insieme Periodico delle parrocchie dell’Unità pastorale 18 - Anno X - N. 3 - Dicembre 2014 Natale: toccare e servire la carne di Cristo n un attimo sarà Natale e in quella notte, ancora una volta, ci commuoveremo pensando al Bambino Gesù che nasce “in una grotta al freddo e al gelo”. Penseremo alle condizioni umili e povere in cui si è realizzata l’incarnazione di Dio. Ci faremo gli auguri e, crisi permettendo, ci scambieremo anche alcuni regali. Sarà l’occasione per ritrovarci insieme con le nostre famiglie per rinsaldare i vincoli che ci legano con affetto. Insomma, ancora una volta compiremo questo “rito” natalizio. A questo punto, però, mi nasce una domanda: dopo, che ne sarà del nostro Natale? Che ne sarà di questo Dio che ha preso “carne” in mezzo a noi perché noi lo potessimo incontrare, vedere ed anche toccare? riaffiorano allora al cuore e alla mente momenti in cui, anche quotidianamente, facciamo esperienza di questo “corpo di Cristo” che nel Natale celebriamo. Non posso non pensare all’Eucarestia, Pasqua settimanale, ma anche Natale settimanale dove l’ostia bianca, Corpo di Cristo, diviene nostro cibo. Questo Dio diviene parte stessa di noi, si lascia “mangiare” da noi, perché uniti in modo così intimo e fisico a Lui, possiamo essere uniti a tutti i fratelli del mondo. ripenso all’esperienza della chiesa, che è il corpo di Cristo, una Chiesa nella quale anche noi, come membra vive, abbiamo ricevuto il compito di rendere visibile Cristo a tutto il mondo, attraverso la nostra preghiera, attraverso l’annuncio e la testimonianza quotidiana, attraverso l’impegno a crescere nella pace, nella concordia e nell’unità, ed attraverso l’impegno generoso e concreto della carità. Infine, da tempo, mi risuonano nella mente e nel cuore le parole di papa Francesco che nella veglia di Pentecoste ha detto: “Noi non possiamo diventare cristiani inamidati, quei cristiani troppo educati, che parlano di cose teologiche mentre prendono il tè, tranquilli. No! Noi dob- I biamo diventare cristiani coraggiosi e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo, quelli che sono la carne di Cristo! [...] Questo è il problema: la carne di Cristo, toccare la carne di Cristo, prendere su di noi questo dolore per i poveri. La povertà, per noi cristiani, non è una categoria sociologica o filosofica o culturale: no, è una categoria teologale. Direi, forse la prima catego- ria, perché quel Dio, il Figlio di Dio, si è abbassato, si è fatto povero per camminare con noi sulla strada. E questa è la nostra povertà: la povertà della carne di Cristo, la povertà che ci ha portato il Figlio di Dio con la sua Incarnazione. Una Chiesa povera per i poveri incomincia con l’andare verso la carne di Cristo. Se noi andiamo verso la carne di Cristo, incominciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia questa povertà, la povertà del Signore”. Il povero è la carne di cristo! Quella carne di cristo che ancora viene al “freddo e al gelo” di questo ulteriore inverno di crisi economica. Un povero che posso toccare, servire e amare così come, con commozione, desidero fare quando guardo la statuina del Bambin Gesù. Una commozione ed una tenerezza che non devono rimanere sterili, ma devono diventare “carne”, la mia carne, in una vita che si apre con generosità e calore ad ogni segno di presenza del corpo di Cristo. In questo avvento che rapidamente ci porterà al Natale, facciamoci disturbare ed inquietare da questo appello e desiderio: toccare e servire la carne di Cristo. Don Marco ItalIa Buon Natale e Felice anno Nuovo FraNcIa Joyeux Noël et Bonne année GraN BretaGNa Merry christmas and Happy New Year GerMaNIa Fröhliche Weihnachten und Glückliches Neues Jahr SpaGNa Feliz Navudad y año Nuevo poloNIa Wesołych Świąt i szczęśliwego Nowego roku portoGallo Bom Natal e Feliz año Novo SvezIa God Jul och Gott Nytt År 2 Unità Pastorale 18 Suor Irene Stefani presto beata uor Irene Stefani, missionaria della Consolata, sarà beatificata il 23 maggio 2015 a Nyeri, Kenya, dove è sepolta. La notizia, benché attesa, ci ha colmato il cuore di gioia e di riconoscenza a Dio per questo grande dono fatto al nostro Istituto e con slancio immediato abbiamo cantato, insieme a Maria, il nostro “Magnificat”. Dio non si smentisce nelle sue scelte ed anche questa volta ha voluto innalzare alla gloria degli altari una umilissima creatura, che, approssimandosi alla morte, considerava la sua esistenza, ricca di amore per Dio e di innumerevoli opere di carità per i fratelli, “una povera, inutile vita”. Suor Irene è tra le missionarie della consolata della prima ora, essendo entrata nell’Istituto nel 1914, dopo soli quattro anni dalla sua fondazione. Nasce ad Anfo, in provincia di Brescia, nel 1891, da una famiglia profondamente religiosa. Restando orfana ancora molto giovane della mamma, diventa l’angelo della carità delle sue sorelline e, insieme, dei più poveri del paese. Nel 1911 entra nell’Istituto delle Suore missionarie della Consolata, a Torino. Il fondatore, beato Giuseppe Allamano, è ancora vivo e suor Irene apprende dalle sue labbra ricchi insegnamenti riguardanti la vita religiosa-missionaria. “Ci vuole fuoco per essere apostoli”, esorta l’Allamano. Ed ancora: “Dobbiamo servire le missioni anche a costo della vita”. Queste parole restano scolpite nel cuore della giovane suora e la portano a formulare quel proposito, a cui resterà fedele per tutta la vita: “Con l’aiuto di Maria, amerò la carità più di me stessa”. Nel 1914, ad appena 23 anni, lascia la patria e raggiunge le incipienti missioni del Kenya alle quali è destinata. Arriva a Nyeri, dove S inizia il tirocinio missionario, ma, poco dopo, gli scontri tra il Kenya e il Tanganika (l’attuale Tanzania) nell’ambito della prima guerra mondiale, richiedono la presenza delle suore come crocerossine negli improvvisati ospedali da campo, stipati all’inverosimile, dove venivano curati i carriers, cioè i portatori indigeni dei rifornimenti e delle munizioni. Suor Irene trova qui un campo immenso dove esercitare la sua instancabile carità. Ella si prodiga con materna cura, insieme ad altre consorelle, per alleviare i dolori di quell’umanità sofferente: la situazione miserevole di quegli ospedali non la inasprisce, anzi la sprona ad impegnarsi giorno e notte per curare quei feriti e per salvare le loro anime, parlando loro di Gesù ed invitandoli ad accettare l’acqua rigeneratrice del Battesimo. a guerra finita, lei trascorre un anno a Nyeri, dove si occupa della formazione di giovani africane aspiranti alla vita religiosa e poi, a partire dal 1920, è mandata a Ghekondi, dove trascorrerà i dieci anni più intensi della sua vita apostolica. In questa missione suor Irene si prodiga in tutti i settori: è infermiera, evangelizzatrice instancabile, maestra, segretaria di quella povera gente che, essendo analfabeta, non poteva mandare messaggi scritti ai loro cari lontani. Ben presto tutti sanno che la piccola, “scattante” (come viene definita) suora è pronta ad accorrere ad ogni richiesta di aiuto, di giorno e di notte. Con un paio di scarponi, conservati ancor oggi come simbolo del suo continuo andare, il rosario e, soprattutto, il sorriso, suor Irene percorre infaticabile le strade della zona, per annunciare con le parole, ma ancor più con i fatti, l’amore di Gesù per ogni creatura. Mitezza, comprensione, amore e solidarietà sono le doti che le valgono da parte degli africani il soprannome di Nyaatha, madre tutta misericordia, nome con cui è tuttora ricordata. a 39 anni, di fronte ai bisogni immensi e alle difficoltà delle missioni, sempre più cosciente della sua piccolezza, suor Irene, sospinta dallo Spirito, offre a Dio il sacrificio supremo della vita. Appena due settimane dopo, contagiata da un appestato che stava assistendo e che le muore tra le braccia, muore anche lei, a Ghekondi, vittima della sua carità eroica. È il 31 ottobre 1930. La gente, stupita e costernata, accorre in massa per vederne ancora il volto, superando il superstizioso timore dei morti, ancora assai forte a quei tempi. La sua morte è sinceramente rimpianta da tutti, consorelle e africani: tutti capiscono che è morta una santa. Nel 1984, l’Istituto dà inizio alla causa di beatificazione, che si è conclusa il 12 giugno scorso, giorno in cui papa Francesco, dopo il riconoscimento ufficiale da parte delle varie commissioni incaricate del miracolo attribuito a suor Irene, ha promulgato il decreto di beatificazione. Questo miracolo merita una menzione, poiché esce dagli schemi tradizionali dei miracoli di guarigione. Esso avvenne nel 1989 a Nipepe, in Mozambico, durante la guerra civile, scoppiata dopo l’indipendenza dal Portogallo, tra le fazioni opposte della Frelimo e Renamo che si contendevano il potere. Come Gesù moltiplicò nel deserto i pani e i pesci per la folla che lo seguiva, così nel fonte battesimale (qui sopra) della parrocchia di Nipepe (a fianco), per intercessione di suor Irene, si moltiplicò l’acqua del fonte. Per sfuggire agli scontri dei combattenti, nella chiesa si erano rifugiate oltre 200 persone che vi rimasero come sequestrate per tre giorni. Esse si nutrirono di biscotti secchi che il parroco, un missionario della Consolata, aveva conservato nella sacrestia. Per bere, rinfrescarsi ed anche per lavare una neonata venuta alla luce in quei giorni, non ebbero altra possibilità che ricorrere alla scarsa acqua del fonte battesimale, scavato in un tronco d’albero: ma l’acqua non venne mai meno. “Sembrava un albero che produceva acqua”, dissero i testimoni, mentre continuavano ad invocare la protezione e l’aiuto di Dio attraverso l’intercessione di suor Irene. E lei, la madre tutta misericordia, ascoltò la loro preghiera, supplicando il Signore onnipotente di accorrere in loro soccorso, come in realtà avvenne. Suore Missionarie della consolata Grugliasco 3 Unità Pastorale 18 Il 16 novembre, Stefano Passaggio è stato ordinato diacono permanente Ecco un pezzo della mia strada i chiamo Stefano (e di secondo nome faccio Filippo), mio padre si chiamava Lorenzo. Quindi il mio destino “diaconale” lo si leggeva tutto già nel mio atto di battesimo… (che ho recentemente rivisto, preparando i documenti per l’ Ordinazione). Infatti Stefano, Filippo e Lorenzo furono tutti “santi diaconi” della Chiesa dei primi secoli: anche se non ne sarò mai all’altezza,… Se vogliamo andare avanti nel gioco della rilettura del mio atto di battesimo, mia mamma si chiama Giuseppina (e se San Giuseppe non è stato diacono, perché non il diaconato non c’era ancora, avrebbe potuto esserlo benissimo!), mio padrino era Matteo (faceva il falegname, come San Giuseppe, altra analogia), ma io ho finito con il fare il bancario (un po’ come l’altro Matteo, quello del Vangelo); mia madrina era Rosina e faceva la sarta (come mia madre) cucire e ricucire, mettere insieme pezzi diversi, rammendare, mettere delle toppe e colmare i buchi potrebbero essere aspetti del ministero del diacono… L’atto di battesimo, infine, lo firmò un prete che tutti chiamavano non “don”, ma “teologo”: non capivo cosa volesse dire, ma già m’inquietava,… Sorrisi a parte, nella mia formazione c’è sempre stato interesse al diaconato, fin da ragazzo, quando questo servizio era stato appena rilanciato nella Chiesa torinese, allora guidata da padre Michele Pellegrino. All’epoca frequentavo la parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, a San Salvario, a Torino. Era un quartiere non ancora multietnico, ma era già crocevia di culture diverse e di sforzi di integrazione. Infatti, se su alcuni portoni c’erano cartelli del tipo: “Non si affitta ai meridionali”, la parrocchia (e la scuola) erano potenti agenzie educative, aiutavano a superare le differenze ed erano grandi equalizzatori sociali. Lì sono cresciuto, educato al senso della comunità e a superare i pregiudizi. adolescente, ci siamo trasferiti a Mirafiori Nord-città Giardino, parrocchia del Santissimo Nome di Maria: una zona periferica quasi nuova, rivoluzionata dalla costruzione dei grandi condomini degli anni ’70. Per noi, all’epoca, partecipare alla vita della parrocchia era anche un modo di costruire un pezzo di società cittadina, di contribuire ad edificare il nostro nuovo quartiere. Imparai una passione civile che non ho mai dimenticato. Da allora, ho sempre continuato a partecipare alla vita di questa parrocchia, pur in modalità differenti, a seconda delle vicende della vita. arrivato alla cosiddetta “mezza età”, nella fase in cui si iniziano a fare i bilanci, in prossimità di quella che poteva essere la probabile fine del percorso lavorativo (doveva ancora arrivare la riforma delle pensioni!), con mia moglie Ornella, decidemmo che si poteva Fotografia: Don Marco Varello M talvolta prematuramente, e sono tanti, e li ricordo tutti con grande nostalgia ed affetto. voglio, però, anche ricordare qualche figura famosa che mi ha ispirato e tutt’ora mi ispira, così condivido, con chi sta leggendo, altre radici della mia formazione, ad esempio, il citato card. Pellegrino, papa Paolo VI, il card. Martini, De Gasperi, Tocqueville, Bobbio, Lubich…. Infine, in questi ultimi anni mi sono spesso affidato a San Paolo, molto studiato negli anni di preparazione, per il fascino esercitato dalla sua attitudine a parlare, comunicare, rapportarsi, dialogare con persone diverse: Paolo, l’Apostolo delle genti “fuori dalla mura” dei pregiudizi etnici, ideologici, culturali e di provenienza. con queste righe spero di non aver annoiato e di aver raccontato un pezzo della mia strada. Vorrei chiudere ricordando il desiderio di testimonianza che Ornella ed io abbiamo avuto ripensare a questa “strada”, già individuata nei primi anni di matrimonio, ma accantonata per le normali vicissitudini familiari e lavorative. Si trattava di dare un senso “ordinato” al mio, al nostro, impegno ecclesiale che, più o meno, c’è sempre stato, completandolo, così, in maniera più definitiva. Quello che fino ad allora era stato pur sempre un “volontariato”, suscettibile di un eventuale passo indietro, sarebbe diventato una scelta definitiva: una sorta di estensione della logica del “per sempre” (che caratterizza, ad esempio, il matrimonio cristiano) anche al servizio nella comunità. Soprattutto, si trattava di dare una timida, modesta, ma sincera, risposta alla scoperta dell’amore che Dio aveva avuto per noi. per questo cammino devo ringraziare, oltre ai diversi ambienti che mi hanno formato, anche le molte persone che mi hanno aiutato, a partire da Ornella: senza il suo contributo, il suo sostegno, l’incoraggiamento e la sua piena condivisione, non avrei intrapreso e neanche continuato questa avventura. Alcuni di questi amici ci hanno già lasciato, come punto di riferimento della nostra famiglia, fin dal giorno del nostro matrimonio, una sorta di esempio che ancora oggi ci fa da bussola e vorremmo che continuasse a farlo, pur con tutti i nostri tanti limiti. È una riflessione di Chiara Lubich: “Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo. Vorrei dire di più: perdersi nella folla, per informarla del divino, come s’inzuppa un frusto di pane nel vino. Vorrei dire di più: fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie. Perché l’attrattiva del nostro, come di tutti i tempi, è ciò che di più umano e di più di divino si possa pensare, Gesù e Maria: il Verbo di Dio, figlio di un falegname; la Sede della Sapienza, madre di casa”. Stefano passaggio 4 Unità Pastorale 18 Conferenza di San Vincenzo interparrocchiale Piccoli passi… Frédéric Antoine Ozanam d ecco un altro fine anno e, nell’attesa del Santo Natale dove le famiglie si raccolgono attorno al focolare, anche noi Conferenza ci raccogliamo ripensando a cosa valga la pena di essere ricordato. Per il sostegno alla casa abbiamo fatto rete, a livello locale e cittadino, con Caritas, Comune, ATC e Gruppi di Volontariato Vincenziani per scongiurare che un centinaio di famiglie, alcune a livello locale, ricevessero lo sfratto. Sono stati pagati affitti, tra la fine del 2013 e quest’anno per circa 4.800 € ed è risultato risolutivo l’apporto di mediazione con l’ATC del Vicesindaco di Torino Elide Tisi. Abbiamo dedicato particolare cura ai ragazzi delle Parrocchie al fine di individuare iniziative di sostegno o di sensibilizzazione alla Carità che possano essere portate avanti da loro: alcuni, con la collaborazione di una consorella, hanno organizzato incontri con famiglie con bambini distribuendo generi di conforto, altri hanno partecipato alle collette alimentari con ottimo successo, altri ancora hanno iniziato a fare visita ad alcune famiglie con i confratelli più anziani e a partecipare alle nostre Conferenze. Siccome altri ragazzi ci E Quest’anno la nostra conferenza ha rinnovato le cariche sociali. Guido Gambino ha lasciato l’incarico di presidente a Tiziana Lampitelli. Lo ringraziamo per la sua dedizione ed auguriamo a Tiziana e a Saverio Canavero (vice-presidente) che il Signore possa guidare le loro parole e le loro decisioni nell’interesse della nostra Conferenza e degli amici che ci affida. chiedono di sperimentarsi in iniziative simili, stiamo riorganizzando le nostre visite al fine di facilitare la loro partecipazione. I giovani sono il nostro futuro e richiedono tutto il nostro impegno. I numeri nudi e crudi parlano di aiuti economici erogati a 65 famiglie dal primo gennaio al 13/11 per affitti, bollette, spese mediche, sussidi per un totale di 13.500 € e beni alimentari consegnati per un totale di circa 12.500 Kg. Durante la settimana di solidarietà abbiamo raccolto circa 6500 € che sono insufficienti per le esigenze annuali delle famiglie ma restiamo fiduciosi nell’aiuto di Dio e nella generosità di tutti voi. Ma a mi piace sempre ricordare che, mentre con aiuti economici togliamo la preoccupazione di una bolletta scaduta o di un rateo non pagato, anche quest’anno, grazie alle circa 2000 visite fatte presso le case di chi ci cerca, è stato possibile fare CHIESA, portando parole di sollievo, il calore di un abbraccio, talvolta anche solo una spalla su cui piangere perché le parole non servono o non ci sono più. Sogniamo una società basata sul lavoro, dove le persone possano guadagnarsi dignitosamente il loro necessario. In attesa che questo sogno si avveri “FACCIAMO CARITA’” nella speranza che le persone ci perdonino il gesto. Quest’anno la conferenza ha rinnovato le sue cariche sociali. Guido Gambino ha lasciato il suo incarico di presidente a Tiziana Lampitelli. Ringraziamo Guido per la dedizione con cui ha svolto il suo incarico e auguriamo a Tiziana e a Saverio Canavero (vicepresidente) che il Signore possa guidare le loro parole e le loro decisioni nell’interesse della nostra Conferenza e degli amici che ci affida. Marco Guercio Eventuali donazioni fiscalmente detraibili possono essere fatte a favore della Conferenza mediante bonifico bancario sul conto corrente Banca Prossima, intestato a: conferenza p074 SS. Nome di Maria e S. Ignazio di loyola Società San vincenzo de’ paoli IBaN: It20e0335901600100000062077 Il Messaggio conclusivo del Sinodo dei Vescovi “L’amore coniugale è uno dei miracoli più belli” amore coniugale, unico ed indissolubile, che persiste nonostante le tante difficoltà del limite umano, è uno dei miracoli più belli” ed anche “il più comune”. Brilla di speranza il Messaggio conclusivo del Sinodo straordinario sulla famiglia. Ringraziando innanzitutto per la “fedeltà, fede, speranza ed amore” che le famiglie offrono al mondo, nella prima parte il documento si sofferma sulla “realtà viva e complessa” in cui vivono i nuclei familiari, su “le luci e le ombre”, le “sfide esaltanti” e le “prove drammatiche”, là dove “il male ed il peccato” si insinuano tra le mura domestiche. le sfide, dunque: al primo posto, il Messaggio ricorda la fedeltà coniugale, messa a dura prova da individualismo, indebolimento della fede e frenesia quotidiana che possono provocare crisi matrimoniali affrontate senza pazienza, senza perdono, senza riconciliazione reciproca, senza sacrificio. Dai fallimenti matrimoniali - continua il documento - nascono “nuove relazioni, nuove coppie, nuovi unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni familiari complesse e problematiche per la scelta cristiana”. “L’ Ulteriori sfide: figli disabili, Il documento sinodale non malattie, vecchiaia, morte di una dimentica la “luce” che splende in persona cara, difficoltà economiche tante famiglie, quella luce che deriva causate da sistemi perversi, da quel dall’incontro “pari e reciproco” tra i “feticismo del coniugi, in cui denaro” che umiciascuno si lia la dignità della apre all’altro, al termine della III assemblea persona. Il penpur rimanengenerale straordinaria del siero del Sinodo do se stesso. Sinodo dei vescovi, che si è va quindi ai geniCentrale, quinsvolta dal 5 al 19 ottobre scorso tori disoccupati, di, porre l’acsul tema “le sfide pastorali sulla “impotenti di cento sul famiglia nel contesto delfronte alle necesfidanzamento l’evangelizzazione”, è stato letto sità primarie e la preparail Messaggio conclusivo. eccone delle famiglia”, ed zione al sacraampi stralci. mento del ai giovani che - in m a t r i m o n i o, giorni vuoti e senza attesa - possono diventare che conosce anche “la sessualità, la preda di droga e criminalità. Le tenerezza e la bellezza” che supera“ombre” calano anche sulle famiglie no il tempo. Perché l’amore “per sua povere, profughe, perseguitate a natura”, “tende ad essere per semcausa delle fede, colpite da guerre e pre”. L’amore coniugale si diffonde oppressioni brutali, sulle donne vitti- attraverso la “fecondità e la generame delle violenza e della tratta, sui tività”, dice il Sinodo, intese non minori “vittime di abusi persino da solo come procreazione, ma anche pare di coloro che dovevano custo- come dono della vita divina nel batdirli”. Per questo, il Messaggio lancia tesimo, nell’educazione e nella un forte appello “ai governi ed alle catechesi dei figli, e nella capacità organizzazioni internazionali” affin- di offrire affetto e valori anche per ché promuovano “i diritti della fami- chi non ha potuto generare. Il Messaggio sottolinea, inolglia per il bene comune”. “La Chiesa, casa sempre aperta nell’accoglien- tre, l’importanza della preghiera comune in famiglia, “piccola oasi za” non esclude nessuno. dello spirito”, e dell’educazione alla fede ed alla santità, compito che spesso viene esercitato “con affetto e dedizione” anche dai nonni. In quest’ottica, la famiglia, vera “Chiesa domestica”, può esprimere la carità, la vicinanza a “gli ultimi, gli emarginati, i poveri, le persone sole, i malati, gli stranieri”. Guardando, poi, all’Eucaristia domenicale, quando “la famiglia si siede alla mensa del Signore”, il documento ricorda che “in questa prima tappa del cammino sinodale” si è “riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati”. Infine, il Messaggio dei padri Sinodali guarda alla Sacra Famiglia di Nazaret ed innalza una preghiera a Dio Padre anche in vista dell’Assemblea ordinaria del 2015, sempre dedicata al tema della famiglia. L’invocazione è che il Signore doni “sposi forti e saggi”, giovani coraggiosi “nell’impegno stabile e fedele” , e “una Chiesa sempre più fedele e credibile”, per un mondo capace di amare “verità, giustizia e misericordia”. dal sito http://it.radiovaticana.va 5 Parrocchia SS. Nome di Maria Gruppo “Papà Nuovi” e ragazzi a tutto G.A.S. l gruppo “Papà Nuovi” insieme ai ragazzi “Noi nel Mondo” propongono la nuova iniziativa: I I raGazzI a tUtto G.a.S. Gruppo di acquisto S o l i d a l e pa r r o cc h i a l e. I Gruppi di acquisto solidale, da tempo collaudati, hanno lo scopo di sostenere, con i loro acquisti, aziende in difficoltà, o che operano secondo modelli di eticità e di rispetto dell’ambiente, oltre che favorire le cooperative che producono sui terreni sequestrati alle mafie, diminuire l’inquinamento acquistando prodotti a chilometro zero. ecc. Il Gruppo di acquisto solidale della nostra parrocchia aggiunge alcune caratteristiche proprie: - far maturare nei ragazzi la cultura e l’impegno verso una solidarietà seria e operativa , - aiutare i poveri della parrocchia, - intervenire in qualche emergenza particolare, che si defi- La fede e la benevolenza Una comunità racconta la sua storia di grazia on è facile la fede in questi tempi chiamati post moderni. Ep pure sono tanti i segni e i richiami che il Signore ci rivolge, per attrarci a sé. Basterebbe un cuore semplice e aperto per scoprirli e decidersi per Lui. considero la vita della nostra parrocchia: nonostante la sua marginalità e insignificanza nei riguardi delle grandi istituzioni, è arricchita di tante grazie e benedizioni. Negli ultimi dieci anni nella nostra comunità sono nati cinque nuovi sacerdoti e un sesto giovane, subito dopo la laurea in filosofia, è entrato in un seminario romano per diventarlo. In questi giorni, nel duomo di Torino un nostro parrocchiano è stato ordinato diacono permanente e un ufficiale dell’Esercito è stato accettato al primo anno della Scuola di formazione. Una giovane insegnante è stata consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi. Continuo a parlare di queste cose perché mi stordiscono, mi fanno venire le vertigini, perché non ho spiegazioni o ragionamenti, ma so che è solo grazia, benevolenza, amore. la nostra chiesa è molto frequentata anche nei giorni feriali e la domenica qualche volta abbiamo il problema di come sistemare i tanti fedeli (e la nostra chiesa è molto grande). Se vi capita di passare da queste parti dal giovedì sera sino a venerdì sera, entrate nella nostra cappella, dove Gesù Eucaristia, esposto nello splendore e nella bellezza, vi farà gustare momenti di serenità profonda, di sublimi sensazioni, di paradiso. vivificata da tanta grazia, la nostra comunità si è aperta all’amore del prossimo, moltiplicando le iniziative per andare incontro ai poveri e ai disoccupati, sempre più numerosi in questi tempi di crisi. Il gruppo di volontariato Pietre Vive, che stava lan- N guendo, è rifiorito e si è attrezzato per dare alcune ore di lavoro settimanali ad una ventina di persone senza reddito, che così hanno recuperato dignità e fiducia. Se vedete in giro un furgoncino con il logo Pietre Vive, è nostro, comprato per dare la possibilità a un giovane senza lavoro di organizzarsi nella raccolta di ferro vecchio e piccoli traslochi. è nato un Centro di Ascolto, aperto ogni giovedì pomeriggio, non soltanto per ascoltare, ma per intervenire immediatamente con generi alimentari e piccoli aiuti in denaro nei casi più urgenti e gravi. anche i componenti del gruppo “Noi nel mondo” sono impegnati nella carità, con visite domiciliari, partecipazione al Centro di Ascolto, organizzazione dei magazzini. Collaborano anche il gruppo dei “Papà Nuovi” nella gestione del nuovo Gruppo di Acquisto Solidale parrocchiale, con la caratteristica per chi acquista di devolvere il 10 % (la decima) in favore di qualche emergenza particolare, da stabilire di volta in volta. Il Centro di Aiuto alla Vita offre assistenza al mamme e bambini in difficoltà, oltre che promuovere la cultura della vita. E nel periodo invernale ospitiamo un senza fissa dimora. I soldi per tutte queste iniziative provengono dalle offerte dei fedeli (nel carrello solidale in chiesa, ogni settimana si raccolgono più di cento chilogrammi di generi alimentari), dal contributo del Comune per i progetti del lavoro accessorio (ne abbiamo ottenuti sei), dalla Caritas diocesana (una volta all’anno, estratto dall’8 per mille). vi raccontiamo queste cose, in obbedienza al comando di Gesù che ci ammonisce: Vedano gli altri le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Noi ci permettiamo di aggiungere: anche voi potete fare lo stesso. nirà di volta in volta (la prima è contribuire al pranzo di Natale per i poveri della parrocchia). Ogni acquirente, infatti, è informato che il costo dei prodotti acquistati ci sarà la “decima”, come avveniva nelle prime comunità cristiane; quindi, se la merce costa 100, si pagherà 110 (il 10 in più è la decima per i poveri). Tutti possono partecipare, senza iscrizione. Basta prenotare, nei giorni stabiliti, i prodotti che vengono proposti e all’arrivo venire a ritirarli. Il pagamento avviene alla consegna. È una iniziativa semplice , conveniente per tutti e soprattutto è solidale. Per ulteriori informazioni, telefonare in parrocchia al 011.30.90.258, o inviare una mail a [email protected]. Sarete inseriti in una email list e riceverete a casa tutte le informazioni circa le date e i prodotti che di volta in volta sono proposti. Lasciatevi tentare da questa avventura di bontà e solidarietà. un papà Nuovo Un presepio alquanto strano Cercavo, nella preghiera, un’idea originale che accompagnasse la nostra parrocchia nel Natale di quest’anno. Non sarebbe stato difficile sceglierne una tra le tante che il Natale include. Potrebbe essere la pace, la bontà, la famiglia, la solidarietà, ma nessuna mi entusiasmava. Finalmente, per caso, ho visto una fotografia di papa Francesco e la mente si è accesa e il cuore emozionato. Avevo trovato. Il Papa, chinato verso una donna incinta, con una tenerezza indicibile, le carezzava la pancia pregnante di vita. Ho intuito il vero senso di una vita nuova. La carezza del Papa era per tutti i bambini nascenti, perché tutti sono il segno e la realizzazione dell’amore di Dio verso l’umanità. Sono convinto che il Papa riesca a cogliere in ogni bambino il Volto di Gesù Bambino, nato per la nostra felicità, che ancora continua a offrirci per mezzo della tenerezza, bellezza e innocenza dei bimbi. così mi piacerebbe fare il presepe quest’anno, se ne avessi i mezzi: tanti grandi pannelli, sparsi per tutta la chiesa, con gigantografie delle carezze del Papa sui bambini. Credo davvero che il Natale continui a realizzarsi e attuarsi nella nascita di ogni bambino, in qualsiasi parte e cultura del mondo. Guardate i bambini e vivrete nella gioia del Natale, perché sono essi a possedere il regno dei cieli. Carissimi auguri. don Benito Lettera aL Parroco Caro don Benito, da un bel po’ di tempo, molto, non venivo più nella cappella. Stasera tardi, dopo l’ufficio, passo davanti alla chiesa e vedo il cancelletto aperto. Così, mi ricordo dell’Adorazione e, chiedendo perdono in quanto davvero peccatore, entro di nuovo per parlare con Gesù. In realtà, non ho affatto parlato, ma tanto Lui sapeva già cosa io avevo nell’anima. Beh, volevo dirle che uscendo, mi sono chiesto qual era stata la cosa più bella della mia lunga giornata. E la risposta è stata una sola: i pochi minuti passati con Lui! riccardo 6 Parrocchia Maria Madre di Misericordia BATTEZZATI e… ritornati! Domenica 16 novembre era la Solennità della chiesa locale. Quale occasione migliore per invitare le famiglie dei bimbi battezzati in questi ultimi anni? Quando si parla di Chiesa e vedi spuntare quei bei faccini, subito provi una sensazione di freschezza e di vitalità all’interno della comunità. Anche se sono stati recapitati tanti più inviti personalizzati dei presenti, per noi ciò che conta sono le famiglie che hanno risposto ed anche la loro gioia e soddisfazione. È con queste famiglie che desideriamo costruire un cammino e creare un nucleo capace poi di attrarre sempre nuove persone. “Chiesa locale” significa prima di tutto “chiesa familiare”, ossia piccole cellule vive nel tessuto della comunità. Come disse quel grande della storia: “Il dado è tratto” e noi confidiamo in una “minestra” gustosa e nutriente. E c’è ancora chi ha il coraggio di chiamarci “vecchi”! chiamateci pure anziani, è la realtà e non abbiamo motivo di offenderci o vergognarci. Ma definirci “vecchi”, proprio no! Gli anni passano per tutti e non è certamente questo il guaio. Ciò che conta è restare vivi dentro e mantenere uno spirito frizzante. Basta dare uno sguardo al nostro programma di incontri per capire quanto sia ricco sotto ogni aspetto. L’incontro settimanale del mercoledì spazia su svariati temi: dalla medicina alla letteratura, dalla catechesi alle feste, dalla scienza alle religioni nel mondo e tanto altro. Ciò che però ci tiene vivi non sono solo gli argomenti: è il piacere di trovare altri amici, creare famiglia, ricaricarci nello spirito, sentirci utili e attivi all’interno della comunità. E se a qualcuno potesse far piacere, noi ci troviamo ogni mercoledì alle ore 16. E le “3 Stelle” continuano a brillare roprio così: passano i giorni, i mesi e anche gli anni, ma “3 Stelle” non tramonta mai. Anche se nel nome troviamo solo “3 Stelle”, di fatto le stelle sono tante e siamo proprio noi ragazzi che con tanto entusiasmo ci sentiamo amici ed anche molto attivi all’interno della parrocchia: postini, giornalisti, animatori. Come ogni anno, si apre un orizzonte di proposte ricche, divertenti ed anche utili. Già i singoli Clan si sono ritrovati per eleggere il proprio capo, scegliere il logo di questo nuovo anno e definire gli aspetti di tipo organizzativo. Mentre i nostri postini sono in giro con le lettere, i giornalisti non perdono tempo e c’è anche chi (animazione) sta preparando una magnifica Festa di Natale. Poi, abbiamo appena assistito ad un piacevole evento: la nascita di “3 Stelle-Blue ray”. Confidiamo molto in questo cammino di gruppo ed anche a livello di formazione personale. Come al solito, i veri protagonisti siamo noi e da noi dipenderanno gli sviluppi, come pure il successo dell’iniziativa. Silvia P 7 Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola Giovani e cristiani n un mondo in continuo cambiamento anche la nostra pastorale giovanile ha avuto bisogno di rinnovarsi. Il Gruppo Giovani, nato e cresciuto con Don Luciano, in collaborazione con la parrocchia Santissimo Nome di Maria, ha vissuto esperienze spirituali e formative molto importanti e per continuare a fare in modo che restasse tale, è stato necessario compiere alcune modifiche. Quest’anno abbiamo diviso il nostro cammino in due percorsi apparentemente diversi, ma che hanno un unico obbiettivo: l’incontro con Cristo. Il primo riguarda gli universitari, dai 20 ai 25 anni: un gruppo molto affiatato e nella maggioranza cresciuto nella nostra parrocchia. Questi giovani, che si trovano a dover affrontare i primi e forse più duri anni di università, condividono le loro difficoltà ponendosi già le prime domande su come sia necessario per questo mondo crescere da veri cristiani. Il secondo percorso vede impegnati “i veterani”, I ecco i tre eletti Consiglio Pastorale Parrocchiale coloro cioè che hanno già avuto un percorso formativo nel Gruppo Giovani e che sono in discernimento per comprendere se la loro occupazione, il loro fidanzamento, la loro vita nasconda la chiamata a qualcosa di più. Tutti e due i cammini hanno momenti comuni, come ad esempio gli esercizi spirituali (dal 6 all’8 dicembre) e l’esperienza estiva, perché come già accennato in precedenza i due percorsi hanno un unico sbocco: crescere insieme in Cristo Gesù. Pertanto, “non multa sed multum!”, non molte cose, ma molto bene: utilizzando questo motto di San Josemaria Escrivà si tiene a sottolineare che l’obbiettivo della pastorale non è moltiplicare le attività, ma farle in modo adeguato per coltivare in modo amorevole tutte le esigenze della nostra comunità, in particolar modo la variegata esperienza giovanile. Ci affidiamo alle vostre preghiere. la segreteria giovani Sabato 15 e domenica 16 novembre, dopo le Messe, si sono svolte le elezioni per i rappresentanti dell’assemblea eucaristica per il consiglio pastorale parrocchiale (cpp). Questo Consiglio collabora con il Parroco per sentire il “polso” della comunità e valutare quali azioni pastorali aiutano la comunità stessa a crescere nella comunione con il Signore e tra i suoi componenti. Per questo, il nostro CPP è formato da alcuni membri di diritto (don Marco, padre Granzino e i diaconi Andrea e Lorenzo), dai rappresentanti dei gruppi e delle associazioni attivi in parrocchia e, appunto, da tre persone elette dall’assemblea eucaristica. Tra le sette persone che si sono candidate, le tre che hanno raccolto più voti, e quindi entrano a far parte del CPP, sono Claudio Berno, Ada Cesa ed Enrico Bonasso. Ovviamente, e come avviene per ogni componente del Consiglio, in caso di impedimento, dimissioni o cambio di residenza, saranno sostituiti da chi, pur ora escluso, ha ottenuto più voti. Benvenuti! Don Nestore Ablam Djougban Filippo Romagnoli Il mio nome è ablam Nestore, e Djougban è il cognome. Sono nato il 25 ottobre 1957 a Togoville, nel Togo, Paese dell’Africa Occidentale, sul Golfo di Guinea. Sono stato ordinato sacerdote a Lome, la capitale del Togo, il 28 agosto 1992, giorno in cui si festeggia Sant’Agostino, e in coincidenza del centenario della Chiesa Cattolica nel mio Paese. Sono in Italia già da tre anni. Sono arrivato, infatti, l’11 novembre 2011 e ho svolto il servizio di collaboratore parrocchiale nella parrocchia di San Luca Evangelista, a Mirafiori Sud. Poi, lo scorso 29 settembre, sono arrivato in questa parrocchia Sant’Ignazio di Loyola. Inoltre, mi è stato affidato anche l’incarico di cappellano all’Ospedale Oftalmico di Torino. Don Marco, nostro parroco, è anche il responsabile dei sacerdoti non italiani in servizio nella diocesi di Torino, e mi ha sempre fatto un’accoglienza fraterna. Per me è un fratello. E quando c’è un “buon padre” nella famiglia, tutti si sentono sicuri, protetti, e la gioia di vivere insieme dimostra l’amore di questa famiglia verso gli altri. Il 4 ottobre scorso, nella mia prima Messa con i parrocchiani di Sant’Ignazio, ed il 5 ottobre nelle concelebrazioni con don Marco e padre Piero, e soprattutto con gli applausi, ho ricevuto una accoglienza molto forte: un aiuto per poter vivere in una famiglia di cristiani, testimone di Gesù. Sono sicuro che il Signore Gesù è presente tra di voi, e vorrei semplicemente dedicargli la mia vita e la mia missione con affetto. Chiedo la vostra preghiera quotidiana per me. Infine, colgo questa occasione per ringraziare il nostro Padre dell’Arcidiocesi di Torino, mons. Cesare Nesiglia, per la fiducia. Grazie a tutti voi, anziani, giovani e bambini. In unione di preghiera, che il Signore vi benedica. Mi chiamo Filippo romagnoli, ho ventidue anni e provengo dalla parrocchia della Beata Vergine delle Grazie (Crocetta) di Torino. Ho due grandi passioni: la prima è quella di seguire e praticare gli sport, infatti non ne esiste davvero uno che non mi attragga; la seconda è quella dello studio e della conoscenza delle lingue: credo che questa mia predisposizione sia davvero un dono del Signore da mettere a frutto. Cresciuto nell’ambito parrocchiale nei gruppi di Azione Cattolica, ho fatto l’“iter” di animazione previsto per i giovani delle scuole superiori, che comprende il prestare servizio al doposcuola, all’oratorio, nelle realtà caritative territoriali ed infine come educatore a mia volta di ragazzi più piccoli. Nel 2011, mi sono diplomato al liceo scientifico “Galileo Ferraris”. Dopo le vacanze estive mi sono iscritto all’Università, all’interfacoltà fra Matematica ed Economia, che reca il titolo di “Matematica per la finanza e l’assicurazione”. È stato però proprio in quel momento, in cui credevo di avere tutto, che il Signore mi ha parlato come fece Gesù con il “giovane ricco” (Mt 19, 16-22). La mia vita procedeva secondo i canoni ordinari per un giovane della mia età, ma mi mancava qualcosa di imprescindibile per un’esistenza umana, come il giovane della parabola del Vangelo: semplicemente non ero felice. Così mi sono reso conto che soltanto Cristo avrebbe potuto dare risposta a ciò che di più profondo cercavo e in fin dei conti che soltanto una vita spesa per l’Amore mi avrebbe potuto condurre verso la felicità. Attraverso un percorso di accompagnamento, ho così iniziato il percorso del Seminario, strada che mi guiderà a capire qual è la forma di amore fatta per il mio cuore. 8 Tutti i giorni è Natale! il 24 dicembre. Il chirurgo passa a controllare un suo paziente nel post-operatorio. Alla moglie, che è in attesa di notizie, dice semplicemente: ”Ci vediamo domani!”. La signora, tra lo stupito, l’imbarazzato e l’in- Grafica: Alessandro Ginotta È credulo, afferma: “Dottore, domani è Natale…”. Secca, cortese e rincuorante la risposta: “Tutti i giorni è Natale!”. Ogni singolo giorno, sosteneva questo medico, andrebbe vissuto come il giorno di Natale: ricordando chi è solo, malato o in difficoltà; condividendo tempo e sorrisi; agendo con accoglienza, cortesia e misericordia. Ogni singolo giorno dovremmo vivere con gioia, ricercando e portando l’armonia in famiglia ed in tutti gli ambienti che frequentiamo. Ogni singolo giorno dovremmo ricordarci di quanto quel bimbo, di cui ogni anno festeggiamo la nascita, ci ha insegnato e del comandamento che ci ha lasciato. Ogni singolo giorno è da vivere lontani dalle ipocrisie e vicini al prossimo, chiedendoci cosa possiamo fare noi in prima persona per poter lasciare questo mondo migliore di come lo abbiamo trovato. E farlo. Ogni singolo giorno dovremmo curare tutti i particolari per festeggiare la vita, accogliere l’altro e regalare la gioia che l’essere cristiano ci dona. Ogni singolo giorno dovremmo ricordarci che tutti i giorni è Natale. elisa calizzano Numeri utili Unità Pastorale 18 parrocchia Maria Madre di Misericordia www.madremisericordia.it via Ada Negri 22, Torino, tel. 011.36.91.57 Messa prefestiva: ore 18.30 Domenica e festivi: ore 8.30 e 10.30 parrocchia Sant’ Ignazio di loyola www.parrocchiasantignazio.it via Monfalcone 150, Torino. tel. 011.329.03.05 fax 011.358.56.25 Messa prefestiva: ore 18.30 Domenica e festivi: ore 10, 11.15 parrocchia SS. Nome di Maria www.nomemariatorino.wix.com via Guido Reni 96/140, Torino, tel. 011.309.02.58 Messa prefestiva: ore 18.30 Domenica e festivi: ore 9.30, 11, 18.30 chiesa succursale Sant’ antonio di padova via Tripoli 2, Lesna, Grugliasco (TO) tel. 011.707.19.86 Messa prefestiva: ore 17.30 Domenica e festivi: ore 10 padri Gesuiti e Istituto Sociale www.istitutosociale.it corso Siracusa 10, Torino, tel. 011.35.78.35 fax 011.324.74.87 Suore Missionarie della consolata www.consolazione.org via Crea 15/A, Grugliasco (TO) tel. 011.414.46.11 Convenzionato: Arval - Cobra - Autosistem - Maggiore Program - Leasys - N.G.S. - Lease Plan Via Guglielminetti, 29 ang. C.so Siracusa - 10136 TORINO Tel/Fax 011322586 - Cell. 3392657617 P.IVA: 07245930016 - e-mail: [email protected] C.F.: VLLSVT53B08B418I Ris parm i e van taggi IN VISTA! TO N O C S 20% Sconto esclusivo del 20% su: Occhiali da vista Occhiali da sole Lenti a contatto annuali morbide, rigide, astigmatiche Lenti cosmetiche per cambiare il colore degli occhi Prezzi altamente concorrenziali su: Lenti a contatto usa e getta Stampa fotografie digitali e da rullino Strumenti scientifici e di misurazione Vuoi fare una festa?! Ti piacerebbe rallegrarla con dell'animazione?!! Non sai dove farla??? La parrocchia di S. Ignazio di Loyola mette a disposizione locali e animatori per queste occasioni! Per qualsiasi informazione: Roberto 349.6381877 Supplemento a “Giornale della comunità” della parrocchia Gesù Buon Pastore, Torino Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 2779 del 8/3/1978 TORINO: C.so Siracusa, 67 - Tel. 011.32.98.222 Via Tripoli, 45 - Tel. 011.32.93.282 www.otticasalva.com CONTROLLO GRATUITO DELLA VISTA Direttore responsabile: Marco Bonatti Distribuzione gratuita (ma non si rifiutano le offerte) Tipografia: Impronta, Nichelino (To) Redazione: don Quintino Andreis, don Rosario Ormando, don Marco Prastaro, don Benito Rugolino; suor Anna Maria Ceri, Lorenzo Bortolin, Alessandro Ginotta, Stefano Passaggio e Giulio Steve.
© Copyright 2024 ExpyDoc