Geostru S.r.l. www.geostru.com Via C. Colombo 89 – Bianco (RC) [email protected] La Valutazione della Risposta Sismica Locale monodimensionale ai fini progettuali (NTC2008) Approccio pratico ed applicazione del software RSL III -Parte 1ID corso: 25 Durata: 23 Ottobre - 23 Novembre 2014 Docente: Ing. LIPPELLI Anna Crediti formativi APC assegnati: COSA SI INTENDE CON IL TERMINE RISPOSTA SISMICA LOCALE Con il termine risposta sismica locale si intende lo studio della risposta del terreno ad una determinata sollecitazione sismica, finalizzato alla previsione del moto sismico atteso in superficie da applicare alle strutture, in termini di: ampiezza (picco massimo d’accelerazione); time history delle accelerazioni; contenuto in frequenza (periodo fondamentale, spettro di risposta, ecc.); tensioni e deformazioni (per problemi di liquefazione e di instabilità dei pendii e delle opere di sostegno). Lo scopo è, dunque, quello di determinare, in un dato sito, la variabilità dell’entità del moto sismico con la profondità rispetto ad un terreno rigido di riferimento (bedrock sismico). QUALI E QUANTI SONO I LIVELLI DI APPROFONDIMENTO DELLA RISPOSTA SISMICA LOCALE Attualmente gli studi di risposta sismica locale constano di tre livelli di approfondimento: Livello I (approccio di tipo qualitativo) basato su considerazioni prettamente qualitative sulle conseguenze di danneggiamento di un eventuale sisma associato a conoscenze geologiche dell’area; Livello II (approccio di tipo semiquantitativo) basato su vari approcci semplificati tra cui quello attualmente vigente in Italia e dettato dai contenuti delle NTC2008; Livello III (approccio di tipo quantitativo) basato sulla valutazione numerica a partire da condizioni semplici (monodimensionale 1D), o da condizioni più articolate (bidimensionale 2D, tridimensionale 3D). COSA SONO L’ACCELEROGRAMMA E LO SPETTRO DI FOURIER L’accelerogramma è la rappresentazione dello scuotimento sismico nel dominio del tempo (T). I parametri che lo definiscono sono: In ascissa: il tempo (T), espresso generalmente in secondi e legato alla durata della sollecitazione sismica. In ordinata: l’accelerazione, impressa dal sisma al sistema oggetto della sollecitazione, espressa in m/sec2, cm/sec2, oppure normalizzata rispetto all’accelerazione di gravità g. La trattazione dei segnali nel dominio del tempo, è abbastanza complicata, perciò, si preferisce operare nel dominio della frequenza. Infatti, un segnale, per quanto complicato sia, può essere scomposto come somma di segnali armonici più semplici (serie di Fourier) ed essere rappresentato nel dominio della frequenza tramite una funzione chiamata Spettro di Fourier. I parametri che descrivono compiutamente un segnale armonico semplice sono: la sua ampiezza (A), il suo periodo (T) o la sua frequenza (F) che è uguale ad (1/T), e la sua fase (Φ). Da ciò si evince che un segnale qualsiasi può essere rappresentato compiutamente nel dominio della frequenza tramite il suo spettro di Fourier in ampiezza ed in fase, in altre parole ogni punto dello spettro corrisponde al valore della frequenza e dell’ampiezza o fase delle oscillazioni armoniche semplici in cui è scomposto il segnale. In un accelerogramma o Spettro di Fourier, il massimo valore assunto dall’ampiezza, sia in senso positivo che negativo, rappresenta il picco di accelerazione raggiunto ed è definito come PGA (peak ground acceleration). Il ricorso alla rappresentazione dei segnali nel dominio della frequenza ha il vantaggio di poter trattare i segnali semplicemente con gli operatori della matematica (somma, moltiplicazione, derivazione, integrazione, ecc.), quindi è possibile trasformare agevolmente, mediante processi di integrazione, uno spettro di accelerazione in spettro di velocità e successivamente in spettro di spostamento. ll percorso inverso da spettro in spostamento a spettro in velocità a spettro in accelerazione, è possibile agevolmente attraverso processi di derivazione. Tale processo inverso, cioè quello di ricostruire il segnale nel dominio del tempo dagli spettri di Fourier in ampiezza e fase è chiamato anti-trasformata di Fourier (o inversa della trasformata di Fourier). COS’E’ LO SPETTRO DI RISPOSTA Nella pratica ingegneristica, quasi sempre, si usa rappresentare l’azione sismica impressa al sito e quindi trasmessa alle strutture tramite un particolare tipo di spettro e cioè lo Spettro di Risposta. Tale spettro può essere espresso in termini di: accelerazione (Sa), velocità (Sv), spostamento (Sd). Tralasciando la trattazione matematica che sta alla base della sua definizione, si può definire lo spettro di risposta come il luogo matematico in cui, dati tutti i possibili oscillatori semplici aventi uguale rapporto di smorzamento ξ e soggetti allo stesso moto sismico, si ha la risposta massima in termini di accelerazione, velocità, spostamento. Esso è rappresentato da un grafico in cui, per un dato valore del coefficiente di smorzamento ξ, in ascissa viene riportato il valore del periodo T o della frequenza F ed in ordinata i valori di Sd, Sv, Sa, a seconda del parametro preso in considerazione, ricavati facendo variare la rigidezza del sistema. Al variare del coefficiente di smorzamento ξ si ottengono, chiaramente, curve differenti, che presentano la caratteristica di avere valori dei parametri Sd, Sv, Sa decrescenti al crescere del parametro ξ. Un particolare spettro di risposta di uso ingegneristico è lo Spettro di Risposta Elastico che si ottiene ponendo il coefficiente di smorzamento ξ pari al 5%. E’ importante sottolineare come lo spettro di risposta sia radicalmente differente dallo spettro di Fourier. Lo spettro di risposta, infatti, contiene l’indicazione del comportamento delle strutture (va sempre indicato infatti il fattore di smorzamento ξ), mentre lo spettro di Fourier rappresenta il contenuto spettrale di una sollecitazione solitamente riferita al terreno. Nello spettro di risposta, il valore di scuotimento corrispondente al periodo T0 rappresenta il valore dello scuotimento al terreno. Quando si parla in termini di spettro di risposta non si parla di accelerazione, di velocità o di spostamento ma di pseudo-accelerazione (PSA o semplicemente Sa), pseudo-velocità (PSV o semplicemente Sv), pseudo-spostamento (PSD o semplicemente Sd). Normalmente per gli approcci semplificati della risposta sismica del sito, al posto degli spettri di risposta reali, si adoperano degli spettri standardizzati (spettri di risposta a probabilità uniforme), l’utilità di quest’ultimi sta nel fatto di poter essere definiti da pochi parametri legati tra loro da determinate leggi e che discuteremo più compiutamente in seguito. Questo tipo di approccio è utilizzato dagli Eurocodici, dall’NTC2008, ecc.. LA RISPOSTA SISMICA LOCALE: CONCETTI GENERALI Un’analisi di risposta sismica locale, finalizzata alla definizione del moto sismico in superficie in corrispondenza di un determinato sito, dovrebbe, concettualmente, comprendere almeno due fasi fondamentali: la definizione del moto sismico al bedrock; la trasmissione del moto sismico dal bedrock alla superficie. La definizione del moto sismico al bedrock, che rientra nel campo degli studi della pericolosità sismica di base per la definizione dell’input sismico, è condizionata dal: Meccanismo di sorgente, cioè dalla quantità di energia liberata, dai meccanismi focali, dalla lunghezza della frattura, ecc.. Cammino di propagazione, cioè dalla distanza ipocentrale e dai processi fisici di attenuazione dell’energia sismica. Il moto sismico in superficie è condizionato dai meccanismi di trasmissione dal bedrock alla superficie (risposta sismica locale ed in particolare gli effetti di sito) ed è legato alle trasformazioni in ampiezza, durata e contenuto in frequenza che subiscono le onde sismiche per l’azione filtro operata dagli strati più superficiali, cioè: effetti 1D determinati dalla stratigrafia del sito dal bedrock sismico alla superficie libera; effetti 2D o 3D dovuti alla geometria (bedrock sepolto come nelle valli concave, rilievi). La definizione dell’input sismico MOTO SISMICO AL BEDROCK: LA PERICOLOSITA’ SISMICA DI BASE DEL SITO La pericolosità sismica rappresenta lo scuotimento del suolo, in condizioni di campo libero, atteso in un dato punto del territorio. Questo dipende da molti fattori legati sia alla sorgente del terremoto sia al mezzo in cui si propagano le onde sismiche. La pericolosità sismica di base di un sito può essere valutata “prevedendo i terremoti” con un modello fisico che simuli esattamente l’intero fenomeno e dia la possibilità di valutarne l’evoluzione nel tempo. Le carte di pericolosità sismica sono costruite sulla base di un approccio statisticoprobabilistico nel quale il ruolo delle informazioni geologiche è marginale LA PERICOLOSITA’ SISMICA DI BASE - NTC2008 Nell’attuale normativa (NTC2008), la pericolosità sismica, è intesa in senso probabilistico e viene definita come: ‘lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, ovvero la probabilità che un certo valore di scuotimento si verifichi in un dato intervallo di tempo’. Questo tipo di stima si basa sulla definizione di una serie di elementi di input (quali catalogo dei terremoti, zone sorgente, relazione di attenuazione del moto del suolo, ecc.) e dei parametri di riferimento (per esempio: scuotimento in accelerazione o spostamento, tipo di suolo, finestra temporale, ecc.). I valori dei parametri che definiscono la pericolosità sismica sono calcolati su una griglia di punti (che ha una densità di 20 punti per grado, circa un punto ogni 5 km). Allo stato attuale, la pericolosità sismica su reticolo di riferimento nell’intervallo di riferimento è fornita dai dati pubblicati sul sito http://esse1.mi.ingv.it/. Eventuali differenti pericolosità sismiche (classificazioni regionali) sono approvate dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, previa istruttoria effettuata dal Dipartimento per la Protezione Civile, al fine di valutarne l’attendibilità scientifica e l’idoneità applicativa in relazione ai criteri di verifica adottati nelle NTC2008. Nella figura è riportata una tipica schermata della Mappa interattiva della Pericolosità Sismica in cui si possono notare i parametri selezionabili per la generazione dei dati di pericolosità relativi ai punti della griglia nazionale Ai sensi delle NTC2008, le azioni di progetto si ricavano dalle accelerazioni ag e dalle relative forme spettrali o, in alternativa, dall’uso di accelerogrammi, purché correttamente commisurati alla pericolosità sismica del sito. Le forme spettrali previste sono definite su sito di riferimento rigido orizzontale in funzione di tre parametri: ag accelerazione orizzontale massima attesa, in condizioni di campo libero, su sito di riferimento rigido e con superficie topografica orizzontale; F0 valore massimo del fattore d’amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale; TC* periodo d’inizio del tratto a velocità costante dello spettro in accelerazione orizzontale. Tali valori non sono costanti per i vari punti della griglia ma sono in funzione di diversi valori di probabilità di superamento in 50 anni, in altre parole variano con il tempo di ritorno considerato. Le NTC2008, quindi, per i 10751 punti del reticolo di riferimento, oltre che le coordinate espresse nel sistema ED50, forniscono i valori dei parametri ag (espresso in g), F0 (adimensionale), TC* (espresso in secondi), per 9 valori del periodo di ritorno TR (30 anni, 50 anni, 72 anni, 101 anni, 140 anni, 201 anni, 475 anni, 975 anni, 2475 anni), Allegato B delle NTC2008. Le forme spettrali previste dalle NTC2008 sono caratterizzate da prescelte probabilità di superamento e vite di riferimento VR. Quindi, per individuare, a partire dai dati di pericolosità sismica disponibili, le corrispondenti azioni sismiche, occorre fissare: la vita di riferimento VR della costruzione; le probabilità di superamento nella vita di riferimento PVR associate a ciascuno degli stati limite considerati SLO, SLD, SLV, SLC. Tale operazione deve essere possibile per tutte le vite di riferimento e tutti gli stati limite considerati dalle NTC2008. Quindi è conveniente utilizzare, come parametro caratterizzante la pericolosità sismica, il periodo di ritorno dell’azione sismica TR, espresso in anni. Fissata la vita di riferimento VR, i due parametri TR e PVR sono esprimibili, l’uno in funzione dell’altro, mediante la relazione. VR TR = ln ⋅ (1 − PVR ) Le forme spettrali previste dalle NTC2008 sono caratterizzate da un tempo di ritorno TR (es. 475 anni) che è legato ad una fissata probabilità P (es. 10%) di non superamento in un determinato intervallo di tempo ΔT (es. 50 anni). I valori del periodo corrispondente ai nodi della curva che descrive lo spettro a probabilità uniforme rappresentano: T0 = periodo corrispondente al picco di accelerazione del moto del suolo sul piano orizzontale (PGA) espresso in frazioni dell’accelerazione di gravità; TB = periodo corrispondente all’inizio del tratto dello spettro ad accelerazione costante; TC = periodo corrispondente all’inizio del tratto dello spettro a velocità costante; TD = periodo corrispondente all’inizio del tratto dello spettro a spostamento costante. Lo spettro di risposta elastico in accelerazione delle componenti orizzontali è definito in funzione dei periodi T0, TB, TC, TD, e degli altri parametri quali: ag = accelerazione di base (dipende dalla collocazione del sito rispetto alla griglia di accelerazioni INGV); η = fattore di alterazione dello spettro elastico per coefficienti di smorzamento convenzionali ξ diversi dal 5%; F0 = fattore che quantifica l’amplificazione spettrale massima (fornito dall’INGV e dipende dalla collocazione del sito all’interno della griglia di accelerazioni); TC = periodo corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante dello spettro (dipende da Tc* e Cc); Cc = coefficiente che dipende dalle condizioni sismo-stratigrafiche del sito (Tab. 3.2 V Espressioni di Ss e Cs – NTC2008); Tc* = periodo corrispondente all’inizio del tratto a velocità costante dello spettro (fornito dall’INGV e dipende dalla collocazione del sito); S=SS*ST coefficiente che tiene conto della categoria di sottosuolo SS (Tab. 3.2 V Espressioni di SS e CC – NTC2008) e delle condizioni topografiche ST (Tab. 3.2 VI Valori massimi del coefficiente di amplificazione topografico ST – NTC2008). Come abbiamo visto in precedenza le norme tecniche NTC2008 raccomandano specifiche analisi di risposta sismica locale per le categorie speciali di sottosuolo (Tabella 3.2.III Categorie aggiuntive di sottosuolo), per determinati sistemi geotecnici, o se si intende aumentare il grado di accuratezza nella previsione del moto sismico in un dato sito. Quindi, per le simulazioni della risposta sismica locale, è necessaria la rappresentazione della pericolosità sismica di base del sito tramite l’uso di accelerogrammi rappresentativi del moto sismico atteso su sito di riferimento rigido affiorante (sottosuolo di categoria A: Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di Vs30 superiori a 800 m/sec). Va ricordato che per le analisi di risposta sismica locale e per le analisi dinamiche di opere e sistemi geotecnici, è ammesso solo l’uso di accelerogrammi registrati (naturali) o di accelerogrammi sintetici, generati mediante simulazione del meccanismo di sorgente (§ 3.2.3.6 Impiego di accelerogrammi – NTC2008). La scelta di accelerogrammi registrati può essere effettuata da archivi nazionali o internazionali disponibili in rete, tipo la banca dati accelerometrica italiana ITACA o l’European Strong-motion Database ESD, consultabili attraverso il software REXEL - Computer aided record selection for code-based seismic structural analysis (Iervolino I., Galasso C., Chioccarelli E. 2008-2013), a condizione che la loro scelta sia rappresentativa della sismicità del sito e sia adeguatamente giustificata in base alla caratteristiche sismogenetiche della sorgente, alle condizioni del sito di registrazione, alla magnitudo, alla distanza dalla sorgente e alla massima accelerazione orizzontale attesa al sito (spettro compatibilità). COME AVVIENE LA SCELTA DEGLI ACCELEROGRAMMI Alcuni dei parametri più importanti che entrano in gioco sono: la massima accelerazione orizzontale attesa al sito (condizione soddisfatta ammettendo la spettro compatibilità del set di accelerogrammi con lo spettro di risposta elastico rappresentativo della pericolosità sismica di base del sito per un determinato tempo di ritorno TR); la magnitudo e la distanza dalla sorgente che generano la pericolosità sismica del sito. L’informazione relativa a questo secondo punto può essere dedotta attraverso la cosiddetta disaggragazione della pericolosità sismica. DISAGGREGAZIONE DELLA PERICOLOSITA’ SISMICA DI BASE La disaggregazione della pericolosità sismica (es. McGuire, 1995; Bazzurro e Cornell, 1999) è un’operazione che consente di valutare i contributi di diverse sorgenti sismiche alla pericolosità di un sito. La forma più comune di disaggregazione è quella bidimensionale in magnitudo e distanza (M-R) che permette di definire il contributo di sorgenti sismogenetiche a distanza R capaci di generare terremoti di magnitudo M. Espresso in altri termini il processo di disaggregazione in M-R fornisce il terremoto che domina lo scenario di pericolosità (terremoto di scenario) inteso come l’evento di magnitudo M a distanza R dal sito oggetto di studio che contribuisce maggiormente alla pericolosità sismica di base del sito stesso. Dal Gruppo di Lavoro MPS2004, l’analisi di disaggregazione è stata condotta per 16852 siti corrispondenti ai nodi della griglia adottata per la redazione della mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale (MPS, 2004). In particolare, sono stati disaggregati i valori mediani di scuotimento (riferiti a suolo rigido), espresso in termini di accelerazione orizzontale di picco (PGA) corrispondenti a 9 tempi di ritorno TR (30, 50, 72, 100, 140, 200, 475, 1000 e 2500 anni). I valori della disaggregazione della pericolosità sismica sono consultabili online al seguente indirizzo: http://esse1.mi.ingv.it/. Nella figure è riportata una tipica schermata della Mappa interattiva della Pericolosità Sismica da cui, in base ai parametri selezionati, si può calcolare la disaggregazione per un qualsiasi punto della griglia. Operando con i passaggi della figura si ottengono i risultati riassunti in forma tabellare e di grafico della disaggregazione della pericolosità sismica. Calcolo della disaggregazione della pericolosità sismica La scelta dell’input sismico nella normativa italiana è legata al livello di sicurezza antisismica da assicurare alle costruzioni. Il progettista, in base alla tipologia di opera da realizzare fornisce la classe d’uso dell’opera (§ 2.4.2 Classi d’uso – NTC2008) e la sua vita nominale VN (§ 2.4.1 – Tab. 2.4.I, Vita nominale VN per diversi tipi di opere – NTC2008). Poniamo il caso che il progettista ci fornisca i seguenti dati: Classe d’uso III “Costruzioni il cui uso preveda affollamenti significativi. Industrie con attività pericolose per l’ambiente. Reti viarie extraurbane non ricadenti in Classe d’uso IV. Ponti e reti ferroviarie la cui interruzione provochi situazioni di emergenza. Dighe rilevanti per le conseguenze di un loro eventuale collasso”, che determina un Coefficiente d’uso CU pari ad 1.5 (§ 2.4.3 – Tab. 2.4.II, Valori del Coefficiente d’uso CU – NTC2008). Vita nominale VN = 50 anni “Opere ordinarie, ponti, opere infrastrutturali e dighe di dimensioni contenute o di importanza normale”. Tale classificazione dell’opera determina un periodo di riferimento dell’azione sismica (§ 2.4.3 Periodo di riferimento dell’azione sismica – NTC2008) pari a: VR=VN*CU = 50 anni* 1.5 = 75 anni. Definite le coordinate del nostro sito di studio (ED50 lat. 39.4558, lon. 17.0373) e valutato il periodo di riferimento VR della costruzione (in anni), si ricavano, per ciascun stato limite e relativa probabilità d’eccedenza PvR nel periodo di riferimento VR, il periodo di ritorno TR del sisma con la relazione (§ C3.2.1 – relazione C.3.2.1. – NTC2008) : TR = − C U ⋅ VN − VR = ln(1 − Pv R ) ln(1 − Pv R ) N.B. Come riportato nel § 3.2.1 – Tab. 3.2.I. Probabilità di superamento PvR al variare dello stato limite considerato, ai quattro stati limite sono stati attribuiti valori della probabilità di superamento PvR pari rispettivamente all’81% (S.L.O.), al 63% (S.L.D.), al 10% (S.L.V.) ed al 5% (S.L.C.). Tali valori restano immutati qualunque sia la classe d’uso della costruzione considerata e consentono di individuare, per ciascun stato limite considerato, l’azione sismica di progetto corrispondente. Valori in anni del periodo di ritorno TR al variare del periodo di riferimento VR Stati limite SLE Stato limite di esercizio SLO 30anni ≤ TR = 0,6 ⋅ VR SLD SLU Stato limite ultimo SLV TR = VR TR = 9,50 ⋅ VR TR = 19,50 ⋅ VR ≤ 2475 anni SLC Tornando al nostro esempio, per la strategia progettuale di norma adottata, si hanno i parametri riportati nella tabella. Da ciò ne deriva che per ogni stato limite per cui fare la verifica (risposta sismica locale) bisogna determinare un’azione sismica al bedrock che sia spettro compatibile con la pericolosità sismica di base del sito per i vari tempi di ritorno TR. Stati limite VN (anni) CU VR (anni) PvR: probabilità di superamento nel periodo di riferimento VR TR (anni) SLE Stato limite di esercizio SLO 50 1.5 75 81% 45 SLD 50 1.5 75 63% 75 SLU Stato limite ultimo SLV 50 1.5 75 10% 712 SLC 50 1.5 75 5% 1462 In ogni caso un modo più semplice ed immediato per calcolare il TR per i vari stati limite è possibile usare fogli excel tipo Spettri-NTCver.1.0.3.xls del Consiglio Superiore LL.PP., o l’applicativo gratuito‘Parametri sismici in un click’ Geostru (http://www.geostru.it/geoapp/Parametri-Sismici.aspx). L’applicativo fornisce il dato cercato, da la possibilità di trovare le coordinate del sito in ED50 tramite individuazione visiva sulla finestra Google Maps o con l’inserimento delle coordinate in Wgs84, ecc. I valori dei tempi di ritorno servono perché il sito dell’INGV fornisce i dati di disaggregazione, per i punti della griglia nazionale, solo per i seguenti valori della probabilità di superamento PvR 81%, 63%, 50%, 39%, 30%, 22%, 10%, 5%, 2%, in 50 anni. Quindi va scelta, PER OGNI STATO LIMITE, la probabilità di ritorno che determina il tempo di ritorno più vicino ai tempi di ritorno delle nostre verifiche. Risulterà più chiaro l’esempio in tabella: INGV STRUTTURA IN PROGETTO TR (anni) probabilità di superamento in 50 anni TR (anni) probabilità di superamento in 75 anni 30 81% 50 63% SLO – Stato limite di operatività 45 81% 72 50% SLD – Stato limite di danno 75 63% 101 39% 140 30% 201 32% 475 10% 975 5% SLV – Stato limite di salvaguardia della vita 712 10% 2475 2% SLC – Stato limite di collasso 1462 5% STATO LIMITE Con le coordinate del sito in ED50 (lat. 39.4558, lat. 17.0373) ed i valori dei tempi di ritorno dei vari stati limite si può procedere alla valutazione della disaggregazione della pericolosità sismica di base tramite il link http://esse1-gis.mi.ingv.it. Di seguito faremo l’esempio per lo stato limite S.L.V.. Appena operata la scelta sul punto della griglia vengono visualizzati i dati della disaggregazione del punto cercato. Estrazione degli accelerogrammi naturali con il software REXEL A questo punto si hanno tutti i dati per poter selezionare gli accelerogrammi relativi alla pericolosità sismica di base di un sito con il software REXEL “Computer aided record selection for code-based seismic structural analysis” (Iervolino I., Galasso C., Chioccarelli E. 2008-2013) Coordinate ED50: Latitudine: 39.4558 Longitudine: 17.0373 Vita nominale: 50 anni Classe d’uso: III Stato limite: SLV Parametri disaggregazione Magnitudo M: 4.5 - 6.5 Distanza R: 0 - 20 Km INSERIMENTO DEI DATI RELATIVI ALL’AREA SELEZIONATA DEL SOFTWARE REXEL Si inseriscono i dati dal punto 1 al punto 8 e si preme il tasto Build code spectrum. Una volta premuto il tasto nella finestra apparirà il grafico dello spettro che esprime la pericolosità sismica di base del sito secondo le NTC2008. Si compila la seconda sezione dell’interfaccia del software: Si inseriscono i dati dal punto 1 al punto 4 e si preme il tasto Check database. Una volta premuto il tasto nella schermata in corrispondenza dei campi: records verrà riportato il numero di record trovati (accelerogrammi); events verrà riportato il numero di eventi (sismici) da cui sono tratti i records. Si compilano i campi 3 e 4 della finestra dei dati: Si inseriscono i dati dal punto 1 e si preme il tasto Plot spectral bounds. Una volta premuto il tasto nel grafico appariranno i limiti di ricerca a cui debbono sottostare il set di accelerogrammi per essere spettro compatibile. Si inseriscono i dati del punto 3 e 4 e si preme il tasto 1 component. Si prosegue con l’inserimento del numero massimo di combinazioni di set di accelerogrammi che devono essere ricercati (è bene inserire un numero non troppo elevato per non appesantire l’elaborazione (10-20)) e… … il massimo valore della media dei fattori di scala (generalmente usare 5 se non si hanno risultati aumentare il numero nelle successiva iterazione). Premere il tasto OK per avviare la ricerca. Durante la ricerca sarà attiva la finestra visualizzata in basso. Se l’operazione richiede molto tempo è bene seguire la procedura descritta nella finestra stessa per bloccare la ricerca. In questo caso sarà necessario agire modificando i parametri precedenti e avviando di nuovo la ricerca. Quando la ricerca ha un esito positivo appariranno in sequenza le due finestre riportate a destra. Nella prima (1) vengono evidenziati il numero di combinazioni di set di accelerogrammi spettro compatibili che sono stati individuati. Nella seconda (2) gli spettri scalati relativi al primo set (quello con il minor fattore di scala medio SFMEAN). Si chiudono le finestre e si passa alla fase successiva, cioè alla scelta del set migliore. Dalla barra dei menù si scelgono in sequenza output plot & get set horizontal. Si apparirà la finestra Plot & Get… Inserendo i numeri da 1 a 10 (set trovati) si possono visualizzare i diversi set. Una volta aperti tutti i set (una alla volta) e controllato nel grafico degli spettri quello che più si adegua al caso (es. il n. 8), si scaricano i relativi file in una cartella per essere utilizzati per la Risposta Sismica Locale. La stessa procedura deve essere ripetuta per gli altri stati limite. N.B. Nella finestra degli spettri appare la loro media che deve essere spettro compatibile con lo spettro di categoria A, T1 che io ho generato all’inizio. In tale grafico gli spettri sono già scalati ognuno con un fattore che riportato nella relativa legenda SF. Il set di accelerogrammi invece non è scalato ma va scalato, successivamente, adoperando il relativo fattore di scala.
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