LO STILETTO: 2° numero

Anniversario - Anno X
Liceo classico “Cesare Arici”
A tu per tu con i fatti del mondo
RIPENSANDO
A NELSON MANDELA
zo il 18 luglio 1918. Dopo aver seguito gli studi
nelle scuole sudafricane per studenti neri, conseguendo la laurea in giurisprudenza, nel 1944 entrò
nella politica attiva diventando membro dell’ANC,
African National Congress, guidando per anni
campagne pacifiche contro l’apartheid, ovvero la
politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnìa bianca del Sudafrica nel dopoguerra
e rimasta in vigore fino al 1993. Nel 1960 il regime razzista di Pretoria fece eliminare 69 militanti
dell’ANC, in quello che è conosciuto come il massacro di Shaperville e mette al bando l’associazione. Nello stesso periodo Mandela fondò, con
altri superstiti, una corrente militarista all’interno
del movimento, che fu denominata “Umkhonto we
sizwe”, ovvero ”la lancia della nazione”. Fu però
arrestato nel 1963, dopo un procedimento durato
nove mesi e condannato all’ergastolo con l’accusa
di sabotaggio e altri crimini equivalenti al tradimento, più facili per il governo da dimostrare.
Nel 1990, dopo oltre 25 anni di detenzione, in seguito a pressioni internazionali e al mancato appoggio degli Stati Uniti al regime segregazionista,
Mandela fu liberato. Successivamente, nel 1991,
venne eletto presidente dell’Anc, il Movimento
africano per la lotta all’apartheid. Nel 1993 fu insignito del premio Nobel per la pace. L’anno dopo,
durante le prime elezioni libere del suo paese, ossia le prime elezioni in cui potevano partecipare
anche i neri, venne eletto presidente della Repubblica del Sudafrica e capo del governo e vi restò
in carica fino al 1999. Dopo aver abbandonato la
carica di presidente, Mandela proseguì comunque
il suo impegno e la sua azione di sostegno alle
organizzazioni per i diritti sociali, civili e umani,
ricevendo numerose onorificenze, incluso l’Order
of St. John dalla Regina Elisabetta II e la Presidential Medal of Freedom da George W. Bush.
Nelson Mandela si è spento il 5 dicembre 2013
nella sua casa di Johannesburg all’età di 95 anni.
Federica Russo - IV B liceo n. o.
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Ariciana 2014
L’emozione di essere protagonisti
Tra tante emozioni, aspettative, esperienze divertenti e soprattutto incontri costruttivi sono trascorsi, anche quest’anno, i giorni dell’Ariciana: secondo lo spirito
caratteristico del nostro motto ‘Otium cum dignitate’, ragazzi e professori hanno
potuto cimentarsi in nuove sfide, interrompendo, anche se per poco, la spesso
stressante routine scolastica. Nonostante le ore disponibili fossero solo 12, tanti
sono gli insegnamenti e gli spunti di riflessione che sia gli ospiti sia i relatori
interni ci hanno lasciato e che sempre conserveremo. Come non parlare allora
dell’incontro organizzato dai volontari del progetto Etiopia? Al termine di quest’ultimo tutti saremmo voluti partire per un Paese descrittoci così meravigliosamente
ricco in termini paesaggistici e tuttavia, altrettanto sfortunatamente povero. È
poi inevitabile citare l’altrettanto toccante percorso tematico portato da Duccio
Jacchia, un ebreo che ha arricchito l’esistenza di tutti i presenti recando una
testimonianza indice di una condizione di sofferenza, ma al contempo di grande
bontà d’animo.
Anche il professor Giorgio Maghella ha saputo dare il suo contributo per la riflessione individuale proponendo un laboratorio di cinema dedicato all’assassinio di
JFK, che tanto ha scosso l’opinione dei ragazzi.
Altrettanto coinvolgenti sono state anche le attività interattive che riscuotono
sempre notevole successo tra i ragazzi: impossibile non parlare degli incontri
tanto apprezzati dagli sportivi e dagli amanti del benessere, dello yoga e del
ciclismo. La lista, tuttavia, è ancora lunga e, per “chi ama tenere le mani in
pasta”, nel vero senso della parola, anche quest’anno il cuoco Michele Cesareni
ha aperto le porte della sua cucina: tutti alle prese con pizze e per chiudere in
bellezza fagottini di mele!
Non poteva mancare la sezione dedicata allo spettacolo, con attori, musicisti,
cantanti e ballerini improvvisati: il dottor Giorgio Locatelli che dall’alto della sua
esperienza teatrale ha intrattenuto i ragazzi con preziosi consigli; l’ex alunno
Alberto Piccinato, accompagnato da Niccolò Maggini, che come da tradizione ha
approfondito la storia e la discografia di due famose band britanniche quali Pink
Floyd e Deep Purpe; i due alunni Francesco Regazzoli e Guido Zotti che hanno
catturato l’attenzione dei nostri compagni parlando della loro grande passione
per il free style; infine, i tre relatori interni, ossia Rachele Patelli, Isabella Rovetta
e Temistocle Cherubini che hanno vestito i panni di insegnanti di danza irlandese.
Che dire poi dell’interessante e al contempo esilarante incontro con Giancarlo
Marino, presidente del coro degli alpini, che ha divertito tutti con le sue battute
in dialetto bresciano?
Anche altri studenti hanno, però, dato il loro contributo, rendendo queste giornate ancora più speciali: l’alunna Desiree Torazzi, con la collaborazione del Professor Metelli, ha tenuto un corso sul legame tra Divina Commedia e matematica, a
cui hanno partecipato anche alcuni ragazzi di terza media in visita alla scuola;
Elena Calini Ibba e Rebecca Tognazzi, invece, da grandi amanti del dibattito
quali sono, hanno affrontato il tema della vergogna legata al narcisismo.
Per concludere in bellezza, non poteva non esserci un richiamo alla cultura classica a cui tanto siamo legati: ne sono un esempio l’incontro con l’ing. Emilio
Chirone, che si è dedicato alla discussione sulle tecniche costruttive nell’antichità, l’interessante posizione a proposito dell’archeologia della dott. ssa Maura
Marella e il momento di ritrovo con l’ex ariciana Maria Paola Bergomi, che ha
affrontato il tema dell’amore nella civiltà greca.
Non si può nascondere il notevole interesse che, come al solito, questa iniziativa
ha suscitato negli studenti che si sono sentiti al contempo coinvolti e stimolati,
partecipando e dibattendo in prima persona con i relatori e avendo modo di
esprimere la propria opinione. L’unica ‘pecca’ lamentata dalla maggior parte degli studenti ha riguardato la modalità di iscrizione, causa spesso di confusione e
di ‘piccole ingiustizie’. Detto questo, con grande soddisfazione, non ci resta che
aspettare la prossima Ariciana!
Nancy Bortone e Linda Ravazzolo- IV A liceo n. o.
2014
otium cum dignitate
Nelson Rolihlahla Mandela nacque a Mve-
N. 2 - 2013/14
Ariciana
Istituto Cesare Arici
Serata inaugurale
Giovedì 23 gennaio 2014
ore 20.30
“4 Novembre 1918”
sala polifunzionale
Recital sulla I guerra mondiale
Regia: Claudio Zeziola
A cura del CORO VALLECAMONICA e del Gruppo Teatro “IL PICCOLO” di Gianico
con la partecipazione della Banda giovanile di Gianico diretta dal M° Guido Poni
Venerdì
24 gennaio 2014
La tecnica nell’antichità
Ing. Emilio Chirone
Aula Ginnasio - II
percorsi tematici
8.05 - 9.25
Il dialetto bresciano
Alberto Piccinato, Niccolò Maggini
Aula IV A
Esperienze dal teatro
Dott. Giorgio Locatelli
Aula IV B
Il Free Style
Guido Zotti, Francesco Regazzoli
Aula IV B
Alle prese con i fornelli - 1
Michele Cesareni
Cucina
Bilancio di una donna
magistrato di sorveglianza
Dante e la matematica:
Dott.ssa Maura Marella
Aula Ginnasio - II
Associazione Amici dell’Etiopia
Aula IV A
La musica dei Pink Floyd
esperienza di realtà tra geometria e letteratura
Désirée Torazzi, Prof. Metelli
Laboratorio Informatica
L’avventura dell’archeologia
Il Centro Aiuti per l’Etiopia
si racconta a scuola
Giancarlo Marino
Aula III B - Liceo v.o.
Dott.ssa Monica Lazzaroni
Aula III A
Sabato
25 gennaio 2014
8.05 - 10.50
9.30 - 10.50
CINEFORUM
“JFK. Un caso ancora aperto” di Oliver Stone
Prof. Giorgio Maghella
Sala Rossa
Yoga: teoria e pratica
Rossella Pluda
Palestra
Amori leciti e illeciti nella Grecia antica
Danze irlandesi
Dott.ssa Maria Paola Bergomi
Aula - IV B
Rachele Mauretta Patelli
Isabella Rovetta
Temistocle Cherubini
Aula Ginnasio - II
Il ciclismo: passione, vittoria, stile di vita
Giuseppe e Davide Martinelli
Aula IV A
La storia di Duccio Jacchia,
un ebreo all’Arici
Alle prese con i fornelli - 2
Michele Cesareni
Cucina
Dott. Costanzo Gatta
Aula III B - Liceo v.o.
La musica dei Deep Purple
Alberto Piccinato, Niccolò Maggini
Aula IV A
Vergogna e narcisismo
Rebecca Tognazzi, Elena Calini Ibba
Aula IV B
Incontri plenari aperti alla cittadinanza
Venerdì
24 gennaio 2014
ECONOMIA E LEGALITÀ
Tavola rotonda con interventi di:
Dott. Eugenio Massetti (presidente Confartigianato)
Col. T.ST Bonifacio Bertetti (Com. provinciale della GdF)
Dott. Luigi De Matteo (Questore di Brescia)
Moderatore:
Dott. Giacomo Scanzi (direttore del Giornale di Brescia)
Sabato
25 gennaio 2014
11.05 - 13.00
TELETHON:
un sostegno alla ricerca
Dott.ssa Francesca Pasinelli (direttrice generale di Telethon)
Dott.ssa Anna Della Moretta (giornalista del Giornale di Brescia)
AULA MAGNA
GIOIELLERIA
Via Mazzini 9/a - Brescia
Il manifesto dell’Ariciana 2014
GLI ALPINI
RACCONTANO
LA GRANDE GUERRA
Spazio alle plenarie
TUTTI PAZZI
PER LA MATEMATICA
Giovedì 23 gennaio 2014 le calde voci del Coro
degli Alpini della Valle Camonica hanno davvero
saputo toccare il cuore di chi ha deciso di raggiungere la Sala Polifunzionale di via Trieste 17 per
assistere a uno spettacolo non comune.
Un percorso nella musica e nelle parole della
Grande Guerra, raccontata nelle testimonianze di
uomini comuni che, per una sera, hanno incontrato anche gli alunni dell’Arici.
Economia e medicina sono state le parole chiave delle due plenarie
svoltesi rispettivamente venerdì 24 gennaio e sabato 25 gennaio 2014.
Ancora una volta gli studenti hanno avuto l’occasione davvero unica di
approfondire temi attuali e importanti che toccano tutti da vicino, anche
coloro che appaiono solitamente più disinteressati. Gli illustri relatori dei
due incontri hanno dialogato con gli alunni del liceo classico “Cesare
Arici”, dando prova di una grande disponibilità. Sono stati infatti, prima
di tutto, portatori di un messaggio: quello che il tempo speso per i giovani non è mai perduto o inutile.
Con il potenziamento matematico-scientifico e le numerose attività
inerenti queste materie, il nostro liceo classico punta a smentire coloro
che pensano che tra classicisti e matematici non corra buon sangue.
In questo numero del nostro giornale scopriremo alcune delle belle
esperienze che hanno offerto ai nostri studenti la possibilità di amare e
conoscere anche questo ambito disciplinare.
La sinergia fra le varie materie, infatti, e l’esercizio variegato e
differenziato danno, come risultato, una preparazione realmemte
completa. A questo mira la nostra scuola! Scopriamo come...
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ARICIANA 2014
La voce degli alpini
Due giorni per imparare cose nuove e interessanti, allontanandoci un po’ dal greco e dal latino attraverso corsi creativi e divertenti. Si tratta della tanto attesa “Ariciana”, tradizionale iniziativa
organizzata da noi ragazzi in collaborazione con i professori che
ha avuto luogo quest’anno nelle mattinate del 24 e 25 gennaio
2014. La Prima Guerra Mondiale è stata al centro della serata
inaugurale che si è tenuta giovedì 23 e che ha visto protagonisti gli alpini di Gianico. Lo spettacolo è stato possibile grazie
al coro della Valcamonica e al gruppo teatrale “il Piccolo” con
la partecipazione della banda giovanile, entrambi di Gianico. Il
direttore della scuola Nikolajewka, centro fondato dagli alpini
per commemorare i caduti nella battaglia in Russia, ha voluto
riconoscere l’impegno preso dalla nostra scuola per il progetto della raccolta di tappi di plastica volta ad aiutare i disabili e
promossa dal professor Alberto De Giuli. Alcuni ragazzi, infatti,
hanno simbolicamente portato sul palco i tappi raccolti con tanta
pazienza. La rappresentante della scuola Nikolajewka ha voluto
premiare con alcuni riconoscimenti la Preside, il professor De
Giuli e uno dei rappresentanti degli studenti Pietro Picchio Lechi. Infine, dopo un breve ringraziamento della nostra Preside,
che si dice orgogliosa della sua scuola, lo spettacolo ha avuto
finalmente inizio. L’atmosfera che si è creata dopo pochi minuti
è stata davvero suggestiva e carica di pathos. Infatti, gli attori
hanno rievocato le emozioni provate da chi ha preso parte alla
guerra, iniziata il 28 Luglio 1914, attraverso lettere che descrivono il modo in cui si cercava di sopravvivere in quegli anni infelici,
che oggi sembrano così lontani da noi. I pezzi recitati sono stati
intervallati da canzoni eseguite dalla banda di giovani e dal coro
di alpini. “Non ti ricordi quel mese di Aprile, quel lungo treno che
andava al confine”, attraverso queste parole noi ragazzi siamo
riusciti a avvicinarci almeno un po’ alla profonda angoscia che
può portare una guerra. Le lettere e le parole delle canzoni, in-
fatti, non ci hanno fatto comprendere soltanto l’esperienza degli
alpini, coloro che si sono battuti per la patria, ma anche la vita di
chi è rimasto a casa, le famiglie dei soldati, per esempio, chi la
guerra l’ha sentita sulla proprio pelle pur non avendo un fucile in
mano:”Non c’è al mondo più grande dolore che vedere un alpino
morir”. Gli alpini hanno saputo abilmente coinvolgere in questi
canti anche noi spettatori. A un certo punto, infatti, alcuni di loro
hanno distribuito i testi di due canzoni: “Oi della Valcamonica” e il
nostro inno nazionale. Lo spettacolo è infatti terminato con “Fratelli d’Italia”, sulle cui note ci siamo alzati tutti in piedi a cantare
a gran voce la storia del nostro popolo. Così è terminata questa
serata inaugurale all’insegna della musica, ma anche di un insegnamento importante arrivato a tutti noi attraverso il regista di
questo recital: “La musica è il più grande balsamo dell’anima”, un
farmaco che non ha controindicazioni.
Silvia Corti - IV A liceo
Fotografie del prof. Alberto De Giuli
Economia + Legalità = LAVORO
Quante volte questi termini sono risuonati nella nostra mente? Quante
volte li abbiamo sentiti senza riflettere veramente sul loro significato?
Proprio per questo motivo l’assemblea plenaria svoltasi venerdì 24
gennaio, nel corso delle giornate dell’Ariciana 2014, ha rappresentato
un importante incontro volto a costruire in noi studenti una maggiore
consapevolezza riguardo a ciò che ci circonda. Il valore delle parole è
stato alla base del discorso introduttivo pronunciato dal dott. Giacomo
Scanzi, direttore del Giornale di Brescia e moderatore dell’assemblea,
che ha posto l’attenzione su quanto l’utilizzo continuo di alcuni termini
porti ad una minor conoscenza del loro peso, della loro sostanza. E
per rispondere alla domanda “Cosa può dare sostanza?” ha ribadito il
valore della cultura, che si trasmette grazie ai libri. Del suo stesso parere era anche il Vice Questore Emanuele Ricifari, il quale ha espresso
la propria avversione nei confronti delle espressioni accompagnate da
inutili aggettivazioni, dichiarando che coniare nuovi termini equivale
a nascondere ipocritamente una risposta inesistente. Inoltre egli ha
affermato che oggigiorno esiste una pericolosa emergenza educativa:
i più pesanti reati vengono compiuti nell’ambiente domestico e nelle
aule scolastiche, dove gli insegnanti dovrebbero essere, prima di tutto,
maestri di vita, trasmettendo il saper essere cittadini, e dove i giovani
non dovrebbero essere messi in confusione dai messaggi contradditto-
ri della precedente generazione. Sempre più spesso, infatti, prendiamo
come riferimenti personaggi appartenenti all’ambiente televisivo, che ci
affascinano con le loro parole, ma non ci trasmettono valori significativi.
Ha ribadito che, al contempo, esistono ancora bravi insegnanti di vita,
che non vengono, però, riconosciuti come tali e, di conseguenza, non
vengono indicati come modelli da seguire. Il Vice Questore, parlando della propria esperienza, ha fatto notare come, negli ultimi anni, i
genitori tendano a proteggere i loro figli, anche di fronte ai loro errori,
e di come, al contrario, una sinergia tra le figure più importanti nella
vita dei giovani porterebbe grandi benefici. Questa mancanza di consapevolezza, come ha precisato il dott. Scanzi, produce solitudine, la
stessa che spinge molti ad utilizzare i Social Network e, più in generale,
la Rete, esponendosi così ai gravi pericoli originati dalla mancanza di
responsabilità nei confronti di ciò che si pubblica. In seguito è intervenuto il capitano della Guardia di Finanza Linda Malvestuto Grilli, che ha
descritto il ruolo della forza di polizia di cui fa parte, soffermandosi soprattutto sul concetto di evasione fiscale. La Guardia di Finanza, infatti,
nata nel 1774, si occupa di tutti i reati commessi in ambito economico,
come le frodi o i traffici illeciti, oltre a garantire alcuni principi costituzionali, quali la libertà negoziale e di impresa. Il capitano ha accentrato
il proprio intervento sulle ripercussioni dell’evasione fiscale sul benes-
sere comune: infatti se qualcuno non paga le tasse, le persone oneste
non si vedono più riconosciuti i propri diritti, e tutto ciò causa un aumento delle disuguaglianze sociali. Il Capitano ha concluso il proprio intervento trattando di due reati, la contraffazione e la pirateria, che spesso
vengono sottovalutati, ma che comportano pericoli e danni maggiori di
quelli che si possano immaginare. È intervenuto anche il presidente di
Confartigianato, il dott. Eugenio Massetti, che ha parlato del mondo
dell’artigianato in una prospettiva di opportunità per il futuro di molti
giovani: infatti, nonostante molte volte questo ambiente venga visto in
modo negativo, in realtà esso costituisce la spina dorsale del Paese,
racchiude in sé gran parte delle tradizioni che da secoli caratterizzano
l’Italia e, proprio per questo motivo, viene richiesto a più voci anche
dall’estero, soprattutto se coniugato con le esigenze del mercato. Alla
base del mondo del lavoro, che rappresenta una profonda esperienza
umana e permette la ricostruzione della libertà, c’è ovviamente la cultura, il confronto con chi, prima di noi, ha affrontato i nostri medesimi
problemi, la consapevolezza dell’utilità dei valori. Gli stessi valori che,
come abbiamo potuto sperimentare attraverso le parole dei relatori,
consentono di vivere nella realtà che ci circonda non da spettatori, ma
da protagonisti.
Alice Pintossi - II A ginnasio
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ARICIANA 2014
TELETHON
Un sostegno
alla ricerca
Al termine delle nostre giornate “ariciane”, durante la consueta plenaria conclusiva, si è toccata una tematica significativa che, troppo spesso, rischia di finire
in secondo piano: l’importanza della ricerca scientifica. A trattare per noi l’argomento la dott.ssa Francesca Pasinelli, direttrice generale di Telethon dal 2009,
intervistata da Anna Della Moretta, giornalista del Giornale di Brescia, esperta
in temi medici e sanitari. La dott.ssa Pasinelli, di origine bresciana, laureata a
Parma in farmacia, si è detta contenta per l’opportunità di fare un intervento
nella sua città natale, lei che “ha dedicato – come ha spiegato la giornalista – il
suo piacere di conoscenza a Telethon”, lei che gira sempre qua e là per far
parlare di tale importantissima charity, molto nota grazie alla televisione, ma
purtroppo poco conosciuta realmente.
Telethon, nome derivato dalla fusione di Television e Marathon, nasce nel 1966
quando l’attore Jerry Lewis decise di sfruttare la sua arte comica per trovare
un modo con cui finanziare la ricerca sulla distrofia muscolare. La “maratona”
di Telethon consiste, infatti, in una serie di programmi televisivi, durante i quali,
per una serie di giorni, viene ricordata l’importanza della ricerca scientifica.
La fondazione Telethon italiana nacque nel 1989, dall’incontro tra Susanna
Agnelli e l’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare. L’associazione si occupa dei finanziamenti per la ricerca di cure alla distrofia e alle malattie rare,
ovvero quelle che per definizione colpiscono meno di 5 persone ogni 10.000,
di cui l’80% sono di origine genetica. Come ha ricordato Anna Della Moretta,
la scelta della charity è davvero significativa, poiché oltre a essere una scelta
scientifica, per il fatto di studiare malattie poco noto perché diffuse in piccola
percentuale, risulta anche una significativa scelta etica. Il fine ultimo della fondazione, infatti, non è tanto quello di realizzare una scienza perfetta, bensì è
il paziente stesso e per conseguenza la fruibilità di farmaci e cure. Il motivo
dell’esistenza della fondazione sono proprio loro, gli ammalati, come Liviana
e Giovanni, i due bambini protagonisti del video introduttivo, la cui triste, ma
allo stesso tempo felice, storia, è l’esempio concreto dell’immane lavoro di una
simile charity. Entrambi erano affetti da Leucodistrofia metacromata, che porta
alla perdita del funzionamento del sistema nervoso, ma, nonostante per la sorellina non ci fosse modo di combattere tale terribile patologia genetica, proprio
grazie alla terapia genica, scoperta in seguito a lunghe ricerche finanziate da
Telethon, Giovanni è guarito e ora può condurre una vita normale. Tale terapia,
che è stata praticata a Milano, prevede l’utilizzo del virus dell’HIV, privato della
componente patogena e mantenuto nella sua componente infettante, come
mezzo per la rigenerazione di cellule sane nel midollo del paziente, terapia per
lo sviluppo della quale è stato previsto lo stanziamento di ben 11.000.000 di
euro a partire dal 2001 e che ha visto coinvolte circa 70 persone.
Insomma, un’associazione attiva ed efficace quella di Telethon il cui grande
successo, testimoniato dagli indicatori bibliometrici che la pongono al primo
posto rispetto ad altri sistemi di ricerca d’Italia, d’Europa e degli Stati Uniti, è
dovuto soprattutto alla meritocrazia con cui vengono allocati i fondi. La dott.
ssa Pasinelli, infatti, ha ricordato che “Invidia, favoritismo e tentativo di plagio”
sono i “tre peccati capitali” nel mondo scientifico. Errori che la charity tenta di
arginare attraverso l’apertura annuale di un bando per l’assegnazione di fondi.
I 324 revisori contattati da ben 26 Paesi stilano, dunque, la lista dei migliori
progetti di ricerca, dei quali viene poi finanziato circa il primo 17%.
Durante l’intervista, la dottoressa ha ricordato quanto lavoro occorra prima di
giungere all’ottenimento di una cura liberamente e sicuramente utilizzabile:
serve una ricerca di base sulla malattia genetica, nonché una ricerca preclinica di laboratorio condotta su animali, per poi arrivare solo in seguito agli studi
su pazienti e all’ottenimento di un’autorizzazione dalla comunità scientifica.
Da qui, dunque, lo spunto per toccare altri due punti fondamentali e molto
discussi della ricerca scientifica. Il primo ha riguardato l’utilizzo di topi, cavie,
cani da laboratorio. La dott.ssa ha tenuto a precisare che, al contrario di ciò
che si potrebbe pensare lo studio su soggetti animali è un punto focale per
la ricerca, che nonostante sia stato diminuito resta pur sempre inevitabile. “È
evidente che esista una piramide di esseri viventi e in cima ci stia l’uomo” ha
affermato schiettamente la dott.ssa. A nessuno piace lavorare sugli animali,
ma purtroppo è strettamente necessario e lo si deve accettare se si accettano
le cure sviluppate in seguito a tali operazioni e non si vuole risultare incoerenti.
D’altra parte, invece, è stata fatta una considerazione riguardo al recente metodo Stamina. La dott.ssa, infatti, parlando di “cura compassionevole”, la cura
offerta in assenza di autorizzazione, ma dietro certa efficacia, ha affermato che
il metodo non può essere considerato tale, vista l’assenza di prove concrete
riguardo alla sua utilità e ha criticato il mancato rispetto delle diverse fasi di
ricerca. Non è giusto, secondo lei, affidarsi a cure incerte solo per non abbandonare la speranza, infatti: “Non esiste nessun soggetto tanto malato da non
meritarsi il meglio”.
La dottoressa ha concluso commentando lo slogan che spesso sentiamo ripetere: “La fuga dei cervelli”. La dott.ssa Pasinelli, ritiene, infatti che la partenza di
nostri ricercatori per proseguire studi all’estero non sia affatto allarmante. Allarmante è, invece, l’unilateralità del flusso che vede solo partenze e non arrivi di
studiosi stranieri. “In Italia si può fare ricerca di alto livello” - ha dichiarato – “La
nostra scienza è da nobel”, serve solo pensare alla formazione di questi “cervelli” qui in Italia e al modo per richiamare l’attenzione di chi viene dall’estero.
Un enorme grazie è stato indirizzato alla Direzione dell’Istituto per il contributo
ricevuto a favore della fondazione, alla Preside, alla prof.ssa Adriana Pozzi e,
non meno importanti, ai nostri rappresentanti d’Istituto, che hanno contribuito
alla riuscita dell’incontro.
Lisa Viviani - III A liceo n.o.
Fotografie di Jessica Avallone - IV A liceo n.o.
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SPECIALE MATEMATICA & SCIENZE
Potenziamento matematico -scientifico: Una giornata in niversità
alla scoperta
un’esperienza da ripetere
del problema isoperimetrico
Da quest’anno il nostro istituto offre agli studenti di III e IV liceo un
corso pomeridiano facoltativo con indirizzo matematico-scientifico;
quest’ultimo è gestito dal prof. Gianfranco Metelli (che si occupa
della parte matematica-fisica) e dal prof. Gianmario Gerardi (per
scienze) e prevede un totale di 30 ore. L’obiettivo è quello di poter
approfondire le materie scientifiche, oltre a quelle umanistiche che
sono già ben ampliamente trattate nel nostro liceo classico; infatti il
programma ministeriale di matematica previsto in classe risulta un
po’ ridotto, anche se la nostra scuola da tempo offre curricularmente un percorso più approfondito ed elaborato. Ecco allora che il potenziamento consente di poter affrontare alcuni argomenti che normalmente non sono previsti o che vengono trattati in parte; tutto ciò
per dare ai nostri studenti la possibilità di scegliere dopo la maturità
anche facoltà universitarie di indirizzo scientifico. Riguardo alla matematica i 17 studenti che hanno aderito all’iniziativa (conclusasi a
dicembre) hanno potuto ampliare argomenti già trattati al ginnasio
come la statistica e affrontarne di nuovi come la probabilità. Hanno
anche svolto, con l’aiuto del professore, test di ingresso universitari
recuperati dalle facoltà di medicina, economia e ingegneria;
da quest’anno infatti i test di accesso alle università si possono svolgere tra febbraio e aprile della V superiore, quindi
gli interessati hanno potuto iniziare a visionare le modalità
per affrontare i test. In scienze, seconda parte del corso da
poco iniziata, ci si concentra invece sulla biologia e la chimica in modo tale da avere un bagaglio di conoscenze scientifiche adeguato a qualsiasi scelta futura. I partecipanti hanno
avuto un buon riscontro sulla parte finora svolta e si sono
dimostrati attivi e partecipi, per questo anche il prossimo
anno esso verrà proposto, anche con modalità e argomenti
in parte diversi in modo tale da non risultare ripetitivo per
chi vorrà ripartecipare. Va sottolineato, a proposito di attività
di potenziamento scientifico, che per le classi V superiori di
questo anno scolastico vengono riservate alcune ore curricolari per visionare e svolgere alcuni test di ingresso previsti
per le facoltà scientifiche.
Piergiorgio Ghidinelli - II A ginnasio
Giochi di Archimede
SFIDA ALL’ULTIMO NUMERO
il 27 novembre scorso, alcuni alunni del nostro liceo hanno partecipato,
come ogni anno, alla prima prova delle Olimpiadi della Matematica, meglio
conosciuti come Giochi di Archimede.
Anche quest’anno la nota competizione si è svolta nelle aule dell’università Cattolica, questa volta in via Santa Croce, dove, sfidando il freddo, ci
eravamo diretti poco prima dell’inizio delle lezioni accompagnati dal prof.
Metelli e dalla prof.ssa Pozzi.
Dopo essere stati sistemati ai nostri posti, ci sono stati consegnati i fogli
con il testo della prova, nazionale e uguale per tutti gli indirizzi di studio.
I quesiti proposti, 16 per il ginnasio e 20 per il liceo, erano a risposta multipla e prevedevano che si rispondesse inserendo in una griglia la lettera
corrispondente alla propria scelta, da A ed E. Alla risposta fornita, poi, corrispondeva un punteggio, da 0 a 5, la cui somma equivaleva al punteggio
finale di ogni partecipante. In tutto abbiamo avuto a disposizione 2 ore per
svolgere la prova e i risultati sono stati pubblicati, qualche giorno dopo,
nella bacheca scolastica e sul sito.
Gli argomenti trattati nelle varie richieste riguardavano l’intero programma
della fascia scolastica a cui la gara era proposta, per cui gli studenti di
terza liceo n.o. si sono trovati leggermente svantaggiati rispetto ai ragazzi
dell’ultimo anno, e allo stesso modo anche la prima ginnasio rispetto al
secondo anno. Ovviamente, però, ci sono dei modi per prepararsi alla
prova: oltre all’attenzione durante le ore di matematica, si trovano su internet moltissimi testi delle edizioni passate, con annesse soluzioni, molto
utili per esercitarsi.
Trattandosi di una selezione, i primi classificati di ogni scuola in ogni
categoria potranno accedere alle prove provinciali delle olimpiadi che
quest’anno si svolgeranno giovedì 20 febbraio 2014 nella facoltà di Inge-
gneria dell’Università di Brescia e a cui parteciperanno anche i nostri “matematici: Samson Reggia, primo classificato per il ginnasio
e Francesco Regazzoli, primo tra i partecipanti del liceo. I vincitori
di queste prove, poi, parteciperanno alla finalissima che si svolgerà, come sempre, a Cesenatico. Anche se non si viene selezionati
per la prova successiva, tuttavia, i giochi di Archimede sono un
ottimo modo per mettersi alla prova con problemi e ragionamenti,
diversi da quelli che si svolgono solitamente in classe.
“Sono d’accordo con gli altri partecipanti” ha detto Francesco Regazzoli, quando gli abbiamo chiesto cosa pensasse della sua vittoria “i quesiti proposti quest’anno erano davvero complicati. Quindi
ho dovuto guardare bene tutte le domande e svolgere prima quelle
di cui ero sicuro, per poi ragionare sulle altre. Sono felice del primo
posto, ma complimenti a tutti!”.
Anche Samson Reggia ci ha confidato di essere molto contento
della vittoria “anche se, secondo me, l’avrebbero meritata anche
molti altri.”. Ci ha poi svelato le sue strategie vincenti: “ho svolto e
risposto solo a quei quesiti che sapevo, lasciando in bianco quelli di
cui non sapevo trovare risposta. In questo modo ho avuto dei punti
assicurati che mi hanno aiutato. Sono abbastanza preoccupato per
le prossime prove, ma per ora tento di non pensarci, speriamo vada
bene!”
Un grande in bocca al lupo a entrambi; noi dello Stiletto vi auguriamo di vincere nuovamente anche alle prossime prove e, in
ogni caso, complimenti a tutti coloro che si sono cimentati anche
quest’anno in quest’esperienza.
Désirée Torazzi - IV A liceo n.o.
La scelta della facoltà universitaria è una delle decisioni più difficili nella vita di uno studente: è il momento in cui si deve prendere atto delle proprie competenze, delle proprie
capacità, ma soprattutto dei propri interessi. È il momento in cui si decide, una volta per
tutte, il proprio futuro.
Molto spesso, proprio perché si sottovaluta l’importanza di questa scelta, si rischia di
pentirsene e ritrovarsi, magari a metà del percorso universitario, con la consapevolezza
di non voler fare, realmente, ciò che si fa.
Prima di tutto bisogna essere consapevoli che la vita universitaria è completamente diversa da quella liceale, non solo per gli orari e i ritmi di studio, ma anche, e soprattutto,
perché gli argomenti che vengono affrontati saranno la base di quello che sarà, si spera,
il lavoro di una vita. Vien da sé, che la scelta deve essere ponderata sotto ogni punto di
vista, tenendo conto dei consigli che genitori, amici e professori possono darci. Fortunatamente, la nostra scuola è molto attenta a questo aspetto della “student life”, cercando di
fornirci quanti più momenti di orientamento possibili, per facilitarci al massimo il momento
della decisione.
Ne è un esempio l’incontro svolto presso la facoltà di scienze matematiche-fisiche e naturali dell’università Cattolica. Martedì 26 novembre 2013, infatti, le classi del quarto e
del quinto anno del liceo, accompagnati dai professori Appiani, Metelli e Gerardi, hanno assistito ad una lezione universitaria, tenuta dal professor Luca Lussardi, docente
di matematica in facoltà, il cui titolo era: “Dalla città ideale alla cellula: l’ubiquità della
matematica”, che ha fornito, anche a noi classicisti, la prova che la cultura scientifica e
quella umanistica non sono così distanti come spesso si crede.
Il problema isoperimetrico o problema di Didone è, ad oggi, uno tra i più grandi interrogativi nel campo della ricerca matematica; e, sebbene la sua origine risalga all’antichità, non
siamo, tuttavia, in grado di averne una risposta univoca. Esso, infatti, chiede: date tutte le
figure piane con uguale perimetro, qual è la figura con area maggiore?
La leggenda, raccontata anche nel I libro dell’Eneide, narra che Didone, esiliata dal fratello Pigmalione, si sia rifugiata in nord Africa presso il re Iarba. Egli promise di offrirle per la
fondazione di una nuova città, Cartagine, il terreno che sarebbe stata in grado di ricoprire
con una pelle di bue. Didone, dunque, tagliò la pelle che le era stata data, in strisce
sottilissime così da formarne una corda, con la quale delimitò il perimetro della sua città.
Ora, che forma aveva la città di Cartagine? Intuitivamente si potrebbe dire che la figura
che corrisponde alla descrizione data sia il cerchio; e questa è la risposta che fornì Jakob
Steiner nel 1838, con quella che è definita pseudo-dimostrazione al problema di Didone.
Secondo Steiner, infatti, tale figura deve essere convessa e, qualora divisa da un’asse
di simmetria, le due sezioni devono avere uguale semiperimetro e la stessa semi-area.
Inoltre, inscrivendo il triangolo con maggiore area nelle sue sezioni, si ottiene che questo
è un triangolo rettangolo e ciò avviene solo quando la figura è una semicirconferenza. A
seguito di ciò, per ovvietà, la figura di partenza deve essere un cerchio.
Nel corso decenni molti altri matematici, come Weierstrass, Hurwitz e Lebesgue hanno
provato a dimostrare questo problema e, riprendendo la soluzione proposta da Steiner,
cercarono di perfezionarla con l’aiuto dell’analisi. Ad oggi però, nonostante la questione
sia ancora aperta alla ricerca, si sostiene che il problema di Didone sia dimostrabile per
implicazione: ammesso, infatti, che esista soluzione al quesito, allora tale soluzione è il
cerchio.
Vi sono, infatti, alcuni quesiti matematici a cui non è possibile dare risposta. Ne è un
esempio il problema opposto a quello di Didone; ovvero, tra tutte le figure con uguale
perimetro, trovare quella con area minore. Ciò non è possibile, perché anche ponendo
una delle dimensioni della figura analizzata, per esempio, un rettangolo, pari a 0, l’area
tenderebbe a +∞. Allo stesso modo se volessimo trovare la figura con il minor perimetro,
tra tutte quelle con uguale area, vedremmo che la base dell’area tenderebbe a 0, e il
perimetro sarebbe, nuovamente, +∞.
Oltre a ciò, si è parlato anche della perfezione geometrica della struttura di un alveare:
le api, infatti, dando a ogni cella la forma di un esagono, riescono a utilizzare tutto lo
spazio a loro disposizione senza sprechi, come accadrebbe in caso le celle fossero, ad
esempio, circolari.
Al di là, comunque, dell’argomento trattato, è giusto iniziare a pensare al proprio futuro,
cercando di capire cosa e chi, realmente, vogliamo diventare nella vita. E senza dubbio,
incontri come questo aiutano a chiarirsi le idee.
Désirée Torazzi - IV A liceo n.o.
prof.prof.prof.prof.prof.prof.prof.prof.prof.prof.prof
Prof. al microfono
Li vediamo tutti i giorni, o quasi, ma la verità è che forse non li conosciamo a sufficienza. In questa rubrica rispondono alle nostre domande, domande sull’attualità, domande sulla loro vita, sulle loro scelte. Leggete
cosa rispondono, in questo numero il professor Metelli e la professoressa Bardellini.
possibilità di lavoro rispetto al classico e quindi invogli più studenti a iscriversi. Dal mio punto di vista, invece, il liceo classico dà una preparazione
adeguata a tutte le facoltà universitarie.
In questo liceo, gli studenti amano la matematica?
Spero di sì! Uno dei miei obiettivi è, innanzitutto, trasmettere la mia passione ai miei alunni e di far loro capire che, in realtà, la matematica è molto
più concreta e quotidiana di quanto appaia!
Professor Metelli, quando ha capito che la matematica l’avrebbe accompagnato per tutta la vita?
In terza media. Non mi sarei mai immaginato di diventare un professore
ma ero certo che la matematica sarebbe stata una parte rilevante della
mia vita.
E’ vero, che di solito, chi è bravo in matematica, lo è anche in latino
e greco?
Solitamente sì (tranne rare eccezioni!), penso che anche la professoressa
Cancarini possa confermarlo! Infatti, la matematica e il latino hanno in comune logica e schematicità .
Che cosa ne pensa dell’aumento di iscrizioni al liceo scientifico a
discapito del classico?
Va a periodi: ora, vista la crisi in atto, sembra che il liceo scientifico dia più
Professoressa Bardellini, quando ha capito che la matematica
l’avrebbe accompagnata per tutta la vita?
Non vi è stato un momento in particolare. Direi che è stato piuttosto un accorgersi sui banchi di scuola che la matematica era la materia che studiavo
“per prima” al pomeriggio, che mi dava più gratificazione, che forse mi assomigliava anche di più. Di carattere non sono certamente una creativa e
quindi ho sempre privilegiato materie dove era richiesta più logica e rigore
nei procedimenti. Penso che la matematica sia l’unica materia che si studia
in tutto il mondo, è di fondamentale importanza e riuscire ad apprezzarla
penso che a mio avviso sia stato per me un dono.
E’ vero che, di solito, chi è bravo in matematica lo è anche in latino
e greco?
Affinità tra latino/greco e matematica se ne possono trovare tante, a cominciare dal tipo di studio. Infatti, anche per svolgere correttamente l’attività di traduzione c’è bisogno di conoscere la teoria (vocaboli, analisi logica
e del periodo...) come le formule in matematica, ma questo non basta.
Per arrivare a una traduzione corretta e fedele spesso è necessario uno
sforzo pari a quello della risoluzione di un problema di matematica. Direi
che la logica è alla base di queste materie e lo studente che ne è dotato è
sicuramente avvantaggiato. Ovvio che bisogna poi comunque studiare e
allenarsi per ottenere buoni risultati in entrambe.
Che cosa ne pensa dell’aumento di iscrizioni al liceo scientifico a
discapito del classico?
Ritengo che sia legato principalmente al fatto che la matematica e le sue
applicazioni hanno importanza centrale nel mondo d’oggi per la scienza, la
tecnologia, le comunicazioni, l’economia e numerosi altri campi. Di conseguenza forse si ritiene che il diploma scientifico possa fornire una preparazione più mirata alla successiva scelta universitaria.
In questo liceo, gli studenti amano la matematica?
Ho avuto e ho tuttora studenti più o meno interessati, ma tengo a precisare
che tutti possono riuscire. Certo, alcuni hanno una predisposizione maggiore rispetto ad altri. È una cosa del tutto naturale, un po’ come avviene
nello sport. Se insegnare matematica è difficile, immaginate quanto possa
esserlo far sì che gli allievi riescano ad amarla come materia. Direi che è
una vera e propria sfida. Provo di certo una grande gratificazione quando
ex alunni ottengono buoni risultati all’università attraverso l’impegno, ma
anche la passione per questa materia.
Interviste a cura di
Giorgia Cola - I A ginnasio
Veronica Agnellini - III A liceo
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A TU PER TU CON GINEVRA BERSANI
In questo numero della rubrica V.I.P abbiamo deciso di parlare di una
nostra compagna di III A n.o., ossia Ginevra Bersani. Il 16 dicembre
scorso infatti, alla libreria Tarantola si è tenuta la presentazione del
suo libro dal titolo Ossa sciolte. Vediamo di conoscere meglio questa
giovane artista attraverso le sue risposte...
“Iniziamo con una domanda quasi scontata, perché hai deciso di
scrivere un libro?”
“Se devo essere essere sincera non l’ho deciso io, per una serie di
fortuiti (e fortunati) eventi mi è stata offerta la possibilità di pubblicare.”
“Rispettando il tuo diritto alla riservatezza, cerchiamo però di comprendere un po’ di più questa esperineza; per esempio, cosa ti ha
ispirata?”
Dopo qualche espressione di comprensibile perplessità: “I miei sentimenti e la musica che fa loro da sottofondo”
“Interessante...pensi dunque di scrivere altri libri e intraprendere
una carriera da scrittrice o hai altri sogni”
“Sarebbe il mio sogno diventare una scrittrice, ma le mie vedute non
sono certamente limitate solo a questo ambito”
“Da queste così ampie prospettive future passiamo a una dimensione circoscritta, come ti sei sentita a lavoro finito? Eri soddisfatta? Hai sentito che le tue aspettative si realizzavano?”
“Assolutamente non soddisfatta e anche imbarazzata, devo ammettere,
e se il libro non fosse stato in stampa avrei abbandonato tutto. Per
fortuna poi sono arrivati i primi apprezzamenti dai lettori e lì mi sono
sentita davvero appagata.”
“Fortuna che esiste un pubblico allora! Ma cosa ti hanno detto i
tuoi cari, avendo saputo che pubblicavi un libro?
“Francamente le reazioni sono state discordanti, ma nettamente più
numerose quelle positive”
“Per finire con stile, pensi che il tuo essere studentessa in un classico abbia influenzato molto la tua scrittura? “
“ Assolutamente sì, almeno per quanto riguarda la forma. Notasi, per
esempio, che la terminologia delle mie poesia viaggia di pari passo
con argomenti e temi trattati a scuola, nuove parole imparate e così via”
“Grazie molte a nome di tutto lo Stiletto”.
Attraverso questa breve intervista abbiamo potuto conoscere un aspetto, sinora forse nascosto, di questa nostra compagna. La sua abilità
e passione poetica, le sue alte aspettative, i suoi numerosi sogni e
una singolare apertura al futuro sono sicuramente uno sprone e un
bell’esempio per tutti noi. Brava Ginevra!
Rebecca Tognazzi - III A liceo n.o.
A cura di Rebecca Tognazzi - III A liceo n.o.
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Il fascino della Maremma
Immergiamoci nella natura
Esiste un posto lontano dalla notorietà e dalla mondanità
morbosa. Esiste un posto che spesso e volentieri mi aliena, mi fa varcare la soglia che divide il buon umore dalla
gioia incondizionata per una (ri)trovata pace interiore. Esiste un luogo che rispetta i ritmi vitali, fondendoli con quelli
della natura stessa. Parlo della terra dei mitizzati butteri
dall’accento inconfondibile, della terra ospitale e misteriosa
che gioca con i suoi visitatori tra luci, colori e profumi: la
Maremma toscana, indiscusso luogo magico tra storia e
splendore. Muovo un passo e rischio di trovarmi dinanzi a
una radiosa e decadente rovina di origine etrusca o romana, ne muovo un altro e vi trovo un’incredibile distesa di
collinette coltivate sui toni caldi del giallo, un altro ancora
e mi perdo tra i girasoli. Non sono certamente solo queste
le cose che la Toscana ha da offrire: l’incredibile varietà dei
suoi profili geografici la rendono un territorio unico. Una
passeggiata sull’Argentario o lungo la costa beige della
Feniglia ci permetterà di unire mare e laguna separati da
una folta macchia con un battito di ciglia. Per un tuffo nella
tradizione artistica antica basterà recarsi in un qualsiasi paese (specie nei pressi di Grosseto e Viterbo) per ammirare
rocche, castelli, fortificazioni e chiese delle quali ognuno è
provvisto. Per una folle giornata in compagnia, invece, sarà
consigliabile una visita all’esoterico, bizzarro e policromatico “Giardino dei tarocchi”, in provincia di Capalbio. Al fine,
tuttavia, di ammirare il vero spirito maremmano è raccomandabile una gita nelle numerose riserve naturali e oasi
protette dal WWF che il territorio custodisce. Inoltre, per i
fanatici, l’inusuale varietà degli scenari locali permetterà un
approccio diretto in qualsiasi stagione e a qualsiasi sport.
E alla fine della giornata ci si stenderà sulla sabbia umida
e, tra una risata e l’altra, la potenza del mare e del cielo
si uniranno a formare un glorioso concerto di suoni, una
colonna sonora inconfondibile serbata nello scrigno della
preziosa Maremma toscana.
Ginevra Bersani - III A liceo n.o.
frasid’autore/frasid’autore/frasid’autore/frasid’autore
La solitudine fa maturare l’originalità,la bellezza strana e inquietante, la poesia, ma genera anche il contrario, lo
sproporzionato, l’assurdo e l’illecito. (Thomas Mann, Morte a Venezia)
Una forma d’arte nasce da un ritiro e da un successivo aprirsi. Insorge dall’accogliere quell’astrazione, spesso repressa. Sfocia nel raggiungimento di una solitudine, una solitudine individualista che si trasforma in un dialogo,in un accanito dibattito con il nostro essere. In
questo gioco di interiorità si cattura la percezione del contrasto, del dissidio che formula la contraddizione umana. Si scorge il profilo della
gerarchia, esistente tra l’infinita massa di pensieri. Convivono infatti pensieri e intuizioni che cediamo all’oblio e altri, dotati di una certa
elitarietà, forti di una successiva elaborazione. Così le idee prescelte lentamente subiscono un processo di confronto. Sono sottoposte a
un’attenta ricerca del bello; e quel bello tanto ambito, contagiato da un non so che di trascendente, mistico trova la sua concretizzazione
nella perfezione. È questa una perfezione generata dall’ambiguità del concetto stesso, volta a indicare l’intensificazione massima di un
aspetto della realtà.
Impossibile resistere al fascino di una sfida simile, mezzo seduttivo per la superbia umana. Subentra l’ossessione di creare con le note
della genialità un prototipo,un riflesso dell’ambizione irreale a cui si mira. Non si incontra facilmente appagamento.
Ci si immette in quel cammino forzato, duplice incontro tra le nostre facoltà e l’idealizzazione di cui vorremmo subissero il contagio. Inizia
l’uccisione di un’arte della quale ci eravamo appropriati, per modellarne un’altra, dettata dall’immutato desiderio di modifica. Consapevolmente distruggiamo tentativi umani, sudati, validi, mossi dalla contemplazione di un qualcosa che tende sempre al meglio. Quel qualcosa,
tuttavia, è essenzialmente fonte di una suggestione, di un’immagine indefinita di per sè vuota, costituita da un’opprimente vacuità. Siamo
ammaliati dall’ideale prefissato e costringiamo l’iniziale spontaneità dell’intuizione nella finzione. Mutiamo in maschera ogni singola manifestazione artistica, ricercando imperterriti un’originalità inesistente. Forziamo un equilibrio tra ordine e ambiguità. Tarpiamo le ali a un
impulso insito nella nostra anima per attribuirgli i sintomi di un’ambizione folle. E l’elaborazione di questa follia è solo una vana illusione
di aggredire il limite, ma questo ci assale. Lo avvertiamo nel momento in cui l’antica arte, origine di bellezza, si rende consapevole dell’irrealtà a cui è stata condotta. Ora genera inquietudine, assoggetta l’uomo. Rapisce la minima parvenza di appagamento,trascinando la
mente umana verso un’originalità forzata, modellata dall’assurdo. E l’assurdo diventa abominio perché schiaccia la spontaneità di quel
primo riuscito tentativo di creazione del bello.
Elena Calini Ibba - III A liceo n.o.
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/attualità/attualità/attualità/attualità/attualità/
A tu per tu con i fatti del mondo
RIPENSANDO A NELSON MANDELA
È nell’aria. Nelson Mandela è nell’aria. Il clamore suscitato dai media
durante i suoi funerali mi era sembrato poco verosimile, quasi
coreografico, salvo poi percepire di persona, durante un viaggio nel
periodo natalizio a Città del Capo, che tutto nell’odierno Sudafrica
sembra impregnato di lui. Manifesti, murales, fotografie, frasi su
quasi tutti gli edifici, la gente che sembra aver preso parte al momento
epico della storia della propria nazione, persino le onde dell’oceano,
i tramonti, i meravigliosi paesaggi naturali lo evocano e ogni giorno
lo fanno vivere di nuovo fra noi. Un pomeriggio ho assistito allo
spettacolo di una balena arenata sulla spiaggia. Tutti, nel tentativo
di tenerla in vita, gettavamo acqua ovunque sul suo dorso. Persino
questa drammatica scena di solidarietà mi ha ricondotto a lui… Mai
fino ad ora mi era capitato di associare all’immagine di una sola
persona episodi così contrastanti fra loro: la vita nella sua pienezza e
la morte nella sua tragicità. Se la si analizza, la storia di Mandela, che
è anche quella del Sudafrica, è stata scandita da momenti bui e legati
alla discriminazione razziale, una delle più odiose manifestazioni della
bassezza umana, in opposizione al costante desiderio di cambiamento
e di rivalsa. Mandela è stato un idealista che ha raggiunto i propri
obiettivi: gli obiettivi della sua gente. Così fermo nelle sue convinzioni
tanto da essere disposto a morire per conseguirle e così forte d’animo
da generare negli oppositori la paura che il sistema politico e sociale
potesse essere rovesciato. Come la balena spiaggiata a Sunset
beach, imponente, maestosa e tragicamente privata del suo ambiente
vitale, anche Mandela fu segregato lungamente in carcere, con l’idea
di renderlo, così, inoffensivo. Ma come i secchi d’acqua sul dorso
del cetaceo, pensatori, scrittori, musicisti, uomini di cultura, persone
della strada hanno manifestato attivamente contro questa indegna
privazione di vita: hanno avuto ragione e il risultato conseguito
è stato clamoroso. Da sempre ritengo la musica strumento vitale
per sollevare le coscienze. Molti gruppi degli anni ‘80 dedicarono a
Mandela testi e concerti. Fra i più noti i Simple Minds, gli U2 e Santana.
Le musiche erano di forte impatto e i raduni musicali ricordavano
Woodstock e l’isola di Wight. Dagli Stati Uniti, tiepidi fino ad allora
riguardo alle lotte promosse da Mandela, allo stesso Sudafrica con
il presidente De Klerk, al quale va onestamente riconosciuto un
ruolo fondamentale in ciò che poi sarebbe successo, passando per
l’Europa, un’onda d’urto riportò Mandela in libertà. “Se non potete
parlare alle loro menti, parlate ai loro cuori…”: questo credo che
accadde. Il potere delle idee che vaga nell’aria in piena libertà e il
carisma inconfondibile e unico dell’uomo diffusero nel mondo una
solidarietà e una condivisione probabilmente inimmaginabili. Questo
grande uomo promosse la solidarietà, la convivenza pacifica senza
distinzioni razziali e senza lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
tipici del comunismo e del capitalismo. Persino la bandiera del
Sudafrica, dai colori dell’arcobaleno, riflette quest’ideale di unità
nella molteplicità. Quello dell’arcobaleno è un effetto ottico che si
manifesta quando in contemporanea piove e c’è il sole. Mandela è
l’arcobaleno, il punto di giuntura fra due periodi fondamentali della
storia dell’umanità: quello della libertà odierna e quello della violenza
del divario del passato, che si spera non torni mai più. L’arcobaleno
potrebbe però essere la stessa nazione sudafricana, caratterizzata
dall’unità e dalla riconciliazione come sognava il grande presidente,
uno dei pochi politici degni di esser definiti tali, la cui presenza è
tuttora esistente. Nelson Mandela è vivo, ed è nell’aria.
Rachele Patelli - IIIA liceo n.o.
Cosa ne pensano i nostri studenti
Al ritorno dalle vacanze di Natale, ho fatto un piccolo sondaggio nella mia classe per scoprire che cosa pensassero i miei compagni sulla
figura di Nelson Mandela. Ovviamente questo non è un vero e proprio argomento di attualità né una “questione” su cui discutere, quindi la
mia domanda è stata: “Quanto ne sai di Nelson Mandela?”.
La risposta è risultata per lo più omogenea e simile a quella che io stessa mi ero data in precedenza; il nome di quest’uomo, ovviamente,
era noto a tutti e i fatti più importanti del suo operato, sebbene in linea generale, sono saltati fuori da ogni studente intervistato: sudafricano,
è stato molti anni in carcere, ha lottato contro l’apartheid, premio Nobel, primo presidente nero, è morto lo scorso dicembre. Quasi nessuno,
però, è riuscito ad andare al di là, anche se almeno da due mesi, il nome di Madiba è sulla bocca di tutti. Triste pensare che la maggior parte
della gente si interessi a una persona solo dopo la sua morte, no? E mi ha colpito molto una frase detta da un mio compagno: “Conosco
Nelson Mandela, so cosa ha fatto, però non chiedermi le frasi che ha detto, non le so”.
Ho pensato che spesso succede proprio l’inverso, si citano più e più volte frasi di Tizio o Caio, per far bella figura, a volte per avere tanti “mi
piace” su Facebook, addirittura; e poi se ti si chiede chi è questa persona si risponde: “boh, uno che è morto a dicembre 2013”. Il mio invito
è quello di cercare di informarsi, non lasciare che il nome che è sulla bocca di tutti resti un nome e conoscere i grandi personaggi del nostro
mondo, magari non solo dopo la loro morte.
Regazzoli Anna - IV A liceo n.o.
test!test!test!test!test!test!test!test!test!test!test!
Che personaggio storico sei?
Vi è mai capitato, quando vi vengono raccontate le gesta e la vita di un personaggio storico, di pensare “Ma quanto è figo ‘sto qua?” e di
rivedere in lui qualcosa di voi? Se non vi è mai successo, be’, oggi grazie a questo test potrete scoprire a quale personaggio siete più affini.
Domanda 1: Quanto ti prendi cura di te?
A: Molto, ci tengo alla mia persona.
B: Sufficientemente per non sembrare trasandato.
C: Per niente, ho cose più importanti a cui pensare
Domanda 2: Se non riesci a risolvere un problema,
cosa fai?
A: Risolvo sempre i problemi.
B: Chiedo a chi ne sa di più di me.
C: Mi concentro finché non lo risolvo.
Domanda 3: Dove ti piacerebbe vivere?
A: In Francia.
B: Negli Stati uniti.
C: In Germania.
Domanda 4: Per cosa vorresti essere famoso?
A: La mia intelligenza.
B: Le mie buone azioni.
C: Le mie conquiste.
Domanda 4: Cosa non sopporti?
A: L’inettitudine.
B: Il razzismo.
C: La falsità.
Domanda 5: Che materia ti piace di più?
A: Storia.
B: Filosofia.
C: Educazione fisica.
Domanda 6: Che persona sei?
A: Testarda, meticolosa, orgogliosa.
B: Generosa e disponibile.
C: Diretta, onesta, sincera.
Domanda 7: Qual è il tuo motto?
A: O tutto o niente.
B: La sincerità paga sempre.
C: Una parola è troppa e due sono poche.
Domanda 8: Cosa è importante per te?
A: Il successo in ciò che faccio.
B: La sincerità.
C: L’apprezzamento per ciò che sono.
Domanda 9: A scuola?
A: So tutto!
B: Passo le versioni ai compagni.
C: Scaldo la sedia.
Domanda 10: Che epoca ti piace di più?
A: L’Illuminismo.
B: La rivoluzione americana.
C: Il Medioevo.
RISULTATI
Maggioranza di A: NAPOLEONE BONAPARTE
Sei una persona che tenta di fare bene tutto ciò che fa
e a volte tendi a strafare.Vuoi sempre aver ragione e
accetti di mal grado i fallimenti: rilassati un po’!
Maggioranza di B: ABRAMO LINCOLN
Sei una persone a cui non piacciono le ingiustizie e i litigi e cerca sempre rimediare agli errori, anche a quelli
compiuti da persone vicine. Pensa un po’ anche a te
stesso.
Maggioranza di C: ATTILA
Forse non sarai il massimo della raffinatezza, ma sei
una persona onesta e meritocratica. Non ti piace girare
intorno alle cose e le prendi di petto. Un po’ di diplomazia non farebbe male...
A cura di Carlo Gnutti - III A liceo n.o.
?indovinachi?indovinachi?indovinachi?indovinachi?
INDOVINA CHI?
Scopri le soluzioni a pag. 8
STUDENT’S EDITION
1)Chi ha fatto rugby ed è stato massacrato da quelli della sua età e di un anno inferiore per poi scappare dopo due giorni?
a. Gabriele Giori Cappelluti I.a Ginnasio
b. Francesco Regazzoli V.a Liceo
c. Alberto Pozzi IV.a Liceo
2)Chi fa scherma a livello agonistico
ed è stata anche soprannominata “La
nuova Vezzali”?
a. Anna Molinari V.a Liceo
b. Laura Salgarello II.a Ginnasio
c. Letizia Bignotti I.a Ginnasio
3)Chi, facendo kick boxing, picchia
come sport anche gli uomini?
a. Guia Mosca II.a Ginnasio
b. Sara Brignoli IV.a Liceo
c. Martina Lombardi I.a Ginnasio
4) Chi, essendo il ragazzo che le piaceva
un giocatore di rugby, è corsa sul campo
da rugby e lo ha placcato solo per parlargli?
a. Maddalena Minelli IV.a Liceo
b. Serena Benzoni III.a Liceo
c. Federica Mombelli IV.b Liceo
5)Chi, facendo kenjustu come sport, è
stata fermata dalla polizia poiché portava in giro una katana?
a. Valeria Bertoni I.a Ginnasio
b. Ginevra Bersani III.a Liceo
c. Mariachiara Somensi II.a Ginnasio
A cura di Gabriele Giori Cappelluti
I A ginnasio
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COME SI CAMBIA...
Il ballo di San Vito
Salsicce fegatini, viscere alla brace
e fiaccole danzanti, lamelle dondolanti
sul dorso della chiesa fiammeggiante
vino, bancarelle
terra arsa e rossa
terra di sud, terra di sud
terra di confine
terra di dove finisce la terra
e il continente se ne infischia
e non il vento
e il continente se ne infischia e non il vento
Mustafà viene di Africa
e qui soffia il vento d’Africa
e ci dice tenetemi fermo
e ci dice tenetemi fermo
ho il ballo di S. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa
La desolazione che era nella sera
s’è soffiata via col vento
s’è soffiata via col rhum
s’è soffiata via da dove era ammorsata
Vecchi e giovani pizzicati
vecchie e giovani pizzicati
dalla taranta, dalla taranta, dalla tarantolata
cerchio che chiude, cerchio che apre
cerchio che stringe, cerchio che spinge
cerchio che abbraccia e poi ti scaccia
ho il ballo di S. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa
dentro il cerchio del voodoo mi scaravento
e lì vedo che la vita è quel momento
scaccia, scaccia satanassa
scaccia il diavolo che ti passa
scaccia il male che ci ho dentro o non stò fermo
scaccia il male che ci ho dentro o non stò fermo
A noi due balliam la danza delle spade
fino alla squarcio rosso d’alba
nessuno che m’aspetta, nessuno che m’aspetta
nessuno che mi aspetta o mi sospetta
Il cerusico ci ha gli occhi ribaltati
il curato non se ne cura
il ragioniere non ragiona
Santo Paolo non perdona
ho il ballo di s. Vito e non mi passa
ho il ballo di S. Vito e non mi passa
Questo è il male che mi porto da
trent’anni addosso
fermo non so stare in nessun posto
rotola rotola rotola il masso, rotola addosso, rotola in
basso
e il muschio non si cresce sopra il sasso
e il muschio non si cresce sopra il sasso
scaccia scaccia satanassa, scaccia il diavolo che ti passa
e nocche si consumano, ecco iniziano i tremori
della taranta, della taranta
della tarantolata...
Parliamo di Vinicio Capossela
Il suo nome era una sicurezza: Vinicio.
Un nome poco usato e lontano dalla tradizione familiare. Un nome che già lasciava intendere tutto
su quello che sarebbe stato il futuro del giovane
ragazzo destinato a diventare, a partire dagli anni
Novanta, uno dei cantautori più apprezzati nel
panorama artistico italiano. “Vinicio”, infatti, altro
non era che il nome del famoso fisarmonicista
che incantò l’italiana casa discografica Durium
con le sue esecuzioni. Viene lanciato da Francesco Guccini, riceve la Targa Tenco nel 1990 e via:
la sua carriera decolla.
Non sarà mai un personaggio chiacchierato per la
sua vita privata, ma sarà la musica a parlare per
lui. Una musica ricca di citazioni, di riprese letterarie e artistiche più o meno recenti. Ogni opera
che lo circonda è per lui frutto d’ispirazione, tutto
è musica. Non è mai banale, ogni sua canzone è
una citazione, è un richiamo, nulla avviene per
caso e tutto è poesia. Non solo poeta, ma quasi filosofo: non voleva semplicemente eticizzare
uno stile di vita, ma viverlo fino in fondo. Così diventa il “cantante” della Patafisica. Una filosofia
nata dalla esuberante mente di Alfred Jerry, con la
quale si potevano trovare soluzioni immaginarie a
qualsiasi tipologia di problema.
Come si esprime la Patafisica? Con qualsiasi forma d’arte, da quella letteraria a quella artistica,
addirittura attraverso quella musicale. E lui ne
diventa il principe.
Un uomo dai temi che possono sembrare aleatori,
ma che sono invece molto vicini alla situazione
della sua patria, della sua terra d’origine: la Campania.
Così, in più casi coglierà l’occasione per sostenere con la sua musica la causa delle popolazioni
locali riguardo la crisi rifiuti in Campania, senza
aver paura di schierarsi anche contro i governi
del momento. “Noi abbiamo fatto un concerto
che voleva essere soltanto - e in questo senso è
riuscito - un momento di coscienza anche di chi
vive lì, perché poi alla fine tutti noi siamo bravi a
riempirci la bocca di parole però non abitiamo lì,
io non abito lì”.
Ma da chi ha ripreso Vinicio il suo stile? A chi si è
ispirato volente o nolente?
In lui troviamo la voce di Tom Waits, Kusturica,
Paolo Conte e uno spirito gitano, zingaresco
ci pervade. Lui che era già un “ibrido” fin dalla
nascita. Lui che per comporre ama pescare negli
abissi del mare. Unisce in un pentolone il profumo delle sue arance, quel pungente odore d’aglio,
l’anima zingara che lo porta a errare, il sapore
dello smog della Milano in cui è cresciuto e di
Hannover, la città in cui ha visto la luce. Eppure,
anche se richiama spesso qualcosa che già è stato inventato, lo fa sempre sembrare qualcosa di
nuovo. Il suo non è un plagio, ma è una “aemulatio”, un prendere a modello.
Così la sua musica sa di quotidiano, di familiare,
ha un profumo che ricorda casa, ma nello stesso
tempo ha la voce dell’innovazione. Non è ripetizione, ma rinascita. La canzone che oggi la maggior
parte conosce è “Il ballo di San Vito”, una sorta
di manifesto della sua produzione. Il ritmo è incalzante, i piedi non riescono a fermarsi, il corpo
inizia a lasciarsi andare trasportato dall’euforia
della musica, quasi fosse una sorte di liberazione, di catarsi. Un brivido. Non a caso San Vito è il
protettore degli epilettici e dei ballerini che viene
solitamente invocato per scongiurare la letargia
o il morso di animali velenosi. Il Santo infatti, da
bambino, aveva guarito il figlio di Diocleziano malato di epilessia. Da qui nacque la sua fama.
Oggi con il termine “Ballo di San Vito” si indica, in
termini prettamente popolari, una vera e propria
malattia che porta infatti ad avere degli spasmi
muscolari involontari e bruschi, movimenti che
ricordano quasi una danza. Vinicio sceglie quindi
un genere popolare per la sua canzone: la tarantella.
Quest’ultima, tipica della tradizione musicale del
Sud, nasce intorno al XVI secolo d.C. Ma da cosa
deriva il suo nome?
Dalla “taranta”, termine con il quale si era soliti
indicare il ragno velenoso tipico del Sud Europa.
Se qualcuno veniva morso dal ragno e presentava
i classici spasmi, si presentava un’unica risoluzione: la danza. Questa cura musicale-coreutica,
del tutto normale sotto il Regno delle Due Sicilie,
consisteva nel ballare sbattendo i piedi in modo
da facilitare la fuoriuscita del veleno attraverso il
sudore.
Un tecnica che oggi può sembrare ridicola, ma
che per l’epoca aveva una grande importanza e
che si teneva principalmente durante le festività
di San Paolo e San Pietro.
Vinicio riprende tutto questo e lo inserisce in
un’atmosfera festosa, da sagra paesana.
La festa a cui si riferisce è infatti quella che si tiene a Torre Paduli (Lecce) in onore di San Rocco
tra il 15 e il 16 Agosto.
Giovani, anziani, tutti “morsi” dalla tarantola ballano senza mai fermarsi, come se fosse una danza contagiosa che porta a una “ purificazione”
generale. Tutti partecipano e si contagiano. Tutti
con la stessa malattia, malattia che è presente
fino alla fine con le “nocche” che continuano a
tremare. Descrive un mondo normale, quotidiano, familiare, in lui è facile trovare una sorta di
“realismo”. Lo si trova in quella volontà di voler
sempre descrivere la vera società, il vero mondo,
la realtà di quello che lo circonda, e nel farlo non
ha paura di utilizzare una velata critica.
Lui, infatti, viene da una “terra di confine”, ignorata dal continente, ignorata dallo stesso San Paolo, una terra rossa dove “soffia il vento d’Africa”,
una terra malata proprio come lui che “porta il
male dentro da trent’anni”, quel male che non lo
fa stare mai fermo, ma sempre viaggiare. Una sofferenza che lo attanaglia per il suo paese, per una
terra che viene sentita più vicina all’Africa che
all’Italia. Il morso della tarantola non è quella del
ragno, ma quella dello Stato, incapace di aiutare
la sua amata Irpinia.
Dopotutto “il muschio non si cresce sopra il sasso”.
Francesca Cordone - III B liceo
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Il Piacere
di Gabriele D’Annunzio
Siamo nella Roma aristocratica di fine 1800, Andrea Sperelli è uno fra i tanti giovani dandy che compongono questa
fetta di società. Una società caratterizzata dai non-valori,
dalle corse di cavalli e da infinite occasioni mondane. E’ la
società del decadentismo, dell’estetismo. Il piacere è la parola chiave, la bramosa ricerca della bellezza. L’essenza è
meno importante dell’apparenza, e per questo Andrea è artificio, è semplicemente un personaggio, cambia carattere
a seconda della situazione, cambia sé stesso a seconda di
ciò che vuole ottenere. L’uomo di questa società vive la sua
vita come un’opera d’arte, la rende tale. L’idea di nobiltà sta
nella bellezza, nella capacità di rendere la propria vita pura
bellezza, nell’avere il controllo sulla propria vita e costruirla
da sé come un’opera inestimabile.
Centro del romanzo sono le avventure amorose di Andrea,
che certamente sono molte, ma di queste solo due sono
quelle più importanti, più intense: la prima con Elena Muti,
la seconda con Maria Ferres, l’una l’opposto dell’altra.
Elena è la femme fatale, che “tiene all’amo” Andrea; egli è
completamente in suo potere, schiavo di un amore malato,
fisico, doloroso. Maria è invece una donna capace di un
amore spirituale, elevato, è l’amore puro che Andrea non
è capace di provare, è il sostituto dell’affetto che il giovane
vorrebbe da Elena. Ed è a causa di queste relazioni che il
protagonista crollerà sempre più in un abisso, sempre più
nella versione decaduta di sé stesso, nel fallimento dei nonideali della sua società.
Il Piacere (1888) di Gabriele D’Annunzio è una rappresentazione di un mondo esteta e decadente, del dandy antieroe che si trova più volte anche in autori stranieri del periodo, quali Huysmans, autore di A rebours, e Oscar Wilde,
autore del celeberrimo Il ritratto di Dorian Gray. D’Annunzio
ci dà uno sguardo privo di giudizi diretti, ma quanto descritto ci lascia un sapore amaro, l’idea che questa società che
cerca tanto il piacere trovi invece solo insoddisfazione, insazietà. Il dandy va sempre alla ricerca di nuove donne da
conquistare, non riesce a essere felice di quello che ha e
non otterrà mai qualcosa che lo farà sentire completo. Così
tutta la società che D’Annunzio descrive sembra tendere
a qualcosa che non raggiungerà mai, destinata a sentirsi
sempre più vuota.
Questo romanzo prima o poi verrà affrontato da tutti, in
quanto parte del programma dell’esame di stato. Ciò
comporta un rischio non indifferente: il vedere il Piacere
diventare un peso. Se lo si legge con l’ansia del voto, concentrandosi su quali domande potrebbe fare il professore e
non sulla lettura, pensando alla scadenza imminente o cercando di individuare le parti descrittive che possono venire
saltate, non lo si apprezzerà mai. Sarebbe ideale leggerlo
per sé stessi e non per la scuola, per fare una lettura interessante e non per prendere un bel voto.
A cura di Eleonora Joanna - III B liceo
cucina*cucina*cucina*cucina*cucina*cucina*cucina*cucina
Colazione all’inglese (semplice, ma ricca!)
Ed eccoci ritornate con la rubrica sulla cucina. In questo numero vi proporremo la classica colazione inglese! Ovviamente noi siamo abituati a fare colazione con latte e biscotti, oppure con della frutta e
un po’ di succo (e c’è anche chi non fa mai colazione… Male!), ma vogliamo farvi scoprire che anche un po’ di uova e pancetta non fanno male di mattina. Cominciamo:
UOVA ALL’OCCHIO DI BUE
PANCETTA IN PADELLA
SALSICCIA
FUNGHI
Ingredienti:
1 uovo
un filo d’olio
Ingredienti:
pancetta
acqua
Ingredienti:
salsiccia
un filo d’olio
Ingredienti:
fughi
un filo d’olio
Procedimento:
Mettere in una padella l’olio e subito dopo aprire l’uovo (senza romperlo) e versarlo nella padella.
Ricoprire la padella con un coperchio aspettare 3/4
minuti e subito dopo servire nel piatto.
(si consiglia di arricchire il sapore dell’uovo con del
formaggio grana fuso).
Procedimento:
Prendere una padella antiaderente e versare un pochino d’acqua (la pancetta è già grassa di suo, quindi
non aggiungere altri grassi). Mettere fuoco medio e
adagiare sulla padella la pancetta girandola ogni tanto, quando l’acqua sarà asciutta inizierà a sciogliere il
suo grasso e ad abbrustolirsi. Infine girare ogni tanto
fino a quando è dorata.
Procedimento:
Fare scaldare dell’olio in una padella. Fare un piccolo
taglio o dei buchi sulla salsiccia (così cuocerà meglio
all’ interno). Fare cuocere la salsiccia per 15minuti
Procedimento:
mettere in una padella un filo d’olio e i funghi tagliuzzati finemente che non devono cuocere molto, ma
neanche troppo poco (perché altrimenti addio digestione). Consigliamo di assaggiali dopo 10/15 minuti
di cottura. Servire nel piatto.
VARIE
French Toast e succo (possibilmente d’arancia).
Buon appetito!
A cura di Alessandra Regazzoli - II A
e Paola Mosconi - I A
8
relax:-)relax:-)relax:-)relax:-)relax:-)relax:-)relax
fumetto, che passione!
tempo di ludus
M A C C H I N E T T E C L S S A T A R A S S I A V A A I A T S E R C O M P I T I E P T I N L I T U A A L I B R O R P I N V S A L U N R R D O M U S E N T E U R E C I E I S R E I L O E E A F O T C V O C A B O L A R I O L F S T I E H I B N A A R M A D I I I S O O R U A E S V O M E G A R S C A V S R N S E G R E T E R I A I E A I M A T A U L A M A G N A E T O C T A M Z P R E S I D E T N O A A N I G G I N N A S I O A Z V L N L O E P R E T T O R E E B A I Z N F P A L E S T R A R O L M N E R U A E F O C A C C I A E T I C O R T I L E O I S T I T U T O Trova le parole sottostanti nel CRUCIPUZZLE e scopri la frase divertente!
ALFA
ARICIANA
ARMADI
ASTUCCIO
ATARASSIA
AULA MAGNA
BAR
CAPPELLA
COMPITI
Disegni originali di Alberto Pozzi e Davide Ricchini
IV A liceo
CORTILE
DOMUS
FOCACCIA
GINNASIO
GRECO
INSUFFICIENZA
INTERROGAZIONE
ISTITUTO
LATINO
LIBRO
LICEO
LIM
MACCHINETTE
OMEGA
PALESTRA
PRESIDE
RETTORE
SALA ROSSA
SEGRETERIA
STILETTO
TABLET
TOVINI
UNIVERSITÀ
VACANZE
VERSIONE
VOCABOLARIO
Frase divertente:
____________
______________ ______,
______________________
__________.
Giochi a cura diTommaso Bontempi
II A ginnasio
DONACIBO
Una proposta solidale per la Quaresima
[email protected]
Alberto Pozzi, Alessandra Regazzoli, Alice
Pintossi, Anna Regazzoli, Carlo Gnutti,
Désirée Torazzi, Elena Calini, Eleonora Joanna, Federica
Russo, Francesca Cordone, Gabriele Giori, Ginevra Bersani, Giorgia Cola, Giovanni Zuppelli, Jessica Avallone,
Linda Ravazzolo, Lisa Viviani, Luca Toller, Maddalena
Minelli, Nancy Bortone, Paola Mosconi, Piergiorgio Ghidinelli, Rachele Patelli, Rebecca Tognazzi, Silvia Corti,
Tommaso Bontempi, Veronica Agnellini
via Trieste, 17
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Ogni mese in tutta la nostra provincia e in molte altre d’Italia vengono distribuiti, tramite una fittissima
rete di volontari, generi alimentari di prima necessità ed esclusivamente di lunga conservazione alle
persone indigenti. Sono molti, infatti, tra associazioni e famiglie, ad averne bisogno, anche nella nostra
città. Si tratta di una distribuzione organizzata dalla Fondazione Banco Alimentare ONLUS che ottiene
le necessarie e numerose scorte soprattutto tramite la “Colletta Alimentare”, un’ iniziativa di raccolta di
cibo come tonno, pasta, riso, pelati, alimenti per l’infanzia all’interno di alcuni supermercati di tutta la
Nazione che avviene una volta all’anno nel mese di novembre. Si tratta di un gesto semplice e concreto
che però può rendere migliore, se non addirittura cambiare radicalmente, la vita di persone che non possono neanche procurarsi questo tipo di beni primari. Quest’anno nel nostro Istituto Cesare Arici, viene
proposto di contribuire attivamente ad un’ iniziativa legata alla “colletta”: si tratta del “Donacibo”, uno
dei canali di raccolta di generi alimentari non deperibili che avviene direttamente nelle scuole. Questo
gesto, proposto in una settimana del periodo di Quaresima, coinvolge e sensibilizza ognuno di noi al
problema della povertà tramite un atto gratuito e di condivisione a cui chiunque è chiamato a partecipare,
nella modalità e nella misura che ritiene più adatta. Per questo l’invito è rivolto a tutti noi che in questo
modo non solo aiutamo delle persone in difficoltà, ma diventiamo noi stessi parte di uno spettacolo di
carità che ci fa riscoprire bisognosi di donare e donarci, in quanto esseri umani fatti per la solidarietà.
E allora tenete pronti gli alimenti che a marzo inizia la raccolta!
Maddalena Minelli - IV A liceo
Soluzioni: 1a; 2c; 3b; 4a; 5b.