Prologo Lo sciapegotto.

Prologo
-Zia, cos’è uno sciapegotto?La parola deriva da sciapo (senza sale in zucca) e da sciabica, che è un lungo sacco di rete che viene tirato a riva dal
mare. A tirare sono due gruppi di poveracci, chiamati sciabigotti, che
al comando del capo barca, danno degli strapponi alla corda.
Lo sciapegotto.
(autore Tito Rabini)
C’era una volta un ragazzo di Camerano che veniva chiamato lo
Sciapegotto.
Sua madre gli ripeteva sempre che era ora che si sposasse, ma lui
tirava per le lunghe. Un giorno la madre gli dice:
- Poresti andare a qualche veglia (riunioni serali di contadini di tutte
le età in case ospitali. Si cantano stornelli, si balla il satarello, si gioca
alla tombola, e a volte ci si trova moglie o marito) e dare un’occhiata
alle ragazze che ti piacciono ... poi nessuno può dire cosa potrà succedere.
Così lo Sciapegotto va nella stalla.
Immaginatevi un po’cosa combina? Con un coltellino cava gli occhi
a tutte le pecore!
Poi con le tasche piene di questi occhi va alla veglia. Si mette in un
cantuccio e quando nessuno lo guardava, svelto svelto prende un occhio dalla tasca e ... zic: lo tira a una ragazza. Prima ne tira uno, poi un
altro. Ci prende gusto e ci rifà ancora, e ancora
finche le ragazze cominciano a strillare:
- Cos’è sta porcheria?- Chi è sto porcaccione?- Che schifezza! - Trovatelo, trovatelo!
Trovarlo è stato facile, così lo riempiono di
botte e lo buttano fuori a calci nel sedere.
Intano la madre, che era a letto, non riusciva a dormire perché le
pecore belavano da far compassione ad un turco. Alla fine la povera
donna con una candela accesa in mano scende nella stalla. Poco c’è
mancato che non le venisse un malore quando ha visto quelle povere bestiole sporche di sangue che si urtavano una con l’altra, o che
muovendosi andavano a battere il muro con la testa e ha capito che
eran tutte accecate.
Ha capito anche che era stato lo Sciapegotto e allora ha afferrato
il mattarello, e quando il figlio è tornato l’ha accolto dandogliene un
sacco e una sporta.
Quando finalmente per il dolore alle braccia, ha smesso di bastonarlo, gli ha chiesto:
- Si può sapere perché l’hai fatto, che ora dovrò vederle tutte al macellaio per quattro baiocchi? - Me l’avevi detto tu, che dovevo tirare qualche occhiata alle ragazze
e adesso mi bastoni? Anche le ragazze si sono imbestialite per le occhiate e ho preso tanti di quei cazzotti ... io volevo solo trovar moglie! La povera madre si è adattata, ha venduto le pocore al macellaio e
ha smesso di rimbrottare il figlio; pensava:
- Ci penserà Sant’Antonio, o qualc’altro santo, o l’Angelo Custode. Intanto era arrivata la bella
stagione, e quello era in momento buono per vendere la
tela che aveva tessuto durante
l’inverno (d’inverno non si può
lavorare nel campo perché La
terra bagnata si impasterebbe,
e allora le donne si arrangiavano col telaio, o a filare la lana
delle pecore) e così la donna
dice al figliolo:
- Perché non ci vai tu a vendere la tela al mercato? Ma ricordati, di stare alla larga dalle
persone che chiacchierano troppo. Sono
quelli che poi ti fregano. Invece quando
incontri uno di poche parole, puoi essere
certo che è una persona affidabile. . Va bene. E lo Sciapegotto prende il cesto della
tela e va al mercato. La gente vedendo
quella bella tela esposta, chiedeva:
- Quanti sono i metri di questo rotolo? oppure: - Quanto costa al metro? E lo Sciapegotto rispondeva:
- Voi parlate troppo - Avete la lingua troppo lunga - Andatevene via Arriva la sera ed era stanco morto perché
era stato lì in piedi tutto il giorno, senza
mai sedersi. Così raccoglie le sue cose e
va a riposarsi in un giardino pubblico dove c’era una statua di coccio.
Con la luce incerta del crepuscolo, gli sembra un uomo. Gli dice:
- Buon giorno. E la statua zitta. Vorrei vedere!
- Come mai non parli?-Ti piacciono queste tele? -Quanto me le paghi? -Ti faccio uno sconto se le compri tutte. E la statua zitta. Allora lo Sciapegotto pensa: questo si, che mi da
fiducia. Sai cosa faccio? Le tele di mamma le do tutte a lui.
Detto e fatto: prende il primo rotolo, lo apre e ci avvolge le mani e le
braccia della statua. E rotolo dopo rotolo, tutti finiscono arrotolati attorno al corpo della statua.
- Va bene? Pensaci un po’ sopra. Noi ci rivedremo domani, e mi pagherai secondo i tuoi comodi, tanto di te mi posso fidare!E torna dalla madre.
- Hai venduto la tela? - quanto hai ricavato? - niente? - Oh sant’Antonio mio, quant’è tonto questo figlio mio ! - Ma a chi l’hai data? Di oh!Dal racconto dello Sciapegotto la madre capisce subito che c’è di
mezzo una statua. Dice:
- Corri subito indietro, e riportami la
tela, prima che arrivi qualche birbone
che la raccolga al posto tuo. Lo sciapegotto ritorna dalla statua,
ma la tela non c’era più, allora dice
alla statua:
- Dunque la tela ti è piaciuta. Adesso dammi i quattrini. -Ah fai finta di non capire? Adesso
ci penso io! Prende un bastone e glielo da sulla testa, che era di coccio e si spacca. E giu’, altre legnate. Ma quando arriva a rompere il tronco, cominciano a cascare giù un sacco di monete d’oro. Cos’era successo? Era
successo che un ladro aveva nascosto dentro quella statua di coccio
l’oro rubato a qualche signorotto, o a qualche banca, chi lo sa? Lo
Sciapegotto tutto contento:
- Ah adesso li tiri fuori i quattrini! E giu’ bastonate su bastonate fino a che non l’ha rotta del tutto. Poi
raccogle le monete e ritorna a casa.
La madre, a vedere tutta questa grazia d Dio non credeva ai propri
occhi. Ringraziato sant’Antonio, che dicono sia anche il protettore degli sciapegotti, ha mandato a dormire il figlio e ha messo in salvo il
tesoro di monete d’oro.
Ma non fnisce qui.
Si vede proprio che qualche santo ci pensava, perche’ lo Sciapegotto, piano piano ha cominciato a diventare furbetto.
- Mamma dimmi, come posso fare a trovarmi una morosa?- Puoi provare ad andare giù alla Fontanina: lì di ragazze ce ne sono
sempre tante: chi per lavare, chi per prendere l’acqua. Vai a vederle,
ma mi raccomando, non tirare le occhiate come quell’altra volta.Lo Sciapgotto va giu’ alla Fontanina. Non fa in tempo ad arrivare, che
trova tutte queste ragazze che piangevano:
- Poverina, le toccherà di farsi tagliare il braccio!- Com’è possibile, una ragazza tanto bella senza un braccio!-
- Povera figlia ih, ih ! Poverina ah, ah!E tutte che piangevano! Lo
Sciapegotto chiede:
- Chi e’ che deve farsi tagliare il braccio?-Quella poverina lì, che ha
messo la mano dentro la brocca per sciacquarla, e adesso
la mano non le scappa piu’
fuori, e le toccherà di farsi
tagliare il braccio! E poi è la
mano destra, che disgrazia! Ih ih ... ah ah!Lo Sciapegotto dice:
- Fatemi vedere un po’, com’è fatto sto braccio da tagliare! GIi portano davanti una ragazza tutta inondata di lacrime, con un
braccio incastrato dentro una brocca di coccio. Lo Sciapegotto prende
un sasso da terra, e PAM spacca la brocca! Allora tutte le donne:
- T’ha mandato la Provvidenza! Se non c eri tu, questa poverina
rimaneva monca!E lo Sciapegotto:
- Qui, tra tutte queste ragazze, non ce ne sta nessuna che fa per me,
sono troppo tonte, sarà meglio scappar via al più presto!Un’altra volta gli avevano detto che c’era una bella ragazza, che era
figlia unica. Lui va a trovarla: entra in casa e la madre, che aveva
capito che cercava moglie, gli dice:
- Perché non ti fermi a cena da noi? Stavamo propio per metterci a
tavola. E alla figlia:
- Tu va giù in cantina a prendere na caraffa di vino rosso, quello
buono di Canuto.La tavola era apparecchiata, i piatti erano pronti ma la figlia non si
vedeva; e la madre si impensierisce. Dice al marito:
- Vai un po’ giù di sotto a vedere che succede.Il marito va giù di sotto, ma aspetta aspetta, non ritornava più su ne-
anche lui. La moglie dice:
- Senti un po’: io vado
giù a vedere cos’e’ successo. Tu aspettami.Ma aspetta aspetta,
pure la madre non veniva
piu’ su. Dopo un bel pezzo che aspettava, lo Siapegotto pensa:
- Adesso vado giù io a
vedere cosa è successo.Va giù in cantina, e immaginatevi voi cosa vede
... vede la cannella della
la botte che buttava, la caraffa piena che traboccava, il vino che scolava per terra e aveva fatto un laghetto di due dita. E intanto questi tre
scemi stavano abbracciati tra loro, e piangevano.
La figlia diceva:
- Babbo mio, mamma mia, se prendo marito, e mi nasce un figliolo, e
gli metto nome Pirulo, e se Pirulo muore, io come mi ritrovo? Ah ah!E il padre:
- Hai ragione, figlia mia! Oh! Oh! Se prendi marito, e ti nasce un figliolo, e se gli metti nome Pirulo, e se Pirulo muore, tu come ti ritrovi?
Oh! Oh!E la madre:
- Hai ragione, figlia mia! Uh! Uh! Se prendi marito, e ti nasce un figliolo, e se gli
metti nome Pirulo, e se Pirulo muore, tu
come ti ritrovi? Uh! Uh!E intanto la canella buttava ... e questi
ricominciavano ... e la canella buttava.
E il giovanotto fugge via come un lampo.
Dopo un po’, lo Sciapegotto conosce
un’altra ragazza, bella e simpatica, e la va
a trovare in casa per fare conoscenza col padre, la madre e
gli altri di casa. Arriva a casa di
questa ragazza verso sera e la
trova che da sola sfaccendava
in cucina. Si mettono a chiacchierare, e intanto si fa notte, e
nessuno dei suoi si faceva vivo.
- Com’è che stanno tanto a venire?- Sono tutti ad insaccare le noci.- E quando hanno cominciato?- Da quindici giorni.- Quindici giorni per insaccare le noci? Ma quante ne avete?- Su per giu come tutti gli altri.- Mi faresti vedere come fanno a insaccare queste noci?Vanno nel magazzino e vede: padre, madre e i tre fratelli che stavano
ad insaccare le noci col forcone!
- E voi insaccate l noci col forcone?- Sì, perché, tu come fai?Allora lo Siapegotto arranfa una pala che era appoggiata in un angolo
e in quattro e quattr’otto finisce d’insaccare tutto.
E questi a guardarlo a bocca aperta:
- Quanto sei bravo! Quanto sei svelto! Chi ci pensava che si potesse
insaccare con la pala!- Mamma mia, che razza di tonti!E fugge via anche di lì.
Lo Sciapegotto entra nella camera e cosa
vede?
Vede un paio di calzoni attaccati su con quattro spaghi che li tenevano larghi per la cinta.
Di fianco a questi calzoni ci stava una scala
a libretto e, arrampicato su in cima alla scala
c’ era un uomo in mutande che si stava a buttare giu di sotto cercando di prendere al volo i
buchi dei calzoni con le gambe. Ma una volta
non ci prendeva per niente, un’altra volta ci
prendeva con un piede solo, un’antra volta ci
entrava a rovescio: sta di fatto che era li’ dalla
mattina e ancora i calzoni non se li era messi.
Dice lo Sciapegotto:
- Mettetevi a sedere sul letto! Tirate su un
piede! Ecco! Datemi su quell’altro piede! Ecco! Tiratevi su in piedi! Su!
Abbiamo fatto!In quattro battute, i calzoni erano a posto.
- Quant’è bravo sto giovanotto! Oh quant’è bravo sto giovanotto!Ma intanto lui correva come un matto.
Nel frattempo la madre dello Sciapegotto, s’era data un po’ da fare e
aveva sentito dalla ruffiana, che c’erano tre sorelle da marito, senza
nessun pretendente.
Quando lo Sciapegotto lo viene a sapere le va a trovare.
Era verso mezzo giorno e stavano a sfaccendare in cucina con la
madre. Le ragazze stavano sempre zitte, e parlava solo la vecchia:
- Stai a pranzo con noi? Poi ne conosce un’altra e la va a trovare a casa sua verso sera. Suo E alle figlie:
padre non c’ era.
-Tu, fai la pasta. Tu fai il sugo. Tu apparecchia.- E tuo padre dov’è?E queste ragazze, tutte tre svelte come lucciole, chi correva di qui,
- E’ in camera sua, che si mette i calzoni.chi correva di la’, e lui a guardare a bocca aperta e non sapeva quale
- E com’è che si mette i calzoni verso sera, e che ci mette tanto? Mi fai gli piacesse di piu’. Poi la madre dice:
vedere come fa ?- Io vado giu di sotto a prendere il vino.- Andiamo su a vedere.E queste ragazze, zitte. E intanto sfaccendavano! E sfaccendavano!
Ma a un certo momento, l’acqua del caldaio trabocca. La più grande
dice alla seconda:
- Bo ... bo ... bo ... bo ... boll...liga!E la seconda alla più giovane:
- Pre ... pre ... pre ... pre ... prendi
il cu ... cu ... cucchiaio e tre ... tre
... treghilla!E la terza:
- Ha de ... de ... de ... detto ma ...
ma ... mamma che nun pa... pa ...
pa ... parlassi. Invece avete par ... par ... par ... parlancato!Quando lo Sciapegotto ha sentito che erano tutte balbuzienti, è scappato come una lepre!
Intanto passavano i mesi, poi gli anni, e lo Sciapegotto era indispettito perché non voleva aspettare tanto da prender moglie da vecchio.
Così, serio serio, dice a se’ stesso:
- Adesso basta. La prima che troverò, può esse anche zoppa, può essere pure cieca, può essere pure scema, può avere anche gli occhi
storti, le potrà anche puzzare il fiato: non me ne importa niente: io la
sposo comunque.Fatto sta che incontra una ragazza svelta, bella, lavoratrice e intelligente, e va a parlare con sua madre. Questa gli dice:
- Sentimi bene. Mia figlia e’ bella, buona e di casa, ma ha un difetto
che dico solo a te. Tutte le notti, la fa’ nel letto,
e non c’ e’ verso che poi lavi le lenzuola. I lavori
di casa li fa proprio tutti, ma quello di pulire la
cacca, non lo vuole proprio fare.- Va bene. Mi va bene lo stesso.- Guarda che io t’ho avvisato e dopo non venire a lagnarti con me o con altri.E si sono sposati.
La prima notte, proprio come aveva detto la
suocera, la sposina se la fa nel letto. Una puzza! Lei dice:
- Mia madre te lo aveva detto, no?-
- Si’, non ci pensare su.- Guarda, che io i lenzuoli smerdati non
li lavo, hai capito?- Va bene, va bene. Ma tu domattina,
prendi le lenzuola, facci un bel fagotto
con tutto dentro, e portali giu’ alla Pisciarella. Lì ci troverai la comare che ti
laverà tutto, che mi ci sono messo già
d’accordo.La mattina la sposa prende questi lenzuoli, li piega, li mette in un fagotto e
li porta giu’ alla Pisciarella, che è una
fonte. Ma la comare ancora non c’ era
...
Aspetta un po’, e il sole comincia a
scottare, e ancora la comare non arrivava ... Aspetta ancora e comincia a stufarsi ben bene ... E intanto un cuculo nascosto tra i rami d’un
albero si mette a cantare:
- Cu cu, cu cu! - L’ hai fatta? - Lavala tu!Figurtatevi lei, come si arrabbia. Prende dei sassi e glie li lancia. Ma
il cuculo si scanzava e si copriva con i rami. Verso le dieci del mattino
la sposa dice:
- Va bene ... comincierò a sciogliere il fagotto. - Cu cu, cu cu! - L’hai fatta? - Lavala tu!Arrivano le undici.
- Va bene ... li metterò un po’ a mollo.- Cu cu, cu cu! L’hai Fatta? - Lavala tu!Arriva mezzo giorno.
- Va bene ... daro’ la prima scossa.- Cu cu, cu cu! - L’hai Fatta? - Lavala tu!Era l’una e ancora la comare non si vedeva.
- Va bene ormai il piu’ grosso e’ andato via ...
gli daro’ una insaponata.- Cu cu, cu cu! - L’hai Fatta? - Lavala tu!- Va bene ... gli darò una lavata.-
- Cu cu, cu cu! - L’hai Fatta? - Lavala tu!- Va bene ... tanto vale che gli dia una sciacquata.- Cu cu, cu cu! - L’hai Fatta? - Lavala tu!Oramai le lenzuola erano lavate. La sposina piangendo dalla rabbia
li strizza, tira n’altra sassata al cuculo, prende i suoi panni, e torna a
casa.
Dopo un po’ arriva il marito.
- Come va? E’ venuta la comare? T ha lavato bene i panni?- Sta zitto per carita’, e non mi stare a parlare della comare, che l’ho
aspettata tutto il giorno e non s’e’ vista. E m’ha toccato a lavare tutto
da sola. Poi, quel ch’è peggio, c’ era un cuculo che da un albero mi
minchionava: cucu’ cucu’, l’hai fatta? Lavala tu !
Io ci ho provato a tiragli qualche sasso, ma quella bestiaccia si scanzava sempre, e si riparava con le foglie e non l’ho potuto prenderlo
mai. E m’ha toccato a lavare tutta la cacca da sola. Ih! Ih! Ah! Ah!E giu’ a piangere !!! E lo Sciapegotto:
- Lo sai chi era il cucu’? Ero io! E ricordati che tutte le volte che te la
farai nel letto, te la dovrai lavare da sola, e ricordati anche che è inutile
che vai a piangere da tua madre, perché è d’accordo con me.Da quel giorno la sposina non l’ha fatta più nel letto, lo Sciapegotto
non era piu’ uno sciapegotto, e sono vissuti felici e contenti per tutta
la vita.