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insieme
Periodico delle parrocchie dell’Unità pastorale 18 - Anno X - N. 3 - Dicembre 2014
Natale: toccare e servire la carne di Cristo
n un attimo sarà Natale e in quella notte,
ancora una volta, ci commuoveremo pensando al Bambino Gesù che nasce “in una grotta
al freddo e al gelo”. Penseremo alle condizioni
umili e povere in cui si è realizzata l’incarnazione di Dio. Ci faremo gli auguri e, crisi permettendo, ci scambieremo anche alcuni regali. Sarà
l’occasione per ritrovarci insieme con le nostre
famiglie per rinsaldare i vincoli che ci legano
con affetto. Insomma, ancora una volta compiremo questo “rito” natalizio. A questo punto,
però, mi nasce una domanda: dopo, che ne sarà
del nostro Natale? Che ne sarà di questo Dio che
ha preso “carne” in mezzo a noi perché noi lo
potessimo incontrare, vedere ed anche toccare?
riaffiorano allora al cuore e alla mente
momenti in cui, anche quotidianamente, facciamo esperienza di questo “corpo di Cristo” che
nel Natale celebriamo. Non posso non pensare
all’Eucarestia, Pasqua settimanale, ma anche
Natale settimanale dove l’ostia bianca, Corpo di
Cristo, diviene nostro cibo. Questo Dio diviene
parte stessa di noi, si lascia “mangiare” da noi,
perché uniti in modo così intimo e fisico a Lui,
possiamo essere uniti a tutti i fratelli del mondo.
ripenso all’esperienza della chiesa, che è
il corpo di Cristo, una Chiesa nella quale anche
noi, come membra vive, abbiamo ricevuto il
compito di rendere visibile Cristo a tutto il
mondo, attraverso la nostra preghiera, attraverso l’annuncio e la testimonianza quotidiana,
attraverso l’impegno a crescere nella pace, nella
concordia e nell’unità, ed attraverso l’impegno
generoso e concreto della carità.
Infine, da tempo, mi risuonano nella
mente e nel cuore le parole di papa Francesco
che nella veglia di Pentecoste ha detto: “Noi non
possiamo diventare cristiani inamidati, quei cristiani troppo educati, che parlano di cose teologiche mentre prendono il tè, tranquilli. No! Noi dob-
I
biamo diventare cristiani coraggiosi e andare a
cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo,
quelli che sono la carne di Cristo! [...] Questo è il
problema: la carne di Cristo, toccare la carne di
Cristo, prendere su di noi questo dolore per i poveri. La povertà, per noi cristiani, non è una categoria sociologica o filosofica o culturale: no, è una
categoria teologale. Direi, forse la prima catego-
ria, perché quel Dio, il Figlio di Dio, si è abbassato,
si è fatto povero per camminare con noi sulla strada. E questa è la nostra povertà: la povertà della
carne di Cristo, la povertà che ci ha portato il Figlio
di Dio con la sua Incarnazione. Una Chiesa povera
per i poveri incomincia con l’andare verso la carne
di Cristo. Se noi andiamo verso la carne di Cristo,
incominciamo a capire qualcosa, a capire che
cosa sia questa povertà, la povertà del Signore”.
Il povero è la carne di cristo! Quella carne
di cristo che ancora viene al “freddo e al gelo” di
questo ulteriore inverno di crisi economica. Un
povero che posso toccare, servire e amare così
come, con commozione, desidero fare quando
guardo la statuina del Bambin Gesù. Una commozione ed una tenerezza che non devono
rimanere sterili, ma devono diventare “carne”, la
mia carne, in una vita che si apre con generosità
e calore ad ogni segno di presenza del corpo di
Cristo.
In questo avvento che rapidamente ci porterà al Natale, facciamoci disturbare ed inquietare da questo appello e desiderio: toccare e
servire la carne di Cristo.
Don Marco
ItalIa
Buon Natale e Felice anno Nuovo
FraNcIa
Joyeux Noël et Bonne année
GraN BretaGNa
Merry christmas and Happy New Year
GerMaNIa
Fröhliche Weihnachten und Glückliches Neues Jahr
SpaGNa
Feliz Navudad y año Nuevo
poloNIa
Wesołych Świąt i szczęśliwego Nowego roku
portoGallo
Bom Natal e Feliz año Novo
SvezIa
God Jul och Gott Nytt År
2
Unità Pastorale 18
Suor Irene Stefani presto beata
uor Irene Stefani, missionaria della Consolata, sarà beatificata il 23 maggio 2015 a
Nyeri, Kenya, dove è sepolta. La notizia,
benché attesa, ci ha colmato il cuore di gioia e di
riconoscenza a Dio per
questo grande dono
fatto al nostro Istituto e
con slancio immediato
abbiamo cantato, insieme a Maria, il nostro
“Magnificat”. Dio non si
smentisce nelle sue
scelte ed anche questa
volta ha voluto innalzare alla gloria degli altari
una umilissima creatura, che, approssimandosi alla morte, considerava la sua esistenza, ricca
di amore per Dio e di
innumerevoli opere di
carità per i fratelli, “una
povera, inutile vita”.
Suor Irene è tra le
missionarie della consolata della prima ora, essendo entrata nell’Istituto nel 1914, dopo soli quattro anni dalla
sua fondazione. Nasce ad Anfo, in provincia di
Brescia, nel 1891, da una famiglia profondamente religiosa. Restando orfana ancora molto giovane della mamma, diventa l’angelo della carità
delle sue sorelline e, insieme, dei più poveri del
paese. Nel 1911 entra nell’Istituto delle Suore
missionarie della Consolata, a Torino. Il fondatore, beato Giuseppe Allamano, è ancora vivo e
suor Irene apprende dalle sue labbra ricchi insegnamenti riguardanti la vita religiosa-missionaria. “Ci vuole fuoco per essere apostoli”, esorta
l’Allamano. Ed ancora: “Dobbiamo servire le missioni anche a costo della vita”. Queste parole
restano scolpite nel cuore della giovane suora e
la portano a formulare quel proposito, a cui
resterà fedele per tutta la vita: “Con l’aiuto di
Maria, amerò la carità più di me stessa”.
Nel 1914, ad appena 23 anni, lascia la
patria e raggiunge le incipienti missioni del
Kenya alle quali è destinata. Arriva a Nyeri, dove
S
inizia il tirocinio missionario,
ma, poco dopo, gli scontri tra il
Kenya e il Tanganika (l’attuale
Tanzania) nell’ambito della
prima guerra mondiale, richiedono la presenza delle suore
come crocerossine negli
improvvisati ospedali da
campo, stipati all’inverosimile,
dove venivano curati i carriers,
cioè i portatori indigeni dei
rifornimenti e delle munizioni.
Suor Irene trova qui un campo
immenso dove esercitare la
sua instancabile carità.
Ella si prodiga con
materna cura, insieme
ad altre consorelle,
per alleviare i dolori di
quell’umanità sofferente: la situazione
miserevole di quegli
ospedali non la inasprisce, anzi la sprona ad impegnarsi giorno e notte per curare quei feriti e per salvare le loro anime, parlando loro di Gesù
ed invitandoli ad accettare
l’acqua rigeneratrice del Battesimo.
a guerra finita,
lei trascorre un anno
a Nyeri, dove si occupa
della formazione di giovani africane
aspiranti alla vita religiosa e poi, a
partire dal 1920, è mandata a
Ghekondi, dove trascorrerà i dieci
anni più intensi della sua vita apostolica. In questa missione suor Irene si prodiga in tutti i settori: è infermiera, evangelizzatrice instancabile, maestra,
segretaria di quella povera gente che,
essendo analfabeta, non poteva mandare messaggi scritti ai loro cari lontani. Ben presto tutti sanno che la piccola, “scattante” (come viene definita)
suora è pronta ad accorrere ad ogni
richiesta di aiuto, di giorno e di notte. Con un paio
di scarponi, conservati ancor oggi come simbolo
del suo continuo andare, il rosario e, soprattutto,
il sorriso, suor Irene percorre infaticabile le strade
della zona, per annunciare con le parole, ma
ancor più con i fatti, l’amore di Gesù per ogni creatura. Mitezza, comprensione, amore e solidarietà
sono le doti che le valgono da parte degli africani
il soprannome di Nyaatha, madre tutta misericordia, nome con cui è tuttora ricordata.
a 39 anni, di fronte ai bisogni immensi e
alle difficoltà delle missioni, sempre più
cosciente della sua piccolezza, suor Irene, sospinta dallo Spirito, offre a Dio il sacrificio supremo
della vita. Appena due settimane
dopo, contagiata da un appestato
che stava assistendo e che le muore
tra le braccia, muore anche lei, a
Ghekondi, vittima della sua carità
eroica. È il 31 ottobre 1930. La gente,
stupita e costernata, accorre in
massa per vederne ancora il volto,
superando il superstizioso timore
dei morti, ancora assai forte a quei
tempi. La sua morte è sinceramente rimpianta da tutti, consorelle e
africani: tutti capiscono che è
morta una santa.
Nel 1984, l’Istituto dà inizio
alla causa di beatificazione,
che si è conclusa il 12 giugno
scorso, giorno in cui papa
Francesco, dopo il riconoscimento ufficiale da parte delle
varie commissioni incaricate del
miracolo attribuito a suor Irene, ha promulgato il decreto di beatificazione. Questo
miracolo merita una menzione, poiché
esce dagli schemi tradizionali dei miracoli
di guarigione. Esso avvenne nel 1989 a Nipepe, in
Mozambico, durante la guerra civile, scoppiata
dopo l’indipendenza dal Portogallo, tra le fazioni
opposte della Frelimo e Renamo che si contendevano il potere. Come Gesù moltiplicò nel deserto
i pani e i pesci per la folla che lo seguiva, così nel
fonte battesimale (qui sopra) della parrocchia
di Nipepe (a fianco), per intercessione di suor
Irene, si moltiplicò l’acqua del fonte. Per sfuggire
agli scontri dei combattenti, nella chiesa si erano
rifugiate oltre 200 persone che vi rimasero come
sequestrate per tre giorni.
Esse si nutrirono di biscotti secchi che il parroco, un missionario della Consolata, aveva
conservato nella sacrestia.
Per bere, rinfrescarsi ed anche per lavare una
neonata venuta alla luce in quei giorni, non
ebbero altra possibilità che ricorrere alla scarsa
acqua del fonte battesimale, scavato in un tronco d’albero: ma l’acqua non venne mai meno.
“Sembrava un albero che produceva acqua”, dissero i testimoni, mentre continuavano ad invocare la protezione e l’aiuto di Dio attraverso l’intercessione di suor Irene.
E lei, la madre tutta misericordia, ascoltò la
loro preghiera, supplicando il Signore onnipotente di accorrere in loro soccorso, come in realtà avvenne.
Suore Missionarie
della consolata
Grugliasco
3
Unità Pastorale 18
Il 16 novembre, Stefano Passaggio è stato ordinato diacono permanente
Ecco un pezzo della mia strada
i chiamo Stefano (e di secondo nome
faccio Filippo), mio padre si chiamava
Lorenzo. Quindi il mio destino “diaconale” lo si leggeva tutto già nel mio atto di battesimo… (che ho recentemente rivisto, preparando i documenti per l’ Ordinazione). Infatti
Stefano, Filippo e Lorenzo furono tutti “santi
diaconi” della Chiesa dei primi secoli: anche se
non ne sarò mai all’altezza,…
Se vogliamo andare avanti nel gioco
della rilettura del mio atto di battesimo, mia
mamma si chiama Giuseppina (e se San
Giuseppe non è stato diacono, perché non il
diaconato non c’era ancora, avrebbe potuto
esserlo benissimo!), mio padrino era Matteo
(faceva il falegname, come San Giuseppe, altra
analogia), ma io ho finito con il fare il bancario
(un po’ come l’altro Matteo, quello del Vangelo);
mia madrina era Rosina e faceva la sarta (come mia
madre) cucire e ricucire, mettere insieme pezzi diversi,
rammendare, mettere delle toppe e colmare i buchi
potrebbero essere aspetti del ministero del diacono…
L’atto di battesimo, infine, lo firmò un prete che tutti
chiamavano non “don”, ma “teologo”: non capivo cosa
volesse dire, ma già m’inquietava,…
Sorrisi a parte, nella mia formazione c’è sempre stato
interesse al diaconato,
fin da ragazzo, quando
questo servizio era
stato appena rilanciato nella Chiesa
torinese, allora
guidata da padre
Michele Pellegrino.
All’epoca frequentavo la parrocchia dei
Santi Pietro e Paolo, a
San Salvario, a Torino. Era
un quartiere non ancora multietnico, ma era già crocevia di culture diverse e di sforzi di integrazione. Infatti, se su alcuni
portoni c’erano cartelli del tipo: “Non si affitta ai meridionali”, la parrocchia (e la scuola) erano potenti agenzie educative, aiutavano a superare le differenze ed erano grandi equalizzatori sociali. Lì sono
cresciuto, educato al senso della comunità e a
superare i pregiudizi.
adolescente, ci siamo trasferiti a Mirafiori Nord-città Giardino, parrocchia del
Santissimo Nome di Maria: una zona periferica
quasi nuova, rivoluzionata dalla costruzione
dei grandi condomini degli anni ’70. Per noi,
all’epoca, partecipare alla vita della parrocchia
era anche un modo di costruire un pezzo di
società cittadina, di contribuire ad edificare il
nostro nuovo quartiere. Imparai una passione
civile che non ho mai dimenticato. Da allora,
ho sempre continuato a partecipare alla vita di
questa parrocchia, pur in modalità differenti, a
seconda delle vicende della vita.
arrivato alla cosiddetta “mezza età”,
nella fase in cui si iniziano a fare i bilanci, in
prossimità di quella che poteva essere la probabile fine del percorso lavorativo (doveva
ancora arrivare la riforma delle pensioni!), con
mia moglie Ornella, decidemmo che si poteva
Fotografia: Don Marco Varello
M
talvolta prematuramente, e sono tanti, e li ricordo tutti con grande nostalgia ed affetto.
voglio, però, anche ricordare qualche
figura famosa che mi ha ispirato e tutt’ora mi
ispira, così condivido, con chi sta leggendo,
altre radici della mia formazione, ad esempio, il
citato card. Pellegrino, papa Paolo VI, il card.
Martini, De Gasperi, Tocqueville, Bobbio,
Lubich…. Infine, in questi ultimi anni mi sono
spesso affidato a San Paolo, molto studiato
negli anni di preparazione, per il fascino esercitato dalla sua attitudine a parlare, comunicare,
rapportarsi, dialogare con persone diverse:
Paolo, l’Apostolo delle genti “fuori dalla mura”
dei pregiudizi etnici, ideologici, culturali e di
provenienza.
con queste righe spero di non aver
annoiato e di aver raccontato un pezzo
della mia strada. Vorrei chiudere ricordando il desiderio di testimonianza che Ornella ed io abbiamo avuto
ripensare a questa “strada”, già individuata nei primi
anni di matrimonio, ma accantonata per le normali
vicissitudini familiari e lavorative. Si trattava di dare un
senso “ordinato” al mio, al nostro, impegno ecclesiale
che, più o meno, c’è sempre stato, completandolo, così,
in maniera più definitiva. Quello che fino ad allora era
stato pur sempre un “volontariato”, suscettibile di un
eventuale passo indietro, sarebbe diventato
una scelta definitiva: una sorta di estensione della logica del “per sempre”
(che caratterizza, ad esempio, il
matrimonio cristiano) anche al
servizio nella comunità. Soprattutto, si trattava di dare una
timida, modesta, ma sincera,
risposta alla scoperta dell’amore che Dio aveva avuto
per noi.
per questo cammino devo
ringraziare, oltre ai diversi
ambienti che mi hanno formato, anche
le molte persone che mi hanno aiutato, a
partire da Ornella: senza il suo contributo, il suo
sostegno, l’incoraggiamento e la sua piena condivisione,
non avrei intrapreso e neanche continuato questa
avventura. Alcuni di questi amici ci hanno già lasciato,
come punto di riferimento della nostra
famiglia, fin dal giorno del nostro matrimonio, una sorta di esempio che ancora oggi ci
fa da bussola e vorremmo che continuasse
a farlo, pur con tutti i nostri tanti limiti. È
una riflessione di Chiara Lubich: “Ecco la
grande attrattiva del tempo moderno:
penetrare nella più alta contemplazione e
rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto
a uomo. Vorrei dire di più: perdersi nella
folla, per informarla del divino, come s’inzuppa un frusto di pane nel vino. Vorrei dire
di più: fatti partecipi dei disegni di Dio sull’umanità, segnare sulla folla ricami di luce
e, nel contempo, dividere col prossimo l’onta, la fame, le percosse, le brevi gioie.
Perché l’attrattiva del nostro, come di tutti i
tempi, è ciò che di più umano e di più di
divino si possa pensare, Gesù e Maria: il
Verbo di Dio, figlio di un falegname; la Sede
della Sapienza, madre di casa”.
Stefano passaggio
4
Unità Pastorale 18
Conferenza di San Vincenzo interparrocchiale
Piccoli passi…
Frédéric Antoine Ozanam
d ecco un altro fine anno e, nell’attesa del Santo
Natale dove le famiglie si raccolgono attorno al
focolare, anche noi Conferenza ci raccogliamo
ripensando a cosa valga la pena di essere ricordato.
Per il sostegno alla casa abbiamo fatto rete, a livello locale e cittadino, con Caritas, Comune, ATC e Gruppi
di Volontariato Vincenziani per scongiurare che un centinaio di famiglie, alcune a livello locale, ricevessero lo
sfratto.
Sono stati pagati affitti, tra la fine del 2013 e
quest’anno per circa 4.800 € ed è risultato risolutivo
l’apporto di mediazione con l’ATC del Vicesindaco di
Torino Elide Tisi.
Abbiamo dedicato particolare cura ai ragazzi delle
Parrocchie al fine di individuare iniziative di sostegno o
di sensibilizzazione alla Carità che possano essere portate avanti da loro: alcuni, con la collaborazione di una
consorella, hanno organizzato incontri con famiglie
con bambini distribuendo generi di conforto, altri
hanno partecipato alle collette alimentari con ottimo
successo, altri ancora hanno iniziato a fare visita ad
alcune famiglie con i confratelli più anziani e a partecipare alle nostre Conferenze. Siccome altri ragazzi ci
E
Quest’anno la nostra conferenza ha rinnovato
le cariche sociali. Guido Gambino ha lasciato l’incarico di presidente a Tiziana Lampitelli. Lo ringraziamo per la sua dedizione ed auguriamo a Tiziana
e a Saverio Canavero (vice-presidente) che il
Signore possa guidare le loro parole e le loro decisioni nell’interesse della nostra Conferenza e degli
amici che ci affida.
chiedono di sperimentarsi in iniziative simili, stiamo
riorganizzando le nostre visite al fine di facilitare la loro
partecipazione.
I giovani sono il nostro futuro e richiedono tutto il
nostro impegno.
I numeri nudi e crudi parlano di aiuti economici
erogati a 65 famiglie dal primo gennaio al 13/11 per
affitti, bollette, spese mediche, sussidi per un totale
di 13.500 € e beni alimentari consegnati per un
totale di circa 12.500 Kg. Durante la settimana di
solidarietà abbiamo raccolto circa 6500 € che sono
insufficienti per le esigenze annuali delle famiglie
ma restiamo fiduciosi nell’aiuto di Dio e nella generosità di tutti voi.
Ma a mi piace sempre ricordare che, mentre con
aiuti economici togliamo la preoccupazione di una
bolletta scaduta o di un rateo non pagato, anche quest’anno, grazie alle circa 2000 visite fatte presso le
case di chi ci cerca, è stato possibile fare CHIESA, portando parole di sollievo, il calore di un abbraccio, talvolta anche solo una spalla su cui piangere perché le
parole non servono o non ci sono più.
Sogniamo una società basata sul lavoro, dove le
persone possano guadagnarsi dignitosamente il loro
necessario. In attesa che questo sogno si avveri “FACCIAMO CARITA’” nella speranza che le persone ci perdonino il gesto.
Quest’anno la conferenza ha rinnovato le sue cariche sociali. Guido Gambino ha lasciato il suo incarico di
presidente a Tiziana Lampitelli. Ringraziamo Guido per
la dedizione con cui ha svolto il suo incarico e auguriamo a Tiziana e a Saverio Canavero (vicepresidente) che
il Signore possa guidare le loro parole e le loro decisioni nell’interesse della nostra Conferenza e degli amici
che ci affida.
Marco Guercio
Eventuali donazioni fiscalmente detraibili
possono essere fatte a favore della Conferenza
mediante bonifico bancario sul conto corrente
Banca Prossima, intestato a:
conferenza p074
SS. Nome di Maria e S. Ignazio di loyola
Società San vincenzo de’ paoli
IBaN: It20e0335901600100000062077
Il Messaggio conclusivo del Sinodo dei Vescovi
“L’amore coniugale è uno dei miracoli più belli”
amore coniugale, unico ed
indissolubile, che persiste
nonostante le tante difficoltà del limite umano, è uno dei
miracoli più belli” ed anche “il più
comune”. Brilla di speranza il
Messaggio conclusivo del Sinodo
straordinario
sulla
famiglia.
Ringraziando innanzitutto per la
“fedeltà, fede, speranza ed amore”
che le famiglie offrono al mondo,
nella prima parte il documento si
sofferma sulla “realtà viva e complessa” in cui vivono i nuclei familiari, su
“le luci e le ombre”, le “sfide esaltanti” e le “prove drammatiche”, là dove
“il male ed il peccato” si insinuano tra
le mura domestiche.
le sfide, dunque: al primo
posto, il Messaggio ricorda la fedeltà coniugale, messa a dura prova da
individualismo, indebolimento della
fede e frenesia quotidiana che possono provocare crisi matrimoniali
affrontate senza pazienza, senza
perdono, senza riconciliazione reciproca, senza sacrificio. Dai fallimenti
matrimoniali - continua il documento - nascono “nuove relazioni, nuove
coppie, nuovi unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni familiari
complesse e problematiche per la
scelta cristiana”.
“L’
Ulteriori sfide: figli disabili,
Il documento sinodale non
malattie, vecchiaia, morte di una dimentica la “luce” che splende in
persona cara, difficoltà economiche tante famiglie, quella luce che deriva
causate da sistemi perversi, da quel dall’incontro “pari e reciproco” tra i
“feticismo
del
coniugi, in cui
denaro” che umiciascuno
si
lia la dignità della
apre all’altro,
al termine della III assemblea
persona. Il penpur rimanengenerale straordinaria del
siero del Sinodo
do se stesso.
Sinodo dei vescovi, che si è
va quindi ai geniCentrale, quinsvolta dal 5 al 19 ottobre scorso
tori disoccupati,
di, porre l’acsul tema “le sfide pastorali sulla
“impotenti
di
cento
sul
famiglia nel contesto delfronte alle necesfidanzamento
l’evangelizzazione”, è stato letto
sità
primarie
e la preparail Messaggio conclusivo. eccone
delle famiglia”, ed
zione al sacraampi stralci.
mento
del
ai giovani che - in
m a t r i m o n i o,
giorni vuoti e
senza attesa - possono diventare che conosce anche “la sessualità, la
preda di droga e criminalità. Le tenerezza e la bellezza” che supera“ombre” calano anche sulle famiglie no il tempo. Perché l’amore “per sua
povere, profughe, perseguitate a natura”, “tende ad essere per semcausa delle fede, colpite da guerre e pre”. L’amore coniugale si diffonde
oppressioni brutali, sulle donne vitti- attraverso la “fecondità e la generame delle violenza e della tratta, sui tività”, dice il Sinodo, intese non
minori “vittime di abusi persino da solo come procreazione, ma anche
pare di coloro che dovevano custo- come dono della vita divina nel batdirli”. Per questo, il Messaggio lancia tesimo, nell’educazione e nella
un forte appello “ai governi ed alle catechesi dei figli, e nella capacità
organizzazioni internazionali” affin- di offrire affetto e valori anche per
ché promuovano “i diritti della fami- chi non ha potuto generare.
Il Messaggio sottolinea, inolglia per il bene comune”. “La Chiesa,
casa sempre aperta nell’accoglien- tre, l’importanza della preghiera
comune in famiglia, “piccola oasi
za” non esclude nessuno.
dello spirito”, e dell’educazione alla
fede ed alla santità, compito che
spesso viene esercitato “con affetto e
dedizione” anche dai nonni. In quest’ottica, la famiglia, vera “Chiesa
domestica”, può esprimere la carità,
la vicinanza a “gli ultimi, gli emarginati, i poveri, le persone sole, i malati, gli stranieri”. Guardando, poi,
all’Eucaristia domenicale, quando “la
famiglia si siede alla mensa del
Signore”, il documento ricorda che
“in questa prima tappa del cammino
sinodale” si è “riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati”.
Infine, il Messaggio dei padri
Sinodali guarda alla Sacra Famiglia
di Nazaret ed innalza una preghiera
a Dio Padre anche in vista
dell’Assemblea ordinaria del 2015,
sempre dedicata al tema della famiglia. L’invocazione è che il Signore
doni “sposi forti e saggi”, giovani
coraggiosi “nell’impegno stabile e
fedele” , e “una Chiesa sempre più
fedele e credibile”, per un mondo
capace di amare “verità, giustizia e
misericordia”.
dal sito
http://it.radiovaticana.va
5
Parrocchia SS. Nome di Maria
Gruppo “Papà Nuovi” e ragazzi a tutto G.A.S.
l gruppo “Papà Nuovi” insieme ai ragazzi “Noi nel Mondo”
propongono la nuova iniziativa:
I
I raGazzI a tUtto G.a.S.
Gruppo di acquisto
S o l i d a l e pa r r o cc h i a l e.
I Gruppi di acquisto solidale, da tempo collaudati, hanno
lo scopo di sostenere, con i loro acquisti, aziende in difficoltà, o che operano secondo modelli di eticità e di rispetto
dell’ambiente, oltre che favorire le cooperative che producono sui terreni sequestrati alle mafie, diminuire l’inquinamento acquistando prodotti a chilometro zero. ecc.
Il Gruppo di acquisto solidale della nostra parrocchia
aggiunge alcune caratteristiche proprie:
- far maturare nei ragazzi la cultura e l’impegno verso una
solidarietà seria e operativa ,
- aiutare i poveri della parrocchia,
- intervenire in qualche emergenza particolare, che si defi-
La fede e la benevolenza
Una comunità racconta la sua storia di grazia
on è facile la fede
in questi
tempi chiamati
post moderni.
Ep pure sono
tanti i segni e i
richiami che il
Signore ci rivolge, per attrarci
a sé. Basterebbe un cuore semplice e aperto per scoprirli e decidersi per Lui.
considero la vita della nostra parrocchia:
nonostante la sua marginalità e insignificanza nei
riguardi delle grandi istituzioni, è arricchita di tante
grazie e benedizioni. Negli ultimi dieci anni nella
nostra comunità sono nati cinque nuovi sacerdoti e
un sesto giovane, subito dopo la laurea in filosofia, è
entrato in un seminario romano per diventarlo. In
questi giorni, nel duomo di Torino un nostro parrocchiano è stato ordinato diacono permanente e un
ufficiale dell’Esercito è stato accettato al primo anno
della Scuola di formazione. Una giovane insegnante
è stata consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi.
Continuo a parlare di queste cose perché mi stordiscono, mi fanno venire le vertigini, perché non ho
spiegazioni o ragionamenti, ma so che è solo grazia,
benevolenza, amore.
la nostra chiesa è molto frequentata anche
nei giorni feriali e la domenica qualche volta abbiamo il problema di come sistemare i tanti fedeli (e la
nostra chiesa è molto grande). Se vi capita di passare
da queste parti dal giovedì sera sino a venerdì sera,
entrate nella nostra cappella, dove Gesù Eucaristia,
esposto nello splendore e nella bellezza, vi farà
gustare momenti di serenità profonda, di sublimi
sensazioni, di paradiso.
vivificata da tanta grazia, la nostra comunità
si è aperta all’amore del prossimo, moltiplicando le
iniziative per andare incontro ai poveri e ai disoccupati, sempre più numerosi in questi tempi di crisi. Il
gruppo di volontariato Pietre Vive, che stava lan-
N
guendo, è rifiorito e si è attrezzato per dare
alcune ore di lavoro settimanali ad una ventina di persone
senza reddito,
che così hanno
recuperato
dignità e fiducia. Se vedete in giro un furgoncino con il logo Pietre
Vive, è nostro, comprato per dare la possibilità a un
giovane senza lavoro di organizzarsi nella raccolta di
ferro vecchio e piccoli traslochi. è nato un Centro di
Ascolto, aperto ogni giovedì pomeriggio, non soltanto per ascoltare, ma per intervenire immediatamente con generi alimentari e piccoli aiuti in denaro nei
casi più urgenti e gravi.
anche i componenti del gruppo “Noi nel
mondo” sono impegnati nella carità, con visite
domiciliari, partecipazione al Centro di Ascolto, organizzazione dei magazzini. Collaborano anche il gruppo dei “Papà Nuovi” nella gestione del nuovo Gruppo
di Acquisto Solidale parrocchiale, con la caratteristica per chi acquista di devolvere il 10 % (la decima) in
favore di qualche emergenza particolare, da stabilire
di volta in volta. Il Centro di Aiuto alla Vita offre assistenza al mamme e bambini in difficoltà, oltre che
promuovere la cultura della vita. E nel periodo invernale ospitiamo un senza fissa dimora.
I soldi per tutte queste iniziative provengono
dalle offerte dei fedeli (nel carrello solidale in chiesa, ogni settimana si raccolgono più di cento chilogrammi di generi alimentari), dal contributo del
Comune per i progetti del lavoro accessorio (ne
abbiamo ottenuti sei), dalla Caritas diocesana (una
volta all’anno, estratto dall’8 per mille).
vi raccontiamo queste cose, in obbedienza al
comando di Gesù che ci ammonisce: Vedano gli altri
le vostre opere buone e diano gloria al Padre vostro
che è nei cieli. Noi ci permettiamo di aggiungere:
anche voi potete fare lo stesso.
nirà di volta in volta (la prima è contribuire al pranzo di
Natale per i poveri della parrocchia).
Ogni acquirente, infatti, è informato che il costo
dei prodotti acquistati ci sarà la “decima”, come avveniva nelle prime comunità cristiane; quindi, se la merce
costa 100, si pagherà 110 (il 10 in più è la decima per i
poveri).
Tutti possono partecipare, senza iscrizione. Basta
prenotare, nei giorni stabiliti, i prodotti che vengono
proposti e all’arrivo venire a ritirarli. Il pagamento avviene alla consegna. È una iniziativa semplice , conveniente per tutti e soprattutto è solidale.
Per ulteriori informazioni, telefonare in parrocchia al
011.30.90.258, o inviare una mail a [email protected].
Sarete inseriti in una email list e riceverete a casa tutte
le informazioni circa le date e i prodotti che di volta in
volta sono proposti. Lasciatevi tentare da questa avventura di bontà e solidarietà.
un papà Nuovo
Un presepio alquanto strano
Cercavo, nella preghiera, un’idea originale che accompagnasse la nostra
parrocchia nel Natale di quest’anno.
Non sarebbe stato difficile sceglierne una tra le tante che il Natale
include. Potrebbe essere la pace, la
bontà, la famiglia, la solidarietà, ma
nessuna mi entusiasmava.
Finalmente, per caso, ho
visto una fotografia di papa Francesco e la mente si è
accesa e il cuore emozionato. Avevo trovato. Il Papa, chinato verso una donna incinta, con una tenerezza indicibile, le carezzava la pancia pregnante di vita. Ho intuito il
vero senso di una vita nuova. La carezza del Papa era per
tutti i bambini nascenti, perché tutti sono il segno e la
realizzazione dell’amore di Dio verso l’umanità. Sono convinto che il Papa riesca a cogliere in ogni bambino il Volto
di Gesù Bambino, nato per la nostra felicità, che ancora
continua a offrirci per mezzo della tenerezza, bellezza e
innocenza dei bimbi.
così mi piacerebbe fare il presepe quest’anno, se
ne avessi i mezzi: tanti grandi pannelli, sparsi per tutta la
chiesa, con gigantografie delle carezze del Papa sui bambini. Credo davvero che il Natale continui a realizzarsi e
attuarsi nella nascita di ogni bambino, in qualsiasi parte e
cultura del mondo. Guardate i bambini e vivrete nella
gioia del Natale, perché sono essi a possedere il regno dei
cieli.
Carissimi auguri.
don Benito
Lettera aL Parroco
Caro don Benito,
da un bel po’ di tempo, molto, non venivo
più nella cappella. Stasera tardi, dopo l’ufficio, passo davanti alla chiesa e vedo il
cancelletto aperto.
Così, mi ricordo dell’Adorazione e, chiedendo perdono in quanto davvero peccatore, entro di nuovo per
parlare con Gesù. In realtà, non ho affatto parlato, ma
tanto Lui sapeva già cosa io avevo nell’anima.
Beh, volevo dirle che uscendo, mi sono chiesto qual
era stata la cosa più bella della mia lunga giornata. E la
risposta è stata una sola: i pochi minuti passati con Lui!
riccardo
6
Parrocchia Maria Madre di Misericordia
BATTEZZATI e… ritornati!
Domenica 16 novembre era la Solennità della chiesa locale.
Quale occasione migliore per invitare le famiglie dei bimbi
battezzati in questi ultimi anni?
Quando si parla di Chiesa e vedi spuntare quei bei faccini,
subito provi una sensazione di freschezza e di vitalità all’interno
della comunità. Anche se sono stati recapitati tanti più inviti personalizzati dei presenti, per noi ciò che conta sono le famiglie
che hanno risposto ed anche la loro gioia e soddisfazione. È con
queste famiglie che desideriamo costruire un cammino e creare
un nucleo capace poi di attrarre sempre nuove persone.
“Chiesa locale” significa prima di tutto “chiesa familiare”, ossia
piccole cellule vive nel tessuto della comunità. Come disse quel
grande della storia: “Il dado è tratto” e noi confidiamo in una
“minestra” gustosa e nutriente.
E c’è ancora chi ha il coraggio
di chiamarci “vecchi”!
chiamateci pure anziani, è la realtà e non abbiamo motivo di offenderci o vergognarci. Ma definirci “vecchi”, proprio no! Gli anni passano per tutti e non è certamente questo il guaio. Ciò che conta è restare vivi dentro e mantenere uno spirito frizzante.
Basta dare uno sguardo al nostro programma di incontri per capire quanto sia
ricco sotto ogni aspetto. L’incontro settimanale del mercoledì spazia su svariati temi:
dalla medicina alla letteratura, dalla catechesi alle feste, dalla scienza alle religioni nel
mondo e tanto altro.
Ciò che però ci tiene vivi non sono solo gli argomenti: è il piacere di trovare altri amici,
creare famiglia, ricaricarci nello spirito, sentirci utili e attivi all’interno della comunità. E se
a qualcuno potesse far piacere, noi ci troviamo ogni mercoledì alle ore 16.
E le “3 Stelle” continuano a brillare
roprio così: passano i giorni, i mesi e anche gli anni, ma “3
Stelle” non tramonta mai. Anche se nel nome troviamo solo
“3 Stelle”, di fatto le stelle sono tante e siamo proprio noi
ragazzi che con tanto entusiasmo ci sentiamo amici ed anche molto
attivi all’interno della parrocchia: postini, giornalisti, animatori.
Come ogni anno, si apre un orizzonte di proposte ricche, divertenti ed anche utili. Già i singoli Clan si sono ritrovati per eleggere il
proprio capo, scegliere il logo di questo nuovo anno e definire gli
aspetti di tipo organizzativo. Mentre i nostri postini sono in giro
con le lettere, i giornalisti non perdono tempo e c’è anche chi
(animazione) sta preparando una magnifica Festa di Natale.
Poi, abbiamo appena assistito ad un piacevole evento: la nascita di
“3 Stelle-Blue ray”.
Confidiamo molto in questo cammino di gruppo ed anche a
livello di formazione personale. Come al solito, i veri protagonisti
siamo noi e da noi dipenderanno gli sviluppi, come pure il successo dell’iniziativa.
Silvia
P
7
Parrocchia Sant’Ignazio di Loyola
Giovani e cristiani
n un mondo in continuo cambiamento anche la
nostra pastorale giovanile ha avuto bisogno di rinnovarsi. Il Gruppo Giovani, nato e cresciuto con Don
Luciano, in collaborazione con la
parrocchia Santissimo Nome di
Maria, ha vissuto esperienze spirituali e formative molto importanti e
per continuare a fare in modo che
restasse tale, è stato necessario
compiere alcune modifiche.
Quest’anno abbiamo diviso il
nostro cammino in due percorsi
apparentemente diversi, ma che
hanno un unico obbiettivo: l’incontro con Cristo. Il
primo riguarda gli universitari, dai 20 ai 25 anni: un
gruppo molto affiatato e nella maggioranza cresciuto nella nostra parrocchia. Questi giovani, che si trovano a dover affrontare i primi e forse più duri anni di
università, condividono le loro difficoltà ponendosi
già le prime domande su come sia necessario per
questo mondo crescere da veri cristiani.
Il secondo percorso vede impegnati “i veterani”,
I
ecco i tre eletti
Consiglio Pastorale Parrocchiale
coloro cioè che hanno già avuto un percorso formativo nel Gruppo Giovani e che sono in discernimento
per comprendere se la loro occupazione, il loro fidanzamento, la loro vita nasconda la
chiamata a qualcosa di più.
Tutti e due i cammini hanno
momenti comuni, come ad esempio
gli esercizi spirituali (dal 6 all’8
dicembre) e l’esperienza estiva, perché come già accennato in precedenza i due percorsi hanno un unico
sbocco: crescere insieme in Cristo
Gesù.
Pertanto, “non multa sed multum!”, non molte
cose, ma molto bene: utilizzando questo motto di San
Josemaria Escrivà si tiene a sottolineare che l’obbiettivo della pastorale non è moltiplicare le attività, ma
farle in modo adeguato per coltivare in modo amorevole tutte le esigenze della nostra comunità, in particolar modo la variegata esperienza giovanile. Ci affidiamo alle vostre preghiere.
la segreteria giovani
Sabato 15 e domenica 16 novembre, dopo le Messe, si
sono svolte le elezioni per i rappresentanti dell’assemblea
eucaristica per il consiglio pastorale parrocchiale (cpp).
Questo Consiglio collabora con il Parroco per sentire il
“polso” della comunità e valutare quali azioni pastorali aiutano la comunità stessa a crescere nella comunione con il
Signore e tra i suoi componenti. Per questo, il nostro CPP è
formato da alcuni membri di diritto (don Marco, padre
Granzino e i diaconi Andrea e Lorenzo), dai rappresentanti
dei gruppi e delle associazioni attivi in parrocchia e, appunto, da tre persone elette dall’assemblea eucaristica.
Tra le sette persone che si sono candidate, le tre che
hanno raccolto più voti, e quindi entrano a far parte del CPP,
sono Claudio Berno, Ada Cesa ed Enrico Bonasso. Ovviamente, e come avviene per
ogni componente del
Consiglio, in caso di impedimento, dimissioni o cambio di residenza, saranno
sostituiti da chi, pur ora
escluso, ha ottenuto più
voti.
Benvenuti!
Don Nestore Ablam Djougban
Filippo Romagnoli
Il mio nome è ablam Nestore, e Djougban è il cognome. Sono nato il 25
ottobre 1957 a Togoville, nel Togo, Paese dell’Africa Occidentale, sul Golfo di
Guinea. Sono stato ordinato sacerdote a Lome, la capitale del Togo, il 28 agosto 1992, giorno in cui si festeggia Sant’Agostino, e in coincidenza del centenario della Chiesa Cattolica nel mio Paese.
Sono in Italia già da tre anni. Sono arrivato, infatti, l’11 novembre 2011 e
ho svolto il servizio di collaboratore parrocchiale nella parrocchia di San Luca
Evangelista, a Mirafiori Sud. Poi, lo scorso 29 settembre, sono arrivato in questa parrocchia Sant’Ignazio di Loyola. Inoltre, mi è stato affidato anche l’incarico di cappellano all’Ospedale Oftalmico di Torino.
Don Marco, nostro parroco, è anche il responsabile dei sacerdoti non italiani in servizio nella diocesi di Torino, e mi ha sempre fatto un’accoglienza fraterna. Per me è un fratello. E quando c’è un “buon padre” nella famiglia, tutti
si sentono sicuri, protetti, e la gioia di vivere insieme dimostra l’amore di questa famiglia verso gli altri.
Il 4 ottobre scorso, nella mia prima Messa con i parrocchiani di
Sant’Ignazio, ed il 5 ottobre nelle concelebrazioni con don Marco e padre
Piero, e soprattutto con gli applausi, ho ricevuto una accoglienza molto forte:
un aiuto per poter vivere in una famiglia di cristiani, testimone di Gesù. Sono
sicuro che il Signore Gesù è presente tra di voi, e vorrei semplicemente dedicargli la mia vita e la mia missione con affetto. Chiedo la vostra preghiera quotidiana per me.
Infine, colgo questa occasione per ringraziare il nostro Padre dell’Arcidiocesi
di Torino, mons. Cesare Nesiglia, per la fiducia. Grazie a tutti voi, anziani, giovani e bambini. In unione di preghiera, che il Signore vi benedica.
Mi chiamo Filippo romagnoli, ho ventidue anni e provengo dalla parrocchia della Beata Vergine delle Grazie (Crocetta) di Torino. Ho due grandi passioni: la prima è quella di seguire e praticare gli sport, infatti non ne
esiste davvero uno che non mi attragga; la seconda è quella dello studio
e della conoscenza delle lingue: credo che questa mia predisposizione sia
davvero un dono del Signore da mettere a frutto.
Cresciuto nell’ambito parrocchiale nei gruppi di Azione Cattolica, ho
fatto l’“iter” di animazione previsto per i giovani delle scuole superiori,
che comprende il prestare servizio al doposcuola, all’oratorio, nelle realtà
caritative territoriali ed infine come educatore a mia volta di ragazzi più
piccoli. Nel 2011, mi sono diplomato al liceo scientifico “Galileo Ferraris”.
Dopo le vacanze estive mi sono iscritto all’Università, all’interfacoltà fra
Matematica ed Economia, che reca il titolo di “Matematica per la finanza
e l’assicurazione”.
È stato però proprio in quel momento, in cui credevo di avere tutto,
che il Signore mi ha parlato come fece Gesù con il “giovane ricco” (Mt 19,
16-22). La mia vita procedeva secondo i canoni ordinari per un giovane
della mia età, ma mi mancava qualcosa di imprescindibile per un’esistenza umana, come il giovane della parabola del Vangelo: semplicemente
non ero felice. Così mi sono reso conto che soltanto Cristo avrebbe potuto dare risposta a ciò che di più profondo cercavo e in fin dei conti che soltanto una vita spesa per l’Amore mi avrebbe potuto condurre verso la felicità. Attraverso un percorso di accompagnamento, ho così iniziato il percorso del Seminario, strada che mi guiderà a capire qual è la forma di
amore fatta per il mio cuore.
8
Tutti i giorni è Natale!
il 24 dicembre. Il chirurgo passa a controllare un suo
paziente nel post-operatorio. Alla moglie, che è in
attesa di notizie, dice semplicemente: ”Ci vediamo
domani!”. La signora, tra lo stupito, l’imbarazzato e l’in-
Grafica: Alessandro Ginotta
È
credulo, afferma: “Dottore, domani è Natale…”. Secca,
cortese e rincuorante la risposta: “Tutti i giorni è Natale!”.
Ogni singolo giorno, sosteneva questo medico,
andrebbe vissuto come il giorno di Natale: ricordando
chi è solo, malato o in difficoltà; condividendo tempo
e sorrisi; agendo con accoglienza, cortesia e misericordia.
Ogni singolo giorno dovremmo vivere con gioia,
ricercando e portando l’armonia in famiglia ed in tutti
gli ambienti che frequentiamo.
Ogni singolo giorno dovremmo ricordarci di quanto quel bimbo, di cui ogni anno festeggiamo la nascita,
ci ha insegnato e del comandamento che ci ha lasciato.
Ogni singolo giorno è da vivere lontani dalle ipocrisie e vicini al prossimo, chiedendoci cosa possiamo fare
noi in prima persona per poter lasciare questo mondo
migliore di come lo abbiamo trovato. E farlo.
Ogni singolo giorno dovremmo curare tutti i particolari per festeggiare la vita, accogliere l’altro e regalare
la gioia che l’essere cristiano ci dona.
Ogni singolo giorno dovremmo ricordarci che tutti i
giorni è Natale.
elisa calizzano
Numeri utili Unità Pastorale 18
parrocchia Maria Madre di Misericordia
www.madremisericordia.it
via Ada Negri 22, Torino, tel. 011.36.91.57
Messa prefestiva: ore 18.30
Domenica e festivi: ore 8.30 e 10.30
parrocchia Sant’ Ignazio di loyola
www.parrocchiasantignazio.it
via Monfalcone 150, Torino. tel. 011.329.03.05
fax 011.358.56.25
Messa prefestiva: ore 18.30
Domenica e festivi: ore 10, 11.15
parrocchia SS. Nome di Maria
www.nomemariatorino.wix.com
via Guido Reni 96/140, Torino, tel. 011.309.02.58
Messa prefestiva: ore 18.30
Domenica e festivi: ore 9.30, 11, 18.30
chiesa succursale Sant’ antonio di padova
via Tripoli 2, Lesna, Grugliasco (TO)
tel. 011.707.19.86
Messa prefestiva: ore 17.30
Domenica e festivi: ore 10
padri Gesuiti e Istituto Sociale
www.istitutosociale.it
corso Siracusa 10, Torino, tel. 011.35.78.35
fax 011.324.74.87
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Ti piacerebbe rallegrarla con dell'animazione?!!
Non sai dove farla???
La parrocchia di S. Ignazio di
Loyola mette a disposizione
locali e animatori per queste
occasioni!
Per qualsiasi informazione:
Roberto 349.6381877
Supplemento a “Giornale della comunità”
della parrocchia Gesù Buon Pastore, Torino
Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 2779 del 8/3/1978
TORINO:
C.so Siracusa, 67 - Tel. 011.32.98.222
Via Tripoli, 45 - Tel. 011.32.93.282
www.otticasalva.com
CONTROLLO GRATUITO DELLA VISTA
Direttore responsabile: Marco Bonatti
Distribuzione gratuita (ma non si rifiutano le offerte)
Tipografia: Impronta, Nichelino (To)
Redazione: don Quintino Andreis, don Rosario Ormando, don Marco
Prastaro, don Benito Rugolino; suor Anna Maria Ceri, Lorenzo Bortolin,
Alessandro Ginotta, Stefano Passaggio e Giulio Steve.