Milano 1961 Il Ritorno della Sei Giorni di Mangano Fiorenzo In quel torrido Luglio del ’60 Rino Negri, cantore del ciclismo, pavese con Milano nel cuore, era di ritorno dal tour de France, da cui aveva raccontato ai suoi lettori della Gazzetta le imprese di Gastone Nencini, che aveva portato il giallo al Parco dei Principi di Parigi. Nel suo ufficio in via Solferino, cercando dal ventilatore un po’ di refrigerio, il buon Rino rimurginava su un suo vecchio progetto, anzi un suo sogno: riportare la Sei Giorni ciclistica nella sua Milano. Già, la Sei Giorni: l’ultima era stata disputata in terra meneghina nel lontano 1928 ed era stata vinta da 2 fenomeni come Linari e Girardengo. “Possibile – si chiedeva Negri – che una città come Milano non possa avere la sua Sei Giorni, che non ci sia chi creda a un simile progetto?” Si trattava forse di trovare la formula e le persone giuste. Qualche idea sulla formula l’aveva, andando alle Sei Giorni di Colonia e Gand pensava di aver capito cosa volesse la gente. La persona giusta, invece, poteva essere una sola: Giovanni Borghi, re dei frigoriferi, con il ciclismo e lo sport nel cuore, con la sua IGNIS sempre pronto a sponsorizzare iniziative che avessero avuto ritorni pubblicitari. Conosceva da anni Borghi, i due si stimavano, erano diventati anche amici, quando fece il numero di telefono fu la voce possente, un po’ rauca, del “Cumenda”, a rispondere: “Ciao Rino, ma te stè? Hai visto com’è forte Nencini? L’anno prossimo viene a correre nella mia IGNIS.” Dopo alcuni convenevoli, Negri gli accennò poi al suo progetto: “Va bene, se vedum duman sira al Bel Sit”. Il “Bel Sit” era un ristorante di Comerio, là sul Sasso di Gavirate, dove la strada si impenna verso Varese in un colpo d’occhio incredibile sul laghetto lombardo. Si mangiava bene e davanti ad un piatto di risotto ai funghi, si ragionava ancora meglio. Negri illustrò per filo e per segno quel suo sogno di unire il ciclismo allo spettacolo, le biciclette alle canzoni, l’odore di olio canforato al profumo delle salamelle. Insomma, una specie di varietà dove si potesse cenare guardando la corsa e le vedette sul palco. Roba da fare invidia al Moulin Rouge di Parigi. Borghi lo guardò con il suo sguardo severo, acuto, non lo fece nemmeno finire: “Va bene, l’idea mi piace! Se c’è da rimetterci anche qualche milione, io ci stò, basta che il nome IGNIS sia messo bene in evidenza.” La grande avventura, o forse il grande sogno, era iniziato: la Gazzetta dello Sport dette il suo patrocinio, la regia organizzativa venne affidata al promoter Vittorio Strumolo, uno che ci sapeva fare. La sede scelta non poteva essere che il Palazzo dello sport della fiera, quello vicino a corso Sempione, dove venne montata una pista in legno di 198 metri. La data d’inizio fu fissata al 2 Febbraio del 1961 alle ore 21. Il navigato Strumolo mise insieme un cast di partenti davvero stellare. Accanto agli specialisti giramondo come Terruzzi, Arnold, Post, Pfenninger, Gillen ecc. Mise sotto contratto sradisti di gran nome come Van Looy, Bobet, De Filippis, Daems, Poblet, De Roo e Ronchini. Il costo degli ingaggi ammontò a un totale di 20 milioni. Il più principesco fu logicamente quello di Rik Van Looy (2 milioni). Il totale dei premi fu stabilito in circa 20 milioni di cui 12 in oggetti di lusso come automobili, gioielli e pellicce. Anche per la parte dedicata allo spettacolo non si badò a spese ingaggiando attrazioni di prim’ordine. La più pagata fu Mina (1 milione). Quandi si tirò le somme si capì che i costi in totale sarebbero arrivati a 70 milioni. A qualcuno tremarono le gambe ma Borghi tranquilizzò tutti col suo “ghe pensi mi”... 1° serata - Giovedì 2 Febbraio Tutto esaurito, non un posto libero sugli spalti del palazzetto. Seimila spettatori e tanta gente fuori dai cancelli con l’inutile speranza di trovare un biglietto ed un posto. Milano, la pigra e snob Milano, aveva risposto da par suo a questa proposta innovativa e intrigante, a quel cocktail di sport e spettacolo. Vi era all’interno dell’impianto della Fiera una coreografia fantasmagorica di luci e colori. Il giallo ocra della pista, il rosso della moquette agli ingressi e il blu della tela delle gabine dei corridori si univano, si miscelavano, creando un’atmosfera strana, quasi ruffiana, tra night e circo, tra balera e cabaret. A centro pista, nel parterre, seduta ai tavoli intorno al palcoscenico degli artisti, c’era tutta la Milano “bene” di quegli anni ruggenti. Belle donne ingioiellate, pelliccie, abiti sfarzosi, Borghi, Moratti, Loi, Walter Chiari, industrali, soubrette e politici. Erano tutti venuti a quella che pareva essere diventata la prima della Scala. Sugli spalti, la gente semplice, i tifosi, gli appassionati che erano venuti soprattutto per vedere del ciclismo. Per vedere da vicino Van Looy, Terruzzi, Poblet e Bobet.Gente semplice, ma sapeva cos’era e apprezzava anche questo ciclismo un po’ “da salotto”, che richiedeva però ai protagonisti gambe, coraggio e colpo d’occhio fuori dal comune. Ore 21, Il grande spettacolo iniziava con l’attesissima sfida Maspes-Gaiardoni, il re della velocità contro il suo aspirante delfino. In palio un trofeo d’oro, valore un milone di vecchie e non svalutate Lire. In quel periodo i due (che saranno poi amici per la vita) erano divisi da profonda rivalità, si guardavano in cagnesco, anzi, non si guardavano proprio. Alla vigilia la stampa ci aveva marciato non poco e fra i due clan erano volate parole grosse. Furono due splendite volate, Maspes le vinse entrambe: una di testa e l’altra in un’entusiasmante rimonta che fece esplodere d’entusiasmo il palazzetto. Gaiardoni fieramente chiese subito la rivincita che venne accordata da Maspes.L’appuntamento fu fissato per l’ultima serata della sei giorni. Ore 21,30 La fanfara dei Bersaglieri irruppe in pista con la sua allegra vivacità, un quarto d’ora di marcette e motivi spensierati ma ormai era l’ora dei “draghi “della sei giorni..... ORE 22 Dopo la rituale presentazione delle 16 coppie in gara, Tano Belloni leggendario pistard degli anni ’30, in elegantissimo smoking con tanto di garofano rosso all’occhiello sparò il colpo di pistola che diede il via alla sei giorni. Le prime scaramucce,i primi cambi volanti, le prime volate che assegnavano punti con Murray , Ogna e Arnold in bella evidenza. Anche la prima caduta, sfortunati protagonisti De Roo e Poblet che si arrotarono. Per fortuna senza conseguenze pesanti, solo qualche sbucciatura. Ore 24 Sul palco saliva una vera “vedette”: Mina. Era bella la Mina, ma sopratutto era brava: la sua voce emozionò il pubblico e le sue “mille bolle blu” riempirono un palazzetto diventato incantato. Dopo di lei ecco i “Brutos”, anche loro erano bravi, anche se terribilmente brutti. La gente però aveva ora voglia di ciclismo, era impaziente e qualche fischio ingeneroso accompagnò la loro pur divertente esibizione. Tornarono in pista i corridori per “l’americana”, le coppie favorite Terruzzi-Arnold, Van Looy-Post e BucherPfenninger tennero sotto controllo la corsa che fu subito vivacissima e spettacolare. La prima tappa andò a Terruzzi-Arnold con 47 punti. Ai due andarono anche le 150 mila Lire del premio. La nottata con spettacoli e volate( con Faggin-De Rossi e Ziegler-Jarosczewicz in bella evidenza) si protrasse fino alle 3 quando il colpo di pistola di Belloni mandò tutti a dormire. 2° serata - Venerdì 3 Febbraio Nel pomeriggio, sugli spalti tanti bambini e puntualmente il programma offrì loro dei numeri di giocolieri e acrobati del circo Darix Togni, che aveva in quel periodo il suo tendone alle “Varesine”, vicino a Porta Garibaldi. I corridori erano in vena di prodezze, Vannitsen e quella vecchia volpe di Terruzzi, con numeri da fare invidia agli acrobati sul palco, tennero alto l’entusiasmo di quella giovane platea. Nella “caccia” delle ore 19, Daems e Roth sorpresero tutti guadagnando un giro e balzando al comando della classifica provvisoria. Ci tenevano a far bella figura, i due, che vestivano la maglia della Philco, ditta milanese. Si difesero con tanta grinta e determinazione da tutti gli assalti fino alla pausa delle 19. Alle 21, ancora tanta gente, ancora tutto esaurito, ancora tanto entusiasmo. La corsa dietro derny vide in lotta serratissima Tonino Domenicali e Bobet. Il popolare Luison, nonostante in non perfette condizioni fisiche per un problema al sopra sella, si battè con l’orgoglio di chi è campione cedendo solo all’ultimo giro allo specialista milanese in maglia Bianchi. Ore 24: era il momento dello spettacolo. Sul palco il re degli “urlatori”: il milanesissimo Tony Dallara. La sua “ghiaccio bollente” divenne quasi l’inno di una serata che in pista stava diventando davvero bollente. Nell’utlima americana, infatti, ci fu una grossa battaglia: gli svizzeri Bucher e Pfenninger attaccarono a lungo, marcati a vista però da Terruzzi e Arnold, Van Looy e Post, Messina e Gillen. La tappa andò ai rossocrociati con 31 punti. Nella classifica generale rimasero al comando Terruzzi e Arnold con 57 punti. 3° serata - Sabato 4 Febbraio Alle ore 15:30 si iniziò con gli spalti già gremiti di folla, di gente entusasta, ben disposta all’applauso per uno spettacolo sportivo che si mantenava sempre su alti livelli senza avere troppe noiose pause. I marpioni delle sei giorni, da mestieranti consumati, sapevano bene come riuscire a divertire il pubblico e lo facevano con autentiche prodezze in sella, finti litigi o cambi volanti da brivido. Nella terza serie di sprint, De Rossi e Faggin, con un colpo di mano balzarono al comando guadagnando un giro. Fu la coppia “Carpano” Defilippis-Vannitsen a reagire per prima e, con un’azione entusiasmante a portarsi a sua volta in testa per rimanervi sino alla neutralizzazione delle 18. Ora anche il parterre era gremito con tanti volti noti e meno noti. Sul palco era il momento di Carla Boni e Gino Latilla. Sprizzavano simpatia da ogni poro quei due e le loro canzoni all’italiana dall’atmosfera un filino “retrò” fecero breccia nei gusti di quel mare variegato di gente. Ore 21,30 il programma offriva il “clou” della serata : L’americana gigante. 100 minuti di adrenalina pura, di spettacolo su due ruote a 50km all’ora, di momenti palpitanti e di autentico show. In palio vi era addirittura una Fiat “1800”rosso fiammante!! Si iniziò in modo velocissimo con i “canguri Australiani” Murray e Tressider costantemente all’attacco. Traguardi volanti con gustosi premi alimentari (damigiana di Barolo e proscutti di Langhirano) andarono a Ogna-Domenicali e Van Aerde-Ronchini. La coppia n°3 TerruzziArnold provò a più riprese il colpo di mano.Van Looy e Post li stopparono sempre con inseguimenti accaniti e dispendiosi, trascinandosi sulle ruote Bucher e Pfenninger che correvano in modo sparagnino ma che erano molto attenti agli eventi. A 10 minuti dal termine proprio sull’ennesimo attacco di Arnold, Van Looy con un numero da fuoriclasse ripartì in contropiede e prese quel giro di vantaggio che portò a lui e al compagno Post la Fiat “1800”e la vittoria della terza tappa. La classifica generale vide ancora al comando Terruzzi-Arnold con 92 punti davanti agli stessi Van Looy-Post con 89. 4° serata - Domenica 5 Febbraio In quel pomeriggio ciclistico domenicale, alla Sei Giorni (inizio ore 16:00) vi erano in programma 2 eliminazioni. Nell’eliminazione, ogni 5 giri vi era una volata in cui l’ultimo a tagliare il traguardo veniva tolto di gara. Così fino a quando rimanevano in 2 a giocarsi la vittoria. Nella prima prova, un’assatanato Terruzzi, spinto dal tifo del pubblico della sua Milano, si impose fulminando in volata addiritturà sua maestà Rick Van Looy. La seconda prova andava all’acrobatico Pfenninger, che batteva in finale il torinese Guido Messina. Alle 21 ci fu poi un individuale sui 60 giri, che “il rosso” Faggin fece sua con 16 punti, davanti a Pfenninger e Miguel Poblet. Fu poi il momento dello spettacolo: sul palco Betty Curtis, bionda urlatrice milanese, che solo il giorno prima aveva trionfato al Festival della canzone di Sanremo, in coppia con Luciano Tajoli. Il pezzo “Al di là”, dal ritornello piuttosto orecchiabile e ruffiano, venne richiesto e riproposto almeno 3 volte con molto successo tra il pubblico del parterre. L’americana di fine serata vide Van Looy-Post davvero scatenati. Il belga di Grobbendonk fece numeri incredibili e costrinse alla difensiva le altre coppie favorite che dovettero stringere i denti. Gillen e Messina furono ottimi secondi e si aggiudicarono la vittoria della 4° tappa. La classifica generale vide al comando Van Looy – Post con 132 punti, davanti a Arnold – Terruzzi (125) e a Bucher – Pfenninger (104). 5° serata - Lunedì 6 Febbraio Era ormai chiaro che la lotta per la vittoria finale era ridotta a tre coppie: Van Looy-Post, Terruzzi-Arnold e agli svizzeri Bucher-Pfenninger. Il regolamento, peraltro discusso, prevedeva il conteggio dei giri persi solo nella classifica di tappa. Per quello che riguardava invece la classifica generale, si teneva conto e si sommavano i punteggi ottenuti dalle coppie in ogni singola gara. Ogni volata era quindi importante e la marcatura tra le coppie favorite era serrata. Le volate pomeridiane e quelle delle ’18, oltre ai favoriti aveva visto in bella evidenza il possente Ogna, Pellegrini e il tedesco Ziegler. Alle 21 ci fu l’individuale sui 50 giri con 10 traguardi a punti.Dopo una gara entusiasmante, ad imporsi fu Migue Poblet , pupillo di Borghi, davanti a Gillen e Musone. La folla strabocchevole salutò con un vero boato il vincitore che, fino a quel momento, causa il comprensibile ritardo di forma aveva corso una seigiorni alquanto anonima. Va detto però che Miguel, puntando alla stagione su strada, aveva accettato di correre nel carosello milanese più che altro per cortesia verso il suo generoso sponsor. Quando fu il momento dello spettacolo, sul palco si presentò l’orchestra Cubana “Nereida” che era composta solo da splendide ragazze. I ritmi Caraibici ma forse ancor di più le curve sinuose ed alquanto scoperte delle ballerine ebbero un grande successo e nel parterre, complice qualche brindisi di troppo, si respirava un’aria frizzante, quasi “trasgressiva”. La tappa andò a Bucher e Pfenninger da vanti a Terruzzi- Arnold che con 226 punti tornarono al comando della”generale” 6° serata - Martedì 7 Febbraio Il programma pomeridiano si apriva alle 16 con spettacoli circensi dedicati ai bambini, sempre numerosi a quell’ora sugli spalti. Il programma agonistico iniziò con una serie di sprint a punti. Dopo le prime volate vinte da Post e Daems, nella terza, Enzo Sacchi era vittima di un doloroso incidente. Lanciato in rimonta a tutta velocità, il fiorentino finiva a terra per lo scoppio di un tubolare. Una gran brutta caduta che faceva trattenere il respiro al pubblico. Subito soccorso dal dottor Frattini, il buon Enzo finiva all’ospedale dove gli veniva diagnosticata la frattiura della clavicola sinistra. Per lui e il compagno Musone la sei giorni si chiudeva lì. Alla sera come sempre “tutto esaurito” nel palazzetto. La parte dello spettacolo era riservata a Jonny Dorelli e Umberto Bindi raffinati interpreti “confidenziali” Toccava poi ad Alighero Noschese e le sue mille imitazioni divertire quella grande platea. Alle 23 partiva la ”caccia” di fine serata. VanLooy e Post scatenarono un’autentico finimondo. Con una serie di pirotecnici attacchi misero tutti alle corde e guadagnarono un giro. Le 3 coppie “Ignis” (Terruzzi Arnold, De Rossi-Faggin e Poblet-Bobet), provarono a reagire contrattaccando a loro volta ma, fu tutto inutile anche per la passività di altre coppie (PfenningerBucher e Murray-Tressider). Il fuoriclasse belga e il compagno olandese vinsero la tappa e con 258 punti, balzarono al comando della classifica. Serata finale - Mercoledì 8 Febbraio Nella sessione pomeridiana che iniziava alle 15 c’era già il tutto esaurito sugli spalti, la gente di Milano era venuta a a tifare per il “suo “Terruzzi. Il Nando di Sesto San Giovanni da parte sua ci teneva da morire a vincere a casa sua, davanti al suo pubblico e con l’elegante compagno australiano Arnold si impegnava in ogni occasione in cui vi era da ragranellare qualche prezioso punticino utile per la classifica.La serie di sprint avevano visto primeggiare Ziegler, De Rossi, Plantaz e lo stesso Terruzzi. La vivacissima ” caccia” delle ore 18 era andata ai “mestieranti” tedeschi Ziegler e Jarosczewicz che avevano ben capitalizzato in loro favore la stretta marcatura fra le coppie regine. Alle ore 20 fu il momento di una vertiginosa eliminazione all’americana. Una prova spettacolare che vedeva ogni quattro giri l’eliminazione della coppia che per ultima tagliava il traguardo.La vittoria andò ai predoni svizzeri Bucher e Pfenninger che si imposero di una gomma a Terruzzi e Arnold. Questi ultimi in virtù di qesto piazzamento balzarono al comando della classifica generale con un pugno di punti di vantaggio su Van Looy e Post. Per la vittoria finale era dunque tutto demandato all’americana gigante delle ore 22,30. Sotto la cupola del palazzone si respirava un’aria elettrica, quasi ansiosa di trepidante attesa.Sul palco,l’ottima esibizione dei Brutos,questa volta applauditissimi, servì per ingannare il tempo. Si arrivò dunque al momento decisivo. Alle 22,30 precise partì l’americana di un ora e furono subito “fuochi di artificio”. Van Looy e Post gettarono subito il guanto di sfida e lanciarono una grande offensiva. Si videro momenti di grande ciclismo.Le alleanze tra le varie coppie ebbero il loro peso durante queste fasi spettacolari. Arnold e Terruzzi inizialmente si limitarono a parare gli affondi dei rivali, poi trascinati dall’ambiente incandescente passarono a loro volta all’offensiva trascinandosi gli “svizzeri”che a trenta giri dal termine tentarono il contropiede. Arnold capì però tutto e piombò subito sul fuggente Bucher. Il finale fu tutto di quelle due maglie gialle. In un tripudio di tifo Terruzzi tagliò a mani alzate l’ultimo traguardo. La sei giorni andò a quei due simpatici bucanieri. Aveva le lacrime agli occhi il buon Nando quando abbracciò il suo compagno australiano di tante battaglie. Poi le premiazioni, i fiori, il giro d’onore sul cofano della Fiat 1800 che si erano aggiudicati e tante pacche sulle spalle. Non uno spettatore lasciò però il suo posto sulle tribune, il programma riservava ancora un ghiotto avvenimento: la rivincita tra Maspes e Gaiardoni. I due si avviarono alla partenza con la fierezza che avevano i gladiatori della Roma Imperiale; al colpo di pistola sul palazzone scese il silenzio. Maspes condusse a ritmo lentissimo per un giro poi si fermò in sourplace in alto alla curva . Dopo qualche minuto Gaiardoni passò in testa e aumentando progressivamente il ritmo lanciò lo sprint. Per un attimo sembrò avere partita vinta ma il colpo di reni di Antonio lo fulminò sulla linea. La seconda prova fu quasi fotocopia della prima, in un finale entusiasmante Gaiardoni resistette però di un palmo al fendente del rivale. In attesa della “bella” sul palco tornò Tony Dallara che fu bravo ad intrattenere con le sue canzoni un pubblico impaziente. La” bella” non ebbe però gran storia,al secondo giro Gaiardoni partendo da dietro sorprese nettamente Maspes che vistosi battuto, rinunciò ad un inutile insegumento. Insieme alla seigiorni andò così in archivio il primo atto di una delle più grandi e belle rivalità della storia della velocità. Una rivalità tra due grandi campioni,tra due rivali,tra due uomini che gli anni fecero diventare inseparabili amici. Erano già passate le 2 di notte, quando si spensero le luci sulla pista, nel parterre rimasero solo gli ultimi incorreggibili tira tardi. Sorseggiando l’ennesimo calicino di Pinot, parlavano di ciclismo, di Seigiorni, di playboy e di donne fatali... A quell’ora di notte, storie e leggende, verità e bugie si mischiavano, si shakeravano, diventando un gustoso cocktail tra realtà e fantasia. Tano Belloni, vecchio corsaro dei velodromi, rigidamente ancora in smocking, raccontava a Rino Negri di quando, nel ’22, al Madison Square Garden di New York le ricche signore americane impazzivano per lui e gli passavano costosi regalini, di nascosto dai loro facoltosi ed ignari mariti. Il buon Rino questa storia la sapeva a memoria, ma stava divertito ad ascoltarne l’ennesima modificata versione. Si sentiva felice, aveva coronato il suo sogno: portare la Sei Giorni a Milano. Passò il “Cumenda” Giovanni Borghi: “Ciao Rino, lè andada ben! Poi hanno vinto i miei Terruzzi-Arnold. Sum cuntent!” Belloni e Negri uscirono per ultimi dal palazzone, l’aria gelida della notte milanese li avvolse. Si allontanarono parlottando, sotto la luce fioca dei lampioni, che si riflettevano pigramente nell’asfalto bagnato. Attraversarono il piazzale e sparirono in mezzo alla nebbia e al buio di quella umida notte milanese... Su quella Sei Giorni da ricordare scese il sipario... CLASSIFICA FINALE 1° Terruzzi-Arnold punti 367 7° Daems- Roth Punti 144 2° Van Looy- Post “ 343 8° Murray- Tressider “ 131 3° Bucher-Pfenninger “ 329 9° Defilippis- Vannitsen “ 121 4° Faggin- De Rossi “ 210 10° Hoevenaers- Plantaz “ 103 5° Gillen- Messina “ 197 11° Ogna- Domenicali “ 35 6° Jarosczewicz- Ziegler “ 189 COPPIE RITIRATE : Strehler-De Roo, Bobet-Poblet , Ronchini-Van Aerde, Kazianka-Pellegrini , Musone -Sacchi . CURIOSITA’ Terruzzi e Arnold percorsero 12.003 giri di pista per un totale di Km 2376 e 594 mt La coppia che, ingaggio a parte, guadagnò di più in premi, fu quella formata da Van Looy e Post. Ai due andarono tre milioni e 640 mila lire. A Terruzzi e Arnold andarono due milioni e 390 mila lira. CICLISMO BOX
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