BOZZA Favorire il rapido avvio della programmazione 2014-20 Documento di lavoro di Confindustria Marzo 2014 1 Executive Summary Confindustria condivide l’impostazione dell’Accordo di Partenariato volta ad orientare la programmazione 2014-20 in via prioritaria al rafforzamento della competitività del sistema produttivo, salvaguardando il carattere di aggiuntività delle risorse e il loro orientamento prioritario sui temi dello sviluppo economico. Auspica che l’allocazione programmatica delle risorse tra gli Obiettivi tematici sia coerente con la priorità da assegnare al rafforzamento di tale competitività, limitando la tendenza a porre a carico delle risorse comunitarie interventi di natura assistenziale e sociale che dovrebbero essere più opportunamente finanziate da risorse ordinarie. Sottolinea l’opportunità di adottare fin dove possibile una struttura di Programmi semplificata, prevalentemente plurifondo o con unica Autorità di Gestione ed unico Comitato di Sorveglianza. Evidenzia l’assoluta necessità di accelerare la predisposizione dei Programmi Operativi, a livello centrale e nazionale, utilizzando altresì la possibilità, prevista dalla recente Legge di Stabilità, di anticipare il finanziamento di interventi urgenti ponendone la copertura a carico del Fondo di Rotazione per il Cofinanziamento. Invita ad operare una chiara definizione degli ambiti di operatività dei Programmi Nazionali e di quelli Regionali, al fine di evitare sovrapposizioni, spiazzamenti ed inefficienze nell’allocazione delle risorse. Richiama l’urgenza della esclusione, a partire dalla quota del 2014, della spesa cofinanziata dal calcolo del Patto di Stabilità interno delle Regioni, auspicando una soluzione strutturale del problema della nettizzazione da ricercarsi, sul piano europeo, con l’esclusione delle spese cofinanziate dal calcolo del deficit e, sul piano nazionale, con la riforma dei meccanismi di funzionamento del Patto. Propone di concentrare il numero dei risultati attesi previsti dall’Accordo di Partenariato e delle azioni che devono consentirne il conseguimento, al fine di ridurre gli oneri amministrativi derivanti da un numero eccessivo di azioni da finanziare e di migliorare l’efficacia del nuovo quadro di programmazione. Rimarca la necessità di semplificazione, prevedibilità nel tempo, uniformità e facilità di accesso delle misure rivolte alle imprese su tutto il territorio nazionale, richiamando la necessità di un avvio accelerato delle misure aventi più spiccato carattere di anticongiunturalità e di una attenta definizione degli spazi di operatività degli interventi in favore delle Grandi imprese. Sottolinea l’opportunità di prevedere ampi margini di flessibilità nell’articolazione del menu delle azioni a livello regionale, al fine di evitare inutili rigidità e di tenere conto delle differenziate necessità dei diversi ambiti territoriali, sia nella combinazione degli interventi sia nell’allocazione programmatica delle risorse. Invita con forza le Amministrazioni centrali e regionali a completare il quadro delle condizionalità ex ante, dando particolare priorità agli esercizi più orientati all’avvio immediato degli interventi rivolti alla competitività del tessuto produttivo, ad iniziare dalla predisposizione della Strategia di Specializzazione intelligente. Ricorda la necessità di definire, entro il mese di marzo 2014 la Delibera CIPE di avvio della nuova programmazione del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, all’interno della quale dovranno essere previsti specifici meccanismi premiali unitamente a meccanismi di revoca e riprogrammazione in caso di mancato avvio degli interventi. 2 1. Strategia dell’Accordo di Partenariato Nello scorso mese di dicembre è stato trasmessa alla Commissione europea una prima bozza, ancora incompleta, dell'Accordo di Partenariato per la programmazione dei fondi strutturali 201420. L'Accordo regola la programmazione di tutti gli strumenti finanziari a finalità strutturale destinati all'Italia per il periodo 2014-2020, inclusi quelli per lo sviluppo rurale e la pesca. Il documento, partendo da una analisi di scenario macroeconomico, evidenzia la necessità di utilizzare i fondi del prossimo ciclo principalmente per contribuire al superamento della pesante crisi economica in corso, che ha aggravato i problemi di coesione territoriale e i divari interni al Paese. A tal fine, viene disegnata una strategia che, da un lato, sostiene l'opportunità di azioni antirecessive di supporto alle imprese ed all'occupazione nei primi anni della programmazione, dall’altro, si propone di sostenere i processi di riorganizzazione ed innovazione delle imprese, promuovendo sia l'innalzamento della qualità delle produzioni, sia la crescita di settori a più alta tecnologia. Nelle regioni meridionali, a tali interventi si affianca anche un’azione di crescita quantitativa e qualitativa delle attività produttive, anche in segmenti produttivi non pienamente utilizzati. Un impegno altrettanto rilevante viene posto sulle persone, intese non solo come beneficiarie di un sostegno (se in difficoltà), ma come fattore di competitività del sistema produttivo. Tale impostazione risulta condivisibile, orientando il complesso della politica di coesione 2014-20 innanzitutto alla competitività del sistema produttivo, provato dagli effetti di una lunga fase recessiva. Rispetto alla impostazione iniziale delineata con il documento “Metodi ed Obiettivi”, va rilevata negativamente l’assenza di una riflessione specifica sul Mezzogiorno, in analogia con quanto contenuto nella bozza di Accordo relativamente ai due focus “Aree Interne” e “Sviluppo Urbano Sostenibile”. 2. Quali priorità per la programmazione Coerentemente con le indicazioni della Commissione Europea, la bozza di Accordo individua 11 Obiettivi tematici (OT), per ciascuno dei quali viene proposta un’allocazione orientativa delle sole risorse comunitarie e vengono declinati i risultati attesi. Conseguentemente alla strategia delineata, l’OT3 (Competitività delle PMI) è quello che fa registrare la più consistente allocazione di risorse (circa il 16%). A seguire, all’OT8 (Occupazione) viene assegnato il 13% dei fondi; all’OT10 (Istruzione e formazione) il 13%; all’OT1 (Ricerca) l’11%; all’OT4 (Energia) il 10%; all’OT9 (Inclusione Sociale) il 10%; all’OT6 (Ambiente) l’8,5%; all’OT2 (Agenda Digitale) il 6%; all’OT5 (Climate Change) il 3%; all’OT11 (Capacità delle Amministrazioni e Assistenza tecnica) il 2%; il 6% all’OT7 per il completamento di progetti di infrastrutture di trasporto, nelle sole regioni in ritardo, a cui si aggiungeranno le risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (i cui tempi di utilizzo sono meno rigidi di quelli comunitari), per interventi di infrastrutturazione e di tipo ambientale. L’allocazione proposta appare parzialmente coerente con l’obiettivo di concentrare le risorse sugli Obiettivi Tematici maggiormente orientati allo sviluppo: infatti al complesso degli OT 1 (Ricerca) 2 (Agenda Digitale) 3 (Competitività delle imprese) e 4 (Energia) viene assegnato poco meno di metà delle risorse, senza contare le risorse allocate sull’OT Occupazione, in misura rilevante volte ad agevolare l’inserimento lavorativo. Appaiono parzialmente sovra dimensionati rispetto a tali priorità le allocazioni relative all’OT5 (adattamento al cambiamento climatico e gestione dei rischi), all’OT6 (sebbene in questo OT siano ricompresi anche gli interventi sugli attrattori turistici) e soprattutto all’OT9 (Inclusione sociale), in cui risultano dominanti gli interventi di riduzione della povertà, che dovrebbero essere più opportunamente finanziati con risorse ordinarie. 3 3. Quali Programmi Operativi L'Accordo indica poi i Programmi Operativi in cui dovrebbero essere articolati gli obiettivi tematici. Oltre ai Programmi Regionali in tutte le regioni e provincie autonome a valere sul FESR e FSE, sono previsti: Programmi Nazionali per tutte le categorie di regioni in materia di Occupazione; Inclusione sociale; Istruzione; Città metropolitane; Capacità della PA; Programmi Nazionali nelle regioni in transizione ed in quelle meno sviluppate in materia di Ricerca e Innovazione, Imprese e Competitività; Programmi Nazionali/Multiregionali per le sole regioni meno sviluppate, dedicati a Infrastrutture e reti, Beni culturali, Legalità. Per quanto riguarda i Programmi Nazionali, vanno al più presto definiti obiettivi, contenuti e strumenti di intervento, al fine di evitare sovrapposizioni con gli interventi regionali e migliorare l’efficacia della programmazione. Nel prendere atto della scelta operata nell’accordo tra Governo e Regioni rispetto alla tipologia di Programmi Nazionali, va sottolineato che l’aver privilegiato, come ambito primario di intervento dei Programmi Nazionali, la dimensione “sociale” priva gli interventi più di natura economica di una cornice programmatica unica e di strumenti automaticamente applicabili su tutto il territorio nazionale, come ha mostrato la vicenda del credito d’imposta sulla ricerca. E’ auspicabile quindi che possano essere adottate anche nelle Regioni del Centro Nord, eventualmente anche utilizzando a tal fine il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, alcune misure orientate alla competitività delle imprese (in materia di promozione degli investimenti, credito, ricerca) quanto più possibile simili per forma e contenuto, tali da configurare un intervento valido per tutto il territorio nazionale. Per quanto riguarda il livello regionale, risulta ancora non definita la scelta nella direzione di una programmazione plurifondo o monofondo nelle diverse Regioni: in diversi casi, infatti, si evidenzia infatti l’intenzione di mantenere una programmazione articolata in Programmi Operativi Monofondo. In ogni caso, è fondamentale che si provveda a dotare tali Programmi di una piattaforma di Governance comune, se possibile con unica Autorità di Gestione ed unico Comitato di Sorveglianza, anche al fine di prevedere significative economie di gestione, di semplificare le attività di sorveglianza e di agevolare il coinvolgimento del partenariato. 4. I tempi Poiché la versione dell’Accordo di Partenariato inviata alla Commissione europea è una bozza ancora incompleta, formalmente, alla fine del mese di febbraio l’iter della programmazione non risulta ancora ufficialmente avviato. Entro i primi giorni di marzo sono attese le osservazioni informali da parte della Commissione Europea sul testo ricevuto. Entro il 22 aprile il Governo italiano dovrà inviare alla Commissione Europea la versione finale dell’Accordo, su cui inizierà il negoziato vero e proprio, che dovrebbe concludersi (salvo interruzioni per effetto di eventuali richieste di chiarimento da parte della Commissione Europea) entro tre mesi da quella data, ovvero entro fine luglio. Sempre entro il prossimo mese di luglio dovranno essere inviati alla Commissione Europea le proposte di Programmi Operativi, regionali e nazionali, con l’obiettivo di concluderne l’esame entro il prossimo autunno. A tale proposito, si deve purtroppo osservare che, in sostanza, il primo anno della nuova programmazione è stato di fatto perduto, sebbene una parte dei ritardi sia da ascriversi al ritardo della definizione del pacchetto regolamentare, adottato dalla Commissione Europea solo alla fine del 2013. Al fine di evitare, per quanto possibile, soluzioni di continuità della programmazione ed attuazione degli interventi cofinanziati, è necessario che venga imposta una robusta accelerazione nella predisposizione dei Programmi Operativi a livello centrale e nazionale, in maniera tale da avviare già nel corso del mese di marzo il confronto partenariale. E’ inoltre opportuno che Regioni 4 ed Amministrazioni centrali evidenzino, sulla base di schede progettuali chiaramente definite, modalità condivise per utilizzare le opportunità definite dal c.154 della recente Legge di Stabilità, con la quale il Fondo di rotazione è autorizzato a concedere anticipazioni, fino a 500 milioni annui, delle quote comunitarie o nazionali relative ai programmi cofinanziati e complementari. Nella attivazione di tali opportunità priorità dovrà essere assegnata alle misure aventi chiara caratteristica anticongiunturale. 5. Garantire la sostenibilità finanziaria della programmazione Secondo stime di Confindustria, nel corso del 2014 dovrà essere erogata una spesa pari, nel complesso, ad oltre 8 miliardi di euro, di cui 4,7 miliardi di quota comunitaria e 3,3 miliardi di euro di quota nazionale di cofinanziamento. Di questi, circa 2 miliardi e mezzo sono rilevanti ai fini del Patto di Stabilità interno delle Regioni. Le norme attualmente in vigore prevedono l’esclusione di tale spesa dal calcolo del Patto solo per un valore di 1 miliardo di euro. E’ necessario prevedere la completa esclusione della quota di cofinanziamento dal calcolo del Patto di Stabilità interno per il 2014 e per il 2015, al fine di garantire il completo assorbimento delle risorse del ciclo 2007-2013 e di consentire l’avvio dell’assorbimento di quelle del nuovo ciclo di programmazione, favorendo in particolare l’avvio delle misure a più forte contenuto anticongiunturale. Tale nettizzazione dovrà essere la premessa ad una più complessiva riforma dei meccanismi stessi di funzionamento del Patto, tali da sostenere prioritariamente la spesa per investimenti. Una analisi, caso per caso, della sostenibilità del tasso di cofinanziamento regionale del 30% della quota di cofinanziamento nazionale potrà essere oggetto di uno specifico confronto in sede di Conferenza Stato Regioni. Una soluzione più stabile e duratura alla sostenibilità finanziaria di questa spesa deve essere ricercata nel livello europeo: grazie alla completa trasparenza, tracciabilità e valutabilità della spesa per la politica di coesione, gli investimenti finanziati da tale fonte finanziaria sono chiaramente identificabili e possono essere scorporati dal calcolo del Patto di Stabilità e Crescita, a livello europeo, nell’ambio di un più generale rilancio di una politica europea orientata agli investimenti. Questo tema deve costituire un impegno prioritario nell’ambito del Semestre di Presidenza italiana dell’UE. 6. Concentrare gli interventi sulle priorità a maggior impatto sull’economia Coerentemente con le indicazioni programmatiche contenute nel documento “Metodi e Obiettivi”, ciascun Obiettivo Tematico è articolato in un certo numero di risultati attesi, con l’obiettivo di concentrare l’intervento dei fondi strutturali e di misurarne più agevolmente l’impatto, migliorandone i risultati. La bozza di Accordo si articola in 68 risultati attesi, per ciascuno dei quali viene identificato un indicatore idoneo a misurarne il raggiungimento. Mentre, tuttavia, soprattutto per gli Obiettivi Tematici afferenti all’area dello sviluppo economico, si può osservare una visibile concentrazione dei risultati attesi, tale concentrazione è meno visibile sui temi dell’occupazione e dell’inclusione e, parzialmente, sui temi dell’istruzione e della formazione. Analogo esercizio di concentrazione dovrebbe caratterizzare le azioni che dovrebbero consentire il conseguimento dei risultati attesi. In vista della costruzione dei futuri Programmi Operativi, e partendo dal lavoro già avviato all’interno dei tavoli partenariali nel corso della prima fase di costruzione dell’Accordo, è necessario definire un menu chiaro di azioni. Secondo le valutazioni 5 della Commissione Europea, infatti, la indeterminatezza delle azioni messe in campo è stata una delle cause principali degli insufficienti risultati che hanno fin qui caratterizzato l’esperienza italiana dei fondi strutturali europei. Le azioni dovranno essere contenute in un numero limitato per ciascun risultato atteso, al fine di assicurare la necessaria massa critica e ridurre gli oneri amministrativi derivanti da un numero eccessivo di azioni da finanziare. Le azioni individuate dovranno essere chiare nella propria finalità di fondo, semplificate nella modalità di accesso, in particolare per quanto riguarda gli strumenti di intervento per le imprese, che dovranno a loro volta aver garantite la prevedibilità e la stabilità nel tempo delle relative misure, per evitare effetti di spiazzamento nella propensione all’investimento. Particolare attenzione dovrà essere posta nella identificazione, per ciascun Programma, delle misure a carattere anticongiunturale che si intende realizzare, che dovranno essere caratterizzate da avvio immediato e dovranno avere un chiaro cronogramma di riferimento. Al di fuori dei Programmi Operativi Nazionali, e laddove possibile, sarà opportuno favorire l’adozione di misure e strumenti simili all’intero dei singoli POR, al fine di semplificare le regole di accesso per i beneficiari e di ridurre la fase di predisposizione degli atti amministrativi. Particolare attenzione dovrà essere posta nella definizione attenta degli spazi di operatività degli interventi in favore delle Grandi imprese, alla luce delle limitazioni introdotte dai nuovi regolamenti comunitari e dai nuovi Orientamenti sui regimi di aiuto a finalità regionale. 7. Le condizionalità La bozza di Accordo di Partenariato contiene una sintesi relativa alle condizionalità ex ante, cioè a tutte quelle condizioni amministrative, normative e pianificatorie che devono essere soddisfatte prima che la programmazione parta, al fine di accelerarne l'attuazione. Secondo il documento la gran parte delle condizioni sono interamente soddisfatte: ne vengono evidenziate alcune soddisfatte solo parzialmente, mentre non ci sono condizionalità ex ante non soddisfatte. La prima di tali condizionalità si riferisce alla predisposizione di una strategia di ricerca e innovazione nazionale o regionale per una specializzazione intelligente il linea con il PNR che eserciti un effetto leva sulla spesa privata in ricerca e innovazione. Secondo l’Accordo, le due Amministrazioni centrali responsabili (MIUR e MISE) hanno avviato un percorso di confronto con le Regioni per adottare, entro marzo 2014, una Strategia Nazionale che sarà presa come riferimento anche per la predisposizione del Piano Nazionale della Ricerca (PNR). Tale documento conterrà anche l’indicazione delle fonti finanziarie. In particolare, tale condizionalità risulta soddisfatta solo parzialmente non essendo ancora stato definito il documento definitivo (entro marzo 2014). Condizionalità altrettanto rilevanti riguardano, a titolo di esempio, la disponibilità di un quadro strategico per la crescita digitale, di un Piano generale dei trasporti che rispetti i requisiti legali della VAS e che sia corredato di un Piano di progetti realizzabili e cantierabili. Analoghi esercizi devono essere completati dalle singole Regioni prima della predisposizione del relativo Programma Operativo. E’ necessario che tali condizionalità siano pienamente soddisfatte entro il mese di marzo 2014 in termini generali, per consentire l’adozione dell’Accordo di Partenariato, ed entro l’estate per favorire l’adozione dei singoli Programmi Operativi, sia a livello nazionale sia a livello centrale. 6 8. Evitare rigidità nelle scelte programmatiche Secondo la bozza di Accordo di partenariato, la proposta strategica dell’Italia parte dal presupposto che sia necessaria un’attenta analisi del tipo di politica di sviluppo territoriale di cui il Paese, nelle sue diverse articolazioni, necessita negli anni immediatamente futuri e nel più lungo periodo. Per tale motivo, se “sono largamente condivisi gli obiettivi di rafforzare il tessuto produttivo, accrescere l’occupazione, favorire l’inclusione sociale”, occorre però mettere bene a fuoco su quali risultati concentrarsi e su quali azioni puntare. Questa valutazione deve partire da una analisi delle sfide alle quali sono sottoposte le diverse aree del Paese e delle leve su cui è più opportuno agire. E’ necessario pertanto che, una volta definito il menu comune delle azioni, al fine di definire un quadro strategico unificante, la selezione e l’attuazione di tali misure, dovrà essere operata evitando eccessive ed inutili rigidità, sia relativamente al numero delle azioni, sia rispetto all’allocazione delle risorse relative che, nel rispetto dei vincoli programmatici imposti dai regolamenti europei, dovrà prevedere significativi ambiti di flessibilità al fine di adattare il quadro programmatico alle specifiche realtà territoriali. 9. Il Fondo Sviluppo e Coesione per una vera programmazione unitaria L’impianto definito dall’Accordo di Partenariato privilegia la fonte nazionale per gli interventi relativi a nuovi interventi infrastrutturali di grandi dimensioni e per nuovi interventi ambientali di larga portata, i cui tempi di realizzazione sono giudicati poco compatibili con la programmazione ed attuazione dei Fondi strutturali europei. In tal modo, le due fonti finanziarie risultano effettivamente complementari, rispetto alla strategia ed agli strumenti da attivare. Per tale motivo, la recente Legge di Stabilità ha provveduto, assieme al rifinanziamento del Fondo di Rotazione per il cofinanziamento nazionale, a rifinanziare anche il Fondo per lo Sviluppo e la Coesione – FSC, per un valore di 54,8 miliardi di euro. Sono note le criticità relative a tale posta finanziaria: le modalità di finanziamento del Fondo rinviano la determinazione delle quote annuali alla legge di Stabilità, rendendo di fatto difficile, dal punto di vista dei tempi, una vera e propria programmazione delle risorse del FSC. Tale problema dovrà essere risolto, in via strutturale, nella prossima Legge di Stabilità, prevedendo l’iscrizione a bilancio del complesso delle risorse a disposizione, con una chiara previsione dei flussi di pagamento. Nel frattempo, come uno dei primi atti del nuovo Governo, dovrà essere adottata la Delibera CIPE prevista dal comma 8 della recente Legge di Stabilità, che, su proposta del Ministro per la coesione territoriale, entro il 1º marzo 2014, deve effettuare la ripartizione programmatica tra le amministrazioni interessate dell'80 per cento della dotazione aggiuntiva del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione. La stessa Delibera dovrà prevedere, su proposta delle amministrazioni interessate, anche i termini entro i quali gli interventi proposti dalle Amministrazioni devono essere avviati, e quelli a partire dai quali va prevista la revoca del finanziamento in caso di mancato avvio. 10. Meccanismi premiali per sostenere la capacità amministrativa e l’utilizzo delle risorse Le riserve premiali previste nel ciclo di programmazione 2000-6 diedero buona prova di sé nella spinta verso l’adozione di comportamenti virtuosi delle Amministrazioni regionali e verso un completo utilizzo delle risorse: non a caso, quel ciclo di programmazione si è chiuso con l’impiego della totalità delle risorse assegnate all’Italia. 7 Al di là della soluzione che verrà adottata per dare attuazione alla riserva di efficienza ed efficacia prevista dai nuovi regolamenti dei fondi strutturali, è opportuno perciò che, a valere sulle risorse del Fondo per lo Sviluppo e Coesione, analogamente a quanto originariamente previsto per il Fondo Aree Sottoutilizzate – FAS nel periodo di programmazione 2007-2013, venga istituito un accantonamento premiale (del valore orientativo del 10% della dotazione del rifinanziamento del FSC determinato dalla Legge di Stabilità 2014) che può essere ripartito per regioni, a configurare una sorta di premialità potenziale che spetta a ciascuna regione a fronte del raggiungimento di prefissati risultati in termini di efficienza ed efficacia. Le risorse non assegnate per il mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati potrebbero essere riassegnate al di fuori del perimetro regionale per premiare le performance migliori. Oltre che a premiare l’efficienza ed il completo utilizzo delle risorse, i meccanismi premiali (attraverso idonei indicatori di risultato e “target qualitativi”) dovrebbero essere uno strumento capace di rafforzare l’efficacia degli interventi anche attraverso il miglioramento di tempi e qualità dell’azione amministrativa rivolta alle imprese. Ad esempio, una parte della quota premiale potrebbe essere assegnata a quelle amministrazioni che si impegnano concretamente (e che dimostrano l’effettivo miglioramento conseguito) al rispetto dei tempi dei pagamenti, o alla conclusione in date certe dei procedimenti amministrativi nei confronti delle imprese. Ciò presuppone la realizzazione, in tempi, ravvicinati, di un lavoro in profondità su procedure e sistemi di valutazione. Per tale motivo, obiettivi e meccanismi di misurazione dovrebbero essere definiti assieme alle Organizzazioni di rappresentanza delle imprese. Le risorse premiali dovrebbero, di conseguenza, essere prioritariamente destinate al sostegno del sistema produttivo. 8
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