di misura convenzionali; tuttavia non si può dire che si tratti di cose poco importanti solo perché non è possibile misurarle con un numero sufficiente di virgole.Anzi talvolta i valori immateriali non possono essere neppure oggettivati in maniera scientificamente certa ed è possibile esprimerli solo qualitativamente. - Sono ineliminabili numerose incertezze sui dati e sulle previsioni dei fenomeni biologici che coinvolgono il bosco.Esse sono dovute a incompletezze delle conoscenze scientifiche o alla presenza di fattori ambientali (andamento del clima, eventualità di infestazioni di patogeni, ecc.) che non è possibile controllare e prevedere efficacemente nel loro manifestarsi. - Va riconosciuto che esiste una pluralità di soggetti potenzialmente interessati, in modo diretto o indiretto, per ragioni istituzionali o per altri motivi, agli atti decisionali della pianificazione forestale. - I soggetti di tipo istituzionale sono costituiti solitamente dalle amministrazioni pubbliche alle quali sono assegnate competenze di vario genere per quanto riguarda i boschi.Esse hanno responsabilità e modalità di partecipazione alla redazione del piano definite per legge. - Altri attori sono invece espressione spontanea o organizzata di interessi specifici locali o anche nazionali.Quando gli interessi in gioco sono rilevanti, durante il processo di formazione delle decisioni di piano non è possibile trascurare i loro portatori, per lo meno a livello di consultazione. - Alla gestione del bosco può essere assegnato il compito di conseguire contemporaneamente una molteplicità di obiettivi ma non è possibile raggiungerli tutti in modo ugualmente soddisfacente.Di regola, l'avvicinamento ad un risultato corrisponde all'allontanamento da un altro obiettivo. - Non emerge facilmente una soluzione di piano in grado di soddisfare pienamente tutti i punti di vista; neppure ne esiste una che possa farlo solo in virtù della sua validità tecnica intrinseca, se essa non può essere giustificata esaurientemente in tutti i suoi aspetti.In ogni caso, di solito non è facile imporre una soluzione di taglio esclusivamente tecnico. - Possono esistere invece contemporaneamente più soluzioni tecnicamente ugualmente valide e alternativamente possibili l'una all'altra.Ciascuna di loro potrà riscuotere un consenso più o meno ampio a seconda della sua capacità di soddisfare le varie aspettative. - I vari soggetti coinvolti nel processo di piano assegnano solitamente priorità diverse alle risorse o agli obiettivi da perseguire, a seconda delle loro competenze, dei loro interessi o di convinzioni particolari.Alcuni obiettivi o potenzialità del bosco possono essere percepiti vagamente o rimangono del tutto indeterminati o inespressi. - È difficile documentare, a chi non è del mestiere, la validità tecnica dei risultati che un piano può conseguire.Bisognerebbe far comprendere loro in termini non assertivi o concettuali ma concretamente tangibili che, adottando soluzioni diverse, si sarebbe ottenuto un raggiungimento meno soddisfacente dell'insieme degli obiettivi. - Molte divergenze di opinione o di aspettative sono determinate da differenze di sensibilità e di interpretazione, da diffidenze reciproche o anche semplicemente da differenze di linguaggio e culturali. - Le motivazioni etico-psicologiche attraverso le quali un problema viene percepito possono prevalere sulla dimensione tecnica del piano, particolarmente quando si opera in campo ambientale.In questo caso le difficoltà nel trovare una soluzione buona per tutti sono generalmente maggiori, a causa della generale mancanza di una consuetudine al confronto costruttivo fra opinioni diverse. - La partecipazione di tutti i soggetti interessati, almeno nelle fasi fondamentali del processo di piano, è il principale requisito per il raggiungimento di un accordo soddisfacente e, di conseguenza, per la sua successiva applicazione.La stessa stabilità nel tempo delle soluzioni elaborate è legata a questa partecipazione.Le consultazioni organizzate a posteriori difficilmente riescono a far accettare soluzioni maturate altrove, soprattutto quando non è possibile spiegarne concretamente le ragioni. - La mancanza di un accordo fra le parti può generare conflitti in grado di paralizzare l'attuazione delle decisioni di piano e quindi può impedire che i molteplici benefici del bosco siano conseguiti in tutta la loro potenziale pienezza. Evidentemente la soluzione di problemi di questa portata non può essere trovata solo nei limiti dell'economia aziendale oppure entro un territorio ristretto o comunque all'interno della sola programmazione della selvicoltura: non è possibile trascurare le interazioni che si manifestano fra il bosco e il territorio circostante, dal momento che l'erosione del suolo e gli animali selvatici non si fermano lungo i confini amministrativi o di proprietà; neppure è possibile confinare, ai soli residenti, i flussi dei benefici e servigi che il bosco rende disponibili e che un'intera collettività è interessata a percepire nella misura più elevata possibile. La pianificazione forestale deve dunque tendere a trasformarsi sempre più in una progettazione ambientale intesa in senso lato, considerando in questo non solo le zone dove gli alberi crescono o potrebbero crescere ma, nel loro complesso, tutte le aree naturali e seminaturali: vale a dire l'insieme del territorio non urbanizzato né agricolo. Inoltre la PFM deve riuscire a considerare, oltre ai dati tecnico-gestionali del problema, tutte le implicazioni socio-economiche ed ecologico-ambientali delle possibili scelte di gestione del territorio. - I Comuni premono per riprendere i tagli dei boschi di loro proprietà, che per vari anni erano stati sospesi in applicazione delle norme provvisorie che hanno regolato l'sitituzione del parco naturale e il primo periodo del suo funzionamento. Analogo interesse alla ripresa del lavoro e all'occupazione è manifestato dalle Imprese Boschive della zona e dalle Popolazioni locali. - I Commercianti, Albergatori e molti Proprietati di case sono favorevoli a iniziative che consentano di richiamare un maggior numero di turisti. Ciò comporterebbe, fra l'altro, la costruzione di nuove strade anche all'interno del bosco e di impianti ricettivi di vario genere. - L'Ente Gestore del Parco e l'Università si sono reciprocamente impegnati sulla destinazione didattica della foresta. Questo richiederebbe di riservare alcune aree a particolari forme tradizionali di gestione e trattamento selvicolturale. - Le Associazioni Ambientaliste hanno ottenuto di sospendere la caccia. Inoltre esse premono per ricostruire a foresta i terreni abbandonati dall'allevamento e dall'agricoltura e per eliminare il pascolo in bosco. - Agricoltori e Cacciatori insistono per ridurre il numero dei cinghiali, che provocano danni ogni anno più ingenti alle coltivazioni. I cacciatori anzi sollecitano a riaprire la caccia anche a tutti gli ungulati selvatici e a varie altre specie animali che considerano nocive. - L'Amministrazione Forestale Locale, col consenso guardingo delle Associazioni Ambientaliste, ha intenzione di riportare molti boschi degradati verso assetti ecologiconaturalistici più evoluti e di rinaturalizzare altri boschi di origine artificiale. - Gli Allevatori chiedono la sistemazione a pascolo dei terreni abbandonati e la concessione di maggiori permessi di pascolo in bosco. Nel frattempo i loro animali pascolano in foresta senza alcun controllo apparente. - Alcuni Ricercatori hanno scoperto l'esistenza di particolari endemismi di specie vegetali. Essi sostengono che gli endemismi sono legati ad ambienti di passaggio fra bosco e pascolo, che possono essere conservati solo grazie alla presenza delle capre. - A tutta la zona è assegnata per Legge la funzione preminente di difesa del suolo, a causa della presenza di sorgenti captate dall'acquedotto di una grande città. - Il lupo è specie rigorosamente protetta ma è insidiato dalla presenza di crescenti popolazioni di cani rinselvatichiti, che minacciano anche altre specie animali e in qualche caso il bestiame domestico. - Protette anche varie specie di rapaci. - Una rete capillare di strade di servizio appare necessaria all'Amministrazione Forestale Locale per il controllo degli incendi boschivi. Ostilità alla costruzione di strade da parte di alcune Associazioni Ambientaliste. - Le Popolazioni Locali insistono per il ripristino dei loro diritto di uso civico, particolarmente per quanto riguarda il legnatico. Alcuni osservano che la disponibilità di legna da ardere servirebbe a limitare - l'uso dei combustibili da riscaldamento e dunque a limitare l'immissione di carbonio fossile nell'atmosfera. Figura 1: Esempio della molteplicità di obiettivi che, nel redigere il piano di un'area protetta, possono essere posti alla gestione delle risorse forestali e della pluralità dei soggetti interessati ad essa. Non di rado ciò si traduce in conflitti di difficile soluzione. Qualità complessiva del piano La PFM non si caratterizza dunque per il solo requisito della validità tecnica delle soluzioni che vengono elaborate; la sua seconda e irrinunciabile dimensione deve consistere nella necessità di ricercare il più vasto consenso possibile attorno alle decisioni.A questa componente del problema decisionale la PFM dovrà probabilmente dedicare la stessa attenzione che si è posta fino ad oggi nell'affrontare gli aspetti peculiarmente tecnico-scientifici del piano. Il caso delle aree protette, esemplificato in precedenza, è certamente il collaudo più severo per una pianificazione forestale a più vasti orizzonti ma non è esclusivo.È molto probabile che i problemi che si incontrano oggi nella gestione delle aree protette siano solo un'anteprima dei problemi che tutti i boschi si troveranno presto a fronteggiare espressamente, qualora questo non avvenga già ora. La ricerca in PFM deve pertanto prospettare approcci e soluzioni generalizzabili ed esportabili, almeno sul piano metodologico e se i costi lo permetteranno, anche alla pianificazione ordinaria da attuare al di fuori dei parchi. Un uso effettivamente multiplo e conservativo del bosco e delle risorse naturali, delle quali esso è una delle espressioni più compiute, richiede programmi di gestione di elevato livello qualitativo. Sulla base delle considerazioni fatte fino a questo punto, la qualità complessiva del piano può risiedere in due elementi fondamentali: - nel fatto che le scelte gestionali effettuate consentano un reale miglioramento del bosco (problema della validità tecnica dell'elaborato) - e nel fatto che la riduzione dei conflitti eventualmente esistenti o potenzialmente latenti renda possibile l'applicazione integrale e puntuale delle decisioni prese (problema della ricerca del consenso). La fig.1 sintetizza le caratteristiche che, in un'ottica multiobiettivo e di partecipazione decisionale, un piano dovrebbe possedere per connotarsi nel senso qualitativo ora detto. Lo schema, approntato a titolo esclusivamente descrittivo e di inquadramento concettuale del problema, consente alcune considerazioni generali. In primo luogo, non potremo mai essere certi che le nostre scelte di gestione siano realmente le migliori se non disporremo di strumenti idonei a valutare gli effetti futuri che saranno presumibilmente determinati da esse. La valutazione dovrà necessariamente comprendere il più ampio ventaglio di benefici materiali e immateriali che il bosco è in grado di assicurare. Oltre a questo requisito, un'efficiente ipotesi di PFM dovrà possedere anche altre caratteristiche, particolarmente quelle della trasparenza e ripercorribilità della logica di piano seguita e della comprensibilità del linguaggio utilizzato. Trasparenza, ripercorribilità e comprensibilità sono fattori indispensabili per giustificare le ragioni dei risultati che si possono ottenere, se si vuole assicurare agli esiti decisionali del piano il massimo consenso partecipativo e quindi la maggiore stabilità di indirizzi nel tempo. Ciò può avere semplicemente un valore documentario-informativo ma può aiutare anche coloro che siano eventualmente chiamati a partecipare alle scelte di gestione: - a constatare quali siano i limiti tecnici insuperabili nel conseguimento degli interessi che stanno particolarmente a cuore a ciascuno; - a comprendere quanto costerebbe a qualcuno rinunciare a qualcosa in favore di altri; - a consentire la possibilità di negoziare scambi del tipo "cosa mi permetteresti di fare se io ti concedessi di...". Tutto questo può servire a cercare una possibile base di accordo, per lo meno nell'assunto che fra le parti esistano effettivamente buona volontà e spirito di collaborazione.Il meccanismo che consente ripensamenti e riaggiustamenti delle ipotesi di soluzione pianificatoria, consiste nella possibilità di eseguire simulazioni credibili del tipo "cosa succederebbe se..." si effettuassero scelte diverse. È anche importante considerare che non sempre sarà possibile garantire la piena oggettività delle valutazioni effettuate. Talvolta ci si dovrà inevitabilmente limitare a ipotesi verosimili o basate sull'esperienza e allora ci si dovrà porre il problema di documentare gli elementi di soggettività presenti. Bisognerà infine risolvere la contraddizione fra la crescente complessità dei metodi e la loro concretezza, semplicità applicativa e trasferibilità sul piano operativo.Evidentemente anche queste dovranno essere altrettante caratteristiche irrinunciabili di un modo di operare rinnovato nella progettazione dell'ambiente forestale. Possibile schema di un processo di piano Un'ipotesi di processo di piano forestale multifunzionale può essere schematizzata secondo la successione di fasi illustrata nella fig.2. Obiettivi e requisiti del piano La prima fase del processo, della quale erroneamente o involontariamente si può trascurare l'importanza mentre in realtà essa costituisce uno dei momenti che qualificano il piano e ne determinano i risultati, consiste nel definire gli obiettivi da raggiungere e i requisiti da soddisfare.Ciò significa soprattutto: - identificare i rappresentanti delle amministrazioni pubbliche o delle altre organizzazioni che, in base alle rispettive competenze di legge, è necessario sentire; Figura 2: Schema riassuntivo delle caratteristiche che devono connotare la pianificazione forestale multifunzionale - decidere se associare ad essi anche altri soggetti che si ritenga opportuno coinvolgere, eventualmente solo a titolo consultivo, nel processo di formazione delle decisioni; - stabilire quali sono gli obiettivi fondamentali che si deve cercare di raggiungere per quanto riguarda il conseguimento dei vari benefici, materiali o immateriali, che si chiede al bosco di fornire; - determinare quali siano i fondamentali requisiti tecnici che il programma di gestione deve soddisfare, per quanto riguarda la coerenza con altri eventuali atti di piano e il rispetto di eventuali normative vigenti. Per quanto riguarda gli obiettivi, si consideri in particolare che non è compito del solo tecnico pianificatore (e talvolta non è affatto nei suoi poteri) fissare le priorità da conseguire col piano.In larga misura ciò spetta al committente del piano o al gruppo dei partecipanti che sono stati associati alla responsabilità delle decisioni, ciascuno in base alle competenze che gli sono riconosciute. In questo secondo caso, le idee sull'importanza da assegnare agli obiettivi saranno inevitabilmente discordi ma è opportuno che le cose siano chiare fin dall'inizio.Trascurare questa consultazione preliminare significa spesso soltanto posticipare l'insorgere di problemi che più tardi si manifestano più difficilmente possono trovare soddisfacente composizione. In molti casi, nelle fasi iniziali del piano gli obiettivi sono espressi in maniera generica o addirittura confusa o contraddittoria.Compito del tecnico è di chiarirli e di focalizzare, per quanto possibile, le potenziali incompatibilità. Analisi del territorio e dell'ambiente L'analisi del territorio si svolge recuperando anzitutto la maggior parte possibile delle informazioni già disponibili, anche se eterogenee e frammentarie.Oltre a questo è necessario: - raccogliere i dati che ancora mancano per completare l'analisi esauriente di tutte le potenzialità, espresse o inespresse, del territorio e delle sue risorse; - progettare metodi di rilevamento che combinino in un disegno coerente i dati che possono essere raccolti con osservazioni puntiformi e quelli che vanno riferiti ad aree variamente definite; - suddividere il territorio in unità elementari di analisi delle sue risorse attuali e potenziali. Il territorio e le sue risorse possono essere analizzati in vari modi, che in questa sede non è possibile esaminare.Interessa invece il risultato di questa fase iniziale di elaborazione del piano, che è comunque sempre quello di evidenziare l'esistenza di tipi omogenei di copertura del suolo.L'omogeneità riguarda solitamente i principali caratteri ecologico-ambientali e/o le possibili destinazioni d'uso delle varie zone. Nei piani di gestione più dettagliati, qual è il caso dell'assestamento forestale, i limiti fisici di tali unità vengono tracciati materialmente sulla carta topografica e spesso anche sul terreno.Nel caso di un'indagine esplorativa per punti, ad esempio in un inventario estensivo per campionamento, le unità sono invece aggregazioni di evidenziamento dei punti di rilevamento considerabili simili fra loro; i tipi non sono allora georeferenziabili per quanto riguarda i loro confini fisici.Nella pratica operativa spesso le due modalità di assunzione dei dati, per aree o per punti, coesistono variamente in un unico disegno di rilevamento. Per semplicità di esposizione, da qui in avanti ci riferiremo genericamente alle unità tipologiche minime, che possono essere definite in entrambi i casi, impiegando i termini di "unità elementari di analisi" o di "unità di analisi del territorio". Riconoscimento dei valori del bosco Il problema consiste anzitutto nello stabilire, in maniera esplicita e il più possibile oggettiva, quali parametri relativi all'ambiente, al territorio e alle sue risorse, possano essere assunti come rivelatori dei valori (benefici e servigi in atto o potenziali) del bosco.Oltre a questo, per elaborare sistemi valutativi compiuti è anche necessario definire il tipo di relazioni che intercorrono fra tali parametri. Si possono assumere come criteri indicatori vari elementi o attributi dell'ambiente o del territorio in grado di rappresentare, singolarmente o in combinazione fra loro, fenomeni non direttamente misurabili in unità fisiche.Gli indicatori sono in relazione con i fenomeni che essi descrivono e sui quali, al fine di evidenziare un certo problema, forniscono un elevato livello di informazione. Nella stessa misura in cui un indice di fertilità stazionale può essere impiegato come rivelatore della produzione legnosa del bosco, è possibile stabilire parametri idonei a stimare le diverse funzioni in atto o le attitudini potenziali del bosco: - il valore ecologico-naturalistico della vegetazione (ad esempio: stadio di progressione della vegetazione, biodiversità, rarità delle specie o delle consociazioni, ecc.), - le condizioni di vita di determinate specie animali (ad esempio: disponibilità di risorse alimentari, ampiezza dell'habitat, rifugi, ecc.), - l'attitudine turistico-ricreativa del bosco (ad esempio: accessibilità, monumentalità, emergenze sceniche, ecc.) e così via. La letteratura tecnica propone una molteplicità di metodi applicabili per accertare, in relazione ai vari aspetti da considerare, il significato dei parametri che caratterizzano ambiente e territorio.Quello che generalmente manca è un inquadramento, di indicatori e metodi, nei termini in cui il problema dell'interpretazione estimativa si presenta nel contesto pianificatorio. L'impegno è chiaramente interdisciplinare e il numero degli specialisti da coinvolgere in questa fase del piano può essere particolarmente elevato.Le loro competenze vanno impiegate per accertare i contorni e le sfumature della situazione corrente e per dare la misura delle previsioni per il futuro. Ciascuno degli specialisti riesce a formulare la sua valutazione sulla base dei modelli interpretativi propri della sua disciplina.Quando questi non siano sufficienti oppure a loro integrazione, egli fa ricorso anche a sistemi di giudizio non formalizzati e basati sulle sue precedenti esperienze in casi affini. A questo riguardo un altro limite operativo è costituito solitamente dal fatto che gli specialisti di calibro non sono verosimilmente disponibili in tutte le circostanze.In altri casi, particolarmente nella pianificazione ordinaria, i finanziamenti a disposizione possono non consentire di comporre sempre un mosaico di competenze esaustivo. Inoltre si può notare che: - alcuni strumenti valutativi, anche particolarmente sofisticati ed efficaci, messi a punto per problemi circoscritti, non sono facilmente generalizzabili a circostanze diverse da quelle originarie e quindi, proprio a causa della loro specializzazione, non sono prontamente esportabili in sede di piano; - altre volte vengono impiegati indicatori generici, adatti solo a simulazioni macroscopiche e comunque insufficienti al dettaglio sempre maggiore richiesto nella PFM; - non di rado, anche all'interno di un unico ambito disciplinare, le modalità di analisi e interpretazione dei caratteri ambientali non sono uniformi e non è facile tradurle in sistemi valutativi compiuti e coerenti in tutte le loro componenti; - esistono tuttora numerose lacune conoscitive sui fenomeni, sul modo di evidenziarli e sul significato da attribuire loro; - un limite operativo difficilmente superabile è costituito, in ogni caso, dall'impossibilità di effettuare rilievi eccessivamente onerosi. Identificazione delle alternative tecnicamente ammissibili Generalmente per ciascuna unità elementare (o tipo di bosco) è possibile ipotizzare due o più indirizzi di gestione alternativi, a meno che non ci siano motivi particolari che suggeriscano di stabilire a priori l'esistenza di un'unica possibilità. Ad esempio, nel caso di un ceduo talvolta il pianificatore si trova a prendere in esame la possibilità di scelte del tipo: continuare la ceduazione con le stesse tecniche applicate in passato? trasformare in un ceduo composto? avviare all'alto fusto mediante un'opportuna selezione dei polloni e delle matricine? impiantare conifere per costituire un futuro bosco misto di conifere e latifoglie? abbandonare il bosco all'evoluzione naturale incontrollata? Nel caso di una fustaia di latifoglie può trattarsi di stabilire la convenienza a operare scelte quali: costituire un bosco coetaneo o disetaneo? costituire un bosco uniforme su estese superfici o piuttosto favorire la variabilità strutturale su brevi spazi? adottare cicli colturali brevi o lunghi? e in questo caso di quale durata? Nel caso di un bosco artificiale e monospecifico di conifere, ormai prossimo al momento della prevedibile senescenza, può trattarsi di valutare se è opportuno: procedere in tempi rapidi all'eliminazione del bosco attuale e sostituirlo per via artificiale, impiegando latifoglie più adatte all'ambiente? sostituire le conifere con latifoglie, intervenendo solo nei vuoti che mano a mano si creeranno spontaneamente per il crollo del soprassuolo esistente? edificare un'altra volta un bosco artificiale di conifere simile all'attuale? creare un bosco simile all'attuale ma leggermente modificato nella sua composizione specifica? I casi potrebbero essere innumerevoli e qui se ne sono riportati alcuni, schematizzandoli e astraendoli da un contesto selvicolturale esplicito, solo a scopo esemplificativo.In realtà, le alternative effettivamente da saggiare derivano dalla combinazione ragionata di una serie di fattori che possono riguardare la composizione specifica, la durata dei cicli colturali, le modalità del trattamento da applicare nelle varie fasi di sviluppo, la costruzione di strade forestali, la scelta fra la rinnovazione naturale e quella artificiale e così via. In via di principio, il numero delle alternative colturali che è possibile prendere in esame per ogni unità elementare è tanto più elevato quanto più i boschi sono lontani da assetti colturali che possano essere ritenuti stabili e naturali. Evidentemente il tecnico prende in considerazione solo le alternative che ha motivate ragioni di ritenere biologicamente ammissibili nelle circostanze specifiche.Inoltre non prende in esame gli indirizzi di gestione che siano esplicitamente esclusi da eventuali normative locali, regionali o nazionali. Figura 3: Schema di valutazione degli effetti per ciascuna unità di analisi del territorio Valutazione degli effetti determinati da ciasuna alternativa Ogni alternativa ammessa al confronto può essere giudicata sotto numerosi punti di vista, in relazione a ciascuno dei quali potrà trattarsi di un provvedimento da considerare più o meno favorevolmente.Il giudizio può essere formulato per quanto riguarda le prevedibili conseguenze nei confronti della protezione del suolo, della produzione di legname, della qualità naturalistica della vegetazione, delle condizioni di vita della fauna selvatica, delle potenzialità turisticoricreative del bosco e così via. Per ciascuna delle unità elementari evidenziate è dunque possibile creare una tabella che incroci le alternative con le presumibili conseguenze che ognuna di esse determinerebbe (fig.3).Una tabella di questo genere può costituire la grammatica fondamentale da impiegare per la scelta della soluzione di piano che consente il miglior raggiungimento combinato dei molteplici obiettivi di piano. Essa consente infatti di analizzare, in maniera esplicita e documentabile sotto l'aspetto tecnico, i molteplici e contrastanti effetti che presumibilmente sarebbero determinati dall'adozione di alternative di gestione diverse. Nella tabella compaiono, sulle colonne, le alternative ritenute ammissibili nel caso in esame.Sulle righe vengono fissati invece gli obiettivi che si cerca di conseguire col piano in corso di redazione, identificandone il livello di conseguimento per mezzo di opportuni parametri tecnici assunti come "indicatori". Il problema degli indicatori verrà ripreso più avanti nei capitoli 2, 3, 4 e 5 di questo studio, dai quali si possono trarre esempi concreti di criteri indicatori applicabili per la valutazione naturalistica della vegetazione, per l'efficacia del bosco nella protezione del suolo, per le condizioni di vita degli ungulati selvatici e per la difesa del bosco nei confronti degli incendi. Non è detto che la matrice della fig.3 debba essere concretamente concepita e visualizzata tutte le volte nel modo schematico ora descritto; anzi la maggior parte dei metodi computativi applicabili nell'elaborazione di un piano multiobiettivo non ne richiede l'effettiva materializzazione.Possiamo comunque considerare la tabella come un artificio esplicativo utile alla comprensione della logica di ragionamento che guida una possibile ipotesi di PFM. Gli indicatori che compaiono nelle matrici possono fornire le informazioni richieste in vari modi diversi: - misura assoluta degli effetti che si determinerebbero in corrispondenza di ciascuna alternativa di gestione (ad esempio i metri cubi di legname periodicamente utilizzabili); - valori di cambiamento previsto relativamente alla situazione attuale (ad esempio l'indicazione di quanto le condizioni di vita della fauna selvatica migliorerebbero o peggiorerebbero rispetto a oggi); - valori relativi rapportati all'effetto peggiore o migliore ipotizzabili in assoluto (ad esempio la protezione del suolo valutata in rapporto a quanto si otterrebbe con il ricorso all'alternativa di massima o di minima sicurezza idrogeologica). Oltre che quantitativamente, gli effetti possono essere stimati qualitativamente, cioè esprimendo giudizi od ordinamenti di preferenza (alternativa molto buona, mediocre, insoddisfacente, ecc.). Si può utilizzare una soluzione o l'altra a seconda delle capacità di analisi conoscitiva disponibili al momento (maggiore o minore completezza o sicurezza delle informazioni o delle conoscenze) e a seconda delle variabili naturali del dominio disciplinare in esame. Esperti dei vari settori (vegetazione, fauna, suolo, ecc.) possono essere chiamati a esprimere i giudizi che loro competono per inserirli nella matrice.Qualora gli specialisti non siano disponibili, le valutazioni possono essere tentate ugualmente in altro modo, ad esempio ricorrendo a sistemi esperti del tipo descritto più avanti. Utilizzando il sistema di valutazione degli effetti ora descritto, sarebbe già possibile identificare quale alternativa consentirebbe la migliore combinazione globale dei risultati, considerando l'insieme di tutti gli obiettivi, in ogni unità di analisi: basterebbe trasformare convenientemente in valori numerici gli indicatori tecnici contenuti nella tabella e calcolare la sommatoria colonna per colonna.L'alternativa dal punteggio più elevato sarebbe quella da scegliere. A dire il vero, facendolo meccanicamente e senza adottare alcuni opportuni accorgimenti descritti più avanti, le cose non funzionerebbero ancora molto bene; tuttavia per ora immaginiamo che possa avvenire così. La soluzione di piano da applicare su tutta la foresta coinciderebbe allora con la combinazione delle alternative emerse, una in ciascuna unità elementare, come le più convenienti.La soluzione suonerebbe più o meno così: «La gestione della foresta dovrà attuarsi applicando l'alternativa A nell'unità di analisi 1, l'alternativa D nell'unità 2, l'alternativa B nell'unità 3, ...» Sarebbe facile anche evidenziare i risultati complessivi ne conseguirebbero in rapporto agli obiettivi stabiliti inizialmente: «Il ricorso a questa soluzione consentirà i seguenti risultati su tutta la foresta: 1) produrre annualmente ...metri cubi di legname; 2) potenzialità turistico-ricreative migliorate del ...% rispetto a oggi; 3) condizioni di vita per gli ungulati selvatici praticamente invariate; 4) circa ...tonnellate di sedimenti asportate annualmente per erosione idrica superficiale; 5) qualità naturalistica della vegetazione ottima sul ...% della foresta, qualità naturalistica buona sul ...%, qualità naturalistica mediocre sul ...%, ecc.» In realtà le cose non possono risolversi in maniera così schematica e il problema della ricerca della soluzione di piano più conveniente non può esaurirsi in questi termini elementari.Come si è accennato, ci sono altri problemi da esaminare ed essi riguardano principalmente: - l'influenza delle relazioni spaziali sulle alternative che riguardano differenti unità elementari, - il modo impiegato per stabilire le priorità da porre fra gli obiettivi, - l'esistenza di più momenti successivi nei quali è possibile valutare l'opportunità di ricorrere a scelte di piano alternative. Relazioni spaziali fra le alternative In primo luogo bisogna tenere presente che le valutazioni riguardanti un'unità elementare, da inserire nella tabella degli effetti, sono spesso dipendenti dalle scelte che potrebbero essere contemporaneamente effettuate altrove. Ad esempio si potrebbe dare un giudizio positivo, per quanto riguarda la protezione del suolo consentita da un determinato intervento selvicolturale in un'unità elementare, solo se contemporaneamente, nell'unità immediatamente a monte, il bosco venisse mantenuto denso e ben saldo.Qualora invece il bosco a monte venisse tagliato, si rischierebbe di innescare fenomeni di erosione che, dall'unità a monte, potrebbero ripercuotersi e amplificarsi in quella a valle; l'intervento selvicolturale ipotizzato a valle andrebbe dunque giudicato positivamente in caso di non intervento nel bosco sovrastante, negativamente se invece tale taglio venisse effettuato. Pertanto non è possibile gestire autonomamente le valutazioni matrice per matrice, come se ciascuna unità elementare del bosco fosse isolata e indifferente a quanto può avvenire nelle altre unità, particolarmente in quelle più vicine.In qualche modo è necessario che le valutazioni degli effetti tengano conto del gioco combinato di causa-effetto determinato dalla distribuzione spaziale delle alternative. Un altro fatto da considerare è che, per quanto poche siano le alternative ammissibili per ogni unità elementare, il numero delle combinazioni possibili a livello di complesso forestale risulta sempre molto elevato: la semplice possibilità di operare tre diverse scelte (A, B, C) in tre diverse particelle (1, 2, 3) determina la possibilità di nove diverse combinazioni (A1, B1, C1; A2, B1, C1; A2, B2, CI; ...A3, B3, C3).A ciascuna di esse corrispondono evidentemente livelli differenziati nel conseguimento degli obiettivi. In genere anzi le combinazioni sono talmente numerose da non poter essere gestite manualmente, per lo meno se si desidera farlo in tempi accettabili.Il problema è particolarmente oneroso quando si desiderino valutare gli effetti di ipotesi di zonizzazione diverse oppure quando, in boschi lontani da assetti colturali stabili o ritenuti naturalisticamente validi, il numero delle opzioni selvicolturali di base è relativamente alto. Si tenga conto che anche la stessa zonizzazione della foresta in categorie di diversa destinazione d'uso, contraddistinte da un contenuto tecnico corrispondentemente differenziato per quanto riguarda gli indirizzi di gestione, può non essere più un dato di impostazione del problema pianificatorio bensì un suo esito decisionale.Anzi la possibilità di modulare variamente l'aggregazione delle unità di analisi del territorio, in unità di gestione diversificate, costituisce un potente elemento di scambio fra le parti e quindi di ricerca del consenso negoziale. Pertanto diviene inevitabile il ricorso ai metodi matematici di elaborazione ed esplorazione delle molteplici soluzioni di piano alternativamente ammissibili. Priorità fra gli obiettivi Un altro problema riguarda le priorità da porre fra gli obiettivi, spesso contrastanti, da conseguire col piano. La tabella di valutazione degli effetti potrebbe essere utilizzata anche per inserire, in ciascuna delle righe che la compongono, coefficienti numerici corrispondenti all'importanza che si intende assegnare ai rispettivi obiettivi.In questo modo i valori contenuti nella matrice, moltiplicati per il coefficiente di ponderazione che esprime la rilevanza di ciascun criterio considerato, potrebbero essere corretti proporzionalmente alle priorità da assicurare. A questo riguardo alcune complicazioni nascono però dalla difficoltà di stabilire espressamente l'entità di tali coefficienti di ponderazione e dalla frequente necessità di modificare le priorità poste. Si consideri in particolare che: - La determinazione delle priorità da assegnare ai criteri di giudizio è uno dei momenti più delicati del processo decisionale, in quanto condiziona lo svolgimento dell'intera elaborazione e quindi i suoi risultati finali.Vale la pena di osservare che questo rischio è presente anche negli approcci tradizionali (non formalizzati) della pianificazione; solo che in quella circostanza l'apprezzamento può non comparire esplicitamente nello schema di ricerca delle soluzioni che viene applicato. - Le priorità possono cambiare a seconda dei tipi di bosco che costituiscono la foresta e a seconda del tipo di zonizzazione effettuato. Bisogna anzi considerare la possibilità che si instauri un gioco negoziale sulle priorità da porre per i singoli tipi di bosco e per le diverse unità di gestione nelle quali lo si suddivide: si può talvolta rinunciare a certi obiettivi in una determinata zona se ci si rende conto che è possibile recuperarli altrove. - Come si è già accennato, le opinioni relative all'importanza da attribuire agli obiettivi non sono stabili e certe. Particolarmente nelle fasi iniziali del piano, alcuni obiettivi possono essere percepiti vagamente o addirittura possono rimanere inespressi.Inevitabilmente le idee si chiariscono strada facendo, poiché le opinioni si evolvono efficacemente solo in connessione con il problema esaminato. - In campo forestale è sempre piuttosto difficile fissare valori numerici comparati di priorità fra i criteri, come invece è necessario fare (inserendo opportuni coefficienti di ponderazione nelle matrici degli effetti) in alcuni metodi di programmazione matematica, i quali richiedono di stabilire espressamente che un obiettivo è un certo numero di volte più importante di un altro.Non è solo questione di riserve mentali o culturali, risiedenti nella difficoltà da parte di chiunque di accettare l'affermazione implicita della possibile minore rilevanza dei propri interessi nei confronti di quelli di altri. È anche che, in presenza di molti obiettivi, con molte unità di analisi territoriale e con criteri di giudizio eterogenei, certe relazioni numeriche di priorità non possono essere controllate mentalmente in maniera soddisfacente.Così facendo si rischierebbe dunque di alimentare involontariamente conflitti che, operando altrimenti, si potrebbero invece attenuare. Orizzonti di pianificazione In realtà il problema della pianificazione si affronta in più fasi di elaborazione successive, che vanno tenute distinte. Ciascuna di esse corrisponde a orizzonti temporali diversi, rispetto ai quali è necessario collocare scelte da tenere separate e da affrontare con alternative tecniche volta per volta diverse. Ne conseguono ulteriori rilevanti complicazioni elaborative. Una prima serie di alternative va riferita all'assetto colturale ideale, definitivo e stabile, che ogni tratto di foresta potrà raggiungere in tempi anche molto lunghi; tale assetto corrisponde a quello che si ritiene potrà consentire il massimo raggiungimento possibile di tutti gli obiettivi di piano e sarà caratterizzato dalla costanza nell'erogazione di tutti i benefici e servigi del bosco. Possiamo considerare queste alternative di indirizzo come le scelte tecniche che descrivono lo scenario dei modelli colturali di riferimento ai quali tendere, anche se presumibilmente tali modelli non potranno essere attuati mai del tutto. Ad esempio: conviene che questo ceduo divenga, in un futuro anche lontano, un bosco di alto fusto? o un ceduo composto? oppure che rimanga un ceduo matricinato simile all'attuale? Una volta definito l'indirizzo finale da imprimere alla foresta, si tratta di stabilire la strategia di lungo periodo per il suo conseguimento. Vale a dire, si deve scegliere fra varie alternative di avvicinamento all'assetto ideale. Ad esempio: si effettua immediatamente la conversione di tutta la superficie oggi a ceduo, in maniera da accelerare il più possibile i tempi di costituzione della futura fustaia? si effettua la conversione scalarmente e, per un periodo transitorio più o meno lungo, si prosegue la ceduazione su una parte di bosco progressivamente più piccola? si riduce costantemente, decennio per decennio, la superficie del ceduo oppure ci si regola diversamente? Un terzo orizzonte temporale riguarda infine il modo migliore per organizzare anno per anno, durante il periodo di applicazione del piano che si sta redigendo (solitamente attorno al decennio), gli interventi che servono a indirizzare la foresta nel suo lungo cammino verso l'assetto colturale ideale.Possiamo definire le alternative che si riferiscono a quest'ultimo scenario come le alternative di attuazione del piano. Ad esempio: su quali particelle si interviene nel primo, nel secondo, nel terzo ...anno del decennio? con quali modalità selvicolturali? Le scelte da effettuare relativamente ai tre diversi scenari ora delineati devono essere evidentemente coerenti fra loro.Inoltre le alternative di organizzazione temporale (di avvicinamento e di attuazione) vanno selezionate tenendo presenti alcuni requisiti fondamentali, i primi fra i quali sono: - la necessità di garantire comunque la continuità nel tempo di livelli minimi di soddisfacimento di determinati servizi o benefici (ad esempio di produzione di un bene o di sviluppo sostenibile); - il rispetto di vincoli di non contiguità spaziale di determinati interventi (ad esempio per quanto riguarda la necessità di evitare il taglio, in tempi troppo stretti, di particelle vicine fra loro). Strategie di piano non attentamente calibrate possono provocare abbassamenti inaccettabili, anche per periodi prolungati, nei livelli di erogazione di determinati benefici. Se ad esempio si verificasse che la scelta di indirizzo ideale più opportuna fosse quella della conversione del ceduo in un bosco di alto fusto, potrebbe anche accadere che la presenza di un'aliquota di bosco in rinnovazione costituisse, per qualche tempo, un'indispensabile fonte di alimento per una fauna selvatica che si ritiene di dover tutelare.La conversione contemporanea di tutta la superficie potrebbe peggiorare pertanto le condizioni di vita della fauna in una misura che potrebbe anche essere giudicata non accettabile.Ne conseguirebbe la necessità di rallentare o scalare opportunamente nel tempo l'opera di conversione. Quando si opera in presenza di molti obiettivi, problemi di questo genere non possono essere risolti facilmente. Come descritto più avanti nel capitolo 6, la soluzione può essere cercata nell'applicazione di vari metodi di analisi decisionale su base multiobiettivo e multiattributo. Ricerca del consenso attorno alla soluzione finale di piano In precedenza si è affermata più volte l'opportunità che la scelta della soluzione di piano da adottare discenda da un giudizio collettivo, espresso dai vari partecipanti al processo decisionale, attorno alle soluzioni che emergono come tecnicamente possibili; fra esse va identificata quella attorno alla quale si forma il massimo consenso di gruppo. Affinché ciò sia possibile è necessario: - mettere in grado il responsabile delle decisioni e gli altri componenti del gruppo di esprimere la loro opinione (più o meno vincolante) sui risultati che ciascuna possibile soluzione permetterebbe di raggiungere, in ordine al conseguimento degli obiettivi di particolare interesse di ciascuno e al soddisfacimento dei requisiti tecnici del piano; - valutare il consenso raggiunto attorno alla soluzione proposta; - permettere al responsabile delle decisioni di giudicare se il consenso raggiunto è sufficiente o no a proseguire con successo il processo di piano; - il responsabile delle decisioni, se giudica insufficiente o migliorabile il grado di accordo raggiunto, può stabilire di tornare indietro alla ricerca di nuove ipotesi di soluzione; - il responsabile delle decisioni può stabilire di proseguire il processo di piano se giudica l'accordo raggiunto sufficiente o non migliorabile, eventualmente escludendo i partecipanti in disaccordo. Sistemi di rappresentazione delle conoscenze In campo agrario e forestale sono di impiego corrente modelli previsionali di vario tipo, costruiti tutte le volte che un fenomento si è prestato ad un inquadramento mediante variabili quantitative e quando si è potuto descriverne matematicamente le leggi esplicative: ad esempio tavole di cubatura, tavole alsometriche, modelli di stima dell'erodibilità dei suoli agrari, sistemi di previsione territoriale del rischio di incendi boschivi, ecc. Tuttavia la rappresentazione dei fenomeni fisico-biologici o socio-economici mediante relazioni deterministiche o probabilistiche non è sempre possibile.In molte circostanze che caratterizzano la PFM ciò accade soprattutto in quanto: - i problemi da risolvere sono particolarmente complessi, le conoscenze esistenti sull'argomento sono eterogenee o contraddittorie e i fenomeni in gioco non possono essere inquadrati efficacemente in base a un numero relativamente limitato di variabili (si pensi ad esempio al valore naturalistico della vegetazione, alle condizioni di vita della fauna selvatica, ecc.); - ci si confronta, oltre che con dati quantitativi, anche o soprattutto con variabili qualitative, spesso legate fra loro da relazioni non facilmente esprimibili mediante algoritmi matematici; - i ragionamenti da svolgere sono largamente basati sulle esperienze acquisite in precedenza in condizioni analoghe, nelle quali si sono potute verificare probabili corrispondenze causa-effetto ma non è stato possibile definire i fenomeni secondo leggi esattamente definite in tutte le loro componenti; - le conoscenze sono lacunose e sono presenti rilevanti elementi di soggettività o incertezza, sia nel campo dei dati che in quello delle interpretazioni dei fatti; - anche in caso di dati incompleti, un esperto della materia riesce a formulare ugualmente valutazioni convincenti o comunque adeguate allo stato delle conoscenze sull'argomento, tuttavia per farlo egli segue regole empiriche o di tipo logico non chiaramente formalizzabili. Questi problemi sono particolarmente rilevanti nella PFM, in considerazione della sua natura interdisciplinare che richiede la collaborazione di un elevato numero di specialisti di varie discipline.Purtroppo essi non sono sempre materialmente disponibili; in altri casi, la limitatezza dei finanziamenti che generalmente affligge la pianificazione ordinaria impedisce di attivare tutte le collaborazioni che sarebbero necessarie. Inoltre bisogna considerare che il compito affidato in PFM agli specialisti di dominio può essere particolarmente pesante.Infatti essi dovrebbero delineare, ciascuno per l'argomento di propria competenza, numerosi scenari simulativi di "cosa succederebbe nel bosco in esame se..." si attuassero alternative di gestione differenziate (ad esempio: come si modificherebbe l'erosione del suolo? di quanto aumenterebbero il rischio e la distruttuvità degli incendi?). Se le ipotesi alternative da saggiare sono molto numerose (presenza di molte unità territoriali elementari, possibilità di molte combinazioni spaziali diverse per le scelte effettuabili in ciascuna di esse) anche il lavoro degli esperti può farsi arduo o addirittura impraticabile. Il problema potrebbe essere risolto o almeno fortemente attenuato, se si riuscisse a creare strumenti computerizzati che permettano, ai tecnici della pianificazione, di impiegare i dati usualmente disponibili o rilevabili sul territorio per ottenere valutazioni, diagnosi e proiezioni future aventi accuratezza comparabile a quella che, in condizioni analoghe, sarebbe ottenuta dagli specialisti delle rispettive discipline. Per arrivare a questo risultato è possibile ricorrere ad alcune applicazioni dell'intelligenza artificiale e in particolare ai "sistemi esperti" (Expert System), noti anche come "sistemi basati sulla conoscenza" (Knowledge-Based System). Un sistema esperto è un programma computerizzato in grado di emulare gli elementi di conoscenza posseduti da uno specialista umano e i ragionamenti che questi può formulare nel proprio settore disciplinare; in questo modo il computer può approssimare l'abilità dell'esperto nel risolvere i problemi di sua competenza ed è in grado di facilitare il lavoro del pianificatore, quanto meno nei casi di non eccezionale difficoltà, limitando molto la necessità di intervento di un esperto umano. Lo scopo di tali strumenti di analisi e interpretazione dei fatti è proprio quello di migliorare la capacità dei non esperti nel risolvere problemi difficili, che altrimenti richiederebbero sempre l'intervento di specialisti. Esistono numerosi esempi di sistemi esperti, talvolta impiegati in campi anche particolarmente delicati, come quello delle diagnosi mediche.Negli ultimi anni queste applicazioni dell'intelligenza artificiale si sono diffuse progressivamente anche in campo forestale. I sistemi esperti presentano numerose caratteristiche che li rendono particolarmente adatti alla soluzione di alcuni importanti problemi di PFM.Le più interessanti sono, in rapida sintesi, quelle che seguono: - I sistemi esperti possono essere considerati "banche delle conoscenze" che esistono attorno a determinati argomenti (domini disciplinari).Infatti essi consentono di raccogliere, in sistemi di analisi coerenti e compiuti, tutte le conoscenze tecnico-scientifiche attorno ai modi che possono essere seguiti per risolvere il problema al quale ciascuno di essi viene dedicato. - È possibile formalizzare sia le conoscenze codificabili mediante algoritmi statistico-matematici, sia quelle che possono essere tradotte solo in sistemi di regole logiche, eventualmente derivanti dall'osservazione empirica o ripetuta dei fatti.Le diverse componenti del sistema esperto possono essere collegate assieme in un unico strumento valutativo, anche molto complesso. - I sistemi esperti consentono di superare entro certi limiti, o quanto meno di controllare, le difficoltà che possono derivare dall'incompletezza dei dati o delle conoscenze sui fenomeni.Anche in condizioni di incertezza o in mancanza di alcuni dati, essi possono formulare ipotesi verosimili sulla soluzione del problema in esame, operando analogamente a quanto uno specialista sarebbe solitamente in grado di fare.In questo modo è talvolta possibile giungere ugualmente a proporre risultati anche in presenza di incertezze conoscitive o di lacune informative. - Le incertezze non vengono nascoste ma vengono rese esplicite al momento della formulazione dei risultati.Anzi i modelli basati sulle conoscenze si prestano facilmente a fornire spiegazioni sui motivi che hanno portato ai risultati.Pertanto essi permettono di verificare facilmente, quando non è possibile ricorrere ai consueti indici statistici di precisione e accuratezza delle stime, la validità logica delle valutazioni elaborate e i punti critici del ragionamento seguito, che il tecnico può valutare opportunamente. - Le condizioni di funzionamento dei sistemi basati sul ragionamento non sono necessariamente legate ai vincoli applicativi, talvolta eccessivamente severi o addirittura irrealistici, che possono caratterizzare i modelli deterministici e probabilistici.Per questo è più facile adattarli, senza perdita di efficienza, ai casi reali. - È possibile migliorare progressivamente le prestazioni dei modelli, modificandoli mano a mano che si acquisiscono nuove conoscenze sul modo di affrontare il problema in esame.I sistemi basati sulle conoscenze, che possono essere implementati in appositi ambienti non procedurali di sviluppo, possono essere oggetto di continui aggiornamenti e perfezionamenti senza che sia necessario modificarne radicalmente il software ogni volta. - I caratteri di ingresso (e parimenti le variabili di uscita) possono essere di tipo qualitativo o comunque non numerico-cardinale.Se necessario, i modelli possono essere costruiti in modo da funzionare in base a dati facili da assumere, nella maggior parte dei casi già disponibili nei documenti di piano correnti.Evidentemente l'attendibilità delle stime va commisurata alla precisione dei dati impiegati per elaborarle. - I modelli basati sulla conoscenza possono essere implementati su software interattivo, estremamente facile e intuitivo da usare. Nella costruzione di sistemi esperti espressamente finalizzati alla PFM, il primo passo da compiere consiste nel raccogliere tutte le conoscenze oggi disponibili attorno ai vari criteri che possono essere impiegati nell'apprezzare i valori del bosco e nell'organizzarle opportunamente. Il lavoro di ricerca effettuato ai fini dell'organizzazione e della formalizzazione delle conoscenze da vari esperti di dominio sui temi del valore naturalistico della vegetazione, della protezione del suolo, delle condizioni di vita degli ungulati selvatici e della prevenzione degli incendi boschivi, è descritto nei capitoli da 2 a 5 del presente studio. Sistemi di analisi delle decisioni Ogni decisione richiede, in primo luogo, di analizzare tutte le soluzioni possibili, affinchè nulla sia lasciato di intentato nella ricerca della soluzione più valida e convincente.Solo dopo averlo fatto si può stabilire, in relazione agli scopi da raggiungere, quale sia il modo di operare più conveniente. Anche le scelte quotidiane più istintive e immediate si basano su una valutazione preventiva dei fatti e dei risultati, magari appoggiata a esperienze passate. Quando il problema tecnico da risolvere è particolarmente difficile, soprattutto se la scelta va operata in un contesto di collegialità, è necessario rappresentare in maniera formale tutte le fasi del processo decisionale: cioè è necessario rendere esplicito e documentato il processo decisionale. Pertanto all'occorrenza esso sarà anche ripercorribile, allo scopo di verificarne la solidità o per saggiare la praticabilità di soluzioni escluse per qualunque motivo. In situazioni di questo tipo, varie tecniche di analisi delle decisioni possono avere un ruolo fondamentale di supporto metodologico nell'effettuazione di scelte razionali nella PFM. In campo forestale il lavoro che porta a formulare le decisioni di piano si risolve oggi, per lo più, in un apprezzamento di sintesi delle varie combinazioni fra le alternative tecniche ammissibili. Nella gran parte delle situazioni operative questo processo di sintesi ragionata è indiscutibilmente valido e ineccepibile.Tuttavia esso ha il limite di non essere facilmente documentabile (giustificabile) in tutti i suoi passaggi elementari. Un limite di questo genere può essere di ostacolo quando è necessario confrontarsi con professionalità non forestali o quando è necessario muoversi in contesti non tecnici, ciò che avviene sempre più frequentemente.Facilmente possono derivarne incomprensioni e conflittualità che una più attenta formalizzazione dei ragionamenti seguiti potrebbe contribuire a risolvere positivamente. Inoltre le innumerevoli combinazioni di alternative possibili non sono materialmente elaborabili e mentalmente analizzabili una per una.Il pianificatore si lascia guidare dalla sua sensibilità ed esperienza per orientarsi nella direzione che ritiene più promettente, per cui egli è in grado di esplorare efficacemente solo un sottoinsieme relativamente ridotto di tutte le soluzioni tecnicamente possibili. Per quanto riguarda l'analisi decisionale, in PFM vi sono soprattutto due problemi sui quali è necessario impegnarsi: - da un lato si tratta di rendere possibile l'esplorazione di ogni spazio ove possa collocarsi una possibile soluzione, per non lasciare oscuro nessun elemento che consenta di elevare il livello tecnico delle scelte di piano; - allo stesso tempo è necessario verificare su quale di esse si registri il massimo accordo (o quanto meno il minimo disaccordo) fra i soggetti chiamati a esprimere il loro giudizio. Per quanto riguarda il problema dell'esplorazione dello spazio delle decisioni, dalle prime applicazioni della programmazione lineare a oggi le tecniche di analisi matematica si sono via via affinate.Negli ultimi anni si è registrata una progressiva evoluzione dagli approcci prettamente finanziari verso quelli multidimensionali, i quali permettono di prescindere dalla collocazione del problema valutativo nel contesto del gioco, talvolta fittizio e comunque convenzionale, fra domanda e offerta. In questo modo la programmazione matematica può adattarsi in maniera sempre più efficace alle situazioni reali che, particolarmente in campo ambientale, presentano caratteristiche apparentemente non affrontabili in termini di analisi computativa: - il numero elevato di variabili ambientali coinvolte, - la molteplicità delle scale spaziali e temporali da considerare, - l'incertezza che inevitabilmente contraddistingue i possibili scenari futuri, - la disomogeneità nella ripartizione dei vantaggi e degli svantaggi che possono derivare da scelte che coinvolgono molti soggetti diversi. L'esigenza della ricerca e della valutazione del consenso si è posta invece più recentemente.In un quadro di consultazione di gruppo, alcune modalità interattive dell'analisi a molti obiettivi o a molti criteri possono costituire un utilissimo strumento di aiuto anche nella soluzione di questo problema. Ai nostri fini di PFM, servono in particolar modo metodi di programmazione matematica: - che siano in grado di considerare i servigi e benefici del bosco senza dover necessariamente trasformare le variabili naturali dei valori in esame in unità di misura convenzionalmente unitarie (ad esempio assegnando valori monetari alle risorse ambientali, cosa che può essere anche di dubbia opportunità); - che consentano, nonostante questo, il confronto fra valori sfuggenti e fra metodi di parametrizzazione eterogenei: ad esempio fra il reddito potenzialmente conseguibile da percettori locali concretamente identificabili e l'importanza di un patrimonio genetico o di un godimento estetico che vanno a beneficio di collettività difficilmente individuabili con precisione (qualora non costituiscano valori intrinseci da tutelare in virtù della loro stessa esistenza); - che consentano di operare scelte alternative diverse in rapporto a un rilevante numero di fattori (ad esempio per quanto riguarda la zonizzazione e le destinazioni d'uso da assegnare al territorio, le forme di governo e trattamento, la durata dei cicli colturali, le infrastrutture di servizio, l'intensità della gestione selvicolturale, il comportamento del selvicoltore nei confronti delle dinamiche evolutive spontanee e così via); - che considerino in maniera esplicita una vasta pluralità di criteri che possono guidare nella definizione delle scelte di piano; - che coinvolgano efficacemente le varie parti interessate agli esiti decisionali del piano, allo scopo di cercare ogni possibile sostegno per lo meno nella ricerca di un compromesso sulle questioni di fondo (in particolare le alternative che riguardano l'indirizzo ideale da imprimere alla foresta ma anche, se possibile o necessario, quelle di ordinamento temporale e spaziale delle scelte di gestione); - che evitino ai partecipanti la necessità di confrontarsi su affermazioni esplicite riguardo alle priorità da assegnare ai vari obiettivi di piano e invece, più concretamente, consentano loro di giudicare i risultati che le possibili soluzioni consentirebbero; - che permettano di distinguere chiaramente il ruolo del pianificatore (al quale spetta di proporre le soluzioni tecnicamente ammissibili e di condurre le elaborazioni), quello dei partecipanti al consulto decisionale (che devono esprimere pareri e suggerimenti, magari anche vincolanti, sulle soluzioni elaborate) e infine quello del responsabile delle decisioni (al quale spetta la scelta finale fra le opzioni possibili e quindi anche le responsabilità nei confronti degli eventuali scontenti). Come conseguenza di tutto questo, il processo decisionale può assumere spessore e concretezza sul piano tecnico-scientifico e risultare molto meno vulnerabile sul piano ideologico e delle affermazioni di principio.In altre parole, può aumentare il livello qualitativo dei nostri metodi di pianificazione. Un utile strumento di supporto metodologico al processo di formazione delle decisioni in campo forestale può essere costituito dall'analisi multicriteriale (Multiple Criteria Decision Making).Essa, basandosi sugli effetti previsti per ciascuna delle alternative ammissibili come accennato nel par.2, consente di cercare la soluzione di piano che assicura il miglior raggiungimento complessivo degli obiettivi. L'analisi multicriteriale comprende una vasta famiglia di metodi di programmazione matematica che consentono di soddisfare, in maniera più o meno completa, i requisiti enumerati nel paragrafo precedente.Fra i molti metodi che consentono di realizzare opportuni ordinamenti delle soluzioni di piano in base alla loro efficacia (e quindi di individuare quale di esse possa essere considerata la più conveniente relativamente al complesso dei criteri di giudizio in gioco) in PFM sembrano interessanti soprattutto i metodi multicriteriali che consentono: - di misurare la validità tecnica di ogni possibile soluzione di piano in base alla distanza che separa i risultati che essa consentirebbe da quelli dell'ipotetica (e irraggiungibile) "soluzione ideale", in coincidenza della quale tutti gli obiettivi di piano verrebbero raggiunti nella loro massima pienezza; - di realizzare un'articolazione progressiva delle preferenze espresse dai partecipanti attorno alle soluzioni proposte; - di instaurare un vero e proprio processo di negoziazione fra le parti, finalizzato a minimizzare le opposizioni in gioco e a raggiungere il miglior compromesso possibile (circostanza nella quale ciascuno dei partecipanti è disposto a fare alcune concessioni). I metodi che presentano questi requisiti consentono di configurare, come descritto nei paragrafi precedenti, un processo di avvicinamento progressivo e per tentativi a una soluzione sulla quale il maggior numero dei partecipanti possa esprimersi in modo sufficientemente favorevole. I limiti della programmazione decisionale in PFM sono ancora numerosi e non facili da superare: - i calcoli possono essere estremamente laboriosi e complessi, tali da richiedere tempi di elaborazione anche molto lunghi; - bisogna talvolta operare semplificazioni che possono influire sulla qualità dei risultati; - il dettaglio delle risposte di elaborazione è fortemente limitato dalle lacune conoscitive riguardanti i valori del bosco e i loro prevedibili cambiamenti futuri. In alcuni casi queste difficoltà consigliano di applicare l'analisi multicriteriale solo nell'effettuazione delle scelte di indirizzo, evitando di impiegarla anche in quella delle scelte di avvicinamento e di attuazione. Nel capitolo 6 del presente studio è tracciata una panoramica dei metodi di analisi multicriteriale di impiego più promettente in PFM. Bibliografia fondamentale ADELI H.(1992) - Knowledge Engeneering - McGraw-Hill book company, New York. BERNETTI I.(1991) - Metodi multidecisionali nella pianificazione forestale: un caso di studio - Atti Semin.UNIF "Il bosco e i suoi valori: esperienze e prospettive per la pianificazione forestale", Brasimone 14-15 nov.1991. BOCCHI S., DELL'ORCO P.(1991) - Applicazione dei sistemi esperti in agricoltura - Genio rurale n° 11. BUONGIORNO J., GILLESS J.K (1987) - Forest management and economics: a primer in quantitative methods - MacMillan Publishing Comp., New York. CAMMARATA S.(1987) - Sistemi Esperti - Teorie, metodi, strumenti tecnici - ETAS libri. DUCKSTEIN L., KORHONEN P., TECLE A.(1988) - Multiobjective forest management: a visual, interactive and fuzzy approach - Proc.Symp."Systems analysis in forest resources", USDA gen.tech.rep.RM-161. 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