Luglio 2014 L’Eco dell’ANPI Periodico della Commissione Scuola della sezione ANPI Martiri Niguardesi Scuola Media Cassinis Istituto Galvani Istituto A. Ricci Scuola G. B. Pirelli Istituto B. Russell 2 L’Eco dell’ANPI Il perché di questo periodico Così come per l’edizione 2012-2013, ancora una volta l’Eco dell’ANPI vuole essere una testimonianza dei principi e dei valori della Resistenza e della Costituzione, ma anche di iniziative di collaborazione tra ANPI e Scuole finalizzate a sensibilizzare su questi valori i giovani, le famiglie, gli insegnanti. Il periodico nasce dalla necessità di ricordare e parlare ai giovani delle regole di una società civile, del rispetto della Legalità e dei suoi Principi, attraverso coinvolgimenti che portino a conoscere maggiormente la Costituzione per diventare cittadini consapevoli. Redazione Via Hermada 8/14 Impaginazione/grafica Franco Armiraglio Stampa Grafiche Baraggia Fotografie Franco Armiraglio Nicolò Previati, Rolando Candido Luglio 2014 Centro culturale della Cooperativa e ANPI Scuola I rapporti tra ANPI e Centro Culturale della Cooperativa, una delle ultime nate tra le associazioni che operano nel quartiere di Niguarda, datano dagli inizi del 2010 e fino a poco tempo fa potevano definirsi “di buon vicinato”, simpaticamente corretti, qualche scambio, ma ognuno a casa propria. Abbiamo visto in questi anni l’avvicendarsi di presidenti: Renato Vercesi, il primo da noi conosciuto, buon amico del Centro Culturale e poi Alberto Codevilla che ha sempre dimostrato stima nei nostri confronti. È venuto poi un periodo di interregno durante il quale l’arrivo di Alba Di Gioia e Giovanni Di Pietro, unitamente ad Antonio Masi, ha dato un’accelerata ai rapporti dell’ANPI con il mondo della scuola, dal quale peraltro Alba proveniva e dove aveva sempre portato i temi cari a questa istituzione. La necessità di avere una sala riunioni aveva spinto la Commissione Scuola a chiederci ospitalità per i propri incontri, ma solo quando siamo stati coinvolti nell’uscita del primo numero di “L’Eco dell’ANPI” abbiamo ritenuto di poter dire la nostra. Dopo le vacanze estive, per ragioni che non ci riguardano, la Commissione Scuola ha perso un po’ di pezzi: due dei suoi compo- Ringraziamenti nenti ne sono usciti lasciando il vulcanico Antonio Masi da solo. Un po’ di strada però era stata fatta ed era un peccato lasciar perdere, anche perché si profilava un lavoro interessante. È stato lì che il Centro Culturale “si è messo sotto” a lavorare: obiettivo i buoni risultati che sono effettivamente arrivati con l’incontro del 28 febbraio dedicato a “La scuola durante il fascismo”. Da quel momento per Antonio è stato un crescendo di contatti, culminato nel mese di maggio con interventi, grazie anche al supporto di ottimi relatori esterni, nei tre ordini di scuole: elementari, medie e licei. Una bellissima esperienza a cui è dedicato questo foglio. Comunque, per concludere, se qualcun altro desiderasse partecipare alla Commissione Scuola Anpi si faccia pure avanti perché noi, per nostra natura, non siamo gelosi. In questa epoca in cui la parola condivisione è di gran moda (ma solo la parola, non i fatti), noi siamo pronti a condividere con altri... Antonio Masi. Una battuta ovviamente, ma anche un invito a partecipare. Grazie a chi ha collaborato con noi e a chi ci è stato vicino. Centro Culturale della Cooperativa Maria Piera Bremmi La Commissione ANPI - Scuola ringrazia i soci ed amici che si sono resi disponibili nell’organizzare le visite degli alunni e la realizzazione di questo Notiziario. Un grazie particolare agli insegnanti tutti e a Carlo Antonio Barberini, Massimo Castoldi, Roberto Cenati, Silvia Ciaghi, Eleonora Comi, Vitale Comi, Liliana Donghi, Andrea Gatti, Valeria Malvicini, Maria Aurora D’Auria, Franco Fadda, Ferruccio Garnero, Alessandro Pozzi, Dante Reggi, Ugo Vecchierelli, Patrizia Volonté. Luglio 2014 3 L’Eco dell’ANPI Il lavoro della Commissione Scuola a Niguarda Sembra incredibile Nel corso del mese di maggio ho avuto modo di partecipare a tre interessanti incontri organizzati dalla Commissione Scuola dell’ANPI di Niguarda. Il 15 maggio con Antonio Masi e Massimo Castoldi, della Fondazione Memoria della Deportazione, ho partecipato ad un incontro nell’ Aula Magna dell’Istituto Russell sulla Resistenza e gli scioperi del Marzo del 1944. Inoltre, ricorrendo quest’anno il settantesimo anniversario dell’eccidio dei 15 Martiri di piazzale Loreto (10 agosto 1944) ci siamo soffermati in particolare sulla figura di una delle vittime: Salvatore Principato, maestro della scuola elementare Leonardo da Vinci. Due gli incontri con la scuola media Cassinis: il 14 maggio con la classe 3a C e il 27 con le classi 3e A e B. Essi hanno avuto uno svolgimento totalmente differente essendo avvenuti al di fuori delle aule scolastiche. Potremmo perciò definirli “incontri partigiani itineranti”. I percorsi hanno toccato i luoghi storici di Niguarda: i monumenti, le lapidi, i giardini, gli edifici, le case di abitazione e le sedi dell’ANPI, del Centro Cultura della Cooperativa e del Laboratorio Eco Edile dove, con fotografie, proiezioni e incontri con alcuni dei protagonisti, si è continuato a parlare di un tema a noi così caro. Le iniziative della Commissione Scuola mi sono sembrate molto interessanti ed efficaci per diverse ragioni. Innanzitutto per la capacità dimostrata di coinvolgere le scuole elementari, Sappiamo che nell’Italia di oggi sembra incredibile che ci sia stato un tempo non lontano in cui una parte grande della nostra gioventù sentisse gli ideali di libertà e di giustizia sociale in modo così intenso da arrivare a porre la propria vita a rischio, per regalare a tutti noi che saremmo venuti dopo, un mondo migliore. E sembra ancora più incredibile ai più, che siano esistiti uomini e donne per cui l’Italia era un ideale che valeva la vita e che accomunava i giovani partigiani di tutte le fedi politiche, sia che fossero “ribelli” condannati a morte dall’esercito occupante nazista o torturati dai militi della Repubblica di Salò. Per tutti, le loro ultime parole scritte con mezzi di fortuna o gridate in faccia al plotone di esecuzione finivano quasi sempre con “viva l’Italia”. All’opinione pubblica di oggi sembra ormai passato remoto quella passione che faceva scrivere in un volantino del PCI distribuito nel maggio 1945 nei quartieri della Torino operaia ricordando l’incredibile leggendaria azione del ventenne Dante Di Nanni: “...gli anni e i decenni passeranno, i giorni duri e sublimi che noi viviamo oggi appariranno lontani. Ma generazioni intere di giovani figli d’Italia si educheranno all’amore per il loro paese, allo spirito di devozione illimitato per la causa della redenzione umana... “. Di quegli ideali noi dell’ANPI siamo i custodi e i difensori ultimi. Anche con questo giornale per le scuole e gli studenti che avete tra le mani continueremo a tramandare la memoria dei giovani di allora, delle loro conquiste come la nostra Costituzione Repubblicana e i suoi valori ideali. A insegnamento e a difesa del futuro dei giovani di oggi. medie e superiori nelle iniziative riguardanti la Resistenza attraverso itinerari per le vie di Niguarda, facendo conoscere ai ragazzi la storia di uno dei quartieri più popolari della nostra città. L’altro elemento non secondario è la volontà di stimolare i ragazzi sulle vicende della Lotta di Liberazione attraverso brevi scritti, opinioni, pensieri e riflessioni. Questo metodo del coinvolgimento diretto mi sembra un modo diverso di affrontare l’approccio con gli studenti, un tentativo di rendere i ragazzi interlocutori e protagonisti e non semplici, passivi spettatori di una storia e di vicende che vengono loro raccontate. Il lavoro che ci attende in vista del 70° Anniversario della Liberazione richiede impegno, dedizione e soprattutto capacità di promuovere iniziative che coinvolgano le giovani generazioni. È importante conoscere nella nostra città, Medaglia d’oro della Resistenza, i luoghi dove essa si è svolta e quelli del terrore nazifascista come l’Albergo Regina, il carcere di San Vittore, il Piccolo Teatro, sede della Muti, Villa Triste, dove agiva la banda Koch. Questa potrebbe costituire un’ interessante proposta da presentare, all’inizio del nuovo anno scolastico, agli Istituti milanesi. Roberto Cenati Presidente ANPI Provinciale di Milano Sotto a sinistra: i martiri di piazzale Loreto, a destra: il maestro antifascista Salvatore Principato. Il direttivo della Sezione Martiri Niguardesi ([email protected]) 4 L’Eco dell’ANPI Luglio 2014 Introduzione all’incontro del 28 febbraio Scuola primaria durante il fascismo Scuola Una parola che non ci fa paura. Scuola: un suono che ci riporta alla nostra infanzia. E pensiamo subito ad un periodo felice; e, anche se i ricordi sono un po’ confusi, ci agitiamo: eravamo attivi, creativi, volevamo cambiare il mondo. Papà mi spronava a far meglio: “e muoviti! Io alla tua età, e nello stesso tempo, avevo già raccolto tre panieri in più di olive!” Scuola primaria Aggiungiamo a scuola l’aggettivo e rileggiamo: scuola primaria. Non avverto più la sonorità della parola scuola. Le note diventano più sorde. Dipende anche dall’età dei presenti, qui, questa sera. Per me le note sono cupe: banchi massicci a tre e quattro posti; aula profonda fino a 30/40 alunni. E sempre tanti ripetenti. Eravamo tutti figli di contadini e artigiani! Nelle prime file i benestanti, poi noi e, agli ultimi banchi, i ripetenti, tanti, sempre tanti! Gli errori erano puniti con ‘spalmate’. Il maestro colpiva il palmo della mano protesa in avanti con un vincastro d’ulivo stagionato. Non c’erano figli di ‘signori’. Loro avevano il maestro in casa; spesso era lo zio prete. Per loro bastava l’esame di ammissione per il ginnasio liceo. In V elementare ci ritrovammo in pochi. Dopo l’interruzione dell’anno scolastico 1943/44 per i bombardamenti sui paesi del Cassinate e del Molise, molti amici non tornarono a scuola. Io feci l’esame d’ammissione alle medie dopo aver trascorso due anni tra la stalla e la campagna. Scuola primaria durante il fascismo Da mio padre nessun racconto di scuola. Il Comune contava 350 abitanti, un comune montano, piccolo e povero. Allora non c’erano contributi statali e il Comune non poteva pagare gli in- segnanti e le spese per attrezzare le aule. Mia madre fu più fortunata. Il paese, dove sono nato, contava 4000 abitanti e mia madre riuscì a frequentare la seconda classe elementare. La scuola prevedeva anche un II Ciclo, la Terza e la Quarta elementare, obbligatorio per la legge Casati, ma dove i Comuni potevano pagare gli insegnanti e attrezzare le aule scolastiche. Qui c’erano aule e insegnanti, ma per i contadini il problema della scuola obbligatoria non si poneva. L’infanzia dei miei genitori fu segnata dai lutti della prima guerra mondiale e dall’emigrazione dei miei nonni, tutti reduci della Prima Guerra mondiale. La grande guerra aveva aggravato tutti i problemi. La struttura scolastica rimaneva quella della Legge Casati del 1861: scuole comunali e rurali; scuole tecniche e professionali, che non poggiavano su una cultura di base e non favorivano l’avanzamento dei lavoratori negli ambienti di lavoro. Ma pensiamo un attimo alla condizione dei gio- vani contadini agli inizi del Novecento: tutti ringraziavano i nuovi padroni che offrivano loro un lavoro sicuro e offrivano anche una scuola legata alla fabbrica. Erano gli stessi capitani d’industria a creare scuole per i figli dei loro dipendenti. Qualche esempio: qui vicino, in via Palanzone, le case minime e in via Cattaro la casa per gli impiegati della Santagostino, la Scuola professionale Pirelli. Famosi il Villaggio Crespi, lungo l’Adda, per lo sviluppo dell’energia elettrica e il Villaggio Dalmine, composto di 25 palazzine con 120 appartamenti e, separato dal Villaggio, 30 villette a due piani, fra giardini e viali, per impiegati e dirigenti. Scuole elementari e serali di perfezionamento, un albergo per ospiti, campi da tennis e di bocce, una piccola azienda agricola che forniva latte ad una cooperativa interna autogestita dai dipendenti. E ancora una colonia elioterapica e una colonia alpina. “E che volete di più”, dicevano loro, dovete gridare “W i padroni!” In questa descrizione vi sono tutti gli elementi di cui si alimenterà la cultura fascista: l’esaltazione dell’individuo che può diventare industriale, le corporazioni che possono riscattare la patria dalla sudditanza economica, la spregiudicatezza dell’impresa assurta a valore, la lotta alla burocrazia statale e alla burocrazia nella scuola. Tutto in funzione della lotta al collettivismo sovietico che annulla l’individuo. Occorre unificare il sistema bancario, organizzare i servizi pubblici, occorre assicurare più sicurezza per le vie della città dopo tre anni di anarchia. Conclusione: solo l’individuo forte, Mussolini, può operare per il bene della collettività. La capacità e la competenza individuale diventano un mito e la scuola deve valorizzare solo chi Luglio 2014 ha attitudini allo studio. La selezione deve essere naturale: solo i migliori possono proseguire gli studi. L’altra attenzione il fascismo la rivolse ai reduci, in particolare agli ufficiali: in Piazza Duca d’Aosta le manifestazioni per accoglierli si protrassero fino a tutto il 1919, con il rientro dei reduci dal fronte jugoslavo. Alle accoglienze favorevoli si alternavano insulti da parte dei neutralisti, anarchici, disoccupati, che tentavano la rissa strappando loro le mostrine dal bavero. C’erano ufficiali che estraevano la pistola d’ordinanza, il gruppetto si disperdeva e arrivavano i fascisti a dar man forte ai soldati: ecco la vigliaccheria di massa. “Ce la farem pagare”. E via con l’assalto alle cooperative, alle sedi dei socialisti, ad incendiare la redazione dell’Avanti! E la scuola? Tutti avvertivano l’esigenza di un cambiamento: la scuola non poteva più essere affidata ai Comuni. Occorreva una scuola unica, obbligatoria, statale da realizzarsi in tutti i Comuni per vincere l’analfabetismo di milioni di italiani. Il principio educativo, scriveva Antonio Gramsci, doveva essere il lavoro e descriveva la sua esperienza nei consigli di fabbrica della Fiat: il nesso scienza-storia deve essere accentuato per far sentire l’alunno sempre più erede dell’opera collettiva. L’Eco dell’ANPI Solo nella scuola superiore si doveva passare alla specializzazione degli studi; prima la scuola doveva essere unitaria, come sostenevano Aristide Gabelli e Antonio Labriola. Gramsci concludeva: la lotta per il progresso scolastico deve essere parte integrante della lotta per il progresso nazionale. La battaglia per una scuola nuova non può essere staccata dalle rivendicazioni sociali. Giusto, ma non ci fu da parte di Gramsci una proposta di riforma organica. A contrastare il pensiero di Antonio Gramsci intervenne il pensiero di destra. La polemica con Gramsci e Labriola si fece subito aspra: ma quale battaglia sociale! La scuola 5 deve essere selettiva. Occorre una scuola elementare per tutti, ma … maestri si diventa per vocazione! Gentile, dalla cattedra universitaria, tuonava contro la pedagogia scientifica della Montessori e contro Gramsci: il principio educativo non può essere il lavoro, ma lo Spirito Assoluto. Gentile: “La pedagogia del bravo maestro è sufficiente ad insegnare nella scuola elementare. Ma che pedagogia come scienza autonoma! Tutto deve derivare dalla filosofia!” Gentile rifiutò il metodo attivo delle sorelle Agazzi e di Froebel che tenevano in considerazione i bisogni degli alunni. Il maestro e gli alunni devono ispirarsi a grandi uomini che hanno segnato tappe dell’umanità. Solo conoscendo la grande cultura dei Greci e dei Latini si può accedere alla Verità, al regno della Libertà. Tutta la scuola deve essere organizzata in forma piramidale: al vertice l’uomo colto, espressione di uno Stato Etico. E la stampa sempre al servizio dei poteri forti! Sul Corriere della Sera del 23 ottobre 1904, già si poteva leggere: “All’insegnante non è lecito partecipare alla vita civile e alla vita politica della nazione, gli insegnanti non sono preoccupati della loro missione, ma del loro stipendio”. Stato assoluto? Giovanni Gentile avverte la necessità di una Riforma complessiva della scuola, capace di soddisfare le esigenze di cambiamento che venivano dalle fabbriche e dalla società civile. Era necessaria una scuola unica obbligatoria, statale da realizzarsi in tutti i Comuni, ma Gentile, con la sua visione del mondo, accentua la frattura tra scuola e vita. Gentile incarica il più fedele dei suoi allievi di trasferire in campo scolastico la sua filosofia e Giuseppe Lombardo Radice scrive quella che fu chiamata la Riforma Gentile. Mussolini la giudicò ‘la più fascista delle riforme’. A. M. 6 L’Eco dell’ANPI Luglio 2014 Commenti all'incontro: ''Scuola primaria durante il fascismo'' Un importante appuntamento! Gli incontri inseriti nella rassegna “La scuola italiana dal 1945 ad oggi”, organizzato da ANPI Scuola Martiri Niguardesi e dal Centro Culturale della Cooperativa, rappresentano un importante appuntamento di enorme valore educativo per le persone interessate al futuro del nostro paese: insegnanti, studenti, operai, pensionati, casalinghe, persone in cerca di occupazione. Ho avuto il piacere di assistere alla serata dedicata alla “Scuola primaria durante il fascismo”, un momento di incontro e di riflessione su un’Italia nella quale i maestri avevano poco spazi per esternare la loro professionalità educativa. Quelli erano anni nei quali era obbligatorio piegarsi a certe atroci imposizioni, come le leggi razziali del ’38, che esclusero dalla scuola bambini e insegnanti ebrei. Ritengo che la libertà sia un valore fondamentale, da preservare sempre. È quindi determinante ricordare che la possibilità di potersi esprimere in modo creativo sia lo strumento indispensabile per farsi capire dagli altri e per permettere agli studenti di crescere con una mentalità aperta e tollerante. Ringrazio personalmente il maestro Antonio Masi e tutta l’organizzazione per il prezioso impegno che dedicano a questo progetto. Ugo Vecchierelli Sindaco di Bresso 25 Aprile: una gran festa, ma… Il 25 Aprile era per me allora, bambino tedesco nato in Italia, una gran festa. Erano i primi anni ’60, avevo iniziato le scuole elementari e il 25 Aprile era giorno di vacanza, una fortunata interruzione, visto che si andava a scuola anche il sabato. Non sapevo ancora niente di storia. A scuola la nostra maestra di canto ci aveva insegnato l’Inno nazionale, la Canzone del Piave, il Va Pensiero di Verdi e Bella Ciao, oltre alla Monferrina ed alla Bella Gigugin. Cantavamo a squarcia gola indistintamente inni patriottici e canzoni popolari perché ci piaceva cantare e basta. Pochi giorni dopo c’era il Primo Maggio, spuntavano molte bandiere rosse e mio padre mi portava a vedere la sfilata dove i lavoratori in tuta blu delle tante fabbriche di Milano passavano preceduti da carri o più spesso da rombanti camion dove sul cassone avevano allestito grandi scenografie allegoriche del lavoro. Tutte quelle bandiere erano l’opposto di quello che vedevo nei periodi passati in Germania durante i tre fortunati e lunghi mesi estivi. Le poche bandiere erano inglesi o francesi e di bandiere tedesche non se ne vedevano proprio. Ogni tanto per strada a Monaco passavano file di veicoli militari inglesi o francesi, commentava mia nonna. Lo sferragliare di quei convogli aveva qualcosa di sinistro, era una presenza invisibile ed ingombran- te, ma il peggio era l’ululato delle sirene quando ogni sabato venivano azionate per prova. Mia nonna si rifugiava sotto il tavolo, diceva che quel suono per lei annunciava l’arrivo dei bombardieri. In famiglia nessuno era stato partigiano e nessuno compromesso col regime nazista. Eravamo profughi tedeschi espulsi dalla Grecia, dove mio nonno allora lavorava allo scoppio della guerra nel ’39 e come tutti i profughi avevano perso tutto. Nei ricordi di famiglia mio nonno, che da direttore di fabbrica avrebbe dovuto iscriversi al partito nazionalsocialista, l’aveva scampata tenendo con sé in valigia una camicia nera e proclamandosi, lui che aveva vissuto a lungo in Italia, prima di andare in Grecia, sostenitore di Mussolini benché fosse tedesco. La polizia tedesca storceva il naso, ma formalmente davanti ad una camicia nera, anche se tenuta in borsa non c’era niente da eccepire: Mussolini era il fedele alleato di Hitler. Sono nato dieci anni dopo la fine della guerra, ma percepivo come questo ricordo ancora recente fosse vissuto in un modo molto diversi Luglio 2014 L’Eco dell’ANPI 7 in due paesi che erano stati al contempo alleati, poi nemici, poi dopo la guerra di nuovo alleati. In Italia la data della Liberazione è una gran festa, mentre la Germania non si era e non si è affatto liberata di un peso sinistro e di un immenso senso di colpa che ancora oggi è percepibile. Andrea Gatti Dirigente scolastico II S Galvani La passione muove il mondo Carissimo Antonio, grazie per avermi invitato alla conferenza-studio di venerdì 28 febbraio: sono/siamo rimaste entusiaste! C’era anche mia figlia! Sei stato fenomenale, come sempre d’altronde, quando prendi a cuore una causa/argomento. Complimenti per la tua introduzione, carrellata chiara e interessante sulla scuola dall’Unità d’Italia alla Riforma Gentile del 1928 e sui programmi didattici. Sono rimasta soddisfatta della competenza e della piacevolezza che ogni relatore ha dimostrato nell’esporre il proprio argomento: mai un momento statico, né noioso, ma vivace, incalzante, preciso e piacevole. Prendere atto di come la scuola inneggiasse ai più bravi e ai più forti, ti porta amarezza e ti fa capire come i ragazzi, specialmente i più poveri, abbiano subito disuguaglianze ed emarginazione. Ricordare poi che la libertà era completamente annullata, fa capire quando noi la sprechiamo. Mi sono domandata come avrei fatto io a insegnare atteggiamenti che non sopporto e non accetto, meno male che non lavoravo in quei tempi! Bravissimi di nuovo a tutti i relatori, ognuno a dimostrato competenza e bravura, ma soprattutto passione in quello che hanno ricercato ed esposto: la passione, secondo me, muove il mondo. Speriamo che il progetto ANPI continui nelle scuole, io ne ho parlato con la professoressa di mio figlio che frequenta l’ISS Spinelli a Sesto San Giovanni, anche là esiste, come città, molta sensibilità nei confronti dei temi della Resistenza, della Costituzione e del NON dimenticare. Grazie di tutto e un abbraccio Maria Aurora D’Auria Insegnante elementare I Circolo- Bresso Ricordi giovanili Ascoltando i vari interventi con la mente sono tornato indietro nel tempo e ho ricordato quel periodo che ho vissuto da ragazzo in una famiglia antifascista che subiva la dittatura dilagante in ogni luogo. Allora frequentavo la scuola elementare G. Mazzini a Torino fino alla quarta. Poi a Milano le professionali in viale Brianza. Ricordo che mio padre venne licenziato dalla FIAT per la crisi, ma il vero motivo era quello di avere espresso critiche al regime e le spie dell’OVRA fecero il resto. A Milano, per non partecipare alle sfilate della GIL, entrai nella banda musicale come tamburino. Davanti alla mia abitazione c’era la sede del gruppo rionale fascista ‘‘Indomita Bernini’’, in via Superga e poiché spesso disertavo le adunate, un sabato vennero a prendermi e mi tennero segregato nella sede fascista fino alla domenica sera. A casa mia si sentiva sempre ‘‘Radio Londra’’ e quando il commentatore Mario Appelius lanciava il suo slogan ‘‘Dio stramaledica gli inglesi’’ una voce ignota si inseriva a sbeffeggiare il fascismo. Quella voce era del compagno Luigi Polano che fece controinformazione fino alla liberazione di Roma. Tanti altri ricordi grazie alla serata che hai organizzato al Centro Culturale della Cooperativa. Grazie. Ferruccio Garnero ANPI Bresso 8 L’Eco dell’ANPI L’impegno dell’ANPI e degli insegnanti Quando un insegnante mi telefona per fissare un incontro con l’ANPI, la prima cosa a cui penso è la difficoltà di parlare con i ragazzi di fatti accaduti in anni lontanissimi dal loro vissuto, fatti per loro epocali avvenuti oltre 60 anni fa. Penso anche al coraggio della scelta operata da insegnanti che si sono posti l’obiettivo di riannodare i fili con un passato che non hanno vissuto, ma che risuona continuamente nel parlare quotidiano; un interesse culturale e non di nostalgia: nessuno può avere nostalgia per qualcosa che non ha vissuto. Gli insegnanti della scuola elementare, sensibili ai temi del presente, sentono il bisogno di collocarli su un’ideale linea del tempo che ci ha assicurato 60 anni di pace: quindi il rispetto della persona e i diritti e i doveri del cittadino sanciti dalla nostra Costituzione. Parlando di referendum e di Costi- tuente penso ai genitori degli alunni che forse avranno sentito parlare dai loro nonni dei partiti scomparsi, che dal 1943 al 1945, pur tra contrasti ideologici, raggiunsero l’unità contro il nazifascismo e un nobile compromesso nello scrivere la Costituzione. Negli incontri con gli insegnanti delle medie abbiamo individuato le tappe da fare nel percorso per le vie del quartiere e i fatti salienti della vita partigiana a Niguarda da evidenziare. Ad ogni tappa brevi e significative letture tratte da biografie dei partigiani o dalle lettere dei condannati a morte della Resistenza. Continuando il lavoro già avviato dagli insegnanti del Liceo Russell, si è trattato di ricercare esempi significativi per vincere le preoccupazioni già presenti negli studenti per le scarse prospettive di lavoro. Ci ha aiutato il racconto L’impegno dell’ANPI nella scuola SCUOLA ELEMENTARE G. B. PIRELLI Incontro in sede - hanno partecipato tre classi V Temi trattati: “Il rispetto della persona sancito anche da articoli della nostra Costituzione’’ “Festa del 2 giugno - nascita della Repubblica Italiana’’ Proiezione di immagini di bambini che lavorano, bambini che giocano in carcere, per strade polverose, che vivono in zone inospitali. Bambini che raccolgono cibo e scorie ferrose su montagne di rifiuti, chiedono l’elemosina agli incroci delle vie cittadine, mentre altri giocano liberi in parchi attrezzati. SCUOLA MEDIA CASSINIS Incontro itinerante con la classe III C Temi trattati: “I muri parlano” La Scuola media Cassinis di Via Hermada dovrà essere demolita. Le classi sono state dislocate in plessi diversi. L’incontro con gli alunni e i loro insegnanti avviene all’ingresso della scuola, davanti alla lapide che Luglio 2014 dei fatti che portarono agli scioperi del 1944 e la triste rappresaglia di Piazzale Loreto. La risposta è stata trovata leggendo le biografie dei 15 Martiri che morirono con dignità per additarci come si può vincere lo scollamento tra politica e sogno della politica, evitando ogni forma di retorica. Antonio Masi ricorda la nascita del Convitto della Rinascita, nel lontano agosto 1945. La Cooperativa Edificatrice di Niguarda, la Cooperativa Muratori e la Cooperativa Trasporti, dirette da partigiani, dedicarono la loro opera per il ripristino delle aule. Da via Sbarbaro a via Giuditta Pasta. Prima sosta all’inizio del sentiero che porta in Via Hermada per illustrare la toponomastica di Niguarda ai tempi della Resistenza. Da foto d’epoca si notano distese di gelsi e resti di una cascina utilizzata dai partigiani per le riunioni, per nascondere armi e punto di riferimento per i partigiani feriti. Sullo sfondo s’intravedono le mura dell’Ospedale Maggiore. Dopo un accenno all’attività delle staffette partigiane e dell’opera di dottori, suore e infermiere legati alla Resistenza, un alunno ha letto dal libro “Antifascismo e Resistenza a Niguarda e dintorni” la descrizione della fuga del partigiano Aldo Tortorella, ricoverato in ospedale. Al Centro Culturale della Cooperativa. Gara di orientamento tra gli studenti su una carta topografica che riporta Luglio 2014 le vie dove abitarono i martiri niguardesi e dove sono ubicate le lapidi a loro ricordo. È seguito un momento di riflessione sulle leggi razziali leggendo la lapide in Via Hermada 8 dedicata al giovane Mario Brambilla, prima vittima del razzismo. Nella sede dell’ANPI gli studenti sono stati accolti da Dante Reggi: molte domande sulle bandiere che ricordano la Brigata Beppe e la partigiana Giuseppina Rossi. Nel Laboratorio Eco Edile, i ragazzi sono stati invitati a scrivere una parola evocativa del percorso della mattinata. Le parole da loro scritte sprigionano sentimenti universali: pace, guerra, libertà, solidarietà, monarchia, repubblica, democrazia, dittatura, paura, coraggio. SCUOLA MEDIA CASSINIS Incontro itinerante con le classi III A e III B Tema trattato: “Omaggio al Monumento ai caduti di tutte le guerre”. Dopo i saluti alcune informazioni sulla casa che oggi ospita le aule L’Eco dell’ANPI scolastiche. L’edificio, costruito ai primi del ‘900, nasce come sede della Casa del Popolo nell’antico Comune di Niguarda. Diviene successivamente sede del Partito Nazionale Fascista e dopo il 1945 di nuovo Casa del Popolo. Noi tutti (Patrizia e Antonio della sezione Martiri Niguardesi, Antonio Barberini, storico del Centro Filippo Buonarroti e Roberto Cenati dell’ANPI provinciale) con gli insegnanti e gli alunni abbiamo raggiunto piazza Gran Paradiso, dove c’è il monumento al milite ignoto. Ad attenderci la cognata e la nipote di Vitale Vertemati, uno dei martiri di Piazzale Loreto. Una studentessa ha letto la biografia di Vertemati e Roberto Cenati ha precisato le circostanze storiche del tragico evento. Perché in tutti i paesi c’è un monumento che ricorda la guerra del 1915-1918? Cosa rappresentano la donna e il contadino? Perché succedono le guerre? Alle domande degli studenti ha risposto il professore Antonio Barberini. 9 LICEO SCIENTIFICO BERTRAND RUSSELL Incontro in aula magna con le classi IV e V Tema trattato: “La vita quotidiana a Milano durante la guerra” Lungo il corridoio della scuola, per una settimana, gli studenti hanno potuto osservare la mostra che ricorda l’eccidio di Piazzale Loreto ed in particolare l’insegnante Salvatore Principato. Quest’incontro è la conclusione di un intenso lavoro coordinato dalle insegnanti Maiocchi e Mattarei, che nel mese di gennaio, tramite l’ANPI, avevano avuto un incontro con il professore Antonio Barberini sui Principi Fondamentali della nostra Costituzione. Gli interventi che si sono succeduti sono stati: Antonio Masi - La vita quotidiana a Milano durante la guerra. Roberto Cenati - Gli scioperi del 1943 e 1944 a Milano. Massimo Castoldi - La strage di Piazzale Loreto tra menzogne e verità storica. 10 L’Eco dell’ANPI Luglio 2014 Commenti degli incontri presso le scuole degli articoli della Costituzione italiana e ideale verso il quale anche noi giovani dovremmo orientare ogni scelta. Ci sentiamo di ringraziare tutti voi per l’opportunità di crescita che ci avete offerto. M. Chiara Celozzi Un’esperienza molto interessante Un’ uscita molto coinvolgente Gentilissimo signor Masi,questa lettera per ringraziarla per tutto l’impegno e la partecipazione che lei ha profuso per i miei alunni. L’uscita del 14 maggio con la classe III C della scuola secondaria di I grado “Cassinis”, succ. Sbarbaro è stata molto coinvolgente. I ragazzi hanno svolto delle relazioni davvero complete, sono rimasti in particolar modo colpiti dalle foto che illustravano la storia della lapide del Convitto Ricci che ricorda l’impegno dei partigiani insegnanti che operavano in Val d’Ossola e che qui inaugurarono il Convitto della Rinascita. Interessanti anche le foto della vecchia Niguarda, ma soprattutto il racconto della vita di Gina Galeotti Bianchi. Molto importante è stata la visita alla sede dell’ANPI e al Centro Culturale dove il video del signor Colzani ha commosso i miei alunni, che l’hanno seguito con molta attenzione.Spero che le frasi che i miei alunni le hanno lasciato siano una testimonianza della loro partecipazione. Quindi ringraziamo calorosamente lei, i suoi collaboratori, il signor Dante, che ancora una volta ci è stato vicino. Spero di riuscire, per il prossimo anno, ad organizzare un altro incontro con un’altra terza classe. I miei più affettuosi saluti Simona Mascheroni Classe III C di via Sbarbaro Incontri al Liceo scientifico Bertrand Russell Riflessioni degli alunni della classe V A, insegnante Maria Teresa Maiocchi Per non dimenticare, il coraggio, la libertà Purtroppo le ricorrenze del 25 Aprile e del 2 giugno, solitamente si vivono come feste di routine, feste cioè entrate a far parte della tradizione del nostro Paese e frequentemente sono intese da noi più giovani soprattutto come l’occasione per fare “ponti scolastici” che permettono di riposarci dalla fatica dello studio. Grazie agli incontri organizzati dai nostri Docenti con l’associazione ANPI di Niguarda, ben rappresentata dal signor Antonio Masi, a scuola abbiamo potuto prendere coscienza dell’alto significato che si cela dietro queste ricorrenze storiche. Di particolare interesse l’ultima conferenza di maggio “Per non dimenticare, il coraggio, la libertà”, accompagnata dalla Mostra relativa agli scioperi del 1944. Grazie agli interventi del signor Cenati e del prof. Castoldi, al supporto del sig. Masi e alle riflessioni svolte in classe con la nostra insegnante di storia e filosofia professoressa Maiocchi, abbiamo potuto comprendere meglio l’importanza della Democrazia, principio che ha ispirato la stesura Interessante è stata l’azione unitaria e solidale dei partigiani, che pur essendo giovani, hanno saputo lottare uniti, al di là dei particolarismi ideologici, a differenza dei nostri politici che oggi faticano a trovare una linea comune per migliorare la situazione in Italia. Se si facesse maggiore memoria del passato anche noi giovani potremmo sperare in un lavoro e in futuro migliore. Andrea Del Vecchio Il vecchio partigiano, durante i racconti ai ragazzi, ripetutamente si commuove. Le parole soppesate, pesano a distanza di 64 anni come macigni, nell’immaginazione dei ragazzi. Che capiscono subito parole come fame e paura. Ragazzi nati negli anni 2000, cresciuti fuori dalle vecchie ideologie, cresciute anche lontano dal crollo del socialismo nei paesi dell’est. Eventi e momenti storici, che ritrovano nei libri di testo. Una storia mai superata da chi l’ha vissuta, troppo importante per l’intensità di quei momenti. Loro non si estraniano ma partecipano al dolore di un vecchio che vedono come un nonno. Per un contatto cercano un indirizzo facebook, cambiano i mezzi di comunicazione, ma non il valore di parole come fame paura. Alessandro Pozzi Luglio 2014 11 L’Eco dell’ANPI Proposte di lavoro per l’anno 2014-2015 Loggia dei Mercanti Le proposte qui elencate sono solo indicazioni di un percorso che può essere arricchito e modificato dai docenti nel corso degli incontri con gli operatori della Commissione Scuola dell’ANPI. Lo scopo è di formulare un progetto condiviso da presentare al collegio dei docenti, all’assemblea dei genitori, al Consiglio di Zona 9. L’ANPI è interessata a sviluppare le conoscenze e tener viva la memoria dei drammatici eventi di cui il nostro Paese fu teatro nel Novecento, a partire dall’introduzione delle Leggi razziali antisemite nel 1938 fino al 1945. Luoghi d’incontro sono la sezione ANPI di Via Hermada e il Centro Culturale della Cooperativa dove sarà possibile assistere anche a proiezioni. Le proposte sono rivolte agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori. 1 Il rispetto della persona in tutti gli ambienti. Diritti e doveri dei cittadini sanciti dalla Costituzione repubblicana. Denuncia dei fatti che violano tali principi. 2 I muri raccontano: ricerca di lapidi, cippi, monumenti che Albergo Regina Villa Triste 3 4 ricordano partigiani o antifascisti. Ricostruzione delle loro biografie e della rete di protezione che godevano: dal vicinato alla famiglia, alla parrocchia. Lo spettacolo, al Teatro della Cooperativa di via Hermada, Nome di battaglia Lia, sarà l’occasione per discutere e avviare ricerche sul ruolo delle donne nella Resistenza. Lo spettacolo sarà offerto dalla Sezione Martiri Niguardesi. Resistenza e repressione a Milano - percorsi: Loggia dei Mercanti: nella Loggia vi sono 19 lastre di piombo con i nomi dei partigiani caduti dal 1943 al 1945. Albergo Regina, via Silvio Pellico 9: dal 13 settembre 1943 al 30 aprile 1945 fu sede del comando tedesco (SS) e della Gestapo. Il vice era il capitano Theo Saevecke, responsabile dell’eccidio di Piazzale Loreto. Piccolo Teatro, via Rovello 2: in quell’antico palazzo si installa l’8 settembre ’43 la squadra d’azione fascista che diventerà poi la Legione Autonoma Ettore Binario 21 Muti e spargerà terrore nella città e si renderà colpevole di rapine e uccisioni. Carcere di Via San Vittore: molti antifascisti ed ebrei vi giungevano dall’Hotel Regina, prima di essere inviati nei campi di sterminio; Villa Triste: Villa Fossati, in via Paolo Uccello, divenne uno dei luoghi più drammatici e tristi di Milano. La Banda Koch vi seviziava e torturava partigiani e prigionieri politici. Piazzale Loreto: il 10 agosto 1944 la guardia nazionale repubblicana e reparti della Muti fucilarono alle 5,45 15 antifascisti prelevati dal carcere di San Vittore. Stazione Centrale: tra il dicembre 1943 e il maggio 1944 iniziò dai sotterranei della stazione il lungo viaggio di ebrei ed oppositori politici verso i lager nazisti. Auguri per il nuovo anno scolastico Commissione Scuola ANPI NIguarda [email protected] Luglio 2014 L’Eco dell’ANPI 5 Via Achillini Via Ornato I nostri martiri Via Cicerone 4 2 3 a rmad e Via H ini sser a Via P Via Gra ziano Imperatore 12 1 Le lapidi 1 Gina Galeotti Bianchi 2 Mario Brambilla 3 Mario Mariotti 4 Vittorio Salvoni 5 Vitale Vertemati
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